domenica 5 agosto 2012

Perdere la lingua materna grazie all'Inglese




L'identità di una nazione (parola che deriva dal verbo nascere)  e di un popolo, scaturisce per l'appunto dalla sua Lingua, che non a caso si dice materna, in quanto è quella che riceviamo dalla nascita e che cresce, si sviluppa, si espande e si arricchisce con noi. Poi da altre componenti che possono essere sintetizzate nelle categorie manzoniane: d'arme di lingua, d'altare,  di sangue, e di suolo. Tutte componenti che creano unità e coesione nazionale.  La lingua materna o lingua madre, ha pure una forte valenza socio-affettiva. Un esule dalla sua Patria può adattarsi al diverso cibo, alle diverse usanze e tradizioni,  al cambiamento climatico ecc. ma non alla perdita  totale della propria lingua. Molte sono le testimonianze di illustri esuli in proposito. 
 Sempre più atenei universitari invece cercano di "differenziarsi" includendo insegnamenti e corsi in lingua inglese considerata la lingua veicolare nel mondo. Per disgrazia, simili progetti non appartengono solo alle università che verranno assoggettate al "rating" (valutazione)  come si fa con gli stati per farli fallire prima.   Ovvio, che avranno  più alte valutazioni quelle che si adegueranno a questo progetto. Ma si stanno discutendo pure progetti didattici per gli insegnamenti   dei curricula disciplinari veicolati  direttamente in Lingua Inglese, fin  nei licei. Questa si chiama "vietnamizzazione" dell'Italia. Insorge (e con giusta ragione) Claudio Magris con un articolo comparso sul Corriere  della Sera del tutto condivisibile, dal titolo "L'università in Inglese pericolo per l'Italiano".


Alberto Sordi redivivo smette di fare l'attore e diventa rettore universitario, sottosegretario o ministro dell'Istruzione o qualcosa del genere, sempre comunque nell'ambito dell'insegnamento superiore e della cultura. Del suo glorioso passato di attore conserva soltanto una parte, quella memorabile del romano de Roma che, nel film di Steno Un americano a Roma , cerca - ma invano - di sostituire spaghetti e vini dei Castelli con hamburger e Coca-Cola.
L'idea di fare, nell'università italiana, dell'inglese la lingua unica e obbligatoria dell'insegnamento è una gag come quella scenetta di Sordi e ignora il monito della canzone di Carosone «Ma si nato in Italy».
È uno dei tanti episodi che dimostrano la tendenza odierna - vittoriosa in quasi tutti i campi - a stravolgere involontariamente problemi reali nella loro parodia. Che la conoscenza - una vera, reale conoscenza - della lingua inglese sia indispensabile per dedicarsi a qualsiasi tipo di studi e anche a quasi ogni lavoro è una realtà indiscutibile, chiara a tutti e non solo a quel nostro ex presidente del Consiglio che esortava a coltivare le tre I, Inglese Impresa Internet, dimenticandone peraltro una quarta, Italia. La scarsa conoscenza delle lingue straniere, soprattutto, ma non solo, della lingua parlata, è un antico e ancora non superato deficit della cultura italiana (molti anni fa Wolf Giusti mi raccontava come Benedetto Croce, che non aveva difficoltà a leggere e a tradurre Hegel o Goethe, se la cavasse piuttosto male se doveva ordinarsi un caffè). Questo grave deficit va assolutamente sanato ed è paradossale che misure ministeriali abbiano agito in senso contrario, come quando, durante il precedente governo italiano, furono aboliti i lettori di lingua straniera, indispensabili e insostituibili, per gli studenti, nell'apprendimento delle rispettive lingue.
Una lezione di Information Technology in università (Corbis)
È dunque necessario che scuole e università creino strutture atte a insegnare realmente le lingue straniere e in particolare ovviamente l'inglese, investendo in tale iniziativa buona parte delle loro energie e dei loro fondi, anziché considerare l'insegnamento e la conoscenza delle lingue straniere, com'è accaduto quasi sempre nelle facoltà umanistiche, materia di terza classe. È necessario richiedere, per il conseguimento di qualsiasi titolo e per il raggiungimento di qualsiasi traguardo scolastico o accademico, una reale conoscenza della lingua inglese.

Tutto ciò non implica affatto la necessità e l'opportunità di tenere le lezioni e i seminari - a parte i casi particolari di convegni e dibattiti con studiosi stranieri - in inglese anziché in italiano. Imporre l'uso dell'inglese nelle lezioni e nei corsi universitari indebolisce questi ultimi, perché in ogni campo - non solo in quello letterario - la lingua madre implica una creatività, una ricchezza di pensiero e di espressione, fondamentali in ogni percorso intellettuale e, prima ancora, nella vita stessa. Di questo passo, secondo la logica aberrante di tale bella pensata, si potrebbe abolire la letteratura italiana e imporre a tutti gli scrittori italiani di scrivere le loro poesie e i loro romanzi in inglese. L'insegnamento - tanto più quanto è più importante e significativo - s'inserisce nel tutto della vita, individuale e sociale. L'uso obbligatorio dell'inglese potrebbe dunque, secondo quella logica peregrina, venire esteso a tutte le espressioni fondamentali dell'esistenza, ai dibattiti parlamentari e ai comizi politici come alle effusioni verbali dell'intimità amorosa, che diventerebbe tanto più degna ed eroticamente stuzzicante se esternata nella lingua dei (momentanei) padroni del mondo. Fare l'amore in inglese, credetemi, è tutt'altra cosa; me l'ha detto un mio conoscente che lavora al consorzio agrario e che ha fatto uno stage in America.
La proposta di rendere obbligatorio l'insegnamento universitario in inglese rivela una mentalità servile, un complesso di servi che considerano degno di stima solo lo stile dei padroni, simile a quella smania di «sbiancamento» (blanchissement) che grandi scrittori neri quali Glissant e Fanon hanno denunciato in molti discendenti di schiavi nei loro Paesi, le Antille francesi. Tale complesso contraddice lo spirito più profondo della cultura inglese, l'amore di libertà e di originalità, e dimentica che, come scriveva sul «Corriere» Saverio Vertone, in Inghilterra vivono gli inglesi, non gli anglofili.
Si deve certo imparare l'inglese, questa lingua straordinaria che, come è stato detto, è divenuta pure la «lingua dei senza patria», dei tanti esuli che gli sradicamenti della Storia hanno sparso nel mondo. Ma il suo primato non dovrebbe indurre a una succube soggezione. Non vorremmo che domani, ove fossero eventualmente mutati i rapporti di forza nel mondo, i docenti di Cantù o di Caserta fossero obbligati a tenere lezione in cinese, altra grande lingua di straordinaria ricchezza e poesia.
Claudio Magris
25 luglio 2012  fonte: Corriere della sera

Sullo stesso tema: Il Somario parla Inglese ma dimentica l'Italiano

Hesperia

27 commenti:

Josh ha detto...

ma che roba...
non riesco a capacitarmi come mai ogni giorno esca una schifezza nuova!

concordo con quanto detto nell'art.
lingua madre, nazione-nascita, patria padre...sono queste le implicazioni che vogliono cancellare...
è un modo per essere ancora più sradicati, espropriati

macchè università in inglese, in Italia. Questo in genere.

e le facoltà umanistiche?
sta cosa sembra impossibile anche da realizzare.

traduzioni da latino a inglese?
traduzioni da greco a inglese?
traduzzone ed epica del mediofrancese romanzo d'oc e d'oil per filologia direttamente in inglese o in italiano?

roba da matti

E' chiaro che l'inglese va imparato, già la mia generazione era a contatto con quella lingua sintetica, commerciale, e degli sradicati fin dalle elementari, ma no che le lezioni in Italia, di ametrie italiane, si svolgono in inglese.

muhauahua letteratura italiana in inglese in Italia.

Giusto una cazzata come le solite che vengono dall'UE....
peccato che sembra tutto vero.

Josh ha detto...

scusate i refusi ma ho scritto di getto...con un po' di concentrazione si capisce tutto sopra:-)

Tutto questo si unisce al fatto che l'italiano NON è considerata una lingua europea

ah siamo a posto

Hesperia ha detto...

Lo sapevo che ti saresti imbufalito caro Josh. E del resto, come darti torto? Questa della lingua è la Madre di tutti gli espropri. Non bastano i servizi pubblici, i generi di prima necessità, la rete idrica, le ferrovie, l'energia, i prodotti alimentari, le sementi di cui si è parlato ...NO! Ora si attaccano pure all'istruzione e all'educazione che è un diritto inalienabile di tutti i cittadini.

E dato che non possono passare direttamente all'assalto degli edifici scolastici, a che cosa si attaccano? All'Inglese, cavallo di Troia per espugnare il sistema educativo.

Hesperia ha detto...

Magris, a mio avviso si è svegliato tardi. Troppo tardi. Di articoli così sulle testate ammiraglie, ce ne vorrebbero uno al giorno. Ed è una campagna che avrebbe dovuto partire molto tempo prima. Ora si rischia di chiudere le porte delle stalle quando i buoi sono già scappati. E' chiaro che anche questa della Lingua Italiana marginalizzata a casa nostra, è una tessera importante del mosaico che già conosciamo e di cui abbiamo parlato in lungo e in largo.

Hesperia ha detto...

Josh, leggi un po' qua la bordata contro il povero Magris, accusato - e te parava! - di essere "fastistoide".

Inoltre le giustificazioni addotte da chi ha scritto il pezzo per inserire l'Inglese a cosa puntano?
A equipararlo al discorso di Mussolini sulla "perfida Albione". E te pareva!

"l’argomento della lotta contro l’imperialismo culturale è una tirata moralistica imbarazzante, inconsistente da un punto di vista logico e dal sapore vagamente fascistoide. Da dove viene tutta la tradizione polemica verso la perfida Albione? Da dove viene tutto il populismo contro quelle che una volta venivano additate come “plutocrazie occidentali”? Viene dalla propaganda fascista e da quella comunista. Magris si dà al terrorismo psicologico immaginando, tra qualche anno, corsi universitari in cinese. Cazzate. Nel caso la cosa vi turbi, meglio rassicurarvi: il cinese non diventerà mai una lingua internazionale. La lingua dominante è quella usata nel commercio, e il cinese è troppo difficile da imparare e poco pratico da usare.
La legge di cui sopra è sempre stata valida e sempre lo sarà: ai tempi dell’impero romano la lingua franca era il latino, nel Rinascimento era l’italiano, dopo toccò al francese e da svariati decenni è il turno dell’inglese. Non è questione di padroni e servi, è uno degli effetti collaterali della storia.
E la storia se ne frega di quel che dice Magris."

Leggi tutto qua:

http://lorenzotondi.wordpress.com/2012/07/26/neofascismo-culturale-il-no-degli-accademici-allinglese-in-universita/

Di fronte alla pochezza della proposta non resta che il terrorismo ideologico.

Josh ha detto...

che tristezza, che ignorante quello che ha scritto quella roba

non c'è limite al peggio

Josh ha detto...

sì perchè...è più "fascista", visto che l'attributo è tirato in ballo dal pezzo linkato,
desiderare mantenere la propria naturale identità e lingua...
o pretendere di imporne un'altra a forza per ossequio al mercato, espropriandoti del tuo mondo?

Nessie ha detto...

Oltretutto l'autoraccio del pezzo critica Magris per poi plaudire alla cultura e alla lingua degli Imperi vincenti che impongono la loro lingua con la forza.

Bella vigliaccata! Eppoi arriva pure a concludere che intanto la storia andrà avanti lo stesso anche senza quelli che la pensano come Magris.
Evviva il progresso, allora! Quello che schiaccia e detta legge anche senza avere la ragione.
Questi sì, sono dei veri terroristi che fanno strame di ogni ragionevolezza.

Josh ha detto...

"....intanto la storia andrà avanti lo stesso anche senza quelli che la pensano come Magris.
Evviva il progresso, allora! Quello che schiaccia e detta legge anche senza avere la ragione.
Questi sì, sono dei veri terroristi che fanno strame di ogni ragionevolezza."

A quello là piace la storia che annula gli stati e i popoli.
Com'è democratico, invece, lui.
E il resto sembra proprio la teoresi della 'Rivoluzione Permanente'...:-(
mescolata col "Diritto del più forte"...
una specie di Marx + Trotzkij + Darwin

Che generazione senza nerbo e senza perchè...
mah

Hesperia ha detto...

Josh, per favore, se hai un po' di tempo guarda questo filmato greco sottotitolato in Italiano :


http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=eSamuPW8muM

Purtroppo è un po' lunghetto (dura 1 h e mezzo circa), ma spiega molto bene come si è arrivati a privatizzare l'universo-mondo. L'educazione e l'istruzione non sfuggono a questa boiata catastrofica. E' questo che le teste di legno di cui si è parlato poc'anzi, non vogliono capire.

Laura ha detto...

Ho sentito anch'io voci di corridoio relative all'inglese come prima lingua nelle scuole e non solo nelle università. Insegno in una scuola media mentre mia sorella insegna in un liceo, e mi ha informato sul progetto per ora in nuce. Cosa si dovrebbe fare secondo voi? A scuola non abbiamo potere se non il collegio docenti e siamo costretti a fare quel che vuole il ministero. Sono d'accordo anch'io su quanto scrive Magris e anche sulle riflesioni che avete fatto. Saluti.

Josh ha detto...

cara Laura...benvenuta nel blog

che fare?
Sollevarsi con picconi e forconi!
Non vedo altra strada.

E capire a fondo per sè, e far capire agli altri, che la globalizzazione, i programmi scolastici 'epurati' e ossequiosi verso certi potentati, comprendono in realtà anche cancellare se stessi, le proprie vestigia,
o per il Dio Mercato, o per il Moloch Euro...finchè non siamo forzatamente diventati tutti uguali ad un modello unico....
che se non si è fatto scrupolo di abbattere lavoro e pensioni, non si farà certo scrupolo di abbattere una lingua e una cultura.

Nel mondo globalizzato tutto è voluto "uguale" da un lato all'altro del globo.
Le lingue e le tradizioni patrie invece sono 'non omogenee' secondo questo malsano progetto.

Non resta che sollevarsi.
Se ti capita puoi leggere sempre in questo blog 2 o 3 post fa un paio di riflessioni su 'Imagine' che ha in nuce qualche aspetto di questo modo obbligato e 'globale'...che viene da lontano, in realtà.
Se si tratta di dimensioni globali obbligate, allora le singole identità di persone ma anche di nazioni non sono più contemplate.

O andando più indietro ancora puoi sentire un pezzo al post 'Death of the West' o un altro che si chiama 'l'Occidente'...parole se vuoi, ma fanno intendere il clima che sta arrivando e quanto vogliono cancellare e perchè, a livello più emotivo che esegetico.

Hesperia ha detto...

Laura, io credo che dovreste usare i vostri organismi collegiali per opporvi con tutte le forze a queste indecenti proposte. Magari scrivendo delle mozioni controfirmate dai più.

POi è tempo che la categoria dei docenti esca dal silenzio rivolgendosi alla stampa, ai media per ottenere ascolto. Ho visto che il Corriere ha pubblicato di recente articoli di professori sul malessere della scuola.
Insomma, ne va di mezzo la vostra sopravvivenza e la sopravvivenza dell'istruzione ed educazione. Se lo stato abdica alla sua funzione, allora siamo al mercato delle vacche. Lo dico senza mezzi termini. Un caro saluto

Laura ha detto...

@@ Josh e Hesperia.

Ho letto già qualcuno dei vostri pezzi e mi piacciono molto. grazie per i consigli che mi avete dato. IO però sono molto timida e la scuola come sapete, è un ambiente molto conformista e inclusivo. I collegi docenti sono dei veri e propri parlamentini che servono a ratificare posizioni già prese dal capo di Istituto. Difficile trasformarli in occasioni per imporre un pensiero libero.
Per ora il problema nella scuola media non c'è ancora. Più che altro è nelle università e qualcosa rumoreggia già nei licei, come mi racconta mia sorella. L'idea della mozione mi pare buona. Se non altro serve a chiarirsi le idee. Grazie e ciao

Josh ha detto...

Hesperia, parlando con un amico di questo episodio e articolo,
mi ha ricordato l'esperanto.

Ma sai che in V elementare avevano cominciato a farcelo fare come materia integrativa pomeridiana?

Questo uso dell'inglese, in questo contesto, non è così distante.

Mi domando anche questo inglese mondialista cosa c'entri più con l'inglese letterario, di Shakespeare, di Chaucer o coi successivi, tutti diversi.

L'esperanto è una lingua finta, di nessuno, studiata a tavolino, è un'altra di quelle opere tipiche massoniche:
ha in sè cosmpolitismo, desiderio di appianare tutte le peculiarità individuali,
e di rendere il mondo tutto uguale da un capo all'altro del globo,
a detrimento dei valori minimi delle persone, del percepire l'idioma materno e la terra d'origine.

L'esperanto era una di quelle iniziative apparenti da cittadini del mondo, ma lo scopo è di relativizzare/se non uccidere le identità-stati-nazioni-appartenenze: una volta fatto, un po' come ora, cosa resta? il...mercato uber alles, e lo sradicamento.

E dopo Zamenhof ...creatore dell'Esperanto, fondatore nel 1905 della Universala Framasona Ligo, mediatrice tra massonerie regolari ed irregolari,
fu portato avanti dopo Zamenhof, da Dazzini e Carlo Gentile (un esoterista):
influire sulla lingua si sa che implica un distaccarsi da sè, dalla radice di sè.

La parola ci differenzia dagli animali, ha una valenza assolutamente spirituale oltre che di appartenenza.

Che dei massoni e un esoterista se ne siano tanto occupati, la dice lunga sul desiderio di mandar per aria l'equilibrio del mondo, ma anche la linearità delle persone singole...

la lingua ha anche un uso rituale, anche per un ateo o agnostico lo stesso, ha una valenza anche rituale personale, non fosse, come per i dialetti per me bellissimi, per altra funzione che di portare avanti la memoria degli avi.

Non si può inventare nulla, in avanti, se non si ripassa mai dalla propria origine, se non si sa chi siamo.
Ma questo è proprio il gioco di alcune consorterie.
Anche con l'inglese presentato in questo modo.

Josh ha detto...

cara Laura, gli insegnanti hanno poi ancora meno potere oggi, stritolati tra 'direttore didattico' e genitori.

Di fatto, se passerà questa inziativa (io la vedo poco praticabile, ma già la sola proposta non mi piace per niente)
si può pensare che arrivi come ordinanza dal Ministero e sarà solo una ratifica dalla solita Commissione Ue (è là che si decide tutto, mica qui) e da vari non eletti....più che una sollevazione di massa non si può fare.

il rischio è che se non si troveranno docenti italiani in grado di insegnare l'italiano in inglese (perdona il bisticcio), d'imperio li assumeranno da fuori, inglesi che parleranno delle nostre materie italiane in inglese,
come in altri settori, favorendo "risorse umane" esterne e mandando chi insegna in italiano a spasso.

Josh ha detto...

@Hesperia

cito

" Se lo stato abdica alla sua funzione, allora siamo al mercato delle vacche. "

ma c'è ancora lo Stato italiano? dopo la cessione di sovranità monetaria, militare, ma anche legislativa...lo Stato si limita a ratificare obbligatoriamente ciò che è predeciso in sede UE, ci piaccia o meno.
Ergo lo Stato non c'è, siamo già al mercato delle vacche.
Anzi al mercato, senza manco più le vacche.

Ricordi il simbolo mitologico dell'Europa, col Toro-Giove e purtroppo lo stupro della ninfa?

http://it.wikipedia.org/wiki/Europa_%28mitologia%29

Oggi è rimasto solo lo stupro

Josh ha detto...

Comunque, più ci penso, più mi disturba.

Questa norma potrebbe avanzare con la "commercializzazione" e mercanteggiamenti vari di Università e gli Istituti che saranno sottoposti a "rating" internazionale.

Dovendo avere un placet internazionale, faranno di tutto per piacere e per comparire nelle liste giuste...per cui tutto è possibile.

E' la tanto desiderata "globalizzazione" che procede per modelli unici.

Le differenze linguistiche allora, invece che ricchezza, sono viste come "non omogenee" al processo di unificazione obbligata della faccia del mondo.

Però penso, anche solo a livello didattico, al di là della cogente simbologia culturale che ci stanno preparando...
Tanto si fa per arrivare a leggere un autore nella lingua originale, e l'Ue che fa?
propone le lezioni tutte in inglese, facendosi beffa di tutte le lingue originarie.

E la maggior parte delle lingue europee sono neolatine, nascono dunque come evoluzione da un qualcosa di nostro.

Sono così stufo di questi fregapopolo, senza mezze misure.

Josh ha detto...

p.s. Hesperia:
ricordi il verso malefico della canzone

"Imagine there's no countries...
it's easy if you try"?

beh....

Unknown ha detto...

Tipicamente da imbecilli è buttarla sul "fascistoide". Queste persone, per non usare altro termine in casa d'altri, dimostrano una tale ignoranza da non sapere che, la nostra lingua madre è il latino. Pari a quella greca. Tutte due sono state la culla della cultura e dell'umanesimo. Ancor oggi chi, ha studiato al liceo il greco, è molto facilitato se prosegue negli studi di medicina. Chi, ha studiato il latino è facilitato nella architettura e le belle arti.
Questi ....... sono rimasti al linguaggio frattocchiano. Ahi per loro. ciaoooooooo.

Josh ha detto...

caro Aladino,
dice il Corriere anche che a caldeggiare la proposta è il prof. e rettore... Azzone,
dal Politecnico di Milano.

:-)

Josh ha detto...

a volte si parla di NWO.

a volte se ne straparla.

L'uniformità linguistica potrebbe esserne parte, come quell'Imagine there's no countries.

Invece di linkare un articolo, comunque un punto di vista di un autore, segno questo link a un florilegio di frasi dei protagonisti stessi, dette da loro spesso su se stessi, in loro libri o in loro conferenze, della serie Ipse Dixit.

http://it.wikiquote.org/wiki/Nuovo_Ordine_Mondiale


"Ci stiamo avvicinando ad un cambiamento globale, l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è la crisi delle superpotenze che, poi si dilagherà in tutto il mondo ed allora... sarà accettato un unico governo mondiale."

David Rockfeller da 'le mie memorie'

"Sono certo che il mondo odierno sia pronto alla progrezione unanime verso la creazione di un solo grande governo mondiale.

Si tratterà di un'entità sovranazionale controllata da un'élite intellettuale e imprenditoriale accuratamente scelta, la gestazione sarà in mano alle banche.

Credo che questo mio progetto sia di gran lunga preferibile all'auto-determinazione nazionale esercitata in tutti questi secoli." (Convegno del Gruppo Bilderberg del giugno 1991 a Baden, Germania)

capito? basta autodeterminazione nazionale, roba vecchia

quindi ci si può interrogare se le lingue nazionali parranno superflue.

Hesperia ha detto...

...e bravo Aladino che ci hai scovati anche qui :-). Pienamente d'accordo su quanto dici del latino e greco.

Come vedi non trascurano neppure più un tassello del loro stramaledetto mosaico. Como direbbero i PInk Floyd (in questo caso l'inglese ci sta) "another brick in the wall". E questo è il mattone che completa la nostra sepoltura come civiltà.

Chiedo venia se intervengo tardi ma ero in viaggio.

Josh, ho letto il tuo documento sull'esperanto che hai messo anche nel blog generalista e ti ringrazio. Le porcate omologanti le hanno già tentate da molto tempo prima, a quanto pare. E' parecchio che ci stanno pensando.

Conoscevo anche le parole di Rockefeller a proposito del NWO.

Josh ha detto...

p.s.

Verso l'inizio nell'art. di Magris,
fa un'affermazione di genio che è come una chiave di lettura di tanto del mondo odierno, è da segnare:

"È uno dei tanti episodi che dimostrano la tendenza odierna - vittoriosa in quasi tutti i campi - a stravolgere involontariamente problemi reali nella loro parodia."

johnny doe ha detto...

Non ne son sicuro,ma credo che in ogni secolo/i ci sia stata una lingua internazionale commerciale,diplomatica o per vezzo....dal latino,all'italiano (?),al francese....ora inglese,per motivi che non sto qui ad illustrare e abbastanza comprensibili.E fin qui nulla di strano.
Però,quando qualche genio,forse svegliatosi male,butta lì l'idea di fare, nell'università italiana, dell'inglese la lingua unica e obbligatoria dell'insegnamento...siamo ai primi sintomi di demenza.
Va beh che quando un altro genio dice che "il successo più grande dell'euro é la Grecia",si capisce che in un paese del genere anche gli asini possono volare....e parlare inglese.

Hesperia ha detto...

Il problema caro Johnny, che a noi è negato il saluto romano, perché fascista. POi invece vedo che i vincitori studiano l'Impero Romano, gli usi e costumi dell'epoca, producono e girano films sull'antica Roma come "Il Gladiatore" e come ben descrivi pensano di usare quale lingua imperial-internazionale proprio l'Inglese, imitando il buon tempo che fu. E' il caso di dire come Brenno "vae victis"!

Hesperia ha detto...

Josh, Magris ne ha detta un'altra di brillantemente condivisibile:

"La proposta di rendere obbligatorio l'insegnamento universitario in inglese rivela una mentalità servile, un complesso di servi che considerano degno di stima solo lo stile dei padroni"