martedì 3 dicembre 2013

Dal pasticciaccio di Gadda all'imbroglio di Germi

Mi è capitato di avere in dono il DVD del film  "Un maledetto imbroglio" di Pietro Germi, primo importante esempio di poliziesco italiano. Mediaset per il tramite di  Fedele Confalonieri, che è persona assai colta, ha avuto la funzione meritoria di provvedere al restauro dei nostri capolavori cinematografici dal dopoguerra a oggi in DVD nella collana cinema forever. Avevo in mente di fare un post su Germi cineasta sui generis in quanto anche interprete e attore dei film che dirige, ma la visione di "Un maledetto imbroglio" mi ha suggerito lo spunto per un altro tema: non poter venire mai a capo di una scomoda verità. Sì, insomma, l'intrigo investigativo che non si dipana e che non fa piena luce sui delitti. Vorrei partire innanzitutto dal capolavoro di Gadda "Quer pasticciaccio brutto della via Merulana": impensabile tradurlo nello schermo, in quanto l'autore persegue nella sua intricata narrazione, dei fini linguistici. Poi dirò, nello specifico,  delle utili modifiche apportate da Germi, al soggetto gaddiano.
 

La prima parte del romanzo è incentrata sulla scoperta dei delitti e sulle indagini tra gli esponenti della borghesia romana, mentre la seconda sulle indagini all'interno del proletariato della periferia della città.

Il romanzo è privo di un vero e proprio protagonista, o di un punto di vista che rifletta quello dell'autore, se non a tratti il personaggio di Ingravallo, che cerca di porre ordine in una situazione caotica.

La mescolanza tra le situazioni, i personaggi, e il loro linguaggio, dà luogo a un plurilinguismo e a un intreccio tra spaccato popolare e borghese.
Rappresenta probabilmente, con La cognizione del dolore, la migliore opera dello scrittore; nel romanzo, infatti, il virtuosismo linguistico e sintattico, il "barocchismo" e l'uso di più livelli di scrittura (dal dialetto popolare alla descrizione con echi manzoniani, dai termini arcaici fino alla pura invenzione di vocaboli) rappresentano la complessità della realtà ed insieme la sua essenza fatta di "percezioni": l'affascinante "buccia delle cose". Detto "pasticciaccio", secondo l'occhio disilluso di Gadda, riflette inoltre l'agglomerato di linguaggi e comportamenti, orrori e stupidità, della società italiana. Un narrato apparentemente comico (si pensi alla scena della defecazione della gallina), quindi, non deve trarre in inganno il lettore. Questo espediente vuole mettere in luce il garbuglio di un mondo che più che comico è grottesco, e svela così una condizione drammatica cui non si può porre rimedio. Secondo  Gadda la realtà è troppo complessa e caleidoscopica per essere spiegata e ricondotta ad una logica razionalità. Per lui la vita è un caos disordinato, un "pasticciaccio" di cose, persone e linguaggi da cui non si riesce mai a trovare il bandolo dell'intricata matassa.
Pietro Germi e Carlo Emilio Gadda


Durante i primi anni del fascismo a Roma, il commissario della Squadra Mobile di Polizia Francesco Ingravallo, rude e orgoglioso molisano, è incaricato di indagare su un furto di gioielli ai danni di un'anziana donna di origini venete, la vedova Menegazzi. In seguito viene uccisa, nello stesso palazzo che era stato teatro della rapina, la moglie di un uomo piuttosto ricco, la signora Liliana Balducci. Il luogo del furto e dell'omicidio è un tetro palazzo di via Merulana 219, noto come "Palazzo degli Ori", situato poco distante dal Colosseo.

La narrazione parte con la descrizione dell'ambiente attorno alla signora Balducci e si allarga ai Castelli Romani da dove provengono le domestiche della signora e le "nipoti", ragazze che accoglieva come figlie per compensare solitudine e mancata maternità. Intorno una folla di comparse: la svenevole e avvizzita contessa Menegazzi, vittima del furto, il commendator Angeloni "prosciuttofilo", i brigadieri della questura, i carabinieri di Marino a caccia di indizi nella campagna, le figure sfocate delle domestiche e nipoti.

Il giallo non ha soluzione, non c'è un colpevole assicurato alla giustizia  come di prammatica, e non si chiude con la  scontata scoperta dell'assassino per le ragioni che ho già enunciato poc'anzi: il pessimismo di Gadda nei confronti della realtà per lui indecifrabile e  inintelligibile.
 
"Un maledetto imbroglio", apporta modifiche che sono state fatte oggetto di studi specifici nientemeno che dall'Edinburgh Journal of Gadda Studies detti  studi intersemiotici tra il testo gaddiano e lo script cinematografico di Germi coadiuvato dal bravo Alfredo Giannetti e da Ennio De Concini:
 
 
La Trama filmica - In  un appartamento di una vecchia casa signorile, nel centro di Roma, viene perpetrato un furto. Il commissario Ingravallo della squadra mobile (Germi stesso, indimenticabile con cappello a larga falda, occhiali scuri e sigaro tra i denti), ha appena iniziato le indagini per scoprirne l'autore, quando nello stesso edificio, nell'appartamento contiguo, viene commesso un assassinio. "Due bombe non cadono mai nello stesso posto?".
L'uccisa è Liliana Banducci (con la n invece che con la l del romanzo), una donna ancora giovane, piacente, timida e riservata, con un portamento signorile (interpretata da Eleonora Rossi Drago). Il nuovo delitto costringe il commissario ad estendere le indagini, che da principio procedono a stento, poiché gli indizi sono slegati e frammentari. Ingravallo si interessa soprattutto alle persone più vicine alla vittima: un cugino (Franco Fabrizi), sedicente medico, che l'uccisa riforniva periodicamente di denaro; il marito (Claudio Gora), uomo taciturno e schivo, ma dal comportamento ambiguo; una servetta imbarazzata e sconcertante (Claudia Cardinale) e il suo fidanzato mariuolo e poco di buono (Nino Castelnuovo). I sospetti del commissario si accentrano sui due primi personaggi e le sue indagini lo portano a scoprire che entrambi mantengono dei rapporti sessuali con Virginia (Cristina Gajoni), una ragazza alquanto squilibrata che, a suo tempo, prestò servizio in casa della signora Liliana. Attraverso pazienti indagini, alternate con astuti tranelli, il commissario s'avvicina a poco a poco alla verità, che appare in piena luce quando il ritrovamento di alcuni gioielli rubati permette di collegare il furto e l'assassinio. Il ladro  e l'assassino sono in realtà la stessa persona...
 
Come si può constatare,  il testo gaddiano resta volutamente irrisolto mentre Germi dopo i barocchismi di un'investigazione tormentata mette un finale chiuso al suo film,  come nella tradizione classica del poliziesco anglo-americano. Inoltre non rinuncia all'economia del racconto e ad un  buon ritmo  secco e sostenuto .
 
E tuttavia nonostante la sua mirabile premessa sul cinema... :
 
In generale, mi sembrerebbe un sintomo di decadenza, per il cinema, ridursi a cercare le sue storie nei romanzi. Per quanto mi riguarda, mi sentirei diminuito se risultasse che nel mio lavoro mi aggancio alla letteratura. Io credo nell’assoluta autonomia del cinema; non solo, ma credo che sia molto difficile che un film veramente importante nasca da un libro.
Pietro Germi, 1964 .
 
....mi pare che alla fin fine,  lo spirito gaddiano venga creativamente trasferito in un'amara concezione sull'umanità che si riverbera anche nel suo cinema: i personaggi su cui investiga Ingravallo,  hanno tutti quanti scheletri nell'armadio da nascondere, scheletri sui quali nulla può il bravo commissario, in quanto non direttamente legati al caso in oggetto. Pertanto, nessuno degli indagati  è personaggio veramente innocente e specchiato. "Meriteresti la galera" è infatti la frase preferita, quasi un leit motiv di Ingravallo al cospetto di questa genìa.
Possiamo dire che Ingravallo è un moralista? Certamente, anche se poi mantiene per sé le sue idee e concezioni etiche, ma si limita  con distacco e cinismo a perseguire dettaglio su dettaglio le sue investigazioni, assicurando l'omicida alla giustizia. Ce lo dimostra con l'efficace similitudine della sua inchiesta  da lui paragonata ai  sassi di un parco che appena li si sposta vi si trovano vermi e verminai al di sotto -  una concezione dell'umanità davvero pessimistica.
Non si può fare a meno di constatare che la storia di questo nostro sventurato Paese sui cui delitti di stato non si giunge mai a far definitivamente luce (Caso Mattei, caso Moro, caso Ustica ecc.), ricorda non poco il "pasticciaccio" citato. O se vogliamo, anche l'imbroglio maledetto.  Quello dal quale non se ne viene mai a capo.
 
Una nota di elogio alla colonna sonora del bravo maestro Carlo Rustichelli che con Germi seppe creare un binomio inscindibile visivo-musicale. Come Fellini con Rota, come Leone con Morricone.
La canzone "Sinnò me moro" è cantata da Alida Chelli, figlia del maestro, la quale,  come nome d'arte, ha scelto di perdere metà del suo vero cognome.

Hesperia

27 commenti:

Josh ha detto...

bellissimo post..e io sempre di corsa:-)

ci sono molte cose da notare, dalla regia alla scrittura di Gadda.

Poi hai citato una delle mie opere preferite, "la cognizione del dolore" che è un capolavoro della letteratura italiana, per i registri e le invenzioni a scoppio continuato, ironico e amarissimo..

ne riparlo appena ho un secondo, a dopo.

Hesperia ha detto...

Sì, lo vedo anche nell'altro blog che sei sempre di corsa. Volevo fare un post specifico e magari più esaustivo su Germi, ma poi il tutto sarebbe stato all'interno di uno schema enciclopedico piuttosto ripetitivo : l'uomo, la vita, l'opera, la filmografia, gli spezzoni ecc. Chi vuole si va a leggere le note e i links. Idem per Carlo Emilio Gadda, autore grandissimo che evidentemente non può esaurirsi solo nel "Pasticciaccio" e in queste poche righe del post.

Mi interessava, invece, mettere a nudo la modernità di questa tematica, nella quale ci sguazziamo dentro dal dopoguerra ad oggi e che ben si sposa alla storia del nostro disgraziato Paese.

Quanto alle affinità tra Gadda e Germi, a mio avviso il secondo è riuscito a rispettare ( pur tradendo) ,l'opera del primo, proprio, grazie al suo proverbiale caratteraccio amaro e pessimista.

Josh ha detto...

Sì è vero...quando scriviamo (io per primo) su qualcuno direttamente, anche non volendo,
si rischia il didascalismo, o per lo meno la costruzione di un profilo illustrativo di quelli tipici, a medaglioni...come le classiche storie letterarie:-)

chissà come mai....deformazione

Così invece, scegliendo solo un tratto che ci ha colpito e seguendone la traccia si possono inanellare paralleli sempre interessanti. Cambia il criterio, il punto di vista.

Josh ha detto...

Il tema è moderno altro che...

e vicino da morire al Leitmotiv della storia d'Italia: come si farebbe ad essere ottimisti?

la chiave di comprensione del tutto infatti, anche nel nostro caso, è questa:

"non poter venire mai a capo di una scomoda verità"

Josh ha detto...

Ho sempre avuto idea che
la giusta convinzione di Gadda sulla realtà troppo irriducibile per esser ricondotta alla logica, in specie la realtà italiana,
la nostra peculiare condizione,
sia in lui una dichiarazione di pessimismo sulla natura umana,
poi sull'organismo sociale (ne consegue anche il fallimento del naturalismo-verismo zoliano e sue pretese di 'scientificità' e razionalizzazione d'indagine) sia ancora l'ammissione che la realtà stessa sia ingovernabile, quanto un atto di sfiducia nell'uomo.

E' tutte queste cose insieme, legate in maniera inestricabile.

Hesperia ha detto...

C'è stato Testori che, come saprai, è stato un grande ammiratore di Gadda. E in certa sua produzione, anche un suo epigono.
Gadda è stato un grande sperimentatore della struttura narrativa che si dissolve in tanti punti di vista e in infiniti rivoli. E anche uno studioso di lingue, vernacoli, dialetti, forme gergali.

Hesperia ha detto...

Quanto a Germi, devo dire di esserne stata affascinata fin da bambina, quando al cinema vedevo i trailer dove i suoi film apparivano con la scritta "diretto e interpretato". Mi pareva (e lo è) una cosa grandiosa che potesse fare il regista di sé stesso.
"L'uomo di paglia" è il mio film preferito della sua produzione, e credo che dei suoi film, segni un discrimine importante: aver raffigurato l'operaio non come "classe sociale", ma come individuo con dei sentimenti propri.
Ciò che gli valse l'etichetta sprezzante del comunista Antonello Trombadori (nomen/omen) come una falsa problematica "socialdemocratica" e "piccolo borghese".
I rapporti tra lui (antifascista) e l'intelligentzia comunista furono sempre pessimi. Ma il tempo ha dato ragione a Germi.

Hesperia ha detto...

E "Il Ferroviere" è un altro suo film molto avanti nei tempi. Etichettato anche lui come "controrivoluzionario", perché parla di un ferroviere che si rifiuta di aderire a uno sciopero.

E' stato proprio Monicelli (suo grande amico) a dire che se Germi fosse stato irregimentato nel partito che più contava nel cinema di allora (cioè il PCI), sarebbe stato considerato un genio.

Del resto Monicelli realizzò un soggetto di Germi che per ragioni di salute egli non poté realizzare: "Amici miei".

Hesperia ha detto...

POi vabbè, ci sono stati due suoi film anche troppo noti e famosi nel mondo come "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e abbandonata". Ma anche in questi due (che mi piacciono di meno, solo perché inflazionati) è facile vedere il passaggio dalla commedia "nera" a quella satirica all'"italiana". Quella che poi ha avuto epigoni e successori illustri nei Risi, nei Monicelli e negli Scola.

Hesperia ha detto...

PS: La corsa finale della Cardinale verso la macchina del commissario Ingrovallo che porta via Diomede (il reo, interoretato da Castelnuovo), non ricorda un po' quella della Magnani in "Roma città aperta?"

Josh ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Josh ha detto...

l'unità delle componenti in Gadda è notevole: c'è lo sperimentalismo nella narrazione, nella struttura; nei linguaggi;
l'unicità è che queste componenti si compenetrano, non si tratta di puro estetismo o formalismo, perchè il messaggio c'è potente e arriva a segno.

Germi è un altro che andrebbe approfondito, come infatti stai facendo anche qui.

L'oblio e l'indifferenza nei suoi riguardi nella storia culturale e simbolica è come sempre derivato dal non essersi schierato e incasellato in automatico nella solita prosopopea marxista de classe, con i consueti modellini obbligati.

"L'uomo di paglia" è rivoluzionario proprio per quello che hai messo in evidenza tu:
l'operaio è una persona, essere umano, con coscienza, e quindi anche lui sacro e individuo....non tanto puro membro di una "classe sociale",
secondo la solita coordinata artificiale e artificiosa della 'lotta di classe'.
Sbagliata già di per sè.

Il marxismo condannava ogni aspetto spirituale, sviliva l'interezza della persona, per appiattirsi solo sull'universo materialistico e naturalistico..la famosa reductio ad unum, raggiungendo alla fine la reificazione del soggetto nella "massa".

E' la solita inversione di termini e di realtà: per il marxismo la lotta di classe sarebbe struttura,
e l'individuo col suo cuore sacro e individuale sovrastruttura.
E' vero il contrario: l'individuo, la famiglia, la spiritualità sono struttura naturale,
e la lotta di classe, nata dopo la rivoluzione industriale e non certo connaturata all'esistenza, è una sovrastruttura.

E' chiaro che un'ideologia per affermarsi e creare masse pilotabili di servi deve mentire, a partire dal valore dell'individuo e dal cuore dell'uomo.

Josh ha detto...

Sul "ferroviere"

certo che dare gratuitamente del "controrivoluzionario" a qualcuno
solo perchè si rappresenta uno che in coscienza non si sente di aderire a uno sciopero,
significa avere un'idea della libertà e dell'individuo a dir poco meccanicistica, servile e meschina.
E' come chiedere una coscienza serva, partitica.

Roba da non credere.
E tuttora s'incontra chi ti chiede come mai non sei comunista....

eeeh ma certo, è obbligatorio fare tutti gli scioperi come comanda il partito.
Peggio dell'altra Chiesa, la quale ha sempre lasciato ventagli d'autonomia ben più ampi!

Josh ha detto...

Hesperia... si passa a un certo punto dal caso esistenziale e civile,
dalla commedia "nera" a quella satirica all'italiana, perchè non resta che la satira.

E' come un ritorno al punto...aveva ragione Gadda.
E chi diceva che questo posto è ingovernabile e irriformabile.

Sì le corse della Cardinale verso l'auto di Ingrovallo e quella della Magnani sembrano quasi parallele...non penso, tra l'altro, che sia casuale.
la citazione interna e memoriale di un modulo, di un simbolo, nel cinema come in letteratura, a volte si fa per istituire e legittimare un parallelismo volontario.

Josh ha detto...

ps: IngrAvallo, sto scrivendo in fretta:-)

Hesperia ha detto...

Certo che è peggio dell'altra chiesa. Nel senso che il libero arbitrio e la coscienza individuale vengono annichilite. Poi chi è Trombadori per mettersi a etichettare "questo è socialdemocratico", "quello è controrivoluzionario"?

Un bombarolo a cui dobbiamo la strage di Via Rasella, quella che poi ci ha scatenato addosso la famosa rappresaglia nazista.
Un bombarolo passato pure agli onori della letteratura visto che ci hanno costretto per anni nelle scuole ad adottare la famosa antologia Sapegno-Trombadori.

Josh ha detto...

Trombadori, che Dio ci scampi e liberi.

Hesperia ha detto...

La Cardinale ad un certo punto però viene fermata da un nugolo di polvere lasciato dall'auto di Ingravallo. In questo senso per lei e il bambino, la vita continua. Memorabile la frase di Ingravallo a casa sua ("E' il bambino che ti dà tanto coraggio").

Josh, mi domando perché la nostra volgare tv tutta lustrini e paillettes, non dedichi delle puntate a questo nostro cinema come stiamo facendo noi qui.
Oltretutto era una forma di cinema popolare e nello stesso tempo anche alto e artigianalmente ben fatto.

Hesperia ha detto...

L'amicizia maschile è un altro dei suoi leit motiv. E non solo nel suo soggetto "Amici miei", filone poi ripreso e sfruttato da Monicelli, ma anche qui in "Un maledetto imbroglio" lui e la sua squadra (sebbene sgangherata rispetto alle squadre mobili dei film americani) lavorano insieme, vanno nelle trattorie romane insieme...
Vorebbero passare per semplici conviviali, ma vengono subito identificati per "poliziotti".

Josh ha detto...

è una bella domanda...

"...perché la nostra volgare tv tutta lustrini e paillettes, non dedichi delle puntate a questo nostro cinema come stiamo facendo noi qui.
Oltretutto era una forma di cinema popolare e nello stesso tempo anche alto e artigianalmente ben fatto."

in realtà penso che la risposta sia contenuta proprio nella valutazione che hai appena dato di questo cinema.

la tv odierna è una tv mercato, con i "format" tutti uguali da un continente all'altro, per indurre a uno stesso tipo di pensiero-stimolo-reazione per tutto il globo.
Una tv che non deve far pensare e deve piuttosto veicolare modelli di pensiero e azione preconfezionati.

da questo punto di vista questi film sono italiani in tutto, per soggetto e regia, e anche per tematica, ecco perchè non sono valorizzati

Se passa qualcosa raramente, scorre nell'alveo del 'come eravamo', quasi qualcosa di imbarazzante da cui liberarsi.

Oggi siamo/dobbiamo essere international, che credi...nell'epoca in cui le patrie, con relative radici culturali, non devono esistere più.

Noterai le orrende sit-com, miniserie e similari prodotte anche in Italia: hanno per tema i carabinieri, la polizia (mostrati poi come ha deciso la vulgata corrente e non nella loro a volte tragica realtà, nelle scelte di coscienza, nel rapporto vero com pm e magistratura e leggi) il prete sempre social e global dalla doctrina spesso errante ed eretizzante, la mafia (inteso qulla etnica del sud, mica quelle internazionali, intoccabili).

In queste serie, viene poi immesso il diktat multikulti, mondialista, il ristorante pakistano sempre migliore di quello italiano, l'operaio cinese che lavora più di quello italiano, la prostituta sempre dal cuore d'oro, l'omo sempe incompreso, il trans sempre molto saggio/a e vari bombardamenti continui di stereotipi del correttopensare,
da farti venire voglia di dare fuoco alla tv.

film come quelli citati avevano una solida coscienza civile e individuale sulle verità base della persona, prima di tutto di impostazione NON IDEOLOGICA!
....e non possono quindi essere mostrati in palinsesti dai valori educativi e persuasivi non neutri.



Josh ha detto...

Altro aspetto della risposta "perchè non mandano in tv..."

e poi Germi non era marxista, e le opere citate non 68ine e post68ine.

Mostrare un operaio conscio della propria individualità e unicità, disinteressato al proprio essere "classe e massa",
mostrare il ferroviere che non aderisce in toto al casellario della massa e dello stereotipo prestabilito,
oggi, farebbe venire voglia di dire agli spettatori che allora è possibile essere non incasellabili.

E questo non fa il gioco del NWO in atto.

Quindi...

Nessie ha detto...

E' un'ottima risposta. Ma intanto ecco altri pezzi di cultura che se ne vanno a ramengo. Una cultura che arrivava a tutti. Ora invece abbiamo quei format lì che hai appena citato. E guai a non metterci dentro le quote gay friendly. In un modo o nell'altro le ficcano da tutte le parti.

Josh ha detto...

Questo accade perchè una volta c'era una cultura che arrivava a tutti perchè si basava sugli "Universali" nel cuore dell'uomo.

La Persona, ogni persona, era ancora concepita in modo unitario.

Adesso no, nel mondo libero e liberato,
bisogna spezzettare, parcellizzare, creare la casistica, categorizzare e sottocategorizzare, come per creare più generi e specie dell'essere di quanti ne abbiamo mai avuti, come fossero nuove categorie dell'esistenza. L’attuale è come una seconda Creazione.

e poi cos’è che hai scritto lì? eh no!
non sia mai che dimentichi qualche quota delle cosiddette "minoranze":-) allora non sei democratica e sei ...fasssistaaa!!

nei programmi come nelle pubblicità e nei format devono semper comparire QUOTE:

gay-friendly,
lesbo-friendly,
transgender-friendly,
bisex-friendly,
operatapentita-friendly,
rifatta-friendly,
rifattapentita-friendly,
siliconata-friendly,
siliconatapentita-friendly,
casablanca-friendly,
pretespretato-friendly,
freakettone-friendly,
drogalibera-friendly,
diritti-friendly (eccetto il diritto a cibo, sanità, casa, lavoro, ovviamente, tabù non nominabili specie se per italiani),
quotarosa-friendly,
pakistan-friendly,
divorziataconsindromeaviopriva-friendly,
singlechenonsisafardamangiare-friendly,
india-friendly,
islam-friendly,
maroq-friendly,
tunis-friendly,
arab-friendly,
israel-friendly,
nomad-friendly,
protestant-friendly,
slavo-friendly,
sadomaso-friendly,
femen-friendly,
americalatina-friendly,
68ino-friendly,
cina-friendly,
germania-friendly,
EUrOOOpa-friendly,
USA-friendly
mondialist-friendly,
marxist-friendly,
banca-friendly
casoumano-friendly
lorosonomegliodivoi-friendly
e via così...e chissà quanti ne ho dimenticati

E un tempo c'era chi si lamentava delle Litanie del Rosario...

Hesperia ha detto...

Josh, sto giusto vedendo una fiction dal titolo "La famiglia" (con la Sandrelli e Gianni Cavina) e te pareva...c'è il figlio omosex che va a vivere col "compagno". Riflettevo: alla fin fine hanno vinto "i compagni", sia etero che gay :-)

Johnny 88 ha detto...

Che post fantastico, complimenti a Nessie/Hesperia :D

Hesperia ha detto...

Troppo buono e gentile come al solito, Johnny.

cooksappe ha detto...

non conoscevo