Si sta tenendo a Firenze, a Palazzo Strozzi, dal 24 settembre al 23 gennaio, l'importante mostra Bronzino, Pittore e Poeta alla Corte dei Medici: ideata dalla Soprintendente Cristina Acidini, dall’esperto Carlo Falciani e dal Direttore degli Uffizi Antonio Natali, è la prima esposizione di ampio respiro (durata quadriennale dei lavori) dedicata all'artista (Agnolo di Cosimo, 1503-1572), per cui un vero e proprio evento, nella stessa Firenze che lo ospitò come artista di corte e ritrattista della famiglia Medici, città in cui già erano conservati molti suoi lavori agli Uffizi e presso importanti Chiese della città.
(ritratto di Eleonora da Toledo col figlio Giovanni I, 1545, Firenze, Uffizi: si noti l’estrema cura per il dettaglio, l'abilità nel dipingere i tessuti e i gioielli, tanto che il sontuoso vestito di Eleonora, con le sue decorazioni, diventa quasi protagonista del dipinto. )
In quest'occasione è possibile tra l'altro vedere sue opere provenienti anche da collezioni di Canada, Australia, USA, Russia, Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Ungheria (a testimonianza anche di quanto fosse ampia la sua produzione e quanti capolavori inestimabili ci siano stati sottratti...).
(ritratto di Lucrezia de' Medici)
Tra i maggiori pittori italiani, anche poeta, rappresenta uno dei vertici del nostro Cinquecento. Protetto da Cosimo de' Medici ed Eleonora da Toledo, nei suoi ritratti rivela influenze da Michelangelo, Pontormo, Parmigianino: la critica dei decenni passati vedeva nella sua arte specialmente una ricerca quasi ossessiva di veridicità ottica, la realizzazione di immagini solenni come bloccate, sottratte al fluire del tempo, nel tentativo di eternizzare le figure ritratte.
(ritratto di Ludovico Capponi)
Indubbiamente questo aspetto è talvolta presente, specialmente nella ritrattistica, in cui si fa interprete di immagini da consegnare alla storia con intento celebrativo, di bellezza austera, in cui i canoni 'assoluti' della raffigurazione in qualche modo erano da leggere come il corrispettivo del potere assoluto mediceo.
Tra le caratteristiche ricorrenti va sicuramente segnalata la riproduzione dell'eleganza dell'ambiente della corte medicea, resa attraverso precisione e aristocratico splendore, levigatezza delle forme, plasticità, una ricerca coloristica fuori dal comune, nel rigore dei canoni di rappresentazione che Vasari intendeva tipica della ritrattistica di corte.
(ritratto di Lucrezia Panciatichi, 1541-45, Firenze, Uffizi)
Nella Cappella di Eleonora da Toledo in Palazzo Vecchio (1540-1545) Bronzino ripercorre le tappe del manierismo toscano, per esempio nel 'Passaggio del Mar Rosso' con le immagini distribuite in tasselli cromatici anche dissonanti, simbolici, messi in attenta relazione tra loro.
(Passaggio del Mar Rosso)
Lavorò anche a Pesaro presso la famiglia della Rovere, così come per i Doria, anche se la Firenze medicea è stato il suo scenario costante.
(Ritratto di Andrea Doria in veste di Nettuno, 1545-1546, Milano, Pinacoteca di Brera)
Per esemplificare il suo gusto per il simbolo e l'astrazione, si cita solitamente la famosa tavola con Venere e Cupido, interpretata ormai come l'allegoria di Piacere e Gioco: un compendio di simboli (il Tempo, la Gelosia) o una sorta di grande metafora nella presenza allusiva delle maschere, impeccabile nella cura formale.
(Venere e Cupido/allegoria del Trionfo di Venere, National Gallery, Londra: non presente alla mostra perchè non prestata)
Il suo mondo sembra intessuto di pura oggettività ottica, la levigatezza formale estrema è corrispettivo in qualche maniera dell'assolutismo fiorentino di Cosimo.
Le istanze di moralità e decoro richieste anche dalla Controriforma si notano per esempio nel ritratto di Laura Battiferri (dipinto tra il 1550 e il 55), moglie di Bartolomeo Ammannati e poetessa, 'donna dentro di ferro, fuori di ghiaccio' (Bronzino, Rime), anche se in alcuni episodi la sensualità fa capolino anche nella sua pittura.
Nel percorso della mostra è possibile stabilire parallelismi con Pontormo (nella cui bottega Bronzino lavorò), Cellini, Tribolo, Bandinelli, Allori (l'allievo prediletto).
(Venere, Amore e Satiro, 1553-55, Roma, Galleria Colonna)
La mostra si propone anche di mettere in evidenza la 'naturalezza' di Bronzino, così come era avvertita dai contemporanei, a dispetto di tanta storia della critica che tendeva solo a notare l'ufficialità della sua pittura, il formalismo, o l'appartenenza al Manierismo.
Per esempio, Giorgio Vasari, biografo attendibile specialmente per gli artisti fiorentini suoi contemporanei, nel 1568 pubblicò la “vita” del Bronzino, sostenendo: «era suo proprio ritrarre dal naturale quanto con più diligenza si può immaginare», i suoi ritratti sono «tanto naturali che paiono vivi veramente e che non manchi loro se non lo spirito».
(ritratto allegorico di Dante)
Altra particolarità dell'esposizione è la presenza di 3 dipinti creduti a lungo smarriti: il Crocifisso (per Bartolomeo Panciatichi), San Cosma (laterale destro della Pala di Besançon, in origine a Palazzo Vecchio nella Cappella di Eleonora di Toledo); l'altro inedito è un Cristo Portacroce, degli ultimi anni.
(dama con cagnolino, inizialmente di incerta attribuzione con Pontormo)
La mostra è ampissima e divisa in 9 sezioni:
_LA FORMAZIONE COL PONTORMO, GLI ESORDI, E POI PESARO
_PESARO
_IL BRONZINO E FIRENZE. I MEDICI
_IL BRONZINO E FIRENZE. I MEDICI
_IL BRONZINO E FIRENZE. I PANCIATICHI
_IL BRONZINO E LE ARTI
_TEMI SACRI
_I RITRATTI
_ALESSANDRO ALLORI: «IL SECONDO BRONZIN»
Abbinata concettualmente in qualche modo alla bella mostra su Bronzino, sempre a Palazzo Strozzi dall'1.10.2010 al 23.01.2010 si tiene anche la retrospettiva 'Ritratti del Potere-Volti e Meccanismi dell'Autorità': un'analisi su ritratto e rappresentazione-comunicazione del potere politico, economico e sociale nella contemporaneità con opere di Tina Barney, Cristoph Brech, Bureau d'etudes, Fabio Cifariello Ciardi, Clegg & Amp, Guttmann, Helmut Newton e molti altri.
QUI un interessante video sulla mostra.
Josh
lunedì 3 gennaio 2011
Bronzino
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29 commenti:
Artefice algido,preciso, composto, d'una solennità quasi ieratica, il Bronzino giunge, nella sua volontà di perfezione pittorica e stilistica, a esiti d'espressività intensa,come bloccata in un attimo di eternità,che appare quasi surreale. Se era, come era, pittore cortigiano, la sua bravura lo colloca ben oltre i confini dell'encomiastica di rito. I suoi ritratti, oltre a una innegabile volontà celebrativa, testimoniano una capacità di penetrazione psicologica così attenta ed acuta da tradursi in veri e propri monumenti delle personalità raffigurate. Si veda, per tutti, il formidabile ritratto di Laura Battiferri, da lui stesso definita "Tutta dentro di ferro, fuor di ghiaccio". Pittoricamente l'esito è sovra-cromatico e sovra-formale, quindi sconfinante nel surreale, ma al tempo stesso la personalità vi è resa con tale sottigliezza da risultare, come dicevo, un vero e proprio monumento di acume psicologico.
Josh,
il Bronzino, come scopro dal tuo post, è stato un pregevole pittore preciso e raffinato. Credo che in nessun altro post, al di fuori del tuo, vengano rimarcati dettagli e particolari così attenti e precisi per le sue opere (vedi il
"si noti l’estrema cura per il dettaglio, l'abilità nel dipingere i tessuti e i gioielli, tanto che il sontuoso vestito di Eleonora, con le sue decorazioni, diventa quasi protagonista del dipinto").
E pensare che io del Bronzino avevo quasi l'idea di un pittore di secondo piano, mediocre; e poi, con quel soprannome un pochino fuorviante...Bronzino... Si fosse almeno chiamato Bronzone, ancora ancora, forse gli avrei dato più importanza da subito!
E comunque ho capito che i tuoi articoli li devo assaporare per brevi letture graduate; e sì perchè mi tocchi subito quel tasto che mi ha repentinamente sviato dal contenuto artistico del post, quello di...
"(a testimonianza anche di quanto fosse ampia la sua produzione e quanti capolavori inestimabili ci siano stati sottratti...).
Avevo già letto da altre parti di quanti capolavori ci siano stati sottratti nella sola Certosa di Pavia (e non ancora restiuitici, nonostante la pressante rivendicazione - solo La Gioconda è di loro legittima proprietà! -, quando ho letto la storia dei Visconti e degli Sforza, dove tra l'altro scoprii che Francesco Sforza fu grande amico di Cosimo de' Medici, anche se ognuno era padrone e pensava ai fatti di casa propria); e l'amico Fausto, grande conoscitore della sua Venezia, in diversi suoi articoli lamenta delle opere che sono state trafugate dalla sua città da Napoleone.
A dopo, ciao.
Grazie Dionisio.
Sarebbe una mostra da non mancare per chi non ha visto tutta l'opera del nostro, specie per i dipinti che di solito non sono in Italia.
E' aperta da settembre, ma prima Chardin, poi un giro di post l'ho saltato, così ne ho parlato solo dopo averla vista, ma ancora ci sono 3 settimane circa.
La missione di cogliere l'attimo di eternità nei personaggi ricorda, solo concettualmente, il desiderio di eternità che si voleva diversamente rappresentare nella pittura bizantina con l'uso del fondo oro. Bronzino riesce infatti a raffigurare un tono psicologico personale e identificativo delle sue figure.
Il dipinto di Laura Battiferri è straordinario, certo il lusso olimpico di forza e bellezza trattenuta negli altri personaggi, qui è sostituito da quel 'freddo e duro' che traspare dal cipiglio deciso della signora:-)
@Marsh:
Nel dipinto di Eleonora da Toledo gli intarsi e i ricami del tessuto dell'abito sono una sorta di quadro nel quadro:-)
Il soprannome pare gli sia stato affibbiato da giovane, quando era a bottega (da lì il diminutivo), e che gli derivi dal colore dei capelli.
Le nostre opere trafugate sono purtroppo una marea senza fine (in casa d'altri).
E' interessante notare, come hai fatto tu, Josh, che dietro tanta algidità e compostezza formale spesso si nasconda un che di sensuale non ignaro d'un pizzico di perversione, come nell'Allegoria di Venere e Cupido, con quell'adolescente abbarbicato alla Venere in modo nient'affatto angelico...
Il Bronzino è pittore eccelso, Marsh, altro che minore. Se ne parla poco, questo sì, forse perché la nostra critica ideologicamente prevenuta ha sempre guardato con scarsa simpatia a un pittore considerato soprattutto nell'ottica del cortigiano al servizio di Cosimo I e della sua cerchia.
Ce ne fossero di cortigiani come lui! La sua tecnica è prodigiosa, come si capisce dalla resa virtuosistica dei tessuti, delle decorazioni, dell'incarnato dei personaggi, e poi la sua maniera non è quella di chi vuol "compiacere": ti fa un monumento pittorico, è vero, ma perché ti scava in profondità. Cosa che non è da tutti.
Josh
Un commento puramente di contorno al tuo post.
Agnolo Tori (o forse Allori)io propendo per uno di questi due cognomi,perchè chiaramente toscani. "Agnolo di Cosimo" suona più come "Agnolo figlio di Cosimo" escludo che il "di" stia ad indicare una nobiltà che, essendo un figlio di un macellaio, non ci poteva essere.
Il Bronzino fu nella commissione
giudicatrice per la scelta del progetto per la realizzazione della Cappella dei Principi, il mausoleo dei Medici.
Guarda caso il progetto vincente fu quello realizzato da Giovanni de'Medici,fratello naturale del Granduca Ferdinando....
L'esecuzione della Cappella fu poi affidata a Matteo Nigetti,dopo alcune modifiche del Buontalenti.
ciao
@Marcello:
Il cognome riconosciuto, al momento attuale ufficiale degli studi, è Agnolo Tori. Certo che Agnolo di Cosimo è inteso proprio quale figlio di Cosimo (Tori)...e spesso è ricordato così, come Agnolo di Cosimo (figlio di Cosimo) senza nessuna pretesa nobiliare.
@Dionisio: eh già, lì da Venere e Cupido, anche se quadro allegorico,
c'è una gestualità, diciamo,
tra l'altro piuttosto inedita nella pittura ufficiale antica e del tempo, parecchio esplicita. :-))
La sensualità nella pittura di Bronzino c'è, come in tutti c'è sempre, anche quando non manifesta, ma non sempre fuoriesce nelle sue raffigurazioni. Sembrerebbe negli altri ritratti, in senso innocente, una sorta di feticista del particolare.
Ben ritrovati a tutti e Buon Anno nuovo!
Un'apertura alla grande la tua Josh, visto che parli di una mostra con un pittore davvero imperdibile. Sulla bellezza dei suoi capolavori avete già discusso ampiamente voi.
Credo che andrò a vederla perché il Manierismo mi piace moltissimo e perché in quest'epoca di brutture c'è sete di bellezza.
Poi c'è anche una sezione della mostra dedicata al Pontormo che è il mio preferito.
Sarà anche un'occasione per scoprire la sua poesia, visto che è stato anche poeta. Poesia che io non conosco.
Hesperia,
grazie per quell'accenno al Manierismo e al Pontormo, che in effetti io conoscevo più come poeta, che come pittore. L'accenno m'è servito per per rinfrescarmi sull'argomento tramite Google. Appena avevo letto del Pontormo poeta mi è venuto in mente un mirabile programma di Radio24 - legato ad un concorso in cui venivano omaggiati libri sulla storia della letteratura italiana - in una delle cui puntate si era disquisito sul Manierismo, soffermandosi a lungo su Pontormo, su altri e su Pietro Bembo. Guarda caso, poi della vita del Bembo ho letto parecchio in quella biografia di Veronica Gàmbara.
Ti dirò che ho trovato strano che su Google non ci sia neanche un accenno a Pontormo poeta, mentre invece in quel programma di Radio 24 (ante anno 2000) se ne parlò diffusamente.
Del Pontormo poeta, caro Marsh, francamente non ne sapevo niente nemmeno io che l'ho sempre ammirato come artista. E che artista!
Qui su questo link pare che i versi del Bronzino di cui stiamo parlando, siano stati anche messi in musica :
http://www.lanazione.it/firenze/spettacoli/musica/2010/10/02/393508-bronzino_anche_poeta_bruce_adolphe_mette_musica.shtml
Ad ogni modo quella era un'epoca prodigiosa e irripetibile la cui cifra era proprio l'eclettismo artistico, la sperimentazione e la pluridisciplinarietà. Quasi tutte le botteghe artigiane (e Dionisio può specificarlo nel dettaglio meglio della sottoscritta, visto che è pittore) erano produttori e alchimisti di colori e ossidi in proprio basati sulla triturazione e l'impasto di minerali e pietre di pregio. Dove sono finiti i blu del lapislazulo usati già dal Giotto, oggi? Impossibile imitarli oggi. O gli ocra delle terre di Siena, o i cremisi o i rosso cadmio, o anche gli ori....
E' evidente che anche i materiali venivano prodotti da quelle officine di creatività che erano le botteghe artigiane.
benritrovati tutti allora! :-)
@Hesperia: vero, in quest'epoca di fiera del brutto, una bella mostra è un po' come rifarsi.
Una sezione 'doveva' essere dedicata a Pontormo, perchè maestro di Bronzino e amico. Per es. l'ultimo dipinto, la dama col cagnolino, è stata a lungo di incerta attribuzione anche per via dello sgargiante 'rosso Pontormo'...
ma avendo imparato uno dall'altro, Bronzino sviluppa sì un suo linguaggio, ma nei lavori degli ultimi anni insieme
l'ambiguità di paternità è facile da incontrare.
@Marshall:; uhm...accennavo a Bronzino poeta, non a Pontormo poeta.
Cara Hesperia, quello di prepararsi i colori, mescolando le terre ai leganti, appartiene al nostro passato remoto (lo facevamo ai tempi dell'Accademia, ma era soprattutto un esercizio per conoscere a fondo la qualità dei colori) perché oggi non abbiamo più il tempo per fare queste cose, che sono operazioni lunghe e complicate e anche i pittori del passato le affidavano per lo più ai garzoni di bottega; ma esistono i colori nei tubetti che sono anche eccellenti, purché ci si affidi a marchi di qualità.
Anche in questo l'esercizio dell'arte pittorica si è sensibilmente impoverita rispetto a quella prasticata dai grandi maestri del passato. Talune tecniche non sono neppure più in uso, come la velatura (dipingere a strati successivi - per velature, appunto - in modo da creare un effetto di trasparenza, cosa che richiede molto tempo perché per stendere lo strato successivo devi aspettare che quello precedente sia perfettamente asciutto). Io stesso, che sono ancora abbastanza attento alle tecniche tradizionali, la velatura, per esempio, la uso solo per creare le ombre laddove mi par necessario che stiano.
Ma basta: non voglio fare una lezione di tecnica pittorica. E' solo per dire che oggi abbiamo sempre troppa fretta e questo non aiuta a creare quello che io chiamo un bel pezzo di pittura (al di là del fatto che oggi, tra l'altro, vogliamo sempre fare qualcosa che vada "oltre" la rappresentazione di un determinato soggetto).
@Hesperia:
scrivi "Ad ogni modo quella era un'epoca prodigiosa e irripetibile la cui cifra era proprio l'eclettismo artistico, la sperimentazione e la pluridisciplinarietà."
Esatto, infatti ti rispondo con un breve estratto molto affine al tuo concetto:
"Allora fioriva maggior copia di belli ed elevati ingegni, che in altri tempi fusse avvenuto giammai”,
scriveva Giorgio Vasari a proposito della Firenze cinquecentesca e del suo clima artistico effervescente. E' stato un unicum nella storia, ma in questo caso i contemporanei più lungimiranti lo sapevano, erano a conoscenza dell'eccezionalità di ciò che stava avvenendo.
Verissimo anche sull'impasto dei colori dai minerali, c'era tecnica, artigianato e infine arte.
Impossibile imitare oggi quei colori.
Hesperia,
complimenti per la tua erudizione in tema di produzione artigianale, ed in proprio, dei colori da parte dei pittori di quelle epoche.
Data però l'ora tarda, avremo modo di riaffrontare la questione, che è molto interessante.
@Dionisio "oggi, tra l'altro, vogliamo sempre fare qualcosa che vada "oltre" la rappresentazione di un determinato soggetto."
Chissà...forse oggi è proprio necessario e si deve 'andare oltre', e costruire, le volte che ci si riesce, un'opera d'arte che sia polisemica, sfondando la barriera del visibile. Nell'antichità per 'andare oltre' quante volte ci si serviva dell'allegoria.
Per es. mi restano impressi 2 tuoi quadri, di cui non ricordo il titolo: 1, un ragazzo bene o male punk, che avrei potuto essere io negli anni 80, quadro che ha colto bene lo spirito ribelle ai disvalori ufficiali dell'epoca dim plastica 80s, e alle spalle mi sembra di ricordare ha una sorta di parete con pietrini e una scritta, che ricorda la londinese Underground... sono io...:-))
E un altro, un quadro ricco e composito, che ha una lontanissima parentela con Otto Dix forse, con molte persone ben connotate presenti, e una figura centrale seminuda, quindi senza ruolo predefinito, con maschere varie, metafora anche del vivere sociale oggi.
Comunicano molte cose, si possono leggere in più modi come giusto che sia, e la fattura è buona interessante quanto il concetto, sempre secondo me s'intende.
Per aggiungere 1 cosa al post,
tra le varie sezioni della mostra ce n'è 1 dedicata ai Panciatichi, che sono nominati sopra.
ma chi erano costoro?:-)
Quei dipinti testimoniano in qualche misura le divisioni religiose del '500: Bartolomeo Panciatichi era un gentiluomo fiorentino, nato e cresciuto in Francia, è ritratto in un’opera degli anni 40. Aveva aderito alla
riforma protestante, e per questo era stato processato dall’Inquisizione con la moglie Lucrezia, ma alla fine entrambi furono scagionati. Erano amici del Granduca, e la stessa famiglia Panciatichi era molto importante e ricca. Sono presenti il ritratto di Lucrezia P., la Sacra Famiglia Panciatichi e il Crocifisso di Nizza recentemente attribuito al Bronzino nonché restaurato.
Per quel che riguarda il rapporto tra il Bronzino e la poesia, alla mostra sono esposti alcuni manoscritti, e per la stessa passione letteraria ha in fondo realizzato il ritratto di Dante.
riguardo alla mostra collaterale, non quella su Bronzino, ma sui Ritratti del Potere, qui un altro link:
http://www.strozzina.org/ritrattidelpotere/e_index.php
è interessante, non lasciatevi spaventare da quel Fidel Castro versione Vincent Price che campeggia nel sito :-) ahaha
Concordo con quello che dici, Josh, "andare oltre" oggi è più che mai necessario, perché la realtà non è mai stata tanto confusa come nel nostro tempo. In passato si ricorreva all'allegoria, ma nessuno è riuscito a scavare dentro l'uomo e ad estrarre la sua parte interna come Hieronymus Bosch, pittore su cui si è equivocato molto e che è, invece, colui che ha saputo fare pittura eccelsa e messo a nudo tutti i guasti dell'uomo con grandissimo pathos e vigore. Io è a lui che guardo costantemente quale esempio e maestro. Ma su Bosch scriverò presto qualcosa sul Giardino.
I due quadri a cui ti riferisci, quello del ragazzo è intitolato "Nel subway", l'altro "Carnevale"; due lavori di cui sono abbastanza soddisfatto.
Però rimane la nostalgia per quella pittura felice dei tempi di Paolo Uccello, che oggi non possiamo più fare.
Non sono un raffinato intenditore di pittura ma di queste immagini mi colpisce soprattutto la cura nel dipingere le trame dei tessuti (il dipinto di Eleonora da toledo), e anche i drappeggi delle maniche in Lucrezia Panciatichi.
Non vorrei sbagliare ma mi pare che sia anche un po' la scoperta della fotografia ad aver ucciso l'arte figurativa. O ad averla messa in secondo piano. Non sono un amante della pittura astratta come si può capire
La cura dei dettagli, l'attenzione estrema ai particolari anche più minuti per esempio degli abiti è un segno distintivo di Bronzino, ma in fondo anche di altri 'manieristi' (senza aprire ora la diatriba di chi sia più o meno appartenente in toto alla scuola)..e anche per es. di Botticelli, però.
Non so, Paolo, è un bel tema quello che poni. La fotografia, come si può notare da alcuni post qui sulle Esperidi, può essere a sua volta una forma d'arte (certo, non sempre, ovvio): ma è pur vero che anche la pittura poteva continuare tranquilla a far arte pittorica, anche con tanti fotografi in giro per il mondo. Pittura e fotografia rimangono forme d'arte differenti con funzioni differenti, e non solo descrittive del reale.
Diciamo poi, sempre per rispondere a Paolo sul come mai si arriva alla pittura attuale, che si sono avuti progressivi depauperamenti nel mondo della cultura e dell'arte:
impoverimenti ideologici o meglio ideali, valoriali, culturali, artistici, etici.
Ma non è colpa solo della riproducibilità tecnica nella modernità, bensì di un cambio anche ideale, di un cambio nella concezione unitaria del mondo, in cui ideale e reale potevano armoniosamente essere uniti....
La cultura Occidentale era (anche) una cultura dell'Incarnazione, del Bello e del Vero che s'incarna, e compito dell'arte era anche scorgerlo, quindi descriverlo e celebrarlo.
Ma dopo la rottura nella percezione unitaria (della realtà, dell'aldiqua, dell'aldilà) del tardo 1700 con i lumi (più o meno accesi), tutto si sfalda....
Riuscirà ad esistere ancora un lussureggiante 1800 pittorico, e buona parte del primo 900 ancora di altezze d'arte notevoli: il vero problema è dagli anni 40 in poi, quando si arriva alla distruzione ormai totale dell'immagine, espressione di un mondo non più riconciliato, non solo in arte, e forse non più riconciliabile.
Le arti muoiono solo se muore l'uomo, ma questo vale anche se ne viene uccisa o negata/osteggiata la sua vera essenza. E nel 2ndo Novecento finora siamo alla contorsione dell'essere, se non alla celebrazione del non essere....delle falsità, altro che bello e vero...
Dunque per me bisognerebbe interrogarsi seriamente almeno sui valori (o meno, disvalori) dal dopoguerra finora....se non si avesse la pazienza di rivedere tutto a partire dal 1789...:-)
Ho già risposto nel post più recente. Sono ottimi argomenti i tuoi ma quando interviene la tecnica di un apparecchio fotografico qualcosa rivoluziona senz'altro nel dipinto. Certamente ci saranno stati i disvalori delle due guerre e un certo soggettivismo nel dipingere ma ad esempio il ritratto è assai più comodo farselo fare con una fotografia che mettersi in posa davanti a un pittore. Quello del ritratto è solo un esempio.
Saluti
Ho letto le tue risposte, qui e là, Paolo.
Penso allora che abbiamo pareri divergenti e basta.
Quando è intervenuta la tecnica di una macchina fotografica, nel mondo del dipinto, alla lunga, ci sono stati una serie di stili come l'iperrealismo, il realismo fotografico, l'oggettivismo, ma non è scomparsa la pittura.
Dici "Il ritratto è assai più comodo farselo fare con una fotografia che mettersi in posa davanti a un pittore." ah senz'altro, ma ben diverso è anche il risultato, dipinto e foto. Idem per il paesaggio.
Lo scopo del pittore non è solo mostrare il vero e non solo 'fotografare la realtà', ma anche interpretarla, trascenderla, andare oltre, ricrearla a suo modo.
Rimane molto differente un ritratto di pittore e una foto di qualcuno. Si tratta di diverse abilità, tecniche e ispirazione, ma anche di diversi statuti delle rispettive arti.
Anche se la pittura è in crisi secondo noi esteti qui, di fatto non lo è per il mondo dell'arte ufficiale là fuori. C'è ancora gente che dipinge, e ha successo.
Ci interrogavamo piuttosto sull'arte degenerata o in genere sulla degenerazione delle arti.
Se davvero la fotografia avesse posto uno stop vero alla pittura sarebbero stati buttati pennelli, tele, e materiali vari, usciti pure di produzione, perchè tanto adesso ci sono le foto in sostituzione del dipinto.
I campi in cui agiscono pittura- come rappresentazione fatta da mano d'uomo,
e fotografia come rappresentazione scelta da occhio d'uomo, ma fatta da una macchina,
sono semplicemente diversi.
La crisi della pittura, di cui ci lamentavamo, intesa come rottura delle arti, rottura stilistica e semantica, fino al vuotismo di forma e contenuto, ha colpito anche musica e letteratura...e in questi altri campi dell'arte e creatività non si può dar colpa certo alla fotografia, ma ad una temperie di mancanze e svuotamenti ...a priori, imposizioni del nulla concettuale...
Fuori Tema
Josh,
a te che sei appassionato di mostre, consiglio la lettura del seguente breve post, dedicato alla mostra in corso di svolgimento a Palazzo Grimani di Venezia, dedicata al pittore olandese Jheronimus Bosch.
Bosch è uno tra i miei preferiti, ma più che altro fu un mito della mia adolescenza. Grazie, vado a leggere...
Un pittore geniale e complesso, spesso incompreso.
Josh,
ti ringrazio, ed è nata subito una questione con Fausto: Bosch è stato influenzato da Dante nel dipingere suoi quadri?
Puoi dargli tu una risposta più professionale della mia?
Grazie.
Marshall, il tempo è poco. Ti avevo risposto 2 gg fa ma l'ultimo commento non compare, mah.
Cmq Bosch non c'entra direttamente con Dante, non ci sono prove in questo senso, si sa poco della sua vita, le sue figurazioni d'aldilà hanno a che fare con molte cose: dalla paura della punizione, alla descrizione del male sentite nelle predicazioni più infuocate, a un minimo di conoscenza esoterica, alla teoria del contrappasso, al suo timore della redenzione impossibile.
Il terreno comune che il suo immaginario potrebbe avere con Dante, è lo stesso terreno comune che Dante ha con molti autori: l'immaginare l'aldilà è pratica antica, Omero e Virgilio compresi.
Si tratta allora della νέκυια o Nekyia, la mitica discesa agli inferi, la Descent Aux Enfers, presente in TUTTA la letteratura, http://en.wikipedia.org/wiki/Nekyia
segnatamente su Bosch:
http://it.wikipedia.org/wiki/Hieronymus_Bosch
Josh,
ti ringrazio per la delucidazione, che tra l'altro mi ha risparmiato una imprecisione per il mio prossimo post.
La risposta a Fausto la darò io, facendo il copia-incolla.
Bronzino corretto una volta / Bronzino corregido una vez
http://www.youtube.com/watch?v=9zkZl_gEJOA
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