martedì 13 novembre 2012

Aznavour le comédien


Forse avrei fatto meglio a titolare Aznavour le Cabotin (l'Istrione). Ma è difficile dare agli istrioni la tragica nobiltà che ha dato lui nella sua famosa canzone. Eppoi avendo recitato (per Cayatte, per Truffaut) dire che Aznavour  è un attore in fondo è la verità. Il pretesto per parlare di lui me lo ha offerto Marshall col suo post sottostante "Gli Armeni a Venezia".  Così, per associazione di idee, non potevo esimermi dal parlare del cantante franco-armeno più famoso nel mondo. Qui nel video che ho scelto in apertura del post, canta inoltre "Les Comédiens" insieme ad una simpaticissima e vitale Liza Minnelli che  si arrampica col suo strano francese americanizzato in un duetto indimenticabile, non prima di aver cercato di scappar via quando lui le dice che ha in serbo una bella sorpresa per lei: "Chiudi gli occhi, canteremo in francese". Liza ha una venerazione speciale per Aznavour e disse di essersi ispirata più  volte a lui per voler diventare "un'attrice che canta", più che una vera e propria cantante nel senso classico.
Charles Aznavour nasce a Parigi il 22 maggio 1922 da immigrati di lingua e origine armena, e canta in sette lingue. La  carriera d'Aznavour conosce il suo primo risveglio nel 1946, allorché vennne scoperto da Edith Piaf.
Si è esibito in molte parti del mondo. Ha dato lustro alla Francia ed è stato insignito della Legion d'Onore. È ambasciatore d'Armenia dal 12 febbraio 2009 e  rappresentante permanente di questo paese, presso l'ONU. Vive in pianta stabile a Ginevra (Svizzera romanda) dopo che ebbe nel 1972,  la brutta avventura col fisco francese di pagare, oltre a una salatissima amenda di centomila franchi e , anche l'umiliazione  di finire in carcere per un anno con il governo di Giscard d'Estaing. Fu una ferita atroce per lui che  aspramente risentito ebbe a scrivere una lettera sotto forma di poema che diceva :
 Per aver servito la mia patria e la mia cultura, dieci milioni e un anno di prigione.
Dopo il terribile terremoto del 1988 che ha colpito l'Armenia, Charles Aznavour non finisce di dare il suo sostegno al suo paese d'origine, grazie alla sua fondazione da lui stesso attivata,  Aznavour per l'Armenia.

Gli anni sessanta sono quelli che gli fanno spiccare il grande volo che poi manterrà per i 70, 80, 90: Je m'voyais déjà (canzone picaresca di un dilettante agli esordi artistici) Tu t’laisses aller (1960 - inserita da Godard nel film "La donna è donna" che parla di una donna che si mostra sciatta coi bigodini, mezza truccata e mezza no, con le calze arrotolate all'ingiù ), Il faut savoir (1961), Les comédiens (1962), Donne tes seize ans, La mamma (1963) sul ritmo di un flamenco, Et pourtant (1963), Hier encore (1964), For Me Formidable (1964), Que c'est triste Venise (Come è triste Venezia) (1964),La Bohème (1965), Emmenez-moi (1967) et Désormais (Oramai) (1969). Canzoni d'amore, legate al tempo che passa, legate alla nostalgia di una giovinezza irrecuperabile (Hier Encore, La Bohème, Come è triste Venezia). Atmosfere sospese , descrizioni di quel banale quotidiano, di cui i francesi sono maestri insuperabili come in "Bon Anniversaire" dove una cerniera lampo di un abito da sera di lei, s' inceppa e  si spacca, e la serata d' anniversario si trasforma un'amara serata dove tutto è andato a monte, simbolo di un matrimonio ormai agli sgoccioli. 
"Et  moi dans mon coin" (E io tra di voi), è stata reinterpretata anche da cantanti come Mina e Battiato. Inutilmente, però, poiché senza nulla togliere a questi cantanti e in particolare alla grande Mina,   le canzoni di Aznavour può farle solo Aznavour.  Così come L'Istrione rifatto da Renato Zero e Massimo Ranieri. Nessuno di questi "istrioni" nostrani però, riesce a eguagliarlo, anche se ce la mettono tutta. E qui mi urge aprire una parentesi, sul perché i cantautori italiani (parlo  in particolare della scuola genovese, che più hanno risentito della vicinanza con la Francia) non riescono ad uguagliare quelli francesi. Il problema è che i Brel, i Ferré, i Brassens, gli Aznavour, hanno fatto percorsi e studi teatrali. E questo è un valore aggiunto nelle capacità interpretative dell'arte dello stare in scena, per un artista canoro.

Faccio un breve excursus sulla sua attività cinematografica tralasciando per un momento di parlare di musica. I francesi  non usano come noi le differenze tra cantanti e attori, come si può vedere dalla parallela carriera di Yves Montand (cantante e attore) o  di Juliette Gréco (cantante e attrice). Pertanto anche ad Aznavour toccò la sorte di venire reclutato come attore (comédien) in alcuni importanti films come "Un taxi per Tobruk" di Denys de La Patellière, "Il passaggio del Reno" di André Cayatte dove diede un'ottima prova interpretativa, e soprattutto "Tirate sul pianista" un noir atipico  di Truffaut,  forse non perfettamente riuscito, ma comunque importante. Un film che, a detta di molti critici,  stravolge i canoni del genere parodiando le figure dei gangster, ritratti come due "vecchi brontoloni" o le scene d'azione come i rapimenti e le sparatorie.

Anche il protagonista Chico (Aznavour)  è una figura atipica per il genere: un personaggio buffo e timido le cui azioni, sempre in contrasto con i suoi pensieri, sono contraddistinte da un'esitazione che risulterà fatale per le donne che ama e che hanno dato la vita per lui, prima la moglie Theresa e poi Lena.
Famosa è anche la tenera commedia sentimentale "Paris au mois d'aout", con Susan Hampshire, storia di un uomo quarantenne che rimasto solo in città con moglie e figli in vacanza al mare, si innamora di una fotomodella inglese, film  che gli ispirò la splendida canzone-colonna sonora, con ottimi arrangiamenti dell'amico Georges Garvarentz.  Canzone, che personalmente adoro e che metto tra le mie preferite.
For me formidable , in questa canzone di cui ho messo il testo in link mentre scorre la musica,  Aznavour riesce ad essere convincente anche quando fa un genere ludico e scherzoso. Come quando sovrappone e mescola l'Inglese al francese, in un simpatico gioco di calembours e di assonanze. Ha composto qualcosa come mille canzoni e pertanto è difficile fare una classifica, poiché ciascuno di noi ha nel cuore  il "suo" Aznavour.  O in "Les plaisirs démodés (Quel che non si fa più), nella quale si trova a disagio in una discoteca psichedelica  dove non si può nemmeno parlare con la persona amata e cerca di danzare un lento con lei, recuperando le atmosfere romantiche d'antan.

Buone prove anche come autore per altri, nell'ambito della musica pop. Davvero deliziosa la canzone composta con l'amico Garvarentz  per Sylvie Vartan "La plus belle pour aller danser", una canzone che conserva ancor oggi un fascino innocente e  una freschezza virginale. E pure per Johnny Hallyday "Retiens la nuit".
Il suo sodalizio col musicista e arrangiatore Georges Garvarentz (divenuto poi suo cognato per aver sposato sua sorella) armeno come lui, nato ad Atene, creerà un binomio indissolubile di successi a quattro mani firmati Aznavour-Garvarentz. Un sodalizio di  grande successo durato fino alla morte del secondo nel '93 che può paragonarsi  per fama e durata al duo Mogol-Battisti o a Lennon-Mc Cartney.
Aznavour dichiara di cantare molto volentieri in Italiano e in Spagnolo, asserendo che con le lingue latine, in fondo si sente a casa sua.  In Italia ha avuto ottimi parolieri da lui molto apprezzati. Hanno collaborato con lui Giorgio Calabrese e Sergio Bardotti. In effetti, Aznavour riesce a cantare in Italiano, preservando aura alle sue canzoni e mantendovi intatta tutta la sua particolare francesità. La disinvoltura con cui canta e parla numerose lingue è certamente un lascito che gli proviene dal suo essere un uomo dell'Est. Sappiamo che i francesi, infatti, non sono molto portati per le lingue. Eppoi che dire di quella sua voce arrocchita, così inimitabile, fatta di scatti repentini, quasi un...recitar cantando?


Concludo con una canzone che ha fatto il giro del mondo, poiché è stata la colonna sonora del film Notting Hill con Hugh Grant e Julia Roberts. Ho trovato questa versione mixata in Italiano, Tedesco, Spagnolo, Francese, Inglese da parte di un amatore che ha fatto un suo medley linguistico in rete, un pastiche,  che ben si adatta alla personalità del cantante franco-armeno: She. Riascoltiamola, perché il grande Charles ha avuto modo di dire che  questa, è una canzone che lo nutre (nel senso delle royalties) pour toujours. Beato lui!

Hesperia

54 commenti:

marshall ha detto...

Hesperia,
che bello!
Si vede che con quell'articolo dedicato agli armeni di Venezia devo aver ispirato nei bloggers del Giardino un inatteso feeling per la gente di quella terra. Se poi pensi che anche il mio prossimo post sarà dedicato ad un prodotto ("salvavita?") "inventato" dagli antichi armeni-caucasici, avremo fatto il pieno in tema di loro conoscenza. All'appello, poi, mancherà solo Josh, col parlarci di storia dell'Arte Armena.

Vado a leggere la storia di questo vegliardo novantenne, ancora sulla breccia, a quanto pare.

Hesperia ha detto...

Grazie Marshall, e non dimenticare tutti i links (o almeno una parte) che lo riguarda. La biografia l'ho linkata in wikipedia francese, perché più esaustiva. Le canzoni sono numerosissime e molti titoli hanno il link su you tube.

Questo suo successo ha potuto essere così longevo, grazie alla collaborazione fattiva con un suo connazionale di cui ho parlato nel post: il musicista, arrangiatore, e compositore franco-armeno Georges Garvarentz.

Aznavour ha poi duettato e tenuto concerti nel mondo con gli artisti più famosi del mondo (Sinatra, Minnelli, Elvis Costello, Céline Dion ecc.) e io come vedi, ho aperto proprio con un duetto tra lui e la Minnelli. Ciao

Sympatros ha detto...

La melanconia come possibile perversione dolcificante diventa invece opera d'arte in Aznavour! La presenza di questo sentimento è naturalmente massiccia nell'opera di Aznavour, ma la sua maestria, il senso di misura e compostezza, il suo classicismo vocale e artistico fanno sì che il contenuto sentimentale venga sempre disciplinato e mantenuto in una forma perfetta che rende immune dal pericolo insito nel sentimenti di nostalgia e melanconia, spesso nocivi alla riuscita artistica. Aznavour corre il rischio deturpante dell'overdose di sentimentalismo, ma lo vince innalzandolo nella sfera dell'arte.

Hesperia ha detto...

Bell'intervento del tutto condivisibile, Sympatros. Come stai? E' un po' che non transiti da queste parti.

E' vero, Aznavour parla preferibilmente di sentimenti (anzi, quasi esclusivamente), ma riesce a dare grande dignità artistica alla "chanson", che grazie a quelli come lui, diventa un po' la colonna sonora della nostra esistenza.
Ma come sai, visto che sei un francesista come la sottoscritta, per i francesi la "chanson" non è da considerarsi "arte minore" e i loro chansonniers li trattano come glorie nazionali. Vale pure per Brel, Brassens e Ferré.

Hesperia ha detto...

Ti propongo l'ascolto di questa "reprise" di La Bohème cantata questa volta da Juliette Gréco:

http://www.youtube.com/watch?v=FTpE1GoxQD4

Un suo omaggio personale ad Aznavour, ma anche un ricordo della "sua" bohème esitenzialista.

Sympatros ha detto...

Hesperia, in rete ci sono.. solo che "m'ingaglioffo" preferibilmente come dice Machiavelli in qualche blog politico e mi diverto a battagliare all'arma bianca!

Nella moda, nella cultura francese la presenza di un gusto quasi connaturato per la vita di bohème si coniuga specie alla fine degli anni quaranta e negli anni cinquanta e sessanta con venature esistenzialistiche.Questo succede nella filosofia, nella letteratura, ma anche nella canzone, nei comportamenti e nel vestire. La cosa un po' comica è che l'esistenzialismo inventato in Germania da personaggi un po' grigi e in giacca e cravatta, importato in Francia, diventa qualcosa di chic e nello stesso tempo diffuso e alla moda. Tolgono la tenebrosità e la drammaticità teutonica e ne fanno qualcosa di interessante e appetibile. Il patimento, il sentimento del patire, presente nelle canzoni di Aznavour rimanda un po' al concetto di dolore sublimato, come evento esistenziale, che rende speciale, privilegiato e chic chi lo prova e in pratica non lo fugge, ma lo esibisce come fa del resto Aznavour.

Cmq, se ancora ci fosse qualche speranza di arginare in qualche modo il dilagare, nel dopoguerra, della supremazia anglo-americana in tutti i campi, cominciando dalle canzoni ... da qui, cioè da questo atteggiamento culturale francese, popolare ma anche fine, da qui "trarrem gli auspici"... ma le speranze ci sono?

Hesperia ha detto...

Ho guardato adesso il mio vecchio post dell'anno scorso su Boris Vian "La breve ma intensa meteora di Boris Vian"

http://esperidi.blogspot.it/2011/10/la-breve-ma-intensa-meteora-di-boris.html

ma non ho visto tuoi commenti. Come sai Vian fu un personaggio-chiave e simbolo dell'esistenzialismo stesso.

Eppure ne avresti avute cose da aggiungere, vedo !
Mi chiedi se le speranze di arginare l'invadenza e supremazia angloamericana a partire dall'atteggiamento francese , ci sono. Una cosa è certa, noi qui in Italia saremo gli ultimi. Purtroppo. Dopo aver visto la sera dell'elezione di Obama, il Cafonal italo-americano all'ambasciata alla presenza dell'amb. Thorne , tutti gli invitati con le bandierine a stelle e strisce, beh... mi vien fatto di credere che saremo gli ultimi in Europa a svegliarci. E non possiamo manco dire : "Beati gli ultimi".

Hesperia ha detto...

L'esistenzialismo nord europeo (penso a Kirkegaard) è intriso di accentuazioni da protestantesimo luterano. Viceversa quello francese (non mi limito certo a parlare della moda débauchée dei maglioni neri a collo alto o di barbe folte, caves e bistrots parigine) proviene da quel culto per l'interiorità di Montaigne e di Pascal che forse finisce un po' per tracimare nell'egotismo (parola stendhaliana) ma che risulta senz'altro affascinante.

Josh ha detto...

oh bel post. :-)
anche se adesso poi chi riesce a cancellare l'immagine di Hesperia ragazzina che fa l'imitazione di Aznavour mentre, ignara, alle spalle le si para la prof ?
:-)

Come dicevamo nel post sotto degli armeni...a me Aznavour è sempre piaciuto, per me è un poeta e un notevole interprete.

Personalmente, mi piacciono tutte le cose linkate, ma sono molto legato a "Hier Encore".

Questa versione fatta da anziano per me è sonvolgente...(la metto per chi non si prende la briga di leggere tutti i post precedenti)

https://www.youtube.com/watch?v=6l8cIObZL7E

Josh ha detto...

bentornato anche a Sympatros...soppa che pausa estiva eh...è da tanto che non passi.

@Hesperia:
"...per i francesi la "chanson" non è da considerarsi "arte minore" e i loro chansonniers li trattano come glorie nazionali. Vale pure per Brel, Brassens e Ferré."

esatto. E infatti a me piacciono anche loro. Per Ferrè poi ....è un'altra mia mezza malattia:-)

Josh ha detto...

Hesperia
"L'esistenzialismo nord europeo (penso a Kirkegaard) è intriso di accentuazioni da protestantesimo luterano."

assolutamente vero. Non è uno spleen, è più il confliggere dell'esplosione fatta da Lutero sul pensiero di S. Agostino, con le aspirazioni della vita reale, la freddezza di un assoluto che sembra non incarnarsi mai.

"Viceversa quello francese (non mi limito certo a parlare della moda débauchée dei maglioni neri a collo alto o di barbe folte, caves e bistrots parigine) proviene da quel culto per l'interiorità di Montaigne e di Pascal che forse finisce un po' per tracimare nell'egotismo (parola stendhaliana) ma che risulta senz'altro affascinante."

ma è proprio così, un'attenzione alla vita interiore, ai piccoli o grandi dispiaceri, a quella ricerca di principio morale....tanto cattolica in fondo. Non dimentichiamo che la Francia è anche la terra dell'Educazione Sentimentale.
La modernità viola questi minima moralia... di lì certa introspezione e angoscia sentimentale.
Comunque sia, molto vicina al mio sentire.

Josh ha detto...

dal post
"....i Brel, i Ferré, i Brassens, gli Aznavour, hanno fatto percorsi e studi teatrali. E questo è un valore aggiunto nelle capacità interpretative dell'arte dello stare in scena, per un artista canoro."

questo post e i commenti sono proverbiali.

L'attitudine teatrale di Aznavour, di Brel è evidente. E un'impostazione forte.
Però non arrivano mai alla "stilizzazione forzata" o recitata dei sentimenti.
E' un'impostazione che c'è quella teatrale,
ma restano realistici e per me sinceri. Si sta parlando di talenti davvero non misurabili.

Hesperia ha detto...

Josh, mi rendo conto che tutte le canzoni di Aznavout meriterebbero un link di you tube sottostante al titolo, ma alla fine diventava un gruviera di links :-). E già così non scherza, perchè non penso che li avrete già cliccati tutti. Poi sapevo che Hier Encore lo avresti fatto tu.

Aznavour è anche stato compositore conto terzi, e visto che mi immagini ragazzina che gli facevo l'imitazione durante la ricreazione a scuola (scuola media), allora clicca su "La plus belle pour aller danser" canzone tenerissima che lui ha composto espressamente per una giovanissima Sylvie Vartan, dato che quella era la canzone che la sottoscritta canticchiava davanti allo specchio mentre si truccava e si preparava ai primi balli da diciottenne.

Le liriche sono sue, le musiche del solito Garvarentz., e mi chiedo come diavolo abbia avuto la sensibilità di scrivere "...mais dans la soie et la dentelle, il faut che je sois la plus belle/ la plus belle pour aller danser"

Ma tra la seta e i merletti/bisogna che io sia la più bella/la più bella per andare a ballare.

Hesperia ha detto...

Che ne pensi del duetto tra lui e Liza che cantano "I commedianti"? Un vero inedito, no?

Anche Retiens la nuit per il rockettaro Hallyday, è riuscita nell'intento di addomesticare Johnny e farne quasi un cantante sentimentale. Poi c'è "E io tra di voi" che è davvero straziante, ma quella mi strazia così tanto che neanche riesco a sentirla finire...

Hesperia ha detto...

http://www.angolotesti.it/A/testi_canzoni_aznavour_4563/testo_canzone_paris_au_mois_daout_172353.html

Hesperia ha detto...

Ecco il link che ho messo è sul testo di "Paris au mois d'aout", e una volta tanto, non mi piace la versione italiana, abitualmente più che riuscite in altre canzoni.
...................................
Chaque rue, chaque pierre
Semblaient n´être qu´à nous
Nous étions seuls sur terre
A Paris au mois d´août

Forse è addirittura la mia preferita, anche se poi ce ne sono tante altre che ascolto volentierissimo.


Hesperia ha detto...

Trovato quest'altra chicca di un duetto d'Aznavour con la nostra Mia Martini al Sistina a Roma. Charles la volle con sé all'Olympia per dei concerti insieme. Qui cantano "Après l'amour (Dopo L'amore) versione italiana :

https://www.youtube.com/watch?v=Ai1oinAWhKg

Josh ha detto...

Dunque cosa dire ancora....li ho sentiti i links:-) io preferisco l'Aznavour più drammatico

Bella Bon Anniversaire...

"Tirate sul pianista" a me è piaciuto, ma in fondo a me di Truffaut piace tutto, in giuste dosi.

psst Hesperia: ma hai visto Johnny Hallyday di recente? ma che ha fatto? tutto tirento con 2 zigomoni così e una ghigna secca in avanti?
per me è botox & co, non è ...naturale

Josh ha detto...

p.s. naturalmente "She" è davvero bella, a partire dalla musica.

Sulla sua facilità per le lingue, un po' conta l'esser dall'Est come dici...

un po' mi chiedo se abbia la sua importanza esser armeno, intendo ..a patria più volte distrutta, una condizione sempre sfuggevole, la consapevolezza di essere sempre esule l'ha fatto entrare facilmente nelle lingue e nei modi di organizzare la frase dei vari paesi. Sicuramente comunque una vocazione proprio internazionale la sua.

Hesperia ha detto...

Josh, un'artista deve saper cantare e interpretare canzoni su tutti i registri. Non escluso quello picaresco, ironico, divertente ecc. Poi è chiaro che ciascheduno di noi ha le sue preferenza. C'è una sua canzone degli esordi "Je m' voyais déjà" (mi vedevo già) da cui poi lui ha fatto una commedia musicale che parla della storia di un poveraccio che si immagina già d'avere un pubblico applaudente, serate con cartellone, luci sul palcoscenico ecc. ma invece non è nessuno. E' solo uno dei tanti pseudoartisti squattrinati a caccia di gloria. Beh, quella è una canzone allegra,ma anche amarognola.

Su J. Hallyday. Che tristezza, sì! E pensare che nel film "L'uomo del treno" aveva pure dato una buona prova d'attore. Ora è lì gonfio come un topo di botox.

Hesperia ha detto...

Ho detto dell'Est, perché a parte gli Armeni, ho avuto modo di constatare che la gente dell'Est, ha una particolare facilità di apprendimento delle lingue. Penso anche ai vicini Serbi, ad esempio. Conoscevo una bambina serba di 10 anni di nome Anja che parlava già tre lingue come niente. Poi spesso è chiaro che trattasi di popolazioni transfughe e costrette alle migrazioni, come i citati Armeni. Ma non solo.

Viceversa i francesi sono delle autentiche zucche per le lingue. Superati solo dagli Inglesi :-)

Josh ha detto...

gli inglesi sono convinti che la loro lingua sia l'unica.

mio malgrado, ci sono molte cose inglesi cui sono affezionato, me ne rendo conto...
però per dire il vero l'arietta di essere gli unici al mondo ...un po' per tutti gli anglosassoni...un pochino li contraddistingue.
In economia...lo slang bancario, il pop, certe usanze o il distruggerle...

sicuro non ci sono tra loro grandi esperti nelle lingue degli altri, almeno come media nazionale.

Hesperia ha detto...

@ "gli inglesi sono convinti che la loro lingua sia l'unica".

In parte anche i Francesi Josh. E del resto sono state due potenze coloniali, non va dimenticato. Ma gli Inglesi si sono riciclati nella potenza imperiale della City, tutta economia, commerci e finanza e l'Inglese è diventata lingua veicolare nel mondo, soppiantando il francese. Poi il sodalizio fraterno con gli Usa ha creato un impero "Angloamericano". Bene o male hanno condizionato pesantemente tutti, ed è inutile lagnarsene.

marshall ha detto...

Hesperia,
il terribile terremoto in Armenia del 1988, provocò oltre 100.000 morti. Davanti a questa strage di vite umane, i nostri ultimi terremoti non fanno più testo. Piove sempre sul bagnato: dopo il genocidio di inizio secolo scorso, il terremoto.

marshall ha detto...

Sympatros,
bel commento, altamente ispirato.

johnny doe ha detto...

Per me la nota dominante di Aznavour é la luminosa e vitale tristezza.
La boheme é sempre stata di casa a Parigi e l'esistenzialismo ne é stata forse l'ultima espressione,pur condito da molti atteggiamenti modaioli di certi suoi esponenti,fino a diventare un'attrazione turistica.
Sartre non era certo Camus o Vian,secondo me i più genuini testimoni di quell'epoca,ognuno per quanto lo riguardava.Ma non dimentichiamo Cocteau,Queneau, Tzara....

GL ha detto...

Esistenzialismo francese è in generale ateo e molto diverso da quello nord europeo, alquanto è diverso il cattolicesimo dal protestantesimo. Niente di nuovo sotto il sole.

Hesperia ha detto...

Cocteau, Queneau e Tzara non erano degli esistenzialisti, Johnny. Conosco perfettamente l'opera omnia di Cocteau, personaggio dandy poliedrico e stravagante della scena culturale francese. Ma se gli avessi dato dell'"esistenzialista", si sarebbe con ogni probabilità, offeso. La sua poesia e la sua pittura (e in fondo anche il suo cinema) rientrano nei moduli di un personalissimo neoclassicismo.
Queneau ha avuto percorsi surrealisti e dadaisti (Zazie ecc.), mentre Tzara, è il padre fondadatore dei dada. Ma qui siamo decisamente OT rispetto ad Aznavour.

GL, abbiamo citato Montaigne e Pascal, per indicare una certa filosofia dell'interiorità, non abbiamo detto che tutto l'esistenzialismo francese è ateo. POi comunque non è nemmeno vero visto che anche loro ne hanno una componente cristiana come Gabriel Marcel. Ma siamo ancora OT, perciò la chiudo qui.

Hesperia ha detto...

Marsh, Aznavour dopo quel terremoto dell'Armenia dell'88 promosse una fondazione permanente per aiutarli che reca il suo nome "Aznavour pour l'Arménie". Ciao

Josh ha detto...

GL "Niente di nuovo sotto il sole."

in effetti, noi si parlava su coordinate certe intorno a un ritratto, si situava e si contestualizzava,
non pensavamo di aver dischiuso nuove sfere dell'essere o spalancato un eone.

caffeaccio amaro anche stamattina?

:-))

marshall ha detto...

Hesperia,
a onor del vero, sul numero di morti di quel terribile terremoto è doverosa una mia precisazione.
La stima di "almeno 100.000 morti" l'ho ricavata dalla pag.396 del libro di Tiziano Terzani "Buonanotte Signor Lenin", mentre il numero più preciso di "almeno 55.000" lo si legge nella relativa pagina di questo sito.

GL ha detto...

Spero che questa volta non sono OT.

http://fr.wikipedia.org/wiki/Quartier_de_Saint-Germain-des-Pr%C3%A9s

Ce quartier (Saint-Germain-des-Prés) a acquis son âme grâce au pouvoir d'attraction qu’il a exercé sur les intellectuels depuis le XVIIe siècle. Ces derniers, dès lors qu’ils passaient à Saint-Germain, y ont laissé l’empreinte de leur talent, marquant toujours plus en profondeur les rues d’un sceau littéraire. LesEncyclopédistes se réunissaient au café Landelle, rue de Buci ou au Procope qui existe toujours, de même les futurs révolutionnaires Marat, Danton,Guillotin qui habitaient le quartier.
De 1921 à la fin des années 50, sera présente la librairie Le Divan, du même nom que la revue littéraire qu'elle éditait, et qui était tenue par Henri Martineau, prince des stendhaliens.
Après la Seconde Guerre mondiale, le quartier de Saint-Germain-des-Prés est devenu un haut lieu de la vie intellectuelle et culturelle parisienne. Philosophes, auteurs, acteurs et musiciens se sont mélangés dans les boîtes de nuit (où la France découvrait le bebop) et les brasseries, où la philosophie existentialiste a coexisté avec le jazz américain, dans les caves de la rue de Rennes, que fréquentait notamment Boris Vian. Le quartier est maintenant moins prestigieux sur le plan intellectuel qu'à la grande époque de Jean-Paul Sartre et de Simone de Beauvoir, de la chanteuse emblématique Juliette Gréco ou des cinéastes tels que Jean-Luc Godard et François Truffautmais aussi des poètes comme Jacques Prévert et des artistes comme Giacometti. Cependant les artistes y flânent toujours, appréciant l'ambiance du café Les Deux Magots ou du Café de Flore. À la brasserie "Lipp" se réunissent les journalistes, les acteurs en vue et les hommes politiques comme le faisait François Mitterrand.
En 1961 Guy Béart chantait "Il n'y a plus d'après...(à Saint Germain des Prés)". Cette chanson fut également interprétée par Juliette Gréco, l'égérie du quartier.
Cette ambiance a disparu selon le chanteur Alain Souchon qui a écrit une chanson nostalgique à ce sujet, Rive gauche à Paris.
Déjà en 1967 dans Quartier Latin, constatant les transformations de ce quartier, Léo Ferré clame en chanson sa déception et ses regrets.

Marco ha detto...

Ciao :-) sono arrivato sul tuo blog dal post sull'università in inglese. Onestamente, non so quanto ci sia "predisposizione" da parte degli europei dell'Est per le lingue, né nascondo che questi discorsi mi sanno molto di luoghi comuni... Non credo che inglesi e francesi siano convinti che la loro lingua sia l'unica: se non sono esposti ad altre lingue per forza non le imparano. Anche gli europei del Nord hanno la fama di avere talento per le lingue, ma molti che vengono qui in Italia, almeno nell'ambiente accademico, finiscono per parlare solo inglese. E anche lì è una questione di cultura: l'inglese in quei Paesi è onnipresente, per cui gli abitanti crescono fin da bambini con l'idea che quella sia la lingua internazionale che devono conoscere tutti.

Josh ha detto...

@Marco:

direi che su questo blog si è tentata sempre, in ogni post, una battaglia indefessa contro ogni luogo comune.

"Non credo che inglesi e francesi siano convinti che la loro lingua sia l'unica: se non sono esposti ad altre lingue per forza non le imparano."

possono anche esservi esposti, ma non le stimano pari alle loro, è un fatto.
Se abbiamo italianisti che sono stati enormi filologi e poi esperti in letterature comparate della nostra con l'inglese, la francese, non ci sono moltissimi inglesi o americani così esperti in letteratura italiana.

perdona il termine: fatta passare per "sfigata" finchè si vuole l'Italia, ma da un punto di vista letterario non lo era. Visto che le lingue neolatine sono nate a partire da qui.

Del resto si sa quali siano le lingue ufficiali dell'Unione Europea.
E dell'inglese imposto quasi come lingua internazionale unica a livello mondiale.
Non molto rispettoso verso le specificità delle altre nazioni, in realtà, ammesso che nel Mondo Nuovo esista una entità dal nome di Nazione.

"....per cui gli abitanti crescono fin da bambini con l'idea che quella sia la lingua internazionale che devono conoscere tutti."

è appunto a questa imposizione de facto a cui ci si riferiva, a maggior ragione se provieni da quel post estivo sul tema.

Hesperia ha detto...

Ciao Marco, e benvenuto nel blog. Come sai queste sono un po' le chiacchiere che si fanno dopo che magari si è esaurito il tema vero del post, che è Charles Aznavour. Non mi pare il caso quindi di attovagliarsi ulteriormente su conversazioni accessorie rispetto al vero topic. Intanto ti dico subito che quasi tutti i luoghi comuni contengono qualche verità empirica. POi dalla mia esperienze personale (e anche quella conta qualcosa) molte persone dell'Est se la cavano benone con altre lingue. Per ciò che concerne l' Europa, è vero, sugli scandinavi che si sforzano molto di imparare.
Certo che sì, che è cultura. Come è cultura per gli svizzeri che è una confederazione di cantoni, far studiare più lingue fin dalla più tenera età. Per cui nel cantone tedesco (per fare un esempio) si arriva addirittura a parlarne anche quattro: il loro patois svizzero tedesco, il tedesco, l'inglese e magari anche il francese.

marshall ha detto...

Jonnhy doe,
che "la nota dominante di Aznavour" sia "la luminosa e vitale tristezza", concordo con te. Sentimento che si riscontra soprattutto nel brano Come è triste Venezia.
Ma lo si può riscontrare in quasi tutti i suoi brani.

Hesperia ha detto...

GL, ai caffé letterari ho dedicato questo post:


http://esperidi.blogspot.it/2010/04/la-semplice-arte-della-conversazione-e.html

Mentre sull'esistenzialismo ho tracciato esaustivamente un profilo sulla figura di Boris Vian, un personaggio-simbolo del periodo :

http://esperidi.blogspot.it/2011/10/la-breve-ma-intensa-meteora-di-boris.html

marshall ha detto...

Hesperia,
sul fatto che cittadini dell 'Est abbiano una maggiore propensione ad imparare lingue non proprie, mi viene confermato dal fatto che diverse famiglie rumene, che abitano nel mio condominio da appena due o tre anni, parlino e comprendano molto bene l'italiano.

johnny doe ha detto...

Ho citato quei nomi Tzara....perchè frequentavano l'ambiente esistenzialista,al Tabou...non perchè lo erano...e nulla c'entra ovviamente l'esistenzialismo con Aznavour..

GL ha detto...

Hesperia non ho capito il perché dei tuoi link. Se i tuoi post sono per informarmi che tu conosci bene la vita culturale di Parigi e dei suoi personaggi, io questo non lo metto in dubbio. Il mio intervento era per precisare bene le cose, che il vero ed originale (principalmente nordico) esistenzialismo è religioso (almeno come problema esposto), invece esistenzialismo francese è un degrado in una moda tipica atea, una delle solite francesserie, e per di più mischiata con americanate o americanerie. Non cambia niente se Vian ha litigato con Sartre e la sua moglie (cosa più che normale tra artisti), e che i americani non hanno capito il suo genio. Forse non volevano capire, e se ne fregavano di lui. Perché loro devo prendere lezioni di jazz dai francesi? O di contestare ordine ufficiale? Non mi sembra che a loro mancano i spiriti ribelli di tutti i tipi.

Per quanto riguarda le lingue straniere, il problema dipende dal paese al paese. Per esempio i rumeni non hanno difficoltà con l’italiano perché il rumeno discende dal latino, le altre lingue dell’Est sono slave, quindi molto differenti dalla famiglia latina. I francesi continuano a pensare al loro passato grandeur, per questa ragione non piace l’inglese, preferiscono ad non parlare, anche quando lo sano bene, dunque culturalmente sono molto nazionalisti. I inglesi e americani non hanno ragione di imparare, perché sono i altri che imparano la loro lingua. I tedeschi, e i nordici in generale, sano bene e lo parlano senza problemi fin dalla scuola. Italia è un disastro totale, secondo me provincialismo e arretratezza culturale (in più un disprezzo inconscio antiprotestante), fino al ridicolo. Soltanto in Italia ho incontrato business man che non parlano neanche l’italiano, sano bene soltanto il dialetto.

GL ha detto...

johnny doe, il problema è che neanche Sartre,Heidegger e Husserl dicevano che esistenzialismo non c'entrava nulla con loro. Per loro era un termine di moda, scrittori, di artisti ecc.

Un altra informazione: Aznavour è nato a Saint-Germain-des-Prés. Aznavour, Léo Ferré, Georges Brassens, Jacques Brel, Charles Trénet, Guy Béart et Serge Gainsbourg sono formati a Saint-Germain-des-Prés e girano intorno a questo quartiere anche quando non abitano più.

marshall ha detto...

OT per GL,

mi sembra di capire che sei francese, e vedo che conosci molto bene St. Germain des Prés. Dalle tue descrizioni San Germain des Prés sembra essere un quartiere antico, mentre a me, che lo visitai qualche decennio fa, m'era parso un paese recente, costruito da poco tempo in mezzo a molto verde. E' lo stesso quartiere di cui stai parlando, o è un paese che porta lo stesso nome?

Hesperia ha detto...

GL te li ho messi lì per indicare che il tuo intervento sarebbe stato calato più ad hoc in quei post, ma comunqua va bene lo stesso.

Marshall, su wikipedia esiste anche la versione in francese e non occorre esserlo, per trascrivere quanto vi è scritto.

GL ha detto...

Marshall, è un po come via Margutta. Una decina di anni fa, quando ho visitato Roma per la prima volta, girando per Transtevere, per caso ho letto sul marmo “via Margutta”. Un deserto di ristoranti, hotel e pizzerie. Qualche galleria con quadri moderni anni cinquanta. Una miseria. Mi sono consolato mangiando una pizza, riccordo che era molto buona.

Un po di informazione per rinfrescare la memoria:

La via Margutta lo frequentarono D'Annunzio ed Eleonora Duse, Emile Zola , Gianni Rodari, Puccini, Verdi, Pietro Mascagni, Liszt, Wagner, i Balletti russi di Diaghilev con Stravinsky, Ungaretti, Cocteau, Picasso. Si riunirono i Futuristi: Boccioni, Balla Marinetti, Severini e Depero. Poi le Corbusier, Giorgio De Chirico, Guttuso, Burri, Elsa Morante, Moravia, Truman Capote. Vissero Fellini con Giulietta Masina, Anna Magnani, Marlon Brando, Mastroianni, Gregory Peck. Sophia Loren e Carlo Ponti ebbero, tra l'altro, proprio lì il loro primo incontro. Lavoro

johnny doe ha detto...

Ho solo detto che non mi pareva che Aznavour fosse annoverato tra gli esistenzialisti,sia pur nato a St. Germain....mi pare anche che oltre ad artisti,jazzmen....l'esistenzialismo sia anche una corrente filosofica...

marshall ha detto...

Hesperia,
mi dici: "su wikipedia esiste anche la versione in francese e non occorre esserlo, per trascrivere quanto vi è scritto", ma non è su quello che ho immaginato che GL fosse francese, ma su altro.
Comunque sia, anche se ho una scarsa conoscenza del francese, quel testo mi è stato comprensibile. Ma la mia domanda, a riguardo di quel paese, era di tutt'altro genere; si dà infatti il caso che a St.Germain des Prés vive la famiglia di un italiano (perchè lui ormai è morto) facente parte della "micro-diaspora" cassinese (vedi causa daquesto post su Esperidi , e suoi eventuali allegati).
Si dà ancora il caso che quel "cassinese", da poco scomparso, all'età di quasi novant'anni, fece discreta fortuna in Francia, che ormai aveva considerato la sua patria a tutti gli effetti (tanto è vero che il figlio, mio coetaneo, si sente "tutto" francese); tanto è vero che in Italia da quel 1944 non era più tornato.
Bella storia, che mi spronerebbe a concludere il post ad esso correlato, QUESTO . Ma non so se ne avrò tempo e voglia.

Sympatros ha detto...

Aznavour ha un tocco esistenzialistico non nel senso filosofico, ma del contrasto fra il banale e il momento esistenziale, fra il presente e il passato, fra il ricordo del bello e la consapevolezza della sua perdita, tra il quotidiano senza senso e senza charme e i rari momenti in cui l'esistenza è piena. E anche quando il contenuto sentimentale non è rivolto al passato e non è filtrato dal ricordo, anche in quelle occasioni stabilisce una specie di raffronto fra situazione esistenziale e dolorosa e la normalità e l'ordinarietà di ciò che gli accade intorno, come nella canzone Ed io tra di voi... i due "normali" amanti, con lei che si appresta a tradire, sembrano in fondo fare un favore esistenziale al povero tradito che ha così la possibilità di levare un canto che in fondo è un inno a se stesso, alla suo essere speciale, al suo esistere, al suo non essere soltanto. Gli amanti sono normali e forse banali, lui è speciale. Il piacere e l'autocompiacimento agrodolce della situazione rasenta il morboso... una chiccheria esistenziale. Mi sa che ho esagerato con questo post, ma ormai è fatto e ha diritto di apparire. Ho appena ascoltato Ed io tra di voi... Era da più lustri che non sentivo la voce di Aznavour... è bravo, anche se come ho già detto è sempre lì l' sul filo e corre il rischio dell'overdose sentimentale e di gioco morboso con la tristezza.

Sympatros ha detto...

Non so se avete notato, ma sembra che anche quando il contenuto delle canzoni è allegro o anche neutro... il timbro della veloce di Aznavour sembra sempre dare loro una patina di melanconia... che abbia forse ereditato, in maniera consapevole o inconsapevole, e riposto nel suo dna tutta la tragedia del popolo da cui proviene?

Sympatros ha detto...

naturalmente non veloce MA

della voce

Hesperia ha detto...

Certo Sympa, e la sottile linea di demarcazione l'hai tracciata tu: tra l'esistenziale e l'esistenzialista. Ovviamente Aznavour (e lo canta ne La Bohème quando dice je vous parle d'un temps/ que le moins de 20 ans/ ne peuvent pas connaitre) avrà anche conosciuto esistenzialisti, testimoni di quel tempo e bohémiens vari di St. Germain. Ma le sue sono atmosfere intimiste ed esistenziali. La patina di malinconia è sempre presente anche nel registro istrionico-picaresco e perfino ironico.

Qui c'è una "déchirante" canzone (impossibile citarle tutte in un post) dal titolo "Toi contre moi":

https://www.youtube.com/watch?v=klbu83zYnfk

Storia di una coppia davanti agli avvocati in procinto di divorziare.

GL ha detto...

Qui una canzone con testo esistenzialista di Aznavour:

http://blog.letudiant.fr/bac-fiction/2012/05/20/revisez-le-bac-avec-la-chanson-je-m%E2%80%99voyais-deja-de-charles-aznavour/

Invece qui, tramite la storia di Saint-Germain (ce anche il nome di Aznavour), per me è il keywords della storia di Francia (e non solo), tema: “dal monastero al firmato”. E’ bello anche come titolo di un libro (saggio):

http://www.comite-saint-germain.com/histoire/

Sympatros ha detto...

Tagliamo la testa al toro.

L'unico esistenzialismo che abbia veramente coerenza filosofica, cioè a dire collocato in un sistema logico coerente è l'esistenzialismo di Heidegger... gli altri sono, sempre dal punto di vista della coerenza filosofica, inficiati da gusti estetico-letterari come quello francese, da conflittualità sentimentale e religiosa a cominciare dal precursore Kierkegaard, mistico quello russo e psicologico quello di Jaspers, per citare i più importanti.
Qual è la debolezza filosofica dell'esistenzialismo francese? Secondo me è quella di avere accostato l'essere al nulla. Intendiamoci è proprio questa debolezza filosofica che lo renderà fascinoso e gradito in campo letterario e artistico e lo renderà attrattivo nei confronti di persone che di filosofia non s'intendevano e ne farà un fenomeno di moda.
Il nulla è qualcosa di psicologico che riguarda solo l'uomo e le sue angosce.... Il nulla NON esiste. Noi non incontreremo mai il nulla. l’esistenza del nulla è una contraddizione in termini… se il nulla avesse l’attributo dell’essere, non sarebbe il nulla. Di sicuro c’è l’essere, infinitamente grande e infinitamente piccolo… sia cercando nel grande che nel piccolo non troveremo mai il nulla. I fisici hanno trovato la particella di Dio, ma se si doteranno di occhi tecnologici più sofisticati ne troveranno ancora di pù piccole. Ripeto, secondo me, è improbabile avere la visione del nulla, il nulla non si puo’ vedere se no che nulla sarebbe e poi per paradosso se riusciamo a vederlo ci saremmo noi che lo vediamo e la nostra presenza annullerebbe il nulla… il nulla è come Dio… il nulla è il non essere perfettisimo di cui non si puo’ dire nulla. Probabilmente l’essere è infinito, puo’ lasciare spazio al vuoto, ma nemmeno un pezzettino di spazio al nulla. Il vuoto fa parte dell'essere... il vuoto è la negazione del nulla. Il vuoto come lo concepisce la fisica moderna va ad identificarsi con l'essere infinito di Parmenide.

E adesso, dopo avere annichilito il nulla dal punto di vista filosofico-scientifico, lo voglio resuscitare!

ribadisco ancora una volta che se c’è l’essere non c’è il nulla… e se l’essere è ipoteticamente infinito il nulla non ha alcuna speranza. Detto questo però il Nulla è vivo e vegeto… il nulla è vivo e vegeto per l’uomo… per l’uomo è una cosa importantissima dal punto di vista esistenziale psicologico religioso…. il nulla è la madre di tutte le paure … il nulla come concetto esistenziale fa si che l’uomo si differenzi dagli altri esseri che si trovano come lui nell’infinito mare dell’essere… l’angoscia e la paura del nulla e della morte, che è immagine del nulla, fanno sì che l’uomo, oltre ad essere come tutti gli esseri nel mare dell’essere si accorge anche di esser-ci, consapevolezza che gli altri non hanno… da qui le sue ansie, i suoi sogni. Il nulla ha così un posto importante nella vita dell’uomo.

Questo nulla però non ha niente a che fare col primo nulla, non si conoscono… questo nulla è ad uso e consumo dell’uomo, all’essere e all’universo non frega niente del nostro nulla!

Un nichilista negatore del nulla!


Concludendo l'esistenzialismo francese è buono, bello, fascinoso, ma non è filosofia... sempre secondo me.... riprende e prende in prestito dei concetti, quelli sì filosofici, di Heidegger e li adatta e li rende accattivanti e à la page..... e in parte ci regala anche Aznavour!

Josh ha detto...

E' una forzatura bella e buona considerare Kierkegaard un "esistenzialista", per quanto certa critica l'abbia voluto fare.

L'importante è che abbia demolito quel riduttivista meccanicista di Hegel appena ha aperto bocca.

:-))

Josh ha detto...

"I fisici hanno trovato la particella di Dio, ma se si doteranno di occhi tecnologici più sofisticati ne troveranno ancora di pù piccole."

bah in nome è improprio e non vi concorda nemmeno lo scopritore, dato che il nome venne affibbiato da un editore in fase di censura e riscrittura.

Non è certo una particella del Logos eracliteo o giovanneo.