Apprendiamo dalla Stampa, di preciso QUI,
del progetto, dal costo di due milioni e mezzo di euro, della durata presunta di 4 anni, di digitalizzazione di manoscritti di pregio.
(Sifra)
In seguito ad un lascito (circa 2 milioni di sterline) della Fondazione Polonsky, la Biblioteca Apostolica Vaticana (prima foto, in alto) e la Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford (sotto) avvieranno un progetto di digitalizzazione di manoscritti rari, incunaboli medievali (le quattrocentine, tra i primi libri stampati), testi sacri e non, compresa la digitalizzazione di manoscritti ebraici, greci e latini. Una mole di materiale preziosissimo...che non si ha sottomano certo tutti i giorni, presto sarà disponibile alla libera consultazione online di tutti.
(Bodleian Library, Oxford)
Si tratta di un milione e mezzo di pagine, che verranno rese disponibili su internet a tutti.
Due terzi del materiale proviene dalla Biblioteca Vaticana (2500 libri), il restante da Oxford.
La Biblioteca Vaticana possiede 8900 incunaboli, ne verranno digitalizzati 800, tra cui
"De Europa" di Pio II Piccolomini, stampato da Albrecht Kunne a Memmingen prima del 1491, e
la famosa Bibbia latina delle 42 linee (così detta per via di esser stampata in caratteri gotici, divisi in 2 colonne di 42 righe, per pagina) di Johann Gutenberg (Johannes Gensfleisch), primo libro andato a stampa con caratteri mobili tra 1454 e 1455.
(immagine dalla Bibbia di Gutenberg)
La Collezione Bodleiana di Oxford è la quinta al mondo per ampiezza, e tra le maggiori collezioni universitarie. Da quest'ultima saranno selezionati principalmente incunaboli italiani del 1400 da loro posseduti in quantità. Dai manoscritti greci verranno digitalizzati Omero, Sofocle, Platone, Ippocrate, i codici del Nuovo Testamento, i Padri della Chiesa. Ovvero le opere fondamentali della nostra cultura. Oltre al pregio testuale, alla testimonianza storica, e alla logica della diffusione dei testi di valore formativo, i testi ..saranno uno spettacolo, perchè riccamente decorati con miniature.
(pagina miniata dall'Iliade, XV secolo, cod. Vaticano Greco 1626)
La Collezione Vaticana non è la maggiore al mondo per ampiezza, ma comunque vastissima, e di valore pressochè inestimabile. Presenti anche manoscritti ebraici datati tra il nono e il quindicesimo secolo. Presente anche il più antico codice ebraico esistente, il Sifra, tra la fine del nono e l'inizio del decimo secolo a.C. (più in alto), poi una copia integrale della Bibbia, commentari, testi vari, comprese scienze, medicina.
Non è comunque nuova all'esperienza digitalizzazione la Biblioteca Vaticana, dal momento che è in atto da un po' di tempo a questa parte la messa a punto della versione web dei manoscritti Palatini latini in collaborazione con l'Università di Heidelberg.
Josh
P.s.: in attesa che il ciclopico lavoro sia online, approfitto per segnalare portali e siti per la lettura e la documentazione, di testi completi di pregio disponibili e biblioteche complete (leggibili e spesso scaricabili gratuitamente):
Bibbia ebraico e greco
Bibbia varie traduzioni italiane (con concordanza e chiave biblica)
Intratext testi vari, canonici, deuterocanonici e apocrifi
Denzinger online
Documenta
Project Gutenberg
Esonet
Progetto Liber Liber
The Latin Library
S. Agostino
Aquinas
OzOz
Forgotten Books
Gutenberg Digital
Patrologia Latina Database
Patrologia Graeca
Patrologia Latina
ma ancora
Biblioteca dei Classici Italiani
Biblioteca Italiana
Duecento
Lett. Italiana Einaudi
Libretti d'Opera Italiani
Bibliotheca Augustana
Thesaurus Musicarum Latinarum
No Dictionaries (testi latini spiegazione morfologica-lessicale)
Athena
Biblioteca virtuale
Ousia-Filosofia in rete
Romanzieri
Artcyclopedia
Arc International-Art Renewal Center
Web Gallery of Art
Aggiornamento:
primo link attivo della digitalizzazione testi della Bodleiana, già consultabile:
http://bav.bodleian.ox.ac.uk/
61 commenti:
E il libro di carta, con l'erotica sensazione che dava al tatto e all'olfatto, verrà presto o tardi accantonato…. per la disperazione dei conservatori nostalgici. E' toccato ai mattoni, alle tavolette, ai papiri, alle pergamene, toccherà anche al libro… viva il Progresso… la più ricca biblioteca privata del tardo Medioevo era forse quella di Petrarca, conteneva all'incirca 350 volumi, scritti naturalmente a mano… ora un file ci puo' inondare di libri… e purtroppo non ci sarà più la scusa e l'alibi salvifico che non si legge perché non si dispone del libro! La disponibilità è gigantesca e ha avuto il paradossale effetto di intimidire e demitizzare il possesso del libro…. la mercificazione globale!
Beh, se si pensa che pochissimi anni fa, solo per una misera ricerca d'università, si dovevano girare più biblioteche, chiedere i volumi in lettura, prendersi gli appunti, perdere insomma ore e ore tra spostamenti e consultazione, mentre oggi tramite internet si può accedere a tante biblioteche disposte anche nei luoghi più remoti rispetto a dove risiediamo noi, non si può dire che internet non sia stata una grande invenzione e soprattutto una comodità, un risparmio di tempo (talvolta anche di danaro) prezioso, inestimabile.
Peccato che di fronte a questi oceani di scritti che ti inondano, finisci per sentirti smarrito, se non annichilito (perché poi anche l'eventuale ricerca richiede una dimestichezza col mezzo che non tutti possiedono). Inoltre c'è il fatto che questo tipo di lettura non potrà mai sostituire il piacere del libro di carta, proprio lo sfogliare le pagine e seguire i caratteri che vi sono impressi, quello stesso che ci ha accompagnato per tanti anni nelle nostre letture.
Mah! Tutto sommato è un po' di malinconia che ti prende quando pensi che veramente il libro potrebbe sparire (anche se ho qualche dubbio sulla durevolezza di un testo digitalizzato. Internet durerà davvero più del testo stampato?)
@Sympatros:
è da un po' che più testi vengono digitalizzati, come si vede nella lista dei links in fondo al post.
Per certi versi è cosa buona, per certi altri meno...
Mi auguro comunque che il libro cartaceo non venga soppresso, sia per il piacere del tatto...sia per la leggibilità. Penso che i libri che servono di più resteranno disponibili in cartaceo molto a lungo.
Indubbiamente leggere sullo schermo con i pixel che sparano le lucette negli occhi non è agevole, specie se si tratta di migliaia di pagine.
E' comunque vero che la digitalizzazione ha reso desponibili anche libri che per es. non mi sarei potuto permettere e che non avevo.
@Dionisio
Per adesso per le ricerche universitarie in parte le biblioteche si devono ancora frequentare, perchè non tutto lo scibile è digitalizzato...ma è vero che un bel blocco di roba, anche con questa iniziativa, sarà online.
Il bello è comunque poter accedere a biblioteche lontane più velocemente.
per il resto sono in linea di massima d'accordo con le vostre osservazioni
Voglio aggiungere un paio di cose.
Nel post comunque non si parla di una digitalizzazione come le altre, che è sì una democratizzazione del sapere, ma anche un punto interrogativo sulla futura scomparsa del supporto.
I libri che la Bodleiana e la Vaticana stanno digitalizzando non sono quasi mai volumi comuni.
Si tratta di incunaboli, codici rari, originali, prima mano, copia unica, archetipi: hanno anche un valore archeologico e artistico notevole e di solito non vanno di mano in mano.
Chi li consulta oggi, si deve dotare di permessi su permessi ed essere accompagnato da una sorta di guardie, è guardato a vista mentre li consulta, dato l'inestimabile valore.
Sono questi testi qui principalmente che verranno digitalizzati in questa occasione.
In realtà sia Oxford sia il Vaticano stanno facendo insieme un progetto di digitalizzazione ....conservativo.
Alcuni codici e incunaboli sono delicatissimi...il renderli disponibili online è un modo sia per mostrarli a tutti via web....
sia diminuire l'usura dei codici di maggior pregio e importanza storica...in modo che non si consumino.
la loro fruibilità cartacea finora non era un'esperienza collettiva, ma dopo la digitalizzazione lo sarà.
Molti di questi la maggior parte di noi non li abbiamo visti, non li abbiamo avuti tra le mani, se non forse qualcuno appena, e le...edizioni economiche.
In questo senso questa iniziativa va letta in maniera penso un po' diversa rispetto alla digitalizzazione in genere.
In soldoni: ho in casa più edizioni della Bibbia e più edizioni dell'Iliade.
Le ho anche in testi originali, come tutti gli addetti ai lavori.
Non ho ...:-) al momento..però
nè il Sifra...nè una copia del manoscritto miniato e decorato dell'Iliade delle foto nel post.
E non li avrò mai!
Sono in copia unica e sono solo là!
Ho le "Stanze" di Poliziano per la Giostra di Giuliano de'Medici in edizione critica. Non sono le semplici stanze del Poliziano, perchè
la mia edizione omprende copia dei manoscritti Riccardiano 1576, Riccardiano 2723, Magliabechiano II, X, 54, Magliabechiano Cl. VII 947, Oliveriano 51, dalla Nazionale di Parigi 1543, dal British Museum in ms ADD 16439/Chigiano 2333, ...e non costò poco ma mi serviva per studio/lavoro.
Il piacere cartaceo di cui si parla anche in questo caso...è comunque il piacere di una copia (costosa, per forza).
l'avere cose simili invece originali gratis online a me sembra un'aggiunta, per tutti, un servizio all'umanità, e non una sottrazione dell'oggetto libro ....
che se va bene avremo sempre in copia, foss'anche la copia di manoscritti come nel mio caso di Poliziano, ma non sarà mai l'originale o la sua versione più prossima....
Per es. ricordo qualche discussione fa Sympatros parlavi degli intellettuali/scrittori/filologi.
Questa digitalizzazione è una manna per i filologi.
Naturale che i testi di cui si occuperanno direttamente come filologi, li dovranno vedere e studiare di prima mano (per la collatio codicum per esempio) come gli archeologi,
ma per lo sfondo della ricerca, per le parti confinanti all'argomento...potranno accedervi anche nella consultazione online, visto che al più anche fuori dal web avrebbero copie anastatiche come quando internet non esisteva.
C'è una frase molto significativa di Borges sulle biblioteche che riporto:
"La Biblioteca perdurerà: illuminata, solitaria, infinita, perfettamente immobile, armata di volumi preziosi, inutile, incorruttibile, segreta. Aggiungo: infinita".
Penso che la digitalizzazione sia una buona cosa come ha già sottolineato Dionisio, perché permette di conservare la memoria al riparo dell'usura del tempo (tarme, pagine ingiallite che si assottigliano, guasti vari ecc.).
Ma il libro rimarrà perché ci sono situazioni dove il pc (per quanto piccolo e maneggevole) non lo si può portare. A letto per essere accompagnaati nel sonno, ad esempio, si legge sul cartaceo. Se si legge sulla pagina illuminata, non si dorme più perché la luce del monitor non concilia il sonno, ma al contrario tiene svegli. E' solo un esempio, poi potrei citarne altri.
Suggestiva la frase di Borges sull'eternità delle biblioteche.
A me basta anche che sia Oxford sia il Vaticano non facciano la fine dell'ultima distruzione della leggendaria Biblioteca D'Alessandria, la sua quarta distruzione nel 642 ad opera di Amr idn Al-As, su ordine del califfo Omar.
cfr. QUI:
http://www.roger-pearse.com/weblog/?p=4936
nell'Historia Compendiosa Dynastiarum, del siro-cristiano Bar-Hebraeus (1226-1286), detto Abu'l Faraj:
"Amr scrisse a Omar per averne istruzione, e "Il califfo rispose: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte». Gli Arabi perciò bruciarono i libri per alimentare le caldaie dei bagni per i soldati ed essi bastarono per sostenere il fuoco per sei mesi"
Tra questo,
e l'UE....più copie controllate e ripetute dei libri della nostra cultura sono in giro, meglio è....
effetto Fahreneith 451!
Le tavolette sono sparite, le pergamene pure, i rotoli pure, i libri scritti a mano pure, non vedo per quale misterioso motivo i libri attuali dovrebbero continuare ad esistere…. solo perché si sono imbattuti in noi, che non vogliamo vedere morire ciò a cui siamo stati affezionati…. con un po' di psicologica sofferenza il tramonto del libro così come noi l'abbiamo conosciuto è destinato ad avverarsi…. e l'ebook, anche se da poco inventato, sta dando buona prova di sé. C'è una sorta di complesso, non so se avete notato, i giornali digitali si leggono e anche a lungo, i blog altrettanto… quando si va al libro c'è un po' di resistenza… cmq i progressi ci sono… per esempio il formato pdf è maggiormente capace di esercitare captatio benevolentiae!
Se vorrete aprire pazientemente i link dati in fondo al post,
ci sono testi base
ma anche rarità assolute, spesso in testo originale con a fianco traduzione interlinea,
un lavoraccio per chi l'ha fatto in ipertesto.
Buona notizia,una volta tanto...specialmente perchè si tratta spesso di materiale raro ed introvabile e l'unico modo di accedervi é questo.
Non so voi,ma io al di là di un documento,non riesco a leggere un intero libro digitalizzato,per una somma di ragioni,non escluso il fatto che a me piace in genere sottolineare e annotare ai margini della pagine del libro cartaceo.
Non so se sparirà,probablmente...ma c'è ancora parecchio tempo per il piacere di continuare a sfogliarlo.
La fine della centralità del libro, la fine del rapportarsi umanistico nei confronti del libro, la fine dell'umanesimo e dell'uomo come punto centrale di valori sacrali e mitici riversati in un libro, che per osmosi diventava anch'esso mitico e sacrale. Siamo nell'età della tecnica, in cui l'uomo anche a livello intellettuale è proiettato al fare, alla scoperta, all'utile. Il modo per arrivare sulla luna, il pensare e il realizzare i mezzi per raggiungerla saranno scritti pure sui libri, ma sono libri "dinamici" sono strumenti di lavoro non sono il fine. Il libro mitico, il libro sacro da leggere nel silenzio delle biblioteche, con pause riflessive, con la testa rivolta verso il basso o verso il cielo per godere ineffabili visioni intellettuali è finito, o meglio ha perso la centralità e il predominio. E' il momento dell'homo faber, un faber intellettuale, fisico, ingegnere, informatico, scienziato ricercatore che fa un uso pragmatico del libro, libro strumento di lavoro. E gli umanisti, reliquie di un tempo che fu, godranno forse della loro rarità o andranno in crisi!
Cartesio ad un certo punto non volle leggere più libri!
Josh,
Ottimo post, magnificamente documentato.
Vedo che parli del Gutemberg, è un argomento che m'affascina perchè mia moglie proviene da una famiglia di stampatori, con il dna nella stampa. In più m'affascina l'argomento per quell'idea che mi son fatta di Segantini, e della quale nessuno ne parla. Anche lui, al pari di Gutemberg, è stato un ponderoso innovatore. Gutemberg ha inventato la stampa, Segantini, anche se non si dice, ha dato il via alla ricerche sulla stampa a colori.
Sono andato parecchio fuori tema, ma ci tenevo a segnalartelo perchè starai ancora aspettando quel mio post su Segantini l'innovatore. Ma il tempo è tiranno.
A Sympatros il divergente. Se il futuro dell'umanità dovesse essere quella che tu delinei,ti sia chiaro una volta per tutte: meglio sarebbe chiuderci, noi umanisti indomabili, in una bella torre d'avorio con i nostri libri i nostri quadri e la nostra musica. Ma non ve ne sarà bisogno, perché tu t'illudi se credi che l'umanesimo lasci definitivamente il passo all'uomo macchina che propugni con tanto fervore.
Sympatros il divergente
Hai detto un cosa giusta. Anche se l'essere divergente o convergente non dipende forse da noi, è un pregio o un difetto di natura. Bisognerebbe essere dotati sia di pensiero divergente che convergente, intesi come l'intende la Psicologia. Io guardo con ammirazione e sorriso le persone dotate di pensiero convergente. Il pensiero convergente è ammaliato dal particolare, dal dato, anche se piccolo. Il pensiero convergente è preciso... precisissimo, atomistico. Guai a mettere un accento acuto fuori posto, Gli eruditi sono dotati quasi tutti di pensiero convergente. Il rischio dove sta? Sta nel fatto che è così preso dal particolare e dall'esattezza del dato e dai suoi contorni che a volte arriva ad ottundere la capacità di vista panoramica e complessiva di ciò che sta intorno al contorno del particolare.
Oh, ah Dioniso… cosa hai capito… io già ci sono nella torre d'avorio!
Infatti, si capisce benissimo che sei chiuso in una tua torre di scetticismo duro molto più dell'avorio da opporre a oltranza contro chi non smetterà mai di battersi contro chi vuole la fine dell'umanesimo. E non lusingarti troppo nel sentirti definire divergente: lo sei appunto nel senso in cui ho detto sopra: opponi sempre la tua maschera di scetticismo contro tutto ciò che riluce anche solo d'un pizzico d'entusiasmo.
Dioniso potrebbe essere solo un test…. sono curioso di saggiare quanto e se è veramente forte l'entusiasmo, se regge alla prova quando gli togli la terra sotto i piedi, se è vaccinato e regge la de-mitizzazione, la de-strutturazione, la de-molizione ecc. Ci sono tanti entusiasmi in giro, a volte ingenui, a volte figli della paura e a volte sciocchi che inneggiano alle " magnifiche sorti e progressive" come diceva il nostro Giacomino Leopardi!
Quando il gatto non c'è i topi ballano...:-))
Sympatros, mah, ma che ci sarà mai sempre da accapigliarsi...
dicevi: "Le tavolette sono sparite, le pergamene pure, i rotoli pure, i libri scritti a mano pure, non vedo per quale misterioso motivo i libri attuali dovrebbero continuare ad esistere…."
guarda, se si ragiona così, un giorno spariremo anche noi.
semplice: il post è sulla digitalizzazione e messa a disposizione di manoscritti rari, a volte in copia unica, quindi non si parla solo di libri.
Averli in un formato in più è un servizio in più; vale comunque anche per i libri comuni digitalizzati.
Per uso quotidiano i libri non spariranno: quelli di scuola su cui si sta un anno o più, quelli su cui si studia tipo manuale, quelli da sottolineare, quelli su cui ci si specializza;
i libri digitali...possono esser stampati se ci dà fatsidio agli occhi leggere lo schermo, avremo così non il "libro" ma una sorta di ciclostile, sempre carta stampata tipo libro è.
nemmeno il contatto con la pagina sparirà per i filologi (da te citati qualche discussione fa) e per gli archeologi del sapere perchè devono fare la collatio codicum con i codici sempre di prima mano.
Restando a una visione più banale, serve sempre manmeggiare il libro, e quelli base ci saranno sempre vedrai.
@Johnny Doe:
anche a me alla fine il libro serve di carta, specie per sottolineare. Per altri versi, per cose da annotare.
Certo le annotazioni si possono fare in ordinati scedari a parte, sempre poi pronte per lavori successivi come schede bibliografiche..:-))
questo, ovviamente, per chi è sempre tanto ordinato.
Comunque vedrai per quanto dureranno i libri ancora. Intanto però attendo questa opera di digitalizzazione per avere accesso a qualche manoscritto che altrimenti sarebbe non agevole leggere.
@Sympatros
dici "La fine della centralità del libro, la fine del rapportarsi umanistico nei confronti del libro, la fine dell'umanesimo e dell'uomo come punto centrale di valori sacrali e mitici riversati in un libro, che per osmosi diventava anch'esso mitico e sacrale."
uhm discorso complesso...."Democratizzando" il sapere (era cosa giusta) lo si è banalizzato. Sì perchè....davvero c'è tutta questa vera cultura in giro? O solo un po' di nozioni, per lo più settoriali e utilitaristiche?
Il libro è ancora centrale: è che non lo si vuole (o non si può) leggere;
alla fine dell'umanesimo potremmo non esserci arrivati, dipende cosa intendi.
Ogni uomo può ancora singolarmente coltivare in sè l'umanesimo e la qualità della spiritualità.
Certo, metter al centro l'uomo non è sicuro il movimento di massa attuale:
Al centro hanno messo la tecnica, tu dici, ma prima l'industria, la tecnica, poi le banche, poi il profitto.
Cioè il lucro al posto dell'anima.
E' compito delle persone diciamo di buona volontà attuali testimoniare con la loro vita che va messa al centro l'anima e non il mero profitto, o peggio il denaro (che io non demonizzo in assoluto) rubato con la speculazione bancaria (questo lo demonizzo), invece che creato con il lavoro.
In questo senso,
la pubblicazione gratuita di testi che sono in gran parte la radice del pensiero d'Occidente a mio avviso va letta come un ritorno all'essenza, alla radice, e non la perdita di centralità del libro e dell'umanesimo.
:-))
, e quelli base ci saranno sempre vedrai
magari, speriamo che tu sia un buon profeta, così mi toccherà vivere a lungo, vedrò il prossimo secolo. Scherzi a parte…. secondo me il libro come l'abbiamo conosciuto noi sparirà, ma con gradualità e riguarderà le future generazioni… pian si abitueranno al libro digitale… gli scolari andranno a scuola con un computerino leggero leggero senza rompersi le spalle… in quel computerino oltre ai pesanti vocabolari e ai libri di testo e i fogli ad libitum, ci sarà tutto lo scibile umano. Ma questo non riguarderà te Josh, non andarmi in crisi!
Caro Marshall...
lieto che il post ti interessi:)
Sì, Gutenberg segnò una rivoluzione epocale, la stampa fu una delle rivoluzioni della storia, di un ambito particolare:
cos'era la stampa poi...una una tecnica (mi riallaccio ad alcuni concetti dei commenti sopra), un dono della tecnica che in virtù della propria peculiarità ha potuto far crescere milioni di persone nella consapevolezza, nella cultura, ma anche nella libertà.
Dunque la tecnica non è sempre oppressione, o mero meccanicismo :-)
Dipende, come sempre, l'uso che se ne fa. A volte la tecnica è un mezzo, magari geniale, in vista di enormi adempimenti.
Per il tuo post su Segantini, appena è pronto, lo leggerò molto volentieri!
Anche lui adoperò basi tecniche e scientifiche per progredire, in quel caso, nella sua arte, a partire dallo studio del colore e della luce.
@Sympatros:
"sono curioso di saggiare quanto e se è veramente forte l'entusiasmo, se regge alla prova quando gli togli la terra sotto i piedi, se è vaccinato e regge la de-mitizzazione, la de-strutturazione, la de-molizione ecc."
Insomma...saresti un po' sadico? testi la capacità di "resistenza"? :-)) ahah
Forse attribuisci ai tuoi interlocutori delle fisionomie interiori molto distanti dalla loro realtà. Io non ho da un pezzo 'entusiasmi' veri (dipende che intendi),
per nessuna "novità" nè per recuperi del vecchio,
nulla deve reggere la prova a nulla,
la terra sotto i piedi ci è stata tolta da un pezzo.
Ma qui si parla di umanesimo, quindi valori, quindi entità spirituale, che lì rimane finchè c'è l'uomo che voglia.
Le cose che singolarmente vogliamo possono reggere la de-mitizzazione, la de-strutturazione, la de-molizione, che sono solo forze "relativiste" esterne. Sono un tipo volitivo, e nulla nella mia vita è demitizzato, destrutturato e desacralizzato se non lo voglio io, almeno nelle mie cose.
Se questa operazione di de-... la fa la società nelle proprie cose a me non riguarda più, al di fuori del mio ambito.
Gli entusiasmi sentiti in giro che vaneggiano/vaneggiavano "magnifiche sorti e progressive" li conosciamo bene:-))
Un esempio concreto ci vuole,
Su un tema per es. ce le hanno sfracellate bene i progressivi:
l'EurOOOOOpa, l'euro e simili ...uuuh che entusiami
Vedrò di non andare in (ulteriore) crisi, grazie Sympatros! :-)
No, Josh, io mi entusiasmo quando trovo un libro che mi inchioda alla lettura, quando vedo un quadro straordinario (a proposito, se venite a Genova, entrate nella Chiesa del Gesù, in Piazza Matteotti: ci sono due grandi pale di Rubens - uno soprattutto, situato nella navata di sinistra- che valgono già un viaggio fin qui; senza contare le tante altre meraviglie nascoste o non pubblicizzate abbastanza che si trovano in città), quando, per es., ascolto la seconda sinfonia di Brahms (quella che, tra l'altro, fa da colonna sonora di buona parte del Gattopardo di Visconti) e insomma davanti a fenomeni di questo genere e ad altri che sarebbe lungo elencare (nomino questi perché le arti rappresentano il mio nutrimento preferito), mi entusiasmo eccome! Se non c'è entusiasmo che sugo ci sarebbe nella vita? E che le forze del nichilismo e del disfattismo oggi siano forti e facciano facilmente breccia negli animi deboli non mi impedisce certo di godermi i miei entusiasmi. Del resto lo scetticismo di Sympatros è tipico di chi è stato inquinato fortemente dal nichilismo, o se preferite ennui de vivre, al di là della sua stessa consapevolezza. Lui indossa la maschera dello scetticismo per sembrare forte, ma a me non la da a bere.
Per Sympatros.
Ettore è morto e v'è un chiarore a Troia;
noi spettatori ridiamo di tragica gioia.
La vita è tragica follia;
ridiamoci sopra e facciamo allegria
con un bel gotto di malvasia.
Dioniso danza ebbro del suo entusiasmo e ha paura di perderlo, ha paura che i fumi dell'entusiastico vino svaniscano e si ritrovi con le ruote sgonfie e per questo, con poca fantasia, continua a trincare malvasia!
Io sono astemio.. il mio entusiasmo è glaciale!
L'ironia, l'ironia, buon Sympatros! Senza quella...
Più che di umanisti o tecnici,a legger Guerra e Pace su un tablets é una questione di oculistica....spariranno i libri?
Per molti,speriamo...meglio gli alberi...altri conviveranno,carta e microchip,come fratelli coltelli,finchè uno scannerà l'altro.Ma non é detto....può darsi si mettan d'accordo,a me questo a te quello...
Certo che diventa difficile per un astemio disquisir di vino...a meno che non lo sia diventato a forza di ubriacarsi...
@Dionisio sull'Entusiasmo:
dicevo infatti, cosa s'intende per "entusiasmo"? è una parola forte, e bisogna capire tipologie ed esperienze delle persone.
non ho la pretesa di conoscere tutto, infatti ovvio così non è, e sarebbe umanamente impossibile! :-) Dopo i 40, ho piacere di trovare ancora un libro che mi inchioda alla lettura, scoprire ancora un quadro o la musica, altra mia enorme passione:
mi nutro anche di queste cose, per me sono un po' passione, un po' studio, un po' lavoro, un po' le cose che so un po' fare.
Ma sono (straordinarie) opere umane, finite, che mi danno quella che Maria Corti chiamava con termine appropriato ....la "felicità mentale".
Pur essendo in realtà appassionato delle arti dette, Ne sono ormai però in parte distaccato, un po' come lo spirito del Qoeleth..."cosa c'è di nuovo sotto il sole...nelle opere che affaticano gli uomini?"...dove finirà il mondo visibile alla fine della fine? :-) le parole umane più pregiate, le arti stesse sottolineano la nostra finitezza, non appagavano più la mia ricerca, se ci si aspettava di avere 'vita' da quelle.
MI entusiasmo invece letteralmente per altro per me più sostanziale, quel che dico non corrisponde per niente al nichilismo o disfattismo odierni.
A un certo punto della mia vita, circa 20 anni fa un'altra esperienza ha assunto centralità per me, pur rimanendo quelle d'arte le mie passioni umane.
Che sia una ...vocazione, una chiamata, o fede...sono per me i valori della mistica, su un altro piano dell'essere, soprannaturale, e lì sento di dedicare esclusivamente la parola -entusiasmo-.
Mi entusiasmo per..l'amore, inteso come entità spirituale, che talvolta spira tra le persone, timido riflesso dell'amore divino.
E di più mi entusiasmo per l'amore di Dio. Difficile spiegare.
cfr. Geremia 31:3 "di perpetuo amore ti ho amato, per questo ti ho attirato a me avendo pietà" (o cfr. 1 Corinzi cap 13)
...sperimentare in parte l'indicibile di Dio verso l'uomo è qualcosa che riempie e trasforma, è l'assoluto che entra nel quotidiano, una grazia immensa, non è un'esperienza "finita", non lascia come prima, e pone anche tutto il resto in secondo piano.
p.s. Quel che ho scritto, Dionisio, è comunque in topic dal mio punto di vista.
Digitalizzare, per esempio testi storici, e anche e soprattutto la Bibbia e il Vangelo...ne amplia la diffusione. Più anime ne possono avere giovamento.
Anche nella mia prospettiva questo è importante, non solo a fini "religiosi" o parrocchiali o umani, ma proprio perchè si tratta a mio avviso di una p/Parola molto diversa da quella umana, l'unica che dà vita, trasforma e rigenera le persone, la via d'accesso alla salvezza.
C'è sempre un gran bisogno di Lieto Annuncio/Buona Novella, comunque lo si voglia tradurre.
E "la fede viene dall'udire, e l'udire viene dalla parola di Dio ..." (Romani 10:17)
(Salmo 119:162
Io provo grande gioia nella tua parola, come di chi trova un gran bottino.)
Fare ancora queste cose, la diffusione dei testi base della cristianità, anche con i mezzi di oggi...consiste per me in una delle classiche opere buone di valore inestimabile.
In Italia ogni anno quasi 16 milioni di volumi vanno al macero; il 50% dei libri editi vende in media UNA sola copia; solo il 5-6% dei libri pubblicati vende davvero.
Sono completamente d'accordo con te, Josh, solo che non volevo dilungarmi su queste cose per non occupare troppo spazio. Del resto anche nei linguaggi artistici in cui sono impegnato, come tu sai, cerco di portare un po' di quella luce spirituale di cui parli, per quel che si può nelle discipline estetiche, dove il messaggio, se c'è, deve essere in ogni caso inscritto nell'estetica stessa, sublimarsi in essa, per così dire. Quanto al nichilismo, so benissimo che ne sei ben lontano. Se mai il nostro, in qualche caso, è disincato, mai ennui de vivre, perché, comunque, abbiamo sempre un'enormita di cose da imparare e da scoprire della vita, sennò saremmo solo dei presuntuosi.
Il mio era un messaggio di carattere goliardico e ironico, compresa la poesiola, che mi pare l'unico adatto al nostro amico, il quale peraltro stenta a seguirci su questo versante. Per inciso, non bevo non fumo e sono molto poco corrispondente al mio nome (che è quello vero mio, di battesimo), tranne forse per il sesso ma poiché sono felicissimamente sposato da tantissimi anni non posso sostenere di appartenere alla categoria dei tombeur de femme.
Ultima cosa: anch'io sono ben contento che si digitalizzino testi importanti come quelli di cui parli nel tuo post. Ma, in generale, come rilevava Johnny Doe, non è che si possa leggere "Guerra e Pace" o testo simile sullo schermo del computer, pema la rovina della vista.
PENA la rovina della vista, naturalmente.
Il tipico intellettuale "umanista" è reticente a dare importanza alla tecnologia, come se così facendo si privasse di prestigio e, in ultima analisi, anche di potere. In effetti, l'intellettuale è sempre contrario all'ultima tecnologia emergente, quasi avesse bisogno di un tempo più lungo di altre persone per non temerla ed assimilarla.
http://www.apogeonline.com/webzine/1998/10/05/01/199810050101
@Dionisio, GL, e Johnny Doe...
indubbiamente "Guerra e Pace" da leggere sullo schermo del pc non è molto agevole...
:-)
per quel che riguarda l'ultimo concetto di GL, a proposito benvenuto nel blog! , e relativo articolo linkato...
"Il tipico intellettuale "umanista" è reticente a dare importanza alla tecnologia, come se così facendo si privasse di prestigio e, in ultima analisi, anche di potere. In effetti, l'intellettuale è sempre contrario all'ultima tecnologia emergente, quasi avesse bisogno di un tempo più lungo di altre persone per non temerla ed assimilarla."
sì va bè, può essere pure per alcuni, ma qui mi pare internet la usiamo.
Nelle università si è usata da quasi subito.
Siamo tutto sommato intellettuali umanisti, facciamo quel mestiere, e anche il blog è aperto da 5 anni e passa.
Nessuna paura di questa tecnologia web, in astratto,
ma leggiti Guerra e Pace sullo schermo:-) Auspico invece lo scenario detto da Johnny Doe per il futuro...
Però al link si dice anche altro:
"Derrick De Kerckhove, l'erede di McLuhan, dice che, invece di temere le nostre macchine dovremmo cercare di superarle, cioè assorbirle all'interno del nostro universo psicologico personale."
fatto
"Ieri contro la televisione ed il personal computer, oggi contro Internet: quasi sempre le accuse propongono scenari da regime totalitario."
Rimane anche oggi che la tv è piuttosto orrenda (anche nelle altre nazioni, non si è elevata culturalmente ma peggiora sempre) e il regime totalitario, il pensiero unico globale c'è. Basta vedere il battage continuo pro questo tipo di Europa.
"Noam Chomsky, in una recente intervista ha detto testualmente che "Internet è il nuovo grande fratello di orwelliana memoria"."
E Ha ragione: di fatto di ciascun utente si controllano le scelte, le predilezioni, ogni parola, pensiero, opera, omissione. Oltre i generi che acquista di più.
Una specie di grande schedatura mondiale.
contionuo dall'art. di GL:
"Accadrà insomma ciò che è accaduto vent'anni fa per la televisione: apparente proliferazione di canali ma sostanziale concentrazione del controllo dell'informazione in poche mani."
Ma questo è vero e non è un'opinione valida sia sui giornali, sulla stampa, sulla tv e sul web. Mai visto dove si estende il potere di uno a caso, Murdoch? Ce ne sono altri (non molti in verità). La relazione banche-media-tecnologia-informazione è molto legata.
"Ma le ragioni del particolare accanimento contro la Grande Rete sono invece più profonde di un generico timore per la democrazia"
dal web alla schedatura universale il passo è breve, sono 2 fatti legati e reali.
Poi ora siamo alla schedatura gps di ogni essere vivente nella vita reale, e non virtuale, con il microchip RFID, per es della Verichip, quello USA da impiantare sottopelle o per pretesti sanitari, o di "pace e sicurezza", o di rintracciarti ovunque, o come evoluzine delle banche online per i pagamenti "I've got you under my skin".
Chiamale astratte paure degli intellettuali, sono fenomeni reali, già incominciati e non solo paventati.
"....ed hanno piuttosto radici inconsce nella stretta relazione che esiste tra la nostra cultura e "l'oggetto libro". "
no, i "timori" peraltro concreti li ho detti.
Del libro online, come sopra: mi piacciono, ma ti ciecano la vista:-) specie quelli lunghissimi.
E' bello sfogliare il libro, quel bel libro così difficile, sentire l'aere delle pagine girate, possederlo con il tatto della dita e NON leggerlo…. è un altro merito del libro, che si perderà….. ma la questione non è questa…. il libro sia esso digitale o arboreo non sarà più sacro, né mitico… sia perché non sarà più raro e prezioso e sia perché gli occhi dei lettori moderni non credono molto al mito e anche al sacro e i moderni scrittori, anche quelli buoni, hanno perso la parola che mondi possa aprirti e dare possa un senso all'ombra proiettata su uno scalcinato muro.
Il problema dello schermo è tecnico, siamo appena agli inizi dell'era digitale.
La paranoia (non senza ragioni, esteriori e interiori) è il PROBLEMA.
uddio GL ...
qui si sono fatte varie argomentazioni,
ma di paranoia nemmeno una, tantomeno manie di persecuzione.
Le mie risposte all'articolo si riferiscono a fatti reali.
Tra l'altro l'art. che hai linkato è del 1998, mi pare, siamo nel 2012, quindi è già l'epoca di un primo consuntivo.
Altri aspetti inquietanti del digitale, come l' "auspicata" moneta solo digitale, la perdita di democrazia, la tracciabilità di ogni individuo, il New World Order, il chip rfid da impiantare sottopelle,
comunque procedure connesse alla digitalizzzione di ogni aspetto della vita,
non tanto solo la mera questione web e libro, le ho dette.
Tra quelle il libro digitale è novità la più bella, allora.
Per il resto,
non si tratta di paranoie.
Non so chi abbia mai considerato il libro un oggetto mitico o sacro!
Mica é un'immagine religiosa o una icona eroica,ma solo un mezzo per imparare,poi ci sono anche quelli che ti cambiano la vita,o comunque il modo di pensare.
Che poi i moderni scrittori (e i lettori),senza però esagerare,abbiano perso la chiave per aprire certe porte,é un'altra questione,e che non riguarda solo i libri.
Uh, addirittura paranoia! Vocaboli decisamente fuori posto (anche se molto di moda tra i fanciulli).Ma quale paranoia. Il computer, con tutti i nessi e connessi, è SOLO un mezzo, non certo un fine, dovunque possa arrivare nella sua evoluzione. Se qualcuno lo pensa veramente, significa che per lui l'umanesimo, anzi l'uomo stesso, con la sua mente, la sua ragione, la sua anima, la sua immaginazione, non sarà più. E allora è decisamente da compiangere.
Dall'altra parte mi pare altrettabnto ridicolo, come già rileva Johnny, parlare del libro in termini di mito o totem o altra cazzata del genere. Anche il libro è un mezzo per l'uomo, non certo un fine: un mezzo per crescere, per allargare i suoi orizzonti, per immaginare, per sognare e, naturalmente, per provare emozione, pathos, catarsi, come è per i prodotti nati dalle facoltà estetiche dell'uomo.
Il resto è roba infantile (e infatti tanti ragazzi di oggi, purtroppo, si sono messi su questa strada del tutto errata.
"Il libro non è un ente chiuso alla comunicazione: è una relazione, è un asse di innumerevoli relazioni".
è ancora di Jorge Luis Borges
Inoltre c'è un altro caso in cui il libro-oggetto ha la meglio sul ebook: in caso di malattia (influenza o altro) si legge sul cartacceo a letto e non su una lavagnetta luminosa. Eppoi avete considerato un black out energetico? A lume di candela si può sempre continuare a leggere....
La cosa è un po' comica, quando lo volevo declassare a mezzo e de-mitizzare, c'è stata una levata di scudi contro questa blasfemìa. Ora che lo volevo innalzare al sacro….
Ah Jonny, io non parlo del libro delle ricette della cucina naturalmente…. il libro è una vera icona, una veronica dell'oggetto del desiderio, uno strumento sì, ma per trovare il buco oltre la siepe e trovare il punto ove la carceraria rete non tiene, in modo di andare al di là ….. dove vuole andare l'occhio dell'artista nel fare il quadro, dove lo sguardo del filosofo si profonda, dove danzano le particelle del fisico e dove coi sensi il mistico si annega. Ma quel dove è interdetto, specie all'uomo moderno… e forse Dio è morto, come diceva quel tale. Un libro sacro e mitico, il libro della bellezza assoluta e cristallina, il libro del messaggio epico e sicuro, le Summe dello scibile rassicuranti e in modo decisivo….. non ci saranno più. Aggiungo solo alla fine… SECONDO ME…. e ancora, per capirci, sacro e mitico per me è anche il Decameron.. tanto per capirci.
Ma, alla fine scherzando, qualcuno potrebbe dirmi… ma se vuoi andare al di là della siepe, nel punto ove non tiene più la rete, dove s'annega il mistico, ci puoi andare senza libro…. vai a morire ammazzato e ci andrai nell'al di là. MA forse, purtroppo, sarà sempre un al di qua!
Dionisio se non va bene “paranoia” infantile, allora lo sostituisco con “schizofrenia” senile. Uno vale altro, questione di moda.
Anche il linguaggio, come il libro, è SOLO un mezzo, con il fine di capirsi tra di loro vecchi e bambini nel caso di un black out energetico che segnerà inizio dell’era del romanzo superumanista scolpito nella pietra. Allora si capirà, come sempre purtroppo tardi, che anche umanista era un mezzo, e non un scopo in sé, insomma per arrivare al superuomo che non sa dividere più al di là dall’al di qua. Il primo esperimento simpatico Nietzsche, black out neuronale.
Gl, forse dovresti consultare il vocabolario, ogni tanto, così' impareresti il vero significato delle parole, perché per capirsi e comunicare bisogna almeno conoscere il significato delle parole.
Poi è assolutamente improprio definire umanista un mezzo perché trattasi di termine concernente un modo di essere. Tanto per la precisione. Poi non ho capito bene, perché ti esprimi in modo a dir poco sommario, il resto del discorso. Ma non ha importanza, perché quello che dici non mi pare molto interessante.
eh?
muahuahaua:-))
qui il "black out neuronale" non l'ha avuto mica solo Nietzsche...
m'ero scucciato, e avevo sigillato i commenti, ma ho deciso di esser magnanimo e riaprirli,
a patto che nuovi arrivati (vero GL?) non insultino gli altri in maniera più o meno velata,
con vocaboli come 'paranoia' 'schizofrenia' o simili,
senza peraltro mai rispondere alle legittime obiezioni contro le proprie sintetiche castronerie con una argomentazione seria.
@Dionisio:
don't worry, ghe pensi mi. (l'ultimo mio commento sopra era per GL e non al tuo, Dionisio)
Provo una parafrasi a sciogliere la perifrasi di GL.
Insomma per GL l'umanista era un mezzo, e non un scopo.
Noi dobbiamo essere non punti d'arrivo (e dico io, chi mai l'aveva creduto? mah)
ma dobbiamo essere superomi,
ma non paranoici, nè schizofrenici,
epperò unitari con l'al di là e l’al di qua:
noi saremo gli iddii, people have the power, i dii noi stessi della nostra vita, di questa e dell'altra dimensione.
Allora l'io ad infinitum-intellettuale-superomo nuovo iddio-portatore di luce-luciferino farà una nuova scrittura, la propria stessa superomistica divinaumana vita, di nuovo scritta su pietra. Magari digitale.
Il più grande problema è il MALINTESO (in rette, e non solo).
parallele o perpendicolari?
comunque anch'io sono legato al pastiche linguistico Gaddiano.
A forma di Crocce, con una parallela e un perpendicolare!!!
Caro Sympatros... mi piace la prosa e lo stile,ma lasciamo stare il sacro e il mito di libri o chips....carrozza o shuttle,restano mezzi di trasporto, più o meno comodi, per arrivar da qualche parte,c'est tout...siamo sempre pronti a cercar rogne,piedistalli e idola oltre la siepe per poi magari calpestarli dopo dieci minuti....é un destino...umano,troppo umano...sempre quel tale, se non sbaglio,diceva "Dio é morto ma continueranno ad additarne l'ombra..."
Caro Josh, tranquillo, non ho certo bisogno di essere difeso da uno che ha la testolina alquanto confusa, che ha una conoscenza della lingua molto approssimativa, e viene qui a fare il maestrino saputello senza neanche sapere di che si parla. E' vero, però, che non ho la tua pazienza.
Questo è un blog culturale, ragazzo (o quello che cavolo sei) e vi si chiacchiera di cultura tra persone che, avendo anche posizioni differenti rispetto ai temi in discussione (com'è normale) hanno almeno capito di cosa si parla.
Ti conviene applicarti sui libri e studiare un pochino, se non altro per imparare a distinguere tra categorie,serie, specie, ordine e grado dei termini. Perché non abbiamo il tempo, né la voglia, per spiegartelo noi.
I punti di vista
I punti di vista sul libro, come su altro, provengono da altri punti strutturati più profondamente e solo in parte da addebitare a noi. L'individuo si struttura nel tempo e nello spazio, grazie ad apporti esterni, che entrano non solo in lui, ma diventano lui… l'io è anche un altro, è un noi e anche un essi. Ciò che fa parte dell'io in maniera relativamente "autonoma" è legato al corpo dell'io, quella parte che sente, che prova piacere e dolore. Quando muore il corpo, le idee di quell'io possono essere già trasmigrate in altri corpi in altri io… una parte di quel morto io continua a vivere, a far bene o a fare danni. Il punto di vista rimanda ed è fenomenico di una struttura più profonda, perciò nelle discussioni non ci si accorda mai…. abbandonare il proprio punto di vista significa franare…..
Può essere una spiegazione...una..ma alquanto riduttiva sul ruolo che dovrebbero avere il dialogo e la discussione nell'apprendimento degli interlocutori.Se il dialogo é lineare,nel senso ad ad una obiezione si riasponde con un'altra restando in tema,e si sa ascoltare,non é affatto detto che debba essere visto come una specie di competizione che si debba concludere con una vittoria o una frana.
Una conversazione non é una battaglia o una perorazione in tribunale,può pure essere un semplice confrontare idee diverse che non necessariamente richiede un epilogo con vincitori e vinti.
Questo tipo di io profondo e irriducibile in lotta, assomiglia più a quello di un tifoso,o comunque credo più associato a questioni di gusto,caratteriali,irrazionali
Qui difficilmente ci si accorda,perchè entra in ballo quel quid indefinibile costitutivo dell'individuo,del suo essere,il nucleo fondamentale della persona che poco ha a che fare con la razionalità,quello che ci rende unici e ci differenzia dagli altri,ciò che i greci chiamavano daimon.
Diventa quindi anche inutile farne oggetto di discussione,forse giusto un paio di battute.
Ma quello che invece é comune a tutti,pur in gradi diversi,é il logos,la razionalità,unico metro per poter discutere in un certo modo,e cioé con l'apertura mentale non agonistica,che consente anche di cambiare idee alla luce di nuove informazioni,interpretazioni,documentazioni...
Qui ci può essere accordo..
La filosofia del dialogo e l'arte della discussione elevata a scienza appartenne a una koinè, a una comunità solidale che considerava l'altro da sé barbaro. Quella comunità condivideva e aveva fiducia nel dialogo euristico perché aveva dei punti strutturali comuni…. uno fra tutti che fosse possibile arrivare alla verità e che la verità ci fosse … arrivare alla verità per mezzo di uno strumento da loro considerato formidabile, la ragione. Questa civiltà, quella greca classica, non c'è più. La visione del mondo dell'uomo moderno è disarticolata, la ragione ha un suo posto, a volte secondario, è solo la punta dell'iceberg come diceva un tale, il malloppo vero e il potere sta sotto. I punti di vista, quelli in superficie, possono pure cambiare, se quello che sta sotto è sostanzialmente condiviso. Se invece la differenza è strutturale, la cosa è molto più difficile.
Naturalmente il mio discorso è provocatoriamente estremizzato, per rendere più evidente la schermografia della struttura… la pro-vocazione fa parte dell'arte della discussione. La provocazione cerca di stanare e vedere quanto è disposto a cedere l'altro nella struttura…..i punti di vista, quelli che si vedono in superficie, cambiano e si commerciano facilmente e danno l'impressione di una razionalità vincente, ma è solo un'impressione. L'uomo è un animale fra gli altri animali e non ha dimenticato l'arte di sbranarsi, è nel suo dna. Forse è vero, la vita, qualsiasi forma di vita è lotta, milizia e polemos e le discussioni da blog sono in qualche modo proiezione estenuata di questa necessità profonda. Sembra che ci sia qualcuno che si sia divertito e si diverta nel vederci l'un contro l'altro armati, ma forse non è qualcuno, è solo una forza, una volontà cieca, un mondo come volontà come diceva Schopenhauer, che non ha altro obiettivo se non la la volontà. Siamo condannati quindi a litigare. Ma sto farneticando? Ma ci sono tante discussioni pacifiche e produttive…. fin quando non si tocca la struttura.
Cmq, provocazione a parte, io avrei una ricetta… premesso che non possiamo fare a meno di avere punti di vista differenti e che il litigio è l'anima del mondo, si potrebbe far finta di litigare e accontentare quel qualcuno e quella volontà cieca e sotto sotto invece armarsi di noluntas e di furbizia e sfuggire parzialmente a questo necessario beccarsi come i capponi di Renzo. Jonny, se ti piace è così, se non ti paice è pure così! Amen, è finita!
Qua non parliamo del mondo in astratto,del dna umano,altrimenti potremmo chiuder bottega,ma di questo dialogo,con queste persone che magari non intendono adeguarsi ad una certa pessimistica visione shopenahueriana.Poi si può anche "litigare",c'è pure un certo piacere volendo,,ma per arrivare dove poi?
Il teatro proposto é una ricetta gustosa...a patto di predicar bene e non razzolar poi male...e che la volontà cieca espulsa dalla porta non rientri dalla finesta,tipo l'ipse dixit finale,o così o pomì...ma voglio prenderlo ironicamente....comunque avverti prima dopo quanti commenti intendi chiudere,così mi so regolare....de profundis
più che ironicamente..... ludicamente!
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