lunedì 9 dicembre 2013

Un po' di numeri del Comunismo




Questo blog non si occupa direttamente di politica, anche se come chiave di lettura è costretto ad accorgersene quando scoviamo pesanti strumentalizzazioni in ambito artistico, letterario, cinematografico, vulgata generale e simili, o in storture  nella lettura del presente o della Storia.

Stavolta mi sento obbligato a soffermarmi e fare il punto brevemente su qualcosa di basilare che davo per assodato almeno nella formazione storica e memoriale di tutti, 
ma che dopo i dialoghi con un amico che non vedevo da un po', che comunque nel suo ambito è uno studioso, anche se non in questi ambiti, ho inteso che così scontato non è.

Parti di quel dialogo vertevano sulla presunta bontà del comunismo, 
sul fatto che "chi non è comunista è -in pratica- automaticamente fascista" (gioco questo già noto nella storia italiana, i comunisti hanno bollato ottusamente con la consueta retorica come fascista a ruota sia De Gasperi, sia Craxi, sia Berlusconi, sia Bossi, e quasi chiunque, dall'aumento della benzina ad altre amenità, che "fasciste" ovviamente non sono), 
sull'idea che "il comunismo E' la libertà",
che "il comunismo qui non c'è stato"
a dire, che se ci fosse stato avrebbe fatto senz'altro sempre tanto bene....
certo che 70 anni di gabbia ideologica comunista, ateista e di pensiero obbligato, di storia e letteratura lette SOLO in chiave marxista, il finto progressismo feroce e persecutorio, e ora il Soviet EuroGulag delle sinistre unite a lobbies e banche la dicono lunga su ciò che c'è stato e ciò che non c'è stato,
ma vediamo, dove c'è stato, cosa ha causato.

da

http://www.marxists.org/italiano/reference/nero/intro.htm

"(...) Il comunismo di cui trattiamo in questa sede non si colloca nel mondo delle idee. E' un comunismo reale, che è esistito in una determinata epoca, in determinati paesi, incarnato da leader famosi: Lenin, Stalin, Mao, Ho Chi Minh, Castro etc (...)

Il comunismo reale, in qualunque misura sia stato influenzato nella sua pratica dalla dottrina comunista anteriore al 1917 (...), ha comunque messo in atto una repressione sistematica, al punto da eleggere, nei momenti di parossismo, il terrore a sistema di governo. L'ideologia è, dunque, innocente?
I nostalgici e coloro che ragionano con una mentalità scolastica potranno sempre sostenere che questo comunismo reale non aveva niente a che vedere con il comunismo ideale. E sarebbe evidentemente assurdo imputare a teorie elaborate prima di Cristo, durante il Rinascimento o ancora nell'Ottocento, eventi prodottisi nel ventesimo secolo. (...)
Non a caso i socialdemocratici russi, meglio noti come «bolscevichi», nel novembre del 1917 hanno deciso di chiamarsi «comunisti». Non a caso, ancora, hanno eretto ai piedi del Cremlino un monumento in onore di coloro che consideravano i loro precursori: Moro e Campanella.

Al di là dei crimini individuali, dei singoli massacri legati a circostanze particolari, i regimi comunisti, per consolidare il loro potere, hanno fatto del crimine di massa un autentico sistema di governo.
E' vero che in un arco di tempo variabile - che va da pochi anni nell'Europa dell'Est a parecchi decenni nell'URSS e in Cina - il terrore si è a volte affievolito e i regimi si sono stabilizzati su una gestione della repressione nel quotidiano, mediante la censura di tutti i mezzi di comunicazione, il controllo delle frontiere, l'espulsione dei dissidenti.
Ma la «memoria del terrore» ha continuato ad assicurare la credibilità, e quindi l'efficacia, della minaccia repressiva. Nessuna delle esperienze comuniste che hanno conosciuto una certa popolarità in Occidente è sfuggita a questa legge: né la Cina del Grande timoniere né la Corea di Kim Il Sung né il Vietnam del «gentile zio Ho» o la Cuba del pirotecnico Fidel, affiancato da Che Guevara, senza dimenticare l'Etiopia di Menghistu, l'Angola di Neto e l'Afghanistan di Najibullah. 

I crimini del comunismo non sono mai stati sottoposti a una valutazione legittima e consueta né dal punto di vista storico né da quello morale. Questo è, forse, uno dei primi tentativi di accostarsi al comunismo, interrogandosi sulla dimensione criminale come questione fondamentale e globale al tempo stesso. Si potrà ribattere che la maggior parte dei crimini rispondeva a una «legalità» di cui erano garanti le istituzioni dei regimi in vigore, riconosciuti sul piano internazionale e i cui capi venivano ricevuti con il massimo degli onori dai nostri stessi politici.  (...)

La storia dei regimi e dei partiti comunisti, della loro politica, dei loro rapporti con le rispettive società nazionali e con la comunità internazionale non si riduce alla dimensione criminale e neppure a una dimensione di terrore e di repressione. Nell'URSS e nelle «democrazie popolari» dopo la morte di Stalin, in Cina dopo quella di Mao, il terrore si è attenuato, la società ha cominciato a uscire dall'appiattimento, la coesistenza pacifica - anche se era «una continuazione della lotta di classe sotto altre forme» - è diventata una costante nei rapporti internazionali. Tuttavia, gli archivi e le abbondanti testimonianze dimostrano che il terrore è stato fin dall'origine una delle dimensioni fondamentali del comunismo moderno. Bisogna abbandonare l'idea che la tal fucilazione di ostaggi, il tal massacro di operai insorti, la tal ecatombe di contadini morti di fame siano stati semplici «incidenti di percorso» propri di questa o quell'epoca. Il nostro approccio va al di là del singolo ambito e considera quella criminale come una delle dimensioni proprie del sistema comunista nel suo insieme, nell'intero arco della sua esistenza. 

Di che cosa parleremo, quindi? Di quali crimini? Il comunismo ne ha commessi moltissimi: crimini contro lo spirito innanzi tutto, ma anche crimini contro la cultura universale e contro le culture nazionali. 
Stalin ha fatto demolire decine di chiese a Mosca; Ceausescu ha sventrato il centro storico di Bucarest per costruirvi nuovi edifici e tracciarvi, con megalomania, sterminati e larghissimi viali; Pol Pot ha fatto smontare pietra dopo pietra la cattedrale di Phnom Penh e ha abbandonato alla giungla i templi di Angkor; durante la Rivoluzione culturale maoista le Guardie rosse hanno distrutto e bruciato tesori inestimabili.

Eppure, per quanto gravi possano essere a lungo termine queste perdite, sia per le nazioni direttamente coinvolte sia per l'umanità intera, che importanza hanno di fronte all'assassinio in massa di uomini, donne e bambini?
Abbiamo, quindi, preso in considerazione soltanto i crimini contro le persone, che costituiscono l'essenza del fenomeno del terrore e che si possono ricondurre a uno schema comune, anche se ciascun regime ha la sua propensione per una particolare pratica: l'esecuzione capitale con vari metodi (fucilazione, impiccagione, annegamento, fustigazione e, in alcuni casi, gas chimici, veleno o incidente automobilistico); l'annientamento per fame (carestie indotte e/o non soccorse); la deportazione, dove la morte può sopravvenire durante il trasporto (marce a piedi o su carri bestiame) o sul luogo di residenza e/o di lavoro forzato (sfinimento, malattia, fame, freddo).
Più complicato è il caso dei periodi detti di «guerra civile»: non sempre, infatti, è facile distinguere ciò che rientra nella lotta fra potere e ribelli dal vero e proprio massacro della popolazione civile.

Possiamo, tuttavia, fornire un primo bilancio in cifre, che, pur essendo ancora largamente approssimativo e necessitando di lunghe precisazioni, riteniamo possa dare un'idea della portata del fenomeno, facendone toccare con mano la gravità: 

- URSS, 20 milioni di morti,
- Cina, 65 milioni di morti,
- Vietnam, un milione di morti,
- Corea del Nord, 2 milioni di morti,
- Cambogia, 2 milioni di morti,
- Europa dell'Est, un milione di morti,
- America Latina, 150 mila morti,
- Africa, un milione 700 mila morti,
- Afghanistan, un milione 500 mila morti,
- movimento comunista internazionale e partiti comunisti non al potere, circa 10 mila morti. 

Il totale di morti causati dal comunismo si avvicina ai 100 milioni. 

Questo elenco di cifre nasconde situazioni molto diverse tra loro. In termini relativi, la palma va incontestabilmente alla Cambogia, dove Pol Pot, in tre anni e mezzo, è riuscito a uccidere nel modo più atroce - carestia generalizzata e tortura - circa un quarto della popolazione. L'esperienza maoista colpisce, invece, per l'ampiezza delle masse coinvolte, mentre la Russia leninista e stalinista fa gelare il sangue per il suo carattere sperimentale, ma perfettamente calcolato, logico, politico.
Questo approccio non pretende di esaurire il problema, che merita, invece, un approfondimento qualitativo, basato su una definizione di crimine precisa e fondata su criteri obiettivi e giuridici"

da  http://www.marxists.org/italiano/reference/index.htm

Gli argomenti sono poi ampliati in cartaceo nel "Libro nero del Comunismo" (Le Livre noir du communisme: Crimes, terreur, répression, 1997) a cura di Stephane Courtois,
ma trovo di acutissima lettura e documentazione tutta l'opera di Solgenitsin (ovviamente ci sarebbero migliaia di altri testi)

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_libro_nero_del_comunismo

Il Libro nero porta a sostegno delle proprie tesi numerosi riferimenti bibliografici e fonti accettate, senza retropensieri. Inoltre, i dati riportati dal libro sono coerenti di fatto con quelli di molte altre pubblicazioni note e diffuse.
Lo stesso Norberto Bobbio ne ammetteva la veridicità.

(per un panorama storiografico snello dopo "Il Libro Nero" si rimanda al modulo dei commenti)


Aggiungo che il comunismo è contestato, analizzato e condannato nella Lettera Enciclica di Pio XI (1857-1939) Divini Redemptoris, contro il comunismo ateo (del 19 marzo 1937) e sulla successiva scomunica ipso facto comminata ai comunisti e ai loro sostenitori dal Sant'uffizio con decreto del 1º luglio 1949, sotto il regno di Pio XII (1876-1958).
E' condannata dal Magistero anche l'adesione alla Massoneria nella Humanum Genus di Leone XIII.

sul web, come fonte e argomento, seriamente condotta è anche questa breve indagine:
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo/

d'interesse:
 http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/comunismo/pagine_articoli/ha_ancora_senso_parlare_di_comunismo.htm

Sull'origine massonico-cabalistica già della dialettica hegeliana:
http://www.centrosangiorgio.com/occultismo/articoli/la_kabbalah_e_la_filosofia_moderna.htm

link correlati:

http://esperidi.blogspot.it/2013/02/che-cosa-nasconde-la-parola-rivoluzione.html

http://svulazen.blogspot.it/2013/04/la-caritas-marx-engels-profughi-in.html

Tragicamente attuale!
http://www.volkstaat.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1248:nelson-mandela&catid=49:nelson-mandela&Itemid=67

E visto che siamo in Avvento, sarebbe saggio non cadere in altre ovvietà (eretiche) del tipo "Gesù è il primo comunista/socialista della Storia". 

I fatti descritti in Atti degli Apostoli (ripresi anche da Mordechai Levi alias Karl Marx)
in 2, 44 "... Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune";
e 4, 32  "La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune."
è nel testo sacro la brevissima descrizione della scelta di una piccolissima comunità cristiana iniziale composta da Santi osservanti, rigenerati dallo Spirito Santo, su base volontaria e sacra, che nulla ha a che fare con il "Comunismo" o ingegneria e consueta macelleria sociale espropriante.

Se proprio si vuole nominare Gesù, e non per tirarlo strumentalmente dalla propria parte politica e ridurlo a una citazione illustre,
s'impari a discernerLo come dalla Scrittura, dalla Tradizione, dal Magistero Perenne, dal Depositum Fidei come Figlio di Dio, Salvatore e Giudice, come Profeta, Sacerdote e Re, o anche come Pantocrator, con i titoli cioè che Gli spettano, applicandosi sempre prima al proprio cuore e vita personale.
Con buona pace anche dei vari Rahner, Schillebeeckx, Dossetti, Boff, Panikkar e loro epigoni più o meno eretizzanti.

 http://www.doncurzionitoglia.com/PioXII_e_scomunica_comunismo.htm

 http://www.doncurzionitoglia.com/conoscere_il_comunismo-jean_daujat.pdf

 http://www.doncurzionitoglia.com/Insidie_Neocomunismo_Neomodernismo.pdf

Josh

40 commenti:

Vanda S. ha detto...

Wow! Josh, il tuo post e' bellissimo e lo inoltrero' agli amici! Oggi, 9 dicembre manifestazione nazionale contro l'usurocrazia. Ti segnalo da diretta:

http://piovegovernoladro.altervista.org/blog/2013/12/09/diretta-nazionale-della-manifestazione-9-dicembre/

Salutoni!

Josh ha detto...

salve Vanda, e benvenuta sui nostri lidi! :-)

Grazie dei complimenti del tutto immeritati.

Qui nel Giardino di solito ci occupiamo di arte, letteratura e varie, certo anche strumentalizzazioni ideologiche,
ma ho pensato che qualche puntualizzazione, anche se in forma riassunta, andasse fatta per tutta una serie di piccoli eventi capitati di recente.

Josh ha detto...

ah, p.s.

Ti leggo sempre di là nel Loch/SauraPlesio da Nessie, e mi trovo spesso d'accordo con tante tue osservazioni.

Tra parentesi, ho letto alcune tue esperienze che mi hanno molto colpito, e spero le cose vadano meglio per te e tutti voi.

Di nuovo su questo post: so che la tua formazione, su alcuni aspetti di neopaganesimo e Tradizione, è diversa da alcune che credo io, ma tra persone serie come siamo:-) non è importante...

se ti capita di approfondire i link sopra, anche quelli cattolici tradizionali, anche la sola impostazione filosofica, pur nel caso non fossi d'accordo, è comunque illuminante su molte delle cose che stiamo vivendo e su come il mondo si sta trasformando sotto i nostri occhi sempre più..strabuzzati (>modo di dire dalle mie parti:-))

a dopo

Josh ha detto...

e, carissima,
grazie del link!

Nessie ha detto...

Un post storicamente doveroso e necessario. Peccato che tutti gli orrori di questo lunghissimo totalitarismo non possano essere rivelati in un solo post. Vengono alla mente alcune domande. Come mai che abbiano potuto darla da bere per oltre un secolo, quando invece il nazismo è durato quanto uno scaldabagno (frase di Claudio Magris).
Possibile che questa favoletta del sol dell'avvenire se la siano bevuta così a lungo?

Hesperia ha detto...

Poi c'è dell'altro che ho già detto e che è venuto fuori nei blog generalisti. Aberrazioni, certo, ma il genocidio dei popoli intesi su scala planetaria che stanno promuovendo i banchieri, per quanto può sembrare strano, riesce a superare perfino questo. Qui almeno si perseguivano degli individui non allineati al pensiero del regim; ora invece si deruba, si priva del lavoro e si mandano a morte intere popolazioni, ree di non aver raggiunto in paramentri di Maastricht.
Senza contare poi che gli autori di quel tipo di rivoluzioni erano gli stessi di quella mercatista odierna.

Hesperia ha detto...

Per ciò che concerne il cristianesimo, giustissimo marcare le dovute distanze con dottrine laiciste e materialiste che ne rappresentano, semmai, la contrapposizione.

Josh ha detto...

Ed ecco finalmente Nessie che emerge dal Loch vacanziero:-)

Magris, nelle sue prese di posizione moderate, coglie spesso relazioni basilari tra i fatti.

Via via il "comunismo", e derivati ideologici affini,
si è legato a idee vaghe di preteso progressismo,
di pretesa "giustizia" alla Robin Hood (questa sindrome ha fatto presa sulle masse, indubbiamente), s'è travestito da cristianesimo sociale,
s'è travestito da dirittificio-o datore di "licenze e licenziosità" magari quando mancavano poi i diritti base, quelli veri,
s'è incuneato lì dove le Tradizioni dei popoli potevano parere più stringenti e dogmatiche,
s'è attaccato ai vizi naturali (intesi propri della natura corrotta dell'uomo) e innaturali dell'uomo,
facilitandoglieli e dandogli sempre giustificazione...

è davvero difficile rispondere alla tua domanda in maniera unitaria e definitiva, perchè il tutto è andato avanti in una commistione inestricabile di fattori.

Aggiungiamo l'internazionalismo e la falsa libertà di facciata,
che aveva ed ha come contraltare una sottocultura semi-magica (che comprende anche una sorta di ipnosi di massa)
e massonica (quel volvere e rivolvere del continuo, ad alcune nature non risolte piace, in sè),
il parcellizzare la stessa logica umana nella reductio verso il basso tesi-antitesi-sintesi, il potere bancario cui è sempre stato legato, che va di pari passo con condizionamento tramite tv, giornali, web, media insomma,
solo intendendo questa combinazione esplosiva di ingredienti se ne può intendere il vero potere.

Ed anche la sua intoccabilità perenne.

Sympatros ha detto...

La lingua batte dove il dente duole… il dente duole per l’anticomunismo, ma non si puo’ esprimere sic et simpliciter e allora si sceglie l’impostazione storico-culturale. La verità genera mostri, la consapevolezza, la sicurezza di essere nel vero rende intolleranti e pericolosi. I comunisti avevano la loro verità, per questa e per l’affermazione di questa erano disposti ad uccidere e farsi uccidere. La stessa sicumera si è impossessata del capitalismo odierno, senza antitesi, sicuro della sua verità e del suo mercato con i risultati che stanno sotto gli occhi di tutti. Penso che non sia un male, sia per l’uomo singolo che associato, partire anche come metodo dal fatto che la verità non esiste e di conseguenza non ci dovrebbero essere possessori di verità. L’Europa carolingia, sicura della sua verità, ha convertito a fil di spada intere popolazioni della Germania orientale. Le persone senza verità sono persone strane. Ai tempi delle crociate ci fu un personaggio un po’ strano, senza verità, stava nella sua Sicilia con arabi, ebrei e latini. Il papa, possessore di verità, non tollerava questo fatto e per mettere alla prova questo personaggio, che si chiamava Federico II secondo di Svevia, gli ricordava che aveva l’obbligo di una crociata contro gli infedeli. Federico per un po’ fece orecchi da mercante, ma poi dovette partire. Essendo però un uomo senza verità, risolse la cosa a modo suo. Andò si mise d’accordo col sultano d’Egitto e ottenne Gerusalemme, ma al papa, possessore di verità, una crociata sui generis senza morti non piacque. La verità genera mostri.

Josh ha detto...

Sympatros, 2 cose...

lieto di riaverti tra noi;
ah, ho tolto la moderazione e chiusura di commenti, che di solito qui non usiamo, e quando era capitato era in via eccezionale.

Non ho in realtà problemi a dire che sono anticomunista, direttamente, sic e simpliciter.

Diciamo posso però capire umanamente persone che so in buona fede, col comunismo e derivati, anche se credo siano in un errore madornale.

L'Europa carolingia ha fatto male a convertire con la spada, anche secondo me, non credere.
Da un po' di anni ci leggiamo a spizzichi...io stesso non ho accolto il Vangelo per molti anni, e non subito, e poi anche quando l'ho accolto, non subito in modo completo, ma a gradi, fino alla situazione attuale. Non sono io quello delle imposizioni, specie in materie così delicate.

Comunque anche se ho capito quel che vuoi dire....questo post non riguarda l'operato di papi.
Quelli citati nel post hanno a mio avviso scritto encicliche magistrali che centrano il problema, anche a livello teoretico.

Ho vissuto parte della mia vita senza verità e non penso che fosse meglio, anzi.
Va da sè che il comunismo come via obbligata, quindi "verità" (secondo loro) ha dominato gli ultimi secoli, e pure troppo gli ultimi 60-70 anni qui. Ne ho abbastanza.

Josh ha detto...

Hesperia, è vero....

Oggi i banchieri stanno promuovendo la scomparsa dei popoli, delle nazioni, delle identità...ma siamo proprio alla scomparsa materiale, mediante confisca, esproprio da un lato e bombe migratorie dall'altro....

Non ultima la UE in cui serpeggia, mossa dai banchieri che le stanno alle spalle, l'idea della la confisca dei beni dei correntisti nel caso che una delle loro banche (private) facesse guardacaso default.

Questa gabbia supera anche il veteromarxismo.
Loro possono rubare, sequestrare, deprivare, confiscare e mandare a spasso se non si è ligi ai Trattati che noi non abbiamo nè sottoscritto nè votato.

Il punto (di cui non si può nemmeno più parlare, pena l'accusa di rasssismo fasssismo antieuropeismo e anti-tutto e compagnia bella)
è sempre quello:
gli autori di quelle .......rivoluzioni hanno parenti negli autori del mercatismo, mondialismo e latrocinio attuale.

Josh ha detto...

@Sympatros su un punto:

dici "La verità genera mostri."

Quindi ...la soluzione è forse la menzogna? (dai capisci da te la provocazione:-)

la verità non genera mostri. mai....

l'impugnare un'ideologia sì.

Chi fa della Verità (e per me che sono cristiano la verità è Cristo e basta) un uso veritiero non genera mostri.

Chi crede anche in una eventuale verità,
ma in modo meccanicistico, ideologico (ma allora, è solo per questo di già uscito dalla verità)
allora genera mostri pure lui.

Ma la colpa qui non era della verità,
ma dell'uso non veritiero che se ne fa (tipo bombardarla come un clava sulla testa di un altro)

Sympatros ha detto...

Puo’ l’uomo vivere senza verità? No, questa è la sua condanna… è un male ma non puo’ farne a meno. Il mondo come volontà diceva Scopenhauer. C’è una volontà cieca, un desiderio cieco che spinge gli uomini verso il perfetto e l’assoluto, desiderio che si puo’ lenire ma non estirpare. E’ un fatto naturale, causa di tanti guai, perché il perfetto e assoluto non è raggiungibile e questo provoca aggressività depressione, ansia e angoscia… il desiderio cmq resta.. per questo l’uomo si crea delle immagini dei fantasmi dell’assoluto quali la verità, l’ideale, l’amore perfetto ecc. Le immagini dell’assoluto portano sì a progredire da certe situazioni, ma nello stesso tempo a guerre e stermini.

Josh ha detto...

Molte riflessioni sono state fatte anche negli anni recenti sull'idolatria perenne al comunismo.

si possono anche malamente riassumere.

Eric Hobsbawm, per es., per quanto incensato per la sua teoria del "secolo breve", non riesce però a parificare nazismo, fascismo e comunismo, nei "frutti", nonostante i morti di quest'ultimo siano stati impressionabilmente di più.

La storiografia recente, anche dopo il "libro nero del comunismo" per es. per il Soviet quantifica una cifra di morti ancora maggiore da quella riportata nel post,
invece di 20 milioni, ben 50 milioni, così risulta da varie fonti, da quando l'ex URRS ha aperto i suoi archivi.

A queste posizioni si è opposto Alain de Benoist, nel suo Nazismo e Comunismo, e vari altri storici.

C'è il vizio, piuttosto inveterato, di giudicare il comunismo per la definizione utopica che ne davano i suoi ispiratori,
veri intoccabili,
mentre il vizio di giudicare nazismo e fascismo in base agli effetti o all'immagine data solo dagli avversari, o da alcune vittime in particolare.

Qui non si sta discettando sulla "bontà" di nessuna di queste ricette degli -ismi, per carità, sia chiaro, ma queste costanti storiografiche e assolutamente politiche ci sono.

C'è poi la questione cronologica.

se il fascismo è durato un ventennio, e dopo è fatto divieto di qualunque appello anche mentale,
il comunismo perdura tuttora in varie parti del mondo (lo stesso sempre incensato Mandela col suo partito), ha i suoi partiti,
ma il comunismo ha un "primato" cronologico di durata, poi è cominciato prima, e ha un primato quantitativo, di numero di morti.

I bolscevichi si ripetevano di avere la possibilità "legittima" di versare il sangue anche innocente, per via degli scopi e dei fini.

Siccome il loro fine, a parole, dicevano (e purtroppo dicono ancora) è levare la spada per la rivoluzione, per liberare l'umanità, allora a loro è concesso.

Che nobiltà d'animo!

E' questa bestialità che non è contrastata nemmeno nella "cultura" odierna. Pur di non contrastare Mordecai Levi.
E' questo il vero oppio dei popoli.

Josh ha detto...

Caro Sympatros,
l'uomo non può vivere senza verità, poi è ovvio che per te e per me cosa sia "verità" è una cosa diversa....

per me Dio stesso ha messo nell'uomo la ricerca della verità, addirittura il desiderio, fortissimo di Lui. Di giustizia, amore come di trascendenza.

E' quella la "volontà ...che spinge gli uomini verso il perfetto e l’assoluto"

ma questa volontà non è cieca.
Diventa cieca se non è ben incanalata.

Di lì l'ansia e l'angoscia....

di suo, le immagini dell'assoluto, che per me ha un Nome e una Personalità ben definite,
non porta automaticamente a guerre e stermini, affatto.

Poi, ovviamente, dipende di che assoluto si parla...e che cosa si assolutizza! :-)

Josh ha detto...

Riprendo il punto di prima, anche per Hesperia e Nessie....che devono essere entrambe in vacanza... Chissà se sono andate entrambe nella stessa ridente località? :-))

Quasi tutti i sostenitori del trattamento differenziato dei crimini politici sostengono che il comunismo ha avuto sempre buone intenzioni, quindi è sempre buono,
e le eventuali "deviazioni" dai fini originali sarebbero solo incidenti di percorso, ...cosa volete he siano 100 milioni di moti per una "buona idea"?
fino ad arrivare a definire nazionalsocialismo e fascismo come dottrine dell'odio,
ma il comunismo come dottrina dell'amore sempre e comunque, anche quando ti ammazza.

Non c'è un vizio in certa storiografia e nella "cultura" attuale?

la domanda, concretissima è anche:
da punto di vista della vittima è più bello farsi ammazzare in nome "del progresso, dell'avanzamento progressista dell'umanità" o per la particolaristica supremazia del popolo tedesco?

Ci hanno insegnato che morire grazie ai comunisti è più equoesolidale.

Josh ha detto...

Diciamo piuttosto che i regimi vanno giudicati sui fatti,
non sull'ispirazione utopica iniziale (più o meno vera)o sugli scopi.

C'è poi il tema "memoria" del passato.
la memoria già di per sè implica un culto del ricordo e una persistenza del passato.

Poi c'è la storia, e l'analisi che deve basarsi sui fatti.

Todorov e Rousso (Tzvetan Todorov, "Les abus de la Mémoire" Arléa, 95;
e Henry Rousso "La hantise du passé. Entretiens avec Philippe Petit" Textuel, 1998) sostengono che
Memoria e Storia
sono 2 forme non simili ma antagoniste di relazione col passato.

Il passato, quando imbocca la via del culto della memoria, non sa più che farsene della verità storica, -sostengono entrambi.

La Memoria, nel proprio culto afferma "ricordati!", e spinge al ripiegamento su se stessa riattualizzando in eterno il passato, concentrandosi su grandissime sofferenze (legate a questi regimi, per es.), incomparabili perchè ci si identifica con le vittime,
ma lo Storico deve rompere con la soggettività se vuole essere tale.

la memoria si autoalimenta con commemorazioni e celebrazioni,
la ricerca storica con studi scientifici sui fatti.

la memoria è al riparo da cambiamenti,
la storia normalmente dovrebbe essere suscettibile di studi, revisioni e messa in discussione quanto verifica dei fatti.

Josh ha detto...

Paul Ricoeur, ricordava anche all'Unesco che la memoria
non può sostituirsi alla verità della storia.

"In uno Stato di diritto e in una nazione democratica è il dovere di storia e non il dovere di memoria a formare il cittadino"-

sostiene anche Philippe Joutard in "La Tyrannie de la memoire" in L'Histoire, maggio 1998, pag. 98.

Completa Alain de Benoist sull'osservazione che la memoria diventa esorbitante se poi pretende anche di annettersi la giustizia.

Annessa alla memoria, e alla memoria selettiva (e non alla storia con la verità dei fatti) la giustizia si ridurrebbe inevitabilmente alla vendetta,
ma la giustizia era stata creata proprio per abolire la vendetta.

Tra storia e memoria, giustizia e ingiustizia, letture divaganti della realtà,
doppiopesismo storiografico,
anche questo era uno dei motivi del post.

Un caso della storia...
4 secoli fa l'Editto di Nantes all'art. 1 proclamava la richiesta di far tacere la sempiterna memoria per restaurare una pace civile...
recitava

"che la memoria di tutte le cose successe all'una all'altra parte (....) si spenga e si assopisca....."

Il passato deve passare NON per cadere ell'oblio,
ma per trovare il suo giusto posto e giusto peso nel solo contesto che gli si addice:
la storia.

Solo un passato storicizzato può informare validamente il presente,
mentre un passato reso sempre attuale, e di solito da una parte sola,
non può che essere fonte di polemiche partigiane e ambiguità.

Johnny 88 ha detto...

Giusto ricordare i crimini del marxismo e dei suoi derivati, verso cui non c'è, almeno per ora, la stessa propaganda presente per i crimini del nazifascismo. Anche se comunque riconosco al comunismo di essere un'ideologia che aveva alla base una certa aspirazione alla giustizia sociale. Per quanto il socialismo reale fosse aberrante ho sempre pensato che desse risposte sbagliate a domande giuste. L'attuale sinistra invece mi pare che non abbia più nemmeno quell'anelito alla giustizia sociale, ma pensi solo a prostrarsi alle volontà del sistema bancario

Josh ha detto...

Penso, Johnny, che la pretesa giustizia sociale sia stata uno specchietto per le allodole.

Anche approfondendo il post e i links.

l'attuale sinistra si prostra ai banchieri, dici, certo, è evidente,
ma quella di ieri (cfr. Solgenitsin con "Lenin a Zurigo" e "2 secoli insieme" era mossa da massoni e banchieri uguale)

Molti pensano che il comunismo sia anelito alla giustizia sociale, all’eliminazione della povertà, della miseria e dello sfruttamento dei poveri.
Nulla di meno marxista.

Lo scopo del comunismo è la rivoluzione o dialettica materialistica costante e permanente, tendente al “paradiso socialista in terra” o società senza Stato, classi sociali, religione e famiglia.

Il comunismo per cogliere il suo fine che è la rivoluzione continua, la mobilità dialettica e non la giustizia sociale,
ha bisogno della povertà, delle contraddizioni e ingiustizie che si incontrano nella società umana, per opporle - hegelianamente - come antitesi alla ricchezza (tesi), onde giungere alla (sua) sintesi: “paradiso in terra” (nella sua versione).

Anche gli extra gli sono funzionali in questa ottica.

Senza miseria e sfruttamento non sarebbe possibile la rivolta del proletariato. Quindi per loro ben vengano pure i soprusi, perché sono l’occasione per scatenare l’odio di classe e la rivoluzione del proletariato.

La rivoluzione è intesa marxianamente come un divenire continuo in contraddizione permanente con la realtà e non come un semplice rivolgimento storico per la giustizia che abbia un inizio e una fine.

(cfr. Arthur Rosenberg, Storia del Bolscevismo, Firenze, Sansoni, 1969, p. 3; H. Lefebvre, Il marxismo, Milano, Garzanti, 1954, p. 49 e 90)

La condanna di Pio XII, che confermava in pratica quanto già asserito da Pio IX (Qui pluribus 1846; Quanta cura/Sillabo 1864), Leone XIII (Quod apostolici muneris 1878; Rerum novarum 1891) e Pio XI (Quadragesimo anno 1931; Divini Redemptoris 1937), a partire da proprio da quanto il comunismo dice di sé, pertanto è non solo giusta, ma anche tuttora attuale, poiché il cambiamento perenne senza mai punti fermi è la natura vera del comunismo, come la serpe che cambia la pelle ma resta sempre se stessa.

altri libri oltre i citati:

L. Colletti, il marxismo e Hegel, 2 voll., Bari, Laterza, 1976;

D. Settembrini, il labirinto marxista, Milano, Rizzoli, 1975;

A. Del Noce, Lezioni sul marxismo, Milano, Giuffré, 1972;

F. Ocariz, Il marxismo ideologia della rivoluzione, Milano, Ares, 1977;

GF. Morra, Marxismo e religione, Milano, Rusconi, 1976;

A. Brucculeri, Il vero volto del comunismo, Roma, La Civiltà Cattolica Editrice, 1952;

A. Messineo, voce “Comunismo”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1951, vol. IV, coll. 151-158;

F. Rodano, Sulla politica dei comunisti, Torino, Boringhieri, 1975;

Giorgio Napolitano, Intervista sul PCI, Bari, Laterza, 1976;

E. Bloch, Karl Marx, Bologna, Il Mulino, 1972.

(alcuni presi dai link pubblicati sopra di Don Curzio Nitoglia)

Josh ha detto...

Oggi poi la vera scissione nel reale mostra in apparenza un'altra faccia, ma:

tra sovranisti, identitari (stanziali)
Vs
mondialisti-internazionalisti, finanza apolide-banche (rivoluzionati-permanenti...>n-sima incarnazione....)

Hesperia ha detto...

C'è un episodio recente che vale la pena di ricordare e che si riallaccia direttamente alle tematiche di questo blog. L'attuale situazione in Ucraina e i movimenti per l'integrarla nella Ue.
Perché si comportano come ritardati storici e si mettono ORA che il muro è caduto da 20 anni, a tirare giù la statua di Lenin?
Molto semplice! Ce l'hanno non con Vladimir Ulianov detto Lenin, ma con l'altro Vladimir che è Putin.
Stiamoci molto attenti, perché gettare da parte delle forze eurocratiche l'allarme ROSSO, in realtà serve a parlare a nuora perchè suocera intenda. Il "rosso"b e "comunista" è il perfido Yanukovic. Il "rosso" e "comunista" è l'identitario Putin, quello che è stato capace di difendere la Siria dagli attacchi americani, colui che ha capito perfettamente cosa rappresentano le politiche cosiddette pro "gender". Quello che ha capito che se un popolo rinnega la sua storia (anche quella dei suoi periodi bui) è come se fosse priva di arti. E infatti succede a noi Italiani che abbiamo periodi tabù, che non ci possiamo permettere nemmeno di nominare.

Hesperia ha detto...

Refuso: volevo dire "tematiche di questo post" (non blog).

E infatti pur io essendo anticomunista, sono contraria a rimuovere i simboli del comunismo, quando esso rappresenta una parte consistente della storia di un popolo e di un paese. I simboli vanno lasciati là dove esistono e servono a studiare meglio il
periodo storico in oggetto. Inoltre la Ue che è un Gulag totalitario usa lo spauracchio dei "totalitarismi del XIX secolo" (compreso quello comunista, di cui vuole la cancellazione ex aequo con quello nazista)per far vedere che l'unica democrazia (del piffero) è la sua. Lo vediamo bene con quali risultati!!!

Hesperia ha detto...

Credo che l'affermazione di Johnny, non sia del tutto peregrina. Poiché se è vero che la "giustizia sociale" è stato uno specchietto per le allodole, è altresì vero, che durante la transizione mercatista di Eltsin (agente della finanza e degli oligarchi) non furono pochi i russi che ci rimisero la pelle. Morti, voglio dire. E con ciò, è vera la profezia di Solgenitzin dopo il suo viaggio in Usa secondo la quale, nemmeno il comunismo avrebbe corrotto l'anima del popolo russo come sta facendo l'attuale turbocapitalismo finanziario.

L'est comunista fu un'invenzione della grande finanza internazionale (vera l'incontro fra Rothschild e Lenin a Zurigo)."Noi abbatteremo i troni e gli altari" è stato lo slogan degli oligarchi contro lo Zar. L'Oro costruirono il comunismo, e loro stessi, se ne sbarazzarono con la brutale caduta del muro che gettò nella fame e nella disperazione migliaia di disgraziati.

Johnny 88 ha detto...

Vero Hesperia, gli anni '90 nell'Europa dell'Est in generale, e in Russia in particolare, son stati forse pure peggiori degli anni del comunismo. Non è un caso se in Russia il secondo partito, dopo quello di Putin, tutt'oggi è il Partito Comunista, erede diretto del PCUS (Idem in Germania Est dove la Linke, erede diretto della SED, è ancora oggi il secondo partito). Molte persone dopo la caduta del Muro si ritrovarono nella miseria totale e passarono da povere a ancora più povere. Il che non vuol certo dire fare apologia per i crimini del comunismo, ma riflettere sul dato di fatto che, nonostante tutto, il comunismo ha ancora un fortissimo consenso, seppur minoritario, in Europa dell'Est proprio a causa del disastro degli anni '90, disastro che ha dato fuoco alle nostalgie. Sull'Ucraina il discorso è più complesso, la si spaccia come protesta pro-Europa, ma le cose sono molto più complesse. La protesta ha molto più a che fare con la questione della spaccatura verticale dell'Ucraina tra Est e Ovest, praticamente l'Ucraina dell'Est e dell'Ovest sono due paesi completamente diversi per ragioni etniche ed economiche e sono sull'orlo della secessione da decenni. La statua di Lenin è stata abbattuta da manifestanti del partito di Svoboda, un partito di estrema destra che tutto è meno che pro-Europeo. Il sentimento anti-russo che cova nell'Ucraina dell'Ovest è poi più che comprensibile visto il genocidio attuato da Stalin contro di loro, e visto che Putin è un ex capo del KGB non sta molto simpatico a chi ha subito le peggiori nefandezze del regime sovietico.

Tornando al discorso del comunismo in se, ciò che intendevo dire è che il socialismo nasce come risposta a una questione reale e sentita, ovvero la questione operaia e la questione del lavoro. Personalmente quando vedo alcuni vecchi film di registi comunisti, io provo parecchia nostalgia. Al di la delle critiche al marxismo e alle aberrazioni prodotte in quei film vedo comunque una sinistra ancora popolana che cerca di descrivere situazioni di povertà drammatica, ben differente dall'attuale sinistra da salotto. Un esempio che mi viene in mente al riguardo è "Riso Amaro" di De Santis. Il regista è dichiaratamente comunista, ma descrive con il suo lavoro la condizione delle mondine e delle contadine. Da quel film, pur essendo un film filo-comunista, trasuda un'empatia e una stima per quelle popolane che si spaccano la schiena per qualche sacco di riso. In sostanza ritengo che all'epoca del PCI ci fosse comunque un genuino interesse per le classi più basse, per gli operai e i contadini, da parte di coloro che gravitavano attorno a quell'area, interesse che oggi è svanito. Oggi abbiamo una sinistra da salotto che si sbraccia per le idiozie politicamente corrette lasciando il popolo nella melma. Non so se si capisce cosa intendo.

Josh ha detto...

Hesperia, Johnny,
grazie dei commenti;
in realtà non stiamo dicendo cose così differenti, avete ampliato e approfondito.

Sicuro che -come notò Solgenitsin - nemmeno il comunismo, che lui non amava di certo...aveva corrotto tanto l'anima del popolo russo,
ma anche preso per la gola e impoverito lasciando tutti senza garanzie minime (casa, sanità, lavoro, risparmi annullati con giochetti bancari), quanto il turbocapitalismo finanziario in cui siamo tutti immersi oggi.

A loro dovette parere una perdita anche di quel minimo ordine, che a modo loro pur li aveva ingabbiati per anni, ma aveva anche fornito qualche garanzia minima.

L'89 l'abbiamo sentito anche qui. E' talmente evidente anche il cambio di rotta delle sinistre nostrane.

Hesperia ha detto...

Certo che si capisce. E mi rendo anche conto che la faccenda dell'Ucraina è ben più complessa di come viene fatta filtrare dai nostri media. Ma la sostanza è che se Putin avesse fatto scelte filo Ue, globsliste e mondialiste, nessuno sarebbe lì a rinfacciargli il suo passato ex KGB e pure comunista. La faccenda di casa nostra della crociera sul Britannis docet. Sul panfilo degli oligaarchi c'era il fior fiore della nomenklatura comunista di casa nostra, ma nessuno ha rinfacciato il loro passato, purchè si svendesse le industrie di casa nostra.

Come ha già enunciato Josh, la faccenda clou è tra chi è mondialista e chi non lo è. Se il comunismo d'antan, ha potuto essere identitario, è perché in Urss aveva una base nazionalista. Oggi assistiamo a una forma di comunismo planetario e internazionalista, veicolato dall'ONU (la faccenda di Mandela è indicativa) che è addirittura peggiore. Che ci frega a noi se l'esproprio dei beni dei cittadini viene fatto dalle oligarchie finanziarie, rispetto a quelle di un Politsburo? il risultato è perfino peggiore. Ed è sui risultati di questo disastro che si deve imparare a ragionare.

Una nota sulla nostalgia dei film "comunisti".
Su questo punto non ti seguo. In realtà la tua nostalgia è sul buon cinema che avevamo rispetto a quello che non abbiamo più. Al di là di come votavano quei registi. Poi nell'ambiente del cinema, se volevi lavorare, dovevi "spargere il sale" e far finta di essere di sinistra anche se non lo eri affatto. De Sica non era di sinistra, ma fu quasi obbligato a "spargere il sale".
Visconti è stato un grande aristocratico decadente. Arrivò perfino a licenziare il suo cameriere perché non aveva spazzolato bene il suo gatto d'angora. Che c'è di comunista in questo gesto? Niente... Visconti non fu marxista e non lo fu nemmeno il suo cinema. Eppure dovette umiliarsi a "spargere il sale", il gesto che usavano i crisstiani se volevano aver salva la vita nella Roma pagana.

Hesperia ha detto...

Il commento di cui sopra era una replica a Johnny.

Josh ha detto...

Sì naturalmente ora va in onda tutta la prosopopea sull'abbattimento attuale della statua di Lenin come fosse un manifesto e desiderio pro Europa, ma non c'è nulla di più lontano da questo in quei popoli.

Sui film d'allora Johnny ti do ragione, e a proposito quel che vuoi dire si capisce molto bene: avevano una solidità narrativa e valori umani base che oggi ci sognamo (nella stessa cinematografia ...e politica di sinistra)

Il neorealismo c'entra naturalmente con la sinistra d'allora, ma anche con una tipologia di visione ancora autentica e legata a valori concreti, umani e civili.
"Riso amaro" è un bel film, e De Santis un regista capace.

Josh ha detto...

Hespria, come dici De Sica non era un marxista.

Penso sia evidente anche a chi non conosce tutti i retroscena.
Penso alla poesia visionaria e libera di "Miracolo a Milano", per esempio.

Josh ha detto...

un altro segnale del cambio epocale lo possiamo ricavare proprio dal ...riso :-)

Se in "Riso amaro" c'era (oltre all'ideologia, comunque presente...rubare ai ricchi è meno grave che rubare i poveri, l'accusa di crumiraggio, la mondina-clandestina senza contratto)
anche un'attenzione alle condizioni di lavoro e alle nostre mondine,
alla fatica e alla povertà,
questo più che al marxismo era dovuto ai forti valori della civiltà italiana e contadina.

Erano molto forti anche nella mia famiglia, ma erano appunto valori contadini legati alla terra, e non valori comunisti...tanto più che erano cattolicissimi.

Tornando al riso, e alle nostre mondine, al lavoro
QUI,
oggi la produzione di riso italiano rimane, ma siamo invasi da riso cinese, thailandese, indiano.

Sembra un po' lo specchio di un'osservazione di Nessie nell'altro blog.

Ci si interessa a cancellare il debito nel Terzo Mondo, mentre si indebita con cartelle fiscali pazze il Primo (noi).

Prendiamo risi (e quant'altro) da ogni dove, a detrimento delle produzioni nazionali,
per essere equosoliali col Terzo Mondo mentre distruggiamo il Primo.

Certo, è un cambio, ma conseguente a un'altra rivoluzione...quella del capitalismo global e apolide,
che è un'incarnazione, l'n-sima, del consueto rivoluzionare permanente.

Siamo solo in una fase diversa, in quella della distruzione delle entità nazionali e delle cose di casa propria.


Josh ha detto...

per dare un altro elemento, tra rivoluzionarismo di ieri e di oggi,
e il tema:
cesura o continuità?
c'è anche chi sostiene (fonti in Uk, USA) parentela tra lo stesso Marx e i Rothschild, o almeno l'amicizia provata di Marx con Heinrich Heine, poeta e grande amico di James de Rothschild.
Ma parte di questo discorso lo faceva M. Bakunin, già allora.

Josh ha detto...

Chiaro ...Johnny....che le aspirazioni e idee creative per una possibile equità comunque pre-esistevano anche al marxismo.

Poi l'affermazione degli "specialisti" della dottrina sociale monopolizzarono e resero sterile ogni movimento d'emancipazione sociale nella casistica nota.

Nessie ha detto...

In realtà ragioniamo sempre per "contrapposizioni" artificiose e dimentichiamo che era socialista pure il fascismo. In questo senso ebbe ragione la Fallaci quando parlò di un derby tutto giocato in casa (tra socialismo nazionalista quello di Mussolini, e socialismo internazionalista quello di Nenni. )

Josh ha detto...

Era vera questa chiave di lettura, Nessie..il socialismo ha una trasversalità peculiare, ed è dimostrata proprio dal derby citato

socialismo, socialismo nazionale, socialismo nazionalista, nazionalsocialismo, socialismo internazionale e socialismo internazionalista.

Nessie ha detto...

Molte delle riforme del periodo mussoliniano, furono infatti socialiste: bonifiche dell'Agro POntino e di tante altre zone paludose, grandi opere su modello keynesiano, la stessa IRI ecc. Tutte cose che si dimenticano bell'apposta, avendo cura di fornire modelli storici di contrapposizione manichea.

Johnny 88 ha detto...

Concordo con Nessie, il fascismo era piuttosto socialisteggiante. Dalle opere pubbliche alla previdenza sociale, buona parte dello stato sociale italiano è stato creato proprio nel "ventennio". Tra l'altro il paradosso che smentisce la divisione manichea destra-sinistra ad usum cretini, è che proprio durante il periodo del ventennio fascista in Scandinavia si affermò la social-democrazia che perseguì politiche del tutto simili a quelle fasciste. Perfino Roosvelt si ispirò apertamente al modello mussoliniano per il "New Deal". Il fascismo proponeva un'idea di società "pacificata" in cui il modello capitalista veniva affiancato dallo stato sociale, che è il modello base delle socialdemocrazie europee del dopoguerra. Insomma, se si guarda più a fondo si scopre come il "derby" destra-sinistra sia cosa piuttosto insensata.

Nessie ha detto...

Insensata, per le teste pensanti come le nostre Johnny, ma pur sempre utile agli oligarchi per creare pollame litigioso in stile capponi di Renzo.
Ora si riempiono tutti la bocca col modello tedesco della "partecipazioni agli utili di impresa", ma anche questa chi credi l'abbia inventato molti anni prima?
Ma vietato dirlo, of course. Perchè secondo te ? Perché guai a eliminare la dottrina dogmatica della "lotta di classe" e della conflittualità permanente.

Josh ha detto...

http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo/rivoluzione_russa/articolo.php?id=1183&titolo=Le%20fonti%20finanziarie%20del%20comunismo%20e%20del%20nazionalsocialismo

Josh ha detto...

comunicato ANPI Torino

http://www.anpitorino.it/documenti/Anpi%20Comunicato6-12-13.pdf

i partigiani del comunismo odiano i "fondamentalisti cattolici" che "fanno la guerra all'attuale Pontefice" (ovviamente solo a quello "attuale"...)
:-))