giovedì 24 aprile 2014

L'ossessione economica e la fine della cultura

Gian Lorenzo Bernini
Confesso che sta diventando per me una sorta di tortura psicologica notare come sui media, sulla blogosfera, sul web, impazzano dottrine economiche, teorie monetariste, ideologi dell'economia. Non sono pochi i blog e i siti che hanno come tema la finanza e le sue storture. O sono ispirati a varie scuole di pensiero economica (Von Mises, von Hayek, Keynes, Neokeynesiani americani ed europei ecc.). Da quando c'è stato il tramonto e successivamente il crollo delle ideologie (che sono forme di religione secolarizzata) lungi dall'esserci liberati dai dogmi, assistiamo sbigottiti al dogma  di 

Caravaggio
"L'economie d'abord" ovvero il Primato dell'Economia.  E non ci metto solo i pro euro, e cioè coloro i quali vogliono farci digerire questa bevanda letale con tutto quello che ne consegue (restrizione delle libertà democratiche, debito divenuto inesigibile, manovre economiche che si susseguono l'un l'altra basate su espropri, su tassazioni gonfiate a dismisura, su angherie e controlli burocratici d'ogni tipo). Ma anche gli anti-euro.  Insomma a quelli che sbandierano il loro "morire per l'Euro", fanno da contraltare quelli del "morire contro l'Euro". Essere contro la moneta unica, battuta senza stato dovrebbe unire. Ed  invece si scopre con stupore che... il mio no euro è migliore del tuo. Ci sono almeno due o tre scuole di pensiero che vorrebbero uscire dall'euro, ma che si sbugiardano l'un l'altra e non trovano uno straccio di unità  né di coesione tra di loro. In ogni caso si tratta di quegli ottimisti che pensano che una volta usciti dall'euro, le ondate di immigrati che inondano il nostro paese in questi giorni, se ne andranno a casa miracolosamente e spontaneamente.  Questo, solo per fare un esempio.
Mi viene in mente a tale scopo un titolo emblematico del libro di Gioacchino Volpe dal titolo"Il non primato dell'Economia", recensito da Piero Vassallo per Riscossa Cristiana
 
L’incontrollato desiderio di ricchezza e di beni futili ha generato e potenziato gli invincibile motori della crisi: il vampirismo e l’avventurismo dei banchieri, la stupida e scandalosa avidità dei politicanti, l’asservimento dell’industria alla logica dello scialo consumistico, il culto dell’oggetto di prestigio e dello status symbol, il disprezzo salottiero della temperanza e della parsimonia e la parodia della solidarietà messa in scena dal palazzo.

E ancora Massimo Introvigne in questo articolo sul falso primato dell'Economia, in questo importante passaggio: 

Ma il primato dell’economia garantisce il migliore dei mondi possibili? Kant lo pensava. Oggi sappiamo che non è così. Forse la crisi economica che stiamo vivendo – per molti, ormai, la più grave nella storia dell’Occidente – è la campana che suona per mettere in dubbio il primato dell’economia, che è il motore di quella che Benedetto XVI chiama nella Caritas in veritate «tecnocrazia». Ci affanniamo a cercare soluzioni economiche della crisi economica, e certamente questo è in una certa misura necessario. Ma ultimamente la voce di Benedetto XVI sembra l’unica ragionevole, quando afferma che non usciremo dalla crisi se non rimetteremo in discussione il primato dell’economia. Se non torneremo ad affermare che spetta all’etica – secondo la ragione e secondo la fede, in dialogo fra loro – indicare i fini della società. E spetta alla politica, quella vera, indicare i mezzi per realizzare tali fini.  La politica funziona se accetta di avere un limite nell’etica.

L’economia funziona
se accetta di essere guidata dall’etica e dalla politica. Non funziona se pretende di sostituirle, o se si crede onnipotente. Non si tratta di tornare al Medioevo, ma di tornare ai principi di una civiltà naturale e cristiana che sono veri a prescindere da come e quanto le epoche storiche li abbiano affermati o negati. La strada è lunga. Ma non ce ne sono altre.
 

Frattanto, io penso che non possiamo rassegnarci a essere considerati dei bancomat ambulanti, un codice barre, un PIN, un marchio della Bestia sul Braccio o un unico numero multifunzionale per poter accedere a tutti i cosiddetti "servizi", come ha promesso l'attuale primo ministro non eletto di un governo messo in piedi dai banchieri stessi, in nome della "semplificazione burocratica". Così oltre alla moneta Unica, al  pensiero Unico, al mondo Unico,  a breve avremo anche un Numero Unico per essere più  facilmente tracciati e identificati di quanto non siamo già, nel nome dell'Uguaglianza Universale. Mentre ogni nostro gesto, ogni nostra azione sarà quantificabile e monetizzabile, e i nostri gusti, i nostri orientamenti, azioni e acquisti saranno tracciati da un codice barre (già lo sono, ma solo ancora in parte). Inoltre l'alta tecnologia sarà la fedele alleata dell'economicismo imperante.
La prossima grande ribellione non potrà pertanto essere solo politica ma anche morale. Non solo la polis ma anche l'ethos, in vista di una Nuova Estetica per il nostro Paese.  Quando avevamo moneta sovrana, per paradosso non ci occupavamo di economia: ci limitavamo ad essere un paese di santi, di poeti, di navigatori e di artisti stampati sui nostri soldi (vedere vecchie banconote della Lira).

Raffaello Sanzio
Ora  invece siamo diventati improvvisamente un paese di aridi economisti e di avidi finanzieri senza più cultura, senza più vera Bellezza, senza più arte, né letteratura né linguaggio, senza più  tradizioni né anima.  Un po' come l'euro che è moneta iconoclasta (solo ponti, viadotti, stelline e carte geografiche che emergono in filigrana).  Tanti piccoli Shylock  senza volto crescono ed esigono nuove libbre di carne e sangue dal nostro cuore. Non ci resta che gettarli giù, dal ponte di Rialto come ai tempi della vecchia repubblica Serenissima.

Usurai d'Italia
 
"Circonderemo il nostro governo con un vero esercito di economisti"


 
Hesperia

lunedì 7 aprile 2014

I batacchi degli antichi portoni


 
Alzi la mano chi da bambino non si è mai divertito a picchiare i batacchi dei portoni: un tocco per il primo piano; due tocchi per il secondo secondo: tre terzo. Abitavo anch'io quando ero piccola in un antico portone con batacchi fatti da grossi anelli che chiamavo "i salvagenti di ferro".
Perfino Collodi in "Le avventure di Pinocchio" racconta che il burattino cercò di tornare dalla Fata dai Capelli Turchini, dopo aver combinato monellerie di tutti i colori. Batté e ribatté al portone  della sua casa con una pesante biscia di ferro. Ma la fatina non apri, la biscia gli rimase in mano e poi se ne sgusciò via. Poesia, fiaba e fantasie infantili intorno ai cari vecchi batacchi, ad alcuni dei quali ci si avvicinava con un po' di timore  reverenziale, poiché avevano teste mostruose in funzione apotropaica.
 Personalmente ero incuriosita da quelli che avevano una mano con la palla di ferro, ma prendere in mano questa "mano mozzata" con palla mi metteva un po' di soggezione. I cellulari non esistevano ancora e al telefono si stava poco (e non tutti lo avevano), ma gli amici li si poteva facilmente reperire picchiando al batacchio per poi correre a giocare insieme. La vita sembrava più semplice e ingenua.
Ce ne sono ancora di tutti i tipi: leoni con l'anello in bocca, meduse o facce da polena. La Biscia o altre serpi come quella citata dal Collodi, anelli pesanti in lucido ottone o altra lega, la citata mano che stringe una palla di ferro tra le dita. Oggi non è pratico limitarsi ai batacchi ed esistono campanelli e citofoni, ma vale la pena di ricordare che i batacchi hanno attraversato i secoli  e che
conferiscono a un portone il suo tocco (o meglio  il suo ciocco) di classe, di sapore di antico.
 
 
L'ultima frontiera dell'attuale  crisi  che tutto depreda e di tutto fa razzia,  è il loro furto.  Non bastano gli ori  trafugati alle famiglie nelle case, il rame delle grondaie, lo zinco dei tombini.... Ora si attaccano anche all'ottone di targhe, al ferro battuto dei batacchi e dei pomelli.
Leggete qui, roba da non crederci: http://www.greenreport.it/news/comunicazione/crisi-dintorni-non-solo-furti-dande-dellottone-rubano-maniglie-targhe-professionali-pomelli-e-citofoni/

Eh sì che abbiamo attraversato secoli detti anche più bui di quello attuale. "Furti di poco conto", li definiscono; sì, ma pur sempre "sottrazioni illecite" che denotano un animo vile e accattone.

 
 
Dove si trovano oggi gli antichi batacchi? Presso fonderie di metalli, piccole botteghe artigiane di ferro battuto e naturalmente nei mercatini di antiquariato. Ovviamente vengono venduti anche  su ebay. Già, ma che cos'è che non può vendersi su ebay? Qui su questo post una rassegna di quelli più significativi.
 
 
 
 
Qui un articolo sul tema dal titolo "Un colpo, due colpi, un sussulto".
 
Hesperia