Se andate al mio post precedente, potrete ammirare una foto di Re Magi in cammino per recare omaggi a Gesù Bambino. Non è un quadro o un affresco, ma il particolare di un Antico Mosaico di Ravenna.
Chi mi consigliò quella foto, ebbe un'idea felice. Si svolgeva in quei giorni, a Nova Milanese, una mostra dedicata a quegli Antichi Mosaici, il cui precipuo scopo era stato quello di accendere un faro su quell'immenso patrimonio storico-artistico, misconosciuto a gran parte degli italiani, me compreso.Coloro che, infatti, pensano a Ravenna, hanno in mente le immagini delle sue Basiliche e dei suoi Mausolei, viste però dalla parte esterna; senza magari sapere che il bello sta al loro interno. In tal senso, le Basiliche, i Mausolei, il Battistero andrebbero visti come scrigni: casseforti contenenti grandi tesori d'Arte. Ed è per il loro immenso valore interiore che l'Unesco ha voluto tutelarli, dichiarandoli Patrimonio dell'Umanità.
A distanza di un mese dalla conclusione, debbo dire che l'intento di quella mostra, voluta da Rosaria Longoni, assessore alla cultura di Nova Milanese,è stato raggiunto.
A questo punto, esco un attimo dal tema, per rivolgere un consiglio, e una critica, ai responsabili delle attività culturali dei comuni d'Italia, i quali lamentano, spesso e quasi tutti, le scarse risorse a loro disposizione per fare promozione culturale. Quello di Nova Milanese è stato un esempio tangibile di come a ciò si possa adempiere, senza spendere praticamente nulla. Per quel che ho potuto appurare, tale mostra, durata oltre un mese, ritengo sia costata pochissimo alle casse comunali, se penso al modo intelligente con cui è stata organizzata e diretta. E' stata infatti allestita e curata dalla Cooperativa Edificatrice di Muggiò, in collaborazione con il Comune di Ravenna e con il solo patrocinio della Città di Nova Milanese, che ha messo a disposizione un salone per il suo allestimento. Le gigantografie dei mosaici sono state create, con superba maestria, dalle leggendarie Edizioni Panini di Modena (più note per le figurine da collezione).
Chi mi consigliò quella foto, ebbe un'idea felice. Si svolgeva in quei giorni, a Nova Milanese, una mostra dedicata a quegli Antichi Mosaici, il cui precipuo scopo era stato quello di accendere un faro su quell'immenso patrimonio storico-artistico, misconosciuto a gran parte degli italiani, me compreso.Coloro che, infatti, pensano a Ravenna, hanno in mente le immagini delle sue Basiliche e dei suoi Mausolei, viste però dalla parte esterna; senza magari sapere che il bello sta al loro interno. In tal senso, le Basiliche, i Mausolei, il Battistero andrebbero visti come scrigni: casseforti contenenti grandi tesori d'Arte. Ed è per il loro immenso valore interiore che l'Unesco ha voluto tutelarli, dichiarandoli Patrimonio dell'Umanità.
A distanza di un mese dalla conclusione, debbo dire che l'intento di quella mostra, voluta da Rosaria Longoni, assessore alla cultura di Nova Milanese,è stato raggiunto.
A questo punto, esco un attimo dal tema, per rivolgere un consiglio, e una critica, ai responsabili delle attività culturali dei comuni d'Italia, i quali lamentano, spesso e quasi tutti, le scarse risorse a loro disposizione per fare promozione culturale. Quello di Nova Milanese è stato un esempio tangibile di come a ciò si possa adempiere, senza spendere praticamente nulla. Per quel che ho potuto appurare, tale mostra, durata oltre un mese, ritengo sia costata pochissimo alle casse comunali, se penso al modo intelligente con cui è stata organizzata e diretta. E' stata infatti allestita e curata dalla Cooperativa Edificatrice di Muggiò, in collaborazione con il Comune di Ravenna e con il solo patrocinio della Città di Nova Milanese, che ha messo a disposizione un salone per il suo allestimento. Le gigantografie dei mosaici sono state create, con superba maestria, dalle leggendarie Edizioni Panini di Modena (più note per le figurine da collezione).
Nello spazio di circa 300 mq, sono stati esposti esempi perfetti di particolari dei mosaici provenienti dalla Basilica di San Vitale (foto in alto a destra) e del Mausoleo di Galla Placidia ( qui a sinistra).
La maestria della Panini deriva dal fatto che, stando in prossimità dei murali, si poteva avere l'impressione di toccar con mano le minuscole mattonelle, dalle dimensioni e dai colori più diversi, con cui furono creati gli splendidi mosaici.
Invito i lettori, che vogliano approfondire l'argomento Mosaici di Ravenna, a documentarsi via Internet. Voglio invece soffermarmi sull'impressione emotiva procuratami dalla gigantografia di uno dei mosaici principali della Basilica di SanVitale, che è stato presentato all'esposizione e riprodotto nell'immagine in basso a destra.
E' un gruppo di dignitari autorevoli e altolocati, dall'aspetto cupo, pensoso, severo, triste. Quasi l'immagine di persone che stanno presagendo e vivendo l'inizio di quel lungo periodo di "oscurità"che è stato il Medio Evo. Nei loro sguardi vi era già tutto il vissuto di un popolo estremamente travagliato; un popolo, un'intera umanità costretta a fuggire da Roma, prima, e poi dopo da Milano, sotto l'incalzare delle invasioni barbariche.
Soffermandomi invece sull'aspetto della bellezza e magnificenza di quei Mosaici, vi intravedo il tentativo di voler ricostruire, di voler tramandare ai posteri, i fasti di quello che era stata la bellezza della civiltà Romana, la quale stava per essere soggiogata, demolita e cancellata dai barbari. Ma, consci dei rischi e pericoli già intercorsi a Roma e a Milano, lì a Ravenna si volle costruire senza troppo sfarzo esteriore, quasi a non voler dare troppo nell'occhio. Al contrario di Roma e Milano, dove si fece largo uso di preziosi e costosi marmi (si pensi al Palazzo Imperiale di Milano, del quale non è giunto nulla fino a noi, che era stato costruito facendo arrivare via mare, via Po e via Vettabia, pregiati marmi fin dall'Africa Romana), a Ravenna si pensò di meno all'esteriorità. Mattoni grezzi (questo, almeno, è quel che è giunto fino a noi), poco o nulla uso di luccicanti marmi, almeno nella parte esterna. Ci si concentrò quasi totalmente alla realizzazione di splendori interni. Quasi a non voler ripetere le esperienze di Roma e Milano, dove, il passa-parola sullo splendore dei marmi aveva contribuito a far sì che avvenisse la calata di orde barbariche devastatrici, qui non c'è traccia di marmo; la bellezza e la grandiosità stanno tutte racchiuse all'interno di quegli edifici, solidi e ben costruiti.
L'analisi storica più approfondita di quei secoli, sarà oggetto di altri post. Qui, mi limito ad un accenno sul perché della scelta di Ravenna per impiantarvi la Nuova Capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Essa è stata vista anche come una fuga dalla realtà da parte delle élite di allora, coloro i quali avevano in mano le sorti e i destini delle genti, lasciate in balia del proprio drammatico e ignoto destino.
La maestria della Panini deriva dal fatto che, stando in prossimità dei murali, si poteva avere l'impressione di toccar con mano le minuscole mattonelle, dalle dimensioni e dai colori più diversi, con cui furono creati gli splendidi mosaici.
Invito i lettori, che vogliano approfondire l'argomento Mosaici di Ravenna, a documentarsi via Internet. Voglio invece soffermarmi sull'impressione emotiva procuratami dalla gigantografia di uno dei mosaici principali della Basilica di SanVitale, che è stato presentato all'esposizione e riprodotto nell'immagine in basso a destra.
E' un gruppo di dignitari autorevoli e altolocati, dall'aspetto cupo, pensoso, severo, triste. Quasi l'immagine di persone che stanno presagendo e vivendo l'inizio di quel lungo periodo di "oscurità"che è stato il Medio Evo. Nei loro sguardi vi era già tutto il vissuto di un popolo estremamente travagliato; un popolo, un'intera umanità costretta a fuggire da Roma, prima, e poi dopo da Milano, sotto l'incalzare delle invasioni barbariche.
Soffermandomi invece sull'aspetto della bellezza e magnificenza di quei Mosaici, vi intravedo il tentativo di voler ricostruire, di voler tramandare ai posteri, i fasti di quello che era stata la bellezza della civiltà Romana, la quale stava per essere soggiogata, demolita e cancellata dai barbari. Ma, consci dei rischi e pericoli già intercorsi a Roma e a Milano, lì a Ravenna si volle costruire senza troppo sfarzo esteriore, quasi a non voler dare troppo nell'occhio. Al contrario di Roma e Milano, dove si fece largo uso di preziosi e costosi marmi (si pensi al Palazzo Imperiale di Milano, del quale non è giunto nulla fino a noi, che era stato costruito facendo arrivare via mare, via Po e via Vettabia, pregiati marmi fin dall'Africa Romana), a Ravenna si pensò di meno all'esteriorità. Mattoni grezzi (questo, almeno, è quel che è giunto fino a noi), poco o nulla uso di luccicanti marmi, almeno nella parte esterna. Ci si concentrò quasi totalmente alla realizzazione di splendori interni. Quasi a non voler ripetere le esperienze di Roma e Milano, dove, il passa-parola sullo splendore dei marmi aveva contribuito a far sì che avvenisse la calata di orde barbariche devastatrici, qui non c'è traccia di marmo; la bellezza e la grandiosità stanno tutte racchiuse all'interno di quegli edifici, solidi e ben costruiti.
L'analisi storica più approfondita di quei secoli, sarà oggetto di altri post. Qui, mi limito ad un accenno sul perché della scelta di Ravenna per impiantarvi la Nuova Capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Essa è stata vista anche come una fuga dalla realtà da parte delle élite di allora, coloro i quali avevano in mano le sorti e i destini delle genti, lasciate in balia del proprio drammatico e ignoto destino.
Un quesito, e una provocazione, che mi sorgono spontanei, lo rivolgo alle élites e ai governanti occidentali di oggi: quanti secoli di travagli e quali traversìe dovettero subire, prima che avvenisse l'amalgama e l'assimilazione dei barbari alla civiltà?
autore: Marshall
11 commenti:
Marsh, sei su Tocqueville.
I mosaici sono rimaste tecniche artigianali ancor oggi in voga nel design. Credo che si dovrebbe creare un vasto database di tutto il patrimonio artistico che abbiamo. E i mezzi informatici per farlo li abbiamo. Quanto ai costi di certe iniziative, io credo (come te, del resto)alla totale mancanza di una volontà politica culturale. Sì può fare buona cultura anche con budget municipali ridotti, come hai dimostrato.
Hesperia,
grazie alla cultura "mosaicistica" (è una bruttura, ma non ho trovato di meglio) che mi sono fatto in questo mese, da quando è finita quella mostra di Nova, che aveva acceso quel mio faro interno, ho potuto appurare quanto dici. Concordo anche sulla tua proposta. Pensa a quell'altra zona d'Italia assai ricca di mosaici, la Sicilia. Monreale e La Villa del Casale di Piazza Armerina, e le altre scoperte recenti, quali le Ville del Tellaro di Noto e di Paternò, sono altri sommi esempi di tanta bravura e magnificenza. E non ti dico di quella riscoperta a Milano, perchè sarà oggetto di un post.
Quanto ai costi, anch'io, te e gli altri autori di questo blog, potremmo essere l'esempio di come si possa divulgare l'immenso patrimonio culturale di cui dispone l'Italia, grazie ai "generosi lasciti" dei nostri PREZIOSI ANTENATI. Abnegazione e buona volontà nel fare qualcosa che possa essere utile e piacevole anche agli altri, senza dover necessariamente pensare a scopi di lucro.
Ciao.
Marshall
I mosaici di Piazza Armerina sono famosi per le donne in bikini, indumento da bagno che
, a quanto pare, si perde nella notte dei tempi.Come si vede anche qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Villa_del_Casale
Post interessante, ciao
Ernesto
Ernesto,
contento che sia piaciuto, ringrazio per la visita e il complimento.
Donne in bikini a Piazza Armerina! Sarà per quello che Sgarbi vi fece il sovrintendende alla Villa del Casale?
Ovviamente stò scherzando. Ogni tanto mi concedo anch'io questo lusso!
Un saluto.
Marshall
Nel guardare il mosaico dei dignitari vien fatto di domandarsi: faremo anche noi la fine dell'Impero Romano d'Occidente? E i nuovi barbari cosa lasceranno in piedi del nostro caro vecchio mondo?
Demetra,
bella domanda!
E me la pongo anch'io, nel finale del post.
Marshall
I mosaici mi sono sempre piaciuti. L'Italia ha molti di questi tesori in edifici storici-scrigno.
Interessante, ed economica, l'idea della mostra con le gigantografie, una bella iniziativa per la diffusione del sapere e per una prima alfabetizzazione iconografica.
L'arte musiva ravennate conserva forma e sostanza bizantina, per ragioni storiche. In particolare è tra quelle che preferisco: mi sono sempre piaciuti i suoi fondi oro, che venivano adoperati per suggerire indefinitezza dello spazio-tempo, quindi la dimensione di eternità e di 'Assoluto' intorno alle figure, e tutti gli esempi di Cristo Pantocrator che entreranno nell'arte italiana.
Affascinante la tua chiave di lettura e la domanda finale. Specificamente sul mosaico in basso a dx della Basilica di San Vitale, i dignitari rappresentati erano seri e seriosi ma per sottolineare la solennità, la sacralità anche del potere, che allora si credeva (ancora) che provenisse da Dio, che fosse un'investitura dall'alto, quindi una questione estremamemnte seria, da gestire con coscienza e di cui rendere conto alla fine in maniera responsabile.
Da questo, soprattutto, dipende la serietà delle figure.
Inutile dire che questa concezione del buongoverno e dell'esercizio responsabile del potere verso i cittadini come una missione sia stra-finita oggi, e sia meno che mai incarnata dal 'potere' odierno, spesso cariche semi-usurpate da gente senza merito nè coscienza alcuna, peggio che usurpatori della nazione, come chiaro anche nei lai e nei mondi alla rovescia incarnatisi ancora, per l'ennesima tragica volta, in questi giorni.
L'attualità,
a confronto con l'alta concezione di vita (ma anche di fede e stato) che si coglie da questi mosaici, fa pensare che siamo invece giunti alla statua coi piedi d'argilla profetizzata da Daniele.
Josh,
grazie per l'intervento "d'alto" livello storico-artistico. Mi era sfuggito l'ulteriore spunto da te introdotto, circa il perchè della serietà di quei volti. Ora, me ne sono reso conto e mi è più chiaro il vero motivo; e non poteva che essere così. In effetti, i tempi della realizzazione di quel mosaico, facente parte del ciclo di San Vitale, risalgono al periodo di massimo splendore della città di Ravenna: mai, nel corso della sua storia, ha avuto un periodo così fulgido. Eravamo a metà del secolo VI, e Giustiniano, ripresa la città e parte dell'Italia ai Goti, tentò di ristabilire "l'ordine" "mondiale". Quel momento "magico" è stato "immortalato" edificando San Vitale e sostituendo alcuni mosaici della Basilica di Sant Apollinare Nuovo, la cui edificazione risale al 493 d.c., periodo in cui l'arte musiva ravennate era soggetta all'influsso dei Goti ariani.
Trovo particolarmente efficace ed interessante, del tuo commento, il richiamo alla solennità e sacralità del potere, visto come investitura dall'Alto, da Dio, al quale i "potenti" "dovranno rendere conto".
Bello e straordinariamente efficace tale spunto.
E' un concetto alto della politica, che tutti coloro che si vogliano dedicare ad essa, dovrebbero avere sempre ben presente.
Sarà il caso che glielo ricordiamo noi del Giardino delle Esperidi, facendo loro conoscere i testi fondamentali di tale disciplina?Che parlano della sacralità del loro incarico?
Se ti ci vorrai dedicare, vista la tua predisposizione, faresti un lavoro utile per la categoria dei politici, e istruttivo per noi!
Ciao.
Marshall
scrivi
"...il richiamo alla solennità e sacralità del potere, visto come investitura dall'Alto, da Dio, al quale i "potenti" "dovranno rendere conto"."
Ora capisco perchè quasi tutti i politici sono atei...i conti devono rimanere nelle loro tasche.
Perdonami la battuta, ma tanto mi conosci come sono fatto.
Ti ho scritto privatamente e, quindi, sai già come il tuo bel post mi sia stato di aiuto.
ciao
sarc.
Ciao Marshall molto interessante il tuo pezzo sull'arte dei mosaici, che ammetto non conosco abbastanza.
Purtroppo sono riuscita a leggerlo solo oggi, perchè ho qualche problema do connessione.
Ogni tanto impazzisce...
Quindi grazie per tutte le notizie su un argomento a me quasi sconosciuto.
Trovo molto bello questo scambio di "informazioni" perchè ci arricchisce tutti.
Quante cose ho imparato grazie a voi.
Ciao Are
Sarc.,
apro solo ora, tutto l'ambaraddà. Anch'io, ogni tanto, ho delle giornate no.
Non è me che devi ringraziare per quel richiamo sulla sacralità dell'impegno politico, rivolto ai politici, ma a Josh.
Anch'io me n'ero dimenticato, ma è proprio dalla "riscoperta" della sacralità della "missione" politica, che usciremo da questa crisi. Crisi che riesco a vedere sempre di più, giorno dopo giorno, racchiusa in contorni quasi catastrofici.
Personalmente, se mi fossi sforzato prima di "guardare" quello che riesco a vedere meglio oggi - certe velate "brutture" del "sistema" - anzichè nascondermi dietro la certezza della sincerità umana, mi sarei potuto dedicare con vigore e passione da molto prima a ciò che oggi riempie le mie giornate: letteratura, belle arti, religione, filosofia, ecc.
Scusa il mio fraseggio enigmatico, che forse tu capirai, il quale è fatto per abbreviare certi discorsi.
Anch'io ti ho scritto ieri (ormai ier l'altro) privatamente, dicendoti della mia attuale "programmazione giornaliera".
Conoscendoti, non poteva mancare la tua battuta alla...Berlusconi, la quale è una chicca; ci sta a pennello e solo i "sopraffini come noi delle Esperidi" sanno apprezzare senza scandalizzarsi!
E adesso vado a leggere la tua risposta!
Ciao.
ARE,
mi perdonerà se mi soffermerò domani al suo commento.
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