mercoledì 6 marzo 2013

Quasi di primavera

 

E' stato un febbraio gelido e atroce. Un mese corto eppure interminabile. Fa pensare ad una concezione soggettiva del tempo che poco ha a che vedere col calendario, i mesi, i giorni.  Ma poi anche l'inverno passa, le nevi si sciolgono. Solitamente vengo colpita dalle prime zolle d'erba che fanno capolino : fili d'erba semplici, quasi senza nome come la Borsa del Pastore, fiorellini selvatici altrettanto modesti come le primule, i bucaneve,  le borragini blu o gli occhi della Madonna. I poeti sono stati i miei primi maestri di  botanica. Magari non conoscevo ancora le pianticelle a cui si riferivano, ma i loro nomi, sì, mi erano familiari. Così incontrai ben presto i "rosolacci" di Corrado Govoni, la "digitale" del Pascoli, i "vilucchi" di Angiolo Silvio Novaro, le "gaggìe" del Bertolucci, "le brocche del biancospino" ancora del Pascoli, la "veccia" violetta tra l'erba dei prati, ancora del Govoni, le tamerici del D'Annunzio ecc. Mi piacciono anche gli "asfodeli" nominati da  poeti quali il Corazzini e il Cardarelli. Antonia Pozzi e Camillo Sbarbaro sono poi delle vere e proprie enciclopedie di scienze naturali al completo, nel loro poetare.  Ma soprattutto mi sento sulla lunghezza d'onda di  Montale  quando dice:  " Ascolta, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi, ligustri o acanti.".
Perché  anch'io come lui amo intravedere  più semplicemente da una porticina dischiusa dei poderi liguri, il "giallo dei limoni", quasi dei piccoli soli che scaldano il cuore  anche in inverno fino ai primi tepori. Ed è con un albero di limone in un patio sivigliano che si specchia coi suoi frutti d'oro nell'acqua di un fontanile in una calma serata  "quasi  di primavera", che ho voluto concludere il mio post. Non ho messo la poesia montaliana perché ho già avuto modo di scriverla qui. Ho scelto invece un suo collega spagnolo, Antonio Machado in El Limonero languido suspende.




 


E' venuto il tempo
che il ranuncolo limpido
rischiara l'erba folta e amara

Attilio Bertolucci




Ai bordi della strada    
Fiorisce la borragine,    
Che forma una compagine
Di fiori grigioblu.
Sfavilla da laggiù
Il rosso dei papaveri:
Il giallo della senape
Sembra dargli manforte.
Ma scorgo anche gli steli,
Tra le foglie un po’ smorte,
Dei bianchicci asfodeli,
I fiori della morte.
Luciano Balducci
Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?
Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucchi,
quali azzurre, quali gialle;
e poi rose, a fasci e a mucchi......
Angiolo Silvio Novaro
 









 
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,   
anzi d'antico: io vivo altrove,
e sento che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
Giovanni Pascoli (da L'Aquilone)
 

                                                     
                                                         Languido il limone tiene sospeso
un incolore ramo polveroso
sull'incanto della fonte limpida,
e lì in fondo sognano
i frutti d'oro...
E' una sera chiara,
quasi di primavera,
mite sera di marzo,
che nasce al soffio prossimo d'aprile;
me ne sto solo nel patio in silenzio
cercando quella illusione candida
ed antica: un' ombra sul muro bianco,
un ricordo, nella sponda di pietra
della fonte addormentata, o, nell'aria,
un vagare di tunica leggera.
Nel clima della sera si distende
quell'aroma di assenza,
che dice all'anima luminosa: mai,
che dice al cuore: spera.
Quell'aroma che evoca i fantasmi
delle fragranze vergini e svanite.
Sì, ti ricordo, sera allegra e chiara,
quasi di primavera,
sera senza fiori, quando mi offrivi
il profumo intenso della menta,
e del buon basilico,
che mia madre aveva nei suoi vasi.
Tu mi vedesti immergere le pure
mani nella serena
acqua, per cogliere i frutti incantati
che oggi sognano in fondo alla fonte...
Sì, ti conosco sera allegra e chiara,
quasi di primavera.
Antonio Machado
                                                    
da El Limonero lànguido suspende




E, dato che stiamo entrando nella stagione propizia per diete e cure,  per saperne di più su erbe, bacche, fiori selvatici, frutti  e le loro proprietà officinali e curative, leggere qui:

http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/9726-erbe-selvatiche-piante-commestibili-inverno
 

 

28 commenti:

Sympatros ha detto...

Grande grandissimo cantore della Primavera, Orazio. Tanti sono i riferimenti alla Primavera, alla sua bellezza e alla sua caducità… Meglio per noi guardare alla sua bellezza , guardare incantati Cyterea condurre insieme alle ninfe nuda le danze primaverili. Le nevi sono fuggite, ritorna l'erba ai campi e le chiome sugli alberi. Ritorna il favonio venticello di primavera e i pescatori cominciano a togliere dal secco le barche, il gregge vuole uscire dal recinto e il contadino si allontana dal fuoco. E' bello partecipare alle danze e alle gioie di primavera, svegliare l'anima vegetale che è in noi, perché caducità incombe e… et nos ubi decidimus quo pater Aeneas, quo Tullus dives et Ancus, pulvis et umbra sumus.

Hesperia ha detto...

Ah, certo Orazio! Grazie di averlo ricordato Sympatros. Il favonio poi è Zeffiro (che non ho mai capito se si scrive con una o due zeta) , il venticello di Primavera, su cui Ovidio raccontò una delle sua Metamorfosi.

Ma ce ne sono tante poesie sul rinnovo della stagione: Compiuta Donzella, Emily Dickinson, Quasimodo ecc. Ovviamente non potevo metterle tutte e quelle che ho selezionato sono sulla base di erbe, piante e fiori.
Compresa la celebre filastrocca di A.S. Novaro, che vale la pena di sentir recitare da Paolo Poli.

Sympatros ha detto...

Zephiro in fondo è er ponentino romano… prestame er ponentino

Faje senti' ch'e' quasi primavera
manna li mejo grilli pe fa' cri cri
prestame er ponentino
piu' malandrino che c'hai
Roma reggeme er moccolo stasera

Sympatros ha detto...

E ancora Petrarca

Zephiro torna, e ’l bel tempo rimena,
e i fiori et l’erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida et vermiglia.

Ridono i prati, e ’l ciel si rasserena;
Giove s’allegra di mirar sua figlia;
l’aria et l’acqua et la terra è d’amor piena;
ogni animal d’amar si riconsiglia.

Hesperia ha detto...

Bella quella del Petrarca.

Trovajoli autore del Rugantino, invece, è appena morto.

Hesperia ha detto...

Raccomando a chi conosce lo spagnolo di leggere nel testo originale "El limonero languido sospende" , che ho linkato nel titolo.
Comunque è bella anche la traduzione italiana.

Hesperia ha detto...

El limonero lánguido suspende
una pálida rama polvorienta
sobre el encanto de la fuente limpia,
y allá en el fondo sueñan
los frutos de oro...

Es una tarde clara,
casi de primavera,
tibia tarde de marzo
que el hálito de abril cercano lleva;
y estoy solo, en el patio silencioso,
buscando una ilusión cándida y vieja:
alguna sombra sobre el blanco muro,
algún recuerdo, en el pretil de piedra
de la fuente dormido, o, en el aire,
algún vagar de túnica ligera.

En el ambiente de la tarde flota
ese aroma de ausencia,
que dice al alma luminosa: nunca,
y al corazón: espera.

Ese aroma que evoca los fantasmas
de las fragancias vírgenes y muertas.

Sí, te recuerdo, tarde alegre y clara,
casi de primavera,
tarde sin flores, cuando me traías
el buen perfume de la hierbabuena,
y de la buena albahaca,
que tenía mi madre en sus macetas.

Que tú me viste hundir mis manos puras
en el agua serena,
para alcanzar los frutos encantados
que hoy en el fondo de la fuente sueñan...
Sí, te conozco, tarde alegre y clara,
casi de primavera.

A. Machado

Josh ha detto...

Qui dopo un weekend soleggiato è di nuovo pioggia e grigiore. Però la scaldatina del weekend faceva sembrare già primavera.

Preferivo autunno e inverno, poi adesso invecchiando mi piace molto anche la primavera. Quella che mi piace meno dal punto di vista climatico rimane l'estate, che alle latitudini dell'entroterra emiliano è insopportabile, a meno che non si vada sull'Appennino o si scappi in vacanza 4 mesi e passa.

Bene, dopo questo bel saggio di metereopatia :-) molto belle tutte le poesie.
Da noi è acnora presto per viole e primule, ma gli occhi della madonna, qualche margherita e i crochi sono venuti su dappertutto.

Josh ha detto...

Quei poeti cercavano l'essenza nella botanica come nel mistero delle cose piccole, nel microcosmo quotidiano.

Non fu solo una scelta stilistica, ma anche una specie di "etica" dello sguardo.

Significativo che le Myricae pascoliane derivino il nome dal verso della IV Bucolica di Virgilio "Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae".

L'Aquilone è una bellissima poesia.

Josh ha detto...

Le erbe selvatiche commestibili linkate le conosco, ma un po' conta in queste cose l'usanza locale-regionale dei genitori, dei nonni...non le usiamo tutte in cucina.

Sì le mele selvatiche, sì la borragine, ma più di tutte l'ortica (per la pasta verde, per ripieno a qualche variante di tortelloni).
Della rosa canina è bello il fiore ma il frutto pizzica assai:-)

Una cosa non ho visto al link, le margherite della camomilla che sull'appennino crescono in quantità industriale spontanee, e pure la malva.

Comunque se continuano così con IMU, iva al 22%, Tares, Fiscal Compact, pareggio di bilancio, MES/ESM, insider trading di banche, downgrade delle agenzie di rating e vari giochi al massacro, licenziamenti nostri e accettazione di mantenimento aggratis per miriadi da Gog e Magog,
prevedo che queste erbe avranno un successone (finchè restano gratis)

Hesperia ha detto...

Josh, altri rimedi e altre erbe officinali le ho già citate nel post "Il giardino dei semplici":

http://esperidi.blogspot.it/search?q=il+giardino+dei+semplici

E c'era anche la camomilla matricaria e la malva. Non potevo ripetermi, visto che queste sono erbe dell'estate e io parlo di quelle della primavera.
Poi è chiaro, le buone erbe citate si possono pure essicare e conservare e io ho già i vasi pieni della mia camomilla che mi raccolgo da me.


Josh ha detto...

ah che testa....è vero che c'era anche quel post:-)

Sull'ortica: meglio raccogliere la parte alta della pianta (con forbici e guanti)...non dico solo i germogli, ma la parte alta più giovane in genere.

La sfoglia verde, fatta in casa con l'ortica (lavata e lessata prima) nell'impasto è molto più buona della sfoglia verde per es. realizzata mettendo nell'impasto bietole e spinaci.

Hesperia ha detto...

Perfetta la notazione di "etica dello sguardo" nel poeta e nella sua poetica che è anche esplorazione dei microcosmi.

"Quei poeti cercavano l'essenza nella botanica come nel mistero delle cose piccole, nel microcosmo quotidiano.

Non fu solo una scelta stilistica, ma anche una specie di "etica" dello sguardo.

Significativo che le Myricae pascoliane derivino il nome dal verso della IV Bucolica di Virgilio "Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae"."

Poi è arrivato Umberto Eco e ha iniziato a "demistificare" (parola in uso dal '68 in poi) queste che erano ritenute a torto "parole desuete" con un libro dal titolo "I pampini bugiardi", alludendo alle foglie della vite, ma col bisticcio fonetico pampini-bambini. Ma la verità che quelli come la sottoscritta (che è stata un'ex bambina dei "pampini") ha imparato a parlare e scrivere. Ora invece imperversa l'analfabetismo di ritorno, la pochezza lessicale, la mancanza di curiosità e l'apatia nei confronti di tutto ciò che non è cibo precotto e predigerito dall'invadenza mediatica.

E allora sai che ti dico? W i vilucchi, i pampini, le tamerici, i ligustri, i lentischi ecc. ecc.

Hesperia ha detto...

La pedagogia del non usare parole che non facciano parte dell'esperienza "concreta" del bambino, non ha portato nulla di buono. IL poeta è già una creatura infantile. Infantile ma non puerile e mai mediocre. Capace di cogliere l'essenza delle cose (anche piccole), ma nel contempo di creare dei distallati di saggezza. Bandire la poesie dalla scuola, rinunciare a far imparare a memoria versi "che non rientrano nell'esperienza concreta del bambino", io trovo che sia un grave errore. Un'atrofia delle memoria.

L'Aquilone è splendida, ariosa e sembra perfino di sentire i profumi del prato e delle zolle umide.

Josh ha detto...

ma guarda un po':-)
sono sempre stato attratto sia da questa dimensione lessicale sia da quei poeti e dai termini desueti, anche perchè mi riportavano -e lo fanno tuttora- alla mente il mio legame con la natura, con l'appennino e con la mia infanzia in fondo, o con i giardini 700eschi all'inglese e all'italiana, qui nella bassa,
ricordandomi le prime volte che ho memorizzato una pianta con nome, foglia, radice, fiore.

A parte che da piccolo avevo costruito il mio erbario, quando le insegnanti erano vere insegnanti e per far ricordare le cose, le stagioni, ma anche i testi, legavano le poesie ad elementi quotidiani riconoscibili.

Poi andavo in avanscoperta con mio nonno per prati e boschi..e andavamo a funghi:-) una delle mie attività preferite all'aria aperta.
Per cui l'osservazione dei particolari è basilare.

Le "demistificazioni" 68ine in realtà sono azzeramento e spoliazione,
non demistificazioni di un "falso" che la parola presupporrebbe ma qui in questo ambito anche poetico non c'è

Le piante, le erbe, gli alberi e i poeti fanno parte della lingua, della ricchezza lessicale, dell'immaginario, di un mondo magico e incontaminato, ...il bosco...che era sacro anche alla poesia (dall'antichità ...ad Anceschi per es.)
ma questo microcosmo così abbarbicato alla radice della nostra vita (+poesia+foglie+erba...locale, quindi tipica)
fa parte anche della nostra identità.

Non si tratta nemmeno di poesia in tono minore.

Eco...? tiè! :-)

Hesperia ha detto...

Avrai avuto la fortuna di avere ottimi maestri e maestre, cosa che molti bambini d'oggi non hanno. Tu pensa che c'era (e c'è anche oggi) la moda di eliminare i libri di testo, perché manipolatori, ingannatori e perché le fonti del sapere non possono più essere concentrati in un testo solo, e bla, bla, bla. Che bisognava sostituirle con le bibliotechine di classe e bla, bla, bla. Risultato? Memoria atrofizzata, confusione, consultazione dispersiva di più testi, bulimia da informazioni. Mancanza di punti di riferimento fissi, per poter elaborare memorie e nozioni.

A questo ha condotto la "lotta ai pampini" di Eco.

Hesperia ha detto...

Certo che sì, che sia la buona poesia e le arti figurative, aiutano a diventare dei buoni osservatori della natura. Anzi, proprio questo è il loro compito.

Anonimo ha detto...

Dove abito io invece le primule hanno cominciato ad affacciarsi. Non molte, ma qualche ciuffetto qua e là si comincia a vedere. La primula è il simbolo della fine delle sofferenze. Oggi però è una giornata fredda e piovosa, una coda d'inverno. Un saluto agli amici di questo bel blog

Rosalind

Hesperia ha detto...

Ciao Rosalind, fa ancora freddo anche qua, nonostante le belle giornate di domenica e lunedi ci avessero fatto ben sperare, e le mie primule sul terrazzo sono tutte fradice e intirizzite. Nei boschi qui intorno ci sono ancora i bucaneve, il primo fiore del disgelo.
Un saluto anche a te.

Josh ha detto...

Hesperia
"La pedagogia del non usare parole che non facciano parte dell'esperienza "concreta" del bambino, non ha portato nulla di buono."

conosco quel programma lì.
Ma non ha senso. Il senso è dare parole reali, cioè esistenti e comprensibili, intese come comprensibili agli altri, quindi comunicative, per aiutralo a dare un nome al gran mare dell'essere e dell'immaginazione del bambino,
la soluzione non è certo cassargli l'immaginazione con la panzana del"l'esperienza concreta" che ha avuto fino a quel momento.
Cosa impara così? nulla.
E poi...Che esperienza concreta vuoi che abbia avuto...è un bambino di pochi anni!
che roba.
E di parole invece ne deve avere tantissime a disposizione per questo da tutti gli ambiti.
Allora era molto più lungimirante chi regalava vocabolari, anche "adulti", o dizionari enciclopedici con qualche illustrazione, ma completi, per fargli scoprire più copse, ma senza nessuna preclusione.


Hesp. "IL poeta è già una creatura infantile. Infantile ma non puerile e mai mediocre. Capace di cogliere l'essenza delle cose (anche piccole), ma nel contempo di creare dei distallati di saggezza. Bandire la poesie dalla scuola, rinunciare a far imparare a memoria versi "che non rientrano nell'esperienza concreta del bambino", io trovo che sia un grave errore. Un'atrofia delle memoria."

E' proprio così, uno dei risultati è l'atrofia della memoria, per latro verso l'altro, ancora più grave, è l'incapacità di distinguere il linguaggio simbolico in maniera istintiva. Cioè senza la poesia e l'immaginazione saggia del poeta non gli si insegna a fare dei collegamenti, che sarebbero la base del ragionamento.

Josh ha detto...

Hesperia
"Tu pensa che c'era (e c'è anche oggi) la moda di eliminare i libri di testo, perché manipolatori, ingannatori e perché le fonti del sapere non possono più essere concentrati in un testo solo, e bla, bla, bla."

Il vecchio sussidiario, per quanto un centone, era importante. Non averlo è peggio, perchè è pur sempre una guida, offre un metodo, è la Voce Narrante, insieme a quella dell'insegnante e del (...) programma.
Il libro di testo come Filo Conduttore con tappe dell'apprendimento è invece basilare.

Strano poi che i pedagoghi dell'eliminazione dei libri di testo siano marxisti freudiani o post-tali e in fondo un po' lo sono anche i libri di testo delle elementari, ci si dovrebbero trovare a proprio agio.
Ma vogliono creare persone senza strutture, ecco cos'è.

Un libro di testo può essere anche manipolatore, così come l'insegnante...ma non avere per niente il sussidiario/filo conduttore, a quell'età, è una grave mancanza. Anche la selezione dei libri diretti (stile bibliotechina) è già manipolazione allora, perchè non è comunque lo scibile umano, e perchè qualcuno ha già operato una selezione.

Da qualche parte bisognerà pur cominciare e il filo conduttore del sussidiario dava un metodo che all'inizio è basilare. Sta poi magari alle attività pomeridiane, ai genitori nutrire i figli con libri scelti, per loro importanti, che offrano altri fili conduttori.
Siamo finiti in un mondo di pazzi.

Josh ha detto...

@Hesperia

"la moda di eliminare i libri di testo.....Che bisognava sostituirle con le bibliotechine di classe e bla, bla, bla. Risultato? Memoria atrofizzata, confusione, consultazione dispersiva di più testi, bulimia da informazioni. Mancanza di punti di riferimento fissi, per poter elaborare memorie e nozioni."

esatto. senza il libro di testo col suo -anche- centone, la sua guida, i suoi riassunti, perchè le elementari non sono un postlaurea,
e al suo posto la consultazione a pezzi di testi mal accrocchiati e inorganici come le bibliotechine non si arriva a nulla.
Non si arriva proprio alla capacità di coordinare le nozioni. Un bric a brac che un bambino non può gestire e trasformare in formazione organica.

Se i primi 3 anni di elementari furono tradizionali,
dopo l'avevamo anche noi la bibliotechina e in IV elementare cambiammo maestra, e ci mise la "Ragazza di Bube"
....alle elementari! già coi comunisti i preti la resistenza & co, un libro che ho odiato e non ho mai più riletto,
ma io preferivo "Il gattopardo"...per fortuna in V arrivò un'altra maestra....

aggiungo che è inutile lamentarsi che la sessualizzazione inizia troppo presto quando si danno in mano libri con stralci erotici espliciti a pre-adolescenti già carichi di suo...
E' un altro effetto delle bibliotechine

Nessie ha detto...

La biblioteca dei classici di narrativa l'avevo anch'io. E mi ricordo di "David Copperfield", dei Ragazzi della Via Pal, di "Pattini d'argento" (un libro per la gioventù che poi mi ha fatto venir voglia di vedere l'Olanda e la città di Leida, oltre che di rompere la palle a mio padre perché mi regalasse un paio di pattini per Natale).

Ma quel che è rimasto impresso nella mia memoria sono proprio le poesie, contenute nel mio sussidiario che si chiamava "IL Cervino". E non solo Pascoli, Carducci, ma anche dei minori come Diego Valeri, Ugo Betti, il Panzacchi de "Le monachine", Ardengo Soffici.

Quel che dici sulla possibilità di metaforizzare il reale offerto dalla poesia, è un'operazione molto adatta all'infanzia, anche se questi soloni citati lo negano.

Figure retoriche come l'anafora, la sineddoche, la similitudine ecc. i bambini le assumono già naturalmente. Di fronte a una fetta di pane con del buon miele spalmato ho sentito un bambino di cinque anni esclamare mentre lo addentava: "Che buon sapore di pungiglioni!". A chi sarebbe mai venuta in mente un'immagine del genere apparentemente priva di senso logico?

E invece ha costruito un trasferimento simbolico interessante. Senza contare che i bambini si innamorano anche dei suoni delle parole, al di là del loro significato, e la poesia assonanze e musicalità ne offre finché si vuole.

Josh ha detto...

Le poesie poi restano impresse di più, perchè una loro peculiarità è anche la brevità, sono un'arte della concentrazione.

Anche io avevo la mia biblioteca di classici, a casa, selezionata dai miei, e anche dai nonni materni.
La bibliotechina di classe che voleva sostituire le poesie e i sussidiari è ovviamente un'altra cosa.
Anche io preferivo i poeti.
Il mio sussidiario si chiamava "Verso domani".
Mi piacevano anche i racconti brevi.

Oltre a metaforizzare il reale, di cui hai fatto un bell'esempio sopra, la poesia è....soggettiva. Esprime una condizione, un punto di vista soggettivo, e un Autore ben definito di cui vediamo lo stato d'animo o intuiamo la visione del mondo.
Per me anche questo è fondamentale per la formazione di un linguaggio articolato, per acquisire un vocabolario delle cose esterne quanto interne.

In realtà mi sembra che è anche questo che si vuole combattere a scuola, quindi meno Poesia è anche meno Autorialità, Meno Personalità, Meno Individualità.

Sì la poesia può essere pensata e goduta, fruita insieme, ma ha un valore anche e soprattutto nell'individualità, nell'interiorità del singolo.

Le politiche d'insegnamento da "certi anni in poi" vogliono abolire questo Io Individuale, a volte sviluppato molto in alcuni Poeti, non farlo nascere negli studenti, e spingerli a una visione unicamente Collettiva.

Ulteriore riprova è il fatto che anche in tema di composizione in prosa, esiste(VA) da sempre alle elementari e anche alle medie l'uso di assegnare lavori tipo "scrivi un racconto"/"racconta a modo tuo una giornata"....
Oggi spesso sostituito dall"opera collettiva" in cui si pretende di arrivare a una specie di "romanzo di classe" opera aperta di cui ognuno scrive 2 pagine che devono continuare quelle di un altro e un altro ancora....
ma che non fa arrivare da nessuna parte perchè NESSUNO conduce la trama di questo stra-romanzo (!):
scompare così anche la volontà (e capacità) autoriale dello studente, che non può decidere di questo "romanzo" nè l'incipit, l'antefatto, la fine, la morale,
nè la trama in sè (ognuno ne fa un pezzo, non si sa dove il romanzo immaginario andrà a parare) nè la struttura, nè il linguaggio, e alla fine diventa una castrazione dell'espressione.

Il tutto per togliere l'Individualità e accentuare la dimensione forzatamente comunitaria, anche della coscienza.
Errore madornale.

Nessie ha detto...

Sembra quasi il gioco del cadavere squisito (Le Cadavre exquis) dei surrealisti. Ognuno fa il suo pezzo, incurante dell'insieme e della struttura da concepire individualmente, e incurante anche di quello che fa l'altro, giacchè poi il coordinamento dei lavori diventa un'immane impresa anche per i fautori di queste tecniche didattiche.

Della serie, come complicarsi la vita complicandola anche alla scolaresca.

Io però noto un'altra cosa. C'è tanta ignoranza anche nella classe degli insegnanti, e marginalizzare la poesia ottiene soprattutto uno scopo precipuo: non sforzare le meningi. Nella sua brevità e concentrazione, la poesia è e resta qualcosa di criptico, di elusivo, di iniziatico e di non facilmente decifrabile. Più facile allora fare il "giornalino di classe", le "interviste col registratore" e altre attività cosiddette "comunicative". Che intendiamoci possono pure andare bene, se non le si mette al primo posto.

Inoltre non dimentichiamo che la Lingua Italiana è vista sempre più come "comunicazione" (le famose funzioni di Jakobson) che non come "espressione". E la poesia va collocata soprattutto in questa seconda funzione.

Hesperia ha detto...

Non sembri in contraddizione questo discorso sulla poesia (criptica, inizitica, indecifrabile ed elusiva) come strumento naturalmente adatto ai bambini. Non è necessario che colgano tutto e subito del mondo interiore del Poeta. L'essenziale invece è immagazzinarlo nell'archivio delle memorie. POi con gli anni, tutto si reintepreta.

Quando a scuola mi insegnavano :

ED E’ SUBITO SERA

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera


Mica capivo subito cosa esattamente volesse dire Quasimodo. POi col tempo, tutto si chiarisce e si reinterpreta. Ecco, io credo che la poesia sia un viatico che ci accompagna nelle varie stagioni della vita.

GL ha detto...

I fiori di primavera? E chi lì vede se abita in cita? E poi "sonno gli stessi fiori ogni anno, che noia!". Sono le parole di un personaggio in una dramma di un grande romanziere francese, non mie. Le mie sono sempre OT, oppure sono considerate sempre stupidaggini.

Hesperia ha detto...

Essì, anche la citazione mi pare fuori luogo.