Ci sono dipinti che incutono la cosiddetta sindrome di Stendhal. E pare che tra i primi ad esercitare questa sorta di rapimento estetico accompagnato da tachicardia, ci siano proprio quelli di Sandro Botticelli, che guarda caso, fu perseguitato dal Savonarola e dai suoi Piagnoni (una sorta di frati simili ai Talebani di oggi) i quali distrussero un buon numero di sue pregiate tele. Se le belle immagini vengono perseguitate dall'iconoclastia è segno evidente che detengono un potere pressoché magico. Non tutti sanno però che tra le muse ispiratrici dei suoi dipinti e di quelli di Piero di Cosimo ci fu una stupenda fanciulla morta in giovanissima età: Simonetta Cattaneo in Vespucci, la cui breve vita è avvolta da un'aura di mistero. Chi muore giovane viene baciato dagli dei. E forse solo in questo sta in parte la spiegazione dell'immortalità postuma di Simonetta che ha esportato per il mondo la sua bellezza elevandola a modello universalmente riconosciuto. Parla di lei il poeta Angelo Poliziano. Parla di lei il D'Annnunzio (la bella Vespuccia ne l'Alcyone).
Era la più bella di Firenze. E infedele, si dice pure.
La immortalarono Piero di Cosimo, in veste di Cleopatra (la ritrae, altera, con un'aspide al collo, quasi volesse dire noli me tangere, sullo sfondo di un placido paesaggio fluviale) e Sandro Botticelli, nella sua celeberrima Nascita di Venere. Anche ne La Primavera è incerto se è stata raffigurata nelle vesti della ninfa Clori (ramoscello in bocca rapita da Zefiro) o in una delle Tre Grazie, poste a sinistra del misterioso dipinto. E' sempre Simonetta in Venere e Marte accanto a Marco Vespucci, suo consorte (immagine in alto al centro), dipinto di grande valore simbolico-allegorico come del resto tutte le opere botticelliane, in cui posa signorilmente vestita (Botticelli fu abile disegnatore di tessuti), mentre Marco Vespucci (Marte) è spogliato e in stato di sonnolento abbandono: entrambi attorniati da giocosi faunetti che si trastullano con le armi del dio della guerra.
La immortalarono Piero di Cosimo, in veste di Cleopatra (la ritrae, altera, con un'aspide al collo, quasi volesse dire noli me tangere, sullo sfondo di un placido paesaggio fluviale) e Sandro Botticelli, nella sua celeberrima Nascita di Venere. Anche ne La Primavera è incerto se è stata raffigurata nelle vesti della ninfa Clori (ramoscello in bocca rapita da Zefiro) o in una delle Tre Grazie, poste a sinistra del misterioso dipinto. E' sempre Simonetta in Venere e Marte accanto a Marco Vespucci, suo consorte (immagine in alto al centro), dipinto di grande valore simbolico-allegorico come del resto tutte le opere botticelliane, in cui posa signorilmente vestita (Botticelli fu abile disegnatore di tessuti), mentre Marco Vespucci (Marte) è spogliato e in stato di sonnolento abbandono: entrambi attorniati da giocosi faunetti che si trastullano con le armi del dio della guerra.
Poi Venere (cioè lei), si fa anche Minerva che doma il centauro, sempre in un famoso dipinto botticelliano (in basso a sinistra) quasi a dimostrare che la Bellezza e la Saggezza dominano l'animalità. E naturalmente è sempre la Simonetta che ha dato un volto a numerose Madonne col Bambin Gesù.
La cantarono il Poliziano e Lorenzo il Magnifico, che fu, tra l'altro, anche poeta in proprio. E, in tempi più recenti, pure Gabriele d'Annunzio.
Furono in molti ad amarla: Marco Vespucci suo marito, figlio di Piero, alto dignitario della Corte dei Medici nonché cugino di Amerigo Vespucci, il famoso navigatore e scopritore. E il citato Lorenzo de' Medici, suo fratello minore Giuliano, che morirà nella congiura dei Pazzi durante il famigerato assassinio nel Duomo di Santa Maria del Fiore. E ancora Alfonso d'Aragona, prima di diventare re di Napoli. Lo stesso Botticelli, sempre sensibile alla sua bellezza, dopo averla tanto dipinta, volle essere sepolto ai suoi piedi nella chiesa d'Ognissanti.
Simonetta, la bella Simonetta, la senza paragoni, nasce nella distinta e facoltosa famiglia Cattaneo nel 1453. Non si sa bene se a Genova o a Fezzano di Portovenere, un tempo sicuro avamposto della stessa Repubblica Marinara genovese. C'è chi, alimentando la leggenda, afferma che Portovenere prenda il nome da lei, la Venere vivente. E per curiosa coincidenza, proprio colà fu eretto nel periodo romano, un tempio pagano in onore di Venere, trasformatosi poi nel corso dei secoli, nella caratteristica chiesetta di S. Pietro in gotico genovese, a picco sul promontorio prospiciente il mare.
Si sa, però, che si sposa nel 1468 giovanissima e con una ricca dote – a quindici anni – con Marco Vespucci e si trasferisce a Firenze, dove ha successo alla Corte dei Medici, in un fastoso e splendente periodo nel quale le donne ottenevano più omaggi che diritti (oggi avviene il contrario).
Muore il 26 aprile 1476, a ventitrè anni. Si dice di tisi, ma la vulgata fiorentina parlò anche di un avvelenamento. E Lorenzo versa il suo dolore in un sonetto che inizia così: "O chiara stella che co' raggi tuoi…".
La sua vita, con risposte attendibili alle domande di sempre, la troviamo narrata in "Simonetta Vespucci. La nascita della Venere fiorentina" di Giovanna Lazzi e Paola Ventrone. Il giornalista Claudio Angelini ha scritto in tempi recenti "Il mistero di Simonetta", romanzo ispirato alla sua squisita bellezza. Altro di lei non saprei narrare, se non che il suo ideale di bellezza neoplatonica rinascimentale recava già in nuce la dolcezza e la placida sensualità di quello stile tutto italiano che ci è universalmente riconosciuto. "Cosa bella e mortal passa e non dura, diceva il Poliziano. Lei, invece, perdura fino ai nostri giorni.
Furono in molti ad amarla: Marco Vespucci suo marito, figlio di Piero, alto dignitario della Corte dei Medici nonché cugino di Amerigo Vespucci, il famoso navigatore e scopritore. E il citato Lorenzo de' Medici, suo fratello minore Giuliano, che morirà nella congiura dei Pazzi durante il famigerato assassinio nel Duomo di Santa Maria del Fiore. E ancora Alfonso d'Aragona, prima di diventare re di Napoli. Lo stesso Botticelli, sempre sensibile alla sua bellezza, dopo averla tanto dipinta, volle essere sepolto ai suoi piedi nella chiesa d'Ognissanti.
Simonetta, la bella Simonetta, la senza paragoni, nasce nella distinta e facoltosa famiglia Cattaneo nel 1453. Non si sa bene se a Genova o a Fezzano di Portovenere, un tempo sicuro avamposto della stessa Repubblica Marinara genovese. C'è chi, alimentando la leggenda, afferma che Portovenere prenda il nome da lei, la Venere vivente. E per curiosa coincidenza, proprio colà fu eretto nel periodo romano, un tempio pagano in onore di Venere, trasformatosi poi nel corso dei secoli, nella caratteristica chiesetta di S. Pietro in gotico genovese, a picco sul promontorio prospiciente il mare.
Si sa, però, che si sposa nel 1468 giovanissima e con una ricca dote – a quindici anni – con Marco Vespucci e si trasferisce a Firenze, dove ha successo alla Corte dei Medici, in un fastoso e splendente periodo nel quale le donne ottenevano più omaggi che diritti (oggi avviene il contrario).
Muore il 26 aprile 1476, a ventitrè anni. Si dice di tisi, ma la vulgata fiorentina parlò anche di un avvelenamento. E Lorenzo versa il suo dolore in un sonetto che inizia così: "O chiara stella che co' raggi tuoi…".
La sua vita, con risposte attendibili alle domande di sempre, la troviamo narrata in "Simonetta Vespucci. La nascita della Venere fiorentina" di Giovanna Lazzi e Paola Ventrone. Il giornalista Claudio Angelini ha scritto in tempi recenti "Il mistero di Simonetta", romanzo ispirato alla sua squisita bellezza. Altro di lei non saprei narrare, se non che il suo ideale di bellezza neoplatonica rinascimentale recava già in nuce la dolcezza e la placida sensualità di quello stile tutto italiano che ci è universalmente riconosciuto. "Cosa bella e mortal passa e non dura, diceva il Poliziano. Lei, invece, perdura fino ai nostri giorni.
Autore : Hesperia
Altri links su Simonetta http://www.comunedicortona.it/eventi/simonetta_vespucci.pdf
22 commenti:
Se pensiamo a quanto sia effimera e soggetta alle mode la bellezza d'oggi e a come invece questi modelli siano eterni e abbiano attraversato i secoli pressoché indenni, ci vien fatto di pensare a un mondo (il Rinascimento) magicamente irripetibile.
Sbagliato voler vedere Simonetta come l'antesignana delle top model. Lei è l'archetipo della dea e basta.
La bellezza di Simonetta, a differenza di quella odierna, contiene delle affascinanti imperfezioni. Ad esempio il profilo e il naso visibile nel quadro di Piero Di Cosimo. La differenza è proprio questa: oggi le donne vogliono essere perfette ad ogni costo, e sembrano tutte quante dei cloni mostruosi, specie in tv. Mentre lei è "senza paragoni", proprio perché è una beltà che contempla qualche piccola imperfezione. Non a caso, quando si vuole delineare un difetto famoso si parla di "strabismo di Venere".
Esatto Demetra. E' errato vedere ciò che è avvenuto parecchi secoli fa, sotto la lente odierna. La top model, come dice la parola stessa è soggetta alla moda. Viceversa l'arte, si colloca nel regno dell'inattualità e ha l'ambizione di voler fermare il tempo. Quando è grande ci riesce.
E a proposito di Simonetta è in omaggio a lei che ho messo questo avatar :-).
Marlowe hai fatto una notazione di grande interesse.
E' proprio così: il fascino e la bellezza si basano su qualche piccola asimmetria e perfino difetto.
In caso contrario siamo alle bellezze computerizzate dove il naso è perfetto, il seno deve essere di tot cm per diametro, la gamba deve essere lunga tot, i glutei devono venir prosciugati con la liposuzione ecc.
Insomma, sembrani tutti dei replicanti androidi di qualche trama di fantascienza. Siamo all'omolagozione generale della bellezza. Per questo oggi non ci possono essere archetipi vincenti nel tempo.
Rendo omaggio a chi rende omaggio alla bellezza. E' sempre un piacere scoprire che qualcuno sa ancora parlare di bellezza senza riferirsi alle icone da rivista, ritoccate nella realtà e nella finzione, prodotte in serie come saponette. E so che in questo vostro delizioso giardino la bellezza, in tutte le sue forme, è di casa.
Non ho mai capito come la belleza possa essere una questione di centimetri. Forse per questo non ho mai capito i concorsi delle varie miss da 90-60-90.
L'unico rapporto tra bellezza e misure è quello della sezione aurea. Ma quello, ormai, non lo ricorda più nessuno.
Mi viene in mente la celebre poesia di Emily Dickinson "Beauty and Truth" (spero sia corretto, il mio inglese è ...casual). Verità e bellezza possono riempire una vita. E si può anche morire per esse. Ne ho fatto perfino un video su YouTube.
Chiudo con un appunto. Proprio la settimana scorsa ho pubblicato un post con delle rivelazioni su una nuova teoria sulla "Sindrome di Stendhal". Ma non ti svelo il risultato. Se vuoi, leggilo e...sorridi. Già, due cose, in questi tempi cupi, aiutano a sopravvvivere: la bellezza e l'ironia. Grazie per questo post, complimenti e buona serata :)
Giano, grazie del tuo "omaggio a chi rende omaggio" alla Bellezza.
Dimenticavo di dire che oggi girano certe bisteccone siliconate al posto delle labbra che fanno venire i brividi (Veronica docet). I chirurghi "estetici" dovrebbero chiamarsi i nuovi macellai dell'inestetica. Guadagnare palate di quattrini per deturpare le donne è l'indice dei tempi disgraziati che stiamo vivendo. Poi verrò a leggere il tuo post sulla nuova sindrome di Stendhal perché mi interessa. Ciao
Credo che i canoni della bellezza siano cambiati anche per mano di madre natura.
Molte imperfazioni oggi vengono attutite da una sana alimentazione e da una certa attività fisica.Insomma si può migliorare anche senza liposuzione.
Hesperya: NON APPENA riuscirò a loggarmi veerrò a trovarti sul tuo camper.Ciao.
Grazie l'Altra Rossa, ma qui non c'è bisogno di loggarti. Basta che metti il tuo nick dove c'è scritto Nome/URL come hai già fatto.
Sono d'accordo comunque che si può migliorare senza liposuzione. Tuttavia i sublimi "omaggi" che ricevette la leggiadra Simonetta, le donne d'oggi se li possono scordare :-).
Clicca, ad esempio alla parola Angelo Poliziano del post e leggi parte delle Stanze a lei dedicate.
Non avevo detto che la mia ipotesi sulla sindrome di Stendhal fosse seria. Volevo farti una sorpresa e farti sorridere. Ogni tanto mi piace guardare il mondo con ironia e scherzarci su, tanto per sopravvivere. Buona giornata :)
E comunque caro Giano, del cibo e dei buoni banchetti se ne è occupata spesso, la pittura. Basta pensare, ad esempio, ai dipinti dei Caracci. O anche alla frutta di Caravaggio. Concordo con l'ironia.Ciao.
Credo che abbia toccato delle corde interessanti Demetra dicendo che la differenza fra una top- model e una modella per pittori di questo calibro, sia proprio nella forza dell'archetipo mitologico. Il tipo di bellezza di Simonetta è durevole perché ci trascina nel mito ellenicoe anche in un mondo dall'armonia irreale. Mentre la bellezza legata all'attualità e alla modernità è istantanea.
Ernesto
Ernesto, infatti è così. Il Rinascimento con Marsilio Ficino, con Plotino, con tanti altri grandi umanisti come il Poliziano è proprio il raggiungimento di questo ideale. Ovvio quindi che anche le bellezze esaltate non potessero essere effimere, ma immortalate all'uopo affinché durassero.
In effetti, Botticelli è proprio da Sindrome di Stendhal.
Hesperia in pratica si è auto-omaggiata con il post su Simonetta, aveva già l'avatar. Quando si dice 'citarsi addosso' :))
Comunque Hesperia per me cogli nel segno quando del Rinascimento citi Marsilio Ficino, Plotino e vari umanisti: un'età irripetibile per l'arte ma anche per il pensiero, la sensibilità, l'armonia, e quindi anche per il senso della bellezza. Di Poliziano ho una bella edizione critica, e un'altra più preziosa che riporta tutto com'era nell'editio princeps.
sulle donne-cloni, come nota Philip Marlowe, provate la triade:
Alba Parietti qui
http://www.la7.it/img/video/320X240/9785.jpg
Veronica Lario qui
http://1.bp.blogspot.com/_Tya1Tf9HAjg/SWDcRK82jbI/AAAAAAAAC1g/thKiPNVf2uE/s320/veronica+lario+2.jpg
Eva Grimaldi qui
http://images.movieplayer.it/2003/02/16/eva-grimaldi-4726.jpg
Sembra la stessa persona, o forse lo stesso chirurgo.
Ora vado a farmi una corsetta se no rischio di aver bisogno di una liposuzione io pure. :))
Josh,
Non confondiamo gli avatar con la persona ;-). Va bene che ormai viviamo più il virtuale che il reale , ma bisognerebbe essere solo dei mitomani megalomani per "citarsi addosso" in questo modo.
Già, a pensarci bene, per gli antimoderni come noi, doversi riappropriare di immagini come queste, facendone disinvoltamente un uso da replicare sul template di un blog, sarebbe da considerare un'opera di dissacrazione. La perdita di "aura" dell'arte avviene proprio quando si può replicare perdendo unicità.
Ho visto i replicanti moderni e labbruti modello canotto Pirelli Parietti, Grimaldi, Lario: non pensavo si potesse arrivare a questi obbrobri grotteschi. Manca solo Angelina Jolie con le labbra grosse come un orecchio da elefante e i denti da squalo (tuo copyright.
Di Plotino ho un bel volume di Opere. Oltre a Marsilio, vale la pena di ricordare Paracelso e Pico della Mirandola. Ciao, e buona corsetta per la tua forma fisica :-).
Hesperia,
ciò che ho trovato di particolarmente interessante in questo post, è l'aver letto di una combinazione perfetta fra i tre rami principali della storia dell'Umanità: Storia dei Popoli, Storia della Letteratura, Storia dell'Arte. Chi avrebbe mai detto che, guardando "con occhi attenti", "dentro" il quadro della bella Simonetta si potessero celare quegli aneddoti e riscontri storici? E così, si scopre che Poliziano è stato un poeta del tempo del Botticelli, e non un poeta latino, come si potrebbe desumere dal nome latinizzante, e come molti credono. E che poeta! Leggendo qualche suo verso dal link allegato, a me è parso d'intravvedere Petrarca. E poi, addentrandosi ancora nella storia della vita della "musa ispiratrice" dei quadri del Botticelli, il lettore scopre che la stessa è parente di Amerigo Vespucci, che ha dato il nome al continente americano.
Ora, potrei apparire un po complimentoso, ma, un giorno o l'altro, scriverò un post sui vostri articoli "pittorici", Hesperia e Josh. Ho trovato che essi sono di un'impostazione ancora migliore di quella che usava Sgarbi per commentare opere e siti artistici delle più importanti città italiane, in quella serie-supplemento del Corriere della Sera, di anni fa.
Grazie Marsh, sei sempre troppo buono. In effetti Marco Vespucci (suo marito) era cugino di Amerigo. Le Stanze di Poliziano per la Giostra di Giuliano de' Medici (morto poi durante la congiura dei Pazzi), nominano la bella Simonetta in alcuni passaggi salienti. Me li ha inviati l'amico Sarc.
PS: Poliziano la fa parlare nei suoi versi in prima persona alludendo esplicitamente alla sua magione di Portovenere dove è cresciuta.
"Sovente in questo loco mi diporto;
Qui vengo a soggiornar tutta soletta
Questo dei miei pensieri un dolce porto
Qui l'erba, e i fiori, e il fresco aer m'alletta;
Quinci'l tornar a mia magion è corto;
Qui lieta mi dimoro Simonetta"
Grazie Hesp per questo bellissimo post che sono riuscita finalmente a leggere.
La bellezza é qualcosa che riempie l'anima di un appagante stupore.
Un bel viso, ovviamente come madre natura l'ha creato, affascina e stupisce.
La sericità dei capelli, l'ovale perfetto, l'incarnato dal colore e dalla morbidezza di un petalo, la profondità degli occhi, che non a caso sono lo specchio dell'anima, la bocca come un bocciolo di rosa rossa.
La bellezza é un dono immenso che rende ogni persona speciale ed unica e molto ammirata.
Ma purtroppo é effimera e non é per tutti.
Ecco il perchè della grande diffusione della chirurgia estetica.
I risultati sono terribili, ma a quanto pare molto ambiti.
Non ci si rassegna a non essere belli e sempre giovani e quindi adesso abbiamo legioni di cloni che non sono belle, ma statiche e uguali. Un po' come i manichini nei negozi.
Io sono per valorizzare i difetti e invecchiare con serenità, si può essere belli anche con un "nasone" o qualche ruga di troppo.
Infondo la vera bellezza é insita in noi, e se non siamo ossessionati solo dall'invlucro esteriore, se ne accorgeranno anche gli altri.
E lo dice una che cura molto l'aspetto estetico, come tu ben sai, ma anche quello interiore.
Ciao Are
Hesperia, grazie.
I versi di Poliziano che hai trascritto, mi appaiono di bellezza incomparabile: sono un misto tra Dante e Petrarca.
Are, valorizzare le imperfezioni e vivere la maturità e la vecchiaia con serinità è un obbiettivo incomparabilmente elevato. Sulle bellezze "chirurgiche" ne penso tutto il male possibile perché prive di charme.
Marsh, più che simile al Petrarca, direi che Poliziano è un poeta e cantore di "corte". E cioè di quella signoria medicea piena di fasto e splendore che rese grande la cultura e le arti del nostro Paese.
Hesperia,
grazie per la precisazione, che mi giunge assai utile per comprendere a fondo la filosofia dei poeti di quei tempi. Pensando alla Corte Medicea, e, in generale, alle corti di quei tempi, i poeti, per sbarcare il lunario, non avevano altre possibilità che quella di mettersi al servizio di "potenti", e cantare le loro gesta, rendendole epiche, in segno di ricoscenza. Poliziano non dovette essere da meno, dal potersi sottrarre a quelle specie di modalità; quantunque vedo che ci ha lasciato ottime composizioni poetiche.
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