mercoledì 14 aprile 2010

Andiamo al MAR

Dal 28 febbraio fino al 6 giugno 2010, al Mar ,
Museo d’Arte Città di Ravenna, ha luogo la mostra
“I Preraffaelliti e il Sogno italiano. Da Beato Angelico a Perugino,
da Rossetti a Burne-Jones”
a cura di
Colin Harrison, Christopher Newall, Claudio Spadoni (catalogo Silvana Editoriale),
promossa dal Comune di Ravenna, Assessorato alla Cultura, Museo d’Arte della città, Ashmolean Museum di Oxford col sostegno Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, (dal 15 settembre al 5 dicembre 2010 presso l'Ashmolean Museum di Oxford).

Il progetto (1° sull’argomento in Italia) indaga il modello artistico e culturale italiano nel movimento Preraffaellita. Nasce in Inghilterra nella 2° metà dell’800, per un’arte vicina alla natura, apparentemente semplice, traendo ispirazione dai pittori prima di Raffaello.
Alcune costanti dei dipinti preraffaelliti: la scelta di colori vibranti, la semplificazione dei temi, un’espressività e concettualità ‘concentrate’ tipiche delle pitture dei tempi più antichi.
Ad influire sul movimento furono aspetti vari: l‘Italia e l’idealizzazione di una fase della nostra arte; il paesaggio italiano spesso mitizzato, la rappresentazione di figure letterarie
e le nostre arti visive fecero innamorare il gruppo di giovani artisti inglesi.
Il loro intento non fu solo citazionismo del passato, ma anche una proposta “d’avanguardia” contro l’accademismo sterile e le convenzioni delle arti inglesi dell’epoca,
per realizzare opere emotive, soggettive, personali, più sincere. (1)



(Dante Gabriel Rossetti "Dantis Amor")

I tratti definiti e pienamente composti delle immagini preraffaellite, quanto la scelta di luci spesso fredde ma diverse dalla luce 'accademica', il decorativismo accentuato, sono lontani anche dalle sperimentazioni di frammentazione e parcellizzazione del visibile dell’Impressionismo. Nonostante la connotazione più che tradizionale dei loro quadri, il loro stile fece scalpore all’epoca.

Negli anni in cui l'industrializzazione inglese esplode nell'Esposizione Universale di Londra (1851), si odono le prime critiche al sistema economico-sociale vittoriano.
Lo scrittore e critico d'arte John Ruskin (1819-1900) è in forte polemica con l'architettura industriale antiestetica, e un gruppo di studenti della Royal Academy prende il nome di "Confraternita dei Preraffaelliti" nel 1848:
William Hunt (1827-1910) di cui si ricorda "The Light of the World",
John Everett Millais (1829-96) autore della famosa Ofelia,
Edward Coley Burne-Jones (1833-98) autore della
Rinascimentale e Botticcelliana Scala D'Oro,
e il poeta pittore Dante Gabriel Rossetti (1828-82) la cui ispirazione è spesso dovuta a Dante
come negli acquerelli a illustrazione della Commedia, a temi biblici e non solo
(Autore della famosa Ecce Ancilla Domini quanto di Astarte Siriaca). (2)




(Dante Gabriel Rossetti "Dante che disegna un Angelo nel 1° Anniversario della morte di Beatrice")

Il Medioevo anche italiano cui si sentivano vicini comprendeva tradizioni patrie, Dante, Dolce Stil Novo, ingenuità primitiva: una dimensione in cui arte e artigianato erano vicini, in cui natura e cultura erano ancora alleati, un'epoca in cui non si fosse ancora frantumata l'unitarietà della percezione del mondo.
In pratica, il movimento Preraffaellita può essere interpretato anche come una delle ultime rivolte "against the modern world" incombente.
Ruskin condivide con il gruppo il disagio per la civiltà dell'industrializzazione selvaggia, critica il prevalere delle macchine e dell'automatizzazione su grande scala, nemiche di individualità e creatività.
Nel 1846 nel II Voll. "Modern Painters" Ruskin afferma che le bellezze naturali sono doni divini, e compito dell'arte è valorizzare il patrimonio religioso e spirituale della società.
Per la Confraternita e Ruskin il modello è il Medioevo inteso come età dell'oro della spontaneità, in cui il sentimento poteva ancora diventare protagonista della creazione d'arte (e non le convenzioni).
Questa chiave di lettura (scadimento di valori nel presente e nostalgia del medioevo come età autentica) erano già sentiti nella civiltà inglese: Walter Scott, William Blake.
Ma Ruskin crede nel vigore creativo dell'arte del presente come rimedio alla fine dei valori delle convenzioni vittoriane. I Preraffaelliti giungono anche a rifiutare l'arte Rinascimentale classica, specie Raffaello e i successivi grandi, che considerano già affetti da formalismo e accademismo (altra convenzione) diversamente dal medievalismo precedente più spontaneo.
Rossetti imposta anche le raffigurazioni sacre con attenzione al vero e al quotidiano, ma con l'andare degli anni il realismo dei particolari della sua pittura si sposa comunque ad atmosfere oniriche, sospese, oleografiche e un po' irreali, anche se affascinanti.
Lo studio insisitito dell'accostamento dei colori, del dettaglio più che realistico magari in figurazioni letterarie-mitologiche altrimenti sognanti, sottolinea alla fine l'irrealtà e aggiunge preziosismo che sfocia in alcuni casi in estetismo puro, preludio a simboli di movimenti e stili futuri.



(Burne-Jones "Musica")

La mostra segue più percorsi: l’affezione dei Preraffaelliti per l’arte italiana è rappresentata da opere di Beato Angelico, Perugino e altri pittori italiani dell'epoca, caratterizzati da rappresentazione del paesaggio storico e naturalistico italiano, in stile antiaccademico e amorevolmente spontaneo.
Il momento ultimo dei Preraffaelliti in Italia è nei lavori di Burne-Jones verso il 1880 nella Chiesa Episcopale di San Paolo entro le mura a Roma : la mostra comprende i disegni preparatori dei suoi mosaici.
Presenti anche i lavori della Scuola Etrusca, artisti seguaci del pittore Giovanni Costa.
L'itinerario distingue anche “Soggetti tratti dalla storia e letteratura italiane” ed “Estetismo, ispirazione Rinascimentale” (all'epoca dei Preraffaelliti il Quattrocento era ancora inteso nella storiografia come ascrivibile al Medioevo). L’ispirazione rinascimentale influenza la raffigurazione idealizzata della donna preraffaellita: la donna talvolta è mostrata come Angelo/Beata Beatrix Dantesca, in altri casi come bellezza magica/arcana tentatrice.

Accanto ai Preraffaelliti classici, va ricordato per i contatti che ebbe con i suddetti William Morris: a partire dalla sua idea di Medioevo ideale, la cattedrale con i suoi cantieri, come la bottega dell'artigiano di pregio, rappresentavano il modello opposto alla moderna 'fabbrica': con il suo neomedievalismo anti-industriale si battè contro l'estinzione dell'artigianato d'arte e per un'architettura di integrazione con l'ambiente e la storia, nel suo progetto delle Arts and Crafts.



(Il Giardino incantato di Messer Ansaldo, di Marie Stillman, dal Decameron di Boccaccio,
Giornata X Novella V)


Alcune delle opere esposte

(1)alcuni concetti sono stati liberamente rielaborati dalla presentazione della mostra;
(2) altri liberamente da 'Arte nel tempo' di De Vecchi-Cerchiari, Bompiani; 'Storia dell'Arte Italiana' Bertelli, Briganti, Giuliano, Electa, Mondadori

50 commenti:

Hesperia ha detto...

Josh, quando si dice la telepatia! io devo andare a fine mese in Inghilterra e l'Inghilterra vittoriana sbarca qui a Ravenna.
Ovviamente come ti ho scritto in pvt, hai scelto tra i miei preferiti: Dante Gabriel (già amico di Oscar Wilde e figlio di un Italiano carbonaro), Burne-Jones, Hunt, Millais e molti altri).
Mi piace anche sir Frederick Leighton che - non a caso - campeggia in questo template delle Esperidi e pure dall'amica Mary nonchè Waterhouse. E in Francia i simbolisti Moreau, Bouguereau, davvero preziosi.

Sono stati periodi anche di alto artigianato (penso alle carte da parati di William Morris, agli arazzi di Ruskin che citi ecc.).

Ho perfino trovato un libro di un grande estimatore dei preraffaelliti, un giornalista dell'Espresso a nome Giancarlo Marmori, morto prematuramente che ha scritti il romanzo "Gabriele" ispiriato a Rossetti. Libro introvabile e fuori catalogo.

E da ultimo suggerisco anche di leggere il piccolo ma visionario libriccino di poesie "Il mercato dei folletti" (Market Goblins) di Cristina Rossetti, sorella di Dante Gabriel.

Hesperia ha detto...

Dimenticavo anche di aggiungere che il medievalismo prefaraffaellita crea modelli e archetipi di donne di una strana fatalità dalla bellezza all'insegna di un "apollineo demonizzato".

Josh ha detto...

eh ma la nostra telepatia è roba vecchia ormai:)
Sì anche a me piacciono parecchio sia Leighton, e Waterhouse.

Morris e Ruskin aparte il lavoro teorico, hanno creato ottimi prodotti (le carte da parati e gli
arazzi su loro disegni vengono intessuti ancora).

Di Morris mi piace anche la sua discontinua pittura, qui "la bella Isotta":

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4d/William_Morris_001.jpg

Non ho letto il libro di Cristina Rossetti, ma le donne dei preraffelliti hanno avuto sempre un'importanza notevole nella vita dei mariti, spesso artiste anche loro.

marshall ha detto...

Josh,
tò, una mostra intitolata ai Preraffaelliti. Una mostra "intelligente", la quale contribuirà senzaltro a far capire cosa sia stato tale movimento pittorico (movimento? non so se si chiami così), anche ai digiuni di storia dell'Arte. Se non altro perchè costoro dovranno chiedersi minimamente chi fossero, e di conseguenza chi sono stati i pittori più influenti del "gruppo" (credo che la parola gruppo ci stia a "pennello").
Vado a leggere.

p.s. titolo originalmente spiritoso, dal doppio senso, il tuo "Andiamo al MAR" :-)

Josh ha detto...

Se vedi l'ultimo dipinto nel post, di Marie Stillman....è un piccolo capolavoro, anche se non famosissimo....
cliccandoci su si ingrandisce un po': il Giardino fiorito all'interno, mentre all'esterno c'è neve e freddo.

è sottile.

Comunque a fine mese in UK ci sarà lo stesso tanta roba da vedere, e se capita un salto entro giugno a Ravenna farai in tempo a farlo, chissà.

Qui il catalogo totale delle opere in mostra a Ravenna:

http://www.museocitta.ra.it/binary/mar/news/elenco_opere_preraffaelliti.1267111327.pdf

comprendono oltre ai citati: Gentile da Fabriano, George Price Boyce, John Brett, Arthur Burgess,
Walter Crane, Arthur Hughes, Inchbold,Edward lear, il da te citato Leighton....


l'apollineo demonizzato delle donne preraffaellite capta in pieno da sempre la mia sensibilità:))

Hesperia ha detto...

Conosco la bella Isotta di Morris. E pensa che in un mio viaggio Olanda ho perfino trovato un libro di grafica con i cicli arturiani, la saga di Tristano e Isotta, la Salomé, insomma l'opera omnia di Aubrey Beardsley che oggi mi costerebbe un patrimonio.
Volevo segnalarti anche il libro "L'invenzione della verità" di Marta Morazzone dedicato a un arazzo di Ruskin. IO però questo non l'ho letto.
Mentre ho torvato una poesia di Christina Rossetti qui

http://www.la-poesia.it/stranieri/inglesi/vari/c_rossetti_ricordami.htm

e il traduttore è proprio quel mio amico di cui ti parlai in pvt: telepatia nella telepatia :-) Leggila Josh.

Josh ha detto...

Sì, si può dire 'Movimento' dei preraffaelliti, Marshall...
C'erano intenti programmatici precisi, e teorici alle spalle di tutto rispetto e con cose vere da dire.
Se segui i link un bel po' di immagini le trovi, alcune lasciano senza fiato, dall'Ophelia di Millais, alla Luce del mondo di Hunt.
Un recupero di poesia visiva, in pratica, che credo possa essere nelle tue corde, Marshall.
Anche l'Ancilla Domini di Rossetti non scherza nella sua solo apparente ma sacrale ingenuità.

Sì mi faceva ridere la sigla del museo :)) Eppoi il mare non è lontano da Ravenna, peccato per le raffinerie a Marina di R. e Punta Marina.

Josh ha detto...

cara Hesperia,

che bei libri!
E con tutta quella roba in Ariete per aria opposta alla mia povera Bilancia, tutto è possibile:))

Ma questa che mi dici è la mise en abyme della telepatia che contiene un'altra telepatia che ne contiene un'altra e via così...

Ho letto la poesia. Bella e introspettiva come solo un animo femminile sa esserlo.
E anche la traduzione è ottima, nella sua pulizia.

Hesperia ha detto...

Perchè in Ariete?

L'Ancilla Domini ha per modella la moglie di Rossetti Elizabeth Siddal che si suicidò col laudano. Erano tempi di laudano e di assenzio ;-)

marshall ha detto...

Josh,
c.v.d. (come volevasi dimostrare), stavo prendendo un'altra grossa cantonata, col pensare che i preraffaelliti fossero tutti quei pittori venuti prima di Raffaello. Nel primo commento mi sono risparmiato una figuraccia, non facendo alcun nome. E si che m'avevi già spiegato molto bene tutto l'arcano in altro post, o forse nel commentario a quell'articolo su Amico Aspertini.

Continuo con la lettura: vedo che c'è molto da imparare.

Josh ha detto...

Hesperia,
intendevo in questi giorni, per aria, cioè i corpi celesti, sì ce n'è parecchi in Ariete (opposti alla Bilancia cioè il sottoscritto): Oggi il Sole si trova a 23° e 56 Ariete, la Luna si trova a 17° 52 Ariete, mettici pure Venere in transito in Toro opposta alla mia, Plutone in Capricorno in anello di sosta opposto al mio ascendente in Cancro... se passo 'a nuttata è una grazia, per l'appunto:))
o forse sarò solo un po' elettrico a dir poco ahah

Anche la Beatrice dantesca della Vita Nuova di Rossetti si dice abbia per modella la signora...

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Dante_Gabriel_Rossetti_-_Beata_Beatrix,_1864-1870.jpg

beh dell'assenzio mi pare ne parlammo con tanto di classifica dei migliori. Ora i contenuti di sostanze strane sono controllati...

Mal che vada mi farò un cicchetto, come si suol dire:))

Hesperia ha detto...

Sì, la Beatrix e anche la Pandora: hanno tutte la stessa faccia.

Josh ha detto...

Specifico 2 cose magari per chi ci legge, vede i commenti, e ci trova un po' matti: la questione astrologica è di solito un gioco con Hesperia sul fatto delle nostre telepatie e agnizioni.

@Marshall: uh beh fa niente se uno non conosceva i Preraffaelliti, piano piano se ne vedono un po', si pensa all'humus in cui sono nati, e si colgono i tratti comuni tra loro.
A me piacciono da sempre, ma c'è da dire che non sono poi così famosi magari per chi non si occupa di arte in senso stretto, tant'è che la mostra così strutturata è la prima in Italia.

@Hesperia: La Beatrix, Pandora e le donne dipinte da Rossetti è vero hanno sempre la stessa faccia, sembra la ripetizione di un topos.
Un po' come Dante Alighieri con Beatrice, così Dante Rossetti con la moglie scomparsa: presenza/assenza, memoria fantasmatica, trasfigurazione, desiderio di eternizzazione dell'impossibile, di sfuggire alle maglie del tempo, di riportare ciò che non c'è più: molte sono le suggestioni in Rossetti pittore riguardo i suoi miti e le analogie con la vita privata.

Josh ha detto...

@Hesperia: ho ritrovato il mio vecchio avatar che mi hai fatto tu, e d'ora in tengo questo.

@Marshall: approfondisco 2 cose solo accennate nel post.
La cosa che puoi notare in più nei Pr. è che erano degli amanti del bello, curavano i dettagli, gli ambienti...
La natura mostrata era realistica nei particolari, trasognata nell'atmosfera ma ancora "amica" dell'uomo, non "esplosa" come in molti stili (che pure mi piacciono) futuri.

Erano ribelli del loro tempo, contro il mondo degli affari e dell’arricchimento che con l'avvento esagerato della macchina stava disumanizzando tutto.
La loro parte "antiindustriale" non è una posa o un'utopia, ma desiderio di un nuovo umanesimo e di autenticità.
La passione per 300 e 400 (non troppo rinascimentale-grandioso, ma che si ferma al primo Rinascimento) italiani poteva essere indagata di più anche dalla mostra (che comunque di grazia che c'è:): Beato Angelico, ma anche Luca Signorelli, Filippino Lippi, quindi l'idea di una città medievale umana con le sue botteghe e il cantiere artistico delle cattedrali, un microcosmo armonioso coniato sui tempi e modi dell’uomo, non mosso dai ritmi disumani della macchina, della fabbrica o degli speculatori.

Per capire questo, oggi è facile pensando alle nostre metropoli, basta pensare anche all'impatto dell'industrializzazione nella Londra d'allora.

Josh ha detto...

Aggiungo, sulla questione della natura amica rappresentata:

Ancora di italiano 300esco basta vedere Benozzo Gozzoli, il Perugino citato per i colli, gli alberi, gli alberini:))
le campagne italiane...è tutta questa la pittura Pre-Raffaello che ispira i Preraffaelliti...

All'interno di questo mondo poi Firenze con stilnovo e Dante aveva un ruolo favorito.
Era un medioevo magico quello che li ispirava, anche religioso, ma nel caso di Rossetti pure esoterico, se sappaimo osservare bene (oltre alcuni scritti in cui la cosa diventa palese).

Altro punto:
il movimento propone una sintesi tra più concetti.

Sublime, naturalezza, passato magico, un po' di lusso ed estetismo...spirto gentile..e a misura d'uomo.
Nati come anticapitalisti, non erano nè verdi nè marxisti,
ma con una sensibilità sociale e umana (pure un po' romantica, patriottica) davanti all'industrializzazione.

Qualcosa li accomuna ai Nazareni (cfr. teorie di Schlegel e Wackenroder antiaccademici e favorevoli a ispirazioni religiose).

La passione per l'artigianato a misura d'uomo fu talmente forte che cose tratte da Ruskin e Morris sono in vendita, ri-intessute, anche oggi.

cfr qui:

http://www.millefleurstapestries.com/en/william-morris?p=3

http://www.millefleurstapestries.com/en/william-morris?p=1

marshall ha detto...

Josh,
sono d'accordo con te, sul fatto che si possa vivere anche senza sapere chi fossero i preraffaelliani. Ma, quello che mi dici di loro, nel successivo commento, lo trovo assai istruttivo, e, a ben pensarci, forse oggi dovremmo avere bisogno di un loro revival, e con la sferza in mano così per come ce li presenti:

"Erano ribelli del loro tempo, contro il mondo degli affari e dell’arricchimento che con l'avvento esagerato della macchina stava disumanizzando tutto.
La loro parte "antiindustriale" non è una posa o un'utopia, ma desiderio di un nuovo umanesimo e di autenticità."

Questo passo, infatti, sarebbe intonato ai nostri tempi, che ha avuto, come causa principale della recente crisi finanziaria, quella dell'aver messo l'arricchimento sfrenato al primo posto. Autori dei misfatti: amministratori o gestori di grandi società.
Giulio Cainarca, nel corso della sua rubrica odierna su Radio Padania, ha citato un lungo elenco di amministratori e manager di grandi società pubbliche e private quotate in borsa, i quali si sono dati cospicui aumenti, nel corso dell'anno scorso, nonostante la grande crisi finanziaria che avrebbe potuto portare al tracollo le loro società. Il più "misero" di questi è stato Flavio Cattaneo, l'amministratore delegato di Terna, che si è "dato" "solo" 1,9 milioni di euro, comunque in cospicuo aumento rispetto il 2008. Gli altri hanno superato quasi tutti i 5 milioni (10 miliardi di vecchie lire), "concedendosi" comunque aumenti a due cifre.
Ecco, a battersi contro tal genere di "vicende" ci vorrebbero fustigatori simili a quei preraffaelliani, affinchè scuotano e riportino a maggior realismo i "misfattori".
A quanto pare, però, i preraffaelliani erano molto infelici, se avvenivano sovente episodi come quello citato da Hesperia:

"L'Ancilla Domini ha per modella la moglie di Rossetti Elizabeth Siddal che si suicidò col laudano. Erano tempi di laudano e di assenzio ;-)"

p.s. sono andato un pò fuori tema, ma in tema con vari altri commenti.

marshall ha detto...

Josh,
per spiegare meglio quanto ho scritto sopra, ho pubblicato un post.

dionisio ha detto...

Hesperia mi ha sollecitato a visionare il post di Josh e, evidentemente, a commentarlo. Il post di Josh, com'è naturale, l'avevo letto appena comparso; poi sono stato travolto da vari eventi e non ho più guardato nulla (mia moglie è caduta e si è fratturata il polso della mano destra, quindi ho subito assieme a lei tutte le conseguenze che derivano da tali accidenti).
Il pezzo di Josh è informato e scritto magnificamente, ma confesso di non essere attratto in modo particolare dai Preraffaelliti. Forse perché uno dei periodi che amo di più (e a cui ho guardato e guardo continuamente quando faccio i miei lavori, anche se non certo - et pour cause - con l'illusione di poterne ricreare la magia) è proprio la pittura del primo Quattrocento, quella del Beato Angelico, di Gentile Da Fabriano, di Pisanello, di Andrea Mantegna, di Francesco di Giorgio Martini, di Paolo Uccello, del Masaccio, di Benozzo Gozzoli, di Piero Della Francesca, di Filippino Lippi, del Botticelli,ecc. ecc., dai quali i Preraffaelliti partono e dei quali risultano, fatalmente, una copia sbiadita, non tanto per la qualità tecnica (alcuni dei preraffaelliti dimostrano di possedere una tecnica sopraffina), quanto per mancanza di quell'elemento che caratterizza proprio il Quattrocento italiano: una pittura, per l'appunto, ormai tecnicamente prodigiosa, ma che conserva ancora l'ingenuità della visione, lo stupore di fronte alle cose del mondo, la fantasia che trasforma tutto in un bel sogno (si pensi soltanto alle battaglie di Paolo Uccello)e che si risolve in altissima poesia.
I Preraffaelliti non sono certo da buttare, ma hanno il torto (data la loro estrema consapevolezza del mondo, il loro disincanto nei confronti della realtà, tanto che il loro movimento nasce proprio per protesta contro la contemporaneità) di volersi rifare a una pittura che vede il mondo come una meraviglia, mentre essi introducono nelle loro visioni quel che di nostalgico, di languido, di crepuscolare (che, quand'è particolarmente insistito, assume una connotazione decadente se non addirittura finta)e che, talvolta, scade nella citazione pura e semplice.
Non è mia intenzione di mortificare i gusti altrui; questo va da sé perché parlo con amici, e poi non sono così presuntuoso o ingenuo da desiderare di imporre il mio punto di vista. Dico solo la mia opinione con sincerità, come sono abituato a fare. Ma, naturalmente, può darsi che esageri. Forse sono io il primo nostalgico, nel senso che la pittura (come tutte le arti, del resto) dovrebbe essere una manifestazione di felicità, per chi la pratica e per chi la guarda. E quel particolare periodo, almeno ai miei occhi, lo è. La modernità (che comincia, probabilmente, proprio con l'affermarsi del pieno Rinascimento) ci ha guastato per sempre questo piacere. Da allora l'arte, come tutte le cose degli uomini, si è caratterizzata via via, e sempre più, come un fenomeno problematico, che include anche la sofferenza (per chi la pratica e molto spesso anche per chi ne fruisce), per cui, almeno io, non riesco ad apprezzare completamente qualcosa che gli somiglia ma che non mi comunica la stessa impressione di gioiosa purezza.

marshall ha detto...

N.B.
dove ho scritto preraffaelliani si deve intendere preraffaelliti.
Dove ho potuto, ho corretto.

Josh ha detto...

@Marshall:
non ti preoccupare per la definizione, casomai lo correggi là nel tuo post sul tuo blog. A proposito grazie per avermi citato.

La questione degli stipendi stellari di manager e amministratori (industrializzazione selvaggia>capitalismo>affarismo>
innaturalità della vita: non è così lontano dai temi detti) è un punto dolente. Sia nel privato e peggio, nel pubblico: per quanto un amministratore o un manager possa esser bravo, abile, stipendi da 7 zeri e passa sono sproporzionati a quelli anche dei loro diretti sottoposti. Una classe molto viziata.

Hesperia ha detto...

Capisco per chi ha certe idee sul sacro nell'arte quello che scrivi, Dionisio, e ritengo che le tue critiche tra gli "ispiratori" (Beato Angelico, Gentile Da Fabriano, Pisanello, Andrea Mantegna, Francesco di Giorgio Martini, Paolo Uccello, del Masaccio, di Benozzo Gozzoli, Piero Della Francesca, di Filippino Lippi, del Botticelli) e gli "ispirati" siano per alcuni aspetti, legittime.

In fondo la Confraternita Preraffaellita nasce da un movimento estetico-letterario. Non dimentichiamo anche le tesi di Walter Pater, già maestro di O. Wilde, del movimento estetico inglese. E come sottolinea lo stesso Josh, è stata una reazione di contrapposizione del Bello all'Utile e all'utilitarismo delle rivoluzioni industriali inglese, foriere di altre rivoluzioni di cui - ahimé - ben sappiamo.

A proposito, i miei auguri a tua moglie per l'indicidente del polso. Ciao.

Josh ha detto...

Ciao Dionisio, mi dispiace molto per tua moglie, spero stia meglio ora.
Con Hesperia parlavamo di coincidenze: dopo i problemi al pc dell'altra settimana, la piattaforma blog che non mi accettava il post,
appena ho pubblicato il post e poi commentato un po' con gli altri l'altra sera,
sono dovuto partire all'improvviso per il Pronto Soccorso dove ho passato la notte per un'intossicazione di mio padre....siamo a posto.

So dal tuo blog che piace anche a te quel periodo della pittura italiana. E' un sommo modello:)

Certo che se davvero mettiamo a confronto l'originale 3-400esco italiano con i quadri preraffaelliti, i p. ci perdono.

D'altro canto i preraffaelliti, 4 secoli e passa dopo, hanno pur inventato qualcosa, non sono solo "copie":
penso alle stratificazioni culturali e simboliche dell'idea della donna, o a certe suggestioni "magiche", e nella loro epoca hanno richiamato ad alcuni valori ormai perduti. Poi da loro pure sono nati fior fiore di altri pittori, "vicini" e derivativi.

L'idea di 'artista totale' che recupera la sua individualità e passato, proprio nel periodo dell'industria che crea prodotti che spossessano di sè il realizzatore, per colpa della realizzazione a catena e per la produzione del "brutto",
e l'importanza del riportare in auge le arti applicate, mi sembrano i meriti storici principali:
sculture, quadri, architetture, vetrate, arazzi, stoffe, oggetti d’arredamento, mobili, tappezzerie....

Era un ritorno alle radici e alla Tradizione, anche se in modo 'citazionista'-estetico e non strutturale:
poi personalmente il tratto neogotico e neomedievale-arcano (con gusto) e un po' trasfigurato che hanno i preraffaelliti mi piace...

Josh ha detto...

Il progetto pittura-arti applicate-arte totale dei P. ricorda anche il decorativismo italiano 800/900 nell’epoca dannunziana.
Morris aveva una casa, la Red House, che rappresentava il suo ideale: ricercatezza del dettaglio, incisioni, ornamenti, scelta accurata di caratteri gotici per ristampare in maniera preziosa le opere di Chaucer....

Questo insieme, unito al gusto per le scene storiche, per la bellezza femminile trasognata e le ambientazioni fantastiche, in un medioevo mitico,
ricorda Adolfo De Carolis, Gaetano Previati, Galileo Chini, il gusto floreale, la pittura simbolista, la decorazione liberty nostrane.
In parte i Preraffaelliti con il loro estetismo furono ispiratori dell’Art Nouveau e dei Simbolisti.

C'è poi la dimensione "sociale" alla Morris della figura dell'artista individuo unico contro la massa e la ripetibilità del brutto industriale: si diffonde l'idea dell'Artista che vuole diffondere un'arte-gnosi attraverso la quale richiamare tutti alla cultura, alla sapienza di sè e del passato. Fu un passaggio importante.

In Italia specie D'Annunzio aveva idee simili sulla funzione dell'arte, ma, diciamo, in maniera più "marcata" ed accesa, con tutta un'altra consapevolezza :))
Il Vate offriva l'Arte alle masse.
Il "socialismo" di Morris si fermava al rifiuto della società capitalistica con la volontà di promuovere l' "arte integrata", a dimensione dell’uomo e del suo ambiente, nel rispetto della storia, della tradizione, degli stili e della natura.
C’era inoltre in Morris il convincimento che il lavoro comunitario (la bottega, il cantiere), anche in ambito artistico, fosse la condizione migliore per favorire l’affermazione della creatività individuale. E' chiaro che questi pensieri collidono in quei decenni....
si tratta di una forma indiretta di socialismo per gli uni...e per D'Annunzio di un'idea d'arte aristocratica-tradizionalista più consapevole politicamente nel caso italiano, basate tutte però sulla difesa del mestiere.

Josh ha detto...

@Dionisio:
"...una pittura, per l'appunto, ormai tecnicamente prodigiosa, ma che conserva ancora l'ingenuità della visione, lo stupore di fronte alle cose del mondo, la fantasia che trasforma tutto in un bel sogno (si pensi soltanto alle battaglie di Paolo Uccello)e che si risolve in altissima poesia."

I pittori italiani che hai citato sono enormi, indefinibili....hanno creato la storia dell'arte e della visione e posto le basi.....
e per forza di cose sono superiori ai Preraffaelliti: questo non è nemmeno in discussione....

Proprio le battaglie di Paolo Uccello che citi sono tra le immagini che ricordo di solito con maggior piacere: in particolare l'idea del movimento che si ricompone in armonia, e quel suo modo di dipingere i cavalli ha del prodigioso.

Per il resto, certo che NON è, come dici, vera ingenuità e stupore quelli che realizzano i Preraffaelliti...certo che c'è del Decadente e del fittizio..dell'oleografico anche talvolta e qualche compiacimento etsteico di troppo. C'è anche un po' di malattia ...lo stupore arcano è ricreato, non è e non può più essere, per forza di cose e per motivi storici, la vera prima ingenuità d'artista davanti alla scoperta della prima poesia delle cose, come nel caso degli italiani del 3-400. Su questo siamo tutti d'accordo, penso.

dionisio ha detto...

La mia è comunque una considerazione di carattere estetica, Hesperia, non etica, quindi il "sacro" non lo mettevo minimamente in conto. Il Primo Quattrocento, anche se i soggetti dei pittori sono soprattutto religiosi (ma questo è stata una costante della storia della pittura perché la committenza allora voleva, quasi sempre, il soggetto "religioso"), affascina per lo stupore che si coglie nello sguardo del pittore, e che ci trasmette quella magia particolare in cui consiste la grandezza poetica della pittura di quel periodo.
Forse il limite del movimento preraffaellita è che, dietro la sua connotazione fortemente estetica, si nascondeva una componente etica fortemente etica. E l'etica, comunque intesa, è un elemento che fa sempre a pugni con l'estetica.
L'ho scritto, come sai, a proposito della fotografia e della letteratura: il concetto rimane valido anche per la pittura, benché l'elemento etico in qualche modo affiori sempre, alla fine.
Il compito dell'arte in ogni caso non è quello di ammaestrare (questo spetta al predicatore o al moralista) bensì quello di dilettare o commuovere (l'ha scritto chiaramente in anni recenti Borges, ma lo si trova già nella "Poetica" di Aristotele)
Vorrei sentire il parere di Josh, ma naturalmente non si tratta di far prevalere un'opinione sull'altra, ma solo uno scambio amichevole di opinioni.

dionisio ha detto...

Il mio commento ultimo non aveva visto quello precedente di Josh, che mi trova completamente d'accordo.

dionisio ha detto...

Anche il mio PC mi fa brutti scherzi; non mi comparivano nemmeno gli altri post precedenti di Josh. Direi che siamo d'accordo su tutto. L'arte come prodotto dell'industria è detestabile e io sostengo esattamente il ritorno in primis all'artigianato, cioè al mestiere che parta dal disegno e dal figurativo, che l'arte moderna ha finito per sottovalutare e dimenticare, quindi a un'arte che si richiami a quella dei grandi del passato (non sei ancora entrato nel mio blog? proprio tra i preferiti del "Giardino" c'è dionisart: lì dentro troverai un mio intervento fatto ad un convegno dove spiego meglio questi concetti).
Certo i preraffaelliti andavano contro l'industrialismo con tutto quello che poi ha comportato, ma il dannunzianesimo, ossia l'eccesso di estetismo che diventa quasi un'etica della vita, diventa alla fine un po' fine a se stessa. E' sempre complicato trovare il giusto equilibrio in queste cose (la modernità ha confuso moltissimo le cose, tra l'altro), perché D'Annunzio, per esempio, è un mostro di bravura quando scrive (e io l'ho letto e riletto proprio quando in Italia lo si metteva all'indice)e alcune sue cose sono sublimi.
Infine quel che conta è l'oggetto artistico e la reazione che produce in noi quando ci troviamo di fronte ad esso. Se sprigiona poesia, il suo scopo l'ha raggiunto. Tutto il resto è solo complicazione inutile.

Josh ha detto...

Dionisio, ho letto che l'altro mio commento l'hai letto dopo.
Scrivo i post e scelgo gli argomenti sull'onda emotiva, memoriale o di un fatto presente in quel momento, a volte dando taglio storico, ma non sempre sono le mie preferenze in assoluto, ma amo (quasi tutta) l'arte...anche quella 'di rottura' se pur con dei distinguo e dei limiti:)

Una cosa su questo tuo passaggio -taglio un po'- la dico, perchè mi interessa molto:

"Il compito dell'arte in ogni caso non è quello di ammaestrare (questo spetta al predicatore o al moralista) bensì quello di dilettare o commuovere [...Borges...Aristotele]"

Vero!....però...l'arte può "indicare"...anche solo con scelte e de esclusioni di ciò che sarà in un quadro e in che modo.

"E l'etica, comunque intesa, è un elemento che fa sempre a pugni con l'estetica."

Vero anche questo, specie quando si è come noi, tra amici, con 'buone intenzioni' degli amanti del bello e della poesia, e certi bei canoni solidi li diamo per scontati.

Lo penso anche io che l'etica fa a pugni con l'estetica, e spesso può dare origine a un'arte "programmatica" che ha per frutto un'opera che è una specie di dimostrazione a tesi, quindi fredda o troppo costruita e artificiosa.

Però da un punto di vista storico mi sento di fare un distinguo del tutto soggettivo. Per es. C'è una parte di pittura della Controriforma fatta di capolavori, ma del tutto accademici: lì l'estetica risponde a un'etica obbligatissima, e si perde talvolta la sincerità.

D'altro canto, sui soggetti religiosi della committenza hanno lavorato anche Michelangelo e Caravaggio che non erano nella vita privata 2 stinchi di santo. :)

E' difficile davvero dare una risposta definitiva.
Io non vorrei un'arte che educa, etica, didascalica e 'correct' che considereremmo forzata, se guardiamo con gli occhi del bello (e morale, però, dato per scontato) della classicità.

Un tempo è anche vero che etico ed estetico potevano andare di pari passo perchè la vera bellezza era sempre morale. Non c'era bello senza vero/onesto morale, già di suo, implicitamente.

Oggi però la questione potrebbe essere posta di nuovo: oggi l'estetica è relativa, slegata da tutto, in una società e sistema di pensiero anche concettualmente esplosi.
L'arte oggi, con l'estetica appunto slegata dall'etica, è anche quella che ha prodotto (mi perdonerai) la cacca d'artista e le rane crocifisse...

anche lì l'estetica (assente in realtà, diciamo l'orrore) è slegata dall'etica....
e allora penso un po' di etica serviva...o forse è l'estetica relativizzata che è già di suo talmente slegata dall'etica oggi che non offre più nessuna garanzia.
Il presente talvolta rimette tutto in discussione.

Josh ha detto...

Dionisio, Quoto in pieno questa tua conclusione (abbiamo spedito i commenti quasi assieme):

"Infine quel che conta è l'oggetto artistico e la reazione che produce in noi quando ci troviamo di fronte ad esso. Se sprigiona poesia, il suo scopo l'ha raggiunto."

Più vero di così....

Ho dato un'occhiata solamente al tuo blog, purtroppo non ho approfondito più di tanto, cosa che farò molto volentieri.
A volte il mio tempo è scarso, e nelle ultime settimane è stato anche peggio, ma ti leggo sempre molto volentieri, quindi verrò. Grazie per adesso delle riflessioni e degli stimoli.

dionisio ha detto...

Josh, quoto anch'io in pieno le tue riflessioni sull'arte scadente o addirittura orripilante di oggi dovuta al fatto che spesso è mossa da ispirazione ideologica o deriva dal relativismo etico (ma diciamo anche dall'estetica del brutto e dell'osceno) per cui tutto è permesso, anche di prendere a soggetto della sua rappresentazione perfino la cacca; e quindi della necessità di ritrovare un'etica vera, che però dovrebbe stare comunque a monte del nostro agire e, di conseguenza, non inferire sull'arte. Se avrai il tempo e la voglia di leggere prima o poi alcuni post sul mio blog (quelli sulla pittura e sulla narrativa) vedrai che sostengo proprio queste tesi.
Vi ringrazio tutti della solidarietà per mia moglie. E' stato un brutto colpo perché era già successo l'anno scorso (si vede che ci siamo abbonati alle rotture, ma pazienza). E spero anche che il tuo papà stia bene, adesso, Josh. I genitori sono preziosi e vanno tenuti da conto sempre e comunque; lo stesso discorso vale per il partner della vita, naturalmente.

Nessie ha detto...

Sono punti di vista interessantissimi e contengono tutti delle preziose verità.

Forse però più che di arte "etica" io parlerei di arte pedagogica e didascalica. Durante i regimi totalitari (di destra e di sinistra) c'è stata anche l'arte apologetica.
Perchè è vero quel che dice Josh che c'è stato un periodo nella storia dell'arte dove l'etico e l'estetico erano intimamanete legati. Dove il VERO coincideva col BELLO, categorie oggi disgiunte.

Poi è anche vero ciò che afferma Dionisio sulle degenerazioni eccessivamente estetiche ed estetizzanti. Sebbene anche il simbolismo (penso a quello francese) abbia dato ottimi prodotti. E D'Annunzio, a lungo ostracizzato dalla sinistra, sia stato poi rivalutato.

marshall ha detto...

Josh,
istruttivo questo post, soprattutto se si ha la pazienza di aprire e andare a leggere il contenuto dei link.
Passando in rassegna i numerosi quadri che si vedono durante il percorso, trovo che il quadro per me il più bello è quello dell'incontro fra Beatrice e Dante presso un ponte di Firenze,
questo: http://www.nuovaricerca.org/dante_e_beatrice.jpg
che poi è il primo quadro che appare nell'articolo al link
http://www.nuovaricerca.org/fedeli3.htm

Anonimo ha detto...

Le cose che state discutendo sono un po più complicate. Per ironia è stato proprio Ruskin e dopo di lui Morris, fondatori del concetto del design moderno. La loro critica sociale e artistica è il primo segno di presa di coscienza della lacerazione esistente tra arte ed economia; sulle loro orme VCHUTEMAS nella Russia Sovietica e la scuola di Bauhaus nella Germania socialdemocratica di Weimar mirava la “riconciliazione del mondo della produzione col mondo degli artisti creatori” (Gropius, direttore di Bauhaus che uso come simbolo della scuola proprio la cattedrale di Ruskin). Le summenzionate scuole sperimentavano metodi didattici che cercavano di annullare la divisione tra genio e persona qualsiasi, e nello stesso tempo di annullare la divisione degli oggetti in oggetti artistici (opere d’arte) meritevoli d’ammirazione e oggetti economici (merce) degni d’uso utilitario; in altre parole un oggetto nello stesso tempo può essere bello e utile (buono), anzi anche logico, visto che i designer contemporanei fanno un po troppi calcoli. Ci siamo: sono uniti il vero, il buono e il bello dei greci antichi.

dionisio ha detto...

Nell'ultimo commento c'è un equivoco di fondo. L'artefice di arte è innanzitutto un artigiano; e infatti in Grecia esisteva l'artigiano, non l'artista. Se poi l'artigiano creava oggetti sublimi come Fidia, per esempio, si tributava a Fidia il riconoscimento che compete a chi sa creare cose sublimi, ma non per questo era considerato da più di un artigiano. E' complicato spiegare le cose in due parole, ma quel che voglio dire è che l'oggetto artistico, dalla Grecia in poi (e fino alla rottura radicale con quella tradizione operata dalle cosiddette avanguardie artistiche), è il prodotto delle mani, della mente e del cuore di UN artefice. L'avvento dell'industria ha messo in crisi questo concetto perché storicamente essa porta con sé le ideologie massimaliste nemiche dell'individuo (e della realtà, come la storia dimostra). Le scuole come la Bauhaus (che personalmente detesto) come quell'altro movimento della Russia sovietica rappresentano i primi passi per fare dell'arte quell'oggetto di consumo che diverrà ai nostri giorni, non più il prodotto del genio di un individuo (delle sue mani, del suo cuore e della sua mente) ma un elemento tra gli altri utili a quella vita standardizzata e uniformata a cui è destinata la vita dell'uomo-massa nelle società socialiste. Basta guardare gli oggetti che uscivano dalla scuola del Bauhaus per capire cosa intendo. Non a caso l'astrattismo e l'informale, prima solo prodotti di sparute minoranze, cominciano ad espandersi. Il loro modello non è affatto quello della Grecia, dove si mette l'uomo-individuo al centro del mondo, ma quello della società di massa dove l'uomo, non più individuo, è solo una componente dell'insieme. E queste sono differenze sostanziali, nel senso che incidono in modo radicale sulla QUALITA' dell'oggetto artistico (non più prodotto del genio di un individuo)ma oggetto da replicare in serie. Non a caso da quelle premesse oggi siamo finiti alla cacca venduta ai gonzi come arte.
E il movimento preraffaellita, con tutti i suoi limiti, è almeno un movimento di rifiuto di una tendenza deleteria che stava affermandosi. Guardandoli con gli occhi di oggi bisogna riconoscergli almeno il dono della preveggenza.
Concludendo, la mia affermazione che si debba ritornare all'arte intesa come prodotto di UN artigiano (come facevano i Greci) è l'unico modo per riprendere un filo che la modernità ha strappato e tornare, col tempo, alla riaffermazione della vera arte (non più quella fasulla a cui siamo arrivati oggi).

Anonimo ha detto...

Dionisio
l’equivoco di fondo del mio commento vai a cercarlo da Ruskin, soprattutto da socialista Morris, e nella storia dell’arte in generale che va avanti schizofrenicamente guardando dietro (era questo l’essenza del mio commento): i preraffaelliti guardavano prima del Raffaello, i cubisti le maschere africane, i surrealisti ogni sorta di barbarismo, impressionisti le grafiche giapponesi, avanguardia russa le icone ortodosse, i nazisti e i comunisti detestavano tutti e ammiravano arte classica (greco-romano). Per forza che verranno i manzonisti (non quelli che hanno fatto Italia) per fare la caca sopra a tutti, chi lo lecca, chi protesta, e chi pensa in positivo di usarla come concime per i fiori del giardino dell’Esperidi.
Un esempio illuminante per capire come cambiano i tempi: le mulini a vento onnipresenti nelle pitture olandesi e ammirati come elemento bucolico, al tempo erano detestati dai artistici-spiritualisti-individualistici perché rovinavano il paesaggio agricolo. Ai tempi di Ruskin e di Morris il prodotto collettivo di un’industria ancora arretrata, non poteva competere in qualità con il prodotto manuale dell’artigianato. Oggi è evidente che non possiamo misurarsi con la macchina per produrre, sia quantitativamente, sia qualitativamente (non entro nella zona pericolosa dell’IA, intelligenza ARTI-ficiale, perché verranno e galla altri equivochi di fondo), e che esiste una correlazione tra la qualità e quantità, tra individuale e collettivo, tra libertà e responsabilità ecc.
La santa trinità vero-buono-bello è scritto nel cuore di ogni uomo, non è greco, il termine Kalokagathia comprende il buono e il bello, invece il vero al massimo viene sottointeso nei discorsi di Platone, dove ognuno trova quel che vuole. Ideale di Bauhaus era medievale, vuol dire cristiano, anche nel senso spinto, escatologico (nel variante laicizzato). I prodotti di Bauhaus erano brutti dal punto di vista di oggi, ma senza la loro bruttezza rivoluzionaria non sarebbero le fattezze bellissime dei computer dei blogisti, neanche le autovetture che ci portano a Ravena per vedere i Preraffaelliti. Salut

Anonimo ha detto...

Dionisio
l’equivoco di fondo del mio commento vai a cercarlo da Ruskin, soprattutto da socialista Morris, e nella storia dell’arte in generale che va avanti schizofrenicamente guardando dietro (era questo l’essenza del mio commento): i preraffaelliti guardavano prima del Raffaello, i cubisti le maschere africane, i surrealisti ogni sorta di barbarismo, impressionisti le grafiche giapponesi, avanguardia russa le icone ortodosse, i nazisti e i comunisti detestavano tutti e ammiravano arte classica (greco-romano). Per forza che verranno i manzonisti (non quelli che hanno fatto Italia) per fare la caca sopra a tutti, chi lo lecca, chi protesta, e chi pensa in positivo di usarla come concime per i fiori del giardino dell’Esperidi.
Un esempio illuminante per capire come cambiano i tempi: le mulini a vento onnipresenti nelle pitture olandesi e ammirati come elemento bucolico, al tempo erano detestati dai artistici-spiritualisti-individualistici perché rovinavano il paesaggio agricolo. Ai tempi di Ruskin e di Morris il prodotto collettivo di un’industria ancora arretrata, non poteva competere in qualità con il prodotto manuale dell’artigianato. Oggi è evidente che non possiamo misurarsi con la macchina per produrre, sia quantitativamente, sia qualitativamente (non entro nella zona pericolosa dell’IA, intelligenza ARTI-ficiale, perché verranno e galla altri equivochi di fondo), e che esiste una correlazione tra la qualità e quantità, tra individuale e collettivo, tra libertà e responsabilità ecc.
La santa trinità vero-buono-bello è scritto nel cuore di ogni uomo, non è greco, il termine Kalokagathia comprende il buono e il bello, invece il vero al massimo viene sottointeso nei discorsi di Platone, dove ognuno trova quel che vuole. Ideale di Bauhaus era medievale, vuol dire cristiano, anche nel senso spinto, escatologico (nel variante laicizzato). I prodotti di Bauhaus erano brutti dal punto di vista di oggi, ma senza la loro bruttezza rivoluzionaria non sarebbero le fattezze bellissime dei computer dei blogisti, neanche le autovetture che ci portano a Ravena per vedere i Preraffaelliti. Salut

Hesperia ha detto...

Ciao Sympatros, perché non ti firmi e mantieni l'anonimato? tanto ti si riconosce benissimo.

Anonimo ha detto...

Hesperia hai sbagliato, io sono simpatico, ma non sono sympatros. Verra lui stesso a spiegare il malinteso. salut

Josh ha detto...

Sono d'accordo con le risposte lucide che ti ha dato Dionisio, a cui credo ci sia molto poco da aggiungere.

comunque, caro anonimo, la tua espressione plurale "equivochi" non è mica tanto kalos kai agathos :-DD

Anonimo ha detto...

Josh
se hai qualcosa essenziale da dire per lucidare il tema lo dica chiaramente, non lucidare le scarpe dei altri e non cercare il pelo nell'uovo.

sarcastycon ha detto...

Josh
nell'ultimo commento forse intendevi dire: śobhana ca sādhu
ciao
Sarc.

Josh ha detto...

@Anonimo:
1)è gradito un nick.

2)qualcosa di essenziale da dire per delucidare il tema l'ho già detto, visto che il post è mio, e la maggior parte di commenti sono miei.

3)non lucido le scarpe di nessuno,
non dare ordini in casa d'altri, modera i termini,
e finora chi cerca qui peli nell'uovo di un tema già discretamente trattato da tutti è solo lei.

@Sarc: benritrovato :)

Anonimo ha detto...

Josh
Io ho messo in discussione il modo come è affrontato la tema, in modo aggressivo, spiacevole, cafone, può dire quel che vuoi, ma non che ho cercato i peli nell’uovo come hai fatto tu e quel altro Sim Sala Bim ridicolizzando una parola mia. Questa è pura vendetta, ti chiedo ancora un'altra volta più specificamente: hai argomenti contro il mio commento, o cose non chiare? Argomenti e non espressioni patetiche “detesto arte moderna” nello stile del Dionisio (con il quale sei d’accordo), uguale ai detti di Marinetti che detestava Fidia.

dionisio ha detto...

Signor Anonimo, dovrebbe imparare ad esprimere in maniera più chiara quel che intende dire, perché confesso che ho dovuto fare uno sforzo d'interpretazione per dare una risposta al suo confuso commento. Quanto alle buone maniere, non mi pare che le siano proprio congeniali. Il fatto poi che si appoggi all'opinione di un altro (Marinetti) per dichiarare la sua avversione per Fidia dimostra solo che lei non ha maturato una capacità di giudizio autonoma. Ancora una raccomandazione: curi un po' di più l'uso della lingua italiana, il che gioverebbe un pochino alla comprensione dei suoi messaggi.
Come avrà notato uso il lei perché, non conoscendola (del resto lei emette giudizi sotto un comodo anonimato) non ritengo possa esservi familiarità tra noi.

marshall ha detto...

C'è un pò di maretta, o sbaglio?
E tutto questo sarebbe nato da che cosa?

Josh ha detto...

caro anonimo, alla prossima scemenza sei bannato.

Josh ha detto...

@Marsh:
ah mah la maretta non è nata da nulla, fa tutto da solo;-)

dionisio ha detto...

@ Marshall. Infatti, non si capisce bene con chi o con che cosa ce l'abbia il commentatore anonimo, o cosa gli manchi, a parte la capacità di usare in modo comprensibile la lingua italiana. Che sia allogeno?

dionisio ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

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