Incontrare Mario Soldati per Tellaro di Lerici non era difficile. Il piccolo borgo marinaro di poche anime, considerato tra i più suggestivi della Riviera ligure, è stato davvero animato e impreziosito dalla sua simpatica presenza. E ora che Soldati non c'è più (non vedrà il "nuovo mondo" del 2000 per sua fortuna, poiché morì nel 1999), manca davvero qualcosa d' importante. Egli stesso non disdegnava interminabili partite a carte coi pescatori del luogo, allietate da una buona bottiglia di vino. A quel tempo la sottoscritta faceva collaborazioni saltuarie per un periodico femminile del Canton Ticino, sicché non ebbi difficoltà ad incontrarlo, pensando alla fatidica intervista. Ma la verità è che Soldati, che aveva allora ottantotto anni, mantenne fino all'ultimo il cipiglio burbanzoso, ma bonario del regista e l'intervista se la fece praticamente da sé, decidendone i modi e i tempi. Avevo diligentemente predisposto una scaletta, ma ben presto mi resi conto che avrei dovuto sottopormi alla non facile impresa di seguirlo nelle sue scarmigliate memorie. Anzi, "antimemorie" . In Via D.H. Lawrence, poeta e scrittore inglese da lui amato, nascosta tra il verde.argenteo degli ulivi, quello più scuro dei lecci, dei pitospori e dei pini marittimi, era situata la sua bella dimora, una grande villa con una tenuta molto estesa che degrada verso la scogliera perennemente aggredita dai flutti marini.
- Luce! - intimò imperiosamente entrando in una delle ampie stanze che componevano il suo appartamento-studio situato al piano superiore della grande magione. Mi indicò la lampada del suo ampio scrittoio in legno chiaro col bastone, perché l'accendessi. E a proposito di ciò mi indicò pure gli scalini "assassini" d'ardesia che collegano una delle due stanze comunicanti tra di loro , i quali furono la causa di una brutta caduta con frattura al perone. Ragion per cui, dovette aiutarsi col bastone.
Gli cadde l'occhio sulla copertuna bianca orlata di rosso di
"America primo amore" nei tascabili Mondadori che tenevo sotto braccio, compiaciuto del fatto che avessi letto uno dei suoi libri più felici, mi chiese in che libreria l'avessi comprato. Gli dissi che l'avevo letto di getto e gli chiesi perché non avesse mai pensato di farci un film: sarebbe stata una sceneggiatura perfetta.
- Fallo tu!- mi disse con aria divertita.
Gli chiesi perché mai dopo il 1958 avesse abbandonato definitivamente il cinema (memorabile la sua collaborazione con King Vidor per "Guerra e pace" da Tolstoj).
- Perché per fare un bel film occorrono troppe cose. Per fare un buon libro, invece, bastano carta e penna. Eppoi perchè il cinema mi piace ma non quanto la letteratura.
Mi sottopongo al gioco caleidoscopico e arbitrario delle libere associazioni, delle digressioni, degli incisi, a lui così confacenti.
Mi sottopongo al gioco caleidoscopico e arbitrario delle libere associazioni, delle digressioni, degli incisi, a lui così confacenti.
Soldati insieme a Zavattini, suo grande amico con cui girò molti documentari per la Rai (ricordo Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini), appartiene a quella generazione di scrittori del Novecento che mantiene vivo un senso del magico dell'esistenza ove la letteratura è il demiurgo capace di produrre miracoli anche nella quotidianità. Mi indicò le fotografie appese alle pareti, alcune delle quali ritraggono la prima moglie, "la sposa americana" Marion Rickelmann; in altre, invece la seconda moglie Giuliana (Iucci) Kellermann. Raccontò che poté risposarsi con Iucci solo dopo la morte di Marion, la quale era fervente cattolica e non volle mai saperne di divorziare.
- Rickelmann e Richelmy! - sottolinea divertito la somiglianza fonetica tra il cognome della "sposa americana" e quello del suo migliore amico, il poeta piemontese Tino Richelmy. Gli faccio notare che anche Kellermann è assonante con Rickelmann, due cognomi tedeschi.
- Uhm... mein Gott! - sospirò con la sua voce arrochita dal sigaro, come volesse ripensare a tutte le strane coincidenze e corrispondenze della sua vita.
Entrambe le donne avevano in comune una bellezza delicata e immateriale, vagamente sofisticata e poco attinente alle aspettative maschili dell'epoca. Giuliana detta Iucci, pareva uscita dalle commedie di Lubitsch, gli faccio osservare.
- Lubitsch? Come fai a sapere di Lubitsch tu? (sottinteso: che appartieni a una generazione tanto lontana dalla mia).
- Ma anche grazie a lei che nei suoi articoli di cinema ha parlato per primo del Lubitsch touch.
Sorrise compiaciuto lasciando trapelare in questo suo immutato stupore per le cose, qualcosa di segretamente naif. Si dice che la scrittura sia il doppio dell'artista, ma poche persone rassomigliano a quanto scrivono come Mario Soldati, sicché la sorpresa di conoscerlo è piuttosto quella di riconoscerlo.
- Tra i ricordi di un vecchio scrittore regista
Da una stanza all'altra, da uno scaffale all'altro, si aveva la sensazione di attraversare il tempo da fermi. L'occhio mi cade sui volumi di Sainte-Beuve, scrittore di culto di Soldati. Poi Diderot, Voltaire, Balzac, Hugo, Flaubert. Alla letteratura francese, egli deve molto di quel suo stile così limpido e cristallino. Tra i suoi prediletti in lingua inglese, spiccano i romanzi Henry James, di Conrad, i racconti di Stevenson tanto confacenti al suo spirito avventuroso.
Si passò in rassegna ricordi, testimonianze, lettere di vecchi amici (molti dei quali scomparsi in età prematura): quelle di Truffaut pubblicate nel volume "Autoritratto", i viaggi, i soggiorni negli States, le sue "lezioni americane" alla Columbia University; i suoi film, tra i quali il poco conosciuto "La mano dello straniero" da un soggetto di Graham Greene con Trevor Howard e Alida Valli dall'algida bellezza, un film che inspiegabilmente non ottenne successo; poi "Le miserie di Monsù Travet" da Bersezio, con Carlo Campanini nel ruolo dell'umile impiegato "mezze maniche" dalla tragica nobiltà gogoliana.
- Il nome di Soldati resta indissolubilmente legato a quello di Fogazzaro - gli dissi. Lei ha trasferito sullo schermo anche Malombra con Isa Miranda e Piccolo mondo antico con Alida Valli, attrice scoperta e lanciata proprio da lei, e anche il Daniele Cortis.
- Sì, Fogazzaro piaceva molto a mia madre, molto religiosa, e Fogazzaro, con quella sua religiosità un po' morbosa, le era congeniale. Per farle un dispetto io invece lo ignoravo finché venne il giorno che mi commissionarono il film tratto da Piccolo mondo antico. Così fui costretto a leggerlo in una notte.
Da ultimo mi mostrò una testimonianza scritta da Moravia apparsa nella rivista "La fiera letteraria" nella quale racconta di conoscere Mario Soldati da più tempo di qualunque altro amico-collega e di averne sempre apprezzato la schietta vitalità e il coraggio. Da bambini si recavano in villeggiatura a Viareggio con le loro famiglie ed erano vicini di ombrellone. "Questo bambino", scrive Moravia "mi era additato come modello: egli aveva salvato un altro bambino che stava affogando nelle acque del Po, a Torino". Cercavo di immaginare i due ragazzini, intenti a giocare nell'arenile della Versilia: l'uno schivo e riservato quanto l'altro era invece scapestrato ed esuberante.
- Sul finir della visita
Prima che quella visita dell'ormai lontano 6 luglio 1993, volgesse al termine mi regalò due volumi rilegati in rosso e borchiati delle sue opere pubblicate per Rizzoli con la prefazione di Cesare Garboli, da lui autografatemi che custodisco ancora gelosamente. Brontolò un poco dolendosi che Mondadori non gli avesse ancora dedicato il fatidico cofanetto, mentre fu proprio in quell'anno che Adelphi ripubblicò "Salmace", il suo racconto giovanile. Dalla terrazza si scorgeva un mare increspato, dai colori metallici a causa di una calda giornata di scirocco. In lontananza tra la foschia, le sagome delle tre isole Palmaria, Tino e Tinetto. Benché piemontese di tempra terragna, Mario Soldati, da perfetto cittadino del mondo qual era, scelse di vivere (e di morire) al mare, in quella ch'egli stesso definì la "Regione Regina". Il mare, spazio infinito ideale per sentirsi ad un tempo fuori dal mondo e per l'intero cosmo.
Hesperia
30 commenti:
Hesperia,
dopo questa pennellata d'autore, non ho potuto fare a meno di sostare per farti un complimento per la frase altamente poetica che hai confezionato:
"nascosta tra il verde.argenteo degli ulivi, quello più scuro dei lecci, dei pitospori e pini marittimi, era situata la sua bella dimora, una grande villa con una tenuta molto estesa che degrada verso la scogliera perennemente aggredita dai flutti marini."
A parte i Promessi Sposi, inanellato di smaglianti fraseggi del genere, passi come questo tuo li sto riscontrando solamente nella serie di racconti biografici di Daniela Pizzagalli.
E, stando in tema di complimenti, ricorda di andare sul commentario del post precedente (Sofonisba Anguissola), dove una gentile commentatrice, Cabiria, si complimenta anche con l’ideatrice e proprietaria del blog.
Hai avuto un grande privilegio Hesperia, ed è bello che tu ci abbia riferito di questo prezioso incontro con Soldati attraverso il blog. Lui appartiene di certo a un altro mondo, ma il web può servire anche a questo. Non posso che farti i miei complimenti. Rosalind
Conosco bene Tellaro,dato che spesso andavo a fare il bagno in una vicino e stupendo posto L'Eco del Mare.
Ho un ricordo anch'io di Soldati,molto modesto,una foto rubata all'osteria mentre gioca a carte coi locali.
Mi vergogno un po',dato che di suo ho letto solo Lettere da Capri.
Hesperia,
vedo nel post un fotogramma tratto dal film di Mario Soldati, Malombra, omonimo romanzo di Fogazzaro, e allora, stando in tema di "Pennellate d'autore", mi sovviene la chicca del Piccolo Mondo Antico che qui copioincollo integralmente, traendola da un post di Aquaeductus:
Da Piccolo Mondo Antico - Parte seconda, capitolo II
"La sonata del chiaro di luna e delle nuvole
---
Il sole calava dietro al ciglio del monte Brè e l'ombra oscurava rapidamente la costa precipitosa e le case di Oria, imprimeva, violacea e cupa, il profilo del monte sul verde luminoso delle onde che correvano oblique a ponente, grandi ancora ma senza spuma, nella breva stanca. Casa Ribera si era oscurata l'ultima. Addossata ai ripidi vigneti della montagna, sparsi d'ulivi essa cavalca la viottola che costeggia il lago, e pianta nell'onda viva una fronte modesta, fiancheggiata a ponente, verso il villaggio, da un giardinetto pensile a due ripiani, a levante, verso la chiesa, da una piccola terrazza gittata su pilastri che inquadrano un pezzo di sagrato. Entra in quella fronte una piccola darsena dove allora si dondolava, fra lo schiamazzar delle onde, il battello di Franco e Luisa. Sopra l'arco della darsena una galleria sottile lega il giardinetto pensile di ponente alla terrazza di levante e guarda il lago per tre finestre. La chiamavan loggia, forse perchè lo era stata in antico. La vecchia casa portava incrostati qua e là parecchi di questi venerandi nomi fossili che vivevano per la tradizione e figuravano, nella loro apparente assurdità, i misteri nella religione delle mura domestiche. Dietro alla loggia vi ha una sala spaziosa e dietro alla sala due stanze: a ponente il salottino da pranzo tappezzato di piccoli uomini illustri di carta, ciascuno sotto il proprio vetro e dentro la propria cornice, ciascuno atteggiato dignitosamente a modo degl'illustri di carne e d'ossa, come se i colleghi nemmanco esistessero e il mondo non guardasse che a lui; a levante la camera dell'alcova dove accanto agli sposi dormiva nel proprio letticciuolo la signorina Maria Maironi nata nell'agosto del 1852.
La casa di Fogazzaro è stata meta di molti turisti sabato e domenica 26 - 27 marzo, nel corso dell'appuntamento annuale delle Giornate Aperte organizzate dal FAI Fondo Ambiente Italia.
Marsh, è il caso di dire: che film hai visto? Nell'ultimo fotogramma piccolino c'è proprio la Valli nel ruolo di Luisa, possibile che non la riconosci? Ed è tratto da "Piccolo mondo antico".
Comunque grazie per il pezzo di Piccolo Mondo antico. E mi raccomando, siccome tu sei un po' svagato e distratto, leggi anche nel post cosa diceva di Fogazzaro, Soldati e sul fatto che gli toccò leggersi il romanzo in una notte, perché l'indomani doveva fare il CIak del film ad esso ispirato.
Grazie per i complimenti Rosalind.
Ho avuto qualche incontro interessante nella mia vita, e mi piace ricordarmene: questo è uno.
Marsh, non volevo essere "poetica" ma efficacemente descrittiva. Comunque essendo nata in una terra di poeti,può darsi che qualcosa mi sia rimasto nel DNA.
Johnny, ma certo che conosco "L'Eco del mare" a Fiascherino. Ci andava a fare il bagno anche Montanelli. Posto incantevole!
L'attuale proprietario è Zucchero, il cantante. Sgrunt!
La villa stupenda di Mario Soldati, è stata acquistata da una fondazione bancaria del gruppo Cassa di Risparmio, mi dicono.
Dei suoi romanzi e racconti quello dal tocco particolarmente felice è "America primo amore", un libro di viaggi (oggi si direbbe travel book) narrato in prima persona. Te lo consiglio.
Sul libro "La sposa americana" ci furono degli accordi tra lui e Truffaut, perché ne facesse un film, ma poi la cosa non andò in porto.
Suo figlio, Giovanni Soldati, è un regista televisivo, marito della Sandrelli. Lui stesso ammette di non essere all'altezza del padre. I documentari televisivi girati da Soldati insieme a Zavattini come il citato "Viaggio nella Valle del Po alla ricerca di cibi genuini", insieme a "Chi legge?", un'inchiesta sugli Italiani e la lettura, sono tra i migliori per qualità che la Rai abbia mai girato.
Hesperia,
chiedo scusa per lo svarione, ma il fatto è che, nonostante le vostre raccomandazioni, tua e di Josh, non ho ancora visto alcuno dei due film di Mario Soldati su Fogazzaro. Purtroppo, come forse saprai, devo molto dipendere da altri, ai quali ho chiesto già più volte di procurarmi il film Piccolo Mondo Antico, per la regia di Mario Soldati. Il film lo avrei reperito da tempo nella biblioteca di Lissone - che fa parte del circuito interbibliotecario cui fa parte quella del mio comune - ma purtroppo, per quanto riguarda film, dvd, ecc., bisogna ritirarli di persona oper delega sul posto.
Comunque sia,
l'osservazione m'è stata utile perchè mi risparmia lo svarione nel post che sto pubblicando sul mio blog.
Bella intervista, in bell'italiano, a una bella figura della cultura del secolo scorso. La bellezza, il suo culto tranquillo, è forse una chiave dell'opera di Soldati e anche una via per comprendere il suo isolamento in un'epoca che privilegiava l'impegno e spesso il conformismo. La lingua di Soldati, anche come regista, è classica: è uno di quegli autori che sembrano passati attraverso stagioni inquiete senza alzare lo sguardo dalle loro serene letture. Impone rispetto.
Grazie Yanez (che nome avventuroso!) e benvenuto nel Giardino. Tutto vero e molto appropriato al personaggio, quando scrivi che è passato "attraverso stagioni inquiete senza alzare lo sguardo dalle sue serene letture". Aggiungo che forse la singolarità di Soldati, consiste nel fatto di essere ad un tempo un grande Provinciale (I racconti del Maresciallo) e uno scrittore con una cultura cosmopolita e internazionale. Certamente tra le influenze straniere prevale la Francia, nonostante il suo dichiarato amore per l'America.
Pur essendo stato un sincero antifascista (la fuga negli States) non ne ha mai fatto una bandiera ideologica, né una rendita di posizione come Moravia, ma piuttosto una rivolta esistenziale all'interno di una sua picaresca odissea personale.
Bel ricordo di uno scrittore di cui ho letto, ahimé, solo "Regione Regina" (bellissimo) e qualche racconto. Sicuramente tra i più interessanti della generazione, generazione e mezza precedente la nostra (molto più interessante di Moravia, senza dubbio). E incantevole il posto dove aveva scelto di trascorrere i suoi ultimi anni, dove aveva vissuto anche D.H. Lawrence, un narratore che resta tra i miei preferiti per quella sua capacità di scandagliare nell'intimità dei personaggi, restituendo il mutare dei loro sentimenti nelle più sottili sfumature, oltre che per quel suo amore quasi panico verso la natura (anche se poi, ad un certo momento, si è un po' disperso proponendosi come profeta del sesso, tradendo così in parte la sua miglior vena di narratore).
Brava Hesperia, bel pezzo.
che bel post Hesperia:-)
un incontro notevole...ho sempre detto che da quelle parti tutto è magico.
Un ottimo scrittore, e un regista per me davvero fuori dal comune.
Il tocco alla Lubitsch? roba d'altri tempi davvero....
Vero che Soldati cinematograficamente rimane famoso per la sua resa, ottima, di Fogazzaro: leggere che piaceva a sua mamma, a lui meno, e lo divorò in una notte prima del film... ha un po' di quella bonaria ironia che lo contraddistingueva.
Dionisio, di Regione Regina (un omaggio alla nostra Liguria) non si trova più una copia in giro. Se non sbaglio venne sponsorizzato dalla Cassa di Risparmio.
Il più vitale, fresco e davvero giovanile è "America primo amore", narrato in prima persona e autobiografico, dove il giovane Mario sembra un Carl Rossmann moderno, (immagino tu abbia letto "America" di Kafka, libro delizioso). Soldati si rammaricava molto che la Mondadori non gli avesse dedicato un cofanetto nero delle sue opere, ma io gli dissi, per confortarlo un po' che è di cattivo auspicio, perché lo fanno agli scrittori trapassati. Infatti sembra un'urna cineraria.
Ora finalmente il cofanetto "Romanzi brevi e racconti" c'è. Ma lui non più.
D.H. Lawrence è anche uno straordinario poeta, ma come hai detto, lo hanno fatto diventare un esegeta del sesso, e questo lo sminuisce.
@hesperia
Quando andavo all'Eco,i proprietari credo fossero tedeschi e avevano installato un ascensore che dalla strada portava al mare.
Sembrava un posto fuori dal mondo.
Che ora sia Zucchero,e per motivi che non sto qui a spiegare,già un po' del suo fascino se ne va.
Ma tutto passa....
Non ricordo,ma da qualche parte,forse in tv,devo aver visto spezzoni del programma con Zavattini sui cibi genuini.
Mi colpiva quel suo timbro burbero,secco,a volte impaziente della sua voce.
Purtroppo,per lungo tempo, mi son dedicato a leggere e studiare scrittori stranieri che trovavo più interessanti e stimolanti,salvo alcune eccezioni,dei nostri.
Uno che mi piaceva era Piero Chiara,per la sua ironia e la sua leggerezza nel descrivere quello che gli anglosassoni chiamano il light side of the life,da non trascurare mai.
Grazie dei consigli.
Grazie Josh, spero di aver lasciato qualcosa di lui e del suo carattere che ha mantenuto prodigiosamente intatto fino all'ultimo. A lui piaceva dire "io sono un vegliardo" come se dovesse vegliare sulla sua lunga notte. Mi piace, questo termine.
Sul regista- Pensa che una certa critica (ti puoi immaginare di che segno) lo ha classificato troppo "calligrafico". Possiamo invece dire che ha inaugurato un cinema del Nord (e lo dico senza traccia di leghismo, del resto, lontano mille miglia dalla sua visione). Era un po' contrariato che, con il fatto di Cinecittà, alla fine si desse un carattere monovalente dell'italianità cinematografica come se fosse solo centropeninsulare. In effetti il nostro è proprio il paese delle differenze. Soldati è un "laghista" del Nord. Per molto tempo, del resto, visse sul lago d'Orta.
Volevo chiederti se hai mai visto il suo noir "La mano dello straniero" sceneggiato da Giorgio Bassani e suo film preferito nonostante l'insuccesso di pubblico?
Io non sono mai riuscita a reperirlo.
Guarda caso, la trilogia fogazzariana di Soldati si svolge tutta sul lago.
Johnny, come hai ragione: tutto passa e perde il suo incanto. Ora pensa che Tellaro è stata aggredita da un'orrenda frana che risale all'inverno piovoso e inclemente che abbiamo avuto e ci vorrà del tempo per mettere argini a quelle stupende colline di uliveti. Non so quanti pezzi ne sono venuti giù, alcuni rotolavano giù fino alla Baia dell'Eco del mare.
La letteratura straniera è un classico di quando siamo più ragazzi e sognamo "l'altrove". Se penso a tutte quelle "americanate" sceme della Beat generation che mi sciroppavo da ragazzina, oggi mi sembrano datatissime. Poi la vita rivela i suoi molteplici inganni e allora magari si torna ad apprezzare le nostre radici.
Beninteso ci sono autori la cui universalità è una ricchezza spirituale per tutti i popoli.
Johnny, sì il suo timbro burbero e secco e anche il fatto che fosse un po' "attore", com'ebbe a scrivere Montanelli di cui riporto questa sua constatazione: "Del talento di Soldati c'era poco da dubitare: bastava una serata con lui per rendersene conto. E a qualunque cosa lo avesse applicato – letteratura, cinema, teatro, forse anche musica -, purché lo avesse fatto a tempo pieno, cioè con totale dedizione, sarebbe diventato un numero uno. Malauguratamente per lui, e per tutti, egli era capace di fare qualsiasi cosa – racconto, saggio, sceneggiatura – ma senza riuscire ad esserne nessuna. Perché la sua vera natura e vocazione erano quelle dell'attore. In ogni momento e circostanza, anche nella conversazione tra amici come Longanesi, Maccari, Flaiano, il sottoscritto, anche – credo – a letto, Soldati recitava una parte in cui s'immedesimava, ma a scadenza".
Sì Hesperia, hai lasciato senz'altro un frammento efficace di Soldati, nella tua scrittura piena di immagini e caratterizzazioni:-)
Macchè regista "calligrafico" come dicevano..io l'ho sempre trovato geniale, e anche avanti rispetto ai tempi, come soluzioni tecniche, eppure classico: il saper unire le 2 cose apparentemente antitetiche è per me aspetto di estrema qualità.
"Calligrafico" si poteva dire per esempio di Bolognini (che a me piaceva lo stesso), cioè un regista della forma levigata, dalle visioni lussureggianti, ma estetizzanti: estetica nel caso di Bolognini spesso alimentata per se stessa, per il gusto raffinatissimo, ma una forma così ricercata non sempre supportata da altrettanta sostanza: questo è calligrafismo,
non quello di Soldati, che di estetizzante non ha nulla, ogni movimento di macchina era a senso in una narrazione per immagini, non per puro piacere di visione.
E' vero Hesperia anche che Soldati ha inaugurato un cinema moderno del Nord: sottolineerei 'moderno', perchè centrali di produzione di cinema erano sparse in tutte le regioni all'epoca del muto, l'accentramento a Roma avvenne tra le guerre e per il sonoro...decadde anche il centro di produzione di Napoli, attivissimo al tempo del primo muto, così come Milano e Torino avevano i propri grandi centri.
Certo che Soldati era contrariato che con Cinecittà, tutto il cinema italiano sembrava romano....ma la storia del cinema precedente non era assolutamente quella!
Purtroppo ho sentito molto parlare del noir "La mano dello straniero" scen. Giorgio Bassani, ma non l'ho mai nè visto nè trovato...mi sa che bisognerebbe cercare in cineteche per una visione estemporanea al massimo.
E già...la dimensione del "lago" oltre che a Hesperia e Nessie (e anche a me in fondo) piaceva molto anche a Soldati, sia per la vita reale, sia come scenario di tanti suoi film! :-)
Farò ricerche anch'io allora, circa "La mano dello straniero", perchè è un dvd che voglio avere. A lui piaceva moltissimo Graham Greene ed era rimasto entusiasta da "Il terzo Uomo", cercando a sua volta di fare un noir-spy story con quel Trevor Howard che fece il poliziotto americano del citato film di Carol Reed. Naturalmente non poteva mancare la Valli, di cui lui era segretamente innamorato. :-)
Alida Valli era bellissima...e un'attrice straordinaria, un po' in tutti i film che ha fatto.
Concordo con l'affermazione di Montanelli,sia come "critica" letteraria che come uomo.soldati mi è sempre parso come un attore,felice di interpretare quel ruolo,ma genuino per quanto si immedesimava.
Sulla etteratura,sono parzialmente d'accordo.A parte la Beat generation di cui poco è rimasto,l'italia culturalmente è sempre stata una provincia dell'impero.
Noi non abbiamo mai avuto un Dostoevskij,un Joyce,un olstoi,un Cèline,un Flaubert,un Beckett,un Kafka,un Rimbaud,un Baudelaire,un....mille altri.
l'unico autore di respiro internazionale è stato Leopardi..non mi viene in mente altro.
l'unico romanzo di un certo valore è stato il Gattopardo e Gadda è in parte Calvino,a mio vedere.Dimenticherò senz'altro qualcuno,ma non influisce sul giudizio.
L'italia letteraria non esiste,specialmente oggi,si confronta con ridicole tematiche senza stile.-
Sono parzialmente d'accordo anch'io circa il tuo intervento. E' evidente che ci sono autori del calibro universale e di ampio respiro, come quelli da te citati, ma la letteratura italiana non è solo il romanzo, ma anche la poesia dove, tra l'altro, eccelliamo. Il romanzo è un genere della narrativa in prosa che come sai è espressione della borghesia o comunque di forme di potere molto forte, all'interno di una nazione. E avendo avuto un ritardo storico come nazione, è evidente che non possiamo competere con il romanzo francese e inglese. I russi hanno avuto addirittura l'impero zarista e Dostoevskij è l'espressione della "Santa Madre Russia".
In ogni caso, letteratura è anche costruzione di una lingua. E da questo lato forse abbiamo dato tanto: Dante e La Commedia, Petrarca, Boccaccio, poemi cavallereschi, poesia religiosa ecc. Sinceramente non me la sento di rinnegare queste cose.
PS: scusa il "bigino", è ovvio che su Dostoevskij il discorso è straordinariamente ampio e le tematiche di grande profondità , al di là della Russia o Stavrogin :-)
E che ci sarebbe da dissertare fino a domattina. Ma un blog ci costringe alla sintesi estrema.
No,no,non c'è da rinnegare nulla dei nostri avi,io mi riferivo a tempi più vicini.
Dante e Shakespeare sono i due bardi della cultura letteraria,e non solo,occidentale.
Purtroppo la lingua italiana ha preso la piega petrarchesca e non dantesca, fino alla sua estenuazione.Un poeta come Leopardi è stato penalizzato nel suo pensiero modernissimo non ha avuto a disposizione una lingua altrettanto moderna.
Certi versi,"la donzellettta....",suonano oggi come una filastrocca.Cosa non accaduta in Francia,che già aveva fin dal primo settecento un linguaggio perfettamente in linea coi tempi.
Si pensi anche più avanti a certe liriche di del Carducci,un linguaggio accadamico,retorico lontano dal reale
Il vero innovatore della lingua poetica,adeguato ai tempi,è stato Ungaretti,che si è riportato la lingua italiani negli standards europei.
Le considerazioni sociologiche riguardo al romanzo le condivido,da noi non esisteva una borghesia,ciò non toglie che la situazione è stata molto avara nel merito,a prescindere dalle motivazioni.
Non parliamo poi del Novecento.
Guarda, sono stata proprio in giro oggi per librerie: una desolazione! e mi sono ritrovata a fare una considerazione amara: siamo al capolinea della fine del romanzo e della sua funzione formativa. E non parlo necessariamente del romanzo italiano, ma del romanzo tout court. Sul banco, tutti libracci istantanei fatti per essere consumati e gettati al macero. Prodotti cartacei per imenotteri, gasteropodi e coleotteri senza memoria. Piccola considerazione sociologica: se poi avanza quel progetto orwelliano di cui parliamo spesso nei nostri blog - progetto che azzera tutte le classi sociali, non ci sarà più nessuna classe (aristocrazia o borghesia), con l'esigenza di ripensare se stessa, di autocelebrarsi attraverso i suoi personaggi.
Già,parole sante.
Libri che si leggono (certo non io,nemmeno regalati) "en touriste",tanto per ammazzare il tempo,sotto l'ombrellone,e pure scritti male.
Storielle da cortile con i soliti temi di cui sono ormai stufi anche i bambini dell'asilo.
D'altronde se un mediocre scrivano come Saviano diventa un best seller,vuol dire la fine della letteratura.
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