mercoledì 4 aprile 2012

Il teatro in fieri di Testori


Il lavoro che mi ha  particolarmente colpito della stagione teatrale 2011-2012 per originalità e genialità è "I promessi sposi alla prova" di Giovanni Testori per la  sapiente regia di  Federico Tiezzi.

Su un palcoscenico di fortuna di un quartiere non proprio "per bene" della grande Milano, un Capocomico all'antica si affanna a fare interpretare il capolavoro di Manzoni ad una compagnia di guitti sgangherati.

"Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli..." così i commedianti iniziano "I promessi sposi alla prova", un testo con cui Giovanni Testori desidera fare del romanzo di Manzoni uno "specchio" su cui far riflettere i suoi anni tribolati, che poi sono anche i nostri., dato che siamo afflitti da non poche pesti! Il degrado ambientale, il cinismo, l'omologazione delle coscienze, il distacco dalla realtà, l'incapacità di intravvedere nuovi orizzonti. Queste e tante  altre pesti.

Così gli interventi di Testori  mirano a destrutturare i "nuclei narrativi" per poi ricomporli in parabole sceniche e morali, cercando di conservarne l'umorismo manzoniano e il suo occhio smagato. Teatro "di prova" e continuamente "alla prova", il suo. E il romanzo "classico" costituisce un formidabile canovaccio da  sospingere nel territorio impervio e continuamente in fieri del teatro-vita.

E' stata questa la vera novità di questa stagione teatrale, a mio avviso, che ha ottenuto successo per tutta Italia e nella Svizzera italofona. Con una compagnia di attori davvero formidabili: in primis Iaia Forte  (in alto nella foto ) , una vera e propria forza della natura (molti di voi la ricorderanno nei film di Pappi Corsicato)  che qui interpreta un'esilarante monaca di Monza,  e Sandro Lombardi, Francesco Colella, Debora Zuin, Marion D'Amburgo, Caterina Simonelli, Alessandro Schiavo, Massimo Verdastro. Su di un palcoscenico spoglio e disadorno  intorno al quale ruotano sei personaggi (citazione pirandelliana) si svolge la prova di una "commedia tutta da fare", dove ai temi del romanzo manzoniano, caro a Testori, si mescolano le riflessioni sul teatro, sui suoi metodi comunicativi, oltre beninteso ai motivi etici dell'umana pietas, al tema del Bene, del Male e della morte, della Provvidenza e della salvezza propri del romanzo manzoniano.  Don Abbondio, Renzo, Lucia, un fra Cristoforo, l'Innominato, don Rodrigo e naturalmente lei, Gertrude, la monaca di Monza,  tornano a noi  attraverso il corpo e la voce dei protagonisti contradaioli "alla prova" in un rimescolamento di voci, vernacoli, gerghi furfanteschi, di azioni e di ruoli, avventure e disavventure picaresche di grande vivacità teatrale.
Iaia Forte e Sandro Lombardi


E non dimentico di citare anche l' Ambleto (storpiatura del nome voluta)  dello stesso Testori, un altro memorabile lavoro teatrale da me visto a Milano qualche anno fa, vera e propria reinvenzione shakespeariana, sceneggiata in lombardo insubre è un dramma teatrale scritto da Giovanni Testori nel 1973. Composto in un lombardo misto a un grammelot nel quale si riconoscono influenze dei più disparati dialetti italiani e delle lingue straniere, è una riscrittura in chiave comica dell'Amleto di William Shakespeare. È parte integrante della Trilogia degli Scarrozzanti composta, oltre che dalla citata pièce, anche da Macbetto e dall'Edipus.
Anche qui, una compagnia di guitti scalcinati mette in scena in chiave comica il capolavoro shakespeariano e Iaia Forte nel doppio ruolo di Gertruda e di Lofelia (storpiatura di Ofelia) si cimenta, lei napoletana verace, in un alto lombardo davvero incredibile ed esilarante. Peccato che il cinema italiano in crisi più che mai, lasci Iaia alla "nicchia" del teatro. Bisognerà che prima o poi questo blog si occupi di fare un post sul ruolo dell'attore. L'attore non lascia segni come il pittore o il narratore, ma la sua azione è volta a dare anima e corpo al teatro e all'azione scenica. Senza contare che in teatro,  a differenza del cinema, l'attore quando è davvero  grande e carismatico, sa ricreare, improvvisare ed è artefice vivo della pièce, un vero deus ex machina.
Il teatro di Testori è scrittura che si fa pathos, comunicazione visiva, ricreazione e reinvenzione del logos. Ma anche piena libertà scenica ed espressiva degli attori. In particolare,  in questi tre testi lo scrittore sviluppa la propria sperimentazione linguistica, creando un linguaggio dal quale riemergono elementi arcaici e ricordi degli "originali" shakespeariani, con un forte espressionismo linguistico.
Qui sotto, nel filmato,  alcune scene dell'Ambleto per la regia di Lombardi e Tiezzi. Ovviamente la scrittura di Testori non si limita solo al teatro. Ricordo la famosa raccolta di racconti "Il Ponte della Ghisolfa" da cui Luchino Visconti che con questo scrittore milanese ebbe una fattiva collaborazione, basò il suo film "Rocco e i suoi fratelli",  financo alle poesie. Particolarmente toccante il suo poema interpretato da Léo Ferré. Qui il suggestivo  Video . Senza contare il suo ecclettismo nei confronti della pittura, delle arti figurative e la critica d'arte. Ma qui, è soprattutto del suo teatro che mi preme parlare. Un teatro che è insieme classico e moderno, sintesi difficile da raggiungere, di cui sono stata e sono entusiasta spettatrice.



Hesperia

27 commenti:

Sympatros ha detto...

I rivisitatori di Manzoni ritornano sul capolavoro per motivi svariati. I Promessi Sposi sono un mare magnum a cui tutti possono attingere anche per settori. Essendo un romanzo, è chiaro che l'aspetto narrativo occupa uno spazio importante, ma direi che non mancano le parti sceneggiate, dei dialoghi stupendi, che sono proprio dei grandi pezzi teatrali, già così come si presentano nel romanzo. Tornando ai rivisitatori, spesso c'è la moda di rimettere nei Promessi Sposi, ciò che Manzoni, dopo lungo lavorìo, si era premurato di togliere. il sensazionalismo, gli aspetti pruriginosi, il romanticismo oltremodo sentimentale che andava di moda ecc. Manzoni è un romantico sui generis…. l'attenzione maniacale alla forma e allo stile lo porteranno a risultati che, secondo me, non saranno più raggiunti nella narrativa posteriore italiana. I Promessi Sposi sono un "mattone" difficile da digerire, ma una volta digerito e rimasticato tipo ruminante non teme confronti. Non so come sia la riuscita di questo lavoro di Testori, una cosa la voglio dire…. se si tenta di immettere nei Promess Sposi tematiche e problematiche esistenziali non si fa un buon servizio a Manzoni. Non è che manchino tali tematiche…. ho detto che è un mare magnum.. ci sono aspetti psicologici, sociali storici, religiosi, ma il tutto in Manzoni deve soggiacere alla grandezza dello stile e della sua vena narrativa… in questo Manzoni continua ad essere un classico.

Dionisio ha detto...

Mi spiace non conoscere il teatro e nemmeno la narrativa di Testori, di cui ho letto solo alcuni pezzi di critica d'arte. E' una di quelle lacune in cui inciampi presto (i racconti del "Ponte della Ghisolfa" era nelle mie mire nel periodo in cui ero impegnato a leggere tutto il possibile (dai 13 ai 22 anni, in cui ho letto moltissimo, estati intere sui libri dalla mattina alla sera), ma poi mi sfuggì e non vi ho più posto rimedio.
L'ho apprezzato soprattutto come scopritore di Tanzio da Varallo, un grande pittore del '600 lombardo rimasto colpevolmente in ombra finché non ne parlò lui. Il suo capolavoro "La battaglia di Sennacherib" (o "Sennacherib sconfitto dall'angelo") e uno dei pezzi più belli, secondo me, del nostro Seicento.

Hesperia ha detto...

Certo che sì, Sympatros, che è un grande classico. Non solo, ma anche un grande divulgatore della lingua italiana. Al quale ti posso assicurare che il "cattolico" Testori mi pare che si sia avvicinato con grande rispetto. Il resto l'ho già scritto nel pezzo. Lo stesso tuo discorso varrebbe pure per Shakespeare. Ma stai tranquillo: qui non ci sono velleitarismi sperimentalistici e la materia scenica è trattata con grande abilità, pur nell'innovazione del linguaggio.

Hesperia ha detto...

Dionisio, come sai sono soprattutto cinefila. Ma oggi il cinema non è più il cinema delle meraviglie e si è ridotto ad un caravanserraglio di effettacci speciali che fanno venire il mal di testa a guardarli, conditi con storiacce di sesso e violenza, per cui trovare spettacoli teatrali all'insegna del buon gusto e l'intelligenza diventa quasi un'esigenza terapeutica.

Hesperia ha detto...

E con Testori si va sul sicuro, perché come spiegavo poc'anzi a Sympatros, non c'è mai sperimentalismo velleitario e fine a sé stesso. Diciamo che il rispetto per la tradizione si coniuga perfettamente con la riscrittura teatrale e la ricerca.

Inoltre come ho già scritto, il teatro ci fa apprezzare appieno le capacità interpretative dell'attore e di come sa comunicare col pubblico. E la compagnia qui citata è semplicemente straordinaria.

Dionisio ha detto...

Ma dove si trovano, oggi, i testi di Testori? Quale editore li ha pubblicati (a suo tempo "Il ponte sulla ghisolfa" lo pubblicò Einaudi, ma dubito che si possa ancora trovare) e ve n'è uno che pubblica qualcosa di suo oggi?
Credo senz'altro alla bontà e bellezza del suo teatro, visto che ne parli in termini così positivi, ma qui a Genova non è previsto, che io sappia, un allestimento di un'opera sua. Per la verità il cartellone teatrale nella città dove abito non è molto allettante da tempo, per cui a teatro non vado molto spesso.

Dionisio ha detto...

Visto che ho nominato Tanzio da Varallo, del quale ho scoperto l'opera grazie a Testori, per chi volesse vedere qualche suo dipinto, suggerisco questo link
http://www.pinacotecadivarallo.it/galleria.php?quale=tanzio

Josh ha detto...

Ho piacere, Hesperia, che abbia visto questo interessante lavoro.
Insomma ci avevamo preso, Testori sa il fatto suo.
Vedo poi che in questa occasione, sia la regia, sia la compagnia di attori è notevole. Iaia Forte è brava.

Con queste opere Testori non ha fatto la solita operazione di metaletteratura e metateatro novecentesca.
C'è anche quella attitudine, ma in una maniera tutta sua.
Già oggi non è più così facile trovare autori in grado di districarsi con lingua e contenuti, e rimanere originali e rispettosi dei testi.

Josh ha detto...

Dionisio, Tanzio da Varallo è stato un artista enorme, tra le maggiori riscoperte critiche di Testori.

Un altro era Francesco Cairo.

su dove si trovano oggi i testi di Testori, si trovano:

_riguardo a quanto detto da Hesperia, per es. è uscito "La pietà e la rivolta. Il teatro di Giovanni Testori negli spettacoli di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, +4 CD ,
Editore Rai ERi

_Il Ponte della Ghisolfa a 8 euro circa per Mondadori

_c'è un Tutte le opere a 18 euro l'uno della Bompiani in 2 voll.

_le serie dalla Conversazione con la Morte a maestà della Vita tutte per la Bur a meno di 10 euro l'uno

speie Mondadori, Bompiani, Bur, poi anche Feltrinelli pubblica il suo 'segreti di Milano'
e Bulzoni, Bonanno, Longanesi, Scheiwiller pubblicano tutto il resto...insomma si trova tutto

Josh ha detto...

comunque non so quando mi potrò ricollegare, fino allora...Buona Pasqua!

:-)

Hesperia ha detto...

Mi spiace Dionisio, che Genova che è stata a suo tempo una vera e propria interessante fucina di teatri stabili, abbia oggi mediocri cartelloni teatrali.
Lo spettacolo citato l'ho visto a Lugano e il Canton Ticino ha un ottimo repertorio teatrale, devo dire. Addirittura superiore a Milano, che già non è male.

Ed è stato al Parenti di Milano che vidi l'Ambleto.

Il "Ponte della Ghisolfa" lo si trova per pochi euretti anche per Garzanti (collana gli Elefanti).

Ma la faccenda dei libri introvabili perché "non più di moda" meriterebbe un altro post. Sapessi quante ricerche inutili faccio nelle librerie perché orami imperversano i "fuori catalogo"!

Hesperia ha detto...

Grazie Josh, per l'esaustiva bibliografia su Testori che hai messo. Ma credo che ormai sia acquistabile solo sul web, perché come ho detto poc'anzi, i miei viaggi nelle librerie sono sempre più inutili.
Però, a mio avviso, il teatro va visto rappresentato e non solo letto". Leggerlo non basta. Beckett l'ho letto tutto, ma visto in loco è un'altra cosa.

Hai visto qualche spettacolo teatrale di Testori?

"Conversazioni con la morte", ne ha mostrato qualche brano anche la tv quando era in bianco e nero, e faceva qualcosa di buono.

Ricambio gli auguri di Buona Pasqua ai "giardinieri" e ai visitatori.

Hesperia ha detto...

Vi consiglio di vedere il video che ho messo in link in basso, del poema di Testori recitato da Léo Ferré: una vera chicca.

patty ha detto...

Sono d'accordo quando dici che fatte salve le debite eccezioni, il cinema per la piega che sta prendendo (3D, effetti speciali e altre baggianate) fa venire voglia di scappare a teatro. E non perché anche lì non ci siano baggianate (Bisio, Luxuria e altre boiate), ma perché almeno lì ci sopravvive ancora qualche grande classico. Non so fino a quanto, ma per ora c'è.
Quest'anno ho visto "Il servo di scena" con un grande Branciaroli, ad esempio e anche un bello Shakespeare con la compagnia dell'Elfo (Racconto di inverno).

Hesperia ha detto...

Ciao Patty e benvenuta nel blog.
Non c'è dubbio che le ciofeche imperversino anche a teatro e col mio intervento non volevo di certo sacralizzarlo. Non c'è dubbio che
come ha sottolineato Dionisio, ci siano città nelle quali i cartelloni sono alquanto mediocri.
Però se si fruga tra i titoli, tra le compagnie di attori ecc. qualcosa di buono si può ancora trovare.
Mentre nel cinema è come dici. Transeat poi sul cinema italiano che sembra sempre più asfittico e chiuso con i fatti di "attualità", o di cronaca tipo Gomorra o squallidi e ridanciani cinepanettoni. E dire che avevamo uno dei più bei cinema del mondo!

Il problema delle compagnie teatrali è il finanziamento. E anche lì c'è la corsa all'accaparramento di fondi anche per le "ciofeche" intrallazzate.

Dionisio ha detto...

Vorrei fare un commento sul Manzoni, sollecitato dalle cose che dice Sympatros. Manzoni è un grande narratore e "I promessi sposi" restano un faro della nostra letteratura. Personalmente l'ho riletto almeno quattro volte da cima a fondo, la prima a nove anni, come sfida ai miei fratelli più grandi che mi volevano dissuadere dicendo che non era adatto alla mia età e che l'avrei trovato noioso (fino allora avevo letto solo Jack London, Giulio Verne e Salgari). Invece lo lessi d'un fiato perché rimasi affascinato e avvinto dalle disavventure dei due promessi ostacolati da un malvagio e da tutte le vicende collaterali. L'unica cosa che mi annoiò furono le parti "storiche" inserite nel romanzo, per cui già allora ritenni (opinione che conservo tuttora) che la narrativa deve solo "narrare", e fare incursioni in altri generi letterari gli nuoce. Altri grandi scrittori hanno commesso lo stesso errore in talune loro opere: per esempio Thomas Mann quando traligna nella filosofia, nella sociologia e perfino nella botanica (si veda ne "La montagna incantata" ), o Musil, che "Nell'uomo senza qualità" è più spesso filosofo storico e sociologo che narratore. Per non parlare della nostra Maria Bellonci: scrittrice raffinatissima, ma i suoi romanzi sono più trattati storici che opere di narrativa.
Avanzo una considerazione che può servire a vivacizzare la discussione sul blog. Ho detto che "I promessi sposi" sono un faro della nostra letteratura. Però se, mettendo un attimo da parte lo spirito di patria, guardiamo a quello che nello stesso periodo si faceva altrove, per esempio in Russia?

Sympatros ha detto...

I venticinque lettori a cui, in modo autoironico, si rivolgeva il Manzoni li ha raggiunti e superato. Tutto ciò che lui ha fatto, nella lunga elaborazione del romanzo, è stato proprio quello di allontanare più lettori possibili dal suo romanzo. Tutti gli aspetti che andavano più di moda nell'ottocento e rendevano il romanzo più popolare, seguito da tanti lettori e anche lettrici li ha sforbiciati e ha invece lasciati e amplificati gli aspetti che lo rendevano più indigesto, per esempio i lunghi excursus storici. Tra l'altro la storia non era quella ornamentale, sfondo attraente di tanti romanzi cosiddetti storici….. era tutt'altra cosa, era qualcosa di estremamente storico… però anche in essa, più nascosta, meno visibile e meno godibile c'era la sua vena narrativa, la sua abilità di narratore, l'amore per la storia e la volontà di darle la parola, di farla parlare attraverso l'espressione narrativa e non per mezzo di uno specialistico libro di storia. La storia non è solo storia, ma diventa arte. Manzoni, I Promessi Sposi non saranno mai un romanzo di molti lettori e né un romanzo di grande successo all'estero…. l'elemento stilistico ha un posto molto importante e questa è cosa difficilmente traducibile. Manzoni è destinato a restare poco conosciuto e a non vedersi collocato accanto ai grandi famosi romanzieri stranieri. Secondo me lo stesso Manzoni era consapevole di questo suo destino, utilizzando un genere letterario popolare come il romanzo in maniera "impopolare". Cmq, sempre secondo me, il tempo fra qualche secolo eliminerà tanti romanzi e romanzieri di grande successo…. ma penso che a Manzoni lo risparmierà! Chi vivrà vedrà…… e chi vivrà?

Hesperia ha detto...

Le osservazioni di Sympatros sono molto pertinenti e condivisibili. E' poi vero che c'è il grande discorso della lingua e dell'elemento stilistico non facilmente traducibile.

Quanto a quel che suggerisce Dionisio nella provocazione, mi pare di arguire che alluda ad esempio a Dostoevskij, anche se non lo nomina direttamente, vissuto nella stessa epoca di Manzoni, ma che tratta problematiche assai più "moderne" e di respiro universale. Non vorrei apparire troppo crociana e storicista nella mia critica, ma mi pare che le storie diverse delle due nazioni (la Grande Russia o meglio le Russie dello Zar, rispetto all'Italia "espressione geografica" suddivisa in staterelli, ducati e granducati, priva di sovranità e una piccola penisola che non è nemmeno "nazione") abbia il suo peso. La "Santa Madre Russia" sebbene soffocata dal dispotismo zarista era un impero, noi nemmeno una nazioncina. Gli artisti non nascono per caso, e il genius loci a mio avviso, esiste.

Dionisio ha detto...

Be', anche all'epoca di Dante e di Ariosto l'Italia era divisa in tanti piccoli stati, molti dominati o condizionati dallo straniero, eppure fiorivano nella nostra penisola i più grandi artisti del mondo (non solo nelle belle lettere, come si sa), quindi non credo sia la vastità di un territorio a produrre gli artisti migliori, bensì un certo humus culturale che favorisce (pur non essendo l'unico elemento) la comparsa del genio, o di più geni. Detto questo non ho certo affermato che Manzoni non sia all'altezza dei grandi della sua stessa epoca, né mi pare che la sua scrittura sia così impopolare, come dice Sympatros, e lo testimonia proprio il fatto che io stesso, bambino di nove anni,sia pure animato da grande curiosità, l'abbia letto d'un fiato e trovato bello. La bellezza dello stile non si coniuga necesseriamente alla difficoltà di lettura, anzi.
Intendevo dire che noi, di quel periodo, abbiamo un unico gigante; altrove, non solo in Russia, ve n'erano di più (nonostante la grande tradizione che noi avevamo alle spalle).
E poi ho criticato l'intrusione di elementi non strettamente narrativi nei Promessi Sposi, a mio avviso non necessari e, se vogliamo, nocivi alla perfezione della costruzione letteraria. Chi ha letto l'Estetica di Aristotele sa che il grande filosofo alludeva proprio a questi aspetti "intrusivi" quando suggeriva le regole per la costruzione ottima dell'opera che avesse fini artistici (cioè quello di trasmettere pathos, estasi, catarsi) e, per me, le sue regole valgono ancora oggi, perché è da lì che noi veniamo ed è necessariamente lì che dobbiamo continuare a guardare. E se oggi tante opere artistiche appaiono mediocri, poco riuscite o addirittura fallite è proprio perché nel corso del '900 qualcuno ha stabilito che bisognava rompere con quegli insegnamenti e quella tradizione e purtroppo molti gli sono andati dietro.

Dionisio ha detto...

Se ricordate bene, è lo stesso Manzoni a suggerire al lettore interessato solo all'intreccio (cioè alla narrazione) di saltare a piè pari i capitoli di storia tout court dei "Promessi"; evidentemente era il primo ad essere consapevole che quelle parti erano un'intrusione nella narrazione e ha ritenuto, onestamente, di avvisare il lettore, benché abbia avuto la debolezza di inserirveli.
La storia, caro Sympatros, certamente può divenire argomento di genere letterario, ma non può sfuggire alle regole che attengono alla letteratura, cioè quello di "narrare" storie di uomini e fatti che li vedono protagonisti.
Un esempio per tutti: "Guerra e Pace" di Tolstoj: romanzo storico,sia pure sui generis (perché molti personaggi sono di fantasia), ma anche quando compaiono personaggi storici non si scade mai dalla letteratura alla storia: siamo sempre nel campo della narrazione pura.

Dionisio ha detto...

Naturalmente tutto, qui, è detto simpaticamente, cari amici, senza voler polemizzare. Del resto si cresce tutti un po' quando ci si confronta sugli argomenti da posizioni non perfettamente allineate.
Per quanto abbiamo letto e visto, non sappiamo niente rispetto a quanto avremmo ancora da imparare. Ma del resto l'onniscienza compete solo al Creatore; e poi i Greci, nostri progenitori, ci ammonivano ad ogni passo ad aver coscienza del limite delle facoltà di noi umani.

Hesperia ha detto...

Giusto, caro Dionisio, quando parli dell' Ariosto e di Dante e di com'era l'Italia. Però il romanzo è invenzione letteraria più recente e moderna rispetto alle forme letterarie da te citate.

Ora l'ora è tarda e il ristretto modulo di un commento non può certo ampliare il discorso sulle varie teorie del romanzo e di quando ha avuto il suo apogeo (Lukàcs e la sua teoria del romanzo ecc.). In Francia, grosso modo con l'avvento della borghesia illuminista, ad esempio. In Germania con lo Sturm und Drang.
Ho del resto premesso che la critica storicista crociana non era sufficiente a capire appieno il fenomeno del romanzo. Ma la letteratura ha - piaccia o meno - un suo disegno storico, nel suo farsi.
Nella letteratura inglese, ad esempio si fanno due precise distinzioni:
il "romance" che non significa romanzo ma narrazione fantastica (storie di fantasmi, di avventure, di cappa e spada ecc.)

e il "novel", che significa romanzo d'ambientazione e fa capolino a partire dal '700 ma poi si sviluppa nell'800 (penso alla Austen).

Quanto alla Russia, penso tu mi abbia frainteso, io non intendevo riferirmi solo alla vastità della sua superficie o del suo impero. Qui, intervengono tante altre varianti di cui avremo modo di approfondire. Non ultima anche quella religiosa, ad esempio.

Hesperia ha detto...

PS: Ad ogni modo per non sciupare un ottimo argomento come la costruzione del romanzo nelle varie epoche storiche che potrebbe costituire il tema di un eventuale prossimo post (non importa chi lo farà), proporrei una sospensione momentanea del tema.
Anche perché poi si finisce necessariamente OT col teatro.

Josh ha detto...

Sono mancato qualche giorno, ma ci sono....interessante il dibattito che si è venuto a creare:-)

@Hesperia
“Ma la faccenda dei libri introvabili perché "non più di moda" meriterebbe un altro post. Sapessi quante ricerche inutili faccio nelle librerie perché orami imperversano i "fuori catalogo"! “

Esatto....ci sono comunque libri rimasti introvabili, e la questione 'fuori catalogo'. Molte librerie seguono l'andazzo del momento, e mettono in mostra i 'libri del momento' secondo il mercato, raramente qualcuna ha altro ben nascosto. Ma è proprio un problema di case editrici, e di cosa 'tira' e cosa no, e la superficialità regna sovrana. Per non parlare di libri osteggiati apertamente perchè contengono germi di pensiero chiaramente non in linea con il “bel mondo” che ci stanno forzatamente preparando.
Poi è ormai quasi inutile cercare molte cose nelle librerie, perchè la maggior parte di testi anche io sono costretto a trovarli sul web, Ibs o ebay e simili...o dalle case editrici direttamente ch ancora pubblicano, ma che poi non sono distribuite nei negozi.
e vale anche per altri 'generi'.
Per il resto c'è l'usato, o ci sono alcune fiere o librerie di genere, ma s'intende c'è da perderci giornate.

Però molte componenti entrano in questo processo: come li vedreste i testi disponibili su Effedieffe (suoi o non suoi) da...Feltrinelli? Un impossibile storico.
Quindi bisogna poi vedere chi comanda la distribuzione e l'orientamento culturale obbligato della maggior parte delle librerie.
Per l'occasione anche Zanichelli a Bologna si dice stia per essere rilevata dalle Librerie Coop (in cui non ho mai messo nemmeno piede, luoghi rivestiti di plastica ovviamente rossa con estetica da ipermercato). Un altro pezzo di “libertà” che ne ne va.

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cultura/2012/04/09/694533-libreria-zanichelli-feltrinelli-coop-piazza-galvani.shtml



@Hesperia
“Però, a mio avviso, il teatro va visto rappresentato e non solo letto". Leggerlo non basta. Beckett l'ho letto tutto, ma visto in loco è un'altra cosa.
Hai visto qualche spettacolo teatrale di Testori?”

uhm rispetto a tutto il teatro che conosco, devo dire che purtroppo il teatro l'ho molto più letto che visto, a partire dai volumoni di tutte le tragedie greche in lingua dei tempi del liceo finora....il rapporto tra letti e visti è molto sbilanciato per i “letti sì, ma ...non (potuti) vedere”.
Colpa di quel che allestiscono nei dintorni ….certo che il teatro andrebbe più visto che letto. No, conosco un po' il teatro di Testori, ma non l'ho mai visto allestito. A me poi...Testori autore non fa impazzire, mi piace più come critico d'arte.

visto al link Leo Ferrè, che rimane uno dei personaggi cantori/poeti tra i miei preferiti, tutta colpa della prima volta che conobbi Avec le temps.

Josh ha detto...

@Dionisio: le parti storiche dei Promessi Sposi sono in effetti un po' noiose.
Per restare ai romanzi ...paragonando Russia e la situazione italiana, come dice Hesperia ci sono molte valutazioni da fare, forse non è la sede...
Per contestualizzare, spostandosi un po' di epoca, per osservare un altro modo di intendere la storia che entra nella narrazione italiana, basta accostarsi a quel librone infinito che è “Le Confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo,...o dopo un po' tutto il ciclo di De Roberto, o Verga stesso.
La storia poi entra nel romanzo, ne è parte in maniera differente, anche da noi, anche in altre maniere, non si tratta sempre di giustapposizione di parti.

Poi Sympatros coglie un fattore molto vero in Manzoni, sulla struttura e sulle scelte volute tra popolare e antipopolare.
Le scelte stilistiche manzoniane non sono casuali.
Non bisogna dimenticare per Manzoni quanta importanza avesse lo studio dei registri narrativi, poi la questione della lingua, problema di ogni autore che operava nell'Italia dell'epoca, nazione in via di definizione.
Cosa che dobbiamo tenere presente confrontando altre letterature: noi dovevamo ancora trovare un italiano 'unito' che non fosse solo convenzione o avvertito come imposto dai centri di potere alle culture locali, ma che fosse una lingua narrativa/romanzesca anche letteraria da un lato, e pure viva e realistica dall'altro....difficile connubio risolvibile solo con l'arte, ma ogni volta in un percorso proprio e con modalità molto diverse.
Per chiudere e non essere ovvii:-)) poi ..non si dice che l'Italia non è la patria tipica del romanzo (anche se a me i romanzi italiani piacciono) ma nazione di santi, poeti, navigatori?...intendo noi abbiamo anche romanzi, ma il romanzo non nasce tipicamente qui e non siamo probabilmente i primi al mondo in questo....la poesia è probabilmente più in sintonia con il nostro modo d'essere tipico nazionale.

Hesperia ha detto...

Giuste notazioni Josh. E' la poesia è la vera nostra cifra. Guarda caso, anche molti Nobel (quando il Nobel valeva ancora qualcosa) sono stati attribuiti alla poesia.
Possiamo dire che i nostri più interessanti romanzieri, sono arrivati postdatati rispetto a quelli di altri paesi?
Penso a Svevo, alla Morante...
Sì, in fondo l'Italia è una giovane nazione.

Al piacere di leggere il tuo prossimo post. Ciao

Sympatros ha detto...

Senza le "noiose " digressioni storiche, i Promessi Sposi non sarebbero i Promessi Sposi. La Storia è protagonista e in alcuni punti i personaggi "romanzati" sono al suo servizio…. mentre in altri romanzi storici succede l'opposto… la storia fa da sfondo, da scena filmica e non altro e ha il solo compito di stuzzicare la fantasia. Risultato, gli altri romanzi si leggono bene, si leggono in fretta e col fiato sospeso… i Promessi Sposi invece bisogna leggerli molte volte, per INIZIARLI a gustare. In Italia per decreto ministeriale hanno rotto le p…. a milioni di adolescenti ginnasiali. Anche io sono stato fra quelli …. da adulto ho cambiato parere!