domenica 17 novembre 2013

Madame Hardy: un libro, un disco...





L'immagine che noi Italiani abbiamo congelato di Françoise Hardy è quella della graziosa ragazza alta, longilinea, dallo sguardo malinconico e dai lunghi capelli, nello stile anni '60.
Per i cinquant' anni della sua carriera la sua casa editrice musicale, tanto per lasciare il segno, le ha chiesto un libro e un disco. Così nasce il libro "L'amour fou", un manoscritto che aveva nel cassetto trent'anni prima,  ed il disco omonimo. Ma col tempo, piove argento sui suoi capelli, e  tuttavia, con quel caschetto bianco alla Andy Warhol si mantiene magrissima quasi immateriale come non mai, e creativa come non mai. In Francia non è un mistero che  Bob Dylan fosse stato innamorato di lei (tempi orsono, le dedicò una poesia), che Mick Jagger la considerasse "il suo ideale" di ragazza e che David Bowie fosse affascinato da lei e rimase piccato che di passaggio a Parigi per i suoi concerti, lei non venisse mai a trovarlo. Françoise sgrana gli occhioni quando glielo ricordano e sembra chiedersi incredula "Perché proprio io?".
Quale ragazza si sarebbe fatta scappare simili occasioni? Lei che sposò l'attore-cantante Jacques Dutronc (foto sottostante), parigino come lei e attraente quanto lei (lo si è visto in "Grazie per il cioccolato" di Claude Chabrol) rimanendogli praticamente legata per la vita, con un figlio nato da questo legame di nome Thomas, buon musicista e arrangiatore.

Tanti, i successi discografici, molti dei quali tradotti anche nella nostra lingua (fino al '74). Su questo blog ho già inserito "L'amitié" , un brano topico che spesso duetta con altri artisti. "Des ronds dans l'eau" (Cerchi nell'acqua) fu inserito da Lelouch in "Vivere per vivere" e ripreso da Gabriele Muccino in "Ricordati di me". "Message personnel" è stato inserito da François Ozon in "Otto donne e un mistero" e fatto reinterpretare da Isabelle Huppert, al pianoforte. Di  "Voilà" (stupendo pezzo, tradotto in Italiano col titolo "Gli altri" da Herbert Pagani) ne è stato ripreso l'incipit da Robbie Williams in "You know me" (quello in cui saltella su un prato vestito da coniglio) . Incide oltre a pezzi suoi anche alcuni di Gainsbourg (tutti ricorderanno "Il pretesto", versione italiana di "Comment te dire adieu"). 
Nel frattempo la vita l'ha colpita da una malattia leucemica dalla quale fortunatamente ha saputo guarire. Ci sono ancora tante belle cose da vedere e da scoprire al mondo. Pertanto,  dopo questa dolorosa esperienza, nasce  un disco che è una vera perla: "Tant de belles choses".
La sua leggendaria giovinezza di ragazza perbene,  timida, introversa, catapultata quaasi per caso nello showbiz, è ormai alle spalle. Come pure quello charme discreto (da non confondere con il chiassoso glamour all'americana)  che molti illustri couturiers hanno esaltato facendone una sorta di loro ninfa Egeria. Paco Rabanne la vestì con miniabiti di scaglie metalliche argento e oro, André Courrèges costruì sul suo fisico asciutto e androgino le sue geometrie optical, St. Laurent e Cardin confezionarono per lei, eleganti smoking con giacca e pantaloni in  nero. Poi giubbotti (chiodo) e gonne in pelle nera, giacconi-pile casual a quadri. Musa anche per Dalì che amava  alla follia le donne-stelo di quegli anni, come lei (foto piccola in basso a sinistra). Il fotografo Jean-Marie Périer (suo ex fidanzato) ha promosso di recente al Beaubourg di Parigi una mostra fotografica dove è l'indiscussa protagonista dei suoi scatti per le più importanti copertine di magazines che se la contendevano (Vogue, Elle, Paris Match ecc.). E racconta come fosse sempre prodigiosamente fotogenica.

I francesi l'amano ancora moltissimo perché è rimasta tra le poche étoiles veramente Made in France, insieme allo champagne Dom Pérignon. Pertanto non hanno gradito il remake (invero patetico, data la sua non più verde età) che Carla Bruni ha fatto del suo primo successo "Tous les garçons et le filles". Carlà si mette una chioma hardyneggiante davanti agli occhi e intona la canzone con voce in falsetto cercando di atteggiarsi a ragazzina adolescente. "Elle est malade?!?" "Catastrophique!" "Affreux!" sono solo alcuni dei commenti allibiti dei francesi. Provate a leggere gli insulti che le fioccano addosso, sia dai francesi che dagli italiani che per non essere da meno,  replicano: "Tenetevela pure! Noi qui non la vogliamo", nei commenti su You tube. Povera Carlà!

Le posizioni politiche di Mme Hardy a favore di Marine Le Pen, vengono confutate dalla gauche au caviar, ma piacciono ad una buona parte di francesi. Fu lei a parlare per la prima volta di "razzismo antibianco", infrangendo un tabù mediatico. Il cinema in passato se l'è accaparrata ne "Il castello in Svezia" di Vadim, in "Grand Prix"  di John Frankenheimer e poi la si vede in una particina finale della commedia esilarante "Ciao Pussicat!" di Clive Donner,  con Peter O'Toole e Peter Sellers, nel ruolo della ragazza della réception d'albergo che fa ingelosire Romy Schneider. Ma come lei stessa ammetterà, il cinema l'annoia, tant'è vero che  non vi si è mai applicata con troppo zelo e impegno. La musica invece no e va avanti, e ora anche la scrittura.

Il suo libro "L'amore folle", presentato l'estate scorsa alla Fiera del Libro di Torino, l'ho preso in mano non senza una certa iniziale reticenza nei confronti della gente dello spettacolo che scrive. Invece poi leggendolo ho trovato eleganza, raffinatezza, stile, l'influsso di buone letture (ama Henry James e Edith Warthon) e perfino cura nell'espressione. E' un lungo monologo interiore sui sentimenti per un uomo che sembra sempre lo stesso, ma in realtà a comporre il racconto (récit lo chiama lei) sono alcune sue importanti relazioni amorose incastrate ad hoc, sempre e solo con la stessa tipologia di uomo. Una tipologia ricorrente che crea dinamiche altrettanto ricorrenti in una sorta di dolorosa coazione a ripetere, in uno scambio di ruoli psicologicamente sado-maso .
Nota dell'editore: Un romanzo-confessione, una storia d'amore intensa, sofferta, fra passioni e gelosie, erotismo e assenze. "Nel suo L'amore folle Françoise Hardy racconta senza difese la generosità in amore. Ci è sembrato un buon motivo per scegliere di pubblicare il suo dolce, straziante romanzo. Perché fare come lei, abbassare lo scudo per offrire la faccia al vento, è il solo modo di capirlo fino in fondo, questo mondo", dice Tommaso Gurrieri, direttore editoriale delle Edizioni Clichy, che nella collana Gare du Nord porta dal 22 maggio il romanzo in libreria in Italia (176 pag., 15 euro).

 
Già ebbi modo di leggere sul web il suo primo libro autobiografico "Le desespoir des singes et autres bagatelles" e ci trovai stoffa di autentica memorialista. Eppoi, che bel titolo! La disperazione delle scimmie è il nome che i francesi danno all'araucaria, quella pianta andina con i rami spinosissimi che non rende  certo agevole l'arrampicata. Nessuna compiacenza narcisistica da parte di Françoise, distacco verso il culto del "sé", capacità di essere ad un tempo lucida, chiara, trasparente e analitica, ma anche pudicamente elusiva. E' un buon inizio.



L'avrà scritto davvero lei? - mi sono  chiesta incredula. In effetti sì, e a dimostrarlo, è il secondo libro sull'amour fou,  tema sempre caro alla letteratura francese.



 Ma L'Amour fou è anche il titolo del suo ultimo CD, che in Italia (a differenza del libro) non è ancora arrivato. In Francia si vendono simultaneamente libro e disco. Nella compilation discografica segnalo "Pourquoi vous?", una melodia dolcissima, un classico che si avvale solo di piano e di archi cantato con la sua fragile voce, brano che ho messo alla fine del post. E anche la suggestiva "Normandia", un omaggio alla sua regione di nascita. In epoca di volgarità, lei scommette ancora nella forza dei sentimenti.
Ora  che Françoise è  una signora agée, è diventata ancora più brava e continua la tradizione dei cantautori francesi  permettendosi anche qualche sua versione personale  di mostri sacri che hanno lasciato il segno nella storia della chanson (di Brassens interpreta "Il n'y a pas d'amours heureux", di Prévert il famoso "Les feuilles mortes",  mentre riprende "La mer" di Trenet).
Sempre operosa, silenziosa, ascetica e  riservata, madame Hardy ha saputo dimostrare che anche nella società dello spettacolo ci sono individui per i quali  l'Essere ha una valenza superiore all'Avere.

 


Recensione del libro "L'amore folle" : http://www.sololibri.net/L-amore-folle-Francoise-Hardy.html

Hesperia

17 commenti:

Eddie ha detto...

I must say, this woman was absolutely beautiful. Just incredible!

Hesperia ha detto...

Yes she was. I agree...

Peccato che tu non conosca l'Italiano Eddie, perché ci sono tante altre interessanti informazioni su di lei, nel post.

Josh ha detto...

Oh lo immaginavo che prima o poi le avresti dedicato un post:-)

Sì è vero, il pezzo è una miniera d'informazioni.
Ripasso entro sera dopo pranzo e beverone energetico a vedere se mi ripijo, ce ne sono di cose da dire.

Comunque bellissima ragazza un tempo e bella signora oggi, misurata e intelligente, direi sempre elegante, quindi una rarità. Il libro non l'ho letto e temo non ne avrò il tempo, ma musicalmente la conosco un po'.

Hesperia ha detto...

Beh, l'ho dedicato alla Faithfull (che in quanto nordeuropea un po' le assomiglia pure, ma non nello stile di vita che in F.Hardy è ben più morigerato), ora lo dedico pure a lei.
Il libro, come ti ho detto, non è un capolavoro letterario (e nemmeno lei lo millanta per tale) ma è garbato, gradevole e rivela un animo profondamente sensibile e sentimentale.

Oggi sì, è come dici: signora molto raffinata, una chansonnière che continua la carriera secondo moduli tradizionalmente francesi, e con idee poco convenzionali. Con l'aria che tira circa il pensiero unico, non è poco.

Josh ha detto...

per l'occasione non posso non segnalare la presenza di brani della Hardy nell'orrido film "Se devo essere sincera" del 2004 con la Litizzetto:-))

http://it.wikipedia.org/wiki/Se_devo_essere_sincera

il marito (della Litizzetto) nel film aveva un culto-fuga dalla realtà per la Hardy, ecco perchè la sua voce è presente in tante sccene del film.

la divertente "Comment te dire adieu?" è comparsa un po' ovunque, dalle sfilate di moda alle pubblicità del tonno (As do Mar)...aveva dietro lo zampino del solito Gainsbourg.

Josh ha detto...

Di recente ho sentito solo il suo "Clair Obscur" che però è già un album del 2000...devo dire non ho gridato al miracolo, preferivo i lavori precedenti o le cose che hai postato finora.
Ma per giudicare, per me, bisogna come per tutti i casi, conoscere tutta la discografia.

Josh ha detto...

il giubbotto detto ormai chiodo, nella sua prima versione cult era lo Schott Perfecto.

http://www.schottnyc.com/about.cfm

Hesperia ha detto...

Quali che siano le musiche che ci inserisce dentro, i film della Littizzetto ( e le sue comparsate in tv) non le guardo manco per errore, da tanto mi fa schifo il personaggio! Ma questo lo sai già.

Se guardi il video della canzone di Gainsbourg (Comment te dire adieu, che mi piace di più nella versione italiana, una volta tanto), vedrai che nel vederla molto ben vestita e a colori, qualcuno l'ha paragonata fisicamente a Lana del Rey. E che qualcun altro si è offeso e ha scritto in Inglese:



"Lana wishes had a real nose, real lips and real cheeks without implants and wishes she had a beautiful voice. There isn't a real thing about that industry today. People call her perfect and they have no idea what a real human looks like it. IT is pathetic".

Hesperia ha detto...

...e ancora:

"What a babe, Lana del Rey wishes she could be her".

Ma la differenza è tra lo "charme" (che deriva dal latino carmen-carminis) e il "glamour". Quest'ultimo è sempre artefatto e deve ottenere un effetto immediato.

Hesperia ha detto...

Poi ti consiglio di andare a vedere la Carlà, come strazia la voce e come è patetica mentre cerca di fare la ragazzina. C'è da scompisciarsi nel leggere i commenti di quel link che ho messo.

E pure della sua versione de "Il cielo in una stanza", che fa particolarmente pena. Ma come diavolo si fa? - dico io...
a fare operazioni di questo tipo?

Josh ha detto...

a me Carlà non è mai piaciuta in nessuna salsa, e pure come modella m'è sempre parsa brutta anche da ragazza 20 anni fa e passa.
Figurarsi con le canzoni, improponibile.
A me piaceva Linda Evangelista.

Sul parallelo tra la Hardy e lana del rey, ovvio che non tiene.

Ma è sbagliato anche come paragone, sono diversi ordini,
perchè la del rey è una sorta di musa di plastica e insieme emblema lei stessa della MORTE del sogno USA.

Lana troppo americana per ogni accostamento, oltre le plastiche.
Una figura trasparente attraverso cui passano stratificazioni di immaginario cinematografico e di mode underground, ma senza incarnarle a fondo veramente.

Ma io non sono un vero fan di lana del rey, anche se alcune sue cose in mezzo alla plastica non sono così brutte nel panorama attuale.

E' che nel momento in cui sono uscite hanno assunto una sorta di simbologia collettiva malsana che era una chiave per leggere il presente, cosa che i più evidentemente non hanno fatto.

Diciamo che prima di tutto non mi piace troppo il "pop" e mai m'è piaciuto.

Già in quel post avevo chiarito che a me piacciono un po' da sempre per es. Siouxsie (e siamo nel rock, e dal 77 in poi l'ha riscritto, poi può non piacere),
Monica Richards (e siamo nell'indefinibile) e tra le giovani Zola Jesus.
Sono sempre state sperimentatrici, hanno doti vocali e di scrittura di parole e musica (alcune da decenni), e vivono fuori dal biz. Nemmeno penso che non abbiano mai fatto, nemmeno loro, nessun passo falso.

Se devo rimanere nel cantautorato classico, allora trovo sempre difficile battere Joni Mitchell.

Ma a nessuna di queste che conosco a fondo ho mai pensato che lana potesse nemmeno lucidare le scarpe.

Quel post aveva più soprasensi che non sono stati colti, e ci si è un po' limitati a mettere in ridicolo il personaggio, senza intendere fino in fondo ciò che di cui era l'emblema, magari anche involontario.

Josh ha detto...

Un pochino, tra le recenti,
anche Patricia Kaas, di cui alcuni album non sono così male, vorrebbe forse avere la grazia della Hardy.

Hesperia ha detto...

Ed ecco la scena divertente di "Ciao Pussycat" (What's new Pussycat) in cui c'è la scena di gelosia di Romy Schneider perché Peter O'Toole apostrofa F.Hardy con l'epiteto di "Pussycat":

https://www.youtube.com/watch?v=WgcSgZGxROs

Ma tu non sai un retroscena-gossip che pochi sanno:

nella vita reale Romy Schneider durante la lavorazione di un film di ZulaWski "L'importante è amare", ormai in preda all'alcolismo, corteggiò e di portò a letto Jacques Dutronc, marito di Françoise, suscitando ovviamente malesseri e gelosie da parte di lei. Strana la vita, eh?

Josh ha detto...

Per me la Schneider era di una bellezza e magnetismo senza pari...

ma la passionalità nel suo caso era come qualcosa di sotterraneo e violento che si rivela solo quando è un po' più adulta ed è come un elemento che scompagina l'eleganza perfettina che aveva da ragazza.

Sì mi ricordo di Ciao Pussycat.

"L'importante è amare" di Zulawsky l'ho visto e mi è piaciuto molto, anche se è un po' diciamo estremo...ma coglie qualcosa di veritiero per me delle pulsioni sotterranee e drammatiche, che erano la vera cifra di Romy.

Comunque no, non sapevo mica del marito e dei retroscena.

Hesperia ha detto...

Eh ma devi rivederti la scena di Romy gelosa che piglia a borsate in testa Peter O' Toole :-)

Sì, il biondino del citato film di Zulawski era Jacques Dutronc.

nicoletta ha detto...

In effetti sì, l'incipit di You know me è identico a Voilà di Françoise:

https://www.youtube.com/watch?v=tyg3RtALnwg

sarà un caso o è voluto?

Hesperia ha detto...

Molto carino il video di "You know me" con Robbie Williams che fa il coniglietto innamorato, grazie Nicoletta.
Secondo me è una citazione voluta. A quel livello, mica possono screditarsi con accuse di plagio.
Stasera l'ho visto in tv presentare il suo ultimo disco di classici del swing.