martedì 31 maggio 2011

Teatro...che passione!

L'Università della terza età, che dalle mie parti si chiama Università del Tempo Libero - poiché vi può partecipare chiunque e di qualsiasi età - in occasione della sospensione estiva ha dato vita ad un saggio. Gli allievi dei corsi di teatro, poesia e canto si sono così esibiti davanti al pubblico e alle autorità comunali. I partecipanti alle varie materie di studio sono stati in costante aumento nel corso degli anni, confermando, almeno dalle mie parti, il successo dell'idea. Il corso di teatro, ad esempio, è passato dai tre iscritti del primo anno agli undici dell'anno passato ai quindici di quest'anno, con netta prevalenza femminile. E, ad ulteriore conferma del successo di quasi tutti i corsi in generale, vi è il fatto che per l'anno prossimo necessiteranno nuove o più ampie aule, per soddisfare il probabile ulteriore incremento degli iscritti. E' la voglia di istruzione che avanza.
I corsi, tenuti da insegnanti volontari, preparati nelle singole materie, abbracciano quasi tutto lo scibile. Al corso di Storia dell'Arte - il più frequentato, assieme a quello di ballo - si è affiancato, molto seguito, quello di lettura e commento della Bibbia, tenuto dal parroco del paese. Vivo interesse ha avuto anche quello di storia, cui si è affiancato il nuovo corso dedicato alla storia locale, tenuto da un appassionato storico. Numerosi allievi hanno seguito la materia riguardante la rivitalizzazione del dialetto locale, unito a quelli della poesia dialettale e degli antichi canti popolari. Ma quello che mi ha ispirato questo post è stato il corso di teatro e recitazione, il cui saggio di chiusura si è svolto sabato scorso, 28 maggio, sul palcoscenico del teatro comunale cittadino, lo stesso che solitamente è calpestato da famosi attori di teatro. Per gli allievi (vedi foto in alto) è stata una grande sera, il loro momento di gloria. La loro insegnante, curatrice del corso da tre anni, da verace siciliana ha impostato tutti i saggi di chiusura su opere di autori siciliani. E così, da co-regista due anni fa mandò in scena una libera riduzione de La Giara (nella foto sopra a destra, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia nella versione televisiva). L'anno scorso era stata la volta de La Lupa: una libera conversazione sulla vicenda del personaggio femminile della omonima novella di Giovanni Verga.

Quest'anno, poichè gli allievi erano quindici e non c'era spazio per inserirli tutti in un'unica messinscena, hanno optato per due brani che avessero incluso ciascuno circa la metà delle partecipanti. Un gruppo è così andato in scena con un libero adattamento della farsa di Nino Savarese Uno scandalo in teatro. L'altro gruppo si è dedicato all'opera di un autore poco conosciuto al grande pubblico, Enzo Russo. Scrittore e consulente letterario alla Mondadori, Enzo Russo, anche lui siciliano, vive a Monza. Ha debuttato nel 1975 con Dossier America Due. Sotto l'egida della Mondadori ha poi pubblicato trentasei romanzi, tradotti in diciannove lingue, tra i quali ricordiamo Il caso Montecristo (del 1976 - 302 pag), La Tana degli ermellini (1977 - 304 pag), I martedì del diavolo (1979), Il quattordicesimo zero (1990 - 332 pag). Nato in Sicilia, del 1992, di 347 pagine, è la sua opera più ponderosa tra quelle citate. Nessuno escluso (1995), Saluti da Palermo (1996), Né vendetta né perdono (2000).

Nel 1988, come Anonimo, ha pubblicato il romanzo Uomo di rispetto -giunto alla quattordicesima edizione - il cui contenuto sembra essere alquanto chiaro dal titolo. Sull'inizio di tale romanzo è stato ricavato il copione del saggio.
La scena si svolge all'interno della sala d'attesa della Stazione Centrale di Milano, da dove partono i treni diretti in Sicilia. Mentre sono in attesa del treno, l'altoparlante della stazione comunica 20 minuti di ritardo alla partenza del loro treno. Ne approfittano così per intavolare una conversazione sulla loro terra. Discussione che verrà interrotta dall'annuncio dell'imminente partenza del treno. In quel momento si stava parlando di un certo Cavaliere, proprietario del Piano di Maggio.
E' questo, presumibilmente, il personaggio attorno al quale ruota tutto il romanzo. Il presumibilmente è d'obbligo, dal momento che non l'ho ancora letto.
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nota: prossimamente resterò senza computer per alcuni giorni, mi risulterà quindi difficoltoso rispondere prontamente a eventuali commenti.
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Link Uomo di rispetto aggiunto il 30 luglio 2011

martedì 24 maggio 2011

Beatitudini Relative


Non avevamo nemmeno terminato di descrivere alcune sculture contemporanee nel loro stridente impatto ambientale, di solito collocate in rotonde e spiazzi, al post precedente,
che addirittura i TG e l'Osservatore Romano sono costretti ad esprimersi sulla scultura dedicata a Giovanni Paolo II a Roma. Per l'Osservatore sembra una campana.
Qui solo una parte dei pareri avversi.
Se un riferimento concettuale è presente, a mio avviso c'è una sorta di post-Manzù, nell'enigmatica serie dei suoi cardinali,
poi chi vi ravvisa new age, chi cenni di ufologia, e somiglianze con Austin Powers o Bruce Willis;
ricorda in realtà come concept anche Zdzisław Beksiński (che nel suo genere era geniale, ma appunto non rappresentava papi).
Fatto sta che se quando si è beati si è così, c'è qualcosa che non ci convince: in teoria rappresenterebbe l'abbraccio all'ecumene. Teologicamente forse più prerogativa di Cristo stesso, che non di un papa, ma il problema rimane il risultato finale e l'armonizzarsi o meno con il contesto.

questa la statua a Woytila:

qui l'inquietante Beksiński :

Ci sarebbe molto da dire, e non è questa la sede, anche del periodo del Novecento in cui anche l'architettura ecclesiastica, spesso a partire dagli esperimenti di Le Corbusier, ha sviluppato forme realmente insolite per un luogo sacro cristiano, passando da costruzioni enigmatiche a edifici tra l'incomprensibile e l'ufologico: forse si credeva che si sarebbe andati a Messa in navetta spaziale, e così hanno preferito anticipare i tempi.

Per questa tornata, completo con un'altra installazione, sempre di carattere avveniristico-ecclesiastico, questa volta dedicata ad un Padre Pio incombente e giudicante, una sorta di Pater Pius Pantocrator, dai richiami orrorifici, apocalittici e post-industrial (altri termini non mi sovvengono) con elementi tra Wes Craven e Mazinga: in più, alla sinistra ha una sorta di ruota della fortuna geometrizzante con l'immagine della Sindone:

Padre Pio, Rotonda dei Pentri, Benevento


dettaglio:


Dal momento che l'Italia oggi produce non poi così tanto, le rimane un know how che abbiamo sistematicamente s-dato via, e non sempre l'abbiamo fatto fruttare al massimo,
non investe se non in sprechi,
ciò che le resta è solo il fatto d'essere un museo a cielo aperto, di vestigia che sono la radice d'Occidente d'importanza mondiale, ci si domanda se sia anche il caso di riempirla di installazioni che nulla hanno a che spartire con il nostro patrimonio.

D'altro canto, il tema si fa ben più stringente se si pensa che proprio l'arte sacra sarebbe stata obbligata a canoni precisi, di cui ormai ci si fa beffe a tutto spiano.

Josh

martedì 17 maggio 2011

I Nuovi Mostri



Non si tratta, come da titolo del post, del film a episodi di Dino Risi ed altri registi.
In questo blog, ci siamo occupati a più riprese delle metamorfosi mostruose del contemporaneo,
in ambito arte-urbanistica, con relativa ideologia sotterranea, mirata a fare tabula rasa della memoria artistica e formale della nazione, fino a notare rottami di simbologie deviate del decoro urbano. Tutte le frasi citate contribuiscono a inoltrarci in questo stupefacente percorso.

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia."

(William Shakespeare, da “Amleto”)



« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione…
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo…

Come lacrime nella pioggia…
È tempo di morire… »
(Rutger Hauer in "Blade Runner", 1982, Ridley Scott)

Fantascienza? Macchè, tutto questo è ormai dietro casa vostra!




(Pescara, fontana di Toyo Hito, costo: oltre un milione di euro ....e si è pure spaccata subito)

Ci sono già passaggi d'interesse in questo e questo post, commenti compresi.

(Rozzano)

Dal momento che l'uso dello scempio, fatto passare per 'cultura alta' e irrinunciabile,
è all'insegna anche dei 'cambiamenti' avanguardistici che si prospettano in Italia, grazie in particolare ad alcune amministrazioni very typical dalla persistenza ormai quasi secolare,
spesso appoggiate dalla persistente atavica ignoranza dei cittadini stessi,
pare il caso di approfondire con immagini dirette questa mostruosa 'politica culturale',
ancora più grave quando avviene in un paese come il nostro, con culture antichissime e stratificate, monumenti e strutture tali da renderlo un prezioso museo a cielo aperto.

L'intento di banalizzare, plastificare, disumanizzare, de-naturalizzare, de-identitarizzare ma anche delegittimare il paesaggio e la propria storia, non solo iconografica, è palese in molte delle seguenti immagini, ma la cocciutaggine di pari passo con l'ottusità di molti amministratori locali non sente ragioni.

Pur restando, personalmente e in teoria,
aperto alle invenzioni degli artisti anche contemporanei come sperimentazione, anche se la mia passione è rivolta altrove,
sono anche convinto che le opere vadano tenute in spazi appositi (specie alcune, bene al chiuso e magari segnalate con simboli di pericolo e stress psicologico, così si sa a cosa si va incontro...),
ma soprattutto che si debba riflettere ben approfonditamente, e anche sentire la cittadinanza, prima di collocare costosissimi "esperimenti" e "provocazioni" stabili in spazi pubblici,
specie se si tratta di 'osare' con il paesaggio, periferie comprese,
in un paese come il nostro dove si ciancia sempre a vanvera di "libertà e partecipazione".

Gli artisti, autori delle opere mostrate, non verranno qui quasi mai citati:
qui non si contesta più di tanto la loro personale creazione, che rientra nella libertà di ricerca individuale magari nel loro giardino privato o laboratorio al chiuso,
pur contestabile,
ma la gestione delle stesse opere e delle aree pubbliche da parte dei Comuni, che impongono queste soluzioni a tutti, e vengono poi pubblicizzate come segno di magnifiche sorti e progressive,
di lustro, avanguardia e immarcescibile 'regalo' o servizio alla città.

Ad aggravare la già difficile situazione, si è aggiunta la, diciamo così, riforma strade proposta dalla sempre più inutile Unione Europea, che ha trasformato il nostro paese in Patria delle Rotonde (con annessa installazione avanguardistica centrale), rimeditate ulteriormente poi dall'intellighentsja-postmoderna-che-conta, con lo scopo preciso di distruggere l'atmosfera del nostro territorio, e di farci sentire stranieri ed estranei in casa nostra.
Si aggiunge spesso anche l'idea che qualsiasi cosa possa sempre essere fatta, dalle varie giunte, anche a dispetto degli stessi propri vincoli da piano regolatore, che vengono allegramente sempre più ampliati e ritoccati all'uopo stravagantemente cementificatorio.

(Pontedera)

Tra installazioni non ben distinguibili da Acqua Park, Luna Park, Italietta de plastica in miniatura Made in China, fette di cocomero gigante, mortadelle glassate, GardaLand, zucchero filato,
spara-semi di melograno, acciottolati di marzapane, Hansel e Gretel, alberi di lamiera, forche puntate al cielo, giganti bastoncini Findus o del gioco Shangai, lancia infilzaciclisti con completo di sciagattatrefoli, cerbottane per arachidi anabolizzate, set di Tim Burton a cielo aperto, paste del capitano, demonii postindustriali, calippo, ed estetica postpop da videogioco che ha preso vita e ti aspetta sottocasa,
non è argomento di secondo piano nella questione la riflessione sul prezioso denaro pubblico estorto dalle nostre tasse per la creazione di cotanto arredo urbano, mentre ci sono italiane e italiani senza casa, senza lavoro, che vivono sotto i ponti o in auto senza che nessuno si curi di loro, e tutt'intorno si recitano i mantra del dirittificio globale, dell'accoglienza a chiunque, e si finanzia di tutto di più in base al più alto quoziente di assurdità, coprendolo con il bestemmiatorio termine "sostenibilità". Ma de che?
Si sa, ogni tanto qualche termine viene fatto fuoriuscire dal glossario amerikanoide del marketing, e di solito usato a sproposito in qualunque discorso, prima pronunciato con aria altera da tv e giornali, fino a sentirlo anche dalla tua fruttivendola preferita. Oggi siamo tutti per la "sostenibilità". Anzi anche per l'ecosostenibilità.
Ma allora sono "sostenibili" queste opere?
Per chi? A che pro? Dove ci portano? Aggiungono o tolgono qualcosa al paesaggio italiano? Sono belle o utili? Si tratta forse di sublime d'en bas?
Se nell'architettura post 1940 si è ampiamente sbagliato nell'edificare i palazzi, e peggio dal 1970 in poi, degenerati negli '80, col modello modulare "ideale" del Soviet e dell'ex DDR versione cartapesta,
sarà il caso di rivoltare il coltello nella piaga con queste 'avanguardie' new millenium?

Si è già parlato molto e in più sedi, e inutilmente, propongo allora di lasciare parlare le immagini.

Zola Predosa (Bologna)


La Rotonda delle Tartarughe, Ravenna

Calderara di Reno (Bologna)

Di seguito, sempre a Bologna, la scultura del "Diavolo che Plana", qui nella foto imbrattata di vernice bianca. Ci informa il Corriere che qualche altro cittadino non gradiva l'opera, e ha tentato un'impossibile redenzione del zanzeroso dimonio: non è chiaro se il motivo fosse concettuale o formale...



A Borgo Panigale (Bologna) il complesso, in una rotonda, dedicato all'autotrasportatore, qui in tutta la sua magnificenza:

Non poteva mancare un altro simbolo di Pontedera, anch'essa particolarmente beneficata in arte:


non manchiamo di segnalare l'ennesimo colpo di genio a Reggio Emilia: 15 quintali di "Pesce Fuor d'Acqua", metafora ormai della nostra stessa condizione:
Uno sprazzo di nuova architettura non vogliamo donarlo? La zona è tra Via Stalingrado, Via della Repubblica, Unipol, e "Porta Europa" (un nome, un programma) a Bologna. Peccato che non si intenda fino in fondo la vera dimensionalità del "quartiere".

Perfettamente ton sur ton e in tema, dono gratuitamente, a differenza di alcuni capolavori sopraesposti, anche la mia scultura concettuale:


Josh

mercoledì 11 maggio 2011

L'importanza di essere Oscar

La carriera artistica di Oscar Wilde, irlandese di nascita,  spiccò il volo dopo il viaggio in America del 1882. Già famoso in patria più come presenza mondana che per il solo libro di versi fino a quella data pubblicato, Oscar il Dandy, sbarcò a New Yoork dal piroscafo Arizona il 2 gennaio di quello stesso anno accolto da schiere di giornalisti che avevano affittato una barca per andare a bordo a intervistarlo. Alla domanda dei doganieri se avesse qualcosa da dichiarare rispose: "Niente eccetto il mio genio". Portava chiome lunghe e folte. In scena vestiva con una giacca viola con fodera di seta color lavanda (colori oggi assai di moda, ma in passato considerati "eccentrici") camicie con jabots e nastri di raso che ne annodavano il colletto, pantaloni al ginocchio, calze di seta, scarpe basse con la fibbia scintillante. "Gli unici uomini ben vestiti che ho visto qui in  America sono i minatori del West: indossano solo ciò che è comodo, quindi ciò che è bello" fu il suo commento sui nativi. Ai minatori delle cave d'argento del Colorado parlò di Benvenuto Cellini e quelli gli replicarono  stupiti perchè mai non l'avesse portato in miniera a Leadville, lì da loro. Il suo programma culturale in giro per gli States era un ciclo di 130 conferenze dove avrebbe parlato del Bello, del Sublime e del Movimento Estetico.


Di ritorno a Londra decise di investire i suoi guadagni "americani" in una vacanza di tre mesi a Parigi, annunciando che l'Oscar del primo periodo era morto e che d'ora in poi ci si sarebbe dovuti occupare di quello del secondo periodo. Niente in comune con lo stravagante personaggio precedente col signore dai lunghi capelli e dal girasole in mano. Così il nuovo Oscar "rinacque" con un bastone da passeggio simile alla canna d'avorio di Balzac, con i capelli acconciati coi ricci sulla fronte alla Nerone (ne trasse spunto da un busto da lui ammirato al Louvre) , sciorinando celebri aforismi in francese con una verve non inferiore a quella dimostrata in lingua madre. Frequentava salotti con letterati d'ogni generazione come Hugo, Zola, Daudet, Verlaine, Mallarmé, teatri, mostre d'arte e bassifondi.



Poi, a sorpresa, nel maggio 1884, il matrimonio con la bella e un po' sempliciotta ragazza della buona borghesia dublinese Constance Lloyd, che parve porre fine alle sue stravaganze. Invano Wilde tentò di trasformarla nella sofisticata femme fatale che sempre sognò. In compenso, a detta sua, possedeva il grande merito di non parlare mai. Dalla loro unione nacquero i due figli Cyril e Vyvyan. "Li avvolgeranno in pannolini estetici e li nutriranno in biberon verdi, circondati di piume azzurre di pavone", sogghinarono gli amici della coppia.  In quanto a mobilio e suppellettili della nuova dimora della coppia, Oscar non badava a spese, poichè solo "non pagando i debiti si può sperare di rimanere nella memoria degli uomini". E' un periodo assai fecondo per la sua attività pubblicistica: direttore della rivista femminile "Woman's World" nel 1886, uscita del suo volume di racconti "Il principe felice e altre storie". Walter Pater, suo maestro e promotore di quel Movimento Estetico che vide Oscar, strenuo difensore e seguace, li definì  "autentiche gemme".
Il "Ritratto di Dorian Gray" uscito nel 1891, ebbe recensioni velenose  con relative accuse di cinismo e di amoralità che gli incrementarono - manco a dirlo -  fior di  tirature. Fu questo, un anno di polemiche, di successi, ma anche l'anno fatidico della sua fatale attrazione per Bosie, ovvero quel lord Alfred Douglas figlio del marchese Queensberry, che  pareva essere l'incarnazione vivente del suo Dorian (la vita imita l'arte...) e possedeva una bellezza "in verità più grande del genio".
Ancora successi e consensi egli sepper mietere con le sue esilaranti comedy of manners, scritte tra il '91 e il '95. Tutte le sere l'Inghilterra vittoriana correva ad affollare i teatri che mettevano in scena "Un marito ideale", "L'importanza di essere onesto" (o di chiamarsi Ernesto, a seconda delle traduzioni), "Una donna senza importanza", "Il ventaglio di lady Windermere" .
Qualche problema con la censura Wilde lo ebbe con la "Salomé" composta per Sarah Bernardt, a causa di sensuali danze dai sette veli,  atmosfere morbose e agonizzanti, come il famoso bacio della fanciulla sulla bocca della testa mozza del profeta Giovanni che fece torcere il naso al censore inglese. L'opera, scritta in francese dallo stesso Wilde, fu poi tradotta in inglese dallo stesso Bosie e illustrata dal giovane Aubrey Beardsley.

Ma ecco che al culmine della celebrità e della fortuna, come in ogni dramma della tradizione, la caduta. "Gli dei mi avevano dato  quasi tutto. Avevo genio, un nome distinto, un'alta posizione sociale, vivezza d'ingegno e audacia intellettuale" scrisse di sé in carcere dopo la catastrofe. Ma procediamo con ordine.  
Accadde che lord Queensberry, padre di Bosie, lasciò un biglietto in busta aperta, al portiere di un albergo che Oscar era solito frequentare, nel quale venne accusato a di "posare a sodomita". Wilde denunziò il marchese per diffamazione, istigato dallo stesso Bosie, che nutriva forti ostilità per il padre, ma fu una solenne autorete. A favore del marchese Queesberry testimoniarono portieri d'albergo, affittacamere, ricattatori, "pentiti" (c'erano anche all'epoca). Il resto è cosa nota. La sentenza giudiziaria decretò allo scrittore, due anni di lavori forzati e a seguito di una seconda sentenza con l'accusa di bancarotta, tutti i suoi beni furono messi all'asta. Da tanta desolazione, nasce il "De Profundis", lunga e toccante lettera dedicata all'incosciente e cinico amico Bosie. Rilasciato nel 1897 lasciò l'Inghilterra che non rivedrà mai più, per trasferirsi in Francia.
Ancora qualche tentativo di resuscitare la vita brillante di un tempo con cene a base di ostriche e champagne insieme a  lord Douglas, con cui tra liti e riconciliazioni finirà col ricongiungersi. Ma l'incorreggibile cicala continua a frinire, incurante dell'inverno ormai alle porte. "Non vedrò il nuovo secolo, gli inglesi non lo sopporterebbero" aveva profetizzato di se stesso.
Rese lieve perfino la propria morte, allorché disperando di non poter saldare il conto della pensione parigina del Quartiere Latino nella quale alloggiava disse ad un  visitatore dei suoi ultimi giorni: "Muoio al di sopra delle mie possibilità".  

La vita è troppo importante per essere presa seriamente
                                                         
Nel suo caso, anche la morte.

Hesperia

mercoledì 4 maggio 2011

Affamati di Energia

Dopo quello che è successo in Giappone, il mondo si sta interrogando sul nucleare sì, nucleare no. E un mio post del 2007, che trattava di tale argomento, ha segnato nei giorni scorsi il record di visitatori. A fargli conquistare la palma d'oro è stata sicuramente la puntata di Annozero del 28 aprile 2011. Argomento clou di quella sera deve essere stato quello dell'energia, con ospite principale il professor Franco Battaglia, in qualità di esperto in materia. Come per molti, anche per me il Professore era stato un emerito sconosciuto fino al 15 marzo 2007, e cioè fino a quando scrissi il post dal titolo La chimera energia verde, nel quale parlavo diffusamente di lui.
Nel programma televisivo di giovedì scorso s'era appunto dibattuto su nucleare sì, nucleare no, tema molto in voga di questi tempi, amplificato qui in Italia dal messaggio ministeriale trasmesso tempo addietro dalla radiotelevisione: "E voi cosa ne pensate del nucleare?"
Potrà sembrare strano che in un blog letterario si parli di argomenti scientifici, ma è anche un modo per ricordare ancora una volta Marcello, alias Sarcastycon. Egli era infatti grande esperto in materia di energia dal nucleare, scrivendo su di essa in varie occasioni, da vero esperto. Il suo studio migliore è un saggio pubblicato in un post suddiviso in quattro parti, dal titolo: Nucleare? Sì grazie, così ripartito:
Prima parte Nucleare? Sì grazie (parte 1°, sintetica ambientazione politica del problema)

Seconda parte: Nucleare? Sì grazie (parte 2°, cos'è la fissione nucleare)
Terza parte La Fusione (Un ottimo riassunto di studi, un ottimo avvio iniziale per chi intenda addentrarsi nella materia)

Quarta parte Il confinamento magnetico (Eccellente studio chiaro e sintetico sulla reazione di fusione Deuterio Trizio, facilmente comprensibile anche dai non addetti ai lavori) Favorevole al nucleare, Marcello ne spiegò i motivi nel saggio. Analoghi motivi li aveva indicati il professor Franco Battaglia nella trasmissione di quel mio post. In pratica, per entrambi è l'unico mezzzo, allo stato attuale delle cose, per soddisfare la crescente domanda di energia elettrica dell'Italia. Le tesi del Professore, che aveva portato quel giorno in quella radio privata, mi avevano convinto della validità e bontà delle sue idee sul nucleare, bistrattando come illusoria l'energia prodotta dall'etanolo, dal fotovoltaico e dal solare termodinamico.

Il professor Franco Battaglia è Docente di Chimica dell'Ambiente presso l' Università di Modena, e, con altri scienziati - tutta gente che la sà lunga in tema di energia - nel 2001 aveva fondato il Gruppo Galileo, presente in rete col sito Galileo 2001, del cui Gruppo è qui consultabile il Manifesto.

In quest'altro videodibattito il professor Franco Battaglia spiega in un breve confronto perche' l'energia solare non ha in realta' futuro. Il motivo e' molto semplice: con le tecnologie eoliche o fotovoltaiche quando non brilla il sole o non soffia il vento non vi e' produzione di elettricita' e quindi bisogna comunque installare la potenza elettrica convenzionale. Le fonti solari permettono soltanto di risparmiare poco combustibile convenzionale o nucleare a costi altissimi e non aggiungendo di fatto potenza al sistema elettrico.

Qui l'intervista di Legno Storto, del 26 marzo 2011, di Giuseppe Filipponi, al presidente di Galileo 2001, professor R.A. Ricci, su "I danni dei media superiori a quelli delle radiazioni di Fukushima".

In questa intervista, fatta il 28 aprile 2011 via mail da Luigi Mauro, il prof Battaglia spiega perchè - secondo lui - seguire l'ideologia ambientalista sarà disastroso. E i motivi sono sempre gli stessi che aveva prospettato quattro anni fa. Eccone alcuni di allora.
In Francia ci sono 58 centrali termonucleari, e noi, che nel 1987 avevamo rinunciato al nucleare domestico a causa del noto referendum, siamo però circondati da esse.

Era intenzione dell'allora nostro governo di quattro anni fa di convertire il 10% degli allora consumi di benzina derivante dal petrolio, in benzina ricavata dal mais di produzione nostrana. Ma per produrre tale quantitativo di benzina all'etanolo, come sarebbe stato nelle intenzioni dell'allora ministro dell'Ambiente, si sarebbero dovute radere al suolo tutte le città esistenti in pianura padana e mettere tutta quell'area a produrre intensivamente mais.

Ma c'era di più, che la diceva assai lunga sulla validità di tale proposta. Da rigorosi calcoli matematici, fatti dal gruppo di scienziati di Galileo2001, era emerso che, per ricavare tale benzina dal mais, ci sarebbe voluta altrettanta energia pari a quella che se ne sarebbe ricavata!

In tema di energia fotovoltaica, sulla quale sembrava ci fosse stato un particolare innamoramento di quell'ex ministro, pare che i conti non quadrassero minimamente, e due blogger lo avevano dimostrato, conti alla mano. Peccato che nel frattempo i due blog sono stati chiusi, e quei dati non sono più reperibili.
Consiglio inoltre la lettura di tre saggi scritti dal professor Franco Battaglia, dal sito Galileo2001, dai titoli:
- Il grande bluff sull'energia solare (vedi YouTube di cui sopra)
- Se Rubbia si arrampica sugli specchi (leggere qua)
in cui si parlava dell'ultima frontiera: il solare termodinamico, del quale mi sembra però di non averne più sentito parlare.

L'ultimo saggio spiegava perchè l'idea non avrebbe avuto successo: con gli impianti messi a punto finora, la resa era del 10 %, massimo 13 %, tutto il resto veniva perso nei vari passaggi di trasformazione, i quali dipendevano, secondo vari gradi di rendimento, da: efficacia degli specchi - efficacia dei fluidi - efficacia termodinamica della trasformazione di calore in elettricità. La dipendenza da tutti questi fattori faceva sì che la resa di quel genere d'impianti sia stata solo di quelle percentuali così basse. In pratica, il gioco non valeva o non vale la candela, perchè, in pratica, per sostituire una centrale elettrica di tipo convenzionale da 1000 MW con una centrale che sfrutti il solare termodinamico, ci vorrebbero 32.000.000 di metriquadrati di specchi (da lavare e lucidare frequentemente, per mantenere al massimo grado la loro efficienza). Ecco perchè il progetto mi pare sia naufragato, nonostante l'allora sponsorizzazione del comico Beppe Grillo, paladino ecologista della prim'ora.
Lancio una provocazione: chi fra tutti i lettori del blog non è ecologista? O lo è meno di coloro? Ma si vorrebbe maggiore onestà intellettuale da parte di quegli scienziati che propongono le loro idee per la salvaguardia del mondo. Ad esempio, nella presentazione dell'impianto del solare termodinamico nel febbraio 2007, pubblicato dal Corriere della Sera che conservo ancora, credo non ci sia scritto che per mantene efficiente ed in vita l'impianto sarebbe occorso il supporto di una forte fonte di calore esterna, che sarebbe servita per mantenere il fluido, costituito da sali, ad una temperatura minima costante (giorno e notte) di non meno di 240 gradi, altrimenti i sali sarebbero solidificati e così l'impianto sarebbe saltato rendendosi praticamente inservibile. Trascurando di parlare di questo particolare non indifferente, credo abbia finito col convincere l'allora Ministro preposto della bontà del sua idea, mentre invece l'impianto sarebbe dovuto essere ulteriormente perfezionato, per poter essere veramente economicamente competitivo. Comunque sia andata a finire, la vicenda risale a quattro anni fa, e personalmente non ne ho più seguiti gli sviluppi. Voglio solo sperare che non siano stati costruiti tanti impianti di quel genere, come sarebbe stato nelle intenzioni. E questo almeno finchè l'impianto non sarebbe diventato economicamente valido; continuando invece nella ricerca di fluidi per l'impianto che non avrebbero necessitato di fonti di calore esterne supplementari.

La mia conclusione personale su questo tema è sempre quella di quattro anni fa, e cioè che in natura non esiste energia gratuita e a zero, o a basso costo. Non sono ancora stati inventati gli amplificatori di energia; esistono solo gli amplificatori di potenza, che però, durante il processo di amplificazione, assorbono ulteriore energia esterna.
L'unica fonte di energia veramente "verde", e a costo zero, è quella che proviene dal "risparmio energetico": lì è tutto gratis e a zero impatto ambientale. Tutto il resto sono illusorie chimere.

A mitigare questo pessimismo vi è però una notizia positiva che viene dal mondo dell'economia e che genera ottimismo: Total, forse la più grande compagnia petrolifera del mondo, il 29 aprile ha annunciato il lancio di un'offerta d'acquisto su una quota di maggioranza, il 60%, di SunPower Corp, azienda americana del settore dell'energia solare. L'offerta di Total, da 1,37 miliardi di dollari, rappresenta una delle mosse maggiori mai compiute da un big petrolifero nel campo delle energie rinnovabili. E quando si muovono società di questo calibro, con importi di tale entità, vuol dire che gatta ci cova, e sotto sotto qualcosa si sta muovendo.