mercoledì 21 dicembre 2011

A Natale, Georges De La Tour

Un breve post di clima natalizio
non può non soffermarsi su un evento,
e rifuggire dalla noiosissima tragi-cronaca delle eurofregature a scoppio continuo di questi giorni.



Georges De La Tour è il personaggio, abbastanza misterioso per le scarse notizie sul suo conto, le cui opere sono in mostra stavolta a Milano, a Palazzo Marino , Sala Alessi, in collaborazione con Eni e il Louvre fino all'8 gennaio.
L'operazione è curata da Valeria Merlini e Daniela Storti.

In particolare, molto adatte al clima del periodo, da segnalare 2 opere di fondamentale importanza: "L'Adorazione dei Pastori" (datata intorno al 1644) per la prima volta in Italia, sopra
e, sotto, "San Giuseppe Falegname" (1640 circa).


Georges De La Tour è considerato un maestoso esempio della pittura francese barocca seicentesca, è stato definito anche il "Caravaggio francese".
Nato a Vic-sur-Seille nel 1593, vissuto a Lunéville, dopo la sua scomparsa venne pressochè dimenticato, tra carenze documentarie, confusioni museali e collezionistiche, e deprezzamento del barocco fino a quasi tutto il 1800 inoltrato.

Lo studioso Hermann Voss nel 1915 iniziò la ricomposizione della vicenda artistica di Georges, districandosi tra repertori museali, false attribuzioni.

Allo stato attuale degli studi, non ci sono testimonianze sufficienti ad avallare l'ipotesi di un viaggio di formazione di Georges in Italia.

Anche senza questa esperienza, il "caravaggismo" divenne fenomeno internazionale, e giunse comunque in Francia. E' evidente che Georges dall'esperienza di Caravaggio e successori (il caravaggismo di Georges è senza dubbio condizionato dall'olandese Hendrick Terbrugghen e dalla scuola caravaggesca di Utrecht) fece propri la fenomenologia della luce, i giochi d'ombra, le penombre, il luminismo, le figure che si stagliano dal buio rivelando le proprie volumetrie, e coniugò questa parte d'ispirazione alla pittura fiamminga, e a quella sorta di realismo magico d'interni intimo e sacrale.

La vita di Georges de La Tour, l'apporto culturale della regione della Lorena e gli eventi dell'Europa d'allora sono trattati nella mostra (ingresso libero), abbinati a notazioni sulla tecnica pittorica.

Per "L'Adorazione dei Pastori" si possono notare più aspetti: come tipico dell'epoca, si suppone che l'opera fosse stata commissionata dagli abitanti di Lunéville in omaggio al governatore e ai maggiorenti locali, forse raffigurati fisicamente nel dipinto come era uso.

Ma il il dipinto va oltre il genere, se si mettono a fuoco alcuni particolari:

tutto di La Tour è il consueto studio della luce, dei punti luce, dell'atmosfera; la donna in rosso è Maria, San Giuseppe regge la candela che illumina il quadro, il bambino completamente addormentato sembra emanare luce ("La Luce che illumina il mondo" cfr. S. Giovanni 8:12, ma anche Gv 1:4-5, 9-12; 5:36-37; 12:46-50 "Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»).

Un pastore ha accanto a sè un agnello, raffigurato molto vicino al Bambino: l'Agnello, come il Rosso della veste mariana sono prefigurazioni della Passione, del sangue versato. La luce riveste ogni elemento di un alone intimo, ma insieme solenne, sacro: il quotidiano permane, ma è reso trascendente, che è uno degli stessi misteri dell'Incarnazione.

Gesù Bambino, centro del quadro è rappresentato in maniera particolare: piccolissimo, completamente avvolto, anzi fasciato e non semplicemente "in fasce", con gli occhi chiusi, segreto mistico, vittima prefigurata per donare la salvezza, simmetrico all'agnello.

Riesce difficile pensare che il pittore non avesse presente anche questo passo simbolico dell'incipit del Vangelo di S. Giovanni (1: 9-14)

"9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre."

Da un punto di vista tematico-stilistico, il tema dell'Adorazione dei Pastori al Messia-Bambino ambientata di notte è una visione tipicamente italiana seicentesca, a partire dall'interpretazione dei caravaggisti italiani e dei Carracci, anche se la scena domestica e raccolta, l'interpretazione della luce come elemento quasi narrativo, plastico e introspettivo appartiene completamente alla tradizione della cultura francese-fiamminga.

Per quanto riguarda il secondo dipinto, "San Giuseppe Falegname", Gesù bambino un po' più cresciuto qui regge la luce, e sembra emanarla, in un alone che sa ancora di realismo magico, di soprannaturale che ha fatto breccia nel quotidiano. S. Giuseppe Falegname, qui molto anziano e provato, sta lavorando il legno, preannuncio ancora una volta della Passione, dell'altro Legno (la Croce) a cui Cristo sarà appeso.

Lo svolgimento del tema anche in questo caso appartiene a repertori di ascendenza tematica e formale nordico-fiamminga (il Santo anziano, il Messia-Bambino, gli interni illuminati a contrasto a lume di candela), ma entrambi i dipinti hanno una potenza espressiva visionaria.


Nell'Augurio di recuperare tutti uno sguardo "sgranato" sulla realtà, e penetrante più dimensioni,

colgo l'occasione

per un Augurio di Felice Natale e Sereno 2012

a tutti!


Josh

12 commenti:

Hesperia ha detto...

Non conoscevo De La Tour, ma è chiara l'influenza caravaggesca negli elementi compositivi che hai tu stesso identificato: il luminismo, le luci radenti dal basso verso l'alto, le volumetrie delle figure ecc.
Bellissimo il s. Giuseppe Falegname.
Mi fa piacere che sia a Milano a Palazzo Marino, così non si sa mai che durante le festività possa fare un giretto dal quelle parti alla sua mostra.
Un sereno Natale anche a te e a tutti gli intrnauti che transitano di qua.

marshall ha detto...

Belli quei due quadri. Sembrano i quadri di uno sperimentatore alle prese con i giochi di luce prodotti dalla fioca luce emanata da una candela. Bravo comunque, anche se credo che Caravaggio sia stato il maestro insuperabile della luce. Un esempio per tutti è La conversione di Saulo.

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Un O.T. per un accenno personale a
Palazzo Marino, poichè ne son fresco di studi.
Bella la storia del palazzo, dislocato di fronte alla Scala, con la piazza dominata dal monumento a Leonardo da Vinci; avvincente e romanzesca la storia di Tommaso Marino, ideatore/finanziatore del palazzo.

Josh ha detto...

@Hesperia:
ho visto parecchie altre cose sue in viaggio all'estero.
Questi 2 dipinti però hanno un'importanza storica-tematica,
anche se in altri suoi soggetti diciamo che l'insistenza del 'lume di candela' alla lunga può dare l'idea del quadro un po' lezioso.

cfr.

al link, brevi note e un video che mette insieme alcune sue immagini

http://www.baroque.it/arte-barocca/la-tour.php

cmq a me piace, diciamo così...nella sua specificità.
Dal vivo è di grande effetto.

Josh ha detto...

@Marshall:

Caravaggio era un'altra pasta di pittore e la rivoluzione vera nella visione è cominciata da lui.

Qui si apprezzano alcune scene, gli interni stile franco-fiamminghi, è un altro mondo rispetto a quello caravaggesco, più "assoluto", qui invece apparentemente più quotidiano e minimalista.

Josh ha detto...

beh comunque sia...Auguri! :-)
L'atmosfera c'è.

anche se poi guardandoci in giro l'arrabbiatura è tanta, come dicevamo di là da Saura.

Anonimo ha detto...

Non conoscevo De La Tour neppure io, post molto interessante.
Buon Natale a tutti!

Dionisio ha detto...

Josh, non so se hai letto il post che ho scritto qualche giorno fa sul Culturista, dedicato proprio ai due quadri di De La tour esposti a Milano. Come te sottolineavo che la luce di de La Tour è quella flebile delle candele, capace di creare atmosfere di pacatezza e di intimità, e il suo tono è tenero e sommesso, talvolta non privo d’un pizzico di leziosità, quindi lontanissimo dal pathos emotivo e dalla grandezza e visionarietà del Caravaggio.
Un ottimo e soave pittore, senza dubbio, ma è fuorviante chiamarlo "il Caravaggio" francese come fanno i cuginastri d'Oltralpe.
Vedo che la pensiamo allo stesso modo, in ogni modo.
Con l'occasione rivolgo un augurio di Buon Natale a tutti gli amici esperidi.

Josh ha detto...

@Net 23:

benvenuta sul blog, lieto che ti piaccia. E di nuovo Auguri.

Josh ha detto...

Bentrovato Dionisio:-)

Macchè, non l'avevo mica letto il tuo post.
Ho scritto indipendentemente.
In effetti abbiamo notato circa le stesse cose:-)) anche con parole simili. L'ho letto adesso.

Ma perchè ci sono verità oggettive nelle cose che abbiamo detto entrambi.

La luce delle candele di de la Tour crea intimismo 'fiammingo',
quindi non la drammaticità e il tragico assoluto di Caravaggio, ma un gusto d'interni,
e anche un "gruppo di famiglia in un interno" per esser viscontiani.

Se questi sono 2 buoni dipinti, in altre sue opere come notavo con Hesperia il "lezioso" (sì non c'è altra parola) fa capolino anche in maniera prepotente, con qualche forzatura.

Del resto i "cugini" francesi tentano di appropriarsi anche di Leonardo, addirittura traducendo tutti i nomi italiani in francese (basta vedere nei loro musei): Leonàrd.

ma figuriamoci, per quanto io ami la Francia, sono incontenibili.

E' più forte di loro la, come si dice a Bologna, sboroneria, uh pardon, grandeur:-))

Tanti cari Auguri a te e famiglia.

marshall ha detto...

Josh,
intervenendo nel tuo dibattito con Dionisio, a proposito dell'appropriazione di molte cose italiane da parte dei francesi, c'è anche il toponimo di Lodi, entrato in massa nella toponomastica francese ad indicare vie, piazze e quant'altro, come ad esempio quello di Rue du pont de Lodi (dal post Dresda e Lodi, città del fato).
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Da non ancora esperto di Arte, devo confessare che l'idea delle candele, di cui all'altro mio commento, mi era venuta dalla precedente lettura del post di Dionisio su Il Culturista, idea dallo stesso testè richiamata.

La stessa notizia di questa mostra, con tutti i suoi dettagli, l'avevo poi letta sul sito di Palazzo Marino (vedi commento precedente).
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Buon Natale a tutti.

johnny doe ha detto...

La luce di de La Tour scalda,quella di Caravaggio incendia...l'ombra e quella di una candela,in Caravaggio quella di un sole... ciò nonostante,questo San Giuseppe resta comunque un quadro pregevole.L'ho visto tempo fa al Louvre.
Dubito fortemente che abbia visto Caravaggio in Italia.
I
n tutta sincerità ,in diversi dipinti,preferisco i caravaggisti italiani tipo Serodine,Gentileschi,e pure Manfredi.
Non mi entusiasma molto Georges,pur avendo una sua specificità.

Auguri a Josh,Hesperia e a tutti di un anno un po' diverso da 2011...anche se tira una brutta aria.

Josh ha detto...

Ciao Johnny e di nuovo auguri, anche se l'anno è ben che iniziato.

definizione efficace la tua

"La luce di de La Tour scalda,quella di Caravaggio incendia...l'ombra e quella di una candela,in Caravaggio quella di un sole..."

ho scelto questi sia perchè erano in mostra adesso...sia perchè avevano un valore simbolico già pensato all'interno del quadro.

Gentileschi certo era ottimo pittore, anche la figlia pittrice. Nel loro caso certo intimismo era assente, come dici è un altro modo di rileggere la lezione di Caravaggio.
Già De La Tour non lo vide nemmeno secondo me, e il tutto gli giunge tramite i "postcaravaggeschi" olandesi e fiammnghi.