Solitamente non amo i films di Tornatore. Non ne ricordo uno dove non mi sia annoiata, eccezion fatta per "Nuovo cinema Paradiso" che però contiene qualche melensaggine di troppo. Ma devo ricredermi con "La migliore offerta", suo ultimo film che sta ottenendo buon successo di pubblico e critica. La trama viene sunteggiata punto per punto in molti siti web. Ma evidentemente non ne possono svelare l'intrigo e i colpi di scena, per non togliere la sorpresa agli spettatori. Il film è ambientato nel mondo delle case d'asta (da qui il titolo), e dell'arte. Virgil Oldman (Geoffrey Rush), collezionista e battitore d'aste misantropo e misogino, ha pochi amici, fatta eccezione un vecchio amico insider trading delle offerte (Donald Sutherland). Virgil mostra di avere un distacco quasi patologico dal reale, dato che l'arte e solo l'arte, riempie la sua vita e pertanto fa collezione di ritratti femminili di tutti i più grandi pittori universali. Un giorno riceve la telefonata della giovane Claire (Sylvia Hoeks), che gli chiede di occuparsi della vendita di alcune opere della collezione di famiglia, salvo poi sottrarsi sul più bello con scuse poco credibili ad ogni appuntamento reale con l'uomo. Virgil seccato, ma affascinato dalla giovane misteriosa venditrice di opere, arriverà a farsi coinvolgere in una storia sentimentale che sconvolgerà tutto il suo mondo perfetto ma certamente artificioso.
Il film è in pratica un "mistery" legato all'arte e del mistery ne mantiene le coordinate e la suspense (climax, colpi di scena, niente è come sembra, chi sembra innocente è colpevole e viceversa, ecc. ), ma fa emergere in filigrana più temi che si intrecciano: la vita, l'arte, l'amore, la morte, l'avidità del mondo delle aste, il collezionismo quale succedaneo dell'amore, l'amicizia tradita, l'amore tradito, la precarietà dei sentimenti ecc. E se proprio devo fare qualche rilievo a questo film che va comunque visto per la qualità e la bravura degli attori (specie Goeffrey Rush), è quella di avere messo da parte del regista, un po' troppa carne al fuoco. Qua e là, emerge anche qualche ridondanza di troppo che non tiene sotto controllo l'elusività, vera cifra del film.
"La migliore offerta" non poteva non affascinare un noto critico d'arte nonché collezionista appassionato oltre che conduttore di programmi tv legati alle arti figurative, come Philippe Daverio, e riporto alcune sue notazioni e suggestioni assai interessanti, da un suo articolo del Corriere del 25 gennaio scorso.
Qui Tornatore riesce in un eccellente descrizione della psicopatologia che può stare dietro al cocktail di cinismo, passione ed eleganza che genera quel bizzarro personaggio del mercante d'arte ad altissimo livello. In una indefinita città del Nord Europa, laddove ci si immagina possa prosperare una borghesia solida e sofisticata assai, Virgil Oldman, battitore e proprietario d'una avviatissima casa d'aste, uomo d'origini umilissime che s'è forgiato un carattere gelido e chiuso nonché una perizia a prova d'ogni trucco, viene analizzato da Tornatore come se fosse un microbo da laboratorio. Geloso possessore di una raccolta di ritratti femminili che custodisce nel caveau psicotico d'una casa lussuosissima e maniacale da scapolo perenne, Virgil sa tutto dell'arte e nulla della vita; verrà infatti fagocitato da una giovane e bellissima avventuriera che fingendosi disperata erede d'una collezione e d'una casa cadente appropriata a custodirla lo menerà clamorosamente per il naso.fino a portagli via la raccolta di ritratti femminili, che lui, il gelido mercante, custodisce gelosamente nel caveau psicotico d'una casa lussuosissima e maniacale da scapolo perenne. L'amore prima, la passione sessuale poi del mercante per la ragazza finiscono col vincere l'avidità accumulatoria del malcapitato che termina la sua avventura in ospedale psichiatrico. Questa storia non priva di intrigo e di suspense consente a Tornatore una descrizione del microcosmo sofisticato del mercato d'arte che non è priva d'una serie di intuiti che solitamente sfuggono agli occhi esterni. Virgil declina tutta la sua esistenza attorno ad una mescola di cinismo e di eleganza, dove il desiderio incontrollabile per la scoperta del capolavoro va di parallelo con una maniacalità degli arredi della vita domestica e una cura perenne per il vestiario che fanno del film una sorta di passerella da sfilata del più raffinato guardaroba maschile classico apparso nel cinema recente. Il mercato dell'arte, quando decide di imporsi come autentico fenomeno sociale, si trova infatti naturalmente costretto ad una liturgia della perfezione che èpropedeutica alla genesi di quell'alone di chic perenne senza il quale i prezzi non potrebbero esaltarsi e reggere. Il modello preso in esame è innegabilmente quello anglosassone, laddove tuttora alcune vendite all'asta di grandi cifre si tendono a fare in black tie. E l'atmosfera complessiva è quella che già Charles Baudelaire definiva come «luxe, calme et volupté». Vi è infatti un mondo brillante e apparentemente solido (forse più quello dell'arte classica che quello dell'arte contemporanea) dove tutto deve apparire in armonia estetica con le somme di danaro spese. E non v'è dubbio che questo micro campione di umanità trova un suo momento catartico nel veloce impazzare d'un prezzo durante la vendita all'asta, quando il valore non si stabilisce come nella contrattazione privata o di bottega dove l'acquirente tenta di contrattare il prezzo verso la cifra più bassa possibile ma questo valore è costretto a crescere costantemente contro chi ha fatto la penultima offerta. In bottega si tratta al ribasso; in asta si rilancia invece all'insù. Sicché il turbinio del danaro va ad influenzare ogni altra esaltazione, quella dell'eleganza appunto, e talvolta anche quella della truffa. E Virgil ha in sala un vecchio amico che gli gli fa da compare e gli permette di acquistare nelle proprie aste le opere che più gli interessano. D'altronde il mercato dell'arte è l'unico dove l'interesse privato nell'atto pubblico non è considerato un crimine e dove l'inside trading è considerato una virtù. Mentre nello stock exchange è punito l'operare in base ad informazioni segrete, nel mercato dell'arte tutto è consentito; anzi chi acquista al rialzo perché è a conoscenza di segreti che gli altri non possono sapere, è considerato abile e accorto".
Daverio solleva dunque un'importante differenza tra la Borsa e le case d'aste, entrambe comunque regno dell'inganno, dell'avidità, della lusinga e della millanteria, del possesso, del denaro.
Certo è che l'unica trappola nella quale è vietato cadere è quella dei sentimenti. L'unica passione consentita è quella per la merce artistica. Il tutto avviene sotto l'egida d'una eleganza perenne. Crudele quindi è il mondo del mercato dell'arte, secondo Tornatore. E in parte gli va data ragione. D'altronde trattasi appunto d'un microcosmo al quale si accede deliberatamente e non è un genere di prima necessità sociale. Apparentemente. È un mondo dove il superfluo dal valore non definibile si coniuga con il danaro a sua volta superfluo nella tasca del ricco. Apparentemente. In realtà ben più complessa è la questione. Questo superfluo è l'anima dei popoli e spesso la sua testimonianza maggiore. Non solo l'avidità è il motore del mondo delle arti. La passione che Virgil porta per la giovane finta ereditiera è pari alla sua passione per un accumulo nel caveau segreto che sembra una versione moderna della caverna di Ali Babà. Ma il mondo dell'arte è ben più allegro e aerato. Il suo mercato è fatto anche da migliaia di creazioni, di scambi, di confronti di gusto, di geniali anticipazioni della vita che verrà.
Tra cinismo passione, ed eleganza, al Mercante d'Arte è vietato l'amore a cura di Philippe Daverio
fonte: Corriere della Sera.
Hesperia
32 commenti:
non ho visto il film, fondamentalmente perchè non sto quasi più andando al cinema, deluso da troppe visioni di film degli ultimi anni.
Il film argomento del post sembra però d'interesse e stupisce anche me, perchè Tornatore di solito non è affatto nelle mie corde.
E penso che "Nuovo Cinema Paradiso" è vero che ha delle melensaggini di troppo, ma è uno dei suoi migliori, anche se non si grida al miracolo.
Tra l'altro non mi ha mai fatto impazzire il suo linguaggio in regia, che trovo un po' anonimo e impersonale...questo fondamentalmente perchè chiaramente abituato io da spettatore ai registi di culto, i fenomeni della regia... di cui abbiamo parlato tante volte.
Interessante la spiegazione di Daverio e le implicazioni tra Borsa e Aste nel mondo dell'arte.
Un capitolo tutto da sondare.
Anche se Tornatore mette molta carne al fuoco come dici, coordinare così tanti aspetti, arte, denaro-valore, sentimenti, storie personali, un sistema, richiede un'abilità di far convergere assieme molti punti di vista, non può essere un film banale e quando posso lo vedrò.
Ah sì, certo, è un film imperdibile. Specie per te. Ma anche per Sympatros, che a quanto pare di arte ne mastica.
Coordinare così tanti aspetti e componenti senza qualche imperfezione o sbavatura era pressoché impossibile. Il film è e resta a tutti gli effetti un buon film, ben diretto e ben interpretato. E con quello che circola in giro non è poco!
Geoffrey Rush che ho apprezzato ne "IL discorso del Re" è stato superlativo.
Poi c'è una nuova bellezza emergente in Silvia Hoeks. E mi pare che la definizione felice l'abbia data proprio il personaggio di Virgil intrigato dal suo mistero (torna il tema dell'eterno femminino).
Quando le chiedono se è bella, lui risponde che quando una donna suscita interesse la si vede tale.
Mi pare una definizione felice della Bellezza.
Dicevo prima che c'è anche il tema dell'"eterno femminino".
Virgil colleziona "bellezza" perché ama l'arte e quindi la Bellezza. Ma poi si rende conto che esiste una bellezza reale, palpabile, in carne ed ossa cui resta vulnerabile e fragile. Quindi, umano. E sarà quella che gli farà perdere l'altra bellezza, quella collezionata e in cornice.
In pratica, l'avido e misantropo Mercante, abbassa la guardia. E perde il suo Tesoro, il suo Capitale.
Il film è girato in verie città e capitali mitteleuropee (Vienna, Bolzano, Parma, Praga, Roma e Milano).
Resta l'interrogativo su qual è la "migliore offerta" : ricco, carico di tesori e solo, o innamorato con la sottrazione dei dipinti.
Naturalmente ripasso più con calma e approfondendo un po' la lettura...
ma su questi 2 punti:-)
"Ma poi si rende conto che esiste una bellezza reale, palpabile, in carne ed ossa cui resta vulnerabile e fragile. Quindi, umano. E sarà quella che gli farà perdere l'altra bellezza, quella collezionata e in cornice."
e per fortuna! :-)
"Resta l'interrogativo su qual è la "migliore offerta" : ricco, carico di tesori e solo, o innamorato con la sottrazione dei dipinti."
molto meglio innamorato, ricambiato e senza dipinti.
Per quanto mi piaccia l'arte ed entrambe le 2 categorie dell'esistenza...beh meglio la vita piena e faccio senza dipinti di proprietà
però non senza arte (solo nel senso che posso non possederla): posso, pur non possedendo, ancora andare nei musei :-)
bellissimo tema
Josh mi dispiace a contraddirti, ma l'arte in se è la forma più ossessionata della possessione, il creatore (artista) è automaticamente e per legge (ha diritto della patente) della cosa creata (teologicamente, visto che sei competente in materia, il rapporto tra il Creatore e il Creato). Il museo è una forma di possessione pubblica nazionale. Un cittadino è un potenziale possidente che si fa reale possidente come utente che paga il biglietto.
Vorrei attirare l'attenzione su una frase del post:
"Vi è infatti un mondo brillante e apparentemente solido (forse più quello dell'arte classica che quello dell'arte contemporanea)".
Perché arte classica? I nordisti normalmente sono protestanti, moderni, astratti.
GL, lo hai visto il film "La Migliore Offerta"? Se sì si può parlare di quello, ma attovagliarsi su quello che dice Josh fino a fargli le pulci sulle parole mi sembra un esercizio sterile.
Bel film! L' ho visto anch'io. Una boccata d'ossigeno in questa marea di cattivo gusto. C'è anche un giallo interno, ma senza spargimenti di sangue, inseguimenti automobilistici e altro reportorio di prammatica.
Per descrivere la violenza dei sentimenti non c'è affatto bisogno di tutto ciò.
Nessie, per me quello che specificamente ha detto Josh (che non è “quello che dice Josh”, perché lui dice tante cose) è più importante di tutti i discussioni di tutti i film del mondo. Per questa ragione ho commentato, e mi sembra una buona ragione che mi da più diritto di commentare del fatto che ho visto o no il film. Che male ce che oltre dire “che bel film!”, “ha qualcosa di speciale!”, “mai visto!” ecc, scambiare idee sulla possessione dell’arte. Mi sembra che è una delle idee centrali del film.
Presupposto che io non ho visto il film e ho le mie ragioni di non avere desiderio di vederlo (già discusso tra noi in altro post, dove hai fatto già la sarcastica), perché non devo discutere senza vederlo? Posso discutere benissimo su base dei altri che lo hanno visto, a persone che io credo e che sono più perspicaci di me. Cavolo, come si fa a discutere per Garibaldi, si deve andare ad incontrarlo nel’al di là? Per l’Africa o per Milano deve parlare soltanto chi è stato o vissuto lì sul posto? Sicuramente è un bene conoscere dal vivo le cose, ma non è detto che gli altri “non vedenti” devono tacere. Anzi, il problema si può anche rovesciarsi al'incontrario, per esempio Jules Verne durante la vita non ha messo piede più in là della periferia di Parigi.
Ciao Vivy, che sorpresa! come hai fatto a scovarmi? :-)
E' vero, c'è un "giallo" (o mistery), se vogliamo anche crudele, poiché crudeli sono i sentimenti e come vengono gestiti da parte da due protagonisti (specie da parte della giovane donna, verso l'attempato collezionista) ma è un giallo psicologico assai sui generis.
Guarda GL non mi piacciono affatto certi toni sui "diritti di commento" o meno. Ti ho già visto all'opera in altri post, e vedo che una delle tue peculiarità è andare OT e fare inutili polemiche. Tant'è vero che in più di un'occasione Josh è stato costretto a chiudere la sezione dei commenti. Perciò ti prego di moderare un po' i toni, visto che sono l'Amministratore di questo blog.
Quanto alla tua frase:
"Un cittadino è un potenziale possidente che si fa reale possidente come utente che paga il biglietto", in relazione a chi fa una semplice visita in un museo mi pare quanto meno azzardata e perentoria.
Musei e mostre in vita mia ne ho viste tantissime.Pago il biglietto, guardo, apprezzo se è il caso, ed esco.
Grazie delle difese Nessie & Hesperia:-)
A GL piace questionare e provocare.
Ma una risposta gliela do.
Prima di tutto, nel commento sopra ho voluto dire la MIA personale gerarchia di valori, senza pretendere fosse quella di tutti gli artisti (ma qui si parlava di collezionisti con le loro opere-proproietà e non tanto o solo di artisti direttamente coinvolti con le loro creazioni).
cioè per me, avevo detto "meglio innamorato, ricambiato e senza dipinti." che tanto i dipinti vado al museo.
Il discorso che fai tu GL non c'entra molto, era proprio per fare della polemica.
L'arte in se può essere possessione, ma ci sono stati artisti che si sentivano anche Vati ...che elargivano la loro Arte come una benedizione egotistica al mondo, godendo di vederne gli altri goderne. Come un'espansione dell'Io. La vanità ha molte forme, non solo il possesso:-)
Certo che il museo è una forma di possesso pubblica nazionale.Può essere un'aletrantiva, se ci salva dalle ossessioni e dal non vivere...tanto prima o poi lasciamo tutto.
Sulla frase criticata dal post:
"Vi è infatti un mondo brillante e apparentemente solido (forse più quello dell'arte classica che quello dell'arte contemporanea)".
è invece vero. L'arte contemporanea (a parte che spesso è inguardabile e sembra vera spazzatura) ha confini molto più fluttuanti. Una volta c'era la rottura, poi solo il concetto, poi la provocazione, poi più nulla.
GL "I nordisti normalmente sono protestanti, moderni, astratti. "
Queste prese di posizione totalizzanti raramente sono universalmenmte vere.
C'è un Cattolicesimo forte anche al Nord.
Non tutti i Protestanti sono moderni, alcuni tutt'altro.
Invece io ho impressione (e anche la sicurezza espressa certe volte bruciapelo) che a voi non piacciano i miei commenti. Non è questione di certi toni sui "diritti di commenti", che io non ho cercato mai di imporgli (vedi bene che la mia frase ha un altro senso, relativo), perché so bene che non POSSO, e per di più non DEVO fare da padrone nella casa altrui. Siete voi i padroni del blog e avete tutti i diritti di togliere il commento o di bannare. In questi casi non mi sento affatto offeso, soltanto dispiaciuto per il conflitto, e con un senso di colpa personale. A voi la scelta.
Mi ritengo responsabile che ho espresso con convinzione idee in contraddizione con idee espresse normalmente in questo blog. Esprimersi con convinzione, non è usare toni forti.
vabbuò, come si dice a Napoli:-)
tiro innanzi
dal post, e in part. dal pezzo di Daverio, sul personaggio del film:
"Geloso possessore di una raccolta di ritratti femminili che custodisce nel caveau psicotico d'una casa lussuosissima e maniacale da scapolo perenne, Virgil sa tutto dell'arte e nulla della vita"
è un ritratto riuscito nelle parole del critico. Ha un che di ossessivo. Qui si parla anche della coazione a ripetere (tanti ritratti di donne), dell'ideale (le donne bellissime nell'arte), e i sublimazione(quadri di donne ma scapolo), di vita non vissuta.
ancora dal pezzo di Daverio sul protagonista:
"il desiderio incontrollabile per la scoperta del capolavoro va di parallelo con una maniacalità degli arredi della vita domestica e una cura perenne per il vestiario che fanno del film una sorta di passerella da sfilata del più raffinato guardaroba maschile classico apparso nel cinema recente."
c'è l'estesta, il decadente, l'adoratore di feticci.
Lo devo proprio vedere:-)
l'esteta, volevo dire, maledetta tastiera:-)
Eh caro Josh anche le tastiere fanno lapsus freudiani.
Sembra interessante. Neanch'io ho particolare simpatia per Tornatore ma Geoffry Rush è uno dei migliori attori in circolazione. Lo ricordo in film come "Shine" o in ruoli di "spalla" come ne "La Maledizione della Prima Luna", "Shakespeare in Love" o "Il Discorso del Re". Spero di avere il tempo di vederlo.
Beh, una domenica con la fidanzata per andare al cinema, la si può sempre trovare Johnny.
Nel "Discorso del Re" Goeffrey Rush, ha il ruolo-chiave del logopedista, perciò più che spalla è un co-protagonista, visto che senza di lui il Re Balbuziente non avrebbe mai parlato.
Josh, infatti il personaggio del collezionista ha qualcosa di ossessivo-compulsivo. Salvo poi vedere che la sua vita cambia radicalmente quando si prende cura della ragazza agorafobica. Curiosa anche la contrapposizione di un ambiente claustrofobico, per paura delle piazze aperte. Ma sto narrando troppo, eppoi va a finire che tolgo la sorpresa. :-)
GL devo confessarti che a volte noto dei toni petulanti che un po' mi infastidiscono. E' il tono che fa la musica, non le idee diverse. Comunque si può anche ovviare alla questione, volendo. Dopotutto in cultura non hanno senso le tifoserie o le contrapposizioni così artificiose.
@Hesperia,
secondo quel che io chiamo Cultura, rubando l'espressione famosa di un stratega militare tedesco, direi: il conflitto politico è continuazione del conflitto culturale con altri mezzi (dopo viene il conflitto militare con altri mezzi). Purtroppo in questo modo, saltando uno dopo altra le scale culturali, prendono senso le tifoserie e le contrapposizioni artificiosi, e anche fastidio reciproco.
Carl von Clausewitz. Ma questo ci azzecca poco col contenuto del post.
Non si capisce per quale motivo si fanno le pulci a GL, reo di parlare di un film che non ha visto, ma si stende il tappeto rosso a josh che ha dichiarato altrettanto sin dal primo post.
andrea
Forse perchè GL è stato spesso provocatorio, e in più occasioni andando di palo in frasca con gli argomenti ha costretto a chiuder delle discussioni.
Stavolta parte subito con: artista possessore della sua opera d'arte, ma il tema era sul collezionismo, non di opere proprietà degli artisti, ma di opere-investimento proprietà di collezionisti non artisti, che non c'entrano con la genesi dell'opera d'arte.
Non si capisce nemmeno con quale titolo andrea venga qui a sindacare sulla gestione del blog.
@Josh,
Grazie, mi stai facendo una caricatura (anche bella) mettendo parte delle mie parole fuori contesto. Non dico di più per non essere causa di chiusura della tema.
Caro GL, Ma sai che io e te alla fine ci intendiamo. Bene o male, prima o poi, non subito, quello no, ma alla fine ci arriviamo.
Forse :-))
josh, è evidente che le opinioni divergenti vi provocano un fastidioso prurito.
Liberi voi di gestire le cose come vi pare, libero io di farvi notare quanto sia ridicola e sterile la gestione che voi ne fate.
Mi vuoi cancellare?
Sopravvivero'
Firmati anonimo!
l'anonimo dev'essere tale andrea del commento sopra, che deve aver pruriti di critica e non sa dove attaccarsi.
il punto è che GL non sempre esprime opinioni divergenti, e l'argomentazione di Andrea è nulla.
GL a volte è d'accordo con noi, a volte parla d'altro...nessuno ha mai avuto pruriti se uno ha un'opinione idversa. Se qualcuno sostiene errori apertamente noti invece lo si fa notare.
E' invece molto più frequente accada che si vada troppo lontano dal tema del post.
Nessuno gli ha detto nulla per il fatto di non aver visto il film, nemmeno io l'ho visto e sto andando poco al cinema, nonostante abbia anche fatto studi cinematografici universitari e post.
andrea, hai proprio l'aria di voler intervenire giusto per denigrare. Non si sa bene cosa, ma denigrare, anche perchè la dinamica ritrovata in questo post non è quella che racconti tu, basta rileggersi tutti i commenti.
Nemmeno io mi straccerò le vesti per la tua assenza, andrea, vista l'"entità" del tuo contributo.
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