Infiniti sono i componimenti dedicati alla Primavera, che l'hanno come protagonista, o presenza indispensabile sullo sfondo. Stavolta la scelta cade su due brani, insoliti e non famosissimi, ma che a mio avviso vale la pena ricordare. Insolitamente hanno in comune, oltre ad un accenno alla primavera, un inno alla giovinezza, e un uso condiviso di alcuni elementi: il sorriso, il prato, le rose (e come sempre una riflessione sulla vita e sull'amore). Il primo è di Gabriello Chiabrera (1552-1638) dedicato al sorriso di una donna. Nato a Savona, dopo la frequentazione del Collegio dei Gesuiti a Roma, fu a servizio del Card. Cornaro, e di varie corti. (dipinto Giuseppe Maria Crespi - Convito degli dei, Bologna, palazzo Pepoli, 1691-1706, affresco)
Belle rose porporine, (1)
che tra spine
su l'aurora non aprite; (2)
ma ministre de gli Amori,
bei tesori di bei denti custodite.
Dite rose preziose,
amorose dite,
ond'è che s'io m'affiso (3)
nel bel guardo vivo ardente,
voi repente disciogliete un bel soriso?
E' ciò forse per aita di mia vita,
che non regge a le vostr'ire?
O pur è, perché voi siete tutte liete
me mirando in sul morire?
Belle rose, o feritate, (4)
o pietate del sì far la cagion sia,
io vo' dire in novi modi vostre lodi;
ma ridete tuttavia.
Se bel rio, se bella auretta
tra l'erbetta sul mattin
mormorando erra,
se di fiori un praticellosi fa bello,
noi diciam: ride la terra
Quando avvien, che un zefiretto
per diletto,
bagni il pie' ne l'onde chiare,
sì che l'acqua su l'arena
scherzi a pena,
noi diciam, che ride il mare.
Se giamai tra fior vermigli,
se tra gigli veste l'alba un aureo velo;
e su rote di zaffiro move in giro,
noi diciam, che ride il cielo.
Ben è ver, quando è giocondo
ride il mondo,ride il ciel quando è gioioso;
ben è ver, ma non san poi come voi/fare un riso grazioso.
Note: (1) Allusione alle labbra di una donna (2) come dire "non sorridete al far del giorno"(3) "ond'è ch'io" qual è il motivo per cui/ "m'affiso" mi fisso(4) feritate, crudeltà (dalle "Rime" di Gabriello Chiabrera, edizione di riferimento "Maniere, Scherzi e Canzonette morali" a cura di Giulia Raboni, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, Milano-Parma 1998) Se ne ha una versione musicata da Giulio Caccini (1546-1618) "Aria Nona-Belle Rose Porporine" pubblicata nel 1601, n.22 ne "Le Nuove Musiche" Giuseppe Maria Crespi
Ebbe notorietà per il "Poema eroico delle Guerre dei Goti" (1582), e compose moltissimo in versi: dal dramma per musica (Il rapimento di Cefalo, 1600), alla tragedia (Erminia, Angelica in Ebuda, etc.), alla satira (Sermoni, 1623-1632), anche se oggi è ricordato specie per le Canzoni e Canzonette (Genova 1586 e 1591). La caratteristica della sua poesia è una certa nota di classicismo, a cavallo tra Rinascimento e Arcadia, con qualche suggestione barocca. In realtà la cifra dell'autore è lo sperimentalismo metrico e linguistico: seppur ancora legato all’equilibrio e armonia cinquecenteschi, ripercorre forme e metri della lirica greca, la classicità di Pindaro, Saffo e Anacreonte, ma a un certo punto non può esimersi dal contaminare la sua classicità con il barocco: compaiono così nei suoi versi arditezze seicentesche, metafore, concettismi, giochi ad effetto di maestria ed eleganza.
Belle rose porporine, (1)
che tra spine
su l'aurora non aprite; (2)
ma ministre de gli Amori,
bei tesori di bei denti custodite.
Dite rose preziose,
amorose dite,
ond'è che s'io m'affiso (3)
nel bel guardo vivo ardente,
voi repente disciogliete un bel soriso?
E' ciò forse per aita di mia vita,
che non regge a le vostr'ire?
O pur è, perché voi siete tutte liete
me mirando in sul morire?
Belle rose, o feritate, (4)
o pietate del sì far la cagion sia,
io vo' dire in novi modi vostre lodi;
ma ridete tuttavia.
Se bel rio, se bella auretta
tra l'erbetta sul mattin
mormorando erra,
se di fiori un praticellosi fa bello,
noi diciam: ride la terra
Quando avvien, che un zefiretto
per diletto,
bagni il pie' ne l'onde chiare,
sì che l'acqua su l'arena
scherzi a pena,
noi diciam, che ride il mare.
Se giamai tra fior vermigli,
se tra gigli veste l'alba un aureo velo;
e su rote di zaffiro move in giro,
noi diciam, che ride il cielo.
Ben è ver, quando è giocondo
ride il mondo,ride il ciel quando è gioioso;
ben è ver, ma non san poi come voi/fare un riso grazioso.
Note: (1) Allusione alle labbra di una donna (2) come dire "non sorridete al far del giorno"(3) "ond'è ch'io" qual è il motivo per cui/ "m'affiso" mi fisso(4) feritate, crudeltà (dalle "Rime" di Gabriello Chiabrera, edizione di riferimento "Maniere, Scherzi e Canzonette morali" a cura di Giulia Raboni, Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda, Milano-Parma 1998) Se ne ha una versione musicata da Giulio Caccini (1546-1618) "Aria Nona-Belle Rose Porporine" pubblicata nel 1601, n.22 ne "Le Nuove Musiche" Giuseppe Maria Crespi
Il secondo componimento è di molto successivo, e di tutt'altra impronta, scritto da Vittoria Aganoor. Nacque a Padova nel 1855, morì a Roma nel 1910. Compì i suoi studi con i maestri Giacomo Zanella ed Enrico Nencioni. Tradusse De Musset e Baudelaire. In Italia ebbe rapporti con Aleardi, D'Annunzio, Di Giacomo.
è là sul prato e parla e gioca al sole.
Io so quei giochi e so quelle parole;
rido quel riso e penso quei pensieri.
Ed anche io vedo una fanciulla bruna,
gli occhi sognanti al ciel notturno fisi.
Quante chimere e quanti paradisi
negli occhi suoi! Te li rammenti, o Luna,
gli occhi febei della fanciulla bruna?
Ora è stanca; la penna ecco depose.
E la man preme su le ciglia nere.
Di quanti sogni e quante primavere
vide sfiorir le immacolate rose?
Ora è stanca; la penna ecco depose.
Poesie complete qui
Dipinti : Gaetano Previati, la Danza delle Rose, 1908, Gardone, Vittoriale
Giuseppe Pellizza da Volpedo - Girotondo 2° (foto piccola) versione 1903 olio su tela 100cm. diametro Milano - Galleria d'arte moderna.
Autore: Josh
12 commenti:
Belle rose porporine,
che tra spine
su l'aurora non aprite;
ma ministre de gli Amori,
bei tesori
di bei denti custodite.
Dite rose preziose,
amorose
dite, ond'è che s'io m'affiso
nel bel guardo vivo ardente,
voi repente
disciogliete un bel soriso?
E' ciò forse per aita
di mia vita,
che non regge a le vostr'ire?
O pur è, perché voi siete
tutte liete
me mirando in sul morire?
Belle rose, o feritate,
o pietate
del sì far la cagion sia,
io vo' dire in novi modi
vostre lodi;
ma ridete tuttavia.
Se bel rio, se bella auretta
tra l'erbetta
sul mattin mormorando erra,
se di fiori un praticello
si fa bello,
noi diciam: ride la terra
Quando avvien, che un zefiretto
per diletto
bagni il pie' ne l'onde chiare,
sì che l'acqua su l'arena
scherzi a pena,
noi diciam, che ride il mare.
Se giamai tra fior vermigli,
se tra gigli
veste l'alba un aureo velo;
e su rote di zaffiro
move in giro,
noi diciam, che ride il cielo.
Ben è ver, quando è giocondo
ride il mondo,
ride il ciel quando è gioioso;
ben è ver, ma non san poi
come voi,
fare un riso grazioso.
Ai lettori: questa sarebbe la vera metrica del verso che purtroppo ho dovuto sacrificare per motivi di spazio.
Josh, come sei poetico. Mi piacciono anche le rose e i roseti descritti da Sergio Corazzini. Bellissimi i dipinti, specie La danza delle Rose.
Sarebbe interessante fare un'antologia poetica dedicata alla Rosa. Da Le Roman de la Rose fino ai nostri giorni. Comunque deliziose le poesie messe in rassegna. Ciao.
cara Hesperia, non so se sono poetico...diciamo che mi piace la poesia :)
In particolare c'erano ingredienti comuni in queste 2 così diverse. Di solito sono affascinato dal suono, dalle parole, di più se c'è coincidenza artistica tra forma e significato, per essere DeSanctisiani.
Quella di Chiabrera ha un ritmo interno coinvolgente, assonanze 'preziose' e sontuose come solo il barocco, e alcune intuizioni musicali-acustiche geniali: 'belle rose porporine/che tra spine';
'Se giamai tra fior vermigli,/se tra gigli/veste l'alba un aureo velo'.
Quella della Aganoor, anche se meno costruita, meritava, anche solo per questo passaggio:
'Di quanti sogni e quante primavere
vide sfiorir le immacolate rose?'
i dipinti: Crespi è uno dei nostri pittori da riscoprire.
Previati è una delle mie fissazioni. Pellizza da Volpedo è stato usato strumentalmente per il suo 'quarto stato', ben oltre le sue stesse intenzioni, ma è un pittore con una visione mistica e magica molto più ampia, una specie di visionario esoterico, affascinante quanto Segantini.
Tornando alla poesia, anche i roseti di Corazzini non scherzano.
Lieto, Demetra, di aver incontrato nuovamente il tuo favore con questo post...dopo Diamanda Galas! :))
Penso che l'antologia poetica progettata intorno alla Rosa sarebbe interessante, ma anche un lavoraccio immane.
Già il Roman de la Rose non è il primo ad usare la simbologia. A parte i maggiori, come Dante stesso nella Commedia, o il Fiore/Detto d'amore, il Medioevo usa la rosa in innumerevoli simbologie, religiose, teologiche, filosofiche, magiche, che vanno molto oltre al fiore in sè e per sè.
Chissà, può essere che qualcuno ne faccia una rassegna, se dotato di molta pazienza.
In effetti sì, mettere insieme tutte le poesie italiane che parlano di rose e fiori, sarebbe un lavorone.
Segnalo anche (ma l'autore del post certamente le conoscerà) le poesie novecentesche di Corrado Govoni da INAUGURAZIONI DELLA PRIMAVERA, "Il Giardino".
e naturalmente I fiori di Aldo Palazzeschi.
http://firiel.giovani.it/diari/591148/i_fiori__-___aldo_palazzeschi.html
Ernesto
Grazie Ernesto del tuo intervento. Conosco le poesie e gli autori che hai segnalato, ma hai fatto benissimo lo stesso.
Sempre bellissima e indicata alla stagione entrante (qui però piove a dirotto), anche la poesia di Angelo Poliziano:
I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino
Eran d'intorno violette e gigli
fra l'erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:
ond'io porsi la mano a côr di quelli
per adornar e' mie' biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crino.
Ma poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose e non pur d'un colore:
io colsi allor per empir tutto el grembo,
perch'era sì soave il loro odore
che tutto mi senti' destar el core
di dolce voglia e d'un piacer divino.
I' posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre' dir quant'eran belle;
quale scoppiava della boccia ancora;
qual'eron un po' passe e qual novelle.
Amor mi disse allor: «Va', co' di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino».
Quando la rosa ogni suo' foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita,
allora è buona a metter in ghirlande,
prima che la sua bellezza sia fuggita:
sicché fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino
Famosa anche questa della Dickinson che parla per l'appunto di rose:
Nobody knows this little Rose --
It might a pilgrim be
Did I not take it from the ways
And lift it up to thee.
Only a Bee will miss it --
Only a Butterfly,
Hastening from far journey --
On its breast to lie --
Only a Bird will wonder --
Only a Breeze will sigh --
Ah Little Rose -- how easy
For such as thee to die!
____________________
Nessuno conosce questa piccola Rosa -
Potrebbe essere una pellegrina
Non l'avessi presa dalla strada
E colta per te.
Solo a un'Ape mancherà -
Solo a una Farfalla,
Che si affretta da un remoto tragitto -
Per giacere al suo seno -
Solo un Uccello si stupirà -
Solo una Brezza sospirerà -
Ah Piccola Rosa - com'è facile
Per chi è come te morire
Scusate se vi sembro prosaico, ma non è che in tempi di conclamata political correctness, si rischia la galera a regalare un mazzo di rose a una donna, magari con l'accusa di eventuale molestia sessuale?
Josh,
una semplice annotazione pittorica fuori tema; per ora.
Oggi, è la giornata simbolo di quel famoso pittore da te ricordato, pubblicando il suo quadro "Il Girotondo" (a me fin'oggi sconosciuto).
In altro blog, Ambra ha pubblicato un suo ben più celebre quadro, Quarto Stato, ponendolo all'introduzione di un articolo di Giacalone.
p.s.
ho letto l'inizio di quella poesia inedita, e mi è sembrato che la trascuratezza tenuta nei riguardi del suo autore, da parte degli editori di antologie scolastiche, sia stata finora quanto meno irriguardosa e irriverente!
Ringrazio tutti gli amici che sono intervenuti, e mi scuso per il ritardo delle risposte, ma con i giorni di festa non sono mai stato al pc.
Hesperia, Il Poliziano è come si sa gran poeta...qui vedo molto allusivo.
Demetra, Emily Dickinson era un fiore di poetessa, per l'appunto.
Philip Marlowe, bentornato su questi schermi. Penso che la violenza sessuale sia un grave di problema, di solito da parte di soggetti insicuri e non riesco a scherzarci più di tanto.
E' anche vero che in certi casi di divorzio oggi si parla di violenza morale e violenza psicologica andando a sezionare anche piccoli gesti a volte colpevoli, ma a volte del tutto insignificanti.
Forse oggi il problema è anche il corteggiamento: ai tempi dei poeti suddetti c'erano veri e propri rituali di corteggiamento fatti di incontri, di piccoli scambi, di gesti simbolici, sguardi, caricati di molte plusvalenze e lunghe attese.
Oggi potrebbero essere scambiati per...stalking....
Ciao Marsh. Sì il Quarto Stato è stato poi abusato, della serie 'democrazia proletaria' nei vari manifestini rossi, in più occasioni.
Pellizza da Volpedo rimane autore geniale.
Sulle poesie: le antologie per forza di cose operano delle selezioni, e la nostra letteratura è davvero vasta, così avviene che molti brani rimangano fuori. A maggior ragione questo accade se i brani appartengono a poeti sì talentuosi, ma forse non sempre rappresentativi della propria epoca o centrali per un movimento.
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