venerdì 13 aprile 2012

Divisionismo, la Luce del Moderno.

(Giuseppe Pellizza da Volpedo, "Prato Fiorito")

Tra i numerosi movimenti pittorici degni d'essere riscoperti, questo è un altro, peculiare, che incontra il mio entusiasmo. Alcune immagini dei divisionisti già avevo scelto negli anni nella storia del blog, e la Mostra di questo periodo offre un'occasione di approfondimento.

(Gaetano Previati "Pace, o Mattino nel Prato")

La Mostra si tiene a Rovigo, a Palazzo Roverella, fino al 24 Giugno 2012.
Il titolo per esteso: "Divisionismo, La Luce del Moderno" , con l'aggiunta di una sezione sulle ceramiche di Galileo Chini (quest'ultima a Villa Badoer, Fratta Polesine, Rovigo, che prelude all'Art Nouveau).
La scelta di opere si allarga tra il 1890 e la fine della I Guerra Mondiale.

(Gaetano Previati "Georgica")

Come per molti movimenti dell'Italia d'allora, c'è stata la tendenza da parte della critica ad interpretarli come patrimonio ideale nato all'estero, recepito poi in Italia in maniera personale.
Talvolta le cose sono andate in questo modo,
ma non sempre, ed è opportuno non generalizzare.

Si suole dire che in Francia abbiamo avuto il Pointillisme di Paul Signac e Georges Seurat, e in Italia il Divisionismo , principalmente con Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo, mossi anche dalle teorie di Gaetano Previati.

La data di nascita dello stile divisionista è considerato il 1891, in occasione della Triennale di Milano (Brera), in cui venne esposto "Le Due Madri" di Giovanni Segantini.

(Giovanni Segantini, qui invece "Le Cattive Madri")

Per approfondire e discutere il raffronto tra i 2 movimenti, va ricordato che il Pointillisme era una forma di tardo impressionismo o neoimpressionismo, che aveva portato all'estremo la parcellizzazione e scomposizione dell'immagine in punti, in cui il colore era usato puro, non mischiato, ma appunto costituito da micropennellate di colori primari in forma di puntini accostati. Si giunge principalmente con Seurat alla definizione di questo stile e tecnica, in obbedienza alle nuove scoperte scientifiche (Chevreul, Sutton, Road) sulla percezione retinica del colore. Il Pointillisme supponeva quindi di essere anche uno studio "scientifico" del fenomeno della visione, rivelando in questo la sua eredità dal clima Positivista e Scientista dell'epoca.

Il Divisionismo italiano diverge parecchio da questi aspetti.
Non si pone come derivato scientifico, nè come tecnica di visione e rappresentazione; non usa il puntinismo in senso proprio, ma una sorta di segmenti e filamenti mossi, sinuosi e curvilinei nel definire immagini e volumi, ma anche masse di colore, aloni; gli antecedenti del Divisionismo italiano sono invece Scapigliatura e Decadentismo, di lì infatti vengono mutuati sia l'antiaccademismo, l'intimismo, la forte valenza emotiva delle rappresentazioni che si fanno ora incandescenti ora intrise di psicologismo.

(Baldassarre Longoni, "Sola!")

Il Positivismo e la conseguente fiducia nelle scienze presto rivelava in tutta Europa, ma anche nella Francia stessa che l'aveva massimamente promosso, il suo scacco dinanzi ai problemi sociali ed esistenziali: la temperie della fine del secolo già abbandona certezze materialistiche e scientiste, si ritorna ad osservare l'uomo e la natura in maniera differente.
Riemerge Schopenauer, si sveglia lo Spiritualismo contro l'aridità materialistica a una sola dimensione delle scienze senza metafisica, quasi sembra provenire da questa reazione la nuova linea curva divisionista, da un vitalismo nascosto che pulsa, serpeggia, irriducibile.

Non si cerca più la rappresentazione "scientifica", ma l'evocazione, quindi anche il simbolo;
si insegue qui una luce vitalistica, e il primato del soggetto,
non più la "scienza" o la correttezza scientifica, o la proposta di una mera tecnica.
In questa chiave, Pointillisme e Divisionismo non potrebbero essere più distanti; più che la derivazione uno dall'altro, pare la reazione del secondo al primo.

(Gaetano Previati, "La Danza delle Ore")

Lo stesso Previati, pittore straordinario e dalla notevole visionarietà, approfondì temi spirituali e d'introspezione anche religiosa, così come negli altri divisionisti italiani si notano già scelte d'avanguardia assolutamente originali, che preludono ora al realismo magico, ora, in alcuni di loro, al dinamismo prefuturista.

(Plinio Nomellini, "Autunno in Versilia")

Tra gli Autori esposti: Vittore Grubicy de Dragon, Carlo Fornara, Baldassarre Longoni, Gaetano Previati, Ludovico Tommasi, Llewelyn Lloyd, Mario Puccini, Antonio Discovolo, Plinio Nomellini, Umberto Boccioni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Carlo Carrà, Leonardo Dudreville...

(Angelo Morbelli "Le Parche")

Josh

25 commenti:

marshall ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
marshall ha detto...

Segantini è il pittore a me più vicino, non fosse altro per il fatto che per oltre 10 anni ho curato il catalogo per un premio internazionale di pittura intitolato a lui, che va avanti dal 1954.
Ma c'è di più.
Ne parlano a bassa voce, o non ne parlano affatto, ma la sua tecnica divisionista ha sicuramente ispirato gli inventori del retino di stampa, senza il quale la stampa sarebbe ancora monocolore, o a più colori di stampa, fatta però con passaggi successivi. Il metodo è poi stato copiato dagli inventori della tv a colori, e ora dei pixel.
Insomma, per me Segantini ha squarciato il mondo con la sua tecnica, eppure non gode di tutta la riconoscenza che meriterebbe.
Altro motivo, per me di quasi orgoglio, è che sua moglie, Bice Bugatti, è nativa delle parti dove ora io vivo: Desio e dintorni.

marshall ha detto...

Agli interessati consiglio la lettura di una biografia romanzata, dal titolo Segantini.
Autrice Asta Scheib.

marshall ha detto...

Ecco il nome che ti chiedevo nell'altro post: Carlo Fornara! Il pregiato volume di cui ti accennai, era stato edito dalla Banca Popolare di Intra, in occasione del centenario della sua fondazione.
Curiosità: il volume era stato stampato dalle Arti Grafiche Esperia di Milano, su carta patinata brillante prodotta da una gloriosa cartiera in cui ho lavorato.

Josh ha detto...

caro Marshall, Segantini è uno dei miei pittori preferiti.
Qui mi sono un po' risparmiato con le sue immagini, perchè alla mostra, anche se presente, non c'è poi così tanto su di lui.

Senz'altro Segantini è un genio della visione, e della tecnica, e come spesso accade, non teniamo mai in sufficiente considerazione i nostri genii.

Josh ha detto...

allora Marshall, lieto di aver rinverdito bei ricordi:-)

ah beh, quando il caso ci si mette:
se c'erano anche le Arti Grafiche (H)Esperia, il quadro è proprio completo:-)

Hesperia ha detto...

Di Angelo Morbelli ho avuto modo di vedere (ed apprezzare) una "personale" e appartiene a buon diritto a quel filone di "linea lombarda".

Quanto al divisionismo e a Segantini è uno dei miei preferiti e penso che dovrò fare un prossimo viaggio in Engadina per vedere e apprezzare i suoi visionari paesaggi. Ecco, in Segantini c'è l'elemento panico all'interno del paesaggio. In questo senso, più impressionistico e post impressionistico lo vedo un grande nordico con toni espressionistici.
In ogni caso, mai rassicuranti

Hesperia ha detto...

PS: Nella frase ho saltato il "che", rimasto nella tastiera.
"Più che impressionistico e postimpressionistico, io lo vedo un grande nordico con toni espressionistici". Mi ricorda un po' un altro grande: Emil Nolde, dove sembra che perfino le nuvole nei suoi cieli in tempesta siano dei mostri .

Hesperia ha detto...

Bellissima anche la "Danza delle ore" di Previati.

Se ben ricordi Josh, all'inizio dell'anno inaugurai un post nel blog generalista con il "Ritorno dal bosco" di Segantini, intitolandolo "L'inverno del nostro scontento" :-)

marshall ha detto...

Un altro importante motivo della mia predilezione per i pittori divisionisti, tra i quali spiccano Segantini e Pellizza da Volpedo, è che quando visitai il paese di costui, Volpedo in provincia di Alessandria, nei pressi di Tortona, fui colto da una sorta di sindrome di Stendhal, mentre attraversavo il borgo, per giungere alla collinetta in cui domina la celebre piazzetta, dove dipinse il celebre "Quarto Stato".
E pensavo a quell'uomo che passò tutta la vita a Volpedo, senza allontanarsene mai, salvo brevi sporadiche importanti occasioni.
Volpedo, stupendo piccolo borgo, è una sorta di museo a cielo aperto. Percorrerlo sembra quasi di respirare l'aria che respirò lui.
Pellizza e Segantini erano grandi amici.

Josh ha detto...

Tutte vere Hesperia le notazioni su Segantini.
Morbelli era un altro notevole pittore, quasi dimenticato.

Nolde naturalmente ha un altro stile, con lui siamo nel pieno di un espressionismo coloratissimo e lirico, anche deformante,
ma a me piace anche lui, così visionario con quei colori.
E pensare che fu considerato anche un 'pittore degenerato'...

Josh ha detto...

Grazie Marshall di tutti i dettagli locali di Volpedo, che non conoscevo con tutte queste informazioni.

Dionisio ha detto...

Oggi, varcato ormai il traguardo del 2000 da qualche anno, possiamo guardare con una certa obiettività a tutto quel che è avvenuto nel Novecento e rapportarlo, per un confronto, anche ai secoli precedenti (qui il discorso è limitato solo all’arte figurativa, naturalmente). In questo senso la mia diffidenza nei confronti dei movimenti che finiscono in “ismo” è fortissima perché tutti declinati dal concetto di “modernismo”, ossia da quella corrente di pensiero che ha elevato la scienza a deità assoluta e teso a esaltare la materialità dell’uomo per deprimerne e/o negarne la fondamentale componente spirituale; e questo, com’è evidente, non è stato senza conseguenze nei confronti della qualità dell’arte. Il Pointillisme, come giustamente rilevi, Josh, nasce dal clima scientista dell’epoca quale studio "scientifico" del fenomeno della visione, il che già mi dà ai nervi perché l’arte non ha niente di scientifico , mentre, pur dovendo sottostare, com’è ovvio, alle regole che attengono alle discipline estetiche, nasce dal cuore e dai visceri dell’uomo (per visceri non intendo per nulla il freudismo, che è a sua volta un derivato dell’umanità intesa esclusivamente come materia e senso). Infatti detesto pittori come Seurat. Il Divisionismo italiano nasce, in parte, come reazione al pointillisme, ma è comunque condizionato dall’influsso dei cuginastri francesi, alfieri principali del pensiero illuminista e scientista (non a caso la rivoluzione giacobina si verifica a casa loro). Detto questo, poiché i talenti veri riescono a emergere nonostante i movimenti e le scuole, troviamo, nel divisionismo, gran bei pittori come Segantini, Previati e Lomellini, almeno nelle loro riuscite migliori, perché non tutto di loro mi convince (specie i pezzi che si possono a buon diritto collocare già dentro l’art nouveaux, un periodo a mio avviso non proprio esaltante). E, francamente, Pellizza Da Volpedo non lo digerisco proprio.

Dionisio ha detto...

Purtroppo di Pellizza Da Volpedo ho dovuto fare una copia, in passato, del "Quarto Stato", commissionatami da una sede del Psi (a cosa si doveva ridurre un pittore figurativo quando il figurativo era VIETATO per galleristi e mercanti!) e, copiandolo, ho sentito fortissimamente che il sentimento che lo muoveva quando dipinse il quadro non era la pietà, ma il pietismo.
Questo quando si copia un pittore lo si avverte in modo netto: per esempio, quando ho copiato "Le muse inquietanti" di De Chirico (per un privato patito di questo pittore)ho finalmente capito qual era il sentimento che muoveva De Chirico quando dipingeva certi quadri: l'ironia; e mi sono divertito molto a rifarlo.

marshall ha detto...

Josh,
ti dirò ancora di più.
Mi sono talmente appassionato a questo tema, che sto scrivendo un post sulla geniale invenzione di Segantini.
Dal post apparirà chiaro perchè io reputo quella "invenzione" tra le più geniali dell'era moderna.

Josh ha detto...

caro Dionisio,
il tuo cocnetto mi ricorda molto il saggio di Capuana "Gli -ismi contemporanei" :-))

http://www.intratext.com/ixt/ITA1080/_IDX011.HTM

Per quanto io non sia modernista,
molto dipende cosa si intende col termine....
il Modernismo è anche un'eresia teologica bestiale, e a mio avviso completamente operante a tutt'oggi anche se si dice di no.

Non penso però che tutti gli -ismi in arte siano da buttare: simbolismo, decadentismo, o lo stesso divisionismo a me piacciono.
Mi piace anche il parnassianesimo :-)
ok, è in -esimo, ma siamo lì:-)

uhm mi dici:
"In questo senso la mia diffidenza nei confronti dei movimenti che finiscono in “ismo” è fortissima perché tutti declinati dal concetto di “modernismo”, ossia da quella corrente di pensiero che ha elevato la scienza a deità assoluta e teso a esaltare la materialità dell’uomo per deprimerne e/o negarne la fondamentale componente spirituale"

e come la mettiamo con lo Spiritualismo? lì la scienza/scientismo non c'è....

E nel Divisionismo, anche se c'era tecnica, c'è il tema metafisico, religioso, e anche quello mitico, non è depressa la qualità spirituale dell'uomo, tutt'altro, basta vedere la spiritualità di Segantini.

Josh ha detto...

A me Pellizza da Volpedo piace,
certo non mi piace il "socialismo" del Quarto stato...e mi piace meno ancora l'uso che ne è stato fatto.

ma altri momenti di Pellizza sono notevoli:
qui si sconfina per es. nel realismo magico

http://www.arteliberty.it/immaginiliberty/arte/pellizza_girotondo.jpg

qui siamo alla poesia decadente e mortuaria:
http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=scapigliatura_7&cat=arte

ha fatto molto altro, come sai, ma non mi sento di condannare in toto la sua opera. C'è il tema quotidiano, a volte più che il tema socialista, c'è il tema delle classi basse che si affaciano alla ribalta della storia, magari pronte per essere strumentalizzate non lo nego,
ma rappresenta in ottica naturalistica, forse a volte perde un po' di passione, cade nella didascalia più di altri divisionisti,
ma il suo tratto a me piace.
Poi, come sempre, de gustibus.

Josh ha detto...

Marshall,
fai benissimo a dedicare un post a Segantini, dal momento che conosci bene anche i cataloghi e i lavori tipografici a lui dedicati, hai presente la questione tecnica, e in fondo questa area ricorda da vicino un bel pezzo della tua vita lavorativa e della tua passione.
Lo leggerò volentieri.

Josh ha detto...

p.s. a Hesperia

la semplicità e l'intensità di Nolde, pur nella deformazione dei canoni visivi, un pittore anche sacro a suo modo:

qui la sua Ultima Cena (che ho visto dal vivo a Copenhagen)

http://gospelart.files.wordpress.com/2009/03/nolde-ultima-cena.jpg

e qui la Pentecoste, con le "fiammelle ingenue" e la luce e i colori che saturano il quadro,
siamo nel regno del non-rappresentabile:

http://escopocodisera.blogspot.it/2009/05/pentecoste.html

possono piacere o meno, ma non si può dire non abbia nela suo essere anche "barbaro" e diretto, una sua comunicatività fortissima.

Hesperia ha detto...

Conosco bene Nolde perché ho visitato una sua personale molto esaustiva in quel di Lugano. Bello il link che hai messo.

Quanto a Morbelli, possiede un suo impressionismo intimista. C'è un suo interno del Pio Albergo Trivulzio davvero impressionante anche se un po' cupo.

Dionisio ha detto...

Josh, contano naturalmente i gusti personali (per me l'epoca più affascinante e magica della pittura è quella dei Paolo Uccello, dei Piero della Francesca, dei Mantegna e di altri meno noti ma altrettanto grandi, insuperabile e purtroppo non più ripetibile) ma anche in epoca moderna, nel famigerato Novecento, ci sono stati i geni, nonostante le cosiddette avanguardie che gettavano a mare tutto il patrimonio del passato con i vari "ismi" che le connotavano. Molti pittori espressionisti, per esempio, sono grandi pittori (Munch, OttoDix, per esempio). All'espressionismo ho guardato io stesso quando, dopo una lunga crisi di pausa (una delle prime, dovute alla dittatura dell'informale, che non ti consentiva di uscir fuori dal guscio) ho ripreso, ormai quarantenne, a dipingere seriamente, tanto che quella maniera la pratico tuttora, anche se accanto ad altre, poiché mi muovo, come ho già detto, dentro un museo ideale e adotto la tecnica e la maniera di oggi o di ieri che si confà a quello che mi sembra possa meglio esprimere il mio stato d'animo.
Gustav Klimt,altro grandissimo pittore, si può collocare in pieno nel Liberty (che ha dato, almeno in pittura, pochi frutti buoni), mentre il suo allievo Egon Schiele, altro gran pittore, è già in pieno espressionismo.
Checché si dica, i buoni artisti e anche i grandi geni fioriscono in tutte le epoche, anche nei periodi più bui, perché i talenti nascono e nulla li può soffocare: bisogna poi vedere se la critica ufficiale consente loro la visibilità che gli compete. Quanti di essi sono stati riscoperti dopo morti? O, ancora oggi, non sono considerati nel loro giusto valore?

Dionisio ha detto...

Certi pittori come Emil Nolde, citato da Hesperia, e altri tipo Kirchner o Schmidt-Rottluf, pur riconoscendo il loro senso del colore e la capacità che avevano di usarlo in funzione espressiva, mi sono ostici per la grossolanità della loro figurazione. Naturalmente, anche qui, contano le inclinazioni personali; per me il disegno rimane un elemento fondamentale della pittura ("pictor classicus sum" diceva De Chirico, forse con un po' d'ironia).
Ma qui siamo finiti nell'espressionismo e nel fauvivsmo, mentre il tema del post è il divisionismo.

Hesperia ha detto...

Sono d'accordo Dionisio. Anch'io sono per la figura umana e per il paesaggio e non per la dissolvenza che è un po' la cifra delle avanguardie novecentesche. Ho citato Nolde soprattutto per il paesaggio nordico (nuvole ,maree , onde ecc.).

http://www.google.com/imgres?hl=it&client=gmail&sa=X&rls=gm&biw=1366&bih=651&tbm=isch&prmd=imvnso&tbnid=6hic5ASNnX_uDM:&imgrefurl=http://www.original.rolandcollection.com/rolandcollection/section/14/510.htm&docid=FyXFVhQCbLmryM&imgurl=http://www.original.rolandcollection.com/rolandcollection/images/stills/14-510.gif&w=350&h=266&ei=x7GKT8TnA4jXtAaskcG7Cw&zoom=1&iact=hc&vpx=784&vpy=289&dur=986&hovh=196&hovw=258&tx=143&ty=123&sig=111001017604278058093&page=1&tbnh=125&tbnw=163&start=0&ndsp=22&ved=1t:429,r:19,s:0,i:146


Nelle figure mi interessa assai meno.
Nel divisionismo c'è la figura giocata però in chiave simbolica.

Hesperia ha detto...

Sono d'accordo Dionisio. Anch'io sono per la figura umana e per il paesaggio e non per la dissolvenza che è un po' la cifra delle avanguardie novecentesche. Ho citato Nolde soprattutto per il paesaggio nordico (nuvole ,maree , onde ecc.).

http://www.google.com/imgres?hl=it&client=gmail&sa=X&rls=gm&biw=1366&bih=651&tbm=isch&prmd=imvnso&tbnid=6hic5ASNnX_uDM:&imgrefurl=http://www.original.rolandcollection.com/rolandcollection/section/14/510.htm&docid=FyXFVhQCbLmryM&imgurl=http://www.original.rolandcollection.com/rolandcollection/images/stills/14-510.gif&w=350&h=266&ei=x7GKT8TnA4jXtAaskcG7Cw&zoom=1&iact=hc&vpx=784&vpy=289&dur=986&hovh=196&hovw=258&tx=143&ty=123&sig=111001017604278058093&page=1&tbnh=125&tbnw=163&start=0&ndsp=22&ved=1t:429,r:19,s:0,i:146


Nelle figure mi interessa assai meno.
Nel divisionismo c'è la figura giocata però in chiave simbolica.

Josh ha detto...

in fondo sono d'accordo anche con voi, per quel che riguarda forma e figura ortodossa.

poi, però, ho delle immagini, come dei pittori "devianti" che ho citato, che ortodossi non sono, ma a cui sono legato per varie cose: o per il "concetto" che hanno scelto di illustrare,
o per averli incontrati da ragazzo in periodi particolari e significativi, o per l'effetto evocativo che hanno avuto comunque su di me al di là di generi, della loro obbedienza ai canoni,
e oltre la "storia dell'arte come dovrebbe essere".