Il mese di maggio è di solito (tempo permettendo) anche mese di gite e visite guidate nei luoghi ameni della nostra Penisola. Uno degli itinerari più frequenti è il Vittoriale di D'Annunzio a Gardone Riviera, detto da lui Il Vittoriale degli Italiani, dopo averrne espressamente per sua volontà fatto dono allo stato.
Il Vittoriale degli Italiani fu la villa-museo dove Gabriele D'Annunzio trascorse gli ultimi anni della sua vita e che successivamente donò al popolo italiano. Il Poeta morì il primo marzo 1938, ultimo giorno di Carnevale. Era un martedì e pioveva. Aveva vissuto a Gardone Riviera per 17 anni, giungendovi nel 1921.
La celebre Isotta Fraschini |
Al suo interno si trovano la Prioria (la casa del Poeta ) il Museo della Guerra, l’Auditorium, lo SVA 10 del volo su Vienna, la Nave Puglia, il Museo di Bordo, il Mas 96, il Mausoleo, le auto ( Isotta Fraschini e Fiat Tipo 4), il tutto in una cornice di parchi e giardini di rilevante significato storico-ambientale nonché botanico. Colpiscono i motti dannunziani posti bene in vista all'ingresso della cittadella: "Io ho quel che ho donato" in riferimento al Vittoriale stesso, una delle frasi predilette dal d'Annunzio che la fece incidere sui sigilli dorati con cui chiudeva le buste e sugli oggetti che usava.
E "né più fermo né più fedele" con un araldico levriero posto all'ingresso della Prioria.
Il Vittoriale custodisce migliaia e migliaia di oggetti, statue, ceramiche, vetri, tappeti, cimeli, arazzi, vestiario che ricordano i momenti eroici della sua vita; sono raccolti in stanze dai nomi simbolici. Spesso si sente dire che noi siamo ciò che mangiamo. Ma nel caso di D'Annunzio sarebbe il caso di dire che l'essere e l'abitare erano un tutt'uno inscindibile. Il Vittoriale è da considerarsi l'estensione fisica della poetica ed estetica dannunziana. Perfino gli arredi e le suppellettili così stipati fanno pensare non poco ad una sorta di horror vacui da parte sua. Trasformata e arredata dallo stesso Gabriele d'Annunzio, rappresenta una rara testimonianza di un personaggio eccentrico e di un’epoca: gli originali arredi, le collezioni di oggetti preziosi riflettono la personalità ed il “vivere inimitabile” del poeta. Elegante, raffinato, colto ed estroso Gabriele D'Annunzio ammette di essersi cimentato nel corso della sua vita nella ricerca costante del "superfluo", e pertanto rassomiglia al personaggio di Des Esseintes, il protagonista del celebre "A' rebours" (tradotto Controcorrente o A ritroso) di Huysmans. La casa, precedentemente di proprietà del critico d’arte tedesco Henry Thode, è denominata poi dal poeta Prioria ovvero casa del priore, secondo una simbologia conventuale che si ritrova in molte parti del Vittoriale. L'antica facciata settecentesca della casa colonica viene trasformata e arricchita dal Maroni, tra 1923 e il 1927, con l'inserimento di antichi stemmi e lapidi che richiamano alla memoria la facciata del Palazzo Pretorio di Arezzo. Il pronao d'ingresso, in stile Novecento, è decorato con due Vittorie attribuite a Jacopo Sansovino, mentre sul battente della porta, sopra una bronzea Vittoria crocifissa di Guido Marussig, si legge il motto Clausura, fin che s'apra - Silentium, fin che parli.
La stanza è così denominata dai versi sopra lo specchio del camino, composti in occasione della visita di Mussolini al Vittoriale nel maggio del 1925: Al visitatore / Teco porti lo specchio di Narciso? / Questo è piombato vetro, o mascheraio. / Aggiusta le tue maschere al tuo viso / ma pensa che sei vetro contro acciaio.
Questa anticamera fungeva da sala d’attesa per le visite ufficiali. Al suo interno sono collocati circa novecento volumi, fra cui anche spartiti musicali ed una ricca collezione di dischi, una radio ed un grammofono. Da segnalare il lampadario in vetro di Murano raffigurante quattro cornucopie, il cavallo in bronzo di Dario Elting presentato all'Esposizione di Arti Decorative a Parigi nel 1925 (Esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne), le sedie con lo schienale a lira di Giancarlo Maroni e alcuni vasi faentini in stile déco di Pietro Melandri.
Stanza della Musica
Inizialmente intitolata a Gasparo da Salò, ritenuto l’inventore del moderno violino, è una grande sala destinata ai concerti da camera. Qui in particolari occasioni suonava il Quartetto del Vittoriale. Per favorire l'acustica e il raccoglimento le pareti sono rivestite da preziosi damaschi neri e argento della ditta Ferrari di Milano raffiguranti bestie feroci e sostenuti da fermacorde a forma di lira: è un rimando al mito di Orfeo che con la musica riesce ad ammansire le fiere. Le vetrate gialle a imitazione dell'alabastro, di Pietro Chiesa, ricordano quelle già descritte nelle prime pagine del romanzo Il Piacere. Nella sala sono conservati due pianoforti e altri strumenti musicali: un clarino, uno zufolo e un arciliuto. Sulle pareti si trovano alcuni dipinti della collezione Thode fra i quali un ritratto di Cosima Liszt Wagner, opera di Franz von Lenbach, e le maschere funerarie di Beethoven e di Liszt. L'arredamento accosta tra loro oggetti déco e statuette orientali, colonne romane sormontate da zucche policrome luminose e cesti di frutti in vetro di Murano di Napoleone Martinuzzi, calchi in gesso di sculture greche, pelli di serpenti come quella di pitone fissata al soffitto. Il gusto eclettico di d’Annunzio che mescola oggetti di diversa provenienza ed epoca trova qui la sua prima e immediata manifestazione. è dotata di un 'organo a canne.
Sala del Mappamondo
Sala della Zambracca attigua a quella del Mappamondo |
È la biblioteca principale della casa. Qui sono collocati i circa seimila libri d’arte già appartenuti al critico d’arte tedesco Henri Thode sul totale dei 33.000 complessivi raccolti da d’Annunzio nel corso della sua esistenza. Il nome della stanza deriva dalla grande sfera geografica settecentesca che troneggia sopra un tavolo. Nella nicchia al centro della sala la xilografica di Adolfo De Carolis raffigurante il Dantes Adriaticus; poco oltre la maschera funeraria di Napoleone Bonaparte e alcuni oggetti realmente appartenuti al condottiero francese durante il periodo di esilio trascorso a Sant’Elena. Sul lato opposto gessi che riproducono il busto di Michelangelo e, nella nicchia sopra il divanetto, il celebre tondo Pitti di Michelangelo il cui bassorilievo originale è conservato al Museo del Bargello di Firenze. Tra le due finestre un organo americano al quale solitamente sedeva Luisa Baccara, giovane pianista veneziana ma soprattutto compagna ufficiale di d’Annunzio a Fiume e per tutto il periodo del Vittoriale.
Stanza della Leda - Era la camera da letto del Poeta e prende il nome da un grande gesso posto sul caminetto raffigurante Leda amata da Giove trasformatosi in cigno. Sulla porta si legge il motto Genio et voluptati, al genio e al piacere, e dall'altro lato è appesa una piastrella proveniente dal Palazzo Ducale di Mantova con il motto Per un dixir, per un solo desiderio. Sul soffitto, decorato da Guido Marussig, sono riportati i famosi versi della canzone dantesca Tre donne intorno al cor mi son venute... Anche qui l'assortimento di oggetti è straordinario: dagli elefanti in maiolica cinese ai piatti arabo-persiani, dai bronzi cinesi alle maioliche azzurre e ai mobili in stile orientale. Notevoli il copriletto in seta ricamata persiana con animali selvaggi, dono a d’Annunzio della moglie Maria Hardouin di Gallese, un dipinto di Mario De Maria, il Ritratto di Dogaressa di Astolfo De Maria e il calco monumentale del Prigione morente di Michelangelo, i cui fianchi d’Annunzio cinge con un drappo a nascondere le gambe ritenute troppo corte rispetto al busto.
Veranda dell'Apollino (prima foto in alto al centro del post) - Il piccolo ambiente fu aggiunto da Maroni alla struttura originaria della villa per schermare la luce diretta del sole nella stanza della Leda e fungeva da saletta di lettura suggestivamente affacciata sui giardini del Vittoriale digradanti verso il lago. Il nome del vano deriva dal gesso di un kouros arcaico decorato dal Poeta con occhi azzurri, un prezioso perizoma e un fascio di spighe dorate, simbolo di abbondanza; la stanza è decorata da riproduzioni di ritratti famosi della pittura italiana del Rinascimento, animali in porcellana Lenci e Rosenthal, tappeti e vasi persiani. Su un tavolino le fotografie della madre e di Eleonora Duse.
E' forse una delle stanze più suggestive ed emblematiche del complesso. Nel bagno, suddiviso alla francese in sala da toilette e ritirata, sono collocati oltre 600 oggetti i cui toni dominanti sono il blu e il verde. Per la ristrutturazione Maroni si avvalse della consulenza di Giò Ponti. Sul soffitto si legge il motto, da Pindaro, Ottima è l'acqua, e alle pareti, oltre alle riproduzioni degli Ignudi della Cappella Sistina di Michelangelo, troviamo a fianco della vasca da bagno una ricchissima collezione di piastrelle di ceramica da parete di produzione persiana, alcune delle quali risalenti anche ai secoli XVII e XVIII. Sul tavolo oggetti da toeletta di Buccellati in argento e pietre, vetri muranesi, collezioni di pugnali e spade. La ritirata contiene tre maschere lignee del teatro giapponese del secolo XVIII e una figurina femminile di porcellana Rosenthal del 1927. La vetrata con i coloratissimi alcioni è opera di Pietro Chiesa.
Stanza del Lebbroso
Questa stanza, chiamata anche Zambra del Misello o Cella dei Puri Sogni, fu concepita da Storia di San Francesco d'Assisi di Chavin de Malan tradotta da Cesare Guasti, pubblicata a Prato nel 1879. In questa stanza, per la veglia privata, venne esposta la salma del Vate nella notte fra l'1 e il 2 marzo 1938.
Venne concepita da d'Annunzio come luogo di meditazione ove ritirarsi negli anniversari fatidici della sua vita. Alle pareti pelli di daino e sul soffitto nei cassettoni dorati i simboli del martirio di Cristo inframmezzati da figure eteree di sante - Caterina da Siena, Giuditta di Polonia, Elisabetta d'Ungheria, Odilla d'Alsazia e Sibilla di Fiandra - dipinte da Guido Cadorin e che il poeta disse che gli apparvero in sogno per invitarlo ad abbandonare i piaceri del mondo. Su un podio rialzato la statua lignea di San Sebastiano di scuola marchigiana e il letto chiamato dal poeta delle due età perché simile ad una bara e al tempo stesso ad una culla. Nel quadro in fondo alla parete è raffigurato invece San Francesco nell’atto di abbracciare un lebbroso che altri non è che lo stesso d’Annunzio. Di Cadorin è anche il dipinto sulla parete di fondo raffigurante Gesù Cristo nell’atto di benedire la Maddalena. Su un tavolino i ritratti fotografici della sorella Elvira, della madre Luisa e di Eleonora Duse, insieme alla splendida Coppa delle Vestali in vetro smaltato di Vittorio Zecchin. Fra tutte le stanze del Vittoriale quella del Lebbroso è forse la più densa di simboli la cui fonte principale sembra essere invece la
L'Officina
E' l'unica stanza della Prioria nella quale entra liberamente la luce naturale del giorno ed è l'unica arredata con mobili di rovere chiaro semplici e funzionali. Era lo studio-atelier di d'Annunzio, al quale si accede salendo tre alti scalini e passando sotto un basso architrave che costringe chi entra a inchinarsi di fronte all’arte. Leggii, scaffali inclinati e teche girevoli circondano il tavolo e lo scanno senza schienale su cui d’Annunzio scrive; a portata di mano stanno le opere di consultazione frequente, a cominciare dai vocabolari e dai repertori di cui l’autore si è sempre servito.
Su una delle due scrivanie spicca il busto velato di Eleonora Duse, la grande attrice scomparsa nel 1924, che fu per d’Annunzio compagna e musa ispiratrice; un foulard di seta ricopre il volto della donna, “testimone velata” del suo impegno ininterrotto di scrittore. Ma ad arredare la scena della scrittura sono altresì i calchi della Nike di Samotracia e delle metope equestri del Partenone, le immagini fotografiche della Cappella Sistina. Qui d’Annunzio lavorava alacremente anche per sedici ore consecutive e qui, dopo aver ultimato il Notturno compose il Libro segreto, ultima sua opera.
Corridoio del Labirinto
Il nome deriva dall'emblema del Labirinto, che si ripete sulle porte e le rilegature dei libri, ricavato da quello celebre del Palazzo Ducale di Mantova; dal motto dello stesso Labirinto, d'Annunzio aveva tratto nel 1910 il titolo del romanzo Forse che sì forse che no.
Da una stanza all'altra (sono ben 17), da un corridoio all'altro, impossibile entrare nel dettaglio di tutte e di tutti gli amenicoli che il Vate ha collezionato. Qui, potrete trovare il resto di un percorso di quanto ho volutamente tralasciato. Chi penetra in queste stanze ne esce stordito e stranito dalle atmosfere morbide che danno l'impressione di un reliquario un po' claustrofobico, il quale ti fa assaporare la luce e l'aria come un prezioso regalo. Va detto che D'Annunzio soffriva di fotofobia ad un occhio che rimase infortunato.
Lo Schifamondo è poi l'edificio destinato a diventare la nuova residenza del poeta, ma che non era ancora ultimato al momento della sua morte (1º marzo 1938). Il nome, ispirato da un passo di Guittone d'Arezzo e dalla residenza rinascimentale di palazzo Schifanoia degli Estensi di Ferrara.
Certamente al decadentismo e simbolismo dell'artista fanno da contrappunto il suo vitalismo quasi esasperato di uomo civile, l'attivismo, il suo interventismo, il suo impegno politico, le sue imprese mirabolanti (il celebre volo su Vienna, la Beffa di Buccari sul MAS 96). D'Annunzio curò personalmente i lavori della strada panoramica lungo il Garda che doveva condurre alla sua cittadella, strada meravigliosa detta "la Gardesana". Mi fermo qui, ma ce ne sarebbero cose da aggiungere, dato che per il Vate, una vita è troppo poco. E il suo labirintico Vittoriale ne è la testimonianza.
Oggi è Giordano Bruno Guerri ad essersi assunto l'incarico (e anche l'onore-onere) di Presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani. Il suo ultimo libro "La mia vita carnale" (Mondadori 230 pp) é un canto d'amore assoluto a Gabriele D'Annunzio e alla sua ultima sfarzosa dimora che conta migliaia di visitatori all'anno. Il caso volle che negli ultimi anni della sua vita il Vate si firmasse con lo pseudonimo di Guerri, e anche questa coincidenza ha convinto lo storico a fare ricerche sull'artista. Ecco un'interessante ironica intervista concessa da G.B. Guerri a proposito del suo libro.
"L'intuizione di Guerri resta anche quella di avere acceso i riflettori sopra una delle più forti e accese qualità del vate: la sua capacità sciamanica di prevedere gli eventi, a parte il calcio che considerò una pratica limitata, di passaggio stagionale.
Il libro termina come l'opera che non finirà mai: Guerri ci confessa che quando un giovane uscirà da quella casa incantevole ed incantata continuando a chiedersi chi fosse d'Annunzio ma con occhi brillanti, quasi attoniti, significherà che avrà lavorato bene.
E anche di lui si potrà dire: ha quel che ha donato".
La verità è che D'Annunzio continua a intrigare e su di lui, la sua vita e la sua opera che ha spaziato dalla poesia alla narrativa al teatro, non si finisce mai di speculare.
E non è tutto. Ora è in cartellone anche una pièce teatrale dal titolo "Gabriele D'Annunzio - Tra amori e battaglie" liberamente tratta da L'amante guerriero, sempre di G.B. Guerri, interpretata da Edoardo Sylos Labini che sta ottenendo un buon successo.
E' l'unica stanza della Prioria nella quale entra liberamente la luce naturale del giorno ed è l'unica arredata con mobili di rovere chiaro semplici e funzionali. Era lo studio-atelier di d'Annunzio, al quale si accede salendo tre alti scalini e passando sotto un basso architrave che costringe chi entra a inchinarsi di fronte all’arte. Leggii, scaffali inclinati e teche girevoli circondano il tavolo e lo scanno senza schienale su cui d’Annunzio scrive; a portata di mano stanno le opere di consultazione frequente, a cominciare dai vocabolari e dai repertori di cui l’autore si è sempre servito.
Su una delle due scrivanie spicca il busto velato di Eleonora Duse, la grande attrice scomparsa nel 1924, che fu per d’Annunzio compagna e musa ispiratrice; un foulard di seta ricopre il volto della donna, “testimone velata” del suo impegno ininterrotto di scrittore. Ma ad arredare la scena della scrittura sono altresì i calchi della Nike di Samotracia e delle metope equestri del Partenone, le immagini fotografiche della Cappella Sistina. Qui d’Annunzio lavorava alacremente anche per sedici ore consecutive e qui, dopo aver ultimato il Notturno compose il Libro segreto, ultima sua opera.
Corridoio del Labirinto
Il nome deriva dall'emblema del Labirinto, che si ripete sulle porte e le rilegature dei libri, ricavato da quello celebre del Palazzo Ducale di Mantova; dal motto dello stesso Labirinto, d'Annunzio aveva tratto nel 1910 il titolo del romanzo Forse che sì forse che no.
Da una stanza all'altra (sono ben 17), da un corridoio all'altro, impossibile entrare nel dettaglio di tutte e di tutti gli amenicoli che il Vate ha collezionato. Qui, potrete trovare il resto di un percorso di quanto ho volutamente tralasciato. Chi penetra in queste stanze ne esce stordito e stranito dalle atmosfere morbide che danno l'impressione di un reliquario un po' claustrofobico, il quale ti fa assaporare la luce e l'aria come un prezioso regalo. Va detto che D'Annunzio soffriva di fotofobia ad un occhio che rimase infortunato.
Lo Schifamondo è poi l'edificio destinato a diventare la nuova residenza del poeta, ma che non era ancora ultimato al momento della sua morte (1º marzo 1938). Il nome, ispirato da un passo di Guittone d'Arezzo e dalla residenza rinascimentale di palazzo Schifanoia degli Estensi di Ferrara.
Certamente al decadentismo e simbolismo dell'artista fanno da contrappunto il suo vitalismo quasi esasperato di uomo civile, l'attivismo, il suo interventismo, il suo impegno politico, le sue imprese mirabolanti (il celebre volo su Vienna, la Beffa di Buccari sul MAS 96). D'Annunzio curò personalmente i lavori della strada panoramica lungo il Garda che doveva condurre alla sua cittadella, strada meravigliosa detta "la Gardesana". Mi fermo qui, ma ce ne sarebbero cose da aggiungere, dato che per il Vate, una vita è troppo poco. E il suo labirintico Vittoriale ne è la testimonianza.
Oggi è Giordano Bruno Guerri ad essersi assunto l'incarico (e anche l'onore-onere) di Presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani. Il suo ultimo libro "La mia vita carnale" (Mondadori 230 pp) é un canto d'amore assoluto a Gabriele D'Annunzio e alla sua ultima sfarzosa dimora che conta migliaia di visitatori all'anno. Il caso volle che negli ultimi anni della sua vita il Vate si firmasse con lo pseudonimo di Guerri, e anche questa coincidenza ha convinto lo storico a fare ricerche sull'artista. Ecco un'interessante ironica intervista concessa da G.B. Guerri a proposito del suo libro.
"L'intuizione di Guerri resta anche quella di avere acceso i riflettori sopra una delle più forti e accese qualità del vate: la sua capacità sciamanica di prevedere gli eventi, a parte il calcio che considerò una pratica limitata, di passaggio stagionale.
Il libro termina come l'opera che non finirà mai: Guerri ci confessa che quando un giovane uscirà da quella casa incantevole ed incantata continuando a chiedersi chi fosse d'Annunzio ma con occhi brillanti, quasi attoniti, significherà che avrà lavorato bene.
E anche di lui si potrà dire: ha quel che ha donato".
La verità è che D'Annunzio continua a intrigare e su di lui, la sua vita e la sua opera che ha spaziato dalla poesia alla narrativa al teatro, non si finisce mai di speculare.
E non è tutto. Ora è in cartellone anche una pièce teatrale dal titolo "Gabriele D'Annunzio - Tra amori e battaglie" liberamente tratta da L'amante guerriero, sempre di G.B. Guerri, interpretata da Edoardo Sylos Labini che sta ottenendo un buon successo.
49 commenti:
SOS tecnico. Se qualcuno sa come eliminare lo spazio bianco tra la scrittura e i commenti mi indichi come si fa. Grazie.
io lo so e lo faccio mo' :-)
Bravo Josh, e grazie. Come hai fatto? Poi magari spiegamelo in pvt.
ora dovremmo essere a posto :-)
a dopo con calma
Le stanze del Vate sono interessanti da visitare come museo (ancor di più la villa, e specialmente il giardino della villa, molto bello), ma abitare lì dentro, in mezzo mille oggetti come in un magazzino, mi sembra un impresa impossibile. Preferisco meglio abitare in una capanna.
In un certo senso è vero GL. Le 17 stanze così stipate di oggetti, di suppellettili, di bric à brac, di tappeti, drappeggi, cuscini, baldacchini e amenicoli d'ogni tipo, alla fine danno un senso di claustrofobia. Però non esageriamo con la capanna :-).
Il giardino della villa con il Laghetto delle danze, il ruscello e la meravigliosa vista spalancata sul Garda è davvero impagabile.
La capanna è un modo di dire, anche se uscendo dal contesto dell'arte, poeta, e onorevole vate ecc, non è tale se consideri che accumulo dei oggetti inutili nelle stanze certe volte arriva ad essere una malattia psichica, ed anche curata. La persona malata non riesce più a muovere nella stanza, esce facendo esercizi da circo. Sarebbe interessante trattare come la moda di accumulo di cose inutili in certi momenti storici può essere una spezie di psicosi collettiva che quasi nessuno si rende conto.
Quella della psicosi degli artisti, è un altro tema ancora che esula da questo trattato e di cui io mi sono occupata già nel post:
http://esperidi.blogspot.it/2008/10/iperico-male-oscuro-e-spleen.html
Se dovessimo occuparci di tutte le nevrosi e psicosi degli artisti, credo che non basterebbe un'enciclopedia Treccani.
In D'Annunzio c'era un bel po' di megalomania e di superomismo nietszchiano. Questo appare evidente anche nelle sue imprese perigliose.
Non a caso ho anche parlato di un suo horror vacui. Che nell'arte definisce l'atto di riempire completamente l'intera superficie di un'opera con dei particolari finemente dettagliati. Analogo uso conosce nella decorazione, nell'ornamentazione e nell'arredamento.
Il Vittoriale è una bellissima villa-museo e la visita è sempre sia istruttiva sia piacevole, per me.
Molto belli anche i giardini, studiati, e l'idea delle scritte e dei motti.
E' vero che l'essere e l'abitare erano per lui un tutt'uno inscindibile.
In fondo lo penso anche io, finanze permettendo:-)
Poi nel suo caso una vena di bizzarria e di eccesso era presente, ma molto collegata al personaggio, al ruolo di "Vate", al superomismo, all'autocelebrazione...
Comunque è proprio giusta la chiave di lettura secondo cui il Vittoriale è un po' l'estensione fisica della poetica ed estetica dannunziana.
E' come l'oggettivazione, la materializzazione di quanto coltivava nello spirito e nei valori.
l'effetto di pieno può essere lontano dalla vita contemporanea che mira all'essenziale,
ma anche dall'ideale classico, più olimpico e misurato-armonioso.
Però ci sono dei cimeli di grande pregio e curiosità.
Sicuramente c'è un legame con Des Esseintes..anche se il personaggio di Huysmans l'avrei visto più "francese" in certe scelte estetiche, dove D'Annunzio era proprio caratterizzato da italiano in tutto. Ma il collegamento è reale.
Belli anche gli stemmi e le lapidi applicate...l'eclettico avvicina epoche senza seguire il principio dell'unità di tempo e di stile, ma ha una sua creatività quando si unisce al déco e a scelte Novecento.
Belli il cavallo in bronzo di Dario Elting e le sedie con lo schienale a lira di Giancarlo Maroni ...
anche la sala da musica...
meno i cimeli napoleonici...anche se il Boulle è sempre un capolavoro, e ce ne sono tuttora (pochi) maestri anche italiani.
Josh, nel salone dei gessi, attiguo all'uscita c'erano i dipinti di Gaetano Previati. Una mia amica li ha subito riconosciuto dal Giardino, nel tuo post delle rose.
Mitico anche il Bagno Blu....con l'opera di Giò Ponti, che a me è sempre piaciuto.
Certo c'è anche nelle rimanenti stanze un intento autocelebrativo, oltre l'estetismo, a parte la vita reale....
che lo fa sembrare ancora molto decadente, per "struttura psichica, anche negli anni 900.
:-)
Hesperia..Previati per me fu un genio anche se incompreso....non gli è quasi mai stata riconosciuta tutta la statura d'artista che meritava.
Un "recente", contemporaneo, che conosceva simbolismo e divisionismo, ma anche rinascimento e umanesimo molto bene...non è mai stato valorizzato a dovere.
Beh però mi fa piacere che andando a fare visite dal vero
venga in mente "toh...quel quadro lì era nel Giardino delle Esperidi" :-)
Volevo dire "riconosciuti". Una cosa importante da aggiungere è che oltre ad essere un cultore della pittura e della musica (sapeva suonare anche se non da professionista, ma da amatore), D'Annunzio ha in un certo senso inaugurato quella stagione del bric à brac, nella quale anche cose eccentriche ma non propriamente preziose, lo sono divenute in seguito a quella moda inaugurata da lui.
Senza contare la componente esotica decadente di ninnoli orientali e di pelli di leopardo e di gattopardo, che oggi con l'animalismo imperante, sarebbe davvero impossibile permettersi. Altro che astice in pentola :-)!
Aggiungo che Previati era un visionario...come evidente da alcuni suoi quadri...
univa certo misticismo di Pascoli, con l'immaginifico di D'Annunzio.
Di Previati ancora alcuni decori nella Sala della Musica al Vittoriale;
eseguì dipinti importanti anche per Mascagni.
Previati fu anche decoratore, dipinse interi cicli come trittici, dipinti sacri meno noti o la serie per la Camera di Commercio di Milano.
Tornando a D'annunzio, ecco..oltre a fare a meno dei cimeli napoleonici, anche se alcune cose dell'Impero sono affascinanti,
a me le robe animalier non piacciono proprio.
Come nemmeno tutti gli orientalismi, le statuine.
Certo oggi pelli di tigri, leopardi e gattopardi...sono vietatissime.
(e l'avorio...e gli oggetti in osso...?)
Ma anche le pelli d'animali tarocche mi fanno venire in mente certe pretenziosità alla Versace o D & G ...o i fintipitonati alla Cavalli...nonostante i costi anche solo dei loro stampati mi sembrano delle gran truzzerie sia in casa sia indosso:-))
il nostro occhio è già viziato da sovraesposizione...
Sì, lo abbiamo visto giusto ieri nel salone che cit. Previati fu anche un illustratore dei racconti di Poe.
A proposito, D'Annunzio fu massone del 33esimo grado conferitogli da Alam, la Massoneria degli artisti ai quali appartenne in seguito anche Hugo Pratt, Totò, Gorni Kramer e molti altri uomini di spettacolo.
Qui, notizie sugli Alam (Antichi e Liberi Accettati Muratori):
http://it.wikipedia.org/wiki/Gran_Loggia_d'Italia_degli_Alam
Però pare che fossero loro, i massoni, a volerlo nella loro LoggiA per ottenere lustro alla loro associazione, e non il contrario.
Sull'esotismo, sono d'accordo. Ieri era una rarità e magari una chiccheria, oggi siamo tutti molto meno "esotisti", per le ragioni che già sappiamo: sono i popoli esotici che si spostano da noi.
Inoltre per rimanere nel contesto letterario, la seconda parte del noto "La carne, la morte e il Diavolo" di Mario Praz è costituita da un solo saggio, "D'Annunzio e l'amor sensuale della parola", in cui Praz recupera varie fonti adoperate dal poeta italiano, in modo a volte anche parassitario. Se alcune di queste fonti rimandano al panorama ottocentesco già descritto nella prima parte, altre sono del tutto inattese e reinventate (come ad esempio il Vocabolario marino e militare utilizzato da D'Annunzio per comporre L'onda).
Ho visitato a Roma la casa di Praz, altro personaggio eccentrico, che pur essendo molto più attento a non mescolare gli stili (il suo è un arredamento chiaro dello stile Impero napoleonico) ricorda non poco il Vittoriale nei cunicoli, nelle architravi, nei corridoi e nella struttura labirintica della casa.
No Hesperia, anche il Vate ha fatto il massone? Non credo, altrimenti come si fa ad ammirarlo? Oppure ad un grande artista è permesso di fare di tutti i colori?
Sì, lo hanno cooptato a puro titolo di onoreficenza. Per il resto di "attività segrete" e "incappucciate" D'Annunzio non ne ha mai fatte, nonostante i suoi numerosi difetti. Anzi, si è sempre assunto i suoi rischi alla luce del sole (fu ferito all'occhio destro e alla tempia destra in imprese belliche). Che vuoi mai, nessuno è perfetto. Nemmeno gli artisti. Anzi, quelli meno che mai... :-).
Per tua conoscenza storica furono massoni pure Garibaldi, Cavour e Mazzini. Il nostro Risorgimento è stato tutto "massonico". E lo stellone della Repubblica sta lì a dimostrarlo.
Allora io qui non ci capisco più un cavolo. Come si fa ed essere fieri per Italia?
Josh, ti racconto un segreto. Il vostro blog lo incontrato per la prima volta googlando il termine "iperico" nella tema di Hesperia per "il mal di vivere". Anche se io sto bene e vivo cosi bene, che la situazione si rovescia À rebours, una cosa che adesso si considera la malattia più pericolosa che esiste.
@GL
Sì anche D'Annunzio era massone. magari in maniera meno "organica" di altri e non teorizzava propriamente quelle cose, e almeno non negli scritti d'arte.
se la domanda tra le righe è: ma vi piacciono i massoni si o no? la risposta è no. :-)
La massoneria, GL, ha tante tendenze...il fatto che attraeva D'Annunzio era l'anticlericalismo.
A me come poeta e in certe simbologie piaceva D., ma non sono anticlericale.
E Carducci? sai che era in odore di satanismo per una parte della vita?
le poesie della vecchiaia però sono belle, e piacciono anche a chi non amava da giovane il suo primo sperimentalismo metrico.
@GL
"Josh, ti racconto un segreto. Il vostro blog lo incontrato per la prima volta googlando il termine "iperico" nella tema di Hesperia per "il mal di vivere". Anche se io sto bene e vivo cosi bene, che la situazione si rovescia À rebours, una cosa che adesso si considera la malattia più pericolosa che esiste."
ah era un bel post quello, me lo ricordo...
differenzierei però il "male di vivere" dei Romantici, dei Decadenti, Lo spleen d'arte, la malinconia greca, la sensazione quindi che può portare anche a realizzazioni creative,
e la vera e propria Depressione come malattia clinica, col suo apporto di 'non vita', di ossessione, di senso di inettitudine e rinuncia.
C'è una differenza tra uno stato d'animo e una patologia.
Diciamo che oggi è presente anche la versione più ossessiva dello spleen e va considerata malattia se l'animo non si rischiara mai e conduce a separazione dalla vita e crogiuolarsi nel nero dell'esistenza e nell'incapacità di uscire dal proprio tunnel. Pensaci e anche tu sai in te la sottile differenza.
prendo una frase di Hesperia per spiegare a GL
"furono massoni pure Garibaldi, Cavour e Mazzini. Il nostro Risorgimento è stato tutto "massonico". E lo stellone della Repubblica sta lì a dimostrarlo."
infatti...e quei signori lì poi l'Inghilterra li accoglieva coi ...riti scozzesi e appoggiava tutti,
per avere accesso al mediterraneo smembrando la vecchia situazione italiana e pure limitando (lei "anglicana") l'odiata Chiesa Cattolica Romana latina e il suo Regno.
"Allora io qui non ci capisco più un cavolo. Come si fa ed essere fieri per Italia?"
Hai ragione GL di fare questa domanda. Ma posso darti una risposta ragionevole. La storia non la fanno i popoli come ci viene spesso spiegato a scuola, ma i popoli vengono guidati dalle élites. E comunque la Carboneria (le famose vendite del carbone dietro al cui paravento si nascondevano i patrioti rivoluzionari del Risorgimento) era guidata da massoni che pensarono di richiedere l'indipendenza dell'Italia dallo straniero attraverso tre guerre di Indipendenza. Furono giuste? In un certo senso sì se ci fermiamo al concetto di "nazione" unita e sovrana.
Poi le stesse élites massoniche cominciarono a dire che la "nazione" non basta più e che bisogna cedere sovranità ad un'entità chiamata Unione europea. E' giusto? Secondo me, no. E questa è un'altra storia tutta da scrivere. Qualche "dietrologo" arriva a dire che la Massoneria fece l'Italia unita, per poi superarla con l'Europa unita. Ma io mi fermo alla prima parte.
Josh, D'Annunzio più che anti-clericale era un pagano e viveva quel paganesimo e quel senso panico della natura che è proprio delle filosofie epicuree. Per il resto era circondato di suore nel suo Vittoriale, a cominciare dalla cuoca, suor Albina.
Altra cosa il Carducci e il suo Inno a Satana. In quel caso possiamo parlare di un incallito anticlericale, oltre che di un massone organico.
Sì Hesperia..D'Annunzio per il motivo pagano epicureo e sensuale, era anche collezionista di preziose e anche..lascive e carnali sensazioni:-)
che in sè non si sposano all'etica cattolica...anche se poi ne apprezzava la suora cuoca (ma solo per l'altra pregiata sensazione..il palato e la gola) :-)
Sì beh col Carducci siamo proprio altrove, lì c'è un intento programmatico vero e proprio
Dilettante di sensazioni come lo definì Croce, caricava per osmosi e contagiava col suo sensualismo ed estetismo gli aspetti della natura e le situazioni dell'anima…. sempre per motivi sensuali amava mescolare il sacro e il profano, civettava col suo opposto col francescanesimo
Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l’acqua del cielo!
Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!
Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!
E sempre per stravaganza e piacere diede ad alcuni ambienti del Vittoriale nomi che richiamavano ambienti conventuali francescani… unì insomma in un connubio erotico-sensuale e anche un po' blasfemo, lusso e povertà, castità e perversione. Ecco i nomi: Prioria, la stanza del Lebbroso Corridoio della via Crucis Sala delle reliquie. Ambienti che nell'ultimo periodo erano frequentati anche da prostitute a pagamento. Il Vittoriale era una specie di dorato carcere per D'Annunzio, difatti lui non sapeva che Mussolini non gli negava niente, aveva capito il punto debole di D'Annunzio, amore per il lusso, per gli oggetti costosi, per una vita da principe… e Mussolini volentieri l'accontentò, pur di tenerlo lontano dalla vita politica. Gli aveva messo dentro, se non ricordo male, un capitano, che ufficialmente doveva badare alla sicurezza del vate, ma in pratica l'unico e vero compito che aveva era quello di informare giornalmente il Duce su cosa andava combinando il Vate.
Grazie Josh per le spiegazioni. Però mi puoi dire perché, cos'è successo, che
élites massoniche cominciarono a dire che la "nazione" non basta più e che bisogna cedere sovranità ad un'entità chiamata Unione europea. Poi i Padri Fondatori Schuman, Adenauer e De Gasperi erano massoni anticlericali? E poi ancora cosa dicono i dietrologhi anche in questo caso?
Visto che avete menzionato Praz, ricordo in modo torbido anni fa quando letto il suo famoso libro sul romanticismo, mi è sembrato un libro di criminalistica e ho avuto la tentazione di chiamare la polizia.
Ma veramente GL, sono io che ti ho risposto sulla Massoneria e il Risorgimento, non Josh. Comunque va bene lo stesso... :-). Il problema dei Padri fondatori che citi è assai controverso e ci vorrebbe un po' più di un modulo per commento. Comunque grosso modo posso dirti che i padri fondatori dell'Europa che citi (De Gasperi, Adenauer e Schuman) erano dei cattolici. Ma per ciò che concerne l'Italia e la Germania vale sempre il motto "vae victis" (guai ai vinti). E quando si perde una guerra detta Mondiale, poi è chiaro che le regole della ricostruzione le dettano i vincitori. Regole, debiti,ricostruzione, riassetti geopolitici ecc. ecc.
Su Praz. La carne, la morte e il diavolo è certamente un bel testo, anche se un po' truculento. Ma la sua caratteristica è l'essere stato costruito in modo labirintico come la Casa Usher di Edgar Allan Poe e non come un pedante anonimo trattato di critica letteraria. In questo senso Praz rappresenta un po' "il critico come artista" di wildiana memoria.
Giusto Sympatros, a D'Annunzio piaceva molto l'iconografia sacrale e ridondante del cattolicesimo, ma evidentemente il suo concetto religioso era altro. Prova ne sia che in una stanza (non ricordo quale) aveva fatto bandire la "lussuria" dai 7 peccati capitali che vennero ridotti a 5. La Prioria è come dici, una dimora conventuale. E Mussolini che ben conosceva le sue debolezze (donne, lusso, amore per il collezionismo ecc.) ha trovato il sistema di toglierselo elegantemente di torno con questo esilio dorato, che in fondo il governo gli garantiva. L'importante per lui era non averlo tra i piedi in politica.
Josh, tanto per rimanere nel tema epicureo, c'è una foto in cui il Vate cavalca nudo nella sua tenuta della Capponcina in Toscana. Tenuta che poi gli venne requisita, a causa di una mole monumentale di debiti. Mamma mia quant'era brutto! Chissà come faceva a collezionare tutte quelle donne bellissime e alte!
PS: Bah...avrà avuto delle virtù nascoste :-). In ogni caso è sempre riuscito a trovare il sistema di farsi foraggiare dimore principesche, cani levrieri, servitù, e a trovare anche quello che oggi chiameremmo sponsor di sue audaci imprese.
Adesso è tutto chiaro, i vinti Italia e Germania, poverini romantici agreditti da massoni russi e anglo-americani in casa loro. Lo stesso è successo con i poverini massoni russi 50 anni dopo.
Beh, detta così in due righe risulta particolarmente schematica, la storia. Io mi sono limitata a mettere qualche suggestione, aggiungendo che nel modulo di un commento era impossibile descrivere dei secoli e mezzi secoli passati. E' chiaro che gli assetti geostrateci sono ben più complessi. Ma saremmo OT.
Non è un impresa facile spiegare l'assurdo, eppure è da valutare come un impresa eroica.
Ricordo la descrizione del Vate da storico Giordano Bruno Guerra (menzionato dal qualcuno nei commenti sopra) nel suo libro "Antistoria dei italiani". Davanti al fatto evidente e indiscutibile che dovrebbe lasciare volente o nolente i Balcani, per decidere ha buttato in aria una moneta davanti ai suoi uomini senza dire prima che cosa aveva scelto, testa o croce. Visto che ad ogni modo due erano le probabilità, ha guardato la moneta caduta nel palmo della mano, e poi ha detto trionfalmente:
"il destino ha deciso per noi!"
Guerri non Guerra. Comunque sì, queste della monetina sono boutade alla D'Annunzio.
Ma si Hesperia 90% dei eventi e 99% dei protagonisti del secolo scorso (per di più quello in continuazione) sono eventi boutade e figure assurde e caricaturali. La salute verrà quando sarà chiaro tutto questo. Se sarà.
Buona notte e sogni d'oro!
Chissa' perche', quando vedo qualcosa di Klimt penso a D'annunzio.
D. fu il capofila degli Interventisti e si sa che l' interventismo fu un etat d'esprit insufflato dalla Massoneria. Difficile credere che non fosse gia' nella Confraternita ad altissimo livello, il che sarebbe anche esteticamente corretto.
Gli ambienti massonici e le correnti paneuropee (vedi Coudenhove Kalergi) erano piuttosto familiari a D. fino dai primi del Novecento. Difficile dire se si trattasse solo di gusto estetico; anche perche' per un simile personaggio l'arte non era confinata al semplice artigianato. Ovviamente a quell'epoca era cosa abbastanza comune, basta vedere quale influenza politica abbiano esercitato le Avanguardie o addirittura i Futuristi... naturalmente soprattutto nel senso del nuovo e del Progresso, come la Massoneria suggeriva. Senza dire dell'influenza di Wagner - sempre troppo misconosciuta - nella concezione totalitaria dell'Arte. Nel bene, come nel male, il pensiero umano era tenuto in grande considerazione a quei tempi. Roba per pochi, ovviamente, pero' fa rabbia lo scorgere l'epilogo di tutte queste manovre, con un'umanita' ridotta a bestiame da pascolo. Ma forse e' sempre stato cosi' e questa gente aveva perfettamente ragione.
Poi fu sempre culturalmente filo-francese, un po' come Dante e Petrarca con la langue d'oc.
Attese Mussolini di ritorno dai patti di Monaco e gli disse di tutto.
Trasferi' un certo gusto espressionista e circense in Italia, ma con incomparabile originalita'. Per cogliere appieno l'estetica dannunziana bisogna ascoltare la musica dei Cinque.
P.S.
In Mazzini c'e' gia' la Repubblica Universale... evidentemente la costruzione nazionale era solo uno stadio e nemmeno il piu' avanzato.
Ciao Sauro,
"Chissa' perche', quando vedo qualcosa di Klimt penso a D'annunzio". Sì, il bizantinismo e la preziosità del vivere tipico dello Jugendstil. Ma gli intarsi dorati e i tessuti sfarzosi in broccato con fili d'oro ecc. ci sono anche in Moreau, il famoso simbolista francese.
Molti simboli massonici sono rilevabili anche nella sua cittadella di Gardone Riviera a cominciare dal Mausoleo dove è sepolto.
Come uomo a cavallo tra due secoli certamente avrà conosciuto l'espressionismo, ma stilisticamente è dal simbolismo francese di Gustave Moreau che ha attinto la maggior parte delle sue suggestioni, e non dall'espressionismo che tutto sommato è pur sempre una corrente realista e verista.
Riprendo il tuo Post scriptum:
"In Mazzini c'e' gia' la Repubblica Universale... evidentemente la costruzione nazionale era solo uno stadio e nemmeno il piu' avanzato".
Sì, Mazzini aveva già ideato la Giovane Europa e non solo la Giovane Italia. Ma quel che volevo dire a GL è semplice: ciascuno ha la storia che ha e a noi è dato soltanto di poterne giudicare in positivo alcune parti, rifiutandone idealmente delle altre. Perciò sì all'unità della nazione, no ad un'entità astrattamente monetaria come l'Unione europea.
Hesperia
Ho capito, hai chiuso il discorso con semplici si e no.
Però, come tu hai detto, il discorso non è cosi semplice, perché in modo naturale si pone anche la domanda: alla chiesa cosa dice un nazionalista: si oppure no? E anche su che base: per pura fede, abitudine convenzionale oppure c'è una ragione che non è in contraddizione con internazionalismo proletario e bancario?
GL, come ti ho già detto il tema ci porterebbe fatalmente OT. E comunque puoi arrivarci benissimo da te. La Chiesa purtroppo non difende più la patria, l'identità e la cultura dell'Italia ma si colloca nell'internazionalismo e nel mondialismo. Ma questa è un'altra storia...
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