martedì 11 giugno 2013

Borderline: Arte tra Normalità e Follia



Nella cultura europea alcuni artisti e psichiatri osservarono in maniera differente le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali.

Il nesso tra Arte e Follia è antico come il mondo. Eraclito scriveva che "Per quanto tu cammini per ogni via, i confini dell'anima non li troverai".

La follia fu intesa infatti come un mezzo per esplorare questi confini. La nozione di "follia" in questa accezione (manìa) andava intesa diversamente dalla patologia. Platone nel "Fedro" scriveva che "la follia è tanto superiore alla sapienza, in quanto la prima viene dagli dei (n.d.r. intendeva infatti la cosiddetta "divina follia"), la seconda dagli uomini".

In questo senso, non è che in epoca classica fosse pregiata ogni follia, beninteso, ma la follia quale dono divino.

La "divina follia" di Platone è quella del poeta che vede nascere in sè inesauribili energie creative, o quella del profeta che riesce a figgere gli occhi nel futuro, o quella di Dioniso che donava uno stato mentale d'estasi, in cui si percepisce di avere la divinità dentro di sè (questo secondo la tradizione greca, in ambito cristiano i termini paolini della questione sono molto differenti: "farsi folle perchè la sapienza del mondo è follia per Dio, invece la sapienza cristiana è follia per il mondo"), e più in alto sempre per Platone sta la "divina follia d'Amore" che avvicina l'anima alla sua natura più intima.

Quindi per i Greci la follia andava intesa in modo duplice, malattia della mente quanto ipertrofia delle proprie potenzialità.

Il nesso tra Arte e Follia nell'era dello scientismo cambia segno. Il rapporto, per esempio tra Arte e psicanalisi ha origine in più modi, tra scienza, scientismo, volontà d'analisi, Positivismo ed arti.

Tra i casi iniziali più eclatanti, come non citare l'esperienza di Charcot, che con le sue lezioni pubbliche trasformò la Clinica Salpêtrière in una specie di teatro.

Specularmente, la nascita della psicanalisi si era in qualche modo imparentata anche con la letteratura, dalle stesse relazioni mediche, in qualche modo letterarie, che trattavano dei casi narrando,
fino all'influenza su vere e proprie opere letterarie che facevano della psicanalisi o dell'analisi del disagio un metodo o un tema:
l'Horlà di Maupassant e gli studi sull'isteria e l'ipnotismo, Proust e l'episodio del Dottor du Boulbon (intreccio tra sapere e malattia, conscio e inconscio) o lo stesso Baron de Charlus, Bergson che si occupa di ipnotismo, il Surrealismo e Breton.

Ancora da notare l'attitudine psicologica matura nella scrittura di Balzac, di Flaubert, fino a Bourget e Huysmans.

La psicologia scientifica è anche introiettata come metodo vero e proprio da Emile Zola nel "Romanzo Sperimentale", come da Hyppolite Taine che pensava alla letteratura come a una "psicologia vivente", anche se è più noto per l'osservazione naturalistica letteraria e filosofica basate su race, milieu, moment.

Lo stesso Baudelaire affermava "J'ai cultivé mon hysterie avec jouissance et terreur". Studi sul magnetismo riecheggiano ancora nei Racconti di Hoffmann, nel "Ritratto di Cagliostro" di Dumas padre (Memorie di un medico, Giuseppe Balsamo), in Edgar Allan Poe de "La verità sul caso Valdemar", o Robert Browning in "Mesmerism".

Noi stessi avevamo dedicato un post a questo aspetto dell'arte visiva e dell'analisi nel pezzo sulla vicenda di Charles Sims, con possibilità di controllare l'evoluzione del disagio nella successione dei suoi dipinti; o anche qui, un pezzo su malinconia e "lunatici".
Freud ancora sosteneva nei "Saggi su Arte, Letteratura e Linguaggio" che sono
"gli artisti e i poeti i veri scopritori dell'inconscio psichico, giacchè essi sanno in genere una quantità di cose tra cielo e terra che il nostro sapere accademico neppure sospetta."




Hieronymous Bosch, "Elefante da battaglia"

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Dopo questo breve resoconto, che risulterà magari tematicamente più chiaro a chi conosce vicende e testi sopracitati, mi collego ad una mostra importante intorno a questi temi,
che illustro brevemente.
Ci siamo già occupati delle mostre del MAR, perchè non si presentano mai come esposizioni statiche, come ci si aspetterebbe da un'attività museale,
ma si tratta più spesso di "Mostra come Ricerca", più che in altri casi, che richiede una cooperazione interpretativa notevole allo spettatore, ed è più studio e indagine aperta che mostra.

Le ricerche di quegli anni avevano avviato anche in ambito figurativo una revisione di idee quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti della creatività che come modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.




Cesare Inzerillo, Bird of Paradise


Nel 1912 Paul Klee, per la prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell'attività creativa.

Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken"("L'attività plastica dei malati di mente") che segna la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici.
Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut.

Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra si propone di esplorare anche gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche autori ritenuti "folli" o "alienati".

Tra i 2 gruppi (artisti ufficiali e folli) talvolta il confine è più impalpabile di quanto si potrebbe immaginare, specie per l'arte del Novecento in cui è la...nevrosi che pare farla da padrone, specie nella dissoluzione della figura, sintomo della perdita di sè e dell'identità.




Salvador Dalì, "Mostro molle in un paesaggio angelico"


La mostra al MAR di Ravenna curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano ha inaugurato il 16 febbraio per proseguire fino al 16 giugno 2013.
C'è un'INTRODUZIONE, con opere di Géricault e Goya, Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Max Klinger, poi l'esposizione prosegue per sezioni tematiche.

Le creazioni Art Brut sono una presenza costante nel percorso della mostra.

Nel DISAGIO DELLA REALTA' sono presentate opere di Bacon, Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols, ma anche Pierre Alechinsky, Karel Appel, Madge Gill, Vojislav Jakic, Asger Jorn, Tancredi Parmeggiani, Federico Saracini, Gaston Teuscher, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli per stabilire confronti sull'ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell'ultimo secolo.





Il DISAGIO DEL CORPO espone una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene come l'estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici o violenti, con Recalcati, Moreni, Fabbri, Perez, De Pisis, Zinelli, alcuni protagonisti del Wiener Aktionismus e del gruppo Cobra come Jorn e Corneille,
poi Hermann Nitsch e Günter Brus; e Joaquim Vicens Gironella, Josef Hofer, Dwight Mackintosh, Oswald Tschirtner.
E ancora Victor Brauner, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro.




Antonio Ligabue, Autoritratto

All'interno dei RITRATTI DELL'ANIMA ampio spazio viene dedicato ad una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Van Gogh, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani.
Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani. Due maschere Sepik sono inserite, come emblematici manufatti di arte primitiva e simbolo dell'ancestrale nella rappresentazione, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un'intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell'Art Brut.




Théodore Gericault, "Le medecin chef de l'asile de Bouffon"

La mostra prosegue con una sezione dedicata alla scultura, la TERZA DIMENSIONE DEL MONDO, con spettacolari sculture art brut, con inediti di Gervasi e grandi manufatti di arte primitiva.
Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE, viene definito l'onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre ad una nutrita presenza di lavori di Klee, estimatore dell'arte infantile e degli alienati.


Josh



23 commenti:

Josh ha detto...

dopo 100 rifacimenti e riscritture, il formato sopra del post non solo non si corregge, non cambia nemmeno a riscriverlo nella sua totalità.

Avendo altro da fare...mi sa rimane così.

Nessie ha detto...

Infatti mi sono stracciata un po' gli occhi a leggere nel piccolo, ma il tuo interessante post lo conoscevo per averlo sbirciato nell'editor :-)

Hesperia ha detto...

Il tema proposto dal Mar, è senz'altro interessante, ma la verità è che questi artisti hanno saputo essere così efficacemente espressivi, grazie al fatto di non conoscere una cippa di psicologia, psicoanalisi e psichiatria. Per loro fortuna.
Troppa consapevolezza, uccide il genio, questa è la mia modesta opinione.
Detesto poi il termine BORDERLINE. Ma mi rendo conto che qualche concessione alla modernità bisogna pur farla, quando si vuole reclamizzare un"evento".

Hesperia ha detto...

Se non sbaglio, non ricordo bene in quale altro post, parlammo già del saggio "Nati sotto Saturno":

http://www.libreriauniversitaria.it/nati-sotto-saturno-figura-artista/libro/9788806173647

accennando al saggio di Wittkover, dove per la prima volta si analizzò la malinconia cupa anche nei pittori e non solo nei poeti o filosofi com'era d'uso. E fra i "lunatici" comparve a buon diritto Benvenuto Cellini e Caravaggio.

Hesperia ha detto...

Ah sì, ora ricordo...fu in questo post:

http://esperidi.blogspot.it/2008/10/iperico-male-oscuro-e-spleen.html

Durer, compare in questa rassegna del Mar?
Vedo che c'è Bosch e quell'altro pazzoide di Francis Bacon.

Josh ha detto...

prima di tutto...riaccendo, e il post era sempre la cecagna di prima, che nervi.... ma:-)
per caso, andando nella riga che compare nell'editor sopra il testo da modificare, cliccando l'ultimo simbolo sulla destra in alto contrassegnato da una T con crocetta "rimuovi formattazione" la magia è fatta.
Volevo rimuovere la formattazione a mano in html, ma c'è un robo che lo fa in automatico da tenere a mente anche per il futuro.

mi raccomando: T con crocetta a destra in alto rimuove la formattazione del testo e lo restituisce "vergine".
Mo' non lo tocco più. Meno corsivi e grassetti, ok, ma si legge:-)

Josh ha detto...

Sono molto d'accordo con le cose che hai scritto.

Apprezzo il MAR più di altri musei perchè mi sembrano mostre-ricerca, quindi aperte, più di altre.

E' vero però che gli artisti del caso sono espressivi, proprio perchè estranei a psicologia, psicoanalisi e psichiatria.

Nell'introduzione che ho scritto avevo in mente molti libri e li ho voluti mettere ma non è indispensabile conoscerli per affrontare il tema.

La troppa consapevolezza oltre a uccidere la creatività, non rende più spontanei, naturalmente, perchè ci sarebbe già la mente conscia che coordina le pulsioni e quindi le scelte d'arte...e allora che follia è? sarebbe una follia furba e strategica:-)

Non piace nemmeno a me la parola BORDERLINE. Ma l' "evento" l'hanno creato così.
C'è in questo caso anche la Fondazione Mazzotta dietro, per cui anche personale medico, e il termine è visto ormai come tecnico, è entrato nell'uso.

Non ci sono molti dipinti da mostrare sul web da questa mostra, ma ce ne sono di più di quelli che ho messo..
Alcuni sono proprio brutti, e il tema l'ho preso anche come occasione di confronto e riflessione, avrei fatto altre scelte di dipinti se avessi dovuto organizzarla io, per esempio.

Tra l'altro c'è uno strano parallelismo temporale con una mostra francese, mi sembra a Parigi, avevo letto su una rivista, sui lati neri e gotici del Romanticismo, che penso sarà interessante, per chi va da quelle parti.

Josh ha detto...

Durer non c'è in questa mostra....ci sono alcuni contemporanei assai disturbanti anche.

Bacon non mi piace. E il vivido Goya mi disturba per esempio.

Bosch poi c'entra fino a un certo punto con la "follia"...diciamo che dipingeva con consapevolezza e ironia l'abisso dell'animo.

l'Art Brut nun la posso vede:-)

Josh ha detto...

Sì mi ricordo il tuo bel post nati sotto Saturno....

di folli e pittura parlammo anche in Charles Sims:

http://esperidi.blogspot.it/2010/10/il-trauma-nellarte-e-charles-sims.html



Josh ha detto...

Hesperia e Nessie,
voi che conoscete così bene le grandi gesta come le piccole di Francia,
conoscete Seraphine de Senlis?

Che ne pensate?

http://it.wikipedia.org/wiki/S%C3%A9raphine_de_Senlis

A me alcuni suoi dipinti piacciono, nel suo genere. (non sono presenti a questa mostra)

GL ha detto...

Josh
se è possibile mi puoi spiegare più in dettaglio perché non ti è piaciuto il termine Borderline?

Josh ha detto...

E' più ad Hesperia che non è piaciuto.

ma non la penso molto diversamente, ed è presto detto. Borderline come sai vuol dire "confine"/limite. Sa molto di nuovo lingo/neolingua alla OMS riformata.

perchè chiamare le cose sempre in inglese e poi perchè chiamarle con termini vaghi invece che chiamare le cose col loro nome?

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c'era anche una canzone di Madonna che si chiamava "Borderline" una delle sue prime, credo dell'83...è orrenda, ma ovviamente non intendeva "personalità borderline":-))

Josh ha detto...

La cosa curiosa invece per me è rappresentata da come, specie nel 900 finora, l'arte di alcuni artisti "ufficiali" sia ormai indistinguibile dall'arte dei matti patentati.

:-)

un esempio:

http://svulazen.blogspot.it/2013/02/arti-e-artefiera-bologna.html

GL ha detto...

Pensavo che il problema era nel concetto del limite tra follia e normalità, invece è questione di inglese, neolingua, vaghezza ecc. Secondo te come deve essere chiamata?

Poi che centra nella mia domanda una risposta con il link di donna nuda che cavalca un salame? L'arte moderna non lo scoperto io, e neanche la legge dell'accelerazione direzione manicomio totale.

Hesperia ha detto...

Josh, no, non conosco questa Séraphine de Senlis, che apprendo essere una pittrice naive. E a proposito di naif, ho visto una volta una mostra molto esaustiva di Ligabue a Cencenighe (nell'agordino) dove è nata la madre del pittore. Io però non sono una patita del naif.

Hesperia ha detto...

Ricordo anche il post di Sims. Ma se facciamo l'analisi psicologica di molti artisti, direi che la normalità per loro è quasi una rarità.
Per non parlare di Munch e di Schiele, poveretti!

Josh ha detto...

@GL

"Secondo te come deve essere chiamata?"

dire disturbato o alienato è più coerente che non "personalità di confine" o "personalità al limite"(unica traduzione letterale possibile di 'Borderline')



GL "Poi che centra nella mia domanda una risposta con il link di donna nuda che cavalca un salame? L'arte moderna non lo scoperto io, e neanche la legge dell'accelerazione direzione manicomio totale."

quello è un mio post su una mostra di arte contemporanea, per la precisione Artefiera Bologna ultima edizione.

Quell'orrore che descrivi sarebbe un'opera d'arte dell'arte ufficiale, è un donna non sopra un salame, ma sopra un sigaro, così hanno sommato il concetto di "proibito" sia della donna sia del sigaro. Solo che il sigaro uccide, la donna non vedo perchè...ma lassamo perde, quella è manicomio totale come dici.

Josh ha detto...

Hesperia, nemmeno io sono un patito del naif.

Però alcune immagini di Ligabue non mi dispiacciono;

Seraphine direi è restrittivo situarla nei naives...diciamo dipingeva specialamente frutta e fiori, e presto tele sempre più complicate con decorazioni intricate e lussureggianti composte sempre di fiori e frutta e decori.

C'era un che di osseesivo e infantile, ma anche di visionario nella sua pittura. Visto che era poverissima, non aveva soldi per comprarsi i colori, aveva raggiunto una maestria rara nel creare colori e paste dal niente con zafferano, sabbie, sangue, estratti di frutti, ingredienti di cucina e natura.

qualcosa di lei puoi vedere qui.

http://www.youtube.com/watch?v=8wnTwBZ0e74

qui:

http://www.youtube.com/watch?v=KX04OwSzEN0

Josh ha detto...

p.s. Seraphine aveva una pittura che definirei "istintuale" e viscerale, aveva bisogno di dipingere

dipingeva di notte a volte, con le dita, con pennelli creati alla meglio, non mangiava pur di realizzare una tela, o un dipinto su tavola, ma sapeva il fatto suo

Se dovessi spiegare, di lei mi piace la visceralità e l'istinto, e la natura vitalistica che rappresentava, percorsa come da onde ed ...energie

Anche per questo è limitativo metterla nei naives..a volte loro sono stati più consapevoli e un po' programmatici in quello che stavano creando...

GL ha detto...

"Solo che il sigaro uccide, la donna non vedo perchè...ma lassamo perde, quella è manicomio totale come dici".

Perché lasciare perdere, appunto questo è il tema, i segni del tempo descritti con segni del manicomio, istituzione moderna. Vedi che la donna uccide, uccide e come da tempi di Troia, cherchez la femme ecc. Poi c'è anche la donna che cavalca la scopa.

Non ho capito, tu l'hai visto l'esposizione? E se l'hai visto, vale la pena di vederlo?

Josh ha detto...

Non l'ho ancora vista, ma ho visto molte mostre al MAR e ho un po' presente la struttura dell'expo.

In compenso, conosco direttamente parecchi quadri esposti...li vidi altrove e negli anni...è un po' come averla vista visto che molti dei quadri li ho già visti.

Comunque sia, vale sempre la pena di vedere una mostra.

Qui ho usato la segnalazione dell'evento anche per parlare di concetti nostri, visto che nel Giardino temi affini li abbiamo sfiorati più volte.

Però i miei quadri preferiti tra quelli esposti lì sono quelli che ho già messo nel post.
Sono presenti anche opere (parecchie davvero) che però non mi piacciono per nulla come l'Art Brut o Bacon.

la mostra è da vedere con lo spirito di ricerca....cioè del voler capire, magari messa in relazione ad altri pittori che conosciamo afflitti dalle stesse problematiche...

e per lo scomparire dello spartiacque
tra artisti pazzi e malati e artisti sani,
visto che sono arrivati, talvolta, alla stessa forma d'arte.

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog!

Josh ha detto...

siamo un po' in ferie...un po' sì e un po' no...comunque grazie....

per un po' rallentiamo ma se ti va ci sono molti post indietro su temi affini, in fondo il blog è attivo da anni.

a presto