domenica 25 maggio 2014

Due libri contro il marasma "di genere"

 
Vorrei parlare di due importanti libri che toccano un tema cruciale: le politiche di genere, dette "gender" LGTB e come si tenda a creare confusione tra i sessi con provocazioni  sensazionaliste apparentemente (ma solo apparentemente) gratuite. Ma come più volte osservato, queste tematiche non sono fini a se stesse, ma obbediscono a motivazioni ben più profonde collegate a temi più pregnanti di significato, a cui più volte abbiamo accennato anche in questo blog e in quello generalista. Pertanto lascio parlare direttamente i due testi in oggetto. Il primo si intitola UNISEX di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta - Arianna editrice. Il secondo è "La donna a una dimensione" che tratta della falsa  emancipazione scaturita dal femminismo ideologico - Autrice : Alessandra Nucci - edizione Marietti.
Qui in anteprima un capitolo, dal libro Unisex che tratta della manipolazione fisiologica e psichica di uomini e donne. Uomini che si sentono donne, donne che si sentono uomini...Nulla è come appare ma come ci si sente. Il dogma dei behaviouristi o comportamentisti "donna e uomo non si nasce, ma si diventa" è dunque diventato un'inquietante  realtà .
 
Secondo l’ideologia di genere, tra il maschio e la femmina vi sarebbe un numero indefinito di altri “generi” o “orientamenti sessuali”, che comprenderebbe, tra l’altro, l’omosessualità maschile, il lesbismo, la bisessualità ecc.; generi, che sarebbero “naturali” quanto l’eterosessualità.
I sessi, infatti, non sarebbero un’evidenza presente fin dalla nascita – come si è creduto per millenni – ma solo “un modo” con cui la persona percepirebbe se stessa in seguito a condizionamenti genetici o culturali, oppure, secondo altre versioni, per “scelta” compiuta durante il corso della vita. In questo senso, la visione della sessualità diventa “fluida”.
Questa ideologia viene oggi promossa in tutto l’Occidente mediante una gigantesca operazione culturale, che pervade letteralmente “l’aria stessa che respiriamo”: essa ha luogo attraverso la diffusione incessante di modelli culturali, mediatici, artistici, in cui viene riproposta senza requie l’immagine di un essere umano “ibrido” – né uomo, né donna – il concetto stesso di “differenza naturale” tra i sessi viene minimizzato o persino ridicolizzato e il solo presupporre l’esistenza di “sessi differenti” inizia a essere visto come un atteggiamento “discriminatorio”.
Il “braccio militante” di questo processo culturale è rappresentato, in concreto, dalla galassia dei movimenti gay e omosessualisti: questi gruppi un tempo erano assolutamente minoritari, ma negli ultimi anni, potendo contare su un vero e proprio torrente di finanziamenti pubblici e privati e sul sostegno di istituzioni e lobby di altissimo livello, hanno invaso i media e le piazze di tutto il mondo occidentale, imponendo all’opinione pubblica le proprie “istanze”, come quella di potere celebrare “matrimoni” o adottare bambini.
Tali istanze, tuttavia – è bene ribadirlo – rimarrebbero “lettera morta” senza l’appoggio sempre più plateale delle istituzioni del mondo occidentale, per le quali l’agenda politica dell’ideologia di genere sembra essere divenuta una priorità assoluta, da proporre o imporre mediante leggi d’ogni tipo, riprogrammazione dei corsi scolastici, sanzioni amministrative e penali e persino attraverso una rielaborazione del linguaggio comune, che, almeno in pubblico, si vuole fare rientrare nei canoni di un “politicamente corretto”, che bolla come discriminatorie e “sessiste” persino espressioni arcaiche e immemorabili, patrimonio comune di tutta l’umanità (tra queste, come vedremo, vi sono persino le espressioni “donna incinta” e “mamma e papà”).
Tutto questo, perché l’ideologia di genere – al pari del suo “braccio militante”, rappresentato dai movimenti gay – al giorno d’oggi sembra essere piuttosto uno “strumento”, una sorta di vero e proprio “cavallo di Troia”, che alcuni Poteri Forti sembrano decisi a utilizzare per dei “fini”, i quali vanno ben al di là delle “rivendicazioni omosessualiste” e mirano, con tutta evidenza, a manipolare la natura stessa dell’uomo, allo scopo di generare un “uomo nuovo”, compatibile con il progetto ormai sempre più avanzato di un Nuovo Ordine Mondiale.
 
Le grandi oligarchie economiche a sostegno dell’ideologia "gender"

Uno dei segnali evidenti dell’appoggio dei Poteri Forti occidentali all’ideologia di genere e ai movimenti omosessualisti, viene dal sostegno economico “a fondo perduto”, che una gran parte delle grandi oligarchie economiche effonde a beneficio di tali cause.
Di recente, ha fatto scalpore, negli Stati Uniti, l’atteggiamento di alcune grandi fondazioni bancarie come Goldman Sachs e JP Morgan – istituzioni solitamente molto attente a non schierarsi in pubblico su qualsivoglia questione – che hanno pubblicamente “brindato” alla recente decisione della Corte Suprema USA favorevole alla legalizzazione dei matrimoni gay:
«Nel giorno in cui la Corte Suprema ha definito incostituzionale il Defense of Marriage Act – che definisce matrimonio solo quello tra un uomo e una donna – riconoscendo ai coniugi gay gli stessi benefici federali di cui hanno goduto solo mogli e mariti nel senso tradizionale del termine, il numero uno di Jp Morgan ha lodato la decisione odierna.
“È una cosa buona per la nostra società e per i clienti, ma soprattutto è la cosa giusta da fare”, ha dichiarato in una nota Jamie Dimon. “I diritti di tutte le persone sono importanti e devono essere protetti”, ha aggiunto.
Goldman Sachs gli ha fatto eco: “L’uguaglianza nel matrimonio riduce gli oneri e le sfide a carico dei dipendenti e porterà alla costituzione di attività imprenditoriali di successo e a un’economia americana forte”»
Ritenendo improbabile che i maggiori hedge funds del mondo si schierino platealmente a fianco della “causa gay” per ragioni puramente “filantropiche” – specie in un’epoca di devastante crisi economica in cui, con tutta evidenza, le priorità “umanitarie” sembrerebbero essere ben altre – c’è chi ha ipotizzato una motivazione meramente finanziaria per questo atteggiamento: le oligarchie economiche, in sostanza, riterrebbero che i “matrimoni gay” potrebbero smuovere positivamente la stagnante economia occidentale, generando un giro d’affari considerevole.
Pur senza escluderla del tutto, l’ipotesi economicistica non sembra tuttavia rendere ragione di un tale e inedito sostegno pubblico, se solo si pensa a come il “matrimonio gay” sia una questione ritenuta marginale anche dalla maggior parte degli omosessuali.
In effetti, come denunciano i critici, anche ipotizzando che le stime siano state sbagliate per difetto e che la percentuale della comunità gay favorevole e attiva nella promozione del matrimonio e delle adozioni sia ben maggiore, essa rimarrebbe comunque, stando alle statistiche, nettamente inferiore a quella che i media intendono invece diffondere.
Nonostante ciò, il sostegno delle oligarchie finanziarie ed economiche alla “causa gay” sembra essere una costante da anni, a dispetto di ogni apparente convenienza economica.
Nei soli Stati Uniti (dati del 2008), le organizzazioni omosessualiste possono vantare i loro principali paladini nella persona del miliardario mondialista George Soros – lo stesso che ha finanziato le “primavere arabe” e le rivoluzioni filoccidentali e antirusse in alcuni Paesi dell’Est – attraverso l’Open Society Institute (150 mila dollari annui), la MacArthur Foundation (600 mila dollari) e la fondazione della casa automobilistica Ford (1.200.000 dollari).
Meritano un cenno anche le somme fornite dalla Goldman Fund di San Francisco (nel 2000 ha devoluto ben 2 milioni di dollari alle organizzazioni gay) e dalla Rockefeller Foundation (con circa 60.000 dollari annui), oltre agli innumerevoli altri “torrenti” di decine di migliaia di dollari, che giungono con regolarità da gruppi come Kodak, Hewlett-Packard, American Airlines, Apple, AT&T, BP, Chevron, Citigroup, Credit Suisse First Boston, Daimler Chrysler, Dell, Deutsche Bank, Ernst & Young, Estee Lauder, Intel, Ibm, J.P. Morgan Chase & Co, Johnson & Johnson, Levi Strauss & Co, Merril Lynch, MetLife, Microsoft, Nike, Pepsi, Toyota, Ubs, Xerox e, soprattutto, Motorola e la Fondazione Playboy (che da decenni finanzia le organizzazioni gay).
Sempre George Soros, insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos di Amazon o Bill Gates, ha recentemente donato milioni di dollari ai comitati pro matrimoni gay negli Stati Uniti, arrivando persino a “ungere” di dollari molti deputati del Partito Repubblicano – il cui elettorato è al 90% contrario ai matrimoni gay – pur di ottenerne il consenso.
Un tale sostegno finanziario a fondo perduto, pertanto, non può non suscitare la domanda su quali siano le vere ragioni di tutta questa mobilitazione, che avviene peraltro in contemporanea con una sovraesposizione senza precedenti dei maggiori leader politici e delle più rappresentative istituzioni dell’Occidente.
La Drag Queen Conchita Wurst



 
Il libro di Alessandra Nucci è altrettanto importante perché sulla liberazione "mondiale" e
mondialista della donna, si gioca l 'importante  tema del controllo delle nascite. Ma soprattutto si tende a creare un Comitato internazionalista di tutela dei popoli con finalità oppressive.

Il femminismo in Occidente, che sembrava sopito per mancanza di buone cause, al volgere del Millennio è tornato alla ribalta, con maggiore antagonismo, ponendosi al servizio di una cultura omologante fatta di tenui appartenenze e “generi” interscambiabili. Per questa cultura, egemone in ambito internazionalista, la volontà femminile non è da conoscere e da favorire, ma da influenzare e incanalare verso scopi che non sempre corrispondono all’interesse della donna e spesso le sono perfino contro. Questo libro traccia la genesi e la funzione di questo nuovo femminismo, elaborato a tavolino da un’élite intellettuale e diffuso nel mondo da istituzioni e associazioni tese a promuovere una società pianificabile, fatta di una moltitudine atomizzata di persone poco interessate ad appartenersi l’un l’altra e dunque poco interessate a riprodursi. Perché le donne non si facciano strumentalizzare, ma prendano in piena libertà le decisioni delle proprie vite, occorre portare alla luce gli scopi e i meccanismi di persuasione messi in campo da quella che è diventata oggi una filiera educativa mondiale, sempre più potente, ramificata e coesa.
 
Intervista con l'autrice, di Roberto Persico:
 
Vent'anni fa è ritornata alla fede, «perché è la cosa più razionale», dopo venti in cui aveva battuto tutt'altri lidi. Da allora, dice, «sono diventata più razionale, e ho visto come le cose in cui credevo prima erano in realtà dei condizionamenti». Così Alessandra Nucci, un tempo femminista ribelle, oggi nonna fiera di esserlo, ha intrapreso quella che definisce «una rivisitazione senza perdere lo spirito libertario» delle posizioni di un tempo.
 
Dunque è ancora femminista?
Lo sono se femminismo vuol dire difesa della donna, se guarda alla verità e non all'ideologia. Ma il femminismo è pesantemente ideologico: si presenta come un orizzonte indiscutibile, ci rifila un sacco di imposizioni surrettizie, e soprattutto ha fatto sparire ogni alternativa. Le ragazze oggi non riescono neppure a immaginare che possa esistere un modello di donna diverso da quello imposto dalla mentalità dominante.

Non è un po' esagerato?
No. E non si tratta neppure della spontanea diffusione di una mentalità, ma di un progetto preciso, che ha al proprio servizio le agenzie internazionali. Addirittura. Lei ha mai sentito parlare del Comitato di monitoraggio per l'applicazione del trattato Cedav?

No. Onestamente, neppure del trattato.
Appunto. È un trattato delle Nazioni Unite sulle pari opportunità. E il Comitato di monitoraggio svolge un'opera attivissima e pressoché ignota. Ma efficacissima: chi si oppone a un'agenzia Onu che accusi uno Stato di discriminare le donne? E così si sviluppa uno Stato-balia planetario, che dolcemente ci abbraccia per dirci come dobbiamo pensare.

E come dobbiamo pensare?

Secondo una linea che lega il femminismo non alla difesa delle donne, ma al controllo delle nascite. Tutta la cosiddetta liberazione della donna si traduce alla fine in questo: nella "liberazione" dalla maternità, ossia nel suo rifiuto, prima culturale (l'idea tenacemente promossa che la maternità sia una sorta di handicap) e poi pratico.
 
Per quale motivo?

Qui andiamo lontano. Le origini del rifiuto della maternità sono da ricercare in un certo ambientalismo che considera l'uomo non lo scopo della creazione, ma il suo nemico. Che rifiuta l'idea dell'uomo come immagine e somiglianza di Dio, dotato di ragione e libertà, per farne un semplice prodotto dell'evoluzione: è quest'ultima il vero signore della terra, al quale gli uomini si devono sottomettere. (...) (continua)

Qui un altro  importante saggio sul tema: Le teorie sul genere 5

mercoledì 14 maggio 2014

Laghi, santi e draghi





Il bello dell'Italia è che dietro casa, trovi già i luoghi di vacanza, di svago e di relax, come non avviene in nessun altro paese al mondo. Speriamo di non perderla. Maggio è il mese dei laghi (piccoli, medi e grandi), così come giugno e luglio lo è del mare, come agosto quando fa troppo caldo, lo è per la montagna. 
Mai come in aprile-maggio le località lacustri del Nord Italia si ammantano di fiori e di rare specie botaniche nelle ville e in parchi stupendi. In nessun altro luogo ho visto azalee,camelie e rododendri, roseti rari, belli e rigogliosi come sui laghi.  Poi glicini, iris, maggiociondoli. Il perché è semplice: c'è la torba e il terriccio acidofilo che favorisce la crescita e proliferazione dei fiori e piante citate. Un percorso maggiolino è il lago d'Orta con annessa l'isola di San Giulio. Orta è in provincia di Novara ed è una cittadella piccola e splendida. Intanto, perché è interamente pedonalizzata e adatta al passeggio e ad ammirare i suoi magnifici negozi. Poi per le sue luci. Molti signorili palazzi con facciate in serizzo (la pietra chiara del Lago Maggiore e dintorni) e  riflettono la luce del lago che mai come in primavera diventa blu cobalto e ultra limpido a causa dei ghiacciai che si sciolgono.
Le caratteristiche viuzze per scendere al lago
Il centro di Orta, completamente pedonalizzato, è caratterizzato da viuzze strette molto pittoresche tra le quali,  la principale corre parallela alla riva del lago e si interseca con alcune ripide vie che si allontanano dal lago portando verso il Sacro Monte d'Orta (già Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, tanto per non cambiare). Il Sacromonte d'Orta fu costruito durante la Controriforma e dispone di 20 cappelle. Su in salita, un panorama mozzafiato che fu già cornice ideale dell'idillio tra Nietzsche e Lou von Salomé. Ma torno lungolago dove numerose imbarcazioni traghettano all'Isola di San Giulio. Bello ammirare l'isolotto  stando seduti su una panchina dell'imbarcadero 





L'Isola di San Giulio  dista circa 400 metri dalla riva. L'isola è dominata dall'edificio dell'ex seminario, costruito nel 1844 sulle rovine del castello. Il seminario ospita oggi il convento di suore benedettine di clausura Monastero Mater Ecclesiae. Sull'isola si trova anche la Basilica di San Giulio, il più importante monumento romanico del novarese. Secondo la leggenda agiografica, San Giulio, nato in Grecia, navigando sul suo mantello steso sull'acqua, approda verso fine Trecento su questo isolotto infestato da serpenti e draghi (simboli di spiriti demoniaci): li sconfigge ed edifica qui la sua centesima chiesa. 



S.Giulio uccide i serpenti e i draghi
In faccia al negozio di souvenir dell'isola, s’incontrano le mura della prima delle quattordici ex case dei canonici, casa Tallone. Cesare Augusto Tallone (1895-1982): costruttore di pianoforti e accordatore personale di Arturo Benedetti Michelangeli. Una sala è sede di un festival annuale di musica classica e sacra. Accanto c’è l’entrata del ristorante San Giulio, l’unico dell’isola. Pochi passi e si apre una piazzetta con antico pozzo, dove si affaccia l’ex seminario diocesano costruito nel 1844 abbattendo le rovine del castello, abitato un tempo dal duca longobardo Mimulfo e poi dalla regina Willa. Qui vivono le cento monache dell’abbazia benedettina Mater Ecclesiae (1973) capeggiate da Anna Maria Cànopi. Vita di preghiera e  di restauro di paramenti ecclesiali. La piazzetta è dedicata a Tallone, numerosi vicoli  hanno dei  caratteristici "capitoli" al lago. Si continua il circuito acciottolato anulare sfiorando le mura dei giardini da indovinare, un tempo hortus conclusus dei canonici novaresi. Villa Lina, Barbara, Miramonti. Ancora un punto di fuga: il vicolo Sant’Elia porta a uno splendido pontile con vista Monte Rosa, innevato a vita. La darsena è decorata con aperture geometriche tipo fienili: mattoni in cotto, graffiati con nomi, iniziali, date. Segni anche sotto le volte dello splendido portico rosaceo slavato del palazzo vescovile, che chiude la passeggiata ellittica.
 
Giriamo l’angolo ed entriamo di lato nella basilica romanica del XI secolo: tanti affreschi degni di nota che spaziano dal Quattrocento al Barocco, ma il pezzo forte è l’ambone cesellato nel serpentino olivastro d’Oira. C’è persino un libro intero dedicato a questo capolavoro. Almeno un paio di dettagli: un grifone che morde la coda a un coccodrillo che in realtà rassomiglia a un drago a testa in giù, la figura presunta di San Guglielmo di Volpiano, monaco nativo dell’isola. Alle sue spalle, un felinaccio che ghigna più dello Stregatto di Alice (1865). 
Se scendete giù nella cripta, ci sono le spoglie di San Giulio e appeso al soffitto, l’anello-vertebra di un fantomatico drago, probabile coccodrillo. Agiografia, mito e culto popolare si fondono. I turisti se ne stanno pazientemente in fila per vedere il santo vestito con ricchi paramenti adagiato nell'urna.
La cripta con l'urna di San Giulio


Un personaggio dell’isola è la minuta e ciarliera signora Villa  che gestisce il negozio di souvenir da quarant'anni. La signora ha 75 anni e voga ancora la sua barca a remi per recarsi  a Orta. "Il braccio d'acqua non è tanto, ma l'età c'è e comincia  a farsi sentire" - lamenta  lei. Mi racconta  che quattro case  di S. Giulio appartengono a degli svizzeri.  All’'entrata del negozio, tra le cartoline e le guide turistiche, c’è un affresco quattrocentesco con una madonna del latte. Dentro diversi cimeli, come i remi della prima edizione assoluta degli europei di canottaggio svolta nel 1893 sul lago d’Orta. Sì, perché Orta ha anche un'importante squadra-canottieri. 
 Quasi quasi, compro anch'io una mattonella propiziatoria di ceramica da porre all'ingresso della mia casa, così come l' ho vista posta in un  antico portone dell'Isola di San Giulio con un detto in veneziano del Seicento. Ecco il testo: 




Orta San Giulio ha ispirato il racconto di Gianni Rodari dal titolo "C'era due volte il barone Lamberto ovvero I misteri dell'Isola di San Giulio" (Einaudi) e ha fornito la sua cornice per esterni in numerosi film.