giovedì 17 maggio 2012

I luoghi del genio

Il lungo viale dei cipressi a Bolgheri
Quante volte abbiamo attraversato luoghi che ci sono cari, luoghi dove sembra albergare un qualche spiritello benefico che ci fa sentire gioiosi e ritemprati. Una sorta di risarcimento dalle fatiche quotidiane. I luoghi sono spicchi sottili del nostro tempo ritrovato, capaci di ricomporre la nostra esistenza. In letteratura non è raro che siano proprio i luoghi a dare il titolo ad una poesia, ad una raccolta di opere o ad un romanzo. Impossibile, ad esempio non pensare a Procida per "L'isola d'Arturo" della Morante. La nostra è letteratura  che affonda le sue radici nelle più varie provincie, potremmo perfino aggiungere una letteratura "provinciale" , detta nel senso alto del termine. Impossibile non pensare a Pavese o a Fenoglio senza collocarli nelle Langhe, o a Parise senza il Veneto o il panico, morboso e lacustre Fogazzaro dei laghi lombardi. Per non citare   Verga, Pirandello, Sciascia e Brancati senza collegarli direttamente alla Sicilia.
Ma voglio soffermarmi  sul vezzo "poetico" di dedicare proprio ai luoghi amati una poesia. Penso che a ciascuno di noi sarà capitato di essere curiosi di visitare un posto nominato da qualche famoso poeta o scrittore. Ricordo la mia voglia di recarmi a Bolgheri e a S. Guido, fin dalla lontana scuola elementare ("I cipressi che a Bolgheri alti e schietti, van da S. Guido in duplice filar/ quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar) dopo la carducciana poesia. Mi pareva una crudeltà, avermi obbligato a mandarla tutta a memoria, dato che  era assai lunga; ma posso dire che oggi in fondo sono grata ai severi educatori di un tempo. Intanto perché esercitare la memoria non è in sé, cosa disprezzabile; poi perché transitare per Bolgheri e Castagneto Carducci (località indimenticabili dove torno sempre volentieri) senza conoscere la poesia mi sembrerebbe di fare solo la turista senza potermi  immergere nello spirito del luogo.
E poiché siamo in un periodo dell'anno dove trionfa la luce e i vari cromatismi della natura,  periodo particolarmente propizio per passeggiate, gite, incontri, visite ed escursioni vorrei qui creare un piccolo "parco letterario ideale", per qualche suggestivo itinerario, non convenzionale e non banale.

L'attuale ingresso de Il Meleto di Aglié
Per cominciare Aglié,  luogo del buen retiro di Guido Gozzano, uno dei nostri nobili provinciali della poesia e la sua dimora avita Il Meleto. Ho sempre amato Gozzano, la sua grazia e levità di dandy un po' fané, la sua ironia e il suo culto di "rigattiere" di lusso per "le buone cose di pessimo gusto" tutto il suo bric à brac del quotidiano E quando mi sono ritrovata davanti al cancello della sua dimora, non ho potuto fare a meno di ricordare il piccolino che dalle anse di ferro battuto scopre che cos'è una coquotte. E cioè "una cattiva signorina" alla quale non bisognava parlare.
La casa "Il Meleto" di Aglié con la madre di Gozzano e le amiche
"Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto...

"Piccolino, che fai solo soletto?"
"Sto giocando al Diluvio Universale"
Accennai gli strumenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d'un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.


Altre sue ville del Canavese citate nelle sue opere sono Villa Amarena che si ritrova in La signorina Felicita o della felicità
(Vill’Amarena! Dolce la tua casa
20in quella grande pace settembrina!)
Eugenio Montale, il laconico e asciutto poeta del "mal di vivere" è sempre in cerca della luce. E non è affatto un caso che a Monterosso al mare abbia stabilito la sua residenza. Chi scende nella stazioncina di Monterosso, ornata di oleandri rosa, non può non sentire immediato, il caldo abbraccio di una luce trionfante col mare che respira e scintilla proprio lì sotto ai trenini. Così chiusa e serrata tra monti, cielo e mare aperto, il poeta è lì che ebbe a  curare le sue inquietudini ed ubbìe. Il giallo e l'azzurro sono i suoi colori d'elezione. Il giallo dei limoni (cupole di fogliame da cui sprizza una polifonia di limoni e di arance...), il giallo dei girasoli....
La casa di Montale a Monterosso


Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire...

E questo impazzimento di luci e di colori lo si ritrova in altre poesie, quasi in un modulo contrappuntistico con ombre e pallidi "meriggi" di cui è pure cantore. A ovest del paese, c'è la sua dimora avita tra palmizi secolari, ricordata soltanto da un umile targa di coccio con la scritta.
La casa delle mie estati lontane
ti era accanto, lo sai,

là nel paese dove cuoce il sole
e annuvolano l'aria le zanzare

Il litorale di Monterosso
Chi, appena fuori dalla stazione e sulla passeggiata a mare, volesse salire al Convento dei Cappuccini (la costruzione chiara visibile in alto sul promontorio) che fu costruito tra il 1619 e il 1622 con la vicina cappelletta di S.Francesco ove tra le opere pittoriche vi è la tela di una crocifissione attribuita al celebre pittore fiammingo Antoon Van Dyck, troverà con sorpresa i versetti delle sue poesie incastonati su targhe di marmo sul muretto a secco che accompagna la salita ad un luogo magico, carico di spirtualità, calma e bellezza.
Passiamo ad un altro poeta di cui quest'anno ricorre il centenario della morte che nessuno delle nostre troglodite autorità politiche istituzionLI celebrerà per "mancanza di denaro" (quello che trafugano dalle nostre tasche per finire chissà dove): Giovanni Pascoli. La Garfagnana è una terra scoscesa. disuguale, non ha l'opulenza e la ricchezza della Maremma coi suoi campi dorati e le sue pievi attorniate da verdi e svettanti cipressi. Eppure ha un suo fascino selvaggio, attraversata com'è dal fiume Serchio. Prima di recarvi a Castelvecchio, dove c'è la casa colonica di Pascoli che è ormai museo, località che ha dato il nome alla famosa raccolta poetica di Canti di Castelvecchio vale la pena di visitare (o rivisitare) Barga, un affascinante borgo della Lucchesia spalancato sulla vallata del Serchio. Il Duomo , edificio religioso più importante di Barga, è stato costruita in tempi diversi. La primitiva costruzione risale a prima dell'anno 1000 d. C. Negli ampliamenti successivi si evidenziano elementi architettonici e decorativi di suggestiva bellezza che vanno dal romanico al gotico. L'ora di Barga scocca con un suono solenne, quasi metafisico che echeggia per la vallata :
Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell'ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.
Tu dici, E` l'ora; tu dici, E` tardi
,
Terrazza della casa Pascoli
Lo studio del Poeta romagnolo
A Castelvecchio dove si scorge la Casa Museo Pascoli, costruita alla metà del '700 dalla famiglia Cardosi Carrara come villa di campagna, divenne abitazione di Giovanni Pascoli dal 1895 al 1912. L'edificio conserva la struttura, gli arredi, la disposizione degli spazi che aveva al momento della morte del poeta. Anche l'orologio è fermo nell'ora della sua dipartita. Nello studio al primo piano sono conservati i suoi libri, al piano terreno i suoi manoscritti, le sue molteplici note.
Annessa alla villa sorge la cappella dove Pascoli è sepolto. Nel giardino, di struttura settecentesca, si trovano diversi alberi: cipressi, messi a dimora dallo stesso poeta, oltre a tassi, glicini, gelsomini, alberi da frutto e vitigni. Qui nel giardino della Casa Pascoli, è stato sepolto pure il cagnolino amorevolmente accudito dal poeta e dalla sorella Mariù.

E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari...




Il percorso dei luoghi d'elezione di poeti, letterati ed artisti, può continuare ad libitum e io qui in questo spazio, mi sono limitata a fornire solo quattro esempi, da me visitati.

Da ultimo, una domanda che sorge spontanea. Sono stati i luoghi a ispirare i poeti o sono i poeti che scelgono  i luoghi più adatti al loro spirito? Forse c'è una terza opzione: sono  i luoghi che  li catturano e  che in fondo li scelgono.  E se fosse che questi artisti sono stati i prescelti dal genius loci, entità naturale e sopranaturale che sceglie chi si abbandona alla sua bellezza? Come dire che i luoghi sono già un destino.
Parchi letterari  d'Italia da consultare:
http://www.turismo.it/viaggi/un-libro-di-biografie-che-possono-essere-visitate/ a cura di Stanislao Nievo, grande ideatore e  promotore di parchi letterari.


29 commenti:

johnny doe ha detto...

"poi perché se passare per Bolgheri......senza conoscere la poesia mi sembrerebbe di fare solo la turista senza potermi immergere nello spirito del luogo. "

E dici bene,quale delusione vedere ad esempio i luoghi e i pochi miseri resti di Troia senza aver letto l'Iliade!
Questi sono luoghi dell'anima e spesso,se non li hai prima dentro di te,non puoi scoprirli nel loro più intimo essere.
E' il tuo romanzo esistenziale che li fa rivivere con emozione per quello che son stati e che hanno significato.
Mi vengono in mente Le Lapin Agile di Montmatre,la tomba di Chateaubriand su quel ventoso e splendido promontorio sul mare vicino a St.Malo,la casa di Pavese a S. Stefano Belbo , quella di Hemingway a Cuba, di Céline a Meudon,la splendido paesino di Auvers dove riposa Van Gogh,la casa natale e la villa S.Agata di Verdi a Busseto,i resti del tempio di Atena ad Argo,sui cui gradini camminò Agamennone,financo il castello del Marchese a Lacoste,l'atelier di Cezanne ad Aix e la collina di Saint Victoire,e ancora la casa di Kafka nel vicolo d'oro della vecchia Praga,la dimora leopardiana,quella di Monet a Givenchy con il suo splendido giardino.......c'è da far notte a richiamare sensazioni,emozioni,euforia,benessere,fantasie che mi assalivano intrecciando la visione dei luoghi con i ricordi di studi,letture,conversazioni,quadri.

Avrei pure da dir qualcosa sul tempo ritrovato nei cimiteri,tutt'altro che tetri,ma questa é un'altra storia...

Dionisio ha detto...

Hesperia, post che risveglia quella voglia di tornare nei luoghi dove provammo le sensazioni evocate dai versi dei poeti che abbiamo amato, tanto più che compare proprio ai primi sentori di primavera, allorché l’impulso di andare altrove si fa acuto. Penso, ad esempio, alle tante gite fatte alle Cinque Terre con in tasca gli “Ossi di Seppia” di Montale. Non so neppure se Le Cinque Terre oggi siano considerate, oltre che parco naturale, anche un parco letterario, ma per me lo è sempre stato, perché la passeggiata a strapiombo sul mare (spesso impervia, sempre faticosa, ma affascinante ed evocativa quante altre mai), quella che da Monterosso ti porta fino a Riomaggiore, passando per Vernazza, Corniglia e Manarola, l’ho sempre percorsa, a volte in due tappe, ma anche in una, sempre coi versi di Montale in tasca o nella testa. Come questi:
“…ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di sterpi…
… Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo
travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”.
I cocci aguzzi di bottiglia sono (erano?) posti in cima ai muri di cinta di case e ville in tutta la Liguria, un modo oggi sicuramente ingenuo se inteso quale protezione da invasori e ladri, ma anch’essi poetici, in fondo, perché evocativi di un mondo ormai scomparso (adesso per proteggersi dai ladri si adottano ben altri mezzi).
Dopo l’alluvione dell’anno scorso che ha quasi devastato Monterosso, esito a tornare in quei luoghi per timore di non trovarli più come li conoscevo. Forse tu, Hesperia, che sei più vicina a quella zona, hai notizie sulla sua condizione attuale?
Del resto quasi tutta la Liguria (pensiamo a Nervi, a Portofino, al golfo del Tigullio, a Portovenere, solo per citare i luoghi più rinomati) è un parco letterario. Anche Carderelli, tra altri, celebrò in versi questa terra (non parliamo di Soldati, che le ha dedicato un bellissimo libro in prosa: “Terra Regina”) .
“Lenta e rosata sale su dal mare
la sera di Liguria, perdizione
di cuori amanti e di cose lontane.
Indugiano le coppie nei giardini,
s’accendon le finestre ad una ad una
come tanti teatri.
Sepolto nella bruma il mare odora.
Le chiese sulla riva paion navi
che stanno per salpare”.

Sympatros ha detto...

L'utilizzo del paesaggio, delle cose che ci stanno intorno, come complici delle emozioni dell'io, lo stabilire un rapporto osmotico con la natura, il dialogare e immergersi in essa, ascoltarne le voci reali o immaginarie fa parte dell'uomo ( e penso anche degli animali)…. il rapporto è sensuale, e più i sensi sono vivi e più intensa è l'osmosi. L'adolescenza è il tripudio e il momento esistenziale più indicato. I poeti citati hanno in comune l'amore e la preferenza per le piccole cose con un paesaggio raccolto, impregnato completamente dall'io del poeta. Le cose, le piccole cose sono contagiate, gli oggetti non stanno più a sé, ma si caricano di un qualcosa, che se visti con occhio veristico non hanno. La malattia o il ricordo sensuale trasmettono il virus al paesaggio e agli oggetti, che per osmosi parlano tramite il gioco espressivo raffinato del poeta… Pascoli e Gozzano son questi. Montale è più dotato di muscoli mentali e non cerca aspetti sensuali e consolatori nel paesaggio, ma lo trasforma con analogie taglienti nell'immagine di un paesaggio quasi metafisico, frastagliato e aguzzo. Il pellegrinaggio poetico-religioso alle case e ai luoghi dei poeti è spesso un viaggio verso i luoghi dell'adolescenza immaginati tra i banchi di scuola… chi ha mantenuto in sé un cantuccio adolescenziale ne gode…. per altri invece l'uccisione del fanciullino li dispone ad una visione distaccata e demitizzata del tutto.

E s'aprono i fiori notturni
nell'ora che penso a' miei cari

Una delle poesie più sensuali ed "erotiche" della nostra letteratura, anche se l'erotismo è ben nascosto!

Ps Mi è sfuggito Carducci…. vorrebbe essere più maschio e combattivo, ma spesso anche lui si ripiega e il paesaggio si piega con lui in un melanconia contenuta ma presente!

Dionisio ha detto...

errata corrige:
"schiocchi di merli, frusci di serpi"
è la dizione esatta.

Hesperia ha detto...

Oh che bei commenti che avete fatto tutti! E sono contenta che tutti e tre concordiate sul fatto che magari "carmina panem non dant" , ma che in fondo la poesia è davvero terapeutica. E i luoghi poetici, un vero e proprio balsamo dello spirito.

Comincio con le informazioni chiestami da Dionisio. Sono appena stata a Monterosso non più tardi di 10 giorni fa e grazie a Dio (e alla loro laboriosità) i "monterossini" e i "vernazzesi" si sono rimessi in sesto. Il borgo è bello come prima, la chiesa ripulita e risanata. E quasi per vezzo hanno messo grandi foto dell'alluvione davanti ai negozietti, bar, ristoranti e ritrovi e con un tratto di gesso hanno marcato fin dove arrivava il livello delle acque. I turisti tedeschi e nord europei sono tornati e tutti è tornato a rivivere.

Hesperia ha detto...

Anche tu Johnny, vedo che appartieni al novero dei "viaggiatori-sognatori" :-) E certamente i luoghi degli scrittori francesi devi averli visitati e ne devi aver rintracciato le vestigia. In Danimarca ho visitato la casa-museo di Karen Blixen, tanto per allargare il parco letterario all'Europa. E nel cuore del Kent a Sissinghurst, c'è il giardino bianco di Vita Sackville-West, che è una vera delizia.

Certo da noi, è imperdibile "la Torre del passero solitario" a Recanati. Quanto al giardino di Normandia di Monet, si chiama Giverny (che ho visitato e apprezzato) e non Givenchy che era un famoso couturier (il preferito da Audrey Hepburn) :-). Certamente il nome è così assonante che ci si può sbagliare.

Hesperia ha detto...

Esatto Dionisio, i luoghi citati hanno spesso un grande valore evocativo. E volendo allargare il tuo concetto, tutta la Liguria (e non solo le 5 Terre) è un grande parco letterario, fatto di cromatismi, aromi, suoni ecc. "Spesso il male di vivere ho incontrato" è quasi una poesia -manifesto di Montale, che come avrai capito è tra i miei poeti preferiti, per l'asciuttezza e la pietrosità del verso.

Il libro in prosa di Soldati (di cui mia sorella ha una copia, dato che è stato fatto in tiratura limitata) si chiama "Regione Regina", giocando sull'assonanza.

Josh sa già che io adoro anche Camillo Sbarbaro il quale non fa che nominare le località di elezione (Voze, località del ponente ligure, Nervi in "La trama delle lucciole ricordi") . Per non dire di "Scarsa lingua di terra che orla il mare" che adoro.

Hesperia ha detto...

"L'utilizzo del paesaggio, delle cose che ci stanno intorno, come complici delle emozioni dell'io, lo stabilire un rapporto osmotico con la natura, il dialogare e immergersi in essa, ascoltarne le voci reali o immaginarie fa parte dell'uomo ( e penso anche degli animali...".

Vero Sympatros. In questo senso siamo animali evoluti che non ci limitiamo a trovare la "tana" per avere un riparo, ma a stabilire uno scambio osmotico col paesaggio, fatto di simboli e libere associazioni.

Concordo con quanto scrivi di Pascoli e Gozzano, che sebbene diversissimi (più cittadino Gozzano e più campagnolo e agreste Pascoli) hanno il gusto per le piccole impercettibili cose.

Anche MOntale è decisamente il più introverso e meno consolatorio tra i poeti citati, ma sempre capace di rivelarci dei lampi di genio.

Carducci. Beh, forse qui da parte mia, gioca non poco la nostalgia dell'infanzia perduta, ma Carducci parte come dici, battagliero e pugnace, per poi ripiegarsi nella placida quiete del paesaggio tosco (Traversando la maremma toscana, Davanti a S. Guido, Funere mersit acerbo).

Dionisio ha detto...

Mi fa veramente piacere che Monterosso e Vernazza siano tornate belle come prima (sai, con i costruttori di oggi, era lecito temere il peggio); quindi tornerò volentieri, e quanto prima, alle Cinque Terre perché con la frequentazione assidua ho sviluppato con esse un rapporto particolare. Ricordo la suggestione di una vendemmia a cui ho assistito anni fa, una vendemmia davvero "acrobatica", con gli uomini che salivano lungo le ripide scalinate di pietra tra le fasce con le ceste cariche di grappoli d'uva sulle spalle... uno spettacolo unico, nel suo genere, da cui ho ricavato anche tante belle fotografie.
Hai ragione, il libro di Soldati è intitolato "Regione Regina"; l'ho citato a memoria, sbagliando, perché non l'avevo sott'occhio (era finito nel posto sbagliato della mia libreria). A conferma che la Liguria è tutto un parco letterario, vi sono scritti di tantissimi viaggiatori che la celebrano, tra cui eminenti letterati e artisti: De Montesquie, Shelley, Stendhal, Balzac, Flaubert, Dickens, Ciaikovskij, Oscar Wilde, Maupassant, Cecov, Conrad, Lawrence, Proust, Hemingway. Sul libro di Soldati ho trovato questa citazione di Valéry Larbaud, bellissima: "L'arco d'amore, una fetta d'anguria, un amuleto, mezzaluna cristiana incurvata sul mare che essa domina con tutti i suoi santuari appesi come lampadari ai declivi terrazzati delle sue due lunghe riviere - ecco, questa è la forma della Liguria, piccolo ritaglio privilegiato di quel grande gioco di pazienza, o di squisita impazienza, che è la geografia".

Hesperia ha detto...

Dionisio, a proposito di Shelley e Byron, tra i primi "viaggiatori-sognatori" a soggiornare nel golfo di La Spezia detto dei Poeti, mi ha sempre colpito in quel di S. Terenzo di Lerici una bellissima casa bianca detta "casa Shelley" con l'epigrafe a lui dedicata la notte del naufragio nelle acque di Livorno allorché la moglie Mary Godwin e il figlioletto lo aspettarono con "lagrimante ansia" sotto un antico leccio della villa. L'epigrafe che lo ricorda termina con un versetto di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (a Genova, c'è una via Ceccardi in centro, come saprai) che termina così:

"O benedette spiagge, dove l'amore, la libertà e i sogni non hanno più catene".

Hesperia ha detto...

Chiedo venia, il versetto che ho citato è di Percy B. Shelley, tradotto da Ceccardi. :-). E anche quella bianca casa dal portico affacciato sul mare, ha un che di magico che cattura. Non so quante volte mi sono soffermata a guardarla e a leggere e rileggere quell'epigrafe che nessuna delle autorità municipali si degna di mettervi un po' di inchiostro e di annerirla (ora ci sono i caratteri bianchi incisi nella lapide di marmo).

johnny doe ha detto...

Certo Hesperia, Giverny (c'è ancora il ponticello sul tappeto di ninfee che tante volte dipinse)..chissà a che pensavo...

Già che ci sono aggiungo anche Proust a Illiers-Combray,la casa di tante Léonie ben descritta nel primo libro della Recherche,il lettino,i suoi oggetti,la finestra sulla strada,il piccolo giardino....ho rifatto la passeggiata a Meséglise
(Méréglise,in verità).purtroppo senza lillà e biancospini...

e il mulino di Rimbaud ,sulla Mosa a Charleville,ora museo a lui dedicato, dove scrisse "le bateau ivre"....che sensazione rileggerlo lì appoggiato al parapetto...!

Appena fuori Rouen,a Croisset; c'è ancora un resto della casa-eremo di Flaubert,un luogo ora avvolto dalla malinconia...ad accentuarla, un paio di battelli arrugginiti fermi da chissà quanto tempo sulla Senna.
Malinconia che lo stesso Flaubert definì" la nostra anima proiettata sugli oggetti".Già,gli oggetti se ne fregano di noi in fondo...
Dentro al Pavillon c'è il famoso pappagallo,protagonista di uno dei più stupefacenti racconti che ho letto,"Un cuore semplice".

Forse si é anche un po' ingenui in queste manifestazioni tese a ricreare atmosfere e rievocare fantasmi,ma tant'é...sogni di cui forse non se ne può fare a meno...

Hesperia ha detto...

"Forse si é anche un po' ingenui in queste manifestazioni tese a ricreare atmosfere e rievocare fantasmi,ma tant'é...sogni di cui forse non se ne può fare a meno".

E' certamente così Johnny. E guai al mondo se non ci fosse questa che io non considero tanto "ingenuità", quanto una sorta di poeticità del vivere che poi, è senz'altro il viatico lasciatoci da questi personaggi che ci hanno preceduto.

E le "madeleinettes" nel té dove le metti ? :-). Dalle parti di Combray si ripete questo antico rito in omaggio a Proust.

johnny doe ha detto...

...e comunque,i luoghi sono spesso importanti anche per capire,oltre che per sognare...

Anonimo ha detto...

Su Pascoli leggere qui:

http://www.italianiliberi.it//Edito12/centenario-pascoli-governo-taglia-fondi.html

Non c'erano fondi per ricordare un grande che amava con sincerità la patria assai più di Napolitano.

zeta

Hesperia ha detto...

Vero Johnny,i luoghi ci arricchiscono oltre a farci sognare e ci raccontano di vite precedenti alle nostre. Per questo gli eventi catastrofici che stiamo vivendo (terremoti, alluvioni ecc.) sono una doppia iattura. Oltre a spezzare vite umane, spezzano i sogni. i nostri sogni.

Hesperia ha detto...

Grazie Zeta, conoscevo quel link. Sempre molto attenta, Ida Magli. Ho sentito dire però che in quel di Barga, a partire dal 6 aprile sarà messa in circolazione una moneta da 2 euro con l'effigie di Pascoli in concomitanza con le celebrazioni del centenario.

http://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/cronaca/2012/03/12/679579-effige_giovanni_pascoli.shtml

Tutto avrebbe voluto Pascoli fuorché sentirsi racchiudere in 2 euro.

GL ha detto...

C’ero soltanto.
C’ero. Intorno
Cadeva la neve.
(Issa)

Hesperia ha detto...

Questo però è un haiku, credo.

Sympatros ha detto...

Far parlare il silenzio delle parole…. e la succinta parola nel silenzio parla

Ma per spiegare quei tre versi c'è bisogno di parole altre, per forza più lunghe… l'esserci di "c'ero" è una specie di dasein hadeggeriano ante litteram … l'ex-istere è sempre un soltanto, una solitudine, avvolta nel silenzio della neve che cade… ed è subito sera diceva un altro. Anche se qui il giapponese non mi sembra drammatico, ma con tocco lieve tra primo e terzo verso riporta il paesaggio nell'io e così…… il perdersi dell'io nel paesaggio!

Hesperia ha detto...

Alla cultura giapponese nell'illustrazione e anche a qualche riferimento agli HAIKU aveva dedicato un post Josh, in occasione della tragedia di Fukushima:

http://esperidi.blogspot.it/2011/04/hokusai-giappone-e-alcune-altre-cose.html

GL ha detto...

In (e il) giapponese è sempre meno drammatico da quel che sembrava ad Schopenhauer & com. (fino ad ex-teologo Heidegger) ed i depressi Impressionisti, che hanno cristianizzato i significati teologici orientali. Il buddismo originale non è pessimistico. Tradurre dall’orientale, più che tradire, è capovolgere il senso. Haiku sopra è un esempio illuminante poetico di relazione ottimistica io-natura (io-luogo, io-cosmo), dove “c’ero” è il luogo e il tempo della memoria (la poesia come esperienza non immediata, racconto). La natura e il paesaggio predomina nell’arte orientale, infatti il paesaggio - con funzione in sé - compare tardi nella pittura occidentale. Forse noi troviamo nelle cose quel che già abbiamo … , anche la poesia non dà nulla di più di quel che già abbiamo. Remember Eden perduto. C’ero, sono; ergo sum per quanto c’ero, non per cogito o altra ragione ecc.

Insomma esiste anche un spazio-tempo teologico, per questa ragione “è subito sera diceva un altro”, mentre per un altro ancora alba dorata non è subito.

Per approfondire la tema del post propongo un buon libro: Gaston Bachelard, La poetica dello spazio.
http://www.libreriauniversitaria.it/poetica-spazio-bachelard-gaston-dedalo/libro/9788822002310

Ho letto il post di Josh per le stampe giapponesi. Complimenti, è bellissimo, compreso i vari commenti.

Hesperia ha detto...

Bachelard è sempre un buon riferimento critico. Di lui ho letto "La poetica della reverie" e "L'eau et les reves" (non mi vengono gli accenti circonflessi).

Josh ha detto...

@Nessie:

uno dei post più belli dell'anno e della storia del Giardino,
lo commenterò appena avrò un po' di respiro, purtroppo tutto di corsa in qs. giorni

Josh ha detto...

@GL
mi fa piacere se ti è gradito il mio passato post giapponese.

GL tu ed io non ci intendiamo facilmente, come evidente da post pregressi.

su alcune cose che hai scritto anche qui, resto dubbioso...

_non trovo gli Impressionisti depressi come dici, nè trovo gli impressionisti "cristiani" a tal grado da arrivare a cristianizzare addirittura i significati teologici orientali

_il buddhismo non ha teologia vera e propria perchè è filosofia, è metodo, ascesi, più che altro

_il cristianesimo potrebbe non essere nemmeno solo teologia e tradizione e ascesi, perchè per i credenti, prima di tutto, il cristianesimo è una Persona vivente, non affatto depressa

sono d'accordo abbastanza con questa tua frase, che trovo criptica, ma che può essere interpretata in molti modi

"Insomma esiste anche un spazio-tempo teologico, per questa ragione “è subito sera diceva un altro”, mentre per un altro ancora alba dorata non è subito."

ecco, e cos'è "alba dorata"?

La Golden Dawn di Aleister Crowley & co?

GL ha detto...

Devo spiegare il significato del termine depresso? Sai che ho avuto un po di problemi con il termine “paranoico”.

Che ai artisti manca una rotella non è la mia scoperta, è di Platone. Impressionisti più dei altri per due ragioni:
1)Loro sono inizio visibile del scomposizione della figura, collegato strettamente con scomposizione psichica. Come illustrazione ce un tuo splendido post di un pittore vittoriano (non ricordo il nome e non so come trovarlo nel blog) che la sua malattia mentale andava al pari passo con la scomposizione della figura ed acidità entropica dei colori. L'ontogenesi ricapitola la filogenesi.
2)Impressionisti erano contro tutti, in una situazione simile è facile sbandare dalla retta via, non tengano facilmente i nervi.

Puoi essere cristiano anche se ateo, cambia soltanto il segno. Non è la mia teoria che un Voltaire o un Nietzsche possono nascere in un contesto cristiano decadente. Poi io ho menzionato il “buddista” Schopenhauer, amico di Goethe, e guarda caso rivale per una “Teoria di Colori”, senza la quale (di Goethe) niente luce impressionista. Il gusto per le stampe giapponesi non si spiega soltanto come coincidenza commerciale. Ci sono anche altre ragioni che hanno preparato la strada al fenomeno. Sincronicità.

Che “il buddhismo non ha teologia vera e propria perchè è filosofia” e una convinzione “cristiana” ufficiale. Secondo me no, è una religione praticata, che per forza ha anche una teologia. Buddha non è Hegel.

-“il cristianesimo potrebbe non essere nemmeno solo teologia e tradizione e ascesi, perchè per i credenti, prima di tutto, il cristianesimo è una Persona vivente, non affatto depressa” – Non parlavo di nessun specifica Persona, parlavo di cristiani decadenti, quelli che rimangono cristiani (per forza) senza credere: Schopenhauer, Goethe, Hegel, Nietzsche, Heidegger, Impressionisti ecc.

Perché "alba dorata” deve essere per forza solo la Golden Dawn di Aleister Crowley & co. Al alba dorata cantano anche i bambini in asilo e anche Gigliola Cinquetti.

Josh ha detto...

....o il gruppo greco.

ma di fatto 'alba dorata' essendo un concetto già esistito nella storia,
quindi riconoscibile da tutti,
non credo normalmente, quando lo si citi, come segnale concettuale, si intenda di solito Gigliola Cinguetti.

GL ha detto...

Josh,
ci sono uccelli che cominciano a cinguettare nel buio totale prima dell’alba (che certe volte è dorata, certe volte è nuvolata). Io mi riferisco ad un specie speciale di uccelli smarriti (proprio quelli che si lamentano che è subito sera), per esempio il canarino Herman Broch che cinguettava smarrito per colpa del gruppo teutonico: “L’Anticristo ha esattamente l’aspetto esteriore di Cristo, agisce e parla come Cristo ed è tuttavia Lucifero. Qual è dunque il segno che ci può permettere di notare alla fine la differenza?" - Il Kitsch.

Hesperia ha detto...

Scusa GL, ti dispiacerebbe restare nel topic del post invece di parlare di anticristi e di albe dorate? Non voglio arrivare a chiudere la sezione dei commenti, ma bene sarebbe non divagare. Oppure astenersi dallo scrivere.