sabato 18 ottobre 2008

La città, il centro, la piazza: significati simbolici e reali


La dimensione Occidentale in specie italiana delle città presuppone "che ogni spazio urbano abbia un centro in cui andare, da cui tornare, un luogo compatto da sognare [...] da cui dirigersi e allontanarsi" (scriveva Roland Barthes in "Centro-città, centro vuoto", in L'impero dei segni, trad. it. Einaudi, Torino 1984).

E aggiunge che per ragioni storiche, economiche, militari e religiose molte delle nostre città occidentali sono concentriche, nella dimensione reale e simbolica, cioè ricalcano il movimento di senso della metafisica occidentale in base alla quale
ogni centro è la sede della verità.







Così il nostro centro, sia cittadino, sia metaforico, è nella tradizione sempre "pieno" di significati; è un luogo contrassegnato, ipersegnato. Lì sono sedimentati i segni storici e fondati i valori della civiltà, tutti rappresentati : la spiritualità delle Chiese, il potere con gli uffici e i palazzi pubblici, il denaro con le banche, le merci e gli scambi con i negozi e i mercati, la parola e l'espressione ogni volta che la piazza assume la caratteristica originaria di agorà.
 













Andare in centro è in qualche modo quindi anche andare al centro delle cose, incontrare la verità di un luogo, un frammento della propria personale verità, e una verità collettiva, o almeno così era fino qualche tempo fa.
I nuovi quartieri che germogliano intorno alle industrie, periferici in mano all'edilizia da dormitorio e alla speculazione fin dagli anni '60, quasi nuove città senza anima, spesso sono privi di centro. Oppure presentano nuovi centri fittizi, senza significati: non ci sono edifici storici, non ci sono più sculture-simbolo e vincolo all'ideale, oppure c'è una strana fontana-vasca con installazione metallica che, più che astratta è una specie di trespolo, appunto un non-segno.
In pratica non ci sono simboli di identificazione. C'è un'ipermercato che ripete lo stile dei palazzi o viceversa, il che la dice lunga su ciò che sia 'centro' (anche di di valori) oggi: cioè unicamente un certo tipo di 'mercato'.
Oppure ci sono edifici o stili d'importazione, che non appartengono alla realtà storica del posto, all'insegna dell'espropriazione della memoria e della neutralizzazione simbolica dei segni.






Milano, (Quarto Oggiaro, pru Certosa, Arch. Armstrong Bell)

Come dire, le nuove pseudo-piazze non ci appartengono. E' dal 1400-1500 che la piazza monumentale, spesso la piazza grande, la piazza maggiore, diventa il luogo simbolico della città, rielaborando alcuni concetti greco-romani e adattandoli all'epoca.
Al di là di un intero sentire dell'epoca che si muoveva in questa direzione, molto è dovuto al "De re aedificatoria" di Leon Battista Alberti, del 1450, considerato ovviamente un trattato di architettura che verte anche intorno all'idea di come una civiltà si specchi in una città, in termini umanistici, con osservazione delle problematiche culturali, sociali, economiche e simboliche. Il centro, perciò la piazza, doveva essere luogo rappresentativo, di dignità, era valore di radice, e d' identificazione di ciò che quella città è, per cui era anche l'oggettivazione di un ideale, di un passato che continua a produrre realtà nel presente. Anche questo, oggi sembra un valore perduto.

("LA CITTA' IDEALE" , significativo dipinto 400centesco, conservato nel Palazzo Ducale di Urbino, sintesi del classicismo rinascimentale dell'urbanistica, un tempo attribuito a Piero della Francesca, oggi si è in dubbio se considerarlo di Leon Battista Alberti (per un disegno sottostante che presenta molte affinitàcon l'opera di LBA) il quale interpreta anche un dato reale nella vita italiana negli usi delle nostre città: esortava a costruire artisticamente nel centro storico le dimore nobiliari, le Chiese, tutti gli edifici di pubblica utilità.
Nel 1600 Tommaso Campanella pone al centro del tempio della sua Città del Sole 2 mappamondi, uno che rappresenta il cielo e l'altro la terra. Ideale e Reale sono inestricabilmente congiunti nel centro. Anche se la sua visione utopica finisce per annullare le libertà individuali.
Ma la piazza era anche luogo di apprendimento di regole civili, e del bisogno dei cittadini di scambiarsi nozioni, notizie, lavoro, incontro. La nobiltà italiana ha sempre posto la sua dimora nel centro delle città (e non in campagna come spesso nel resto d'Europa) e a questo si deve la conformazione artistica delle nostre città.
La piazza è sempre stata anche luogo di tutte le classi sociali, dove poteva avvenire un incontro, uno scambio: in tante delle nostre commedie la piazza è come il teatro della vita pubblica, fino ad essere un centro 'polisemico' e luogo di ogni virtuale, luogo di incroci del possibile.
Ciò che è difficile invece oggi è definire una città attuale; coglierne lo spirito di città odierna come luogo simbolico culturale, poichè la città moderna sembra un non-luogo.

Prima, di una città erano evidenti addirittura una maschera (la caratterizzazione della Commedia dell'Arte, il cogliere tratti salienti nella tipizzazione), una coscienza, un modo di sentire, uno stile, usi e costumi: un popolo insomma.










Gozzi, Ritratto di Carlo Goldoni tra le Maschere della Commedia dell'Arte, prima metà 1800, Bergamo, San Giovanni Bianco, Casa Parrocchiale)


La città odierna invece possiede elementi non omogenei e spesso non coordinati tra loro da un senso. Si può vedere, all'interno dell'attuale insieme di cose che formano una città, l'assenza delle coordinate che caratterizzano i luoghi familiari, propri, antropologici...Marc Augé insegna che i luoghi antropologici per essere tali dovrebbero possedere:

_caratteri comuni riconoscibili come identitari,
_caratteri comuni relazionali,
_caratteri comuni storici.

Queste 3 categorie sono tutte violate nelle città contemporanee. (cfr. Marc Augé, "Nonluoghi", Eléuthera, Milano 1993, ora Nonluoghi. (Introduzione a una antropologia della surmodernità, Eléuthera, Milano 2005).
La città odierna allora è (forse volutamente?) all'insegna della discontinuità, della rottura, dall'espropriazione dei valori di radici locali, formata da parecchi non-luoghi. L'insieme di luoghi, sottoluoghi, non-luoghi che la formano, continuano a segnalare la perdita del centro originario, sia fisica sia ideale.

In più la città attuale non è davvero più coercibile in confini: le città sono in continua espansione, grazie all'immissione di continua nuova popolazione, da città si passa a metropoli, a megalopoli.
La città della modernità è progressivamente labirintica, anche una città media è espropriata del centro perchè ormai la si considera metropoli se legata a un'intera 'area metropolitana' estesa che comprende numerosi comuni limitrofi, un'intera fascia di costruzioni quasi senza limite in cui i cartelli che dovrebbero delimitare un nuovo Comune, non corrispondono in realtà a nessuna interruzione alla continuità del paesaggio costruito.

Pare in contemporanea sempre più l'oggettivazione della città dei romanzi gialli o dei film noir, una città in cui perdersi e poter essere fagocitati non possedendo più criteri di riconoscibilità della città-madre; si trasforma nella città fredda-maligna degli horror, nella città surrealista in cui vige il criterio dell'assurdo, la città la cui periferia potrebbe essere ovunque nel mondo data la sua irriconoscibilità modulare, la città innaturale che divora i suoi figli come nella fantascienza. Aiutati in questo da un'architettura impersonale, privata di ogni aggancio al nostro passato culturale, scevra di segni, di simboli originari. (foto a colori: dal film Il deserto rosso di Antonioni)

autore: Josh

40 commenti:

Hesperia ha detto...

Guardando com'era il borgo e con quale concezione urbanistica (che come hai spiegato era anche una concezione filosofica, spirituale e metafisica) e vedere a come si è trasformata la città (senza centro e labirintica) viene proprio fatto di pensare che l'abbiano fatta apposta per accogliere queste masse migratorie dai 4 angoli del pianeta. Del resto, abbiamo ben visto Le Corbusier cosa è stato capace di creare nel fenomeno banlieues francesi, ai tempi di Mitterand. Se devo sintetizzare in una parola, direi che tutto questo è ICONOCLASTIA.
Post molto attento ed esaustivo del fenomeno di un' urbanizzazione che chiamerei "centrifuga". Oltre che mancanza di un "centro" le città così progettate, sono anche prive di "un cuore". "Il cuore della città" si dice in tutte le lingue occidentali, guarda caso.

Sympatros ha detto...

Il centro è accentratore? La società dei comuni, dei comuni e dei campanili, cerca un centro, preferisce stare attaccata in un spinta centripeta che dà sicurezza e senso di appartenenza. Il centro è la verità, rappresenta un senso e un obiettivo dell'io mutiplo, che dà forza e identità. Il centro è una koiné di valori condivisi.
Nella seconda metà del Novecento, con la civiltà del benessere e dei consumi, con il riferimento dei modelli americani importati, l'uomo europeo pensa di potere fare a meno del centro, non ne ha bisogno, pensa di essersi liberato da certe paure, pensa di poter fare a meno del focolare del centro. I valori non devono essere concentrati ma decentrati, una forza centrifuga s'impossessa dell'individuo, nella moda, nella musica, nel ballo, nessuno ama il centro, tutti aspirano ad essere decentrati, persino nella religione e nel sesso. Il mondo chiuso del centro, fatto di luoghi e valori chiusi, di viottoli che portano alle chiese e si allargano in campi e piazze, sono cose del passato. Gli spazi si devono allargare, la contiguità fisica e degli affetti si deve trasformare, in nome della libertà, del progresso, del benessere. Niente deve essere opaco, sia bandita la penombra romantica, viva gli spazi freddi, larghi e anonimi, viva il neon, viva i fari e le macchine. La grande rivoluzione copernicana è in atto, prima c'era il centro e tutto ruotava intorno ad esso, adesso ci sono più mondi, che non hanno bisogno di centri. Gli uomini del futuro saranno forti e decentrati, freddi e senza nostalgia delle piccole e grandi cose di un tempo che fu. Agli altri resterà il rimpianto!

Secondo voi c'entra qualcosa col post di Josh?

Anonimo ha detto...

Secondo me, l'uomo nella sua incommensurabile idiozia moderna e postmoderna è convinto di essere un "centro" o meglio, un policentro. L'avvio a questa idiozia l'aveva dato Le Corbusier che ha ricordato Hesperia. Più che semplici abitazioni, si tratta di veri e propri edifici-città. Su diciassette piani si costruisce più di trecento appartamenti a 'tagli' diversi (singoli, coppie, famiglie da 3, 4, 5, 6 persone), al posto dei corridoi tra gli appartamenti ben sette 'strade. Insomma è la fabbricazione del labirinto metropolitano. E lasciatemi dire che certi palazzi delle periferie-città (o città-periferie) dall'edilizia-dormitorio, ricordano proprio i loculi mortuari.

Anonimo ha detto...

Hesperia, in effetti viene da pensare che abbiano volutamente fatto tabula rasa di segni di appartenenenza nelle città, nell'architettura,
così l'arrembaggio di chiunque non avrebbe mai 'stonato' con la cultura simboleggiata nei luoghi.
Prima forse è stata come una rinuncia all'Io, nei segni,
poi a quel punto un facile installarsi di altri Io, tanto ormai non c'era più nulla a fermarli, o a segnalare un principio di appartenenza originaria.

Anonimo ha detto...

Si tratta proprio di iconoclastia. Al di là delle cose dette nel post, ho glissato un po' su 2 dettagli su cui possiamo fare mente locale in breve, e l'iconoclastia salta ancora più agli occhi: non solo la piazza/centro ha subito quella sorte lì, ma basti pensare alle statue in alcune piazzette (non se ne mettono più, come per dire che abbiamo disconosciuto sia il passato sia un riferimento ideale, non abbiamo più 'maestri' nè modelli trascendenti) e le fontane (peggio che peggio, stessa sorte).
Si si tratta di urbanizzazione centrifuga, e senza cuore.

Anonimo ha detto...

bentrovato Sympatros! :) molto interessante la tua lettura, hai descritto un aspetto del fenomeno in modo poetico: certo che c'entra quanto hai scritto, perchè cogli il fattore decentramento come sradicamento, ed è senz'altro una delle dinamiche. Solo che non so se un domani gli uomini (per citarti) "freddi e decentrati" siano una ricchezza: è come se siano 'estrapolati' da se stessi, dalla propria storia ed eredità.
E ti aggiungo una cosa: secondo studi degli urbanisti...ma anche del wwf in Italia siamo in troppi, da tanto.
Dal rapporto abitante/km2 risulta l'equilibrio sarebbe se fossimo 30 milioni. Siamo il doppio.
Anche questo ha creato e crea sradicamento (e anche problemi economici di autosufficienza), un motivo per cui i palazzi da 40 anni sono alveari-dormitorio è anche questo, oltre al negare il proprio passato storico e architettonico.

Anonimo ha detto...

Mario, dato l'estetismo che ammiri, immagino la città contemporanea non possa che prenderti male...La descrizione tua e di Hesperia su Le Corbusier e l'edilizia di lì in poi è azzeccata.
Nell'individualismo moderno infatti l'uomo singolo è proprio convinto di essere lui stesso un centro, quindi un policentro, e una miriade di policentri forma la città. L'effetto quando si cancellano i modelli, la cultura delle radici, il trascendente anche dai simboli è per forza di cose il 'loculo mortuario' che ravvisi.

Anonimo ha detto...

Abito nel centro di Milano per mia fortuna. Ma è una fortuna che non so fino a quando durerà.Perché l'hinterland di cui vedo qui la solita fontana piazzata lì da riempitivo, fa proprio schifo. E non parlo solo di Quarto Oggiaro, ma di Cinisiello Balsamo, di Segrate, di S.Donato milanese ecc. L'alveare che è come dice Mario un'aggregazioni di loculi mortuari, era già deprimente quando era abitato da noi italiani. Figurarsi cosa è diventato ora che è popolato di immigrati stranieri. Non vorrei andare fuori tema se dico che il problema dei problemi è che il degrado delle nostre periferie rischia oggi di espandersi e di abbrutire il nostro centro. Insomma è più facile che sia la bruttezza a corrompere la bellezza che il contrario.Saluti
Edoardo

Aretusa ha detto...

Post molto interessante e approfondito, Josh su un problema che non riguarda solo l'architettura ma é rapportabile all'intera società attuale.
L'appiattimento dei riferimenti storici e culturali che hanno reso le periferie 'neutrali' e quindi usufruibili da tutti, lo si può riscontrare a qualsiasi livello culturale e religioso.
Un centro presuppone una Chiesa, magari una piazza dedicata ad un avvenimento storico, ecc. il che potrebbe non essere gradito ai tanti intolleranti che invadono le nostre città.
Meglio un' architettura impersonale, con casermoni tutti uguali, dove poter stivare "la forza lavoro".
Il problema é che quelli destinati ad essere stivati in questi orrendi "alveari" non sempre accettano il loro destino dolcimente, e ne nascono rivolte (leggi banlieues). E' il frutto avvelenato della globalizzazione spinta, del 'sacro' multiculturalismo.
Purtroppo non sono tanto le periferie che si espandono e rovinano i centri storici, quanto l'essere (troppo spesso) approdo di ogni genere di sbandati migranti o meno, che insozzano e rovinano monumenti storici.
Ciao Mary

Anonimo ha detto...

Esprimo tutti i miei complimenti all'amico "Josh", capace di occuparsi nel contempo e validamente di urbanistica e temi biblici.
Quanto a me, mi permetto di aggiungere solo un breve pensiero in fatto di urbanistica. Un tempo tutto si accentrava intorno alla chiesa ed al palazzo comunale segni della maestà divina e del potere umano: due simboli ai quali l'uomo medievale si sentiva soggetto. Ora l'uomo crede di non aver più bisogno di Dio e non si fida più ciecamente del potere umano. Per cui si allontana dal centro, si disperde e cerca di allentare o di tagliare il legame con i segni che sono stati validi nel passato. Vuole vivere la sua vita, di cui ritiene di essere il dominus esclusivo. Vive ancora nella città, ma dove e come vuole lui, dato che ritiene la sua volontà la ratio del suo modo di vivere. Comportandosi così, a mio parere, ne perde in dignità perché l'uomo senza Dio è solo un soffio che gira e non sa dove va. Ne perde in umanità perché, in qualche misura, l'uomo ha ugualmente bisogno di autorità e di guida umana.
Però questi simboli ritorneranno a dire qualcosa all'uomo solo quando lui ne riscoprirà il valore. Se non ne sarà convinto lui, li sentirà sempre e solo come soprusi, come imposizioni. Insomma queste realtà torneranno ad essere potive il giorno in cui rinasceranno nella sua coscienza che è, poi, il suo cuore. Prima no.
Arrivederci. Xavier

Nessie ha detto...

Che piacere avere tra di noi l'amico Xavier. Tutti i "giusti" prima o poi si ritrovano. Belle e profonde riflessioni, anche le tue.
Volevo riprendere anche il discorso di Edoardo. Anch'io ho come l'impressione di trovare degli angoli degradati da parte di chi sappiamo, dietro alle viuzze laterali di una Chiesa e mi fa specie notare che c'è come la volontà di arrecare sfregi e vandalismi (scritte con la bomboletta spray), odore di orina ecc. , quasi che il degrado dei suburbia si espandesse nel cuore della città. Poi è vero che la bruttezza e le brutture corrompono la bellezza. In questo senso bisognerebbe che ci fosse un movimento di rinascita di architetti, animati da filosofie ben diverse dal solito intoccabile multikulti. Invece, quando sento un Fucsas o un Paolo Portoghesi , ci si accorge che ancora una volta, l'urbanistica viene veicolata da un'ideologia populista di sinistra, ma non di vera restituzione dell'anima.Del paesaggio dell'anima che abbiamo perduto.

Anonimo ha detto...

un saluto ad Edoardo, non ti preoccupare, non sei affatto fuori tema, anzi è molto realistico il fenomeno che hai descritto:)
come del resto realistica è la dinamica intravista da Aretusa: avviene, come dici, in tutti i settori, l'architettura e l'urbanistica sono solo ulteriore segnale (o sintomo?) dello stesso processo.

Benvenuto a Xavier, di cui ho scoperto il blog oggi, interessante, sensibile, pacato ma va al centro delle cose in men che non si dica. Ah beh anche tu non scherzi, dalla Juve, a Pietro Maso, a incontri cattolici-ortodossi-protestanti, a di Pietro c'è un bel variar di temi:)
La cosa più triste è che l'uomo sospinto da ben note ideologie creda di non avere più bisogno di Dio, quindi di nessun trascendente, e nemmeno di modelli...speriamo che questo cuore e questa anima vengano riscoperti da più persone, o meglio che avvenga questa rinascita di cui si sente tanto il bisogno.

Anonimo ha detto...

Hesperia, non farti sentire in giro:)) Perchè Portoghesi

http://arte.stile.it/articoli/2001/06/20/133563.php?ppid=0

dopo la tabula rasa '60 e '70, e l'edilizia dei palazzi nello stile delle ipercoop (cfr. quartiere San Donato a Bologna, zona Fiera e Via della Repubblica) dove ora c'è anche la muraglia cinese 2 e 3, oltre ai loculi mortuari (centinaia e centinaia)
un'anima è convinto di averla trovata nella nostra architettura: si chiama islam, con tocchi di feng shui, e land art.
Insomma proprio la radice d'Italia neh?
Diciamo che un'anima te la restituisce pure, ma non più la tua, negata, laicizzata, spogliata, annullata.
La tua è stata espropriata e sostituita.

Hesperia ha detto...

Non mi dire Josh! il quartiere di S.Donato (che conosco benissimo) e la Zona Fiera sono stati progettati da quel gran genio di POrtoghesi? Beh, vi ha fatto proprio un bel tiro...portoghese.
Bologna del resto, è l'unica città d'Italia che ha una via Stalingrado, che non esiste manco più in Russia :-).
Sì, sapevo che ora POrtoghesi vorrebbe occuparsi di moschee e di minareti. Che vada alla Mecca a costruirsele.

Anonimo ha detto...

Dunque Hesperia, il quart. San Donato a Bologna ha una parte storica di cui rimane poco: vecchie ville qui e là, specie lungo la via san donato che va verso Granarolo; è stato aggiunto il Pilastro tra i 60, 70 e 80 , lì confina con Quarto, Granarolo e col quart. San Vitale-Massarenti (verso il Pilastro c’è una rotonda orrenda su cui si affacciano altri palazzoni cooprossa che hanno chiamato ‘rotonda Luchino Visconti’ ..figuriamoci);
verso il centro San Donato confina con i viali, e la zona Irnerio di circonvallazione; la zona Fiera con i grattacieli bianchi è di Kenzo Tange (i grattacieli ora si stanno moltiplicando anche se la fiera è stata ridimensionata, scomparsi molti appuntamenti); la zona di Via della Repubblica, Tsalingrad, Costituzine è quella di Portoghesi: iniziata con una coop & coop in cemento e mattoni, e graniglia rosa, lo stesso modulo è stato adoperato per un palazzo missile-fallo… qui

http://www.paoloportoghesi.com/architecture/bologna_torreen.htm

da lì ne sono comparsi come funghi in zona, ne saranno adesso una 40ina, la foto è molto vecchia, e ancora non sono finiti per tutta via della repubblica, fino al palazzo dei congressi fino a tutta la zona Bolognina, ogni mese ne sorge uno, un work in progress dagli anni 90. Sugli stradoni lì sotto al momento ci sono 3 ponti-palazzo, uno in costruzine, 2 non sono più ponti perché sopra sono uffici, appartamenti, cioè sono palazzi-ponte-sottopassaggio con muraglione. Sul terzo ponte- muraglione saranno altri appartamenti e una sede unipol. C’è forse meno cemento e ferro a vista che in passato, gli esterni sono in mattoni, ma i volumi sono obbrobriosi, e per di più i palazzi tutti appiccicati si affacciano direttamente su strade intasate tutto il giorno (chi li abita non potrà mai aprire le finestre tra puzza e rumore) e non c’è verde.

Anonimo ha detto...

Probabilmente dopo i primi edifici di Portoghesi, le cooprosse hanno continuato da sole in San Donato, ma l’effetto è la ripetizione continua ad infinito del modulo iniziale fino a coprire 2 quartieri adesso. Appena passo di lì di giorno scatto un reportage e te lo faccio vedere perché ha dell’incredibile.

http://www.awn.it/AWN/download/rep210108.pdf

http://www.awn.it/AWN/download/rep050208.pdf

Il degrado non diminuisce nemmeno con queste costruzioni

http://bologna.repubblica.it/dettaglio/A-proposito-della-Porta-Nuova-di-Via-Stalingrado/1417219

comunque al momento è in programma …Porta Europa in Via Stalingrado! Un nome un programma!!

Viene voglia di tornare a vedere come fu costruita la cittadina che compare nella prima foto del post, Palmanova.

http://www.palmanova.it/

Hesperia ha detto...

Paolo Portoghesi è stato uno di quei professori sessantottini considerati dagli studenti "molto progressisti" e "dei sinceri democratici" (sic!). Infatti in quel periodo si regalavano lauree col famoso 18 politico a cura dei sedicenti "comitati di Lotta" , "comitati di facoltà" o "comitati unitari di base (CUB)) e si effettuavano "seminari di gruppo". Come vuoi che finisse? Al soldo di Edilcoop che è un potentato dell'edilizia e ora sta prendendo il treno (non per Yuma), ma per La Mecca e la Medina.

Palmanova, lo aggiungo qui, è in provincia di Udine. E nell'alto Veneto segnalo anche la città di Belluno http://www.comune.belluno.it/opencms/comune.act?dir=/opencms/opencms/CMBP/Belluno/ che viene considerata la città più vivibile d'Italia.

Anonimo ha detto...

Scusa ma non ti avevo mai letto, un ottimo post!!
Che il “centrum” abbia significati simbolici, anche al di là della polis è indubbio. Nel passato: la terra,con il suo carico antropomorfo è al “centro” dell’universo poi,caduto il modello tolemaico, il sole è al “centro” dell’universo e con la sua luce ispira forza e sicurezza. Falsa anche questa ipotesi,oggi, cerchiamo il centro del cosmo in “punto” che, in un tempo lontanissimo (14 miliardi di anni circa) ha dato origine al “tutto” col big bang. Direi che questa esigenza di avere un punto centrale sia nel DNA dell’uomo, un punto che dia sicurezza, certezza, un approdo sicuro. Nello spirito potrebbe essere Dio, nella realtà di tutti i giorni la casa e la famiglia. Dio è in ogni dove ed è solo un riferimento per l’anima, il punto centrale di un’esistenza religiosa. La casa e la famiglia, per dare questa sicurezza, devono essere collocate in posto ad hoc: quale posto migliore del centro della città? Purtroppo oggi lo spazio vitale del centro si sta riducendo, bisognerebbe difendere queste nostre tradizioni e queste nostre bellezze artistiche, ma amministratori impreparati e dediti più al guadagno personale o del proprio partito, contribuiscono al degrado. Io, per ora, sono fortunato: la mia casa è prospiciente alle mura medioevali e dalle finestre vedo la torre di Pisa.
Saluti
sarcastycon

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

ce mancava....andrea s'è deciso di venire a rompere anche qui, dopo aver subissato Mary/Orpheus, Pseudosauro, Sarcastycon, Nessie per mesi.

In realtà ho trovato divertente partire da 2 studiosi in origine di sinistra, quali Roland Barthes e Marc Augè e vedere come le prospettive portassero, loro malgrado, dritte dritte alla cultura (non solo architettonica) trascendente e e identitaria.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

p.s. andrea: better brainstorming than to be brainwashed. O si tratta di eraserhead? :)) Se vuoi aggiungere il tuo "prezioso" contributo anche all'esegesi di Raboni, o ad Amico Aspertini, accomodati. Solo che poi non ho la pazienza di Mary.


@Sarcastycon: benvenuto nel Giardino, e grazie del commento.
I tuoi blog sono ottimi, da quello 'sarcastyco' all'altro analitico ed impegnato. Di riscoprire il Sol Invictus, simbolo che campeggia nel tuo blog, ce ne sarebbe bisogno oggi.
Indubbiamente in una virtuale storia della percezione si sono avvicendati tutti i sistemi che nomini: la terra infusa di filosofia antropocentrica immaginata al centro dell'universo; cadute le idee tolemaiche, il Sole al centro con tutti i valori simbolici; fino al centro non misurabile oggi dell'origine del big bang, mossi dalla ybris attuale quasi di farsi creatori una 2nda volta;
oppure c'è la dimensione del centro-cuore, e Dio stesso.
In realtà da molti punti di vista, nel momento attuale siamo stati spossessati del centro, o almeno si tenta di farlo, in molti modi.

Anonimo ha detto...

@andrea: per dirtela proprio fino in fondo, se c'era un canzone 'leggera' in sottofondo a questo post, non era 'i ragazzi della Via Gluck' di Celentano, ma 'Death of the West' o 'Runes and men' dei Death in June.
:))

Anonimo ha detto...

Anche perchè Andrea nei ragazzi della Via Gluck ci si lamenta che dove c'era tanto verde, ora c'è una città di palazzoni;
il post verte invece sul fatto che dove c'era una coscienza, una cultura, una maschera, un popolo, una nazione, una fede, un'identità ora hanno fatto tabula rasa e ci hanno mandato 1000 sottoculture non nostre, anche attraverso edilizia e urbanistica: dunque
non è una protesta solo per i giardinetti...

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

josh
non te la prendere andrea è un lumbard sbagliato, probabilmente lavora per la fininvest, ossequiando il cav. che lo paga e poi da sfogo alla sua frustrazione
facendo scorribande,nei blog altrui,con il lingaggio tipico della sx alla guzzanti.
ciao
sarc.

Anonimo ha detto...

Andrea....
Il rispetto è la prima cosa che non usi, non sai cosa sia. Fuggito come un coniglio?
Da Orpheus ho commentato un post che riportava una notizia 'radicale-europeista' assurda già di suo, in modo sensato;
tu ti sei immotivatamente 'attaccato' a cose che ho spiegato in modo esauriente: hai volto ogni argomentazione all'incontrario all'infinito.

http://orpheus.ilcannocchiale.it/comments/2052779

andando tu di continuo fuori tema, fondamentalmente per 'tenerla lunga' dopo che era già stato detto tutto. Si vede che di solito non hai nulla da fare.

Anonimo ha detto...

josh
non te la prendere andrea è un lumbard sbagliato, probabilmente lavora per la fininvest, ossequiando il cav. che lo paga e poi da sfogo alla sua frustrazione
facendo scorribande,nei blog altrui,con il linguaggio tipico della sx alla guzzanti.
ciao
sarc.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Sarcastycon, grazie, non avevo dubbi:)) e non me la prendo, però gli rispondo:

andrea "nemmeno un chierichetto darebbe tali ridicole spiegazioni sull'insegnamento della religione."

non erano ridicole le mie spiegazioni leggibili al link, ma il quesito posto dai radicali, su 'perchè atei, islamici e gay praticanti non possano insegnare religione cattolica'. siamo alla follia.

andrea "sulle 1000 sottoculture avete rotto le palle,è dagli anni '60 che rompete le palle."

il "voi" di 'avete' è un plurale maiestatis?:)) sei solo tu che rompi le palle. sic et simpliciter.

andrea "prima erano i terroni,ora gli immigrati. ma anzichè prendervela con i morti di fame,abbiate i coglioni di andare contro chi ci ha VERAMENTE colonizzato!"

mah, chissà con chi credi di parlare: mai me la sono presa con il sud, che ha una cultura (e cucina)che stimo, dove vado spesso in vacanza, e se parli di quello, è anche un ottimo serbatoio di voti per la destra:)!

Infatti non sono solo 'gli immigrati' che hanno fatto tabula rasa della cultura e identità d'Italia, come dell'architettura,
questi ne sono solo le conseguenze finali,
ma i cattivi maestri de sinistra, che negano ogni trascendente, origine, tradizione...capitalisti, cafoni arrivestiti de sinistra e borghesi de sinistra: sono loro che rompono le palle dagli anni 60 e anche da prima.
E sappiamo tutti benissimo chi ci ha colonizzato: infatti per vedere chi ha rimosso le radici d'Italia e d'Europa (quella vera, no il succedaneo avariato che ci propinano oggi) scegli tu se rifarci direttamente al 1968, o al 1948 e poco dopo, o andare ancora prima, a seconda della tua visione storica:)

Hesperia ha detto...

Caro Josh, scusa se intervengo, ma ancora uno di questi commenti ad opera di questa zecca molesta e sono costretta a bannare tutti i suoi commenti pregressi, che per il momento mi riservo di lasciare in vista. Poi ti darò la password per poter eseguire tu stesso l'operazione.

Un grazie all'amico Sarc per le sue visite. Ciao.

Anonimo ha detto...
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Josh ha detto...
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Josh ha detto...

cara Hesperia, penso anche io che si possa far pulizia :))

nicoletta ha detto...

Bellissimo post!
Metterò il tuo/vostro blog in "preferiti" e, tempo permettendo, lo esplorerò con grande piacere e curiosità.
Non ho potuto leggere approfonditamente i commenti (sempre motivi di tempo), ma mi riservo di farlo al più presto perché mi sembrano interessanti assai.
La realtà, caro Josh, è che viviamo in un'epoca che ha perso la Bellezza e l'Umanità. Le orrende periferie delle nostre città, i non luoghi, ne sono il frutto...
Io non mi rassegnerò mai a questo...

Josh ha detto...

Grazie Nicoletta, e benvenuta!
Quando avrai un po' di tempo, leggi pure quel che vuoi e commenta se ti va. In questo post nei commenti in effetti è uscito altrettanto materiale di quanto era nel post originario.
Se riesci vediti anche i link, illuminanti.
Concordo con te, sull'epoca senza Bellezza e Umanità. E dal momento che ho letto che anche tu lavori in ambito cultura-belle arti, sappiamo già con chi abbiamo a che fare e con quali infausti parti ideologici. A presto allora:)

nicoletta ha detto...

Grazie, Josh...
Credo proprio che abbiate guadagnato una lettrice in più ;-)
Confesso che ero alla ricerca di un "luogo" come questo, e spero davvero di avere quanto prima il tempo necessario per conoscervi meglio.

Nicoletta

nicoletta ha detto...

ps: quanto al fatto di che voglia dire essere di destra/non di sinistra nel mondo della cultura... guarda: ci potrei scrivere un libro... credo che tutti noi ne avremmo da raccontare, purtroppo...

Anonimo ha detto...

verso dove? m13
http://www.santaruina.it/i-prodromi-della-diffusione-del-simbolismo-occulto
http://www.santaruina.it/il-parlamento-europeo-e-la-nuova-torre-di-babele
http://www.santaruina.it/category/mondo-nuovo/page/17

Hesperia ha detto...

Ah ciao Marco, ci segui anche qua?
Grazie per i links.