mercoledì 27 marzo 2013

Marzo in poesia


...un marzo controverso e difficile, in realtà,
tra s-governi che non si formano, usurocrazia che opera prelievi forzosi su conti correnti, la vergogna mondiale del caso marò, estreme idiozie istituzionali, sorprese di modernamenti papali, stagione fredda, ma tant'è....
ancora una volta, in un mondo che uccide la bellezza, la verità e la giustizia,
proviamo ad innalzare lo spirito sopra la melma putrescente,
e aprire uno spiraglio verso l'arte e la levitas...

Marzo lucendo nell'aria

Marzo lucendo nell'aria
Con vena sottile rinnova
L'esangue terra invernale
E come occhio di bimbo
Tutto s'apre a guardare,
E dà i riccioli al vento.
Che val, primavera, con spire
Irrequiete turbare
L'inerte mia spoglia?
Fra quattro mura di libri e d'ombre,
Sopra pagine ingombre,
L'amabil giovinezza
Qui s'infosca e si spezza,
L'amabil giovinezza
Che tranne sé
Non ha chi non conosca;
Che val, primavera, con avida
Gioia invitare il mio senso
All'ebbrezza del sole e del vento?
Dall'incessante via
Una canzone appassionata esulta,
E un rider sento d'uomini e di donne
Che nel lavoro preparan le voglie:
Dalle pagine ingombre, ottenebrato
Il mio volto s'alza a chiedere
La verità della vita
Che l'àttimo contrasta
E il dolor solo accoglie.
Ma il dolore non basta
E l'amore non viene.

Clemente Rebora 



Marzo
Nei boschi, da sera a mattina,
si schiudono fresche sorprese:
leggero sui prati cammina
marzo, incantevole mese.
Ancora non c’è l’usignolo
ricolmo di note e di trilli,
ma lungo le prode e nel brolo
già fremono e ciarlano i grilli.
E, guarda, la siepe s’è desta,
coperta di fiori, odorosa:
il pesco s’ammanta di festa
schiudendo i suoi petali rosa.
C’è pioggia, c’è vento, c’è sole:
è marzo, ogni cosa ha un incanto;
è marzo, che piange e non vuole,
che mostra il sorriso tra il pianto.

(Alfredo de Musset)


Il 21 Marzo era il giorno in cui si festeggiava San Benedetto (da Norcia, 480-547), fondatore dell'Ordine dei Benedettini,  e l'ingresso della Primavera. Di qui il detto "San Benedetto, la rondine è sotto il tetto". Le rondini sono in ritardo e sono sempre meno,
e ora la memoria per il Santo è stata spostata l'11 Luglio, dopo il Conc. Vat. II, visto che il giorno festoso, in Marzo, cadeva sempre in Quaresima. Ma la riforma a quanto pare non scalfisce la memoria popolare e usi secolari consolidati.
Proverbiale anche la sua regola dell' "Ora et Labora", che metteva in relazione e non in opposizione la dimensione spirituale e quella manuale-costruttiva-materiale dell'uomo: Spirito e Opera, quindi, Fede e Forma. Riconciliate già nell'Incarnazione.
Chissà mai se in questo mondo impazzito le ritroveremo ancora unite...

San Benedetto
Se passa un frate nero che ha nome Benedetto
e cerca i vecchi nidi sotto l’ala del tetto;
ed apre una gabbiuzza e una rondine avvia
nei cieli perchè subito canti una poesia,
fategli grazia, non lasciatelo fuori.
Mentre attraversa il mondo lo semina di fiori.
Dategli una scodella con un poco del poco.
La notte è così lunga! Fategli un posto al fuoco.

Renzo Pezzani



A San Benedetto
su l’alba rosata fu vista
una rondinella vispa
cadere a tese ali sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia,
posata sulla grondaia
accanto al pendulo nido
mise un piccolo grido.
Ed ecco
il povero albero secco
irrigidito
che tanto avea dormito
si svegliò tra tesori
di ciocche di fiori.

A. S. Novaro


GIOIA DELLA RISURREZIONE
Gabriele D'Annunzio

Suono di campane;
voce che trasuda sul mondo,
canto che piove dal cielo sulla terra,
nella città sorda ed irrequieta
e nel silenzio dei colli.
Suono che viene a te,
a offrirti la gioia di ogni primavera,
a chiamarti alla rinascita,
a dirti che la terra rifiorisce,
se il tuo cuore si apre come un bocciolo
che ripete un gesto di amore e di speranza,
in questa chiara alba di resurrezione.



Dal momento che ci siamo ormai avvicinati, colgo l'occasione per augurare a tutti lettori
Buona Pasqua,
che sia quella Rinascita e Resurrezione potenti,
per noi
e per il mondo alla rovescia in cui gravitiamo.

Josh

mercoledì 20 marzo 2013

Profumi e fragranze




Ai profumi come è noto è stato dedicato il film di Dino Risi "Profumo di donna", interpretato da Vittorio Gassman, tratto dal romanzo di Arpino "Il buio e il miele", storia di un cieco che riconosce le donne a distanza, dal profumo che portano. Poi ne rifecero una versione meno bella, ma più famosa nel mondo con l'interpretazione istrionica di Al Pacino, "Scent of a woman", il quale nella scena finale ricorda un profumo classico al bergamotto e benzoino, il Fleurs de Rocaille (fiori di pietraia o se si preferisce di giardini rocciosi). E' una fragranza  classico 

fresca, selvatica, asprigna, ma anche femminile. In seguito la Caron Parfums fece un altra fragranza davvero irresistibile, "Muguet di Bonheur" semplicemente nota come Il Mughetto.  Oggi queste fragranze popolano la fantasia dei forum femminili, unitamente al più moderno Narcisse Noir sempre della Caron.
Furono  i primi due profumi che portai dall'età di 16 anni fino oltre i venti. Poi venne una moda più sportiva e veloce e allora era d'obbligo il Calèche d'Hermès. Me lo regalorono per il compleanno, anche se regalare del profumo ad una donna è sempre un rischio, trattandosi di qualcosa ...di personale. Ogni grande couturier, dai tempi più remoti, firma il suo profumo, un prodotto specifico della Maison. E' il caso del fortunato Chanel N. 5, sfruttatissimo dalla pubblicità, con attrici meravigliose quali testimonial:  Carole Bouquet, la modella Inès de La Fressange, la stessa Deneuve. Profumo  leggendario  in quanto venne nominato in una celebre battuta di Marilyn Monroe allorché dichiarò di dormire vestita di sole poche gocce di questo profumo. La Chanel firmò altri numeri fortunati come il 19 e il 22. Poi le versioni più recenti di Allure e di Coco.  




Per rimanere nei classici, mi piacque molto anche l'Arpège di Lanvin e il Joy di  Jean Patou ( composto di rose e gelsomini), profumo fortunatissimo nato nientemeno che durante la crisi del 1929 per tirare su di morale le donne,  e ancor oggi in produzione.  Il Joy, costa carissimo (tra i più cari), ma anche in periodi di crisi, si vende bene. Provai per qualche tempo anche L'air du Temps di Nina Ricci, con la boccetta in elegante vetro disegnato nientemeno che da Marc Lalique,   con il tappo con   su incise due colombe intrecciate insieme su una nuvola. Per non dire di Guerlain con la sua sontuosa boccetta al cristallo con puntali al posto di normali tappi. Chants d'aromes, Shalimar, un profumo che evoca atmosfere da Mille e una Notte nominato da Sigourney Weaver in "Una donna in carriera", Mitsouko, profumo orientaleggiante, eppoi l'altro celebre Jicky. Chi è entrato nella grande boutique di Guerlain a Faubourg St Honoré di Parigi, non può che essere attratto da vapori e sensazioni olfattive  davvero esaltanti e inebrianti.




Ma che cos'è e a cosa serve un profumo? Per inciso, volendo si può fare anche in casa o in uno scantinato visto che è una miscela di alcol, di oli essenziali, di fragranze, di erbe aromatiche, di fuori macerati o anche di scorze di agrumi e zagare. Qui, la sua storia, nel corso dei secoli, dagli Egizi in poi. E' certamente un importante prodotto di bellezza femminile, un accessorio che ne esalta tutto il fascino e l'attrattività,  cui nessuna donna sa resistere fin dall'antichità. O quasi, visto che oggi, purtroppo,  il buon gusto, la femminilità e l'esaltazione del fascino sono merci rare. Inoltre occorre distinguere l'acqua di Colonia leggera e fresca, con l'eau de toilette (più intensa) e l'essenza o parfum ( molto più persistente, infatti ne bastano poche gocce). Esiste, più di recente, anche una differenza fra eau de parfum e eau de toilette. 
Ovviamente la grande industria profumiera va avanti e vi sono importanti aziende, famose solo per aver prodotto e lanciato grandi profumi come Rochas  col suo importante e un po' fatale Femme, e la sua versione più giovanile Mademoiselle Rochas. Ma la tendenza di mercato è che ogni stilista che si rispetti, firmi anche la sua fragranza, per poter disporre di una linea completa. 
In questo, anche gli stilisti italiani non rinunciano a lanciare loro profumi (Laura Biagiotti, Valentino, Dolce e Gabbana ecc. ). E non dimentichiamo un antico classico come La violetta di Parma dal 1870 del cav. Ludovico Borsari, che ha un'interessante storia (cliccare il link). L'eco dell'acqua di Parma ha creato anche dei concorrenti della Borsari,  e si produce  pertanto un delicato e cipriato profumo come l' Eau de Iris, nelle sue varianti di Iris noble e Iris sublime, delle vere novità.  


Ma onestamente, è inutile competere con la Francia che  è la madre di tutti i profumi più fascinosi mai prodotti nella storia delle fragranze, capace di difendere e custodire gelosamente i suoi marchi e le sue ricette.  
Curiosamente nella mia città, ho trovato una profumeria che vende antiche fragranze pressoché introvabili  in commercio e ho potuto ritrovare il mio mai dimenticato Fleurs de Rocaille. E' stato un  vero piacere ritrovare un profumo che tanto mi fece sognare quand'ero sedicenne. Forse il profumo che ritengo più adatto alla mia personalità. Però ci ho messo molto tempo a capirlo. Posso tradirlo di tanto in tanto col Muguet. 
Qualcuno si chiederà: ma...e la crisi? Beh pazienza, vorrà dire che morirò profumata. I profumi sono spicchi sottili del nostro tempo ritrovato, ci evocano giorni felici, attimi di intensa gioia di vivere.. Inoltre  le memorie olfattive sono anche più persistenti di quelle visive e uditive.

Hesperia


mercoledì 13 marzo 2013

Trovajoli


Armando Trovajoli, scomparso in questi giorni, nacque a Roma il 2 settembre del 1917.
E' stato un notevole compositore, dalle qualità peculiari, musicista a tutto tondo ma prima di tutto pianista, Accademico di S. Cecilia, in grado di suonare e interpretare dal jazz, a Gershwin, a Bach, ai brani più spensierati e leggeri con incredibile eclettismo.
Uno di quei grandi vecchi che hanno segnato un pezzo di storia (più ampia di quel che si pensi, e a tutti i livelli) e che l'Italia rimpiangerà.
Altri grandi compositori di colonne sonore cinematografiche (che sono a loro volta musicisti completi) abbiamo ancora e abbiamo avuto, da Riz Ortolani a Ennio Morricone a molti altri, tutti sarebbero da approfondire per le pagine memorabili che ci hanno lasciato.

La colonna sonora per il cinema ha finito per rappresentare un genere a parte (che ha nutrite schiere di appassionati, tra cui chi scrive, e già se n'era accennato qui):
per un verso, è divenuta una forma di continuazione semplificata della classica-colta,  che dopo le stravaganze della Scuola di Darmstadt s'è allontanata dal sentire dei più; o ancora un possibile connubio tra musica colta e popolare, fino a spingersi anche verso il pop comunemente inteso; diversamente si assiste anche a inedite fusioni di partiture semiclassiche con jazz e rock.

Il post non si propone di riassumere la carriera di Trovajoli che vanta oltre 300 titoli, per mancanza di spazio, ma solo di ricordarne qualche aspetto.
«Ha lavorato fino all'ultimo giorno - racconta la vedova - alla sua ultima commedia, la trasposizione per il teatro della Tosca di Gigi Magni, è ancora sul suo pianoforte».

Per una biografia dettagliata rimando al suo sito.

Nella sua carriera Trovajoli ha suonato con i più rinomati jazzisti del mondo:
Duke Ellington, Louis Armstrong, Miles Davis, Chet Baker, Stephan Grappelli, Django Reinhardt e molti altri.
Poi, accanto al jazz, si è dedicato al cinema firmando, tra le altre, le colonne sonore per Riso amaro, Un giorno in pretura, La ciociara, C'eravamo tanto amati, Profumo di donna,
ma anche Anna, Boccaccio 70, Camping, Casanova 70, (le troviamo al completo nel suo sito)  e alla commedia musicale grazie alla lunga collaborazione con Garinei e Giovannini.

Tra le sue canzoni leggere più celebri anche "Aggiungi un posto a tavola" e "Roma nun fa' la stupida stasera".


("The Brothers", tema dal film "Due Fratelli" -1988- di Lattuada, all'Auditorium Parco Della Musica di Roma, con l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, condotta da Franco Petracchi; qui si nota la classicità del pezzo)

Da questo rapido excursus salta agli occhi in primo luogo la sua malleabilità, la dote particolare del saper trascorrere da un genere all'altro, dal sublime d'en haut al sublime d'en bas, dal creare una musica di scena improvvisata, fino a condurci ad un sorriso di una scena di vita quotidiana, ma anche farci riflettere con mood introspettivi, fatti di emozioni distillate, che non ci aspetteremmo affatto scorrendo solo la sua produzione più popolare, per cui era più noto presso la massa.
Artista è anche e soprattutto colui che sa trarre un universo dalle piccole cose, e dargli vita.


(dallo sceneggiato Rai dedicato a Ligabue, 1977 -si tratta del pittore Ligabue, naturalmente-; 
qui si nota una commistione con certo jazz-rock progressive, per esempio, dei Perigeo, quanto un'influenza notevole dai Goblin)

Josh

mercoledì 6 marzo 2013

Quasi di primavera

 

E' stato un febbraio gelido e atroce. Un mese corto eppure interminabile. Fa pensare ad una concezione soggettiva del tempo che poco ha a che vedere col calendario, i mesi, i giorni.  Ma poi anche l'inverno passa, le nevi si sciolgono. Solitamente vengo colpita dalle prime zolle d'erba che fanno capolino : fili d'erba semplici, quasi senza nome come la Borsa del Pastore, fiorellini selvatici altrettanto modesti come le primule, i bucaneve,  le borragini blu o gli occhi della Madonna. I poeti sono stati i miei primi maestri di  botanica. Magari non conoscevo ancora le pianticelle a cui si riferivano, ma i loro nomi, sì, mi erano familiari. Così incontrai ben presto i "rosolacci" di Corrado Govoni, la "digitale" del Pascoli, i "vilucchi" di Angiolo Silvio Novaro, le "gaggìe" del Bertolucci, "le brocche del biancospino" ancora del Pascoli, la "veccia" violetta tra l'erba dei prati, ancora del Govoni, le tamerici del D'Annunzio ecc. Mi piacciono anche gli "asfodeli" nominati da  poeti quali il Corazzini e il Cardarelli. Antonia Pozzi e Camillo Sbarbaro sono poi delle vere e proprie enciclopedie di scienze naturali al completo, nel loro poetare.  Ma soprattutto mi sento sulla lunghezza d'onda di  Montale  quando dice:  " Ascolta, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi, ligustri o acanti.".
Perché  anch'io come lui amo intravedere  più semplicemente da una porticina dischiusa dei poderi liguri, il "giallo dei limoni", quasi dei piccoli soli che scaldano il cuore  anche in inverno fino ai primi tepori. Ed è con un albero di limone in un patio sivigliano che si specchia coi suoi frutti d'oro nell'acqua di un fontanile in una calma serata  "quasi  di primavera", che ho voluto concludere il mio post. Non ho messo la poesia montaliana perché ho già avuto modo di scriverla qui. Ho scelto invece un suo collega spagnolo, Antonio Machado in El Limonero languido suspende.




 


E' venuto il tempo
che il ranuncolo limpido
rischiara l'erba folta e amara

Attilio Bertolucci




Ai bordi della strada    
Fiorisce la borragine,    
Che forma una compagine
Di fiori grigioblu.
Sfavilla da laggiù
Il rosso dei papaveri:
Il giallo della senape
Sembra dargli manforte.
Ma scorgo anche gli steli,
Tra le foglie un po’ smorte,
Dei bianchicci asfodeli,
I fiori della morte.
Luciano Balducci
Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialle;
e poi rose, a fasci e a mucchi......
Angiolo Silvio Novaro
 









 
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,   
anzi d'antico: io vivo altrove,
e sento che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
Giovanni Pascoli (da L'Aquilone)
 

                                                     
                                                         Languido il limone tiene sospeso
un incolore ramo polveroso
sull'incanto della fonte limpida,
e lì in fondo sognano
i frutti d'oro...
E' una sera chiara,
quasi di primavera,
mite sera di marzo,
che nasce al soffio prossimo d'aprile;
me ne sto solo nel patio in silenzio
cercando quella illusione candida
ed antica: un' ombra sul muro bianco,
un ricordo, nella sponda di pietra
della fonte addormentata, o, nell'aria,
un vagare di tunica leggera.
Nel clima della sera si distende
quell'aroma di assenza,
che dice all'anima luminosa: mai,
che dice al cuore: spera.
Quell'aroma che evoca i fantasmi
delle fragranze vergini e svanite.
Sì, ti ricordo, sera allegra e chiara,
quasi di primavera,
sera senza fiori, quando mi offrivi
il profumo intenso della menta,
e del buon basilico,
che mia madre aveva nei suoi vasi.
Tu mi vedesti immergere le pure
mani nella serena
acqua, per cogliere i frutti incantati
che oggi sognano in fondo alla fonte...
Sì, ti conosco sera allegra e chiara,
quasi di primavera.
Antonio Machado
                                                    
da El Limonero lànguido suspende




E, dato che stiamo entrando nella stagione propizia per diete e cure,  per saperne di più su erbe, bacche, fiori selvatici, frutti  e le loro proprietà officinali e curative, leggere qui:

http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/9726-erbe-selvatiche-piante-commestibili-inverno