martedì 29 aprile 2008

La fuga

Si scappa da qui



E (nel migliore dei casi) si arriva qui



Nella beatissima convinzione che si tratti di qualcosa anche lontanamente simile. Che ci vuoi fare? E' il progresso. Ma la fuga continua...

Fuga (forma musicale)
Die Kunst der Fuege (L'arte della fuga)
J.S.Bach
Fuga y Mysterio
Astor Piazzolla

mercoledì 23 aprile 2008

Animalia



Nel Giardino delle Esperidi si puo' intravedere un cigno..

Ci si puo' immaginare il canto degli uccellini e un movimento rapido delle foglie,
a causa del passaggio di qualche animaletto.
Egle ama molto gli animali, senza essere animalista.

Il Canada é un Paradiso per gli animali, perché le sterminate foreste o le terre a Nord, preservano la natura e il loro habitat naturale.
Anche nei pressi delle case della piccole città, puoi essere visitato da scoiattoli, marmotte,
puzzole, orsetti lavatori, e talvolta da cervi e orignali.
A qualcuno é capitata qualche disavventura con degli orsi..


Lontre e castori si possono incontrare vicino ai corsi d'acqua.
La gente ama sopratutto gli uccelli e mette casette di tutti i tipi all'esterno delle abitazioni in modo da poterli nutrire e dar loro sollievo.
Qui le anatre si sollazzano nei numerosi laghi e puoi vedere gruppi di tacchini selvatici
passeggiare ai bordi delle strade.In autunno si assiste alla partenza in massa delle anatre per i Paesi piu' caldi.

Piu' a Nord ci sono isole abitate soltanto da uccelli di specie rare e tutta la fauna é curata e osservata da un organismo governamentale che spende parecchio e che finanzia la ricerca e lo studio delle specie.

Pero'...
Ci sono i cacciatori.

Quelli che cacciano per bisogno e tradizione come gli autoctoni e quelli che lo fanno per piacer loro.E sono molti, e se ne vantano perché l'arte venatoria é uno di quei baluardi maschili ai quali l'homo americanus non sa rinunciare. Anche se oggi ci son anche donne che ci provano, tanto per imitare ancora una volta l'uomo e non sentirsi da meno.

Ci sono anche i cacciatori di foche e, malgrado non si faccia piu' da tempo la caccia a colpi di bastone dei piccoli di foca, la caccia alle foche continua e l'opinione pubblica é indignata per la "diffamazione" degli europei che accusano i canadesi.



Poi ci sono altri controsensi in questo Paradiso della natura.

Guai a disturbare i vicini con un cane troppo abbaiante, japeux, é meglio fargli tagliare le corde vocali e via. Non vedrai mai un cane senza guinzaglio e non puoi vederlo mai in un negozio o in un centro commerciale.
Purtroppo non li puoi portare neanche nei Parchi..

I gatti che rovinano i divani e le tende sono opportunamente degriffati in modo da non

fare piu' danni.


Gli scoiattoli sono considerati alla stregua dei topi..guai a dar loro da mangiare e sopratutto a farli avvicinare alla tua casa! Potrebbero introdursi dai camini e rosicchiare a destra e a manca.


Ma poi vai nei Parchi Nazionali e sono cosi' belli, selvaggi e al tempo stesso curati, con laghi, foreste,sentieri e rifugi e ti riconcilii con questo Paese.



Le guardie forestali sono gentili e tutto é ben spiegato, anche le tracce degli orsi e cosa fare nel
caso in cui...





Postato da Egle

venerdì 18 aprile 2008

Lalique c'est chic

Nell’ambito delle arti decorative, dove i mutamenti di gusto e di stile avvengono lentamente e dove è più complesso e difficile l’apprendimento tecnico, non sono molte le figure che hanno saputo travalicare i confini, espressivi e stilistici, di un determinato movimento o di una determinata tecnica.
A questa esigua schiera di artisti geniali appartiene René Lalique, designer dall’inestinguibile fantasia, orafo di fine originalità (creò gioielli per artisti di gran fama, come Sarah Bernhardt) e infine fecondo vetraio.

Lalique riuscì a creare forme di ineguagliabile bellezza in ogni campo in cui si espresse, passando dagli spunti naturalistici dell’Art Noveau alle eleganti geometrie Decò.
Ancora oggi sono molto ricercati gli oggetti e i gioielli realizzati dal grande designer, e hanno raggiunto quotazioni elevatissime sul mercato antiquario.

I gioielli di Lalique sono fra le creazioni più raffinate ed affascinanti dell’Art Noveau: collane, bracciali, spille, pendenti, pettini da capelli sono quasi tutti esemplari unici firmati personalmente dal maestro.

L’originalità dell’opera di Lalique consiste nella scelta di materiali spesso di poco valore (vetro, corno, tartaruga, pietre e metalli semi preziosi), modellati in forme d’ispirazione fantastica e/o letteraria, realizzati con grande cura e raffinatezza.
Nel corso della sua lunga attività come orafo, Lalique non smise mai di sperimentare nuovi metodi di lavorazione, riuscì a lavorare il metallo come un ricamo, applicò lo smalto su ogni tipo di superficie per dare ancor più risalto alle sue creazione, e si oppose all’abuso dei diamanti come uniche pietre dure da utilizzare in gioielleria.
I suoi pezzi sono un trionfo di bellezza, di armonia, di sensualità, di grande appariscenza, ma che non scadono mai nel “Kitsch”.

Intorno al 1890 Lalique si dedicò a cercare un materiale non solo consono al suo mondo poetico, ma che gli permettesse, di raggiungere un più vasto pubblico. Ed incontrò il vetro.
Mai “matrimonio” fra un artista e il suo mezzo d’espressione fu più felice e prolifico, se da orafo Lalique aveva raggiunto un notevole successo, in qualità di vetraio superò se' stesso.
Come per i metalli Lalique sperimentò lo sperimentabile, le tecniche che impiegò abbracciano quasi tutta la storia del vetro, dall’antica fusione a cera persa, alla soffiatura a canna, ai grandi blocchi di materiale vetroso al vetro soffiato a stampo con i suoi affascinanti effetti semi-lucidi, fino al raffinato demi-cristal, prodotto esclusivamente dalla fabbrica Lalique fino al 1945.
Dal punto di vista estetico si allontanò dalle sfavillanti creazioni di Daum, Tiffany ed Emile Gallé, proprie di quel periodo, per dare ai suoi pezzi l’impronta del suo indiscusso e raffinato gusto personale.
Lalique rivelò in tutto il suo algido splendore la bellezza del vetro puro.
Fu maestro del vetro incolore, creatore “di un soffio impalpabile, la brezza gelata della notte polare” come lo definì Guillaume Janneau nel suo libro Modern Glass.
Lalique è il testimone di un epoca in cui la ricerca del bello, l’ originalità e la cura dei particolari e dell’esecuzione, erano presenti anche in piccoli oggetti di ogni giorno, come una boccetta di profumo o un pettine per capelli.
Oggi la produzione di massa ha appiattito tutto e la bellezza è stata soppiantata dalla griffe o dal valore. Nella mentalità comune, la bellezza di un anello non è data dal design originale o raffinato ma dalla grandezza della pietra preziosa. Fino ad arrivare al paradosso di pagare centinaia di euro un jeans strappato e sporco di vernice perché di D&G.
Alcuni oggetti firmati René Lalique
Aretusa
















Spilla da corsetto Museu Calouste Gulbenkian, Portugal.








Bonbonnière-Museo D'Orsay

















Pettine da capelli










Flacone da profumo

sabato 12 aprile 2008

Quelle cime per sempre inaccessibili

Mi sono sempre chiesta perché, delle tante versioni cinematografiche (cinque) date al poderoso romanzo di Emily Bronte "Wuthering Heights" (Cime tempestose), non ce n'è una che possa eguagliarlo appieno. Alla fine ho trovato una risposta. Si può mettere in scena un romanzo dalle ordinate strutture narrative, ma non un poema in prosa.Wuthering Heights (non traduco il titolo, perché in realtà wuthering è l'onomatopea del vento che fa wu-wu, sicché la vera traduzione sarebbe "altezze ululanti"), ha sì la narrazione ad incastri e a flash-back tipica di un romanzo familiare, ma la sua parte poetica e metafisica è data da una natura selvaggia sferzata da agenti atmosferici incontrollati, che incute un inspiegabile timor-panico. Sullo sfondo di questo cosmo crudele, c'è un amore negato che trascende la vita per attraversare la morte. Un amore sempre in sospensione tra cielo e terra che rifiuta di collocarsi socialmente. Inoltre i protagonisti sono due personaggi speculari: Heathcliff è il doppio di Catherine; Cathy è il doppio di Heathcliff (da qui, la famosa frase di lei: I am Heathcliff).Il doppelgaenger è uno dei temi cari al romanticismo nordico, come caro, è anche il tema dell'incesto (il Manfred di Byron, ad esempio). I due sono fratellastri adottivi (sebbene non ci sia consanguineità) e hanno trascorso insieme l'infanzia nella brughiera e nella stessa casa colonica alle falde dei monti. Per questo non possono sposarsi: l'endogamia non sarebbe socialmente conveniente. Nei "doppi" l'incontro non può essere totale, poiché manca l'equilibrio della complementarietà idoneo a formare una coppia. Poi, fatalmente, si distruggono l'un l'altro. Solo la morte potrà unire infatti i due protagonisti divenuti anime vaganti e senza requie. La trama è nota e e potrete trovarne il sunto qui, oltre che interessanti notazioni critiche tra le quali quelle di Chesterton e di Praz.A rendere unica l'opera è proprio la poesia del paesaggio aspro quasi demonico, dello Yorkshire. Come demonici e ossessionati sono i due personaggi nella cornice di una brughiera flagellata dai venti, nonché le accentuazioni gotiche, le ombre chiaroscurali (shadows) e un diffuso senso del Male (Evil), descritto con magistrale perizia da Emily Bronte, figlia di un pastore protestante metodista. Heathcliff ha un un nome roccioso: (heath: brughiera; cliff: rupe) . E roccioso è anche il personaggio. Catherine è collerica, volubile con un'animosità da folletto delle brughiere. Heathcliff è l'eroe byroniano tenebroso e mai riconciliato col suo ambiente. Catherine, in quanto donna, farà invece dei compromessi con la società e, attratta per vanità dal benessere e dall'agiatezza, sposerà il signorotto insignificante Edgar Linton. Ma poi muore. E non importa che la narrazione ci dica che muoia di parto, nel dare alla luce una bambina a lei somigliante anche nel nome (Cathy, un altro "doppio"). Noi sappiamo che muore perché neppure lei può riconciliarsi con una vita che abbia dei vincoli stretti e rigide regole sociali.Tuttavia, delle molte versioni filmiche date (tra le quali anche una del grande Luis Bunuel) scelgo la prima del '39
"La voce nella tempesta" di William Wyler poiché rispetta alcune atmosfere del romanzo. Non ne possiede, l'intensità né la profondità, ma ce ne permette una suggestione in alcuni elementi portanti. Ad esempio, nella scelta di un superbo Laurence Olivier: un Heathcliff perfettamente credibile e somigliante, dallo sguardo duro, lupino, tagliente eppure stranamente malinconico. Un cuore di tenebre, un lupo tradito dal suo stesso odio e desiderio di vendetta che alla fine lo distruggerà. E tuttavia, capace di irradiarsi di fronte all'amore per Cathy. Vidi quel film da bambina con mia madre, e ne rimasi ad un tempo, affascinata e impaurita. Da adulta volli leggere e approfondire il romanzo su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Meno convincente invece è Merle Oberon forse troppo morbida e civettuola per essere la vera Cathy del romanzo - personaggio in preda all'argento vivo.
Poteva, la Cathy perfetta essere proprio lei?la cantautrice Kate Bush? Non mi si giudichi blasfema se in mezzo a tante attrici che l'hanno interpretata (tra le quali Juliette Binoche nella versione del '92 in coppia con Ralph Fiennes) mi tocca pescare proprio nel mondo del pop-rock. Curioso che abbia anche lo stesso nome, Catherine. La canzone Wuthering Heights (1978), composta da Kate Bush quand'era appena 14enne, è un singolare brano pop-rock new romantic, unico nel suo genere e che - per usare le parole della stessa Bronte - ti rimbomba nel capo come mille magli di fabbro. Guardatela bene in questi video. Con l'abito rosso è un folletto spiritato che danza nella brughiera. Nell'abito bianco è un fantasma folle perso nei suoi deliri notturni. Per sua stessa ammissione dichiarò di aver subito un fatale sortilegio da questa insuperabile e rapinosa storia d'amore. Certo, quello di Kate-Cathy è solo il tempo di una canzone e non sapremo mai che attrice sarebbe stata sullo schermo. Wuthering Heights ha ispirato le più disparate espressioni artistiche e creative, e continua a farlo: numerose incisioni di Balthus, fumetti d'autore, diversi sceneggiati tv e perfino un musical . Ora si sta preparando un'ennesima versione filmica con Johnny Depp nel ruolo che fu del grande sir Laurence Olivier. La fascinazione incantatoria di uno straordinario classico continua... E ciascuno degli artefici vuole raccogliere una sfida pressoché impossibile: quelle cime oltre che tempestose, permangono inaccessibili.
Hesperia

martedì 8 aprile 2008

Il cerimoniale nel primo Barocco

Nel precedente post sul bon ton, Egle mi ha fornito lo spunto per illustrarne sommariamente l'origine. Prendo dunque a pretesto una bella versione dell'Orfeo di Monteverdi curata dal Maestro N. Harnoncourt, ormai piu' di vent'anni fa, per mostrare come dalla ricerca filologica del suono si giunga inevitabilmente e riscoprire tutto un linguaggio di simboli ormai pressoche' incomprensibili all'uomo moderno, che preferisce al mito d'Orfeo quello di Faust.

Dal mio Parnasso amato



In questo lieto e fortunato giorno



Ma tu gentil cantor



Lasciate che i monti