Metti una sera un film. Un classico è un libro che non ha mai smesso di suggerirci e di comunicarci qualcosa quando lo riprendiamo in mano . Nel caso del film, quando lo rivediamo. Il cinema è arte più recente della letteratura, ma tra i messaggi istantanei ed effimeri della tv dai quali siamo bombardati e di cui nulla resta, e un buon film, ce ne corre. E parecchio. Per fortuna quando voglio salvarmi dalle porcherie televisive, guardo qualche "classico" in dvd. E non importa se magari l'ho visto tante volte. Suggerisco pertanto di guardare (o riguardare) "La morte corre sul fiume" (The night of hunter) di Charles Laughton, grande attore inglese di cinema e teatro (soprattutto shakespeariano) qui in veste di regista. Rimase il suo primo e unico film, e fu ...capolavoro.
Un racconto nero e orrorifico coi topics tipici delle fiabe:
- i bambini innocenti sono testimoni oculari di fatti delittuosi più grandi di loro
- i loro genitori non sono in gradi di proteggerli
- una sorta di Orco moderno cattivo li spaventa e li terrorizza pretendendo far loro da patrigno
- il viaggio-fuga-iniziazione alla vita e alla libertà dei due piccoli protagonisti
- la Fata burbera ma buona li trae in salvo dal loro peregrinare e insegna loro che libertà significa anche responsabilità
- il Malvagio alla fine viene punito e assicurato alla giustizia
Una fiaba filmica a carattere fortemente simbolico, girata in uno stile sfolgorante con particolare attenzione alle luci taglienti e alla pellicola in un bianco e nero fortemente contrastata. La logica narrativa del film avanza più per associazioni di immagini e di metafore che per rigorosa consequenzialità.
Prima e unica regia dell'attore Charles Laughton che, con grande misoginia, mostra quasi tutte le figure femminili da lui viste, come ingenue e stupide. Si salva solo Rachel, interpretata da una grande attrice del muto Lillian Gish.
Atto d'accusa contro il fanatismo e il fondamentalismo di certi gruppi cristiani americani, falsi profeti che mietono proseliti nei villaggi con riferimento agli stati del sud degli Stati Uniti. Grottesco "il pastore" Mitchum con le sue mani tatuate con la scritta "Odio" sulla mano sinistra "Amore" in quella destra (Love - Hate) da molti imitato e su cui poi vennero fatti anche disegni, fumetti e caricature.
Oggi, sentir ripetere la sua battuta "Io e il Signore abbiamo fatto un patto personale" per poi constatare che era in realtà un serial killer di ricche vedovelle che derubava di ogni avere, ci fa pensare ai toni manichei, apocalittici e apodittici tipici di certi leader politici americani quando predicano "le forze del Bene sconfiggeranno le forze del Male", quando lanciano invettive contro i "rogue states" (gli stati canaglia), convinti per l'appunto di aver stipulato "un patto personale con l'Altissimo", ciò che li autorizza a compiere ogni sorta di abuso e di misfatto.
Del resto la figura del "maniaco religioso" fa parte di una consolidata letteratura cinematografica americana già incontrata in altri film. Ricordiamo il predicatore con un occhio di vetro ne "Gli Inesorabili" di John Huston che prometteva sfracelli con la sciabola sguainata a cavallo per le praterie del Far West. E come dimenticare Telly Savalas (il famoso Kojak) nel film di Aldrich "Una sporca dozzina", quando stava per far fallire una missione militare dei suoi commilitoni, preoccupato solo di fare pulizia di prostitute nel nome della "lotta a Sodoma e Gomorra"?
Forse la più grande e intensa interpretazione di Robert Mitchum, che sette anni dopo, ne Il promontorio della paura, si calerà in un altro personaggio di psicopatico del tutto simile. Tratto dal romanzo di Davis Grubb "The night of hunter" e girato in poco più di un mese. Laughton, a causa dell'insuccesso commerciale, non poté realizzare la sua trasposizione de Il nudo e il morto di Mailer. Ma Laughton non poté rendersi conto che il suo film divenne oggetto di culto di molti cinefili, tant' è che è citato apertamente da Neil Jordan nel suo film In compagnia dei lupi.
E a proposito di film che non finiscono mai di parlarci anche un po' di noi, la storia di John e Pearl, i due bambini in fuga dal Malvagio e avido pastore in cerca della refurtiva (un tesoretto in banconote di dollari che i fanciulli nascondono in una bambola di pezza), fa correre alla mente, l'attuale crisi economica che ci rende "indifesi" come i due piccoli protagonisti che cercano di sottrarsi alla cattiveria e all'avidità del patrigno. Nel film, dopo tante peripezie angosciose (il loro spossante viaggio sul fiume col bestiario sulla palude dove l'inquietante si fonde al meraviglioso), il lieto fine è assicurato. Speriamo che avvenga altrettanto anche per tutti noi.
De te fabula narratur.
Hesperia
E a proposito di film che non finiscono mai di parlarci anche un po' di noi, la storia di John e Pearl, i due bambini in fuga dal Malvagio e avido pastore in cerca della refurtiva (un tesoretto in banconote di dollari che i fanciulli nascondono in una bambola di pezza), fa correre alla mente, l'attuale crisi economica che ci rende "indifesi" come i due piccoli protagonisti che cercano di sottrarsi alla cattiveria e all'avidità del patrigno. Nel film, dopo tante peripezie angosciose (il loro spossante viaggio sul fiume col bestiario sulla palude dove l'inquietante si fonde al meraviglioso), il lieto fine è assicurato. Speriamo che avvenga altrettanto anche per tutti noi.
De te fabula narratur.
Hesperia
41 commenti:
Giunge a proposito questa tuo post, Hesperia, perché nel mio che precede s'era imbastita una querelle che aveva finito per scantonare alquanto dal tema stesso del post. Vero è che il simpatico Sympatros è un vero maestro per portarti fuori strada, e Johnny Doe è cascato in pieno nella sua trappola (detto con simpatia e rispetto per entrambi).
Mi sembra perfetta la tua interpretazione del film di cui parli, che combinazione ho rivisto di recente (l'avevo praticamente visto un'unica volta da adolescente in un cineforum e del tutto dimenticato), e acuto l'accostamento al viaggio iniziatico tipico delle fiabe più significative, come quella di Hansel e Gretel (ma, tra i percorsi iniziatici, ci metto anche il nostro Pinocchio, che però è molto più di una favola alla Hansel e Gretel).
Dobbiamo fare la solita e amara constatazione: film come questo, così belli esteticamente (la fotografia in funzione espressionistica è superba), così pregni di significato e così ricchi di pathos vero, quello che ti sommuove l'anima e il cuore, non quello fasullo prodotto dal grand guignol alla Tarantino (che avrebbe talento, ma eccede sempre in effettacci), film come questo, dicevo, se ne fanno sempre meno, soprattutto dagli USA, da cui oggi riceviamo soprattutto spazzatura dagli effetti speciali.
E difatti Dionisio, guarda caso, il film è fatto da un europeo. E il cinema americano è stato grandioso quando c'erano tutti questi grandi geni tedeschi o comunque mitteleuropei transfughi dal nazismo che vi portarono i loro talenti (Murnau, Fritz Lang, Sternberg, Lubitsch, Billy Wilder, Fred Zinnemann ecc.).
Nemmeno io vado pazza per Tarantino, ma se ti azzardi a dirlo, c'è una curva sud che ti salta in testa. Perciò mi fa piacere di essere in due.
Certo che Bob Mitchum non si è mai scrollato quel ruolo di dosso :-).
Ci siamo capiti al volo: volevo dirlo io che i grandi film americani sono opera di talenti europei, poi me ne sono dimenticato. Forse solo Orson Welles (autentico americano, se non sbaglio) faceva film all'altezza di quelli realizzati dai registi europei, forse perchè è andato a scuola da quegli stessi registi.
Senza generalizzare troppo, però, perché immagino potresti elencarmi una sfilza di buoni e ottimi film americani tu per prima, che ne sai più di me.
Mitchum mi è sempre stato simpatico, per quell'aria scanzonata che prevaleva sull'atteggiamento da bullo o sbruffone. Forse è stato condizionato proprio da questo film, ma a quel tempo gli attori tendevano a creare un tipo e a ripeterlo in tutti i film (vedi John Wayne, il "Duca").
In effetti sì, potrei citarti capolavori assoluti fatti da "autoctoni" (si fa per dire, perché in Usa gli autoctoni sono i pellerossa) come il grande John Ford (di origine irlandese).
Comunque il bagaglio prettamente mitteleuroopeo è quello di derivazione espressionista degli autori citati che spesso usano il posizionamento delle luci e delle ombre in chiave "simbolica". Laughton (che è inglese) li ha studiati a lungo.
Memorabile, ad esempio in questo film, la scena dell'uccisione di Willa (Shelley Winters) preceduta dall'ombra minacciosa del perfido pastore che si dilata sul muro, prima di estrarre il coltello. Noi sappiamo che la pugnala ma scene di sangue e altro materiale organico non se ne vedono. Oggi invece, purtroppo, si vedono cervella che schizzano sulle pareti, poiché avendo superato la soglia della "paura" occorre istillare nello spettatore "il raccapriccio e il disgusto".
Qui siamo invece ancora nella fase letteraria di quello che Freud chiamava "das Unheimliche" (il perturbante).
E l'inquietante si fonde al meraviglioso, poiché è vero che il viaggio dei bambini è una fuga dal Malvagio che li insegue fischiettando e cantando nenie religiose, ma è anche vero che scoprono un mondo nuovo, un paesaggio nuovo.
Il viaggio verso la salvezza, accompagnato da spettatori notturni impassibili (il vento, i rumori, gli animali come rospi, gufi, le piante, il fiume...) è scandito solo dal Giorno e dalla Notte. E' un viaggio in cui anche il tempo non ha misura, come solitamente avviene nell'infanzia, e che trova il suo naturale ritmo finale tra le braccia sicure dell'anziana Rachel che li trae in salvo, li lava, li pulisce, li veste e dà loro alloggio.
Via i brutti sogni, gli orchi e gli incubi, e da notte si fa giorno.
Curioso quando il piccolo John stanco e morto di sonno, nel vedere l'ombra dell'inseguitore a cavallo (vedere foto) rileva che il Mostro non dorme mai.
Hollywood ha creato delle "maschere". O se vogliamo delle "dramatis personae" abbastanza fisse: il cattivo (Laughton ha recitato varie parti di perfido, come il capitano Bly ne "Gli ammutinati del Bounty"), il "cinico", il "galantuomo", il "duro", "il bullo", "il cavaliere senza macchia e senza paura" ecc. E continua a farlo anche oggi. Pensa all'inespressività voluta fino alla fissità del Terminator nell'omonimo film di Cameron fatta da Schwarzy, ad esempio.
Per me, uno dei film più belli di tutta la storia del cinema.
La sequenza del viaggio sul fiume con tutti gli animali della notte, rappresentata in maniera volutamente sovraccarica, è forse una delle sequenze più memorabili della settima arte.
Completamente diversa, nella mia memoria gareggia per riuscita con altre riprese di un fiume, quelli di Jean Renoir nel "Il fiume" suo primo film a colori pieno di metafore girato in India.
Il Fiume di Renoir è uno di quei film che dovrei per forza rivedere. Lo vidi che avevo sette anni e ti puoi immaginare: mi annoiavo a morte, scalciavo e mi contorcevo sulla poltrona, perché agli occhi di un bambino, era un film dove non succedeva niente. Inoltre ha un tempo circolare, lento e sospeso, lontanissimo dai film d'azione e di cappa e spada che piacevano ai bambini quando andavano all'oratorio alla domenica. Mi dicono che è stato finemente restaurato. Un'occasione d'oro per procurarmelo. Certo che da allora ...ne è passata acqua sotto i ponti..! :-)
eh sì, il fiume di Renoir è un film ...fluviale, anche come consistenza. Il tempo poi, come giustamente dici, circolare, tutta la dimensione contemplativa in cui è calato, non lo rende un film godibile da piccoli. ma ha il suo perchè. Poi a me Renoir è sempre piaciuto un po' in tutto; senz'altro il Fiume è un film pensato per conferire il primato alla visione, e al tempo che scorre in maniera "filosofica", pieno di sottigliezze che vanno interpretate.
Tornando a The night of the hunter hai detto quasi tutto tu nel post.
Indubbiamente c'è l'eredità dell'espressionismo cinematografico nell'uso del b/n, delle luci, ma l'apporto shakespeariano nel creare i personaggi/tipi in senso classico per me ha un suo ruolo.
Comunque è vero, ci sono libri che vanno letti e riletti, e film che vanno visti e rivisti, anche io lo faccio spesso.
Sulla regia di Laughton,
in contrasto con la maggior parte dei film recenti o peggio dei film tv e sceneggiati:
lo diceva sempre Hitchcock che il cinema vero non deve essere pura "ripresa di gente che parla", ma questa lezione si è in gran parte persa.
La regia cinematografica può avere diversi linguaggi, ovvio, ma non può mai limitarsi solo a riprendere. Hitchcock e, anche se in modo diverso, Laughton adoperano evidenti segni di regia, segni di interpunzione, costruzione a senso di una storia, non si tratta solo di giustapposizione di riprese....ora in base a criteri più logici, ora in base a canoni più personali, ma mai nel loro caso la rappresentazione è ripresa qualunque di persone che parlano e basta: nel loro metodo di rappresentazione c'è uno studio del punto di vista, c'è il narratore, c'è un taglio studiatissimo delle inquadrature, ci sono ellissi e raccordi molto meditati, sempre per produrre un senso.
L'impoverimento dei segni di interpunzione nella regia odierna (proprio intesa come minore efficacia nella rappresentazione e nel racconto) è in parte causa del declino cinematografico di oggi, in aggiunta all'impoverimento di soggetti, di contenuti, a parte anche l'uso di effettacci gratuiti.
dal post:
"La logica narrativa del film avanza più per associazioni di immagini e di metafore che per rigorosa consequenzialità."
in entrambi i casi la regia ha una notevole coerenza interna, ai fini della rappresentazione e dell'efficacia del racconto.
In fondo, non dimentichiamo che la nostra mente funziona moltissimo per analogia, e l'arte che si serve di metafore spesso geniali è spesso la più alta ed evocativa.
Sappiamo anche quanto la stessa psicanalisi volle provare ad indagare di metafore e analogie per sondare i meccanismi di associazione mentale.
E il montaggio al cinema che altro è se non accostamento anche di metafore e analogie? Ecco perchè alcune visioni hanno un effetto così "portentoso" su di noi.
Il "pastore", in questo caso, molto poco evangelico, interpretato da Mitchum, in effetti ricorda più di un leader politico americano, che si sente di fare il regolatore di conti/serial killer mondiale perchè lui ha un "patto personale" con dio, che guardacaso non è quello dei Vangeli:-)
Tutto il manicheismo mostrato è infatti preso da una specie di esacerbazione delle tematiche di parte dell'AT (di solito la vecchia Legge) riletta non alla luce della grazia,
tanto che nei tatuaggi sulle mani Love-Hate le due entità morali sono messe sullo stesso piano, altro che Deus Caritas Est.
Ma è un altro dei simboli che Laughton usava con sottigliezza nel film.
Robert Mitchum comunque è sempre stato un attore straordinario.
Laughton, ovviamente, aveva presente oltre alla situazione americana, anche un topos della predicazione (normale), le stesse parole di Gesù riportate in
Matteo 7:15
"Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. 16 Dai loro frutti li riconoscerete."
Sulle..analogie tra il fim e noi oggi,
beh sembra di vedere l'analogia tra gli Usa (Mitchum) e l'Europa (bimbi in fuga, noi).
Si è fatta, d'imperio, l'Europa "unita": all'inizio ci dicevano per contrastare lo strapotere USa, e invece ci ritroviamo tuttora a fare le guerre decise dagli Usa, l'ultima poi contro la Libia è senza scusanti.
Anche dal punto di vista monetario vediamo che l'euro-sòla non è in grado di contastare davvero lo strapotere USa per quanto il dollaro sia fallito. Siamo schiavi di banche private, nè più nè meno che i cittadini americani.
Più che differenziarci maggiormente dagli USa, con l'EU ci siamo a loro omologati, nei difetti principalmente (e pur sempre assoggettati).
Nella nostra bambola di pezza il denaro di papà (le riserve auree della ex-Banca d'Italia) chissà dove sono finite.
I "tecnici" sono solo servi manovrati dai soliti lupi rapaci del governo mondiale, anche loro lupi rapaci travestiti da agnelli.
Siamo a posto.
Di lieti fini in questo ambito non so, almeno mi auguro un'implosione del sistema malato a breve.
Coi suoi commenti Josh ha aggiunto alcune finezze a un post già molto intelligente (nel senso di "intelligere", cioè interpretare, capire). In particolare la nota sulle riprese e la fotografia che, assieme al montaggio, costituiscono lo stile del regista. Anche in Orson Wells nei film migliori si notano le luci e le ombre che giocano in funzione espressiva per creare atmosfere e suggestioni (per questo dico che è andato a ascuola, tra altri, dai registi tedeschi del perodo espressionista). Certo nel cinema di oggi tutto questo è quasi sparito, con grave detrimento della qualità estetica e direi della qualità tout court. E' un po' come nelle altre discipline artistiche: non ci sono più i maestri che dicano almeno ai giovani aspiranti, "guardatevi i film di quei tali registi, esaminate il taglio delle sequenze, la fotografia e l'illuminazione, il susseguirsi delle sequenze (cioè il motaggio) ecc. ecc."
Nella decadenza (fortemente voluta da chi aveva interesse a distruggere la nostra cultura) tout se tiens nel processo di involuzione, che ha puntato soprattutto a sostituire la bellezza con la bruttezza. Non per caso Dostojevskij (uno dei primi artisti a impostare la sua opera sul processo involutivo in corso) aveva detto: "La bellezza salverà il mondo". Il che non è una frase fatta. Basti pensare a cosa sono diventate le città italiane, da quella miriade di capolavori urbanistici e architettonici che erano un tempo, tanto che il viaggio educativo in Italia una volta era un obbligo per tutti i rampolli di belle speranze d'Europa.
Grazie Dionisio, troppo buono.
Aggiungo che, certo, come dici tu, anche in Welles questi elemnti sono presenti e predominanti (e molto curati) tutti usati per la funzionalità del racconto.
Oltre a luci e ombre e fotografia (il dècor, l'ambiente, il set...cioè quello che si chiama profilmico) c'era molto altro lavoro per usare solo le "riprese a senso",
mi rifeivo anche a queste: praticamente ben poche riprese erano superflue, mai gratuite, ma solo funzionali al dire, al costruire la storia, con un grande studio di movimenti di macchina per uno scopo preciso.
Pensa con Welles solo a Quarto Potere: l'uso del flashback a senso, pezzi di vita del protagonista, l'enigma Rosebud, i simboli, la perdita del candore/allontanamento dalla casa-nido per entrare nel collegio/preludio all'affarismo dell'informazione/mondo e perdita della propria anima, e la ripresa sterminata di tutta la "roba" inutile accumulata negli anni di vita materiale.
Chiacchierando, vengono in mente altri esempi: un movimento di macchina a senso (tecnica che sottolinea un sentimento, e un senso della narrrazione) in Notorius, di Hitchcock.... il movimento di macchina impossibile(senza computer) che va a fare il primo piano iperdettagliato della chiave della cantina tra le dita di Inbgrid Bergman.
Oggi invece siamo all'ipervisibile senza motivazione alcuna.
Qui invece anche la scelta tecnica aveva un perchè, non solo estetico, ma di morale del racconto e significato della visione:
http://www.hitchcockmania.it/filmografia/notorius/studi&reviews.htm
Son contenta Josh, che anche tu abbia colto questa analogia. Nelle frase del pastore "Io e il signore abbiamo fatto un patto personale" c'è proprio tutta quella prosopopea politico- "fondamentalista" della Lotta delle "forze del Bene contro le forze del Male" che spesso abbiamo sentito dire ai governanti americani.
La bambola di pezza ce l'hanno rotta da tempo e il contenuto è stato trafugato :-)
Però per tornare al film, contiene anche una lezione morale sul denaro. Il piccolo John alla fine capisce che quel denaro è "sterco del demonio" in quanto è a causa di quello che il padre è diventato un fuorilegge che poi morirà in una sparatoria con la polizia. Ed è sempre a causa di quel denaro che fa da potente calamita per il "reverendo assassino" che sua madre muore e i due bambini vengono inseguiti e perseguitati. Ecco perché poi piangendo dice che non ne vuole toccare nemmeno un dollaro.
Sul montaggio: il montaggio analogico era già ben praticato dal vecchio Eisenstein, che ormai non si può più citare perché viene in mente Fantozzi e la partita di calcio, negatale dal suo principale che lo torturava proprio sul "montaggio analogico" :-)
Poi sul montaggio personalizzato ogni regista ha costruito la sua cifra cinematografica.
Di sir Hitch ho tutto il cofanetto di dvd e Notorious è un film che ho visto e rivisto molte volte, uno dei miei preferiti, direi insieme a Vertigo.
Quest'ultimo poi non mi stanco di guardarlo e riguardarlo e anche questo è uno di quei film ad alta valenza simbolica che non finisce mai di suggestionare e suggerire qualcosa. MI piacciono anche quei filtri flou che Hitch usa ad esempio nella scena del cimitero quando Kim Novak va a portare i fiori all'antenata Carlotta Valdes, che danno un'atmosfera irreale.
Dionisio hai toccato un tasto assai dolente circa il degrado e la progressiva erosione della bellezza in senso lato, ma se vogliamo anche in senso specifico del nostro paese, delle sue piazze, mounmenti, borghi ecc. Ma qui si va decisamente sul politico e non vorrei angustiarmi e avvelenarmi il fegato. Non a caso Ida Magli titola un intero capitolo del suo ultimo libro "La Bellezza non ci salverà", poiché è pur vero che la bellezza è la cosa più vulnerabile al mondo.
Perchè forse siamo arrivati al punto di non ritorno. Vale a dire che è quasi scomparsa la capacità presso il popolo italiano (almeno nella maggioranza di esso) di distinguere ciò che è bello da ciò che è brutto, dopo decenni di diseducazione verso il bello e di assefuazione al brutto e relativi scempi compiuti nell'indifferenza generale). E quando sei a questo punto, la bellezza sì che diventa vulnerabile. Ho visto un paio di domeniche fa in TV un programma di Daverio dedicato alla zona della Tivoli romana e agli scempi perpetratevi. Il programma s'intitola Il Capitale, dove per capitale s'intende il patrimonio artistico e urbanistico italiano. Concludeva il programma con la frase: "Italiani, vergognatevi!"
E chi può invertire la rotta almeno per salvare quanto resta quando non c'è nemmeno più la consapevolezza del bene che si possiede?
Dionisio, abbiamo fatto del nostro peggio da noi - è vero quanto dici - per massacrare la Bellezza. Ma il colpo finale lo sai bene da dove viene. Ci mandano legioni e legioni di immigrati da tutti i buchi dell'universo, grazie ai Trattati europei come Schengen, Marrakech e altro dove vige il dogma del MARKET Uber alles. Veri e propri eserciti di occupazione senza nemmeno bisogno di dichiararci guerra.
La fine della bellezza ha tanti colpevoli.
Ora tocca pure al cinema, alla musica, alla lingua e a tutto il resto.
Naturalmente ho visto questo film di cui già avete sviscerato tutti i pregi.Noto solo che poche volte come in quest'opera ho visto la malvagità umana allo stato puro.
Mitchum,insieme a Quinn, é uno dei miei preferiti,anche nei lavori meno riusciti.
Uno dei vecchi film che rivedrei sempre senza stancarmi é La fiamma del Peccato.
Visto che Dioniso é ritornato sulla questione precedente,non saprei proprio in che trappola sarei caduto...se non che il simpatico Sympatros pratica bene l'arte di ignorare le obiezioni alle sue tesi spostando il discorso...e comunque la filologia non ha nulla a che fare con la letteratura.Mi piace anche il metodo che lui usa per chiudere le discussioni....
Come non leggo molto i romanzi, così non vedo film…. a volte vedo solo quelli banali, disimpegnati completamente. Fuggo in maniera decisa horror thriller, gli angoscianti e i sanguinolenti. Vedo con piacere i gialli paciosi, dove il delitto è chic e il sangue è raffinato come i contesti in cui si svolge… Come mai come mai mi sono chiesto… sono forse un'animella che ha paura delle sensazioni forti? No, la risposta l'ho trovata o meglio l'aveva già trovata in occasione di un altro dilemma su cui mi arrovellavo. Come mai non mi incazzo mai. La ragione per cui non vedo i films angoscianti è la stessa per cui ho difficoltà ad arrabbiarmi. E tutto un problema di adrenalina. Ci sono organismi umani, che non tollerrano l’incazzatura o l'angoscia indotta, perché, secondo una mia fantastica teoria, hanno difficoltà a mandare in circolo l’adrenalina e quindi l’incazzatura o il film angosciante provoca sofferenza. Quindi, se m'incazzo sto male almeno per una settimana, mentre ci sono altri, che dopo l’incazzatura, si sentono meglio di prima, si sono scaricati. I tipi come me sono gli uomini più pacifici di questo mondo, fino a quando non si incazzano, perché diventano feroci nei confronti delle persone che li hanno fatto incazzare, ma non perché le odiano, ma perché lo hanno fatto soffrire per quella benedetta adrenalina che non vuole andare in circolo.
Sarò andato fuori tema? Forse no. In sintesi non ho il piacere di provare piacere dell'angoscia di certi film... questione di adrenalina… non si puo' avere tutto dalla vita.
@Johnny Doe: che bello la fiamma del peccato, con la Stanwyck giovane e ...perversa, regia Billy Wilder, Scen. Raymond Chandler, da un testo di James Cain: ovvero tutti gli ingredienti al punto giusto. La Stanwyck per scrollarsi di dosso quel ruolo, fece di tutto, anche "La Grande vallata"...
A Sympatros consiglio invece un giallo più recente, di quelli che dovrebbero piacergli, con soluzioni visive e d'intreccio particolari ma senza troppa richiesta d'adrenalina "Gli Innocenti dalle Mani Sporche" di Claude Chabrol, lì il delitto è chic: figurativamente attraente, ma costruito in maniera macchinosa.
2 sampler per Sympatros, e poi non dire che non ti vogliono bene
http://www.youtube.com/watch?v=Xl07XmkZc9M
http://www.youtube.com/watch?v=zmjMqnjEihQ
Josh anch'essi purtroppo sono incamminati sulla via dell'adrenalina, blandamente e balsamicamente edulcorata dall'intellettualismo che i francesi disseminano in qualsiasi film, hanno il complesso dell'intelletto e della cultura.
Io vorrei essere epicureo nel senso greco e non romano, o meglio lucreziano…. i piaceri non si devono trasformare in passione. Sono poco niciano!
Vabbè, qui si parla di cinema, non di gente che non ci va. Il culto del proprio "ego" non è così deleterio, ma il tracimar mi tedia in questo mare. Virtuale, ovviamente.
Odine e regolatezza… il tracimar significar per verba non si porìa!
Sì Johnny, anche la Fiamma del peccato è un gradissimo noir con alcune atmosfere "espressioniste" e dalla pellicola fortemente contrastata. Per non dire de "La signora di Shangahai un altro di quei film che non mi stanco mai di vedere.
@Hesperia: anche io di Hitch preferisco Vertigo un po' per tutto, forse è uno dei miei film preferiti in assoluto....
ma in quel pezzo di ragionamento sopra per fare un esempio a Dionisio di quel che volevo dire, ci stava bene la carrellata/dolly per la chiave di Notorius per me.
@Sympatros: diletto figliuolo:-))
dai non polemizzare sempre....in quei bel trailer in 2 pezzi che ti ho linkato, anche se è Chabrol ed è francesissimo, Romy Schneider lì è uno spettacolo, inquadrature da urlo....a me lì viene in mente tutto tranne che l'intellettualismo o la polemica, sono onesto:-)
Sì Josh, ricordo che di "La donna che visse due volte" ne avevi parlato anche sul tuo vecchio post su Levy-Dhurmer e la città di Bruges.
Romy Schneider è davvero intensa e dato che ieri l'altro passavo per Pavia sul Ponte Vecchio mi è venuta in mente lei nel film gotico italiano di Risi, il bellissimo "Fantasma d'amore".
E' vero....non si ha il piacere di provare piacere dell'angoscia di certi films....anche perchè spesso fanno ridere...altra adrenalina
Amo molto i films francesi,noirs e commedie,ma in genere tutta la loro cinematografia perchè non hanno il complesso di inferiorità culturale ed intellettuale di molti italiani...films naturalmente
Hesperia,mi associo per la Signora di Shanghai,e se non ricordo male,una nota di merito anche per Everett Sloane,mr.Bannister...ma come dark lady,più di Rita,mi é rimasta per sempre impressa la Stanwyck di quel film.
Io esco fuori tema e tendo a tracimare nell'egolatria…. ma secondo voi questo post è in tema?
"Dionisio, abbiamo fatto del nostro peggio da noi - è vero quanto dici - per massacrare la Bellezza. Ma il colpo finale lo sai bene da dove viene. Ci mandano legioni e legioni di immigrati da tutti i buchi dell'universo, grazie ai Trattati europei come Schengen, Marrakech e altro dove vige il dogma del MARKET Uber alles. Veri e propri eserciti di occupazione senza nemmeno bisogno di dichiararci guerra.
La fine della bellezza ha tanti colpevoli.
Ora tocca pure al cinema, alla musica, alla lingua e a tutto il resto. "
Ognuno gira e rigira e finisce per coltivare i propri fantasmi!
I provocatori di professione non meritano nemmeno la nostra indifferenza.
Johnny, la Stanwick in quel film era talmente era davvero inquietante. Però non mi piaceva quella pettinatura da travestito che pareva una parrucca :-)
la nostra indifferenza
è maiestatis il "nostra" o è un ordine per gli altri? Io ho chiesto soltanto agli altri se quel post è da ritenersi in tema o è tracimante. Niente altro, se hanno la cortesia di rispondere.. è bene.. se no non fa niente!
Ci mandano legioni e legioni di immigrati da tutti i buchi dell'universo, grazie ai Trattati europei come Schengen, Marrakech e altro dove vige il dogma del MARKET Uber alles.
Così rispondevo, più o meno alle stesse persone qui o a fianco a questo blog
Si le progès et le bien-être économique mantient ou il va en avant, si les découvertes et les applications de la science elles vont aussi en avant, si les moyens de communications et de commerce deviendrons toujours plus rapides et échanger pacifiquement des opinions entre personnes différentes deviendra plus facile et normal. Est-ce que tu ne penses pas qu'il soit mieux se préparer graduellement, je répéte graduellement, au multicultularisme, à l'universalisme, qui, traduit du grec, est catholicisme?
Certainement, au fond de mon raisonnement il y a un "si", une hypothèse, l'hypothèse qu'on va continuer vers le progrès, au contraire tout s'écroule.
Tu dis "en oubliant que les parents ont le droit de les éduquer selon leurs valeurs " , c'est juste, une societè dèmocratique doit défendre les droits de tous, ma elle doit aussi donner une valeure pedagogique et éduquer à une possible réalité future; ou est-ce que tu peut-être imagines qu'il soit plus réaliste penser qu'en futur les peuples vivront dans les nations, protegées par des palissades ou des murs, ideals ou réels?
Questo qualche anno fa…. ora la mia ipotesi " qu'on va continuer vers le progrès" mostra delle crepe… se il capitalismo non sarà in grado di sciogliere e superare i problemi in cui si è avvitato, c'è il pericolo che " tout s' écroule!
E' in tema...la fine della bellezza ha tanti colpevoli...inutili poi sono appunto le specificazioni di colpa...faremmo notte.
Forse meno in tema la risposta che,per quanto pertinente,ne prende in esame solo una.
ah dimenticavo...chiunque sia l'autore della risposta...
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