venerdì 22 maggio 2009

Art Déco, arte dimenticata


Il termine consta dell'abbreviazione di Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, tenutasi a Parigi nel 1925.
Indica una categoria eccentrica dell'arte e del gusto che copre un periodo di 20 anni circa, riguarda architettura, arredi di pregio ed ebanisteria, moda, dipinti e arti visive.

In effetti, lo stile non nacque con la famosa Expo, che fu fondamentalmente una rassegna di oggetti e preziosi che già da tempo si andavano affermando. Una particolarità del 'movimento' (alquanto diversificato e scoordinato, in realtà) è il fatto d'esser la prima idea di modernità lussuosa realizzata, unita all'ultima incarnazione del classico: Modernità d'arte e avanguardia e Classicità quindi, al culmine della reciproca compenetrazione, alto artigianato d'arte, spesso 'firmato', unito alla prima produzione industriale.

Se la Parigi degli anni 10 era già déco, gli Usa registrano un'adesione allo stile negli anni '30: lo si ravvisa nell'architettura, nelle scenografie dei film, nelle case 'a nave' fino allo streamline modern (oggi l'attento recupero del Miami Art Deco District).

Quello americano è un déco più moderno e asettico, più rutilante, più aerodinamico e forse un po' artificioso, meno legato alla vecchia tradizione europea, da Paul Manship al Chrysler Building.

Parigi ebbe i mobili lucidissimi e sinuosi di Jacques Emile Ruhlmann tuttora quotati, l'azienda di Süe et Mare , gli originali pannelli di Eileen Gray stupefacente ferro battuto di Edgar Brand , le lacche di Jean Dunand (e i gioielli di Lalique e Cartier) che non hanno bisogno di presentazioni nemmeno per l'antiquariato recente. (in alto al centro: Alberto Martini, ritratto di Wally Toscanini, 1925 - pastello - 135 x 205 cm)
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qui a destra: Galileo Chini - "la Primavera che perennemente si rinnova"




Nel Déco in generale, anche in quello italiano, possiamo trovare, come fonti, indistintamente, le arti primitive (motivi e forme di animali: raffigurazioni di tigri, di pantere dai volumi sinuosi, le antilopi, i cerbiatti, i levrieri; rappresentano il trionfo della forma e del movimento),
la scultura e i vasi dell'antica Grecia, il geometrismo del cubismo e del futurismo, le campiture cromatiche accese dei Fauves, la severità Neoclassica quanto una sclerotizzazione del Biedermeier, cristalli, motivi vegetali,
o di raggi solari e getti d'acqua (la fontana della vita è un simbolo vitalistico ricorrente anche nel déco italiano che si ritrova fino nei cristalli delle credenze, intagliato o in serigrafie), forme femminili agili per una sorta di déco femminile (come nelle preziose statuine di ballerine o Diana) e un déco maschile forzuto-geometrico e monumentale-severo (con un qualcosa di atletico e marziale, negli arcieri).


L'Art Déco è caratterizzata dall'uso di materiali industriali e artigianali-preziosi insieme: alluminio, acciaio inossidabile, bachelite, ma uniti a lacca tradizionalmente lavorata, legni anche rarissimi intarsiati in radiche preziose (mogano, ebano, bois de rose, macassar), poi incurvati in forme oggi spesso improbabili, uso di pergamena, pelle di squalo o di zebra.

L'uso massiccio di forme zigzaganti, di curve larghe e volute, motivi acuti e radianti simboleggiano le novità della modernità, come l'energia elettrica, la vita veloce, la caratteristica 'uraniana' della prima fase del Novecento per un'elevazione estetica della vita moderna, un linguaggio eclettico e un delirio formale un po' strabordante ma di grande fascino per l'alta borghesia italiana.

L'Art Déco fu perciò una sintesi ardita di classicità e modernità quanto di acciaio e legno sbalzato, dai volumi generosi, dinamici, uno stile sempre opulento e lussuoso.

Divenne poi popolare anche per gli interni dei cinema e dei transatlantici, se ne hanno declinazioni alte e basse, anche d'uso quotidiano.

Alcuni considerano l'Art Déco come una vulgata del Modernismo in architettura. Il Razionalismo italiano ne utilizzò elementi misti a strutture più severe, soprattutto nelle città di fondazione in epoca fascista in Italia e nelle colonie (Libia, Eritrea, Etiopia) con agganci alla tradizione locale e al gusto esotico.
In ottica déco-razionalista Sabaudia ne ha esempi in alcuni edifici, ma troviamo scorci architettonici del genere in tutta Italia. Una volta diffusosi nella produzione di massa, il déco iniziò a essere svalutato perché considerato kitsch.
Al di là di Ertè e di Tamara de Lempicka, conosciuti ormai universalmente, oltre Marcello Dudovich e magari qualche imagerie nostalgica legata ad un cinema calligrafico stile Caterina Boratto in citazioni Belle Epoque, oltre l'arte 'termale' che tutti abbiamo presente, la Mostra si propone coraggiosamente di evidenziare la personalità e l'individualità uniche del déco italiano.


Lo svolgersi del Déco in Italia è stato suddiviso in 11 sezioni.
- Inflessioni decorative- Verso nuove sintesi- Orizzonti esotici- Da Venezia a Bisanzio: il Déco di Vittorio Zecchin tra vetri e dipinti-
Il Pochoir: mode tra oriente e settecento- Divagazioni futuriste- Donne del futuro- La severità del Déco- Il sogno dell’antico- Giò Ponti: conversazioni classiche alla Richard-Ginori- Déco scolpito.

Sono presenti, a garantire l'artisticità e l'ispirazione alta della selezione, soprattutto opere pittoriche che devono essere rivalutate, a grandi linee: i lavori ancora vici
ni al liberty di Galileo Chini , Umberto Brunelleschi, Duilio Cambellotti, Giulio Aristide Sartorio, Alberto Martini. Le opere degli anni 20 di Felice Casorati, Guido Cadorin e Piero Marussig, Moses Levy.




(Felice Casorati, 1924, Concerto)

Ancora i futuristi Giacomo Balla, Prampolini, Fortunato Depero, Diulgheroff, Fillia, gli orizzonti esotici del déco: Thayaht, le opere successive di Felice Casorati, Mario Sironi e Massimo Campigli.

La mostra intende offrire al pubblico un esempio della produzione pittorica, senza tralasciare la scultura alla quale è stata riservata un’apposita sezione.

A Giò Ponti è dedicata una sezione speciale nella Palladiana Villa Badoera a Fratta Polesine, mentre a Palazzo Roverella sarà presente una raffinata serie di sue ceramiche realizzate per la Richard Ginori. Famose di Giò Ponti anche le sue realizzazioni di mobili completi in radica, la decorazione dell'Università di Padova, e naturalmente tutta l'attività successiva come designer o meglio artista totale, non solo limitato all'art déco e all'estetica anni '30.










Giò Ponti, decorazione Università di Padova con figure dei letterati italiani: percorrendo i gradini si ha la sensazione di trovarsi faccia a faccia ora con uno ora con l'altro dei nostri Autori grazie alla disposizione strategica delle figure. Contro le famose tesi di Adolf Loos, si può tranquillamente affermare che per il déco l'ornamento non è "un delitto", anzi è una necessità irrinunciabile.


Sede: Palazzo Roverella - Via Giuseppe Laurenti, 8/10, Rovigo.
Periodo: 31 gennaio - 28 giugno 2009
Orari: 9.30-19.00 (tutti i giorni), 9.00-21.00 (sabato), 9.00-20.00 (festivi), lunedì chiuso
Ingresso: €9,00 intero - €7,00 ridottoTel: 0425460093 - 3483964685 (infos e prenotazioni)
Note: la sezione Giò Ponti sarà visitabile presso Villa Badoer, in via Tasso, 1 - Fratta Polesine (RO) con orari 10.00-13.00; 14.00-18.00 (feriali) e 10.00-13.00; 14.00-19.00 (sabato e festivi).
Autore: Josh

13 commenti:

Hesperia ha detto...

E' un'esposizione davvero imperdibile e cercherò di visitarla. L'art déco, nouveau, il liberty sono la mia passione.
Nella mia città si trovano tanti palazzi signorili, antiche fabbriche di birra con locandine in stile liberty. Poi mi piacciono i gioielli e le suppellettili art déo. Tamara de Lempicka, che purtroppo è stata un po' inflazionata e replicata, è stata di recente ospitata a Palazzo Reale a MI. Post molto dettagliato ed esaustivo, Josh. Ciao

Anonimo ha detto...

Il dipinto di Casorati (il Concerto) ricorda un po' Les demoiselles d'Avignon di PICASSO.
Ernesto

Josh ha detto...

Salve Ernesto...
a mio avviso il dipinto non ricorda affatto le demoiselles;
comunque è anche vero che c'erano temi ricorrenti che venivano declinati diversamente da vari maestri, tornando fantasmaticamente sempre sotto nuove spoglie. Ciò che era importante era la nuova interpretazione del tema, non il tema stesso.
Allora certe demoiselles picassiane ricordano certi Cézanne:)

Già che ci sono di Casorati segnalo un'opera del suo periodo 'realismo magico' qui

http://www.leggievai.it/wp-content/photos/casorati_meriggio.jpg

e il ritratto di Silvana Cenni, enigmatico, sospeso, geometrico con alle spalle una citazione 400esca

http://www.sottosuolo.net/public/immagini/CasoratiSilvanaCenni.jpg

naturalmente quasi tutti gli artisti citati avrebbero meritato un post a testa di approfondimento, o meglio una monografia che osservasse la loro arte in divenire nel tempo, ma dati gli spazi non è stato possibile. Ciao

Josh ha detto...

Grazie Hesperia, spero trovi il tempo di vederla, insomma c'è fino alla fine di giugno. Ci sono particolari inflessioni del déco in cui pare di assistere a una geometrizzazione e maturazione più moderna del Nouveau e del Liberty. Devo dire, io non so cosa più mi attragga del déco: i volumi, i materiali, la sontuosità (o meglio l'ultima sontuosità, perchè tutti i movimenti successivi la aboliranno), la creatività libera del déco e la stravaganza. Credo comunque che mi abbiano sempre colpito i quadri, le statue e statuine, i mobili e l'architettura, il resto magari meno.
Al di là della mostra, invece se passi a MIlano ti consiglio:

http://www.robertaebasta.com/

osserva bene il sito e se puoi il negozio-mostra: da stare male:))

ti segnalo anche:

http://www.silviafranchini.it/

peccato sia lontano a Lecce, ma quando uno stile è ancora 'recente', molto di esso è analizzato, 'categorizzato' e intuito anche dagli stessi antiquari e galleristi.

Hesperia ha detto...

Visitati i tuoi links. C'è di che far strabuzzare gli occhi. Ma il portafoglio ha le sue ...esigenze, dato che devono essere articoli inavvicinabili.

Anonimo ha detto...

Infatti alludevo alla scelta del soggetto simile e non allo stile, certamente diverso, tra Casorati, Cezanne e Picasso.
Bella la Wally Toscanini che hai messo in alto. Chi è? La figlia del grande direttore d'orchestra?
Ernesto

Pike ha detto...

Il decò mi fa impazzire.
A martinengo (Bg) le ville della piccola e media borghesia locale, edificate a ridosso della cerchia muraria cittadina, sono tutte decò/liberty.
Begli esempio di architettura eclettica invece si possono vedere a Predappio.
Che il "buonanima" predicava l'architettura razionalista ma razzolava l'eclettico.

Josh ha detto...

In effetti Hesperia non sono 'economici', ma a volte a cercare ...insomma si trova anche a meno di quel che si pensasse. Poi dipende dai materiali usati, se si va su radiche di ebano, macassar si sale coi prezzi, idem con le statue pezzi unici d'artista.

Ernesto, sì la Wally del ritratto è la figlia del Direttore.

Josh ha detto...

Ciao Pike, e benvenuto! :)
Il post mi è venuto in mente unendo un po' di informazioni e gusto personale in vista della mostra a Rovigo. Ci sono anche Futuristi e opere di Sironi.

Grazie dell'indicazione, non conoscevo Martinengo. Abbiamo tesori dappertutto da scoprire e riscoprire, se una certa cultura lo permette:)
E'vero che predicava il Razionalismo, ma razzolava l'Eclettico... A volte poi c'è una linea sottile tra tardo Déco e Razionalismo. A me Piacentini piace, per esempio.

A Bologna, per il tardo déco che sconfina nel razionalismo, c'è il palazzo sede storica della Zanichelli

http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Casa_Editrice_Zanichelli.jpg

Pike ha detto...

Il tuo post lo riprendo su caffenero se non ti dispiace, ovviamente citandoti .

Non solo, ti metto tra i miei link.

Mi mandi il tuo indirizzo email ?

mad.pike@yahoo.it

Josh ha detto...

Preleva quel che vuoi, se ti fa piacere, Pike.
Grazie del link al blog, appena posso ti aggiungo anche io e ti scrivo.

Francesca ha detto...

:O Io adoro l'art déco!! Ti consiglio anche di guardare il catalogo di http://www.artdeco-galuchat.it o se sei vicina a Vicenza di passare a vedere il negozio , spettacolare!!

Josh ha detto...

@Francesca "o se sei vicina..."

Sono un uomo! :-))