giovedì 11 giugno 2009

La Letteratura, il Male e l'eticamente scorretto

La letteratura deve poter assorbire la complessità dell'esistenza e dell'individuo, senza cercare di spiegarla o giustificarla razionalmente. Vale la pena di ricordare il motto di Flaubert secondo il quale "coi buoni sentimenti si fa solo cattiva letteratura". Eppure secondo lo scrittore Alessandro Piperno l'aggressione subita da Le Benevole di Jonathan Littell negli Usa, mostrerebbe come ormai anche la critica americana sarebbe schiava di un "sentire comune interessato ai diritti umani, ma poco interessato alla forma artistica".
"Mi chiedo oggi se opere come I Canti di Maldoror o Lolita troverebbero un editore. Se cioè, libri così eticamente equivoci, che non si vergognano di mettere in scena abusi su bambini e adolescenti in modo sarcasticamente inequivoco (e senza sottotitoli di condanna), non susciterebbero il rifiuto di un ambiente intellettuale forgiato sui tabù liberali"(forse in questo caso l'autore avrebbe fatto meglio a usare il termine liberal).



Temo che Piperno abbia ragione. Perfino Thomas Mann (nel suo alter ego del prof. von Aschenbach) nel suo racconto "Morte a Venezia" ci farebbe la figura dello stalker guardone e pedofilo del giovane adolescente Tadzio. E che dire del reverendo anglicano Dodgson alias Lewis Carroll e delle sue ninfette in fiore come la sua Alice Liddell (fotografata dallo stesso Carroll, a sinistra in basso, in bianco e nero), che ispirò il fantasmagorico viaggio-sogno sotterraneo di "Alice nel paese delle meraviglie" letto e conosciuto da tutti i bambini del mondo? Non c'è che dire: un prete pedofilo a cui va tolta la tonaca e messo alla berlina. La lista potrebbe andare avanti con Céline, che Piperno (raffinato scrittore ebreo) non ha citato. Gli sarebbe consentita oggi la pubblicazione di "Bagatelle per un massacro", pamphlet rabbiosamente antisemita? Certamente insorgerebbe la ADL, l'Aipac o la Licra, per impedirlo. E del resto è sempre in forse la ripubblicazione di detto testo, cosa che , a mio avviso, serve solo a rendere più appetibile le vecchie copie in circolazione. Perciò, tanto vale ripubblicarlo, e non mettere sotto tutela il lettore presumibilmente adulto, vaccinato e in grado di discernere.


"Ma Dio Santo" prosegue Piperno "guardatelo lo scrittore d'oggi: non fa che professare pubblicamente e impudicamente una livida religione dell'indignazione contro la pena di morte, contro il riscaldamento globale, contro i massacri in Darfur (ndr: pensava forse a Bernard-Henri Lévy?)..."Almeno gli scrittori engagé di una volta (i Sartre, i Brecht) avevano le palle e la classe di prendere colossali cantonate sostenendo spudoratamente lo stalinismo. Lo scrittore d'oggi, invece, somiglia sempre più a quelle scimmiette ammaestrate di Hollywood impegnate in grandi cause umanitarie invece che nella realizzazione di qualche buon film" (dall'articolo "Quei neopuritani contro le "Lolite" di A. Piperno - Corriere della Sera del 22 maggio).
Aggiungo che il discorso del Male e dell'eticamente scorretto ha attraversato la letteratura e la sua storia nonché buona parte delle arti figurative. Accuse di pedofilia se le beccherebbero certamente anche Balthus ed Egon Schiele, per i loro dipinti. Così Dostoevskij sarebbe considerato, secondo i parametri del pensiero "eticamente corretto", un autolesionista, Gide un molestatore di ragazzini extracomunitari, e così via.


Oso dire che senza l'eticamente scorretto l'arte sarebbe priva di quell'essenza dionisiaca di forte impatto che ne rappresenta il suo sublime pungiglione in grado di sferzarci. Per paradosso, occorre considerare che quanto viene impedito nella pubblicistica in forza del correttismo politico odierno, si diffonde come una pandemia in modo patologico, catastrofico e letale nella società. Quasi fosse, per tragica nemesi, il ritorno del rimosso.

Hesperia

32 commenti:

philip marlowe ha detto...

Ottimo post che affronta un tema scabroso ma reale. Togliere il gusto dell'immaginazione (anche quando è perversa e scorretta) significa sempre più condannarsi a una società irrimediabilmente perversa e criminale.

Josh ha detto...

Posso dire che nemmeno io sono un grande fan di questi temi e libri ‘estremi’? Differenzierei la Lolita di Nabokov che a certe persone non darei mai in mano, da Cèline, anche perché occupano una zona etica e una funzione molto differente.
Alcuni libri 'caso' tra i citati sono andati un po' oltre, quasi sintomo di un declino etico, e non posso nascondere di essere in fondo un moralista, magari non politically correct ma moralista sì davanti a certe descrizioni o certi passaggi.
Eppure non sono nemmeno fan della letteratura d'oggi 'piena di fichetterie' correct come dice Piperno, nè della censura.

La letteratura, cui è riconosciuta anche funzione 'formativa' (in cui non credo molto), fino all'agiografia edulcorata, va ricordata anche per la funzione dionisiaca che dà lo 'scossone', come dici Hesperia, e di più per la sua funzione catartica, nel senso aristotelico originario.

Forse il punto è questo: Ma di cosa mai, di quale catarsi avremmo bisogno oggi, fosse anche catarsi dal Male, nell'immaginazione libresca, quando la realtà e la sua iperconoscenza e ripetizione continua (tra tv, cinema, frontiere del visibile sfondate, e purtroppo vita reale con tutti i suoi iperrealismi) hanno sorpassato, da tempo, il grado zero dell'umanamente sopportabile?

Forse avremmo bisogno di una rinascita etica sostanziale, più che di esser provocati. Siamo stati talmente provocati che nessuna provocazione giunge più a segno.

Josh ha detto...

Un tempo la provocazione in arte (oggi non c’è più forse nemmeno l’arte) era tale perché c’erano valori comuni riconosciuti, collettivi e non messi in discussione. Nel Novecento tutti i valori sono stati messi in discussione, specie nella 2nda metà, e sono stati annullati. La provocazione in arte un tempo andava a pungere un sistema di valori solidi.
Provocare oggi non ha senso, se si provoca un essere che non ha più valori né certezze da provocare, e i valori sono caduti tutti.

Allora in quest'ultimo caso resta solo la ‘volgarità’ in senso lato dell’amore (spesso sviato e diminuito, ridotto a impulso animale) e della morte (sviata anche quella, nei rispettivi significati, privata della valenza mistica e ultramundana).
La pezza del buonismo vorrebbe forse coprire malamente questo orrore, prima proprio delle vite vuote, poi delle arti vuote, generando un’arte che non sa di niente. Ma il problema è quindi oltre l’arte.

Forse le cose cambiano, oltre che per il buonismo attuale, -spesso è solo una posa, si guarda al moscerino e alle virgole e si tralasciano fatti ben più essenziali (questo è il sunto del buonismo oggi, di facciata e non bontà di sostanza)-
anche perché la società attuale ha mostrato una capacità di deriva morale e di vuoto davvero terribile.
Rimanendo nei codici 'freudiani', un tempo letteratura era anche scrittura come riparazione interiore: si consegnava alla sublimazione della pagina ciò che non si voleva/poteva albergare dentro di sè, metti anche una tentazione per alcuni, che cozzava con il proprio senso morale.
Perchè un senso morale c’era, e c’erano confini non valicabili.
Ma la moralità reale, a parte i libri, era anche più severa nella vita, libri un po' estremi erano divertissement o provocazioni volute o anche solo metafore che per società d'altri tempi erano già difficilmente immaginabili, e quasi mai agibili e traducibili in realtà, nulla di ciò che era scritto si sarebbe mai trasformato in vita reale per i più.

Josh ha detto...

Oggi i limiti (nella vita e anche nell’arte) sono stati ormai sorpassati tutti. Il libro più orroroso o la peggior storia di abusi l'abbiamo già vista in un fatto di cronaca come fatto quotidiano, accaduto davvero 1000 volte in 1000 parti del mondo.

Per cui non so se si verifica davvero questa proporzione: libri censurati-imbalsamati, solo con fichetterie, causano società malata;
invece libri con libertà di …arte con quoziente di malattia… danno società più virtuosa. Poteva essere quando c’erano ancora masse con valori.

Al presente delle 2 vediamo però che nell’assenza di educazione e formazione, nell’assenza di sostanza, libri di fantasia ‘media’ causano prima di tutto emulazione di fatti estremi nelle anime deboli.
E’ forse per questo che si fa avanti la letteratura precensurata delle fichetterie. In realtà oggi di arte ce n’è poca, e di sostanza della vita nelle vite di tanti forse ancora meno.

Ci sarebbe bisogno di un'arte solida mossa da un'etica solida di valori solidi. Il che sarebbe come dire remare contro, in tutto, i tempi presenti.

Hesperia ha detto...

Marlowe è così. Il correttismo politico ed etico è l'altra faccia di quella pandemia relativistica che pervade la società. Un tempo l'arte e la letteratura avevano la funzione del daimon e anche del demone. Adesso i demoni si sono rovesciati nel pianeta.

Hesperia ha detto...

"Forse avremmo bisogno di una rinascita etica sostanziale, più che di esser provocati. Siamo stati talmente provocati che nessuna provocazione giunge più a segno".
Forse Josh. Ma non dimentichiamo che la letteratura non assurge quasi mai a un ruolo propedeutico, educativo e in qualche modo consolatorio ed edificante,nelle sue vere intenzioni.
Se riesce a trasmettere e a veicolare "valori etici", lo fa indirettamente e quasi mai intenzionalmente.
Guardiamo anche la stessa letteratura pedagogica dei marxisti come è finita. In ogni caso non è un discorso semplice da affrontare.

Hesperia ha detto...

In questo senso, trovo interessante le note di Piperno sulla famosa "carta dei diritti universali" con tutto quel che comporta (riscaldamento globale e pena di morte in testa) la quale si è trasferita armi e bagagli nella letteratura.
Insomma per farla breve, non credo in una letteratura della provocazione (chi e che cosa dobbiamo mai provocare?) ma neanche in quella edificante e moraleggiante delle "buone intenzioni".
La mia estetica è di tipo simbolista e vorrei qui riportare un carteggio tra Stevenson ed Henry James.
"La letteratura sfugge nello stesso modo alla sfida diretta con la vita e persegue una sua meta indipendente e creativa. La vita è atroce, infinita,illogica, discontinua e violenta: un'opera d'arte al confronto è limpida, finita, contenuta, razionale e fluida. Il romanzo non esiste in ragione della sua somiglianza con la vita, ma nella sua incommensurabile differenza da essa, e in tale differenza, sta il metodo e il senso dell'opera stessa".

adestra ha detto...

E' il mio primo intervento sul vostro Blog. Semplicemente fantastico.
A presto.

Josh ha detto...

Penso che sommando le impressioni e provando a spiegarci, ci stiamo avvicinando alla verità. O meglio ci stai conducendo a quello che vuoi farci capire.

Hesperia dici a Marlowe "Il correttismo politico ed etico è l'altra faccia di quella pandemia relativistica che pervade la società."

è vero. La vita odierna è a dir poco relativistica, se non con i valori sottosopra da mondo alla rovescia, ma per assurdo vi regna poi nell'opinione il correttismo politico ed etico (di una strana etica, poi)del dover essere.

Hesperia "Un tempo l'arte e la letteratura avevano la funzione del daimon e anche del demone. Adesso i demoni si sono rovesciati nel pianeta."
Questo è vero. Oltre che il daimon originario aveva anche qualche stile, simbolo, insegnamento e 'fatalità' in più dei demoni anestetizzati di oggi (nell'arte) e troppo reali/bestiali invece nella vita vera.

Poi dobbiamo distinguere tra 'etica', vera e propria (con questa parola penso a quella classica, umanistica, o a quella cristiana) e 'correttismo etico attuale' che è apparente, che può voler dire ogni cosa ed è tutt'altro: correttismo etico è anche il pensiero Unico 'conveniente' che però non è certo etica, almeno quella classicamente intesa.

Le note di Piperno sulla "carta dei diritti universali" con quel che comporta (riscaldamento globale, pena di morte, e molti altri 'oportet') non è la vera etica, ma l'etica obbligata dei benpensanti di oggi....
Per me chiaramente l'etica è tutt'altra cosa...Questa congerie di nuovi dogmi e paletti che si è trasferita nella letteratura e nell'arte, se così intesa, è un grande male: ne esce nemmeno arte propedeutica, ma arte programmatica, per 'formare' le teste del benpensante del pensiero unico.
Di solito il benpensante impegnato del pensiero unico ha dei si e dei no automatici e automatizzati, no al riscaldamento globale, no all'energia nucleare, peace and love, imagine all the people (e mi fermo perchè le altre simbologie sono politiche e sono ben presenti nella consapevolezza di Piperno)...e questo è sicuramente parte della solita solfa correttista che troviamo dappertutto.

Hesperia ha detto...

Poi comunque ho citato autori letterari mica da ridere. Avercelo oggi un Thomas Mann, quali che siano state le sue tendenze sessuali! E pure un André Gide.
Per non dire di Dostoevskij che pur toccando i più alti vertici dell'etica cristiana a cui fai riferimento esplicito tu (La leggenda del Santo Inquisitore nei Fratelli Karamazov, ad esempio) ha saputo narrare anche gli abissi e le ombre della condizione umana.

A Destra, grazie per la visita nel Giardino.

Josh ha detto...

Hesperia, ho letto bene.
Thomas Mann per me è un genio! (mi riferivo a lui con 'grande metafora'), Andrè Gide ottimo, Dostoevskij non c'è bisogno che ne faccia ritratti.

Parlavo in astratto, nella parte in cui ho espresso riserve, e non nego che c'è una parte di me che è cambiata e si iper-responsabilizzata da quando sono genitore (quindi penso ai libri che possono leggere i miei figli e a quale età) e un'altra parte ancora più attenta da insegnante.
Non tutti i libri sono adatti a tutti e a tutte le età, e mi rendo conto che le mie prime risposte sono state molto condizionate da questo: non ho saputo separarmi dal "ruolo", anche se hai ben scritto "non mettere sotto tutela il lettore presumibilmente adulto, vaccinato e in grado di discernere." Nonostante l'indicazione, per istinto mi sono calato nel consueto ruolo dell'educatore responsabile, anche se l'anno è agli sgoccioli :)

Josh ha detto...

Saluto anch'io adestra, da cui ogni tanto faccio scorribande.

Hesperia ha detto...

C'è anche un problema "politico-ideologico", per l'appunto di messa sotto tutela del lettore. Ed è questa, a mio avviso, la nuova temibile censura.
Non tanto di porcherie basate su sesso e droga, o stragi e ammazzamenti o libri grondandi sangue. Di queste ne circolano a josa.
Non tutti quelli che leggono Céline sono degli antisemiti. Sarebbe come dire che chi legge Proust è un omosessuale: un'estensione del problema del tutto surrettizia e da caccia alle streghe.
Curioso poi che lo stile "argotique" (cioè gergale) di Céline (grande sperimentatore del 900) sia stato fatto proprio dalle avanguardie letterarie americane (Henry Miller, Kerouac, la beat generation ecc. ) mentre in patria è vissuto da paria ed è morto in povertà totale continuamente perseguitato e ostracizzato. Nemmeno una tomba gli è stata data. Leggi qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Louis-Ferdinand_C%C3%A9line

Josh ha detto...

bello il manifesto d'arte nel careggio James-Stevenson.

Entro in qualche caso specifico. Un Thomas Mann oggi sarebbe pubblicato e amato, sarebbe corrispondente alla carta dei diritti? mmmmh
Sembra domanda assurda e non lo è.

Mann era lontano da ogni volgarità. Non si rassegnava a vivere nel proprio tempo. Se i Buddenbrock sono già storia e analisi di una 'caduta', Tristano con la Sig.ra Kloterjahn e Spinell entra nell'ambiguità Bellezza/Morte (già lì c'è Wagner, oggi il mondo wagneriano è semi-censurato), 'Morte a Venezia' oggi porrebbe quesiti all'editore: è eticamente corretto in base alla Carta dei Diritti per l'oggi?

Il parallelismo che c'è in Morte a Venezia tra 'la tendenza' e l'epidemia è corretto? Aschenbach in Tadzio vede anche l'addio a un ideale, l'addio alla giovinezza e l'addio al se stessi di un tempo.
Il romanzo è come un punto d'arrivo nell'analisi della Decadenza, in cui tutta una civiltà minata al suo interno si avvia verso la morte. Parallela alla 'tendenza' ecco la malattia anche fisica che si diffonde.

Oggi Aschenbach e Tadzio, per la nuova etica della carta dei diritti, si sarebbero ...sposati come qualunque altra coppia.

Josh ha detto...

il caso Dostoevskij è ancora più complesso. A parte l'autolesionismo, e la pagina che citi nei Karamazov,(beh anche allora fu condannato a morte per le sue idee, che divennero 4 anni in Siberia), sempre nei K. c'è anche la pagina dell'amore per il prossimo che oggi sarebbe considerata troppo mistica e 'cristiana'.
Sempre lì c'è una parte sulla sofferenza e il male che oggi parrebbe troppo morale e non abbastanza generica. Un indagatore della psiche in ottica morale, negli abissi di colpa a redenzione oggi finirebbe bollato come uno ossessionato dalla Religione, dal Cristo e sappiamo che in una cultura come la nostra che vuole anche togliere le Croci dai luoghi pubblici, e togliere le parole CRisto e Redenzione dalla cultura ufficiale non sarebbe amato. Per esempio il discorso ad Alioscia oggi sarebbe bollato come confessionale, e forse anche come 'razzista' (...) verso chi appartiene ad altre fedi, e sappiamo che l'attuale carta dei diritti afferma che tutte le religioni sono uguali e tutte salvano allo stesso modo.

Hesperia ha detto...

Sono molto interessanti e ovviamente paradossali nel modo divertente, questi raffronti che fai dei classici, rivisitati con la lente dell'attuale buonismo universale (carta dei diritti)al quale purtroppo, non è esente nemmeno la Chiesa stessa diventata una specie di ONU. Tant'è vero che non è raro sentire dei prelati attaccare Friedrich Nietzsche, come "nichilista" - anche questo un termine ormai logoro e abusato. Il quale fu proprio lui Nietzsche, a identificare nell'arte, le due categorie dell'Apollineo e del Dionisiaco, presenti nella storia di tutte le arti figurative, della musica e della letteratura (cito "La nascita di una tragedia", ad esempio).
Il caso Dostoevskij è storicamente un po' diverso da come lo racconti. Non fu condannato a morte solo per delle idee, ma perché aderente al movimento dei "nichilisti russi", che erano i rivoluzionari (e perfino i terroristi) di allora. Dunque, lui sì, che fu per davvero "nichilista" di fatto. Narrò la sua esperienza ne "I demoni". In seguito poi, come è noto ripudiò dette dottrine, per identificare nel Cristianesimo, l'essenza stessa dell'anima e della civiltà russa. Ed è questo il punto controverso che analizzi. Freud (che era un ateo) non gradì la conversione e la trattò come una regressione (suo saggio su Dostoevskij e il parricidio). Ti lascio immaginare oggi.

Josh ha detto...

Carissima Hesperia:))mo alora mi ci tiri dentro nei commenti spinosi!

Una nota ancora su Thomas Mann: era sposato (non alla maniera di Andrè Gide, pare, anche se..) eppure dall'epistolario la moglie descrive l'albergo a Venezia e la famiglia polacca ispiratori del romanzo: molti dati biografici fanno pure presupporre che il Von fosse Gustav Mahler (ipotesi esplicitata poi da Visconti nel film) ma anche si discute che fosse August Von Platen, poeta omo che guardacaso morì di colera su una spiaggia guardando l'orizzonte.
Il genio di Mann comunque consisteva nel saper offrire l'affresco di un'epoca, partendo dalla dilatazione di fatti reali, con un'analisi impietosa che svelava un cupio dissolvi ricorrente delle anime, pur nell'apparente lusso esteriore. Un'analisi di una classe sociale, rivolta anche a sè, quasi 'parassita' della vita, nella sua lussuria, che ti raggela.

La sua ossessione (per tutti gli scritti) della 'morte della bellezza', il non poter fermare il tempo, l'impossibilità dell'amore come ideale tropppo alto, giunge lì al suo culmine; ma attenzione, c'è anche la condanna morale implicita della decadenza. L'abbinare il caso Von-Tadzio a un'epoca che muore, allo specchiarsi in se stessa 'masturbatorio' di una classe sociale, all'epidemia di colera, l'indicare tra le righe l'autoriflessività di quell'attrazione, indica in fondo che sarebbe un tipo di rapporto egoistico-nullaproducente ben diverso dall'amore-donazione e costruzione.
Questo distinguo che c'è nel testo oggi sarebbe censurato perchè c'è un giudizio sull'omosessualità interpretata come umanamente sterile, intesa come autoriflessiva, quindi la più alta forma di amore-egoismo, e non amore-donazione. (tanto era l'egoismo che Von Aschenbach non avverte Tadzio e famiglia dell'incombere della malattia affinchè non se ne vada dal suo cospetto, fosse anche per mettersi in salvo dall'epidemia)

Su Dostoevskij ho semplificato.
Direi che di Chiese Cattoliche ce ne sono già 2 o 3 tanto è scissa purtroppo, ma facciamo 2: una tradizionale-tradizionalista, e sono in pochi e malvisti, e una onuista-cattocomunista che è andata talmente oltre il Vat. II che ha già convocato di suo il Vaticano III, IV e V-Odissea nello spazio the return, cancellando i principi di fede originaria.

Nietzsche è geniale. Ma non è tenero con il Cristianesimo. A me è piaciuto, poi no, poi sì poi no, la sua opera è ampissima e complessa. Ottimo pensatore, ma oggi non sono d'accordo con tutto ciò che sostiene della fede cristiana per esempio. Ma peggio è come viene strumentalizzato a stralci oggi da alcuni ignoranti, un po' la sorte del povero Voltaire, entrambi tirati per la giacchetta per una certa idea di laicità (che c'è già).

Freud che era ateo e non solo, non può che rigettare la conversione, per di più al Cristianesimo. F. a Dostoevskij non l'ha capito proprio, come le griglie della sua psicanalisi per spiegare la mistica fanno acqua da tutte el parti. Già che l'abbiamo tirato in ballo, Freud si presta a letture controverse. Per esempio l'idea che ogni comportamento sia diretto fin da età preinfantile dalla Libido non vede poi tutti così d'accordo. Sto principio del piacere sempre e comunque per spiegare il tutto è stato usato in modo fuorviante e strumentale talvolta, riducendo l'animo dell'uomo a istinto animale discretamente perverso-utilitaristico e senza anima. Ma a proposito di correttismo, prova a dirlo, Freud è un intoccabile.

Aretusa ha detto...

Hesp penso tu sappia già la mia posizione a riguardo.
Sono ferocemente contraria a tutto ciò che leggittima ed esalta la pedofilia.
Detto questo Lolita e libri simili sono i "manifesti" preferiti della associazioni pedofile, perchè propongono appunto una sessualità infantile/pre e adolescenziale "malata" attratta dalla sessualità adulta.
Niente di più FALSO.
I bambini e gli adolescenti sono terrorizzati dalla sessualità degli adulti.
Anche Cohen-Bendit scrisse un libro dove dipingeva le bambine di 9/10 anni come Messaline che facevano a gara a sbottonargli la patta dei pantaloni.
Una schifosa e abominevole distorsione della realtà.
Questo genere di letteratura é l'alibi preferito dei pedofili per commettere abusi veri su bambini reali, con la scusa di una morbosa sessualità infantile, totalmente inventata.

Fosse per me li metterei tutti all'indice.
Sono estremista? Si, ma ho le mie valide ragioni.

Detto questo se si esce dal campo della pedofilia, apprezzo il politicamente scorretto e mi annoia a morte tutto quello che é appiattito a questa nuova "religione".
Concordo pienamemte con te sul fatto che senza "l'eticamente scorretto l'arte sarebbe priva di quell'essenza dionisiaca di forte impatto che ne rappresenta il suo sublime pungiglione in grado di sferzarci"
Il campo dell'eticamente scorretto é sufficientemente vasto per poter lasciarne fuori bambini e adolescenti.
Ciao Are

Hesperia ha detto...

D'accordo con te Are, ma il mio discorso non confonde necessariamente l'opera con la vita. E non tutto quello che è finzione è vita. Eppoi mi parli di Cohn-Bendit come se fosse letteratura?! mi pare che questa sia pamphlettistica istantanea legata alla notorietà del personaggio sessantottino che oggi - chissà perché saltabecca come Verde ecologista sia in Germania che in Francia, alle europee, in due partiti. Non è che ce lo ritroveremo a capo della commissione Ue, come eurocrate imposto da Bruxelles?

Un conto poi è il reato (e allora su questo sono d'accordissimo con te, sulla tolleranza ZERO) un altro conto è la letteratura che tratta temi scabrosi.
Io non confonderei le due cose, anche se oggi circola molta fuffaccia che non si può nemmeno chiamare letteratura, come ha già indicato Josh.
Nel caso di Tadzio in "Morte a Venezia" il giovane adolescente è descritto dall'omesessuale Thomas Mann come una sorta di angelo delle acque e della luce, specie nella scena finale sia del racconto che del film di Visconti, quando alza il braccio tra acqua della laguna e cielo.

Poi c'è Lewis Carroll, matematico, grande fotografo di bambine, e adolescenti nonché autore di due delziose fiabe ricche di nonsense come "Alice nel Paese delle meraviglie e "Attraverso lo specchio".
Che facciamo? Impediamo ai bambini di leggere una fiaba così bizzarramente inglese, perché forse il suo autore è in odore di pedofilia? E tuttavia non è mai stato accertato nessun abuso e se di pedofilia si tratta, è certamente allo stadio platonico.
Vale comunque la pena di leggere la biografia di Lewis Carroll qui:

http://it.wikipedia.org/wiki/Lewis_Carroll

Coem vedi non è un tema, questo che ho trattato, che si possa tagliare giù con l'accetta.

Hesperia ha detto...

Josh, quoto integralmente il tuo lungo intevento e anche la tua battuta sull'intoccabilità di Freud. Forse è nata un 'altra categoria: "lo psicologicemente corretto". Ma questo evidentemente è un altro post. :-)
Su Nietzsche sono ancora nella fase del grande interesse. Specie dopo aver riletto in questi giorni alcuni suoi scritti su Wagner. E' sempre paradossale e piacevolissimo.

Hesperia ha detto...

Cari amici, sono stata temporaneamnete costretta a ripristinare la moderazione dei commenti a causa del troll provocatore andrea (io, alice, regione e tanti altri nick) che, bandito dal blog Orpheus, ora non trova nulla di meglio che venire a imbrattare anche questo tranquillo sito. Chiedo scusa del disturbo , ma qui non c'è spazio per i provocatori e gli avvelenatori disturbati mentalmente.

philip marlowe ha detto...

Ti capisco cara Hesperia, questo squallido soggetto, ormai non ha più blog in cui depositare i suoi escrementi. Non permettere di farlo anche qui.

Marsh ha detto...

Hesperia,
la tesi di fondo del tuo articolo, che "coi buoni sentimenti si fa solo cattiva letteratura", è molto acattivante. E quasi a dimostrazione del fatto che le eccezioni fanno la regola, ci sono pilastri della letteratura nostrana, quali I Promessi Sposi, e Cuore (anche se questultimo è stato scritto da uno che di sentimenti era quasi all'opposto di quello che scriveva) che starebbero a dimostrare la fondatezza di quella tesi.
Piperno, che tra l'altro credevo italianissimo, mi incuriosisce assai, per via, anche, di queste sue teorie a quanto pare bislacche.

p.s.
ho letto solo oggi, per non essere da te influenzato, circa la stesura di quel pezzo che mi hai appena pubblicato. E sì, devo ammetterlo. E stavo già meditando sul prossimo post, che avrei voluto incentrare su un'opera di Silone (a proposito della provincia di Terra di Lavoro), ma, dopo quanto, penso di cambiare idea, perchè quell'opera è intrisa di buoni sentimenti.
Ciao.

Hesperia ha detto...

Marsh, la citazione che hai virgolettato sui buoni sentimenti, non è mia né di Piperno, ma di Gustave Flaubert (autore di Madame Bovary).
Poi comunque, esistono romanzi di "buoni sentimenti" che restano dei grandi romanzi (Dickens docet), ma non sono stati fatti con intenti pedagogici o edificanti aprioristici. Ma semplicemente per il piacere di raccontare storie ed esperienze umane. Magari (è il caso di Dickens in David Copperfield o in Oliver Twist) vissute in prima persona.

Marsh ha detto...

Hesperia,
avevo già notato che quell'espressione non era tua, ma di Flaubert.
Ma, a proposito di scrittori francesi, cosa ne pensi di Zolà? Ho in scansia un suo corposo romanzo, da parecchio tempo, e non l'ho mai letto. Non ricordo nemmeno il titolo; in copertina ci deve esserela figura di un contadino stremato dalla fatica. In un primo momento avevo stimato fosse di Flaubert, ma poi l'ho messo in relazione con Madame Bovary del tuo commento, e ho dedotto che quello del contadino non poteva essere suo.

Hesperia ha detto...

Zola? Il romanzo di cui non ricordi il nome potrebbe essere Germinal. Non lo conosco, perché non l'ho mai letto. Zola fu un socialista il cui nome è legato al caso Dreyfus e al suo "j'accuse".

Josh ha detto...

Zola era prima di tutto un naturalista-verista. Al di là di tutto, un ottimo scrittore. Era fautore del metodo scientifico d'osservazione della realtà sociale. In questo aspetto è molto condizionato da Hyppolite Taine e dalle sue teorie: race, milieu, moment condizionano la vita, e quindi anche la letteratura, per loro, ne deriva uno studio approfondito dell'ambiente, del clima sociale e culturale, dei costumi, del momento storico. Ho letto quasi tutto di Zola, e ricordo che il ciclo dei Rougon-Maquart non finiva più, ma un bell'investimento di lettura e tempo, per me. La tecnica della narrazione impersonale e del tranche de vie può non piacere. Gli ho preferito però Balzac, che amo alla follia. Ciao.

Hesperia ha detto...

S, Josh, lo so che Zola era un naturalista-verista :-) Ma come molti di quella scuola (anche il ns. Verga, ad esempio) da lì al socialismo (in particolare quello di matrice populista) il passo è breve.
Ovvio che anch'io gli preferisco Balzac. E per ciò che mi riguarda, anche Stendhal. Ma con questi due nomi siamo in pieno romanticismo.

Josh ha detto...

Hesperia, lo so che lo sai, :) era per aggiungere un po' di colore e impressioni anche a Marshall mentre decide se leggere o no Zola.
Tra i nostri Veristi, per es. Verga, o diversamente un Di Giacomo talvolta sembrano 'socialisti' per alcune questioni sociali affrontate nelle opere, che escono dalla tranche de vie, dal 'documento'.
Bisogna poi dire che in realtà, fuori dell'opera d'arte non avevano 'consapevolezze' nè sociali nè progressiste (magari proprie di alcuni storici e meridionalisti), e dagli epistolari e biografie di V. e SdG. si vede che si trattava di 2 conservatori abbastanza reazionari. Affresco populista nei libri, a volte emerge la questione sociale nelle opere, ma 'personalmente' 2 conservatori.
Beh adesso mi hai fatto venire in mente il mio amato De Roberto: che scrittura!

Josh ha detto...

Anche a me piace Stendhal, ma ora leggendoti mi viene in mente la conclusione delle "Illusioni perdute" di Balzac, la scena con il discorso tra il canonico di Toledo, e Lucien: saranno circa la ultime 15-20 pagine: un capolavoro di riflessione sulla vita, la realtà e l'illusione, l'ideale e la storicità, credo tra le pagine più struggenti e terribili mai lette.

Sopra citi Dickens che è un altro dei 'miei' classici. In certe pennellate sa rendere tutti i tipi di caratteri, una capacità d'introspezione straordinaria, e l'ha senza farsi notare, lo scopri dopo averlo letto che ti ha trasformato. E poi quella Londra Oscura, sotto cui brulica di tutto, mi piacciono le città metaforizzate e personificate.
C'entrerà poco, ma leggendovi mi è venuto in mente. Ciao.

Hesperia ha detto...

Josh, immagino che avrai letto di Balzac il racconto "La ragazza dagli occhi d'oro" tratto dalla raccolta La storia dei Tredici. Un vero omaggio a Delacroix, che si riallaccia al nostro tema di discussione sul male e l'eticamente scorretto.
Ne fecero anche una versione cinematografica con Marie Laforet.

Importanti i riferimenti ai suburbia di Dickens, che potremmo chiamare un cultore del romanzo di formazione. E comunque anche lì non mancano i brutti ceffi e le zone d'ombra dell'umanita.

Josh ha detto...

Sì Hesperia, ho letto il racconto di Balzac, e anche visto il film di J-G Albicocco con Marie Laforet. Lo stesso tema, "amore" lesbo, in realtà livore, dominio-possesso di un essere dalla pessima influenza su un altro più debole, è un aspetto delle tensioni dei rapporti pure mostrati nelle "Lacrime amare di Petra Von Kant" di R.W. Fassbinder.