E come l'amo il mio cantuccio d'orto,
col suo radicchio che convien ch'io tagli
via via; che appena morto, ecco è risorto:
o primavera! con quel verde d'agli,
coi papaveri rossi, la cui testa
suona coi chicchi, simile a sonagli;
coi papaveri rossi, la cui testa
suona coi chicchi, simile a sonagli;
con le cipolle di cui fo la resta
per San Giovanni; con lo spigo buono,
che sa di bianco e rende odor di festa;
per San Giovanni; con lo spigo buono,
che sa di bianco e rende odor di festa;
coi riccioluti càvoli, che sono
neri, ma buoni; e quelle mie viole
gialle, ch'hanno un odore... come il suono
neri, ma buoni; e quelle mie viole
gialle, ch'hanno un odore... come il suono
dei vespri, dopo mezzogiorno, al sole
nuovo d'aprile; ed alto, co' suoi capi
rotondi, d'oro, il grande girasole
rotondi, d'oro, il grande girasole
ch'è sempre pieno del ronzìo dell'api
da L'Oliveta e l'Orto di Giovanni Pascoli
E' questa una poesia del Pascoli, ispiratrice del titolo di questo post, che ci parla di un aprile nuovo con atmosfere solatie, di gioie semplici coltivate in un orto domestico ed è senz'altro adatta a questi giorni sereni delle vacanze pasquali. Anche i prodotti della terra più umili come cavoli neri e riccioluti, o le cipolle raccolte in una treccia, vengono elogiati quasi fossero degli splendidi rari fiori di serra.
E a proposito di aprili ormai lontani, anch'io ricordo l'orto di mia zia con le fave dai bei fiorellini bianchi macchiettati di nero come farfalle cavolaie. E anche i fiori bianchi fatti a speroncino dei piselli che rampicavano in modo disordinato nel cannicciato. In questo senso ha ragione Pascoli di elogiare i "fanciullini" quali poeti in fieri, perché è tipico dei bambini non attribuire graduatorie di importanza tra i fiori campestri con quelli più eleganti e rari dei giardini e dei parchi. Una bimba mia vicina di casa raccoglieva con pazienza certosina gli occhi della Madonna (un modesto fiorellino celeste piccolissimo e assai invasivo) e anche gli spinosi fiori blu di Cina della borragine, che infesta gli orti e i campi (le brave cuoche ne usano le foglie per preparare il ripeno dei ravioli) e quando gli offrii un mazzo di iris violetti me li rifiutò. Evidentemente perché quei modesti fiori di campo da lei colti, dovevano, ai suoi occhi di bimba, contenere segreti che io, adulta, non ero in grado di ben identificare.
Credo comunque che tutti noi abbiamo avuto ricordi di un orto della nonna dove ci colpivano aromi e cromatismi inconsueti. Impossibile per me dimenticare l'odore di cedro forte della verbena odorosa o altrimenti detta erba cedrina o erba luisa.
O quello della maggiorana, o del basilico pestato nel mortaio di marmo, col pestello in legno d'ulivo che si diffondeva per la cucina.
Comunicai di te con la farina
della spiga che ti inazzurra i colli, dimenata e stampata sulla madia,
della spiga che ti inazzurra i colli, dimenata e stampata sulla madia,
condita dall'olivo lento, fatta
sapida dal basilico che cresce
nella tegghia e profuma le tue case (Camillo Sbarbaro - "Scarsa lingua di terra").
sapida dal basilico che cresce
nella tegghia e profuma le tue case (Camillo Sbarbaro - "Scarsa lingua di terra").
O il colore blu-violetto del fiore del carciofo (non dimentichiamo che è un bocciolo), fiore bellissimo e spumoso che svetta tra foglie grigiastre irte di spine.
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,... ( da Ode al carciofo di Pablo Neruda)
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,... ( da Ode al carciofo di Pablo Neruda)
Già, il carciofo, un re tra le verdure di stagione. E già che abbiamo citato questo vegetale dal cuore tenero dentro una corteccia spinosa, vale la pena di ricordare una torta assai adatta a questo periodo primaverile: la torta pasqualina. La quale viene d'abitudine preparata con spinaci o bietole, ma con una dozzina di cuori di carciofi assume un gusto e una morbidezza del tutto particolari. Qui la ricetta.
E allora Buona Pasqua a tutti quanti gli amici e lettori vecchi e nuovi.
E allora Buona Pasqua a tutti quanti gli amici e lettori vecchi e nuovi.
Hesperia
23 commenti:
Molto pertinenti le poesie da te scelte. Ho sempre adorato il Pascoli e le sue descrizioni della natura.
Tra le piante aromatiche da me preferite c'è anche la melissa, buona anche per le tisane.
E ottima la torta pasqualina. Buona Pasqua a te e a tutti gli esperidi
Come sempre Pascoli ha un accento tutto suo particolare, il sublime d'en bas:-)
ottima scelta, adatta al periodo.
E che appetito questa primavera! :-)
Io l'orto me lo ricordo bene, perchè ce l'ho in montagna:-)
Con la verbena (da noi chiamata erba cedrina) mia zia fa ancora un liquore color giallo-verde che è una delizia, si usa come digestivo. S'è per quello fa anche il nocino con le nostre noci:-)
un post proprio ben riuscito, pieno di cose familiari....
anche la storia del basilico pestato nel mortaio di marmo col pestello: anche questo ho, lo fece mio nonno molti anni fa a mano.
Era ovvio poi che facesse capolino anche Sbarbaro! Mi sa che qui qualcuna stia preparando il pranzo di Pasqua e già ne pregusta gli aromi:-)
Il carciofo ha mille usi davvero. Sempre buona la torta pasqualina, e con il carciofo è anche meglio,
a me piacciono anche i tortelloni (o ravioli a seconda delle regioni) con ripieno di cuori di carciofo e ricotta, che si usano in questa stagione.
per rimanere invece nel divertissement-gioco di parole etimologico, ricordo in Montale c'era l'espressione poetica
"orto non era, ma reliquiario"
che usava l'origine etimologica latina dei vocaboli: orto dal latino hortus, forse in rapporto col verbo orior, nascere, quindi hortus inteso il luogo dove 'si fa crescere', opposto nel verso montaliano a reliquiario, 'dove si conserva'.
Ma è una lunga storia...Nel VI-VII secolo Isidoro di Siviglia metteva in relazione l’orto (hortus) con orior, “nascere”, perchè lì “nasce sempre qualcosa”, cosa riporta all’idea di eterna primavera.
Per tutto il medioevo l’orto fu il luogo in cui coltivare, insieme alle preziose essenze, anche le proprie virtù, al fine di rimediare al peccato originale e ricreare in terra, unendo al lavoro la preghiera, il Paradiso perduto.
Se ne parla in “Ortus nominatus quod semper ibi aliquid oratur”- Isidoro di Siviglia, Etymologiae 10,1;
ripreso in
F. Cardini e M. Miglio, Nostalgia del Paradiso, Il giardino medievale, ed. Laterza, Roma
Intanto auguri a tuuti voi e un bravi ad hesperia per questo collage di prufumi vegetali che coma la madeleine proustiana ci riportano a vivere brandelli di passato forse dimenticati,e anche a josh per le sue sempre puntuali escursioni storico-etimologiche.
Purtroppo è un mondo lontano,e non perchè manchino queste meraviglie della natura,quel che manca è il profumo di un tempo che non tornerà più,se non in queste piacevoli e serene rievocazioni.
Grazie Paolo, anche a me piace anche la melissa dall'aroma di limone. Come pure l'angelica e tra le insalate che prediligo c'è la valerianella. In particolare la specie selvatica che mescolo alla pimpirinella.
Ricambio gli auguri pasquali.
Josh, da te mi aspettavo ovviamente i begli interventi sull'orto e la sua etimologia. Dettagli non certo trascurabili, che ho volutamente tralasciato perché come ben ricorderai feci un post "più colto" proprio intorno al giardino ("Ontologia del Giardino") quando eravamo agli inizi del nostro blog. Ma non volevo ripetermi e tediare proprio alle porte dell'esodo pasquale.
Mi interessava invece compiere un'operazione un po' "pascoliana" anche se ovviamente arrivare al suo "sublime d'en bas" non è roba per comuni mortali né tanto meno comuni blogger. Ma insomma, ci siamo capiti. In definitiva i raccoglitori di "occhi della Madonna" e di mazzolini con pungenti ma graziose borraggini dall'occhio viperino (o meglio, nel caso della bimba, le raccoglitrici), hanno ispirato questo post.
Spesso nelle piccole cose a cui non diamo importanza ci sono degli autentici microtesori.
http://esperidi.blogspot.com/2008/02/ontologia-del-giardino.html
Che cosa coltivi nel tuo orto di montagna? E quando non ci sei, chi te lo innaffia e chi te lo manda avanti? Il problema degli orti è proprio la stanzialità di chi lo possiede. Gli orti non sono stati pensati e concepiti per l'uomo moderno ed eccessivamente "mercuriale", ma per l'uomo stanziale e con fissa dimora.
I famosi giardini dei semplici dei frati ci fanno pensare alle abbazie, un rifugio dalle invasioni barbariche e anche un nucleo per conservare e ricostruire quella civiltà così messa a dura prova.
Ma torno a suggestioni piuù domestiche e non posso fare a meno di pensare ai vari modi di cucinare i carciofi: da quelli alla romana, a quelli alla giudia, alle crudités in pinzimonio, alle insalate ecc.
Forse Roy hai un po' di ragione. Gli orti vanno avanti ed esistono ancora, fortunatamente, ma quel profumo di liquori e di cordialini fatti con cura da chi preleva direttamente le buone erbe officinali, quelle lenzuola che profumano di lavanda dentro gli armadi, insomma quelle persone che come dicevo poc'anzi a Josh, sono "coloro che restano" sono sempre più in via d'estinzione.
Siamo tutti dei viaggiatori, dei nomadi, degli irrequieti e forse non sappiamo più occuparci e preoccuparci di questi "cantucci" al riparo dalle nostre inquietudini.
Sapevano farlo molto bene i nostri nonni, persone ormai sparite dalla nostra vita (o almeno dalla mia).
Ancora un augurio di serena Pasqua!
Un saluto anche a te Roy, e passa una buona festa!
Hesperia...la mia insalata preferita è la lattuga:-)
Le cose da 'orto' che ho messo stavolta però non le avevo scritte tali e quali là nell'ontologia del giardino, mi sono fermato in tempo stavolta:-)
Sull'orto: dunque una volta ce n'era molto di più...i campi, e avevamo chi li lavorava; ora c'è solo un orto più vicino a casa e i campi sono incolti.
In linea di massima molto facevano i miei nonni, che non ci sono più da un pezzo, poi un mio zio e mio padre, ma lo zio non c'è più, e mio padre non è più in grado, così l'incombenza è passata a me e devo dire piano piano imparo, anche se una mano me la danno alcuni vicini e i contadini del posto, quando non ci sono, ma vado tutti i weekend, e il resto del tempo faccio annaffiare in mia assenza.
Per esempio quest'anno che ho da 2 mesi un'infiammazione alla mano destra non ho potuto vangare e l'ho fatto dissodare da un contadino che conosco.
Ci metto: carote, melanzane, fagioli, pomodori, zucchine, lattuga, spinaci, prezzemolo, rosmarino, alloro, aglio, patate. Poi ci sono i noci, i castagni, i noccioli che fanno da sè. Ci sono meli selvatici, e ciliegi selvatici, nespoli. E i rovi per di more e lamponi soprattutto. Così c'è una discreta fornitura nei vari mesi.
Senz'altro per gli orti bisognerebbe abitarci vicino come dici...nel mio caso non è così, ci sono circa 40 chilometri, ma si arriva eh.
Io sarei anche stanziale, ma non sempre è possibile, la vita, il lavoro ma anche la tecnologia che mi serve...è soprattutto in città...Sono anche troppo mercuriale, ho Mercurio in Vergine:-)) ma ho capito cosa intendi.
Sull'orto come rifugio della barbarie, che accennavo anche io per es. nella visione medievale-sacrale poco sopra è vera, ma il paese in cui è il mio orto per esempio è uno dei paesini in provincia più colmo di invasione barbarica...per cui....
p.s. distillare con le erbe officinali è un'arte, io non sono molto capace, è mia zia che conosce i segreti delle erbe(aveva un ristorante). Io più che altro sono capace di berli i cordiali.
certo che "coloro che restano" sono in via d'estinzione.
Ormai siamo stati educati al nomadismo, alla transumanza continua, senza però l'alone romantico e bucolico che questo termine aveva.
comunque auguri a chi passa da qui:-)
Insalate: il radicchio da taglio o cicoria. E a proposito di cicoria, se la memoria non mi tradisce, credo che ci sia una bella poesiola di Corrado Govoni che parla del fiorellino azzurro della cicoria.
Orto: in ogni caso, penso che con tutti i parenti e antenati contadini e ortolani, ce la devi avere nel DNA, la coltivazione dell'orto, caro Josh.
"Ci metto: carote, melanzane, fagioli, pomodori, zucchine, lattuga, spinaci, prezzemolo, rosmarino, alloro, aglio, patate. ".
Vabbé, mi fai quasi vergognare delle mie umili "prosette" d'insalata e pomodori. Tu sei ben più avanti di me. Poi un po' di basilico e prezzemolo, qualche cipollotto, un po' di rosmarino, di salvia e di maggiorana, ma ne devo fare così della strada! Coi fagioli e le melanzane non mi azzardo. Anche perché tu sei a 40 km, io ne devo fare 320.
Purtroppo ci hanno ridotto alla mobilità permanente: nel lavoro, negli affetti, nella concezione delle vacanze secondo cui se ogni anno non cambi posto o non fai un viaggetto non sei "trendy" (uff, che aggettivo demenziale!).
Sui cordiali. Qui alle 5 Terre fanno il solito limoncino coi limoni di Monterosso (davvero giganteschi, sembrano cedri). Poi c'è il "perseghino" (coi noccioli di persego, che in dialetto è il pesco), un buon cordialino profumato e amarognolo.
Un'ultima cosa. Ho notato che i più longevi sono quelli che non si muovono mai dallo stesso ambiente.
Fateci caso: quando in un villaggio vedete un vegliardo avanti negli anni intento magari a potare un frutteto o a infiascare il suo vino, al 90% è uno che non si è mai mosso da casa sua. E che vi ha trascorso pazientemente il resto dei suoi giorni. Cosa che, personalmente non sarei mai capace di fare. Spostarsi e andare di qua e di là, ci dà la sensazione di moltiplicare le nostre vite. Ma poi in realtà si perdono molte altre cose.
ma sì, un po' ce l'ho nel sangue la faccenda orto...(e di conseguenza...) cucina:-) comunque se non era per terreno ereditato magari ci avrei pensato solo molto più avanti, ma è vero che ci sono cresciuto con questi aromi e abitudini. Un po' è vero che mi sono trovato 'la pappa pronta', e posso chiedere consiglio.
Certo che casa-terreno a 40km è un conto, a 320km insomma è tanto più in là, fai anche troppo.
Le vacanze sono diventate uno stress, e spesso fanno parte del circolo vizioso 'dover essere e dover apparire'. La faccenda del 'trendy' del cambiare sempre posto poi: insomma ho avuto periodi che mi muovevo spesso, ho fatto viaggi etc...ma adesso non ne voglio sapere, ho bisogno di non crearmi stress inutili e tra la salute dei miei cari che è da un pezzo che è altalenante, non mi sposto più tanto spesso chissà dove.
Mi va bene ritrovarmi così alla casa della nonna e basta.
il limoncino è una meraviglia:-)
il perseghino non lo conosco...ma un amico mi ha regalato un magnifico Slivovitz di prugne che non conoscevo, e che è una meraviglia:-)
Ma il cordiale all'erba cedrina è una bontà anche quello.
E' vero che ci sono talvolta anziani nei borghi che non si son mai mossi di lì....ecco proprio così non ci riuscirei. Sì muoversi dà l'illusione di avere più vite, ma muoversi troppo ci rende sradicati, è un po' come l'incamminarsi per le troppe strade e dopo non ce ne apparterrà nessuna.
"Sì muoversi dà l'illusione di avere più vite, ma muoversi troppo ci rende sradicati, è un po' come l'incamminarsi per le troppe strade e dopo non ce ne apparterrà nessuna".
Sembra una bellissima massima, Josh. Bella e molto vera.
ah ogni tanto mi escono:-))
ripensandoci, adesso che la rileggo il 'percorrere troppe strade' mi fa venire
in mente "Le notti della Luna Piena" di Eric Rohmer e il suo motto d'apertura del film:
«Qui a deux femmes perd son âme,
Qui a deux maisons perd sa raison.»
:-)
Comunque sia, Buona Pasqua a te a tutti i passanti
Ho scoperto oggi per caso questo
bellissimo che profuma di poesia
di fiori di letteratura.....di
molte cose che apprezzo; complimenti, tornerò a passeggiare in questo sentiero!! buona Pasqua
Eda (www.divioleenonsolo.wordpress.com)
Grazie Eda. Era un post scritto durante la Pasqua dello scorso anno, ma sempre attualissima.
Buona Pasqua 2012, in questo caso.
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