E' da poco trascorso il centenario dalla nascita di Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 Settembre 1912-Roma 2007), e dal momento che è uno dei registi che mi ha avvicinato con passione al cinema e uno tra i preferiti, almeno un breve post, sicuramente non esaustivo, andava scritto.
(Lucia Bosè in "Cronaca di un Amore")
Antonioni è sempre se stesso (per tutta la carriera), "con un occhio aperto al di dentro e uno al di fuori" (per dirla con parole sue) e rivoluzionario fin dall'esordio. Non ho mai trovato cinema ...gratuito, fatto tanto per girare, in lui. "Cronaca di Un Amore" (1950) chiude la stagione neorealista, invitando a uno sguardo sul mondo interiore, sulle dinamiche psicologiche e comportamentali della modernità d'allora (la pochezza spirituale della borghesia d'allora). Non è un film (come nemmeno gli altri suoi primi) sulla vita tipica del dopoguerra, neorealistico, ma un film su ciò che il dopoguerra ha lasciato nelle anime, e sulla via che si stava intraprendendo in quegli anni.
Per usare sue parole ancora "penso che gli uomini di cinema debbano essere sempre legati al loro tempo, non tanto per esprimerlo e interpretarlo nei suoi eventi più crudi o tragici, quanto per raccoglierne le risonanze dentro di noi...."(marzo 1959). Regista spesso non del fatto, della Storia, dunque, ma della risonanza interiore, dell'eco che un evento, un clima provocano, e per questo sempre sottile, e a volte brutale e trasparente come pochi nel mostrare, nel rendere evidente una condizione, che sembra palesarsi da sè, senza apparenti interventi narrativi.
Senza questo breve passaggio è forse impossibile intendere la poetica di Antonioni.
Ancora abbiamo "I Vinti" (1953), "La Signora Senza Camelie"(1953), "Le Amiche" (da Cesare Pavese, 1955), il bellissimo (ma anche crudele e tristissimo, pieno come di una prostrazione interiore) "Il Grido" (1957) con Alida Valli, dal finale secco e spiazzante....
(un'inquadratura de "Il Grido": l'ambiente, qui la nebbia della pianura come correlativo oggettivo del grigiore interiore)
.....fino al periodo detto dell'Incomunicabilità, con i capolavori
_"L'Avventura" (1960) con Lea Massari e Monica Vitti, la scomparsa di una donna sullo sfondo, divenuto paesaggio protagonista e straniante, delle Eolie, Noto e Taormina ripresi in maniera inedita;
'L'Avventura' è uno dei film che segna la svolta della cinematografia anni 60, non solo per Antonioni ma per il mondo intero, percorso da Nouvelle Vague, Free Cinema, Cinéma-Véritè....
Antonioni si situa in questo panorama con la ricerca di una nuova significazione filmica, in senso antispettacolare...gli avvenimenti paiono dilatati, i personaggi sondati senza pietà;
_"La Notte" (1961) con Monica Vitti e Jeanne Moreau, considerato uno dei film chiave del maestro e un film unico sulla borghesia intellettuale raccontato in maniera originale (con la musica di Giorgio Gaslini), non privo di critiche sulla vita di coppia e sulle relazioni sociali, presentate in modo amaro e talvolta disturbante;
_"L'Eclisse" (1962) con Roma (l'ex Borsa, l'EUR) a un certo punto mostrata vuota e con architetture del silenzio alla De Chirico, sfondo di un amore impossibile e di una inconciliabilità totale tra esseri;
_"Il Deserto Rosso" (1964) primo suo a colori, con una Ravenna disumanizzata e industriale, fatta solo di fabbriche, alienata e resa quasi "elettrica" attraverso un uso calcolato del colore (parte del profilmico e dell'ambientazione venne dipinta a mano, per aumentarne l'effetto saturazione) che sottolinea l'estraneità del mondo esterno 'plastificato' e la violenza (anche morale, interiore) della contemporaneità.
(Monica Vitti in "Deserto Rosso")
Il periodo esistenziale o dell'incomunicabilità vede susseguirsi più caratteristiche (in parte comuni a tutto Antonioni, sempre):
_il tema dell'alienazione dell'uomo, le aspirazioni del singolo frustrate in una società assurda e insieme conformista, la conseguente perdita di sè;
_un modo di narrare che tiene conto di Proust, di Camus, delle avanguardie, con la scomparsa del racconto lineare e un uso inedito del piano sequenza;
_il racconto è frantumato, e viene data importanza a lunghe pause e momenti statici, che però si caricano di significati simbolici e metaforici;
_una ricerca visiva progressivamente più intensa, con studi sulla profondità di campo, messa in evidenza dei volumi, i tagli studiatissimi delle inquadrature, il procedere alla narrazione non per sintagmi causa-effetto: tecniche per mostrare un uomo annullato e 'malato' nel contesto industriale e postindustriale.
La tetralogia rappresenta un'analisi morale del Novecento, svolta con maestria tecnica e originalità.
Seguono opere differenti, in cui però la critica alla modernità e alla società dei consumi rimane una costante, ma non pare operata da uno sguardo tanto conservatore, quanto da uno sguardo morale, sempre più essenziale, alla ricerca dell'anima delle cose.
In Antonioni la familiarità tra l'uomo e l'ambiente, l'uomo e gli oggetti, l'uomo e la vita stessa è scomparsa, da qui il costante senso di enigma che percorre molta della sua opera come una domanda sorda, come di chi non ha risolto il dilemma tra uomo morale e uomo tecnologico.
L'autenticità dell'uomo - ci dice sempre Antonioni- è violata e perduta nel "Mondo Nuovo".
Gira in Inghilterra "Blow Up"(1966), da un racconto di Julio Cortàzar, con Vanessa Redgrave, protagonista una Londra amorale...osservata con uno straniamento da obbiettivo fotografico:
la vicenda del fotografo che in un ingrandimento di una foto scopre un probabile delitto ma non arriva a dimostrare nulla, l'inquietante e irreale partita di tennis, con l'andirivieni della palla come da un mondo all'altro.....diventa il fallimento in generale dell'uomo, o almeno di una generazione, costretta a girare a vuoto senza mai giungere alla verità. Un saggio sull'oggettività della tecnica che rimanda alla metafisica, all'inspiegabilità della vita, del senso.
(scena da "Zabriskie Point")
"Zabriskie Point" (1970) (colonna sonora principalmente dei Pink Floyd) in USA, mitica interpretazione critica di Antonioni degli anni '70, a partire dal luogo reale nominato come titolo del film, nella Valle della Morte...la storia di una "liberazione" reale e simbolica impossibile, e l'esplosione (letterale) della mortuaria società dei consumi.
"Professione Reporter"(1975) con Jack Nicholson, si interroga sui ruoli dell'esistenza, una trama complessa svolta con un linguaggio sempre più contemporaneo. Ma è anche un saggio sull'incapacità umana di stabilire un'interazione vera con la realtà, così come critica del cinema stesso come strumento limitato di interpretazione del reale.
(Jack Nicholson in "Professione Reporter")
Ancora "Il Mistero di Oberwald" da Jean Cocteau (1980), ottimo film questa volta per la televisione, che presenta ancora nuove ricerche sul colore e sulle tecniche di ripresa.
"Identificazione di una donna" (1982) (nella colonna sonora anche John Foxx, Japan...) film più sottile di quanto la critica abbia recepito, con momenti di visioni straordinarie (memorabile il volo degli uccelli a Venezia scorto tra le vetrate/schermi del reale) ma ancora una storia di perdita di sè.
Fino ad "Aldilà delle Nuvole" (1995) co-diretto con Wim Wenders (anno dell'Oscar tardivo alla carriera ad A.) tratto dal suo libro "Quel Bowling sul Tevere". Non va dimenticata l'importante e intensa attività documentaria di Antonioni, e alcuni episodi girati per vari film che non abbiamo citato.
(Tomas Milian in "Identificazione di una donna")
Antonioni morirà nel 2007 lo stesso giorno della scomparsa di Ingmar Bergman.
Per riassumere, sicuramente si può affermare che Antonioni ha saputo unire l'indagine psicologica al vigore drammatico e alla sperimentazione dei linguaggi, ma da maestro del cinema mondiale.
Josh
37 commenti:
Forse per la prima volta da quando mandiamo avanti questo blog, non condivido la tua passione per Antonioni. Essì, c'è sempre una prima volta nella vita :-).
Però buona parte dei film che hai citato li conosco per averli visti (tranne gli ultimi, dato che il personaggio mi annoia e alla fine l'ho mollato, carogna che sono!).
Se devo fare una graduatoria dei tre più grandi cineasti italiani, metto:
1) Fellini
2) Visconti
3) Zurlini
4) Antonioni.
Sebbene Zurlini sia un minore di provincia come preferenze lo metto sopra ad Antonioni. Però ne comprendo l'importanza e la levatura internazionale che ha avuto, è più che meritata. E' solo questione di sensibilità.
Dei film che hai citato il mio preferito è "La notte".
Monica Vitti e Jeanne Moreau gareggiano in bellezza e bravura.
Poi ricordo che ne "L'avventura" ha messo dentro pure Lelio Luttazzi nel cast dei comprimari.
Certo che almeno un tempo il nostro cinema era rispettato e ammirato. Adesso invece...beh, stendiamo dei veli pietosi.
Se può consolarti, anche Ingmar Bergman, grande cultore dei temi esistenziali, non è nelle mie corde. Eppure me lo sono sciroppato tutto.
E beh non si può andare d'accordo su tutto:-)
...a me Antonioni piace da sempre...poi c'è il centenario.
Non sono bravo a stilare classifiche, lo vedo sempre problematico, troppi aspetti di cui tenere conto.
Zurlini lo conosco bene e piace anche a me, peccato che sia stato sempre così poco considerato.
Ma il disaccordo maggiore con te l'ho su Fellini, a me piaceva in alcune cose ma....
Sarà che gli emiliani con i romagnoli non sono mai andati d'accordo? :-))
E poi la Sandra Milo, che ansia....
A me piace molto anche Bergman, sempre ancora di più di Fellini:-)
Non è che non sia bravo per me, lo è...e molto visionario, ma ha a volte una dimensione che non mi appartiene
per me erano invece proprio brutti i suoi "la voce della luna" "e la nave va"
"prova d'orchestra" "la città delle donne"
Pure per "i clowns" e "Roma" non sono impazzito
mi disturbava il suo gusto per la caricatura
p.s. capisco quel che mi dici sulla sensibilità....e i gusti son gusti
ma una cosa un po' mi stupisce...posso dire? :-))
lo penso davvero quel che ho scritto a un certo punto del post
" L'autenticità dell'uomo - ci dice Antonioni - è violata e perduta nel "Mondo Nuovo". "
magari lo fa arrivare allo spettatore in modo...ansiogeno:-) ma è uno dei leitmotiv più veri di tutta la sua opera.
Ma quella lì è una cosa che pensiamo anche noi...cioè tu ed io
Per questo pensavo piacesse anche a te.
Personalmente metterei alcuni passaggi di Antonioni (per es. per l'uso insistito del piano sequenza) nel cinema formalmente "estremo".
A volte il suo desiderio di introspezione è troppo, quasi ferisce, è per me elegantemente ossessivo....sembra voler spaccare l'immagine:
per me anche in questo sta la sua arte....forse tu ci trovi troppa poca "piacevolezza", magari anche per le tecncihe e soluzioni usate.
Allora, parto da Fellini per arrivare ad Antonioni. Fellini come hai detto è forse troppo visionario e anche a me la sua sanguineità romagnola a volte dà fastidio. I film che hai citato (la voce della luna" "e la nave va"
"prova d'orchestra" "la città delle donne") non me ne piace manco uno. Ma "I vitelloni" è un autentico bildungsroman (un romanzo di formazione) sebbene di provincia. E ha influenzato non poco anche il cinema americano. Uno per tutti: "American graffiti", che vale la metà dei nostri Vitelloni. Alla fine colui che non diceva mai che voleva andare via, parte e si crea un'altra vita. Lontana dalla soffocante provincia che rende infantili e dipendenti dalla famiglia. POi mi piace anche "LO sceicco bianco, La strada e Le notti di Cabiria". Bello anche il Satyricon. "La dolce vita" è polifonico ma regge ancora ad una lettura.
Antonioni è vero quel che dici, che è stato l'anticipatore dei temi della modernità come l'alienazione, l'incomunicabilità, l'incapacità di adattarsi ad un mondo artificiale. Però nonostante la sua grande cura per la fotografia, è un regista dell'interiorità, quella che non si lascia fotografare e che rischia di diventare un po' troppo ossessiva, come dici.
Comunque a suo tempo, mi piacque anche Il deserto rosso.
Poi ovviamente c'è Visconti che per me è scrittura cinematografica d'alta classe. Un film che vale per tutti: "Senso" con l'indimenticabile Alida Valli. Ma ora vado OT :-)
Blow Up, lo trovai geniale, all'uscita, ma rivisto a distanza di tempo, l'ho trovato con un po' di polvere sopra. Tutto invecchia, anche l'avanguardia.
Ottimo post, che mi permette di intavolare discussioni su argomenti culturali. Con mia figlia per il film BLOW-UP, e con amici per i film "Zabriskie Point", dove c'è la colonna sonora dei Pink Floyd, e il film "Identificazione di una donna" dove c'è quel volo di uccelli su Venezia.
Ho dimenticato di fare i complimenti a Josh, per la qualità del post sempre molto puntuale e ben documentato. Anche il materiale fotografico è del tutto pertinente. Ma tra noi non c'è bisogno di peana e ça va sans dire.
Certo che Monica Vitti, da eroina dell'incomunicabilità ad attrice comico-brillante della commedia all'italiana, ha fatto un bel salto.
Josh,
una curiosità: cos'è quella K a destra in basso di ogni foto?
@Hesperia:
alla fine su Fellini siamo d'accordo.
Il gruppetto di film felliniani che avevo citato come bruttini vedo non piacciono nemmeno a te.
Sul resto di Fellini, invece sono belli e benriusciti, con delle punte di ironia e di genio, oltre al valore 'nazionale'.
Su Visconti sappiamo già eravamo d'accordo:-)
Alida valli era un'attrice enorme...come capacità...e una donna davvero bellissima.
Certo Hesperia che "Blow up" è invecchiato...così legato a quella Londra, di quegli anni.
E' invecchiato anche Identificazione di una donna, legato a un certo modo degli anni 80....
tutto invecchia, in genere, e di più se lo si genera molto legato a un tempo e un luogo, in fondo....
Sì Monica Vitti è stata davvero camaleontica, da signora dell'incomunicabile ad attrice ironica, spigliata, divertita,
che personaggio! :-)
Mi è sempre piaciuta.
Molti la ricordano come attrica comica, ma è credibilissima nelle parti drammatiche.
Da ragazza era un tipo interessante, bella anche lei, nel suo modo peculiare.
caro Marshall il K .....in teoria lo dovevo vedere solo io, perchè è il mio antivirus per le immagini.
Non ho la più pallida idea perchè lo veda anche tu, nè perchè sia rimasto nella stesura finale,
nè ho la più pallida idea di come rimuoverlo.
A parte questo...insomma non sei di primissimo pelo nemmeno tu:-))
Mai visto un film di Antonioni?
un parere? :-)
p.s. Marshall....
comunque grazie di avermi fatto notare della K....sono appena riuscito a toglierlo..se non me lo dicevi, avrei creduto di vederlo solo io dalla mia postazione, invece era pubblico!
:-) ecco l'ho tolto
Josh, un altro che mi piace a piccole dosi ma che non mi fa impazzire è Wim Wenders, con cui Antonioni ebbe una collaborazione in Al di là delle nuvole.
Poi sul discorso di film che restano più datati di altri, è evidente che tutti siano figli del loro tempo. Ma alcuni per i significati metaforici e per i messaggi icongrafici che hanno, reggono meglio il tempo e non finiscono mai di trasmetterci qualcosa, meglio di altri.
Farò un esempio concreto. Se riguardo per la 50 esima vota "Il terzo uomo" pur sapendo che si svolge in una Vienna del dopguerra che pullulava di spie (da Est, da Ovest) che era un cumulo di rovine ecc. ci trovo sempre qualche dettaglio, qualche inquadratura suggestiva da riscoprire. Viceversa se riguardo un filmetto sperimentale della Nouvelle Vague di tipo " Pierrot le fou" di Godard con Belmondo, quel che ieri trovavo geniale, oggi mi fa quasi sbadigliare.
a me Wenders piace, ma specie prima del 1992, e ovviamente non tutto nello stesso modo.
"L'amico americano" e "Il cielo sopra Berlino" mi sono piaciuti moltissimo.
Invece dopo il 92, dopo "Fino alla Fine del mondo".... quel che è uscito in seguito mi ha interessato meno.
resto dell'idea che esistano film un po' fuori del tempo.
2 casi
"Greed " di Eric Von Stroheim, per esempio...perchè è incentrato non su un luogo e un tempo particolare, ma su un aspetto deleterio dell'animo umano...diventa così paradigmatico, 'assoluto', nel senso latino di sciolto da.
Un altro è Quarto Potere di Orson Welles. E' del passato...ma l'anima perduta...mentre va quella carrellata infinita di oggetti morti e inutili sembra "che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo, ma perde l'anima sua" dei Vangeli.
E quella Rosebud, simbolo di tante cose, ma anche della propria anima e innocenza.
Intendo è un biopic, il biopic per eccellenza, ma ha valori e domande fuori dal tempo, si concentra su punti validi sempre nella vita dell'uomo che trascendono luogo e tempo.
la Nouvelle Vague ha avuto alti e bassi.
Godard specialmente. :-)
Ma se prendo "i 400 colpi" di Truffaut...quando il bambino finalmente arriva al mare...per me ha un significato e un'emozione che si pone fuori del tempo.
Anche un film complesso sulla vita, l'età avanzata, sperimentale come "Providence" di Alain Resnais con John Gielgud non è solo un film degli anni 70....è un po' l'uomo davanti alla vita, alla memoria....non lo trovo un film invecchiato.
Insomma forse dipende anche dai film.
Un altro, Europa 51 di Rossellini.
Un film per me sconvolgente.
Dimostrerà i suoi anni, ma io quella vicenda la capisco e la sento mia, non riesco a legarla a un luogo e tempo.
Dirò che ci sono film che diventano pura emozione, o si agganciano a valori interiori e spirituali, e lì non ragiono più situandoli storicamente.
Josh,
ti confermo che adesso la K non si vede più.
No - non ho mai dedicato molto tempo al cinema, di conseguenza non ti saprei dire se ho o se non ho visto qualche film di Antonioni. Anche perchè, nel periodo in cui andavo più spesso al cinema, badavo forse più a che ci fossero presenti determinati attori.
Oltre al già citato Hitchcock, anche BLOW-UP è stato argomento d'esame per mia figlia. Dei Pink Floid, invece, ricordo d'averne parlato questa estate per via di certi omini di Magritte presenti sulle copertine dei loro primi CD.
Di quel volo d'uccelli su Venezia, ti sarà ormai noto il mio amore per questa città. Comunque, Antonioni era di Ferrara, e anche questa è stata una città per la quale avevo nutrito un innamoramento pazzesco, sentimento trasferito poi in questi, e numerosi altri post.
Esattamente quanto volevo dire io sui film datati e su quelli che chiamerei film-simbolo che si collocano "al di fuori dal tempo", J0sh. Poi si sa, ciascuno ha le sue preferenze e i SUOI film-simbolo, in relazione alla propria vita.
I 400 colpi e Il ragazzo selvaggio, resteranno sempre film iniziatici e la scena di cui parli è una delle più poetiche della storia del cinema.
Di Godard trovo sempre fresco, giovane e proponibile "A' bout de souffle" (Fino all'ultimo respiro). Poi c'è lei...Jean Seberg che è ancora più modernamente deliziosa delle ragazze d'oggi con quella pettinatura alla Giovanna d'Arco.
I due film che hai citato su Wenders sono anche i miei due prediletti di quel regista e ci aggiungerei anche "Alice nella città". Poi è diventato pallosetto.
Devo dire che pure a me Antonioni non ha mai entusiasmato.Non conosco i suoi primi films,solo da L'avventura in avanti.Li ho visti tutti,e spesso mi sono anche annoiato.Non discuto la difficoltà di rendere cinematograficamente certi temi (a proposito,l'unico film che ho iniziato una decina di volte e mai finito di vedere é L'anno scorso a Marienbad,un mattone per me ineguagliabile),ma il cinema non é un libro.
Ma forse dipende solo dal mio non affinato gusto cinematografico,per cui non saprei esprimere giudizi su questo autore.Prendo comunque nota che é apprezzato i tutto il mondo,quindi il mio scarso entusiasmo dipenderà solo da mie idiosincrasie.
Su Fellini sono d'accordo coi vostri distinguo.
Dei nostri,io preferisco sempre Visconti.Poi tanti altri han fatto film pregevoli,Elio Petri,Rosi....ricordo in particolare il Florestano Vancini di "Le stagioni del nostro amore",un film che mi rimase dentro,come si dice...e non sottovaluterei nemmeno il Dino Risi anni sessanta "Il sorpasso","una vita difficile"...non é che perchè sian meno impegnati manchino di profondità.
Ciao ragazzi.
Hesperia, di Godard 'A bout de souffle' è sempre carino.
Diciamo che sono più indigesti di Godard i film programmatici 68ini comunisteggianti, a parte che non è la mia idea, ma perchè spesso film quasi a tesi....pesanti, "eduicativi" almeno nella sua intenzione
Godard è in fondo un formalista, uno che gioca con la forma del cinema, col montaggio, e in maniera molto evidente.
A volte dice cose che sono oltre la forma, a volte, invece, a mio avviso, non riesce.
Se non pretendo da Godard che mi tocchi il cuore e l'anima, ma mi limito ad assistere alle sue insolite capacità di costruzione e continua destrutturazione della storia, da questo punto di vista allora mi possono piacere "Weekend", "Questa è la mia vita", "Alphaville", "Una storia americana"....ma anche "Passion", Prenom Carmen", "Detective"
:-)
@Johnny...
a me Anotnioni devo ammettere che piace, ma ho seguito sempre molto cinema...cioè mi piacciono decine e decine di registi, magari non in tutta la loro opera, e non in ogni aspetto, ma ognuno per qualcosa.
Personalmente ...per me di Antonioni si capisce che è di Ferrara, della bassa....la depressione (anche geografica) di quella zona tutta piatta e in parte sotto al livello del mare, la sua angosciante campgna, la stasi simbolica che si respira in certi luoghi abbandonati al tempo,
fa affiorare l'ansia che si coglie in alcuni suoi film.
E' un paesaggio esteriore che corrisponde a volte al paesaggio interiore. Ovvio Anotnioni non è solo questo, ma conoscendo quelle terre bene, lo capisco.
In certe soluzioni tecniche lo trovo geniale. Ma in tanti sono stati creativi, magari in modi più immediati e hanno inventato nuovi mondi di narrare.
Per quanto riguarda il caso Italia...è uno dei pochi registi non obbligatoriamente marxisti che abbiamo avuto, e solo per questo lode al coraggio visto come è stata messa e come è messa la nostra povera nazione da questo punto di vista, anche in ambito registico.
@Johnny:
A me piace Alain Resnais e "L'anno scorso a Marienbad" anche se lento e fatto di giustapposizioni di "quadri" mi piace, se non altro per il gioco inventivo.
Ma Resnais è da scoprire. Non mi sono invece piaciuti i suoi ultimi con le canzonette, davvero...inudibili.
Molto carino "Le stagioni del nostro amore" di Vancini.
In quel film c'era Anouk Aimee.....
se ti piace potresti recuperare i film che girò con Jacques Demy (altro regista francese sottovalutato)
p.s. di Dino Risi oltre ai suoi più famosi, se ti capita vediti anche il suo periodo introspettivo/autunnale composto da "Anime Perse" (un po' delirante in effetti ma bello)
e
soprattutto "Fantasma d'Amore" più profondo e ben girato di quanto si supponga dal titolo,
colonna sonora di Riz Ortolani e Benny Goodman, con Romy Schneider, bella anche la sceneggiatura dal libro di Mino Milani.
Tu sei un cinefilo agguerrito a mio confronto Josh....e capisco le tue argomentazioni su Antonioni (che certo in parte anch'io avevo capito,specie il gioco di stati d'animo interno-esterno),ma purtroppo non ho mai potuto evitare una certa noia in certi suoi films.Cosa ad esempio che non mi accade con Bergman.
Su Marienbad ho gettato la spugna,manco sotto tortura...
Sai,un conto é osservare una cosa da studioso,un altro da semplice fruitore,anche appassionato.
Quando uno studia una qualsiasi cosa non si annoia mai.
Io sono un semplice spettatore,poi dipende pure dall'indole personale e di temi che possono prenderti o meno.Per non parlare degli aspetti squisitamente tecnici che spesso sfuggono ai non addetti ai lavori.
E certo,sono miei i limiti..
Tu mi parli di certi films che mai ho sentito nominare..mi sto facendo una cultura cinematografica...
Quanto ai registi marxisti,visconti si spacciava per tale,credo molto per posa,da snob quale era...ma ha avuto il merito di non inzuppare di tale ideologia i suoi films....capisco che era un esteta del cinema,forse meno interessante di altri per i tuoi gusti...ma non trovo uno dei suoi films che non mi sia piaciuto...da semplice fruitore di cinema.
Johnny, magari non mi sono spiegato bene...
non ho nulla contro Visconti, è da sempre uno dei miei registi preferiti
Non l'ho mai citato (in questa discussione, ma in altre sì) perchè lo davo per scontato
Visconti aveva un modo di 'affabulare' sempre molto complesso, non era solo un'esteta
aveva anche un grande senso della storia, nel senso proprio della Grande Storia, che stava sullo sfondo (e le ricostruzioni minuziose, maniacali) su cui si stagliava la vicenda di un nucleo umano che veniva ingrandita. Ottime le sceneggiature e i tagli di montaggio, inquadrature.
Riferimenti letterari, musicali e pittorici d'altissimo livello.
Sai chi ha ...peccato d'estetismo?
2 suoi allievi, come Zeffirelli e Bolognini.
Cioè bravi, ma ogni tanto veniva meno la sostanza, eppure restava la forma lussureggiante.
In Visconti dicevo notevole taglio delle inquadrature a senso, della fotografia, scenografia e degli attori....non era solo un esteta
aggiungo 2 note di colore:
quali sono i miei film preferiti di Visconti? tutti, compreso il discusso "L'innocente" considerato dalla critica poco ispirato.
Su Antonioni "statico" e meditabondo: era una bilancia....se volessimo fare psicologia dell'arte, forse della bilancia, almeno nei film, incarnava quell'astrazione tipica del segno zodiacale "oggetto" (l'unico ad essere un oggetto nello zodiaco) quindi l'astratto per antonomasia.
Ma no Josh...ho capito benissimo il tuo discorso e manco mi é passato per la testa cheavessi qualcosa contro Visconti...
L'ho chiamato esteta (che non é affatto una parolaccia) ,perchè lo era nella vita e nel senso della grande cura e importanza che dava anche ai più piccoli particolari della scenografia,da non confondersi con un estetismo fine a se stesso.
Quello che poi mi ha sempre colpito é stata la varietà tematica della sua opera.Da Rocco e i suoi fratelli...alla Caduta degli dei...da Ossessione a Gruppo di famiglia in un interno...dallo Straniero al Gattopardo...dalla Terra trema a Morte a Venezia... tanto che vedo un certa difficoltà nell'individuare il motivo ispiratore,il filo conduttore della sua opera,per non parlare di messaggi,a mio vedere inesistenti.Credo che ogni suo film sia un mondo a sè.Un po' come Kubrick.Sbaglio?
caro Johnny....
Visconti e Kubrick similmente sempre variati fino a un certo punto:-) Kubrick lo è molto di più
In Visconti si nota il primo periodo più post-neorealista, poi il resto abbastanza costante, più 'decadente'.
Ma lungo tutto il suo corso cinematografico rimane la derivazione fortemente letteraria dei film, la scelta di attori/attrici "iconici", la Storia sullo sfondo, l'approccio teatrale, e sempre il dramma, il dramma e il dramma. Sono costanti.
Visconti (pensa ai film in ordine):dramma verista-dramma neorealista-dramma risorgimentale/passionale decadente-dramma dostevskiano-dramma contemporaneo-dramma letterario-dramma storico decadente-poi e dramma decadente fino alla morte...con segnatura scorpionica (la sua) di Amore e Morte.
Kubrick va molto più di palo in frasca. Noir-Guerra-Peplum/Epico-Commedia Pruriginosa-Fantascienza-Grottesco-Storico-Horror-Guerra-Dramma contemporaneità malata.
:-)
Vero,fino ad un certo punto...
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cara sciura anonima, i piumini moncler non li mettevo manco da regazzino negli anni 80 :-))
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