venerdì 18 novembre 2011

Il don Rodrigo vimercatese


"...Taluni però di quei fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, c'eran sembrati così nuovi, così strani, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora in quel modo..." (I Promessi Sposi - introduzione)

La strada che da Ornago va a Bellusco, al tempo dei "Promessi Sposi" era immersa in un fitto bosco che rendeva difficilmente individuabile una costruzione che vi fosse immersa. Ornago e Bellusco sono due comuni del Vimercatese, ad est dell'omonima città. Ornago oggi conta circa 5000 abitanti, ma a quell'epoca contava forse appena qualche centinaio d'abitanti. Questi, stando agli indizi forniti dalla lettura del verbale di cui sotto, pare vivessero in condizioni assai disagiate, soggetti a prevaricazioni, angherie e soprusi di ogni genere da parte del signore locale, Francesco Seccoborella. Costui apparteneva all'omonimo casato dei Seccoborella di Vimercate, del quale s'è trattato nel post precedente. Francesco Seccoborella, la pecora nera di quella dinastia millenaria, era stato artefice e mandante in un fattaccio di cronaca, che avrebbe potuto ispirare la figura del don Rodrigo manzoniano: rapimento, segregazione, violenza carnale prolungata e continuata per anni verso una giovane donna coniugata; violenza e minacce di morte al marito della vittima, tanto da costringerlo a fuggire lontano da casa per non rischiare di venire assassinato. Nonostante le continue denunce e suppliche da parte della madre, le autorità non riuscirono o non vollero por fine alle angherie e ai tormenti della famiglia del giovane ornaghese. Insomma, il Seccoborella spavaldamente non si curava della legge. Uccise poi anche suo padre, per impossessarsi anzi tempo dei beni di famiglia, al che la giustizia si mosse in forza, riuscendo a stanarlo e catturarlo.
Il documento, contenente la denuncia della madre della vittima, è conservato nell'Archivio plebano di Vimercate, e riportato integralmente nella ponderosa Storia di Vimercate, alle pagine 563 e seguenti. Esso è rivelatore del clima in cui vivevano alcuni signorotti - non solo il Seccoborella - sulla fine del Cinquecento e nei primi decenni del secolo successivo, che si beffavano impunemente della legge.
Il libro, pubblicato nel 1975 dall'Editrice Luigi Penati e Figli di Vimercate, è dello storico Eugenio Cazzani. Come si può dedurre dall'introduzione dei Promessi Sposi, la vicenda fa parte di quelle che avrebbero potuto ispirare la figura di don Rodrigo. Infatti, si ricorda che fin dai tempi dell' Accademia dei Pugni i fratelli Verri erano stati amici di Cesare Beccaria, nonno materno di Alessandro Manzoni, i quali avevano vaste proprietà terriere ad Ornago. E' poi nota la passione giovanile di Giulia Beccaria per Giovanni Verri, il più giovane dei quattro fratelli, e quindi il Manzoni potrebbe aver appreso quella storia già da bambino, durante una visita con la madre nel vimercatese.
Riprendendo il filo della storia, in seguito a quel fattaccio del Seccoborella, e ad altri consimili avvenuti in quei decenni nella Lombardia Spagnola (uno di questi è raccontato da Antonio Balbiani nel suo Lasco il bandito della Valsassina), costrinsero il governatore di Milano, Conte di Fuentes (qui) (e qui) ad emanare la famosa grida manzoniana "Pienamente informato della miseria in che vive questa Città e Stato per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda...e risoluto di totalmente estirpare seme tanto pernicioso...successivamente emanò una nuova grida, nella quale aggiungeva ...con fermo proponimento che, con ogni rigore, e senza speranza di remissione, siano onninamente eseguite."  
    

Ornago - Il palazzotto di Francesco Seccoborella trasformato in cascina agricola (foto di Gabriele Solcia - da Panoramio)

Nel 1595 “havanti il Signor Giudice Suarez compare Angela di Solari, figlia quondam Agostino, habitante in Vimercato, et con grave querela espone in questo modo; e che havendo essa esponente un solo figliolo per nome Rugier Berna, giovane de circa 18 anni, esso figliolo si maritò che sono forse tre anni, in Caterina Spresegia, giovina di buon aspetto, allevata de buoni costumi nel monastero de Orsoline, (S. Gerolamo) in Vimercato; et vivendo quietamente nella casa loro in detto loco de Vimercato, dove è feudatario il Conte Ludovico (Francesco) Secco, giovane molto dissoluto et fatto formidabile et insoportabile per le sue male qualità non solo a suoi sudditi ma abboritto ancora da ogniuno che la (lo ha) praticato.
Ecco che detto Conte Ludovico (Francesco) preso damore (!) della detta Caterina cercò ogni via per ridurla a compiacerlo; ma essendo lei sempre stata reticente, esso Conte ridotta alla sua devotione la matrigna d’essa Caterina et una sua sorella detta la Barbos, in casa di quali habitava essa Caterina, et corrote con danari et presenti introdussero detto Conte dalla detta Caterina et così per forza et con minaci, metendogli il pugnial alla golla et con agiuto da essa sua matregnia, compiti i suoi sfrenati dessiderij et al fine accortesene detto Rugiero suo marito, ecco che detto Conte una notte con comitiva de gente andò alla casa di detta Caterina et per forza la condusse a casa sua in Vimercato, dove la (l’ha) tenuta più di un anno senza alcuno timore de la giustizia divina né humana, non ostante che più volte per gli ministri di santa Chiesa gli sia stato comandato sotto gran penna che la mandasse via, il che però mai ha voluto hobedire facendo professione de non hobedire ad alcuno superiore; et il giorno di Natal passato essa Caterina glia (gli ha) partorito uno figliolo come è nottorio.

Dappoi che detto Conte hebbe in casa sua detta Caterina sua suddita et tratenedola al dispetto del marito, qual non osava parlare né lamentarsi di tal opressione, occorse che l’anno passato in tempo del carnovale facendosi una festa in casa de Vitorio Galarato speciaro in Vimercato, detto Rugiero hauto notizia che detto Conte voleva condure a detta festa mascherata detta Caterina sua moglie, andò alla detta festa et pigliata in ballo una maschera chredendo fosse sua moglie, detto Conte subito sfodrò il pugnale, tirò molti colpi ad detto Rugiero et lo feritte malamente sopra la testa; ma in questo non fu fatto altro processo perchè il pover homo non osava comparere, anci bisogna andasse nascosto hor qua hor là perché detto Conte lo perseguitava per farlo amazzare, del che ne havea grande paura, si per essere esso Conte molto diabolico e bestiale come che era fomentato de alcuni malviventi e banditi paurosi che teneva in casa continuamente in detto loco de Vimercato suo feudo; fra questi David Legniano da Gropello bandito per homicidio d’animo deliberato proditoriamente comesso, delli quali esso Rugiero non ne poteva pretendere ignoranza perché sino l’anno 1593 che detto Rugiero praticava familiarmente in casa di detto Conte, vedeva, trattava et praticava con essi banditi non sapendo che fosero come hanno fatto molti altri de Vicomercato, dei quali esso Conte si serviva per dare et oltraggiare hor ferite hor bastonate a questo et quello in Vimercato, conducendoli ancora seco di notte palesemente con harchibusi da roda ancora sopra le feste con un puocco scandello de popolo ridotto a termine (che) se ben ricevevano offese et oltraggi non osavano favellare.
Hora il povero giovane ridotto in estremità, desfatta la casa né sapendo come salvar la vitta sua, fu forzato partirsi et andar alla guerra metendosi nella compagnia de cavalli del Segnor Hercule Gonzaga, dove è servito molti mesi in Piamonte et Savoia, et avendo scoperto che detto Conte avea datto mandato di amazarlo atalcun soldato, si aguardò per molto tempo, ma redotosi a una grave infermità et in stato tale che non era per combattere né per resistere se gli fuse hocorso qualche disgratia, deliberò partirsi, né puotendo haver licenza, redotto quasi ad estremo, senza licentia se ritirò dal servitio et al presente è ancora infermo fuori de Stato (di Milano) et se gli sarà concesso che possa comparere sicuramente, metterà in luce tutte le predette cose.
Per ciò ritrovandosi prigione detto Conte, hora al Capitano de giustizia per suoi misfatti esponente in absenza et in nome del detto suo figliolo ha esposto tutte le predette cose aciò che detto Conte habbia il debito castigho, facendo mettere in sicuro detta Caterina perché detto Conte e suoi agenti non la facino disperdere esendo lei informata delli mandati datti per il Conte d’amazar detto Rugier et delli banditi rettenuti in casa sua et altri de portatione darchebusi da roda in fatti desso Conte, prevedendo ancora alla sicurezza del esponente et suo figliolo, acetando che sempre detto Conte è talmente furibondo che presupone che nisuno gli habbi a comandare come più e più volte pubblicamente à detto ne mile occasioni che alli pari suoi né officiali né il senato né mancho il Principe ma sollo il Re, et in segnio di verità veghasi ne le mani del nottario Merone che ghe un processo contra detto Conte ancora pendente, così comandò de tre milla scudi che non vada a Vimercato per ordine del Senato né mai ha voluto obedire; et nelle mani di Gio Francesco Giusano notaro pende un altro processo con una sicurtà de mille scudi che fosse obbligato andare a Roma per ordine del Senato et niente di mane (!) che sprezando ogni cosa non ha voluto obedire, anci tornato a casa sua usò termini molti inconvenienti alla Contessa sua Madre come questa per processo pendente in mano al notario Verano; et di più puoco fa per ordine del Senatto sequestrato in casa in Milano sotto penna (di) due milla scudi né mai ha voluto hobedire, anzi è andato dove ghe parso et per segnio poco in Milano, ferito sopra la testa de animo deliberato un procurator de Vimercato come è notorio, lasando che più e più volte à tentato tossicar la madre et il fratello minore per restare sollo, come tutta la terra de Vicomercato et molti principali in Milano ne sono informati.
(Per) le predette cose si potriano esaminare Giuliano Sovatino et suo figliolo maggior, che altre volte praticavano in casa del detto Conte, Margarita da Galbiate fantesca già del detto Conte che ora è in cassa della Contessa sua Madre, Gio Ambrosio Canturino che di presente è in cassa di detta Contessa, Girolamo servitor del detto Conte, il Fascinetto servitor di detto Conte, Cesare ucelatore desso Conte, il Moretto già servo del detto Conte hora servo a Nicola Antone Oratio Aizurij detto Gambasino suo prestinaio in Vimercato, ma per haver la verità da sudetti bissognia de in proviso farli retenere et usarli delligentia altriamente non si troverà conto alcuno per la paura chano del Conte suddetto":

Immagini:
- Renzo e Lucia al Lazzaretto - dal sito Bassilo.it  
- Don Rodrigo - dal sito  Wikideep.it

11 commenti:

Maralai ha detto...

bei tempi.
saluti.
Maralai

Hesperia ha detto...

Incipit manzoniano all'inzio e chiosa con alte grida manzoniane alla fine.
Lì per lì stavo per segnalarti i refusi del corsivo come "haveva". Poi mi sono accorta che è lo stile dell'epoca.

marshall ha detto...

Maralai,
saluti a te e a Cagliari.

marshall ha detto...

Hesperia,
l'ho copiato integralmente dal libro, e contiene tutti quegli svarioni che a noi possono sembrare refusi. Ma è scritto così, e anche l'editore, giustamente, l'ha tascritto dal verbale originale, quando la maniera di scrivere era quella.
Tra l'altro quel verbale non esisteva in rete, per cui penso di essere stato il primo ad averlo inserito.
Per quanto riguarda eventuali questioni di copyright, a cui tu sei molto ligia e attenta, penso che in questo caso non ce ne siano, perchè avevo conosciuto di persona l'editore Luigi Penati, e so che i figli non avrebbero frapposto alcuna difficoltà a che lo copiassi, mettendolo in rete.

A proposito, hai notato quel passo Ecco che detto Conte Ludovico (Francesco) preso damore (!) della detta Caterina cercò ogni via per ridurla a compiacerlo
dove c'è quel punto esclamativo?
L'aveva copiato così pari pari l'editore, senza l'apostrofo, perchè così è scritto nel verbale.

Hesperia ha detto...

A proposito di Vimercate (qui, Vimercato) ti sei mai chiesto Marsh, perché molte città della Lombardia finiscono in -ate? (Tradate, Gallarate, Bollate ecc.)
Si ritiene che il suffisso -ate sia stato introdotto in Lombardia da popolazioni latine. Con l’aggiunta del suffisso si volevano indicare le genti di un dato luogo, oppure che adoravano un particolare animale sacro, o imparentati a una stessa persona. In altri casi serviva a creare un aggettivo di possesso a partire dal nome di un colono romano, indicandone il fondo.
Da qualche altra parte invece leggo che il suffisso "ate" proviene da civitas -civitatis

marshall ha detto...

Hesperia,
osservazione molto interessanmte la tua, che meriterebbe tutto lo spazio di un post per parlarne approfonditamente.
Altri studi danno per derivazione celtica i suffissi ate e ago.
In effetti una prima ispirazione della storia che ho qui raccontato, quella di personaggi che avrebbero a loro volta ispirato il don Rodrigo manzoniano, l'avevo letta in un bollettino di Cambiago, comune della provincia di Milano, che però confina con Ornago che invece fa parte della neo provincia di Monza Brianza. Nello stesso bollettino si parlava anche di tali suffissi che indicavano derivazione celtica per quei comuni che lo hanno nel loro nome.
Se ti può interessare l'argomento, credo di averne accennato in questo post; un post che, mi ricordo, era molto piaciuto a Eleonora.

Hesperia ha detto...

Letto il tuo link. Ecco io credo che il suffisso -ago (Magnago, Brisssago ecc. ) sia di origine celtica. Mentre quello in -ATE sia di origine latina.

marshall ha detto...

Hesperia,
credo sia giusta giusta la tua versione perchè proprio Vimercate deriva da Vicus Mercatus, e fu fondata dai Romani come luogo deputato agli scambi commerciali dei martesani.
Storie più interessanti sui nomi di paesi le lessi a proposito di un argomento che avrei ancora in serbo: le fortificazioni Romane del lago di Como. Attorno a quel lago i romani fondarono o rifondarono parecchie località dai nomi più svariati e curiosi che poco hanno a che vedere con il suffisso ate, esclusa Garlate e pochi altri. Lierna, ad esempio, è stata fondata dai romani ed ha quel nome che vorrebbe significare "giardino d'inverno", dove pare si goda (tuttora) di un ottimo clima invernale.

Josh ha detto...

il Seccoborella io l'avrei fatto fuori mooolto prima...dati i tempi.
:-)

post interessante, con i consueti spaccati storici, e agganci letterari.

E anche parti inedite sul web, benissimo.

marshall ha detto...

Josh,
per "colpa" dell'inedito ho dovuto tagliare parecchio (e anche nell'inedito), ma penso di rifarmi una prossima volta, con altro inedito

Josh ha detto...

Comunque sia, interessante lo stesso.

Certo che Manzoni si era documentato moltissimo per la stesura dei Promessi Sposi, e si era concentrato su fatti, ma anche tradizioni e leggende locali.
Leggende, ma non nel significato lettarale. Storie tramandate, registrate nelle raccolte di storia locale, nelle biografie, anche di alone leggendario.
I suoi bravi, don Rodrigo, l'Innominato....certo sono personaggi del romanzo, ma "il vero" o meglio "il verosimile" era una categoria della storia-cronaca cui faceva molta attenzione.