mercoledì 25 settembre 2013

"Stanze", e....


Blaise Pascal, nei "Pensieri" affermava:

« [...] ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera. [...]
Ho voluto scoprirne la ragione, ho scoperto che ce n'è una effettiva, che consiste nella infelicità naturale della nostra condizione, debole, mortale e così miserabile che nulla ci può consolare quando la consideriamo seriamente. » (Blaise Pascal, Pensieri, 139)

Concordo,
con un'aggiunta ("nulla ci può consolare,"....tranne la fede, come capirà poi Pascal stesso). Frattanto, si fa strada nella mente questa immagine carica di valenze della camera, quindi della "stanza".


(San Girolamo nell'eremo, visitato dagli Angeli, di Bartolomeo Cavarozzi, inizi XVII)


Un'idea della stanza come luogo...in cui possono accadere molte cose, anche salvifiche, è antica, la proponeva Gesù Cristo stesso nei Vangeli, cfr. S. Matteo 6, 6
"Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."

Spesso il mistico (nella cella, per es. nel caso del monachesimo), e diversamente anche il poeta, non ha alcun timore di incontrare l'Assoluto, o anche solamente se stesso nella stanza.

In alcuni casi gli artisti in genere, ed i poeti in special modo, avevano una parte di sè assolutamente connaturata alla stanza, che implica studio, meditazione, ma anche vivere appartati, a volte anche separati dal mondo,
ma vivi e creatori, se pure all'interno di una stanza, che è un mondo chiuso solo in apparenza.

Allo stesso tempo i codici espressivi si accavallano,
e "stanza" in poesia oltre al luogo che tutti conosciamo, è anche una forma del comporre che si intende nella sua accezione metrica, come strofa (in tempi recenti), mentre in passato s'intendeva un'ampia parte di un poema; così come il termine s'incontra ancora per designare sezioni di musica sacra e inni.


(Camera di S.Paolo o Camera della Badessa, per Giovanna Piacenza, affreschi di Correggio, Monastero di S. Paolo, 1519, Parma)

Con Dante si comincia a intendere, per "stanza", anche una strofa di otto versi che rappresenta l'unità ritmica della rima finale. Anche i sonetti, pur unitari, possono essere suddivisi in stanze.
In metrica, si definisce "stanza" sia la strofa di una canzone (cioè una struttura di più versi cui è associato un determinato schema di rime), sia un testo poetico di una sola strofa.

Dante nella "Vita Nuova" (cap. XIII) presenta un esempio:

"Misimi ne la mia camera, là ov'io potea lamentarmi sanza essere udito;" 
"e anzi ch'io uscisse di questa camera propuosi di fare una ballata"; 
"mi ritornai nella camera delle lagrime" 
"E in questo pianto stando, propuosi di dire parole, ne le quali, parlando di lei, significasse la cagione del mio trasfiguramento". 

La stanza per il poeta è un luogo in cui raccogliersi, riflettere, e reperire i vocaboli per le poesie. E' un topos outopos, spazio-non spazio, dove il poeta si isola per trovare una condizione in grado di farlo interagire con il mondo delle idee.
Luogo di solitudine, ma anche luogo di creazione, di elaborazione.

Per Giorgio Agamben la stanza in questi casi contiene tre dimensioni: l'ambiente in cui il poeta si ritira per creare, lo spazio della dinamica interiore da cui la parola poetica scaturisce, e la forma che essa assume traducendosi in scrittura.
Quindi nella 'stanza' si possono cogliere l'unità di un'esperienza che si presenta come esistenziale, visionaria e verbale, come reciproca implicazione e reversibilità di realtà, fantasma e parola nell'atto creativo.


(Wunderkammer siciliana, XVII sec.)

Diversamente, la stanza ha anche la valenza di specola del mondo, o diversamente di Wunderkammer o Cabinet of curiosities.
La specola altro non era/è che un osservatorio astronomico: famosa quella Vaticana
ma anche quelle di Brera o di  Capodimonte. L'idea di stanza come specola del mondo (in senso lato, osservatorio non solo astronomico) è sottile, perchè implica un luogo circoscritto e chiuso (la stanza) ma anche strategicamente aperto, che rende possibile la contemplazione da un punto di vista privilegiato.

Per quanto riguarda la Wunderkammer, invece, va intesa come camera delle meraviglie, (anche Kunstkammer, camera dell’arte) un'idea d'ambiente ove i collezionisti, specie tra il XVI e il XVIII secolo, conservavano oggetti ritenuti straordinari. 
Il fenomeno caratterizza il 1500, ma manifesta radici precedenti: l'idea della raccolta, degli exempla, della prima catalogazione delle stranezze o meraviglie, della collezione e dell'enciclopedismo in cui tentare di razionalizzare il mondo, nasce in evo ancora medievale.

Nel Seicento vi si aggiunge la grandeur barocca e un altro tipo d'amore per il bizzarro, nel Settecento si declina secondo criteri più razionali e scientifici.
La Wunderkammer diviene come la prima idea di museo privato, pur senza la metodologia di raccolta e selezione del vero museo.
(Tra i primi iniziatori del museo/musaeum come lo intendiamo oggi, invece vedere anche qui)

L’origine di questa stanza corrisponde anche allo studiolo di origine italiana ed umanistica, utilizzato dal signore come luogo di studio e meditazione. Gli esempi più antichi di questi spazi sono lo studiolo del duca Federico da Montefeltro a Urbino, tra il 1473 e il 1476, quello di Isabella d’Este al Palazzo Ducale di Mantova (1497-1523) e pochi altri.


(Antonello da Messina, San Girolamo nello Studio, olio su tavola di tiglio 1474-1475)

L’intellettuale, sprofondato nella solitudine del suo studiolo, circondato da oggetti simbolici e intento a risolvere l'enigma del mondo, studia la realtà e quasi preferisce alla vita reale la sua rappresentazione cartacea.

Lo studioso è quindi visto come Homo Melancholicus (alcuni addentellati a questa condizione sono nel post: "Iperico, Male Oscuro e Spleen") che contempla gli oggetti terreni comprendendone la loro vanità.
La sua collezione è destinata al fallimento perché non potrà racchiudere in una camera la varietà delle specie del mondo, o peggio l'infinito nel finito. La wunderkammer è quindi anche espressione del senso del limite, un memento mori poiché ogni oggetto ricorda la finitudine.


(Albrecht Dürer, San Girolamo, 1521)

Gli oggetti presenti in queste stanze erano divisi in
naturalia (animali rari o sconosciuti, ortaggi o frutti insoliti) e artificialia (creati dall'uomo) particolari per tecniche complicate o segrete.
Tutti questi reperti erano considerati  mirabilia.

Gli oggetti erano disposti sulle pareti in scansie lignee: barattoli di vetro con parti del corpo umano immerse in un liquido che avrebbe dovuto favorirne la conservazione, animali deformi, rocce o pietre rare, coralli, piante rare essiccate.
Agli scaffali si alternavano armadi e stipi, con cassetti di ogni misura, in cui erano raccolti gli oggetti più piccoli come perle, semi di frutti.

La wunderkammer si sviluppa in seguito in particolare in area nordica, da cui il termine tedesco. Il re o il signore attraverso la collezione di oggetti rari e preziosi, allestiti e ordinati secondo criteri variabili, esibiva sapere, ricchezza e potere.
La camera delle meraviglie come collezione di ogni tipo di oggetto assumeva lo scopo della rappresentazione totale del Theatrum Mundi attraverso suoi frammenti, quasi suoi reperti.
La wunderkammer è quindi anche il tentativo di ricreare in piccolo un microcosmo un’immagine del mondo/macrocosmo, cercando di enuclearne la sua varietà.

Il Granduca di Toscana Francesco I de' Medici, appassionato di conoscenze, studioso della pietra filosofale, voleva trasformare lo studiolo in una wunderkammer.
Nella foto sottostante è il famoso studiolo, a Palazzo Poggi: in origine era frutto  dell'interazione tra vari artisti manieristi come Vincenzo Borghini sotto la direzione di Giorgio Vasari.


Francesco I amava ritirarvisi in solitudine coltivando i propri interessi scientifici e magico-alchemici. Lo studiolo doveva essere un luogo dove catalogare i materiali collezionati da Francesco, ma gli esperimenti si svolgevano nel laboratorio del Casino di San Marco. Lo stato comunque splendido in cui lo vediamo oggi è frutto di una risistemazione successiva.

Va ricordata ancora la wunderkammer nel castello di Ambras ad Innsbruck di Ferdinando II d’Asburgo e quella dell’imperatore Rodolfo II d'Asburgo, tra i maggiori collezionisti europei.

A Bologna si può ricordare lo studio (più che mera stanza o wunderkammer) del medico e naturalista Ulisse Aldrovandi (1522-1605) fondatore della moderna Storia Naturale (la cui collezione è visibile al Museo di Palazzo Poggi)
o quella del fisico gesuita Athanasius Kircher (1602 -1680) a Roma.
Gli studiosi che realizzarono queste raccolte avevano obiettivi scientifici, tentavano una classificazione, un ordine, frutto di una mentalità sistematica.



Lasciate le camere delle meraviglie e le collezioni,
tornando alla "stanza del poeta",
in età recente, per la sua importanza, non si può non segnalare la stanza di Giovanni Pascoli con le 3 scrivanie (sopra): 
una per il greco, una per il latino e una per l'italiano, nella sua dimora a Castelvecchio,
segno delle nostre radici simboliche e culturali, nonchè linguistiche.

Josh

mercoledì 11 settembre 2013

Anno Costantiniano

Il 2013 può essere ricordato per varie cose,
in realtà in buona parte assolutamente deprimenti e negative, sia sul piano nazionale che mondiale, dalle "rivoluzioni" religiose a rotture politiche, a perdite di senso, a intrallazzi internazionali, a falsi movimenti bellici, a menzogne su scala globale, ma è anche una ricorrenza storica di notevole importanza che a quanto pare non ha destato nè particolari sussulti nè memorie a quasi nessuno.


(nell'immagine, frammenti della famosa statua raffigurante l'Imperatore Costantino)

Sono trascorsi in realtà 1700 anni dall'emanazione dell'Editto di Costantino (Flavius Valerius Constantinus) del 313 d.C. detto anche Editto di Milano o Editto di tolleranza, che sanciva la libertà di culto per i cristiani, dopo le violente persecuzioni.
La data, il gesto segnano un'epoca nell'Impero, nella vita d'Occidente, nel costume, nella cultura,  di lì trarrà vigore maggiore la cristianizzazione d'Occidente quanto la fisionomia del nostro mondo come lo conosciamo, nella fusione dell'eredità culturale greco-romana unita al Cristianesimo.
Già il Concilio di Nicea del 325, 1mo Concilio Ecumenico (allora, inteso propriamente nell'unico vero senso: tra tutte le chiese cristiane dell'ecumene, non inteso assolutamente come oggi nell'uso errato come relazioni con, addirittura, altri culti che negano Gesù Cristo, cfr "Mortalium Animos" di Pio XI) della storia della Chiesa, con i temi Arianesimo e Ortodossia, riproponeva anche il travaglio tra mentalità ellenico-romana con la tradizione biblico-apostolica.

L'accordo simboleggiato dall'Editto Costantiniano fu sottoscritto con esattezza a febbraio 313 dai 2 Augusti dell'Impero Romano d'allora, Costantino, e Licinio.
Per uno scenario della situazione si rimanda qui (ma molto meglio al cap. 1, "Dal Milvio al Frigido" in "L'Impero Romano", Vol. 2 di Santo Mazzarino, Ed. Laterza).

Nel 311 c'era stato un "Editto di perdono" emanato da Galerio, per i cristiani.
Costantino fu colui che prima della battaglia (per es. nella Battaglia di Ponte Milvio, contro Massenzio, in cui l'Imperatore credette di avere una visione dal Dio dei Cristiani, fece apporre sugli scudi dei soldati il monogramma cristiano convinto che i suoi sarebbero stati victores, e così fu) cessò di praticare i sacrifici rituali della religione pagana tradizionale (aruspici che scrutavano la sorte nelle viscere degli animali) e si rivolgeva ad un Summus Deus.
Per un periodo non dimenticò in contemporanea il suo antico culto del sole, poi si convertì, alla fine divenne unico Augusto dell'Impero. In seguito pose il governo sotto il Dio unico dei cristiani. Si afferma perciò che con quegli eventi il Cristianesimo divenne Religione di Stato.

Presto stabilì l'immunità ecclesiastica (la politica tributaria del Basso Impero fu centrale per intendere quest'epoca, come testimoniano sia il Codice Teodosiano sia Ammiano Marcellino). Il mondo romano precedente concedeva privilegi e immunità per i sacerdoti pagani e le vestali dei culti pagani romani tradizionali, 
ma in genere lo stato romano non ha invece seguito una politica economica di privilegi  alle comunità sacerdotali strettamente non romane (come ovvio da resoconti di vita delle province).
Costantino è rivoluzionario anche perchè riconoscendo in seguito il Cristianesimo come religione unitaria, da subito toglie i privilegi economici ad altri culti e li concede solo a una classe unica di sacerdoti, quelli cristiani.
Nasce così l'idea di una Chiesa Cattolica (universale) ufficialmente riconosciuta in tutto dallo Stato (già se ne parlava dell' "Alethes Logos" con Celso, e di Chiesa riconosciuta, per es. in contrapposizione con gli haeretici come i donatisti in Africa).

In aggiunta, nel 321 stabilì la domenica riconosciuta dallo Stato come giorno festivo (dies Solis); nel 324 proibì magie e alcuni riti della religione tradizionale, chiuse alcuni templi e vietò che nei giochi circensi si sacrificassero i condannati a morte; nel 326 proibì l’adulterio e vietò di portare a casa le concubine, e vietò agli ebrei di convertire gli schiavi e di circonciderli.
Costantino non arrivò comunque a proibire mai del tutto il culto pagano privato, praticato per es. dai membri del Senato (che gli dedicarono il famoso Arco a fianco del Colosseo).

I clerici della Catholica Ecclesia però vanno sin dal 313 esenti dai munera curiali, per cui le ragioni del culto si considerano maggiori alle necessità statali, si riconosce un superiore interesse e plusvalore spirituale e umanistico portato dal Cristianesimo, accanto all'ordinamento economico-politico dell'ordine statale.
Il tutto è già chiaro nella Lettera di Costantino al proconsole d'Africa Anulino: necessità di una Chiesa Cattolica riconosciuta dallo Stato, già distinta da eretici e scismatici (come i donatisti), e si riconosce l'immunità (da tasse) ai clerici (ma non ad altri culti). E' sempre il 313 ma una rivoluzione è compiuta. Questi i fatti.

Tornando ad oggi,
in questo periodo, in Kosovo, si sono tenute celebrazioni dedicate a Costantino.

L'articolo al link afferma alcune cose veritiere e alcune diciamo insolite davvero, in maniera più sfumata irreggimentate da certe idee odierne a cui è data una straniante retroattività.

Costantino era di origine illirica, della Dardania antica, attualmente, Kosovo. L'Editto di Milano, recita l'articolo ''segna una svolta epocale verso la vera libertà religiosa, come presupposto per qualsiasi libertà e democrazia autentica, sia della persona, come anche del diritto alla proprietà''. Vero fino a un certo punto.

Costantino, storico autore della libertà per i cristiani, si legge qualche riga dopo,
è presentato come "un modello per l'attuale multiculturalismo..." (?)
Proprio no. In realtà concedette la libertà ai cristiani, ne fece religione ufficiale, ma non fu affatto concesso lo stesso diritto a tutti i culti, visto che mise fuori legge alcune pratiche non cristiane pur diffuse, e l'immunità dalle tasse la ebbero solo i clerici cristiani, perchè Costantino operò una scelta netta pro cristiani, cui riconosceva un plusvalore anche umanistico-sociale oltre che spirituale e una veridicità,
ma non fu pro libertà di culto di tutti, specie verso i culti cui non riconobbe utilità pratica-sociale-spirituale, ed è evidente anche dalla materia fiscale su riportata.


Ancora dall'art. linkato sopra:
Per il Kosovo, ''nuovo Stato libero e democratico, nel pluralismo etnico e religioso, Costantino rappresenta il Maestro dell'unità nella diversità, compito questo che vogliamo e dobbiamo costruire, se vogliamo far crescere e maturare la libertà, la democrazia, la convivenza etnica e religiosa''.
Unità nella diversità? Ma se riconobbe i Cristiani e tolse i privilegi agli altri?
Siamo alla riscrittura della storia! Hanno inventato il Costantino multikulti.
Ah i dogmi del mondialismo e del politicamente corretto...

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In Italia, nell'anno in corso s'era tenuta una mostra presso il Museo Diocesano di Milano con buon catalogo in collaborazione con Electa, chiusa a marzo 2013 a Palazzo Reale, legata a Milano capitale imperiale, la conversione di Costantino, i simboli del suo trionfo, a sfondo archeologico.

Oggi, segnalo una delle poche iniziative a riguardo dalle nostre parti dal titolo:

"Il Segno della Croce:

Al cuore della Fede cristiana e dell’Anno Costantiniano"

presso Villa Cagnola
Gazzada Schianno (VA)

fino al 30 novembre

Per celebrare l’Anno della Fede e l’anniversario della emanazione dell’Editto di Costantino Villa Cagnola di Gazzada (Va) espone per la prima volta al pubblico la Croce di Giorgio Lascaris, una rara croce cinquecentesca in legno finemente scolpita.



La Croce Lascaris (1583) -sopra-, è un capolavoro d’arte e fede che si inquadra nell’ambito della tradizione bizantina fiorita attorno al monte Athos.
Circa 45 cm d'altezza, in legno di bosso, è costituita da una parte superiore a forma di croce e da un piedistallo a sezione ottagonale, composto da uno zoccolo di base e da tre segmenti sovrapposti.
Su facce e lati della croce, e sul piedistallo, sono raffigurate scene dell’Antico e Nuovo Testamento, alcune intagliate in bassorilievo, altre finemente scolpite all’interno di piccole nicchie.

Tra le Croci di questo genere che si trovano in Italia, una decina su un totale di circa quaranta esemplari noti, la Croce Cagnola vanta alcuni primati, tra cui quella di essere l’unica italiana firmata dal suo artefice, il misterioso Giorgio Lascaris, forse l’ultima della sua carriera.

Villa Cagnola, edificata sulla sommità della collina di Gazzada, insieme allo splendido parco s’affaccia sul lago di Varese, fronteggiando le Alpi Occidentali e il massiccio del Monte Rosa.
Architettonicamente di origine seicentesca, ma modificata profondamente nel ‘700, venne immortalata da Bernardo Bellotto in una delle sue celebri vedute di Gazzada, oggi conservata alla Pinacoteca di Brera. Subirà ulteriori modifiche nell’800 che l’amplieranno conferendole l’odierna planimetria.



La raccolta d’arte di Villa Cagnola è una delle più belle collezioni private di tavole, per lo più a fondo oro, di pittori toscani e veneti del ’300 e ‘400 e lombardi del ‘400 e ‘500. Fra gli altri sono presenti Ercole de’ Roberti, Il Maestro della Madonna Cagnola, Jacopo Bellini e i Vivarini. Nell’ambito della pittura dei Sei e Settecento spicca con diverse opere il veneziano Francesco Guardi. La raccolta comprende anche una delle più ricche e complete collezioni di maioliche e porcellane europee ed orientali; spazia tra i primi del ‘300 e la fine dell’ 800 percorrendo, in un viaggio immaginario, gli stati dell’Europa occidentale sino ad arrivare in Estremo Oriente. Notevoli sono anche i numerosi arazzi fiamminghi e francesi, i preziosi mobili antichi, le sculture ed i bronzi.

Info Villa Cagnola Tel. 0332 461304 – reception@vilacagnola.it
www.villacagnola.it
Villa Cagnola si trova in Via Guido Cagnola, 17/19 – 21045 Gazzada Schianno (VA)

A 2 km di distanza dall’uscita autostradale di Gazzada Schianno (provenendo da Milano/Gallarate), ed è comodamente raggiungibile con treni FS, fermata Gazzada Schianno, da qui la Villa dista soli 5 minuti a piedi.
La Collezione Museale è aperta il mercoledì e il venerdì dalle h. 11.00 alle h. 16.00 e ogni ultima domenica del mese alle h. 16.00. Vi si può accedere solo con visite guidate. E’ obbligatoria la prenotazione.


Josh

giovedì 5 settembre 2013

BB, una vita per lo scandalo




E quando nel titolo parlo di scandalo BB, mi riferisco anche allo scandalo (senile) di aver affrontato la Francia perbenista legata al pensiero politicamente corretto e alle "idées reçues" della gauche au caviar che imperversano nell'ambiente del cinema e dello spettacolo francese. Infatti il suo matrimonio con Bernard d'Ormane, amico di Le Pen del Front National, le ha garantito l'ostracismo nell'entourage degli "intellos". Ma cominciamo con ordine.

Brigitte Bardot nasce bene in una famiglia borghese e conservatrice, perfino un po' "prude".  Fu Roger Vadim (di origine russa) a tirarla fuori dal suo ambiente familiare, la amò, la sposò e la  introdusse nel mondo del cinema, facendone un'icona sexy. Ormai su di lei e la sua vita scorrono fiumi di inchiostro. E l'autobiografia l'ha scritta proprio lei nel suo libro "Initiales BB", dove racconta film, viaggi, cambi di case, amori, mariti, fidanzati,  divorzi e miracoli vari della sua vita trasformatasi da icona sexy a protettrice degli animali.
Lei stessa, non si è mai giudicata una grande attrice e i film di cui va fiera sono pochi: "La verità" di Clouzot, il noir tratto da Simenon "La ragazza del peccato" Di Claude Autant.Lara ("En cas de malheur", in francese). E tuttavia ad onta della sua modestia, Brigitte buca lo schermo ed è a tutti gli effetti una vera diva. Della diva ne ha tutte le caratteristiche: il temperamento volubile e  capriccioso, la capacità di dettare moda e stile e di essere stata pertanto imitatissima. Se vogliamo, non aderisce troppo al protocollo dello star system: non ama eleganti toilettes, gioielli, serate di gala, meno che mai le pellicce, animalista com'è. Ma è comunque una diva che ha saputo imporre il suo modus vivendi e il suo modo di indossare abitini semplici in cotone di Vichy a quadretti o a pois, pantaloni attillati alla pescatora, scarpette ballerine o sandaletti succinti (quando non va addirittura scalza), capelli arruffati e conciati con la famosa choucroute, labbra  carnose e imbronciate ma totalmente prive di silicone come è invece,  triste usanza oggigiorno. Una sorta di Lolita ante litteram che faceva impazzire il grigio avvocato dalla vita irreprensibile nel citato film di Autant-Lara, interpretato da Gabin. O Curd Jurgens in "Et Dieu créa la femme"  di Vadim, pellicola  dello scandalo  che fu vietata in Usa e che venne sequestrata da pastori protestanti. Il film fu vietato ai neri, per paura di disordini. Che faceva Brigitte in quel film? Nulla... danzava un mambo, dato che come è noto studiò danza classica fin da bambina e sa ballare. Ma la sua scatenata danza selvaggia e sensuale fu sufficiente  ad essere all'origine di tanto pandemonio.

 Non è durata molto la bellezza di Brigitte, perché porta nei suoi lineamenti i  famosi "segni infantili" che l'hanno resa unica e ineguagliabile (sebbene imitatissima),  ma  poi l'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza  durano un soffio. Tuttavia,  come dicono i giapponesi nei loro haiku, nulla è più bello e perfetto di un ramo di pesco i cui fiori durano una notte sola. Il corpo di ballerina classica è snello e curiosamente androgino, ma con le curve al punto giusto. Le movenze sono agili, scattanti e feline, e  i  suoi bikini  d'estate nella sua villa La Madrague a St. Tropez sono uno schianto: trame a quadretti bianchi e rosa orlati di pizzo di Sangallo, reggiseno a balconcino lanciato proprio da lei.

Su di lei, i suoi partners e accompagnatori si sono fatti una vigna. Prova ne sia il nostro play boy Gigi Rizzi , morto quest'estate (il 23 giugno a St. Tropez, nel giorno del suo 69 esimo compleanno) , che sulla love story con la Bardot, ci ha costruito sopra una carriera: ospitate in tv, libri di memorie, donne curiose che volevano conoscerlo come fosse una sorta di "unto del signore" solo per essere andato a letto con la Bardot.
Prima di Rizzi e capricci vari, ci fu  per la Bardot un matrimonio  con intenzioni "serie" (si fa per dire)  con Gunther Sachs, aristoratico play-boy patron della Opel automobili e preso al lazo dal suo fascino. Serio, per il fatto che Sachs, non era uno dei tanti "Monsieur Bardot" oscurato dalla sua personalità, dato che ne possedeva una sua assai forte.  Per il resto, fu un matrimonio celebrato a Las Vegas che non durò più di tre anni. Le cronache mondane del tempo raccontano il   cavalleresco lancio di 1200 rose, a scopo seduttivo,  dall'elicottero personale del play-boy  tedesco vestito col manto di Dracula, mentre lei e la servitù, rimasero nel giardino della Madrague,  a raccoglierle per tutta la giornata fino a sera. Restò sempre in buoni rapporti con Gunther Sachs anche a matrimonio concluso, e lui  donò molti quattrini alla Fondazione animalista Bardot. Memorabile, il bracciale che Gunther regalò a Brigitte durante il fidanzamento: un gioiello composto di diamanti, zaffiri e rubini che riprendono i motivi bianco, rosso e blu,  della bandiera francese. Poi, anche  un anello con un diamante di parecchi carati che lei vendette all'asta per finanziare la sua Fondazione e che lui, assai generosamente, ricomprò. Del resto BB, si configurò  sempre più come un simbolo della Francia. Anzi, un made in France per antonomasia. Tant'è che  De Gaulle volle conoscerla  e le venne pure consacrato il busto della Marianna.

Brigitte è nello stesso tempo un archetipo (Artemide e Afrodite nello stesso tempo)  e uno stereotipo che molte giovani donne degli anni '50 e '60 sentirono vicina. John Lennon si dichiarò ossessionato dalla sua tipologia e dichiarò di essersi innamorato solo di donne che le rassomigliavano. La Bardolatria si diffuse per il mondo e perfino gli Americani le dedicarono un film dal titolo "Dear Brigitte" (in Italiano, non si sa bene perché fu distribuito con "Erasmo il lentigginoso"). Storia di un ragazzino che è così ossessionato da lei, che le scrive centinaia di lettere, e che il padre (James Stewart)  accompagna in Francia per andare a conoscerla.
Il successo non sembra interessarla molto. Al contrario era invece interessatissima a difendersi dagli  inconvenienti della sua celebrità, come la  totale perdita di libertà, il dover spesso spostarsi in incognito nel terrore dei paparazzi, l'ergere un muro sulla spiaggia di St. Tropez per impedire incursioni di curiosi alla Madrague. Del resto St. Tropez, divenne famossisima dopo che lei ne fece il suo quartier generale.   Louis Malle, racconta una storia simile alla sua vita in difesa della privacy e della riservatezza nel film "Vita privata", film a lei anche troppo speculare.
Intanto però quel  successo  che snobba, esplode incontrollato e va avanti in tutti gli ambiti che sfiora. E allora perfino la musica pop diventa intrigante se le canzoni vengono cantate con la sua vocina civettuola. Incide "C'est rigolo", "La Madrague" , "Les amis de la musique"e molti altri succcessi. Serge Gainsbourg scrive per lei canzoni pop come L'appareil à sous", Harley Davidson, Bonnie et Clyde e naturalmente quella canzone dello scandalo a base di sospiri amorosi che è "Je t'aime, moi non plus", che poi lei fece ritirare dal circuito distributivo, dato che Gunther Sachs (allora suo marito) , andò su tutte le furie. Come è noto la canzone venne rifatta con la coppia  Gainsbourg-Birkin.




Il resto della sua vita  è ormai cronaca recente. Il suo impegno contro lo sfruttamento e i maltrattamenti degli animali, la fondazione animalista che reca il suo cognome. L'impegno contro i cuccioli di foca trucidati a sangue con tanto di mazze di ferro sulla banchisa canadese.
Ma ecco che oltre a ciò,  l'indomabile Brigitte, va a toccare un tasto tabù: quello contro la carne halal e la macellazione rituale praticata dai mussulmani. E non bastasse ciò, il suo libro contro l'immigrazione islamica in Francia nel suo libro "Un cri dans le silence". Fioccano come  è ovvio (e come già avvenne per la nostra Fallaci) querele da parte di varie associazioni come il Mrap e la Licra. Non è finita. Anche lei ebbe modo di toccare con mano, le conseguenze disastrose del pensiero politicamente corretto legato alle lobbies gay, ai quali Hollande non pago dei Pacs, ha concesso il matrimonio con possibilità di adozione.
La Francia della nuova polizia del pensiero la linciò come ora sta facendo col suo grande amico di sempre Alain Delon. Che hanno detto di tanto "scandaloso" i due? Che l'omosessualità è contro natura e che la relazione tra uomo e donna è  basilare e complementare alla continuità del mondo e della specie.
Ma lo scandalo tra gli scandali, non sono le sue scene di nudo (troppo facile!) o quelle trasgressioni di cui fu un'apripista in tempi non sospetti. Ma l'aver sposato un grande amico di Le Pen, essere stata a fare una gita in barca col marito, Jean-Marie detto "la honte" (la vergogna)  e altri del Front National. Dulcis in fundo, aver dichiarato che in caso di nuove elezioni voterà per Marine Le Pen. Quelle horreur per la Francia ormai allineata al Pensieo Unico e che ha per sempre decretato la sepoltura del diritto di espressione di Voltaire!
Ora Brigitte è diventata un'anziana signora e il 28 settembre (è nata sotto il segno della Bilancia), ricorre il suo compleanno. Ma lo scandalo continua... Non resta che augurare lunga vita a BB!



Filmografia di Brigitte Bardot
Discografia di BB

Il mambo dello scandalo in "Et Dieu créa la femme"