Esordire con Coco Chanel non è affatto un omaggio all'attualità della miniserie tv intepretata dalla brava Shirley MacLaine, ma al contrario di quell'inattuale sempre in voga. Mademoiselle Gabrielle Bonheur Chanel nasce da una famiglia poverissima (madre contadina e padre comesso viaggiatore) e diventa ricchissima, ma sempre col panico di tornare povera. E quel "Coco" pare non fosse solo una canzoncina a lei dedicata come si scrive in giro, ma al vizio dei ricchi di allora, quando la polvere bianca la sniffavano solo loro: la cocaina. E allora ecco, una vita fatta di paradossi e di contraddizioni. La dicevano spilorcia, ma pagò cure costosissime a Jean Cocteau quando andò in clinica per dissintossicarsi dagli stupefacenti. Ospitò generosamente e più volte Stravinski e tutta la sua famiglia e fece dono di 300.000 franchi a lui e a Diaghilev per la messa in scena de "La saga della Primavera". Parigi era sotto i bombardamenti della II Guerra Mondiale, ma lei, imperterrita, proseguiva coi suoi défilés d'alta moda sotto gragnuole di bombe. Si innamorò di un ufficiale tedesco nazista e per questo dopo la guerra si autoesiliò per sottrarsi all'accusa di collaborazionismo. Che dire? La superficialità e la frivolezza che sfida la gravità delle bombe è quasi una lezione anche per gli apocalittici odierni che amano tanto macerarsi nelle disgrazie cosmiche. Alzi la mano, tra le donne, chi non ha mai indossato un tailleur di foggia Chanel con le caratteristiche passamanerie ai bordi, o uno dei suoi accessori con le doppie C della Maison disposte a semicerchi concentrici che sono il suo inconfondibile marchio; o una borsetta impunturata a rombi con la catenella; o anche le famose scarpe bicolore riprese più volte anche nelle moderne calzature. E chi non ha mai portato un suo profumo (il 5, il 19 e il 22) almeno per un periodo della propria vita? Ecco alcuni dei suoi celebri aforismi:
- La bellezza serve alle donne per essere amate dagli uomini, la stupidità, per amare gli uomini.
- La moda è fatta per diventare fuori moda.
- La natura ti dà la faccia che hai a vent'anni; è compito tuo meritarti quella che avrai a cinquant'anni
- La felicità non è altro che il profumo del nostro animo.
- Per essere insostituibili, bisogna essere diversi.
- Se una donna è malvestita si nota l'abito. Se è ben vestita si nota la donna.
Lezione estetica ripresa dal suo amico Cocteau (eclettico artista a me carissimo) nel suo celebre motteggio"L'invisibilità è la condizione essenziale dell'eleganza". L'angelo-vetraio Artemisio del suo lavoro teatrale "Orfeo" compie prodigi perché invisibile. Che lezioni per un mondo chiassoso e volgare fatto di rane nel pantano che aspirano a mettersi in mostra! Per concludere, l'ultima arguzia prima di morire all'età di 88 anni in una suite dell'Hotel Ritz dove alloggiava:
"Non mi pento di nulla nella vita eccetto di quel che non ho fatto".
Così parlò Mademoiselle Coco.
44 commenti:
Saro prevenuto ma odio svisceralmente gli stilisti. Sono una categoria di persone a parte non so se mi spiego. Inoltre trovo disgustoso confezionare una persona manco fosse una scatola di cioccolatini. Che poi si credono chissa chi e se la menano da grandi artisti. Ci vorrebbe una passata di crisi economica e di ritorno alle barbarie per insegnare a questa gente l'inutilità del futile.
Inutilità del futile? Allora, rimarremmo senza niente. Tre quarti della cultura occidentale è fatta di futilità e fatuità. Se poi caro Vargan, vuoi applicare il motto leninista che tutta l'arte è una bolla di sapone, allora non solo non posso seguirti, ma potrei risponderti in modo fin troppo ovvio che socialismo e Chernobil (ovvero desertificazione) vanno di pari passo.Con le conseguenze che sappiamo. Ma non vorrei parlare di politica, dove lo faccio già fin troppo in altro blog.
niente di personale contro il futile,che ritengo abbia una sua necessarietà.
ma per mio parere personale,gli stilisti occupano il gradino piu' alto della scala del futile.per me l'imporatnte è che non si perdano di vista i valori importanti,senza bisogno di augurarsi il ritorno alla barbarie onde riscoprirli.in fondo,se c'è il futile,vuol dire che un po' di utile c'è già!e comunque,abolire d'ufficio cio' che è "futile",non renderebbe risorse al "necessario".voglio dire,che "meno silisti" non significa certamente "meno fame".carino il post.
ps:la hepburn,indossa chanel in vacanze romane?
La mitica Coco Chanel, secondo me, è stata l’unica stilista che vestiva le donne con vera eleganza e raffinatezza, per ogni occasione mettendo in rilievo, con sobrietà, il fascino e la femminilità di chi indossava i suoi capi. Dopo di lei, il caos: modelli informi, abiti, cappotti, pullover, camicie, camicioni troppo lunghi o troppo corti; troppo larghi o troppo stretti, come camicie di forza. Poi le mode unisex, casual, per tutte le stagioni e le occasioni. E via mescolando, colori e forme informi. Con l’unisex, capelli lunghi, maglioni e camicioni abbondanti, jeans per tutti, maschi e femmine. Non sempre si capiva, a colpo d’occhio, a quale genere appartenesse chi li indossava. Accadde infatti che scambiai, per parecchio tempo, una nuova collega per un collega, e l’equivoco durò a lungo, fino a quando l’interessata si decise a dirmi il suo nome. Colpa dell’unisex, tutti (quasi) uguali, nel vestire, nell’andamento e nei comportamenti.
Naturalmente anche io ho avuto un tailleur Chanel e conservo gelosamente una borsa trapuntata ( autenticissima) con le C e la tracolla di catena dorata, che apparteneva a mia madre.
Ma Coco é effettivamente molto di piu' che una semplice stilista, come tu osservi. É uno stile di vita.
Oggi la preponderanza degli stilisti gay nella moda ha portato altri stili, altri modelli, non sempre gradevoli per le donne, diventati esseri efebi intercambiabili con gli adolescenti aggraziati di sesso maschile.
Il futile ci é necessario...il superfluo ci caratterizza....:-)
Erda a Egle: sono d'accordo con la vostra critica alla serialità. L'unisex è diventato un vero incubo. Non so se vi siete accorti che in giro in inverno si vede solo gente vestita di nero. Uomini e donne, tutti dark. Vabbé che va su tutto, ma sembrano tutti tanti corvi del malaugurio. E pazienza gli uomini, ma le donne che possono permettersi abbinamenti cromatici...E quei jeans sbracati col cavallo così basso che se dovessero fare una corsa inciampano per terra?
Egle ci avrei giurato che avresti avuto un accessorio Chanel, anche se non ti ho mai vista personalmente, chissà perché...
"Il futile ci è necessario e il superfluo ci caratterizza" è di tua fabbricazione? Terribilmente vero :-)
LEAR
O, reason not the need! Our basest beggars
Are in the poorest thing superfluous.
Allow not nature more than nature needs-
Man’s life is cheap as beast’s.
LEAR
Non cavillate sul “bisogno”! Gl’infimi mendicanti
Nella loro miseria hanno qualcosa di superfluo.
Se si concede alla natura nulla più dello stretto indispensabile
La vita dell’uomo vale meno di quella della bestia.
Auguri per il tuo nuovo blog. Anch'io non vedo l'ora di liberarmi della politica. Speriamo che crolli il castello marcio della sinistra, finalmente, così poi potremmo discutere di cose serie.
Quanto all'eleganza, sarei piuttosto barbaro. Aspetto che sia la donna a civilizzarmi e a mettermi le mani addosso: mi arrenderò.
William, conoscevo questo verso dal Re Lear. Ha avuto seguaci illustri in Oscar Wilde ("nulla mi è più indispensabile del superfluo"). Ma - ahimé - anche dalla pubblicità di una nota marca di orologi ("toglietemi tutto ma non il mio Breil"). Allusione al superfluo-necessario dell'oggetto di culto. Ma che sta a indicare come questa lezione supremamente estetica, sia stata involgarita dalle solite ragioni di mercato che tutto fagocita, rumina e trita.
Zamax, un popolo che è costretto a parlare sempre di politica, vuol dire che è un popolo schiavo della cattiva politica. Cercherò di fare gli esercizi spirituali adeguati per ....dimenticarmene.
Mi è piaciuto il tuo tocco di barbara ruspanteria maschile :-) in questo contesto.
Ah, Coco...un sogno per milioni di donne.
Come avete già sottolineato lo stile di Coco Chanel é sublime, non veste le donne, le "fa" donne.
Non sono mai stata una fanatica degli stilisti, e il perchè l'ha detto Hesperia: la maggior parte sono gay e hanno della donna una visione androgina, efebica.
Utilizzano modelle che assomigliano sempre più a delle scampate da un campo di concentramento, per vestirle con abiti o troppo stravaganti o troppo minimalisti. In ogni caso, ormai ad assistere ad un sfilata ci si fanno delle grasse risate.
A me piacciono le donne-donne, quelle dei film degli anni '50. E una moda che esalti il corpo femminile (dotato delle curve che natura comanda) senza involgarirlo.
Mi ricordo una battuta che fece Armani rivolgendosi a Versace che diceva pressapoco così: "Io vesto le "bacchettone", tu le "puttane"..(per lo meno si diceva in giro che si fosse espresso così).
E in effetti queste due tipologie si riscontrano spesso negli stilisti di sesso "maschile".
Discorso diverso per le stiliste, sicuramente più consapevoli del corpo femminile, più sobrie e più attente anche alle esigenze di chi porta il vestito.
Certi abiti sono immettibili.
Quanto al casual tanto in voga, io non sono così contraria, ha dato la possibilità a chiunque di poter avere un guardaroba fornito.
I prezzi di Coco, sono veramente per poche tasche. Idem Valentino, Balenciaga, Dior ecc.
il problema però é il cattivo gusto imperante, che purtroppo é arrivato a contaminare anche il mondo dell'alta moda.
Dolce e Gabbana e Prada, secondo me ne sono stati i precursori.
Il perchè abbiano avuto così tanto successo mi é incomprensibile.
Comunque penso che il dilagare della moda "stracciona sia legato, a un più vasto decadimento che coinvolge la società in tutte le sue manifestazioni.
Ciao Mary
Hesperia, ho visto che non é comparso l'avatar...ma non mi prendeva la pass.
Spero che adesso ci sia
Cominci bene!
Avevo letto qualcosa di lei su di un libricino che parlava delle 50 donne più famose e più importanti del genere umano (pensa che vi era citata persino - pensa un pò! - la moglie di Renato Curcio, morta in uno scontro con la polizia, se non ricordo male, mentre dava l'assalto al carcere dove era imprigionato il marito: poverina!).
Di Coco Chanel, mi era rimasta impressa la sua capacità di emergere dalla povertà fino a raggiungere i gradini più alti della scala sociale.
A presto.
Ora si vede l'avatar Are. Stasera è forse blogspot che fa i capricci. Marsh, da te non riuscivo a postare un commento e ho dovuto fare numerose prove e riprove.Anche a me ha impressionato il fatto di questa tenacia.
La moda stracciona, come la chiami tu Mary, prende avvio negli anni 70 con Fiorucci. Poi si è andati avanti su quella linea per un mucchio di tempo. Su Dolce e Gabbana che citi, si sa che è anche questione di marketing e di legarsi alle rockstar come Madonna quale testimonial, e roba del genere.
Come vedi nel caso di Chanel, erano altri i legami con la cultura (Stravinski, Diaghilev, Cocteau, Visconti) che non quelli odierni dello show-biz.
A proposito di "Total black"...
A New York é ancora chic. Nei quartieri alti vedi donne tutte uguali: nere dalla testa ai piedi e con i capelli biondissimi. Esattamente come la moglie del povero John-John, morta con lui.
( La frase lapidaria piu' sopra, é di mia fabbricazione...:-))
Però... Lo dicevo io, Egle-Eagle! :-) Avrei giurato che fosse di Mademoiselle. Credo che l'adotterò volentieri.
a William Shakespeare
LEAR
LEAR
“Non cavillate sul “bisogno”!Gl’infimi mendicanti Nella loro miseria hanno qualcosa di superfluo. Se si concede alla natura nulla più dello stretto indispensabile La vita dell’uomo vale meno di quella della bestia”.
e, ancora rivolgendosi alla figlia Renana, che l’ha spodestato insieme all’altra sorella continua,
“Tu sei una signora: ebbene, se tutto il tuo lusso tu lo facessi per star calda, la natura non avrebbe bisogno del lusso che tu porti, che si e no ti tiene calda. Ma, in quanto al vero bisogno… o cielo! dammi tu quella pazienza, quella pazienza che è il mio vero bisogno! Voi mi vedete qui, o dèi: un povero vecchio, pieno di dolori e di anni…”
Secondo me, un po’ di lirismo shakespeariano, nel Giardino delle Esperidi, ci sta tutto.
Buona giornata.
Certo che ci sta. E mi fa immensamente piacere che si sia partiti da un argomento frivolo per arrivare nientemeno che a Shakespeare e al Re Lear.Buona giornata anche a te Erda.
Cara Hesperia,
ribadisco che sono molto contento che in questo tuo nuovo Blog non ci occupiamo di (mala) politica perché francamente l'argomento mi era venuto a noia( è doveroso sapere che siamo mal governati, per sapere come comportarci alle urne, ammesso che si riesca a mandare a casa tutti i vegliardi attuali ma che pazienza ci vuole a sentire sempre lo stesso disco)e non trovo affatto futile l'argomento da te trattato.
Di moda, ahimé mi intendo poco, forse perché anche io come molti qui che ti hanno risposto, non sopporto lo strapotere degli stilisti monotendenza che fanno il bello e cattivo tempo:hanno omogeneizzato non solo uomini e donne ma anche gli adolescenti con cui lavoro:tutti con pantaloni dal cavallo rasoterra-antifuga- e immancabilmente marchiati D & G come fossero bestiame di proprietà degli stilisti.Gli aforismi godibilissimi della Chanel rimandano appunto al suo background elevato ( si sono fatti vari nomi qui:uno per tutti:Cocteau, artista poliedrico e inesauribile per interessi ed esiti).
Gli stilisti di oggi, come ricordava qualcuno qui nel Giardino,hanno ben altre frequentazioni, decisamente meno blasonate sul piano culturale, e inoltre si prendono maledettamente sul serio:sono infatti seriosi come la stragrande maggioranza dei nostri politicastri(perdona la ricaduta nell'argomento che è tabù qua dentro).
La Nostra, invece, dicendo che la moda ha, di sua natura, il triste destino di passare fuori moda, dà una prova elegante di understatement e di autoironia quale non mi è mai accaduto di trovare nelle interviste degli stilisti osannati a noi contemporanei.
Un saluto da Occidentale
Occidentale, purtroppo temo che la nottata sarà lunga e brutta. In questo momento abbiamo TG, La7, Rai 1, 2, 3, tutti a parlare degli stessi argomenti... Una palla unica! E tutti vogliono spiegare, approfondire, fare totoscomesse: non se ne può davvero più. Siamo diventati ostaggi della stupidità del Palazzo.
L'unica nota di colore in questo squallore, l'ha avuta quel futurista che ha lanciato 500.000 palle di tutti i colori (quelle ci stan facendo) giù per la scalinata Trinità dei Monti. A lui la galera, ovviamente, mentre i nostri aguzzini fingono di trovare una soluzione.
Sì, capire come ha fatto la Chanel, che la moda è fatta per passare di moda, è segno di arguzia. Merce rara di questi tempi.
Il celebre musicista Robert Schuman diceva che un artista non segue la moda: la crea e non gli si può dar torto, estendendo quanto detto per l'artista agl'individui dalla personalità più marcata che, anche adattandosi a qualche piccola tendenza del momento, mantengono comunque un loro stile personale, nel presentarsi e anche nel vestire.
Condivido quanto detto in genere sull'assurdità di certe creazioni stilistiche, importabili, il sui solo fine è quello di fare scalpore alle sfilate di moda. Più di una volta mi son trovato a considerare che molti degli stilisti, a giudicare dal modo come vogliono vestire, truccare ed acconciare le donne, abbiano una profonda avversione per la donna.
Oltre tutto, a vedere certi modelli vien da pensare a quando in Cina, ai tempi della rivoluzione culturale, obbligavano le donne a vestire gli stessi abiti monocolori maschili, tagliandosi i capelli a spazzola (ed obbligando a fare altrettanto anche le straniere che si trovassero lì per lavoro. Praticamente sembra che anche in occidente stia succedendo qualcosa di analogo, con la differenza che qui non si ricorre ad una vera azione di forza, quanto ad una persuasione sottile, convincendo che la donna ci guadagni esteticamente abbigliandosi ed acconciandosi in un certo modo, per cui le destinatarie di questa propaganda correranno entusiasticamente a fare quello che con riluttanza avrebbero fatto se costrette con la forza.
Venendo a Chanel, come è stato giustamente detto, aveva, innanzi tutto stile, oltre che buon gusto.
E' vero che le sue creazioni non erano alla portata di tutte le tasche, ma, come altri stilisti, i suoi modelli hanno influenzato i creatori meno noti o comuni sarti e lo stesso pret à porter, forse, anzi sicuramente più banali, ma comunque portabili e di un certo gusto.
In Italia, a quell'epoca c'erano le notissime sorelle Fontana, magari meno famose di Chanel, ma comunque ispirate a determinati principii estetici che valorizzavano le donne che indossavano (e indossano ancora) le loro creazioni, e senza il bisogno di apporre vistosi marchi.
Giusto a proposito, concludo ricordando l'episodio di un maestro che, anni addietro, vedendo un alunno orgogliosissimo di ostentare un paio di bermude dai colori improbabili (direi allucinanti), su cui spiccava gigantesco il marchio Coca Cola; ovviamente, al gusto estetico di quel capo di vestiario era assai discutibile, corrispondeva ad un prezzo non meno discutibile, ovviamente caro. Ebbene, quell'insegnante domandò al ragazzino, che "se la tirava" per quel costoso capo, quanto lo pagasse la casa produttrice della Coca Cola per una così vistosa pubblicità. (Ovviamente, fece seguire la costruttiva spiegazione ed esortazione a vantarsi di meno con i compagni)
Vadasarma (Cittadino), hai fatto bene a ricordare le sorelle Fontana, che vestirono Audrey Hepburn in Vacanze romane e Ava Gardner in "La contessa scalza". Ma anche numerose attrici di Cinecittà come la Bosé, la Mangano ecc. E che, come ricordi, furono influenzate dalla Chanel. Hanno messo i costumi delle Fontana in un museo e hanno fatto importanti mostre del costume che sono anche rievocative della storia del cinema.Un po' come Givenchy e i suoi intramontabili tubini neri, legati alla Hepburn di "Colazione da Tiffany" e di "Cenerentola a Parigi" Funny Face).
Sugli attuali stilisti e le loro tendenze e ricadute nel costume, avete già detto tutto voi.
Hesperia,
venire qui da te è come stare davvero in un Giardino incantato. Un luogo distensivo, lontano dal frastuono dominante.
La moda, è un argomento interessante, che si presta a molte considerazioni. Mi soffermo solo su alcune.
Nei decenni passati, gli stilisti si contavano sul palmo di una mano. In seguito, ne sono spuntati tanti come funghi. Evidentemente, è un settore che commercialmente rende.
Ciascuno stilista propone, ogni anno, uno stile di abbigliamento con modelli, accostamenti di colori, stoffe e idee, a volte molto bizzarre e i relativi capi proposti, nell’insieme si adattano a malapena a ragazze giovanissime. Purtroppo spesso si vedono in giro gli stessi capi indossati anche da donne non giovani, con effetto devastante per chi lo porta e deprimente per chi guarda.
Seguire la moda come viene proposta dai vari stilisti, non sempre è saggio.
In definitiva, sono convinta che i capi classici, nei colori, nelle stoffe e nel taglio, restano sempre intramontabili. E su quelli mi oriento con più sicurezza.
In estate, l’esplosione di colori, va bene per tutti.
A proposito di "stilisti", che è una parola che francamente non mi piace troppo. Preferivo il vecchio "alta sartoria" o "couturier" dove c'era il gesto manuale del saper tagliare e cucire invece che improvvisarsi astrattamente. Infatti Coco era proprio una sarta, uscita dalla bottega (forbici, metro, ago e filo).
C'è molta fuffa intorno all'assalto di questi neostilisti in erba. Pensa che c'era una tipa, mai sentita nominare che si chiamava Graziella Pera e che per darsi un tono, improvvisò défilés col nome di "Grace Pear", presa garbatamente in giro da Sandro Paternostro.
A proposito di “grandi firme”. Trovo arbitrario e intollerante che ogni capo di abbigliamento “firmato”, porti ben in vista il marchio di origine del capo, spesso alterando anche l’estetica del capo.
Questa, secondo me, è pura pubblicità gratuita. Non solo. Ma è pagata doppiamente e scioccamente dal consumatore che, pur avendo pagato salatamente il capo, indossandolo, ne fa pubblicità gratuita a iosa.
Il pregio del capo, non dev’essere “convalidato” dalla firma esposta, ma dall’alta qualità del materiale usato, dall’originalità dei modelli e dei colori lanciati e abbinati, che lo dovrebbero caratterizzare.
Troppo comodo e facile, da parte dei produttori, mettere il proprio marchio, dando per scontato l'eccezionalità del capo, che non sempre corrisponde ad un prodotto di alta qualità. Ciò vale anche per altri articoli, come borse e accessori vari.
Mi stupisce che l’autority preposta e il Codacons, non siano mai interventuti su questo abuso vero e proprio, perpretato a danno dei consumatori e ad esclusivo vantaggio dei produttori.
La moda va bene per il piacere ed il conforto; purchè non sconfini nella volgarità dell'eccesso, dell'ostentazione e della discriminazione. Nulla però supera il fascino di una bella mente (possibilmente abbinata a una nobile anima e ad un carattere angelico parlando di fanciulle), tanto meno un bel vestito. Ammesso poi che sia bello.
Dagli aforismi e dai trascorsi direi che questa Coco doveva essere una femmina pericolosa.
WILLIAM SHAKESPEARE, sonetto
Chi vanta i suo natali, chi il suo ingegno,
Chi l’opulenza sua e chi la forza,
Chi abiti alla moda benché goffi,
Chi i falconi e i levrieri e chi i cavalli,
Ogni temperamento ha un suo diletto,
in cui trova una gioia sopra ogni altra,
Ma la misura mia non è in codesti singoli piaceri,
Tutti li supero in un bene supremo.
il commento di sopra è mio.
m'è sfuggito il nome
Cara Hesperia,
mi permetto di dissentire da te su un punto:tu dici di non amare la parola "stilista".A me pare invece che definisca benissimo la categoria, se per stilisti intendiamo, ad esempio, gli onnipotenti Dolce e Gabbana (che io detesto per la cattiva influenza che hanno sui giovani:si vestono tutti uguali manco fosse la divisa di chissà quale esercito) che- come faceva notare Erda qui nel Giardino, firmano vistosamente le loro "creazioni" risparmiando sulla pubblicità che così viene fatta inconsciamente e gratuitamente da tutti coloro che indossano i loro capi.
Stilista, secondo me, vale quanto "artista", termine abusato e pronunciato a sproposito ogni qualvolta un'attricetta o aspirante tale gira uno spot pubblicitario di 20 secondi per una marca di dentifricio.Prevengo critiche femministe dicendo che lo stesso si può dire di un attorucolo da strapazzo impegnato a reclamizzare un dopo barba...(Insomma alla fin fine diciamo la stessa cosa, e cioè che dare dello stilista a qualcuno non è un insulto ma non è nemmeno granché come complimento).
Buona serata da
Occidentale
Anche in questo contesto più sereno, mi trovo d'accordo con te, Scart. Sì questa Coco era innanzitutto pericolosa anceh per sé, tenuto conto i suoi trascorsi con l'ufficiale tedesco che avrebbero come minimo fruttato una rapata in testa :-)
Erda, in Shakespeare c'è già tutto e uno potrebbe leggere solo lui ignorando tutti gli altri, che ne ricaverebbe grande ricchezza.
Occidentale, alla fine diciamo la stessa cosa: stilista non caratterizza un bel niente. Ciao a tutti, sono in viaggio.
Hesperia,
in Shakespeare (del quale possiedo la preziosa, anche di fattura, raccolta di “Tutte Le Opere” a cura di Mario Praz), c’è già tutto, al pari delle altre opere classiche.
Schartouse, “Dai frutti, si riconosce l’albero”. Chanel, non ha prodotto frutti scadenti o avvelenati. Ed io, come dea della terra, so che il suo albero aveva buone radici. Apprezzamenti diversi sull’artista sartoriale, sono semplici malignità.
Gentili Signore, prima di tutto salve, e complimenti per il nuovo blog, cui sono arrivato dopo la lettura dell'altro, assolutamente geniale di Saura Plesio.
Ho notato che qualcuno ha ricordato anche le mitiche Fontana. Non sottovalutate i couturier veri classici della moda italiana. Da rivalutare e ripensare Capucci, un genio del colore e della scultura. O tra i contemporanei meno noti, Romeo Gigli, anche se era meglio negli anni 80-90.... poi quest'ultimo ha vestito troppa gente famosa de sinistra e non mi sono mai rassegnato a ingoiare il rospo. Poi, de gustibus. A presto. :)
Caro Josh, inutile nasconderle che quel "geniale" mi ha fatto immensamente piacere. Il nostro paese nasce come terra di grande Artigianato con la A maiuscola. E poiché non ne ha avuti di pari, ecco che questi artigiani, vengono elevati al rango di artisti, come avvenne al grande Benvenuto Cellini.
Tornando alla più effimera arte-mestiere della haute couture, certo che mi ricordo del grande Cappucci, al quale Valentino deve non poco, a mio avviso. Se tutta questa gente fosse nata in Francia, sarebbero considerati dei monumenti nazionali.Ma noi siamo degli smemorati irresponsabili buoni solo a farci rubare maestranze d'eccellenza, quadri e altri preziosi beni culturali che giacciono nei musei stranieri.
Josh,
ha fatto bene a ricordare alcuni nomi della genialità degli italiani che si distinsero, in passato, nei vari settori dell’Arte. Ogni Musa fu da essi egregiamente onorata. Se volessimo rendere omaggio a tutti gli Artisti più noti, la lista sarebbe lunga. A nostro antico vanto.
Purtroppo, dal secolo appena trascorso in poi, venendo meno nelle persone idee e ideali, non vi sono stati artisti che li abbiano saputo emulare degnamente. E questo ha fatto male all’Arte, che gradualmente ha perso gran parte del suo antico pregio e prestigio, mortificando la Bellezza.
Non ci resta che rifugiarci in questo Giardino incantato, per un ritorno ideale alla Bellezza del passato. Per chi non l’ha dimenticata.
Blog denso di simbolismo... a dispetto dei temi volutamente leggeri. :-) Aggiungerei una firma che non ho letto, che ha comunque a che fare con l'eleganza. Louis Vuitton. Un saluto alle Esperidi, alle Furie e ai naufraghi. :-)
Ma per fortuna c'è un Drago che ci aiuta a salvare i preziosi pomi in oro (e non pomodori):-)
Le Erinni o Furie (con le chiome fatte con gli aspidi un po' come le Gorgoni) lasciamole stare giù nell'Ade a perseguitare le anime dannate. Qua siamo nell'isola dei Beati (ma non Beoti) :-)
Cara Erda, nel caso dei nostri artisti, è il caso di dire "Nemo propheta in patria". Ci sono interi tesori nelle pinacoteche straniere e varrebbe la pena di inventariarli e censirli, se avessimo politici e amministratori più seri di quelli che abbiamo.
Non vorrei andare OT, ma dato il divenire dell'argomento, scendo dall'aulico e torno alla scabra economia. Sappiate che ultimamente, pur avendo tutti gli stilisti diffusione via web e varie riviste, in realtà continua però a condizionare il mondo della Moda Vera sempre e solo Vogue, e la casa ed. Condè Nast. L'ultima pupilla della casa ed. che ha uno strapotere mediatico e politico/economico può far nascere e stroncare talenti.Ha deciso di promuovere gli USA (non l'Italia, e sempre ancora la Francia) come centro di moda, cioè Donna Karan, Ck (disegnato anche da italiani come sempre e intessuto spesso in Italia come tutti). Compaiono su Vogue solo gli stilisti italiani scelti da Lei, solo con modelle/i (mai italiane) scelte da lei, fotografati da fotografi non italiani scelti da Lei, in locations NON italiane. In più, per es. a Milano c'era la Settimana della moda, cioè 7 giorni. Ha fatto di tutto per ridurla a soli 4 giorni(chissà fosse stato per lei avrebbe fatto pure un triduo quaresimale) senza che i sindacati o la Camera abbiano battuto ciglio, per sminuire tutto il mondo della moda e cultura italiana, costringendo i compratori a fare maratone e gimcane impossibili per vedere tutte le sfilate concentrate e sovrapposte in soli 4 gg. Di questo, economicamente e culturalmente, autarchicamente mi arrabbierei, come fece il Sole 24 Ore, anche perché è l’unico settore economico italiano a funzionare.
Josh, è da tanto tempo che non sfoglio Vogue. Donna Karan è quel personaggio ben ridicolizzato da Maryl Streep ne "Il Diavolo veste Prada", per caso?
Comunque mi sono sempre chiesta come fa a stare in piedi un simile magazine, vista la modesta tiratura. E' quasi un House Organ.
No, non è lei. Donna Karan è una stilista americana tranquillissima….che però insieme ad altri potentati economici nella realtà vuole fare le scarpe al mercato italiano aiutata dal sistema di recensione non proprio favorevole all’Italia degli ed. Condè Nast. Ma non è il personaggio messo in ridicolo da Meryl Streep.
http://www.donnakaran.com/
Nemmeno io sono un patito di moda, ma a volte per sbarcare il lunario
ho lavorato in pubblicità, per l’associazione concetti simbolici-musica-parole, e così ho visto qualche spaccato di realtà, non molto diverso dal film:)
Il film critica proprio la redazione di Vogue, e il personaggio di Meryl Streep pare essere:
http://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Wintour
Grazie per l'utile precisazione Josh. Mi fa piacere avere una persona così competente che ha lavorato nell'ambito dell'immagine pubblicitaria :-)
x Hesperia:
eccola:))
http://style.donne.alice.it/gallery/anna_wintour.html
ah e leggiti sta notizia, che caos pazzesco
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=188914
Grazie per i link Josh. Romeo Gigli mi è sempre piaciuto con i suoi preziosi velluti. Bel casino, però...
Abel Dufresue: "la persona insignificante segue la moda, la presuntuosa la esagera, e quella di buon gusto scende a patti con lei".
Georges-Louis Buffon de Leclerc: "Lo stile è l'uomo" ripresa da Stendhal
mia nonna: "Lo stile è, prima, la persona"
:)
A PROPOSITO DI ESPERIA
cosa ne dite di un ritorno alle origini?
CCD: ConfederazioneCristiano-Democratica ESPERIA
(«contra factum non valet argumentum»)
Amici miei, sono anni che mi vado occupando di capire che cosa accadde al nostro popolo, di là delle bellissime e numerose pagine scritte dai nostri grandi e colti meridionalisti... Io sono partito da più lontano, ovvero dal grande Gramsci, per cui saltando a "piè pari" la querelle, pure rispettando tutto ciò che ho letto, e certo che troveremo tutto il denaro che necessita, (quando saremo un Popolo vero), ritengo di doverapprofittare del conforto delle leggi internazionali, in materia di autodeterminazione e cominciare con il formare una Giuria Popolare, che si assuma l'onere di portare avanti la nostra istanza che non nasce dal buio di un folle capriccio, ma dalla Storia, dall'importante Storia di cui faceva (e fa parte), il nostro Popolo. E che tutti conoscono eccetto i ciechi e chi non ha ancora imparato a leggere. Ma che non sono coloro che ci devono dare le necessarie soddisfazioni. Pertanto, mettiamo mano ai rispettivi portafogli, per pagarci una due giornate d'albergo, nella più bella città del Mondo, Napoli, per riunirci intorno ad un tavolo e far nascere ufficialmente lo Stato Duosiciliano che fin d'ora ( se vi sta bene, definirei Confederazione democratico-cristiana Espèria).edi il sito più completo: mariomoccia.com
Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l'indipendenza, associarsi a un altro stato o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico. Tale princio costituisce una norma di diritto internazionale generale cioè una norma che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati. Inoltre questo principio rappresenta anche una norma di jus cogens, cioè diritto inderogabile (Significa che esso è un principio supremo ed irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale). Come tutto il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione ratificato da leggi interne, per esempio la L.n.881/1977 in Italia, esso vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass.pen. 21-3 1975).
Il principio di autodeterminazione dei popoli si è sviluppato compiutamente a partire dalla seconda metà del secolo scorso, nel 1945 alla fine della Seconda Guerra Mondiale. In particolare è stata l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a promuoverne lo sviluppo all'interno della Comunità degli Stati.
La Carta delle Nazioni Unite, infatti, al Capitolo I (dedicato ai fini e principi dell'Organizzazione), all'articolo 1, paragrafo 2, individua come fine delle Nazioni Unite:
"Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'auto-determinazione dei popoli..."
Per cui, amici miei, non ci siamo fumato nessuna "canna", tantomeno ci stiamo inventando nulla! All'uopo, il mio sito personale, è diventato un sito secessionista con l'umana possibilità di predisporci al "salto", attraverso una prima democratica proposta di una macro regione che comunque, ci deve consentire una forma di autodeterminazione almeno legislativa. Se non dovesse funzionare, e solo per loro colpa... scissione! Chi tra voi è d'accordo, mi riscontri questa mail, rispondendomi con un "sì aderisco"! Così che io possa predisporre tutto il necessario.
Non conosco molti tra i meridionalisti convinti, perciò chi tra voi conoscesse e stimassse qualcun altro, gli giri la presente mail, personalmente invitandolo. Beninteso anche giovani non meno di trent'anni, e donne capaci e acculturate!
Tengo a farvi sapere che nonostante sia io a dare il "là", propongo fin d'ora - quale presidente della Giuria Popolare, l'esimio prof. Nicola Zitara che tutti voi sicuramente, conoscete. Quando ci guarderemo negli occhi e ci conteremo, faremo ogni altra considerazione.
Con amicizia e rispetto per tutti, anche coloro che ancora non conosco personalmente, vi porgo i miei più cordiali e napoletani saluti.
m.se Mario Moccia di Montemalo
Un'altra delle principali convenzioni internazionali che sanciscono il diritto di autodeterminazione dei popoli è il Patto internazionale sui diritti civili e politici, stipulato nell'ambito dell'ONU nel 1966. L'Italia ha recepito questa convenzione con la legge n.881 del 1977.
Altro passo fondamentale è stata la "Dichiarazione relativa alle relazioni amichevoli ed alla cooperazione fra stati" del 1970 in cui si sancì il divieto di ricorrere a qualsiasi misura coercitiva suscettibile di privare i popoli del loro diritto all'autodeterminazione.
Ancora più chiaramente si espressa la "Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa" (CSCE) nell'Atto Finale di Helsinki del 1975, in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
m.se Mario Moccia di Montemalo
Grazie Moccia per il passaggio, ma questo è un blog culturale e non politico. Forse ti ha tratto in inganno quel "Esperidi" ed Hesperia del mito.
Posta un commento