Io veggio il mondo tutto arretrosito è di Domenico di Giovanni, più noto come il Burchiello, nato a Firenze nel 1404. Subì l'esilio a Siena a causa delle sue posizioni antimedicee, e alterne vicende, tra cui carcere, trasferimenti, problemi di ogni genere. Manca una raccolta ufficiale da lui approvata, per cui talvolta i sonetti presentano problemi di attribuzione con quelli degli imitatori. I suoi sonetti bizzarri e satirici furono detti "alla burchia", da cui il soprannome. Tra le edizioni, vanno ricordate quella del Doni, veneziana, del 1553; di recente i Sonetti Inediti ordinati da M. Messina negli anni '50. Il critico Giuseppe De Robertis parlò addirittura nel suo caso di pop art ante litteram. La particolarità di questo componimento è...l'attualità! La presentazione di una sorta di mondo alla rovescia, un sonetto morale e di protesta che racconta la realtà mediante iperboli. Il mondo alla rovescia, in generale, è una figura impiegata molte volte in campo artistico, con svariate sfumature: è il tema del Carnevale, della fiera, in cui i ruoli vengono messi sottosopra, demistificati o resi caricaturali. In storia dell'arte, nella pittura, i contrappassi terribili di Bosch sono una sorta di mondo capovolto dove si mostrano le punizioni immaginate nell'aldilà contro i disonesti e i viziosi. In questo breve componimento invece l'autore non figura un mondo rovesciato per raccontare "altro", ma descrive un quotidiano reale e tangibile in cui il mondo di tutti i giorni, nella sua decadenza, è, di fatto, esso stesso, diventato un universo capovolto. In realtà molto è stato scritto sul Burchiello, ma ancora che fosse un profeta dell'attuale modo di vita non era stato sostenuto. - CCLXVI -
Io veggio il Mondo tutto arretrosito, (1)Che chi de' dar, domanda a chi de' avere,
E chi promette non vuole attenere, (2)
Colui che offende accusa poi il ferito.
Prosciolto è il ladro, e 'l giusto è poi punito,
E 'l tradimento tiensi un più sapere;
Così inganna l'un l'altro a più potere,
E chi fa peggio, ha miglior partito. (3)
Veggio che 'l padre dal figliuol si parte, (4)
E l'un fratel coll'altro si percuote
Non val senza amistà ragione, od arte. (5)
Adunque la sua parte si riscuote,
Chi me' di tradimento sa far l'arte, (6)
E mai ci nocque quel che poco puote. (7)
Ma sì torbide note
Converrà che si purghi con ragione:
Beato a chi non fia mestier sapone. (8)
Arretrosito": che va all'indietro, al contrario 2)"attenere": corrispondere 3)ha miglior partito: se la cava meglio 4) il padre abbandona il figlio per i litigi, contrario al fatto che di solito è il figlio, una volta adulto, che lascia la casa natale, o l'abbandona per divergenze che rientrano nel consueto conflitto tradizione/innovazione 5) senza l'amicizia, le "conoscenze", la protezione nascosta non sembrano servire "ragione et arte" (la solita "raccomandazione") 6)chi me' ": meglio 7)e mai ci nocque quel che poco puote: non fa del male, non nuoce unicamente chi ne è impossibilitato (solo per questo, non per dirittura morale o onestà) 8)beato a chi non fia mestier il sapone: cioè che è pulito (in coscienza, in atti).
In alto e a destra: Beato Angelico - il Giudizio Universale, 1432-35 particolari, tempera su tavola - Museo di S.Marco (FI) - Josh -
36 commenti:
Josh, di' la verità: ti sei ispirato alla Clinica degli Orrori Santa Rita.
Il Burchiello è un precursore dell'Helter Skelter (sottossopra).
Andando a prendere esempi più corrivi, il calciatore riceve uno sgambetto dall'avversario di squadra e l'arbitro fischia il rigore per l'infortunato buttato a terra. E' appena successo...:-)
Sì, è proprio così...L'orrore della clinica-macelleria, di cui ci ha parlato la cronaca in questi giorni, ha proprio stritolato il mio senso morale, che rabbia! una storia pazzesca...
Ho pensato che almeno un sonetto alla burchia era obbligatorio, in omaggio a tante persone che hanno sofferto, e per esorcizzare una realtà progressivamente più assurda e svegliarci: qui si sta oltrepassando pure 'l'etica del delinquente' che a volte anche i criminali hanno.
Ah beh, per l'arbitraggio consueto delle partite dell'Italia agli Europei (e non solo) stenderei un velo pietoso: non è la prima volta che accade, abbiamo tutto un trascorso a certi tornei con certi europei, e specie francesi, arbitri, guardalinee compresi, e illustri nemici.
Cultura dominante, cultura alternativa e subalterna, parodia, ribellione
Dopo una nuotata mattutina, trovo il Burchiello di Josh! Che dire? Ogni epoca ha il suo controcanto, nel medio-evo agli inni gregoriani, e alla spiritualità dei monasteri, facevano da controcanto, " In Taberna quando sumus..., il canto delle taverne del vino e del sesso. Allo stilnovismo, raffinato e sublimato, facevano da parodia le poesie maledette e trasgressive di Cecco Angiolieri. Nella parodia, nella letteratura minoritaria e di "opposizione", c'è sempre un bisogno di ribellione, di vendetta e di scandalo. C'è il bisogno di mostrare quel mondo nascosto dalla "ipocrisia" della cultura dominante, quel mondo "arretrosito", come dice il Burchiello.
La comicità, la burla, la beffa, oltre a rientrare naturalmente in una tradizione tipica toscana, sono sempre sintomo di aggressione e di desiderio di riscatto, in maniera consapevole o inconsapevole, in modo belluino o umano. Burchiello è contro lo strapotere che la famiglia de' Medici sta instaurando ed è contro la Firenze raffinata, aristocratica, platonica e poco comunale. E' un ribelle, rappresenta un mondo grottesco e rovesciato, ribelle persino nella forma e nella lingua, ribelle nel mandare all'aria la sintassi.
I comici e i trasgressivi ci sono e ci saranno sempre, in genere attaccano il potere, una volta lo facevano in forma ridotta con le poesie, adesso lo fanno in dose industriale con l Waffday. Il turpiloquio è una costante di questo tipo di letteratura e atteggiamento, il sesso contro l'amore, con la messa in evidenza delle più indicibili funzioni corporali. Ci sono degli aspetti interessanti in questo tipo di produzione..... ma anche dei limiti. Per parlare sia dei pregi che dei difetti, andrei sul politico e quindi mi fermo, non vorrei che l'Esperidi mi bannassero dal Giardino, così come ingiustamente successo in altri luoghi.
Prima di tutto...beato te, Sympatros!:) qui piove piove e strapiove, fa pure freddo, è grigio da giorni, niente nuotata..al max si va un po' in montagna domani, e senz'altro a rispolverare romantiche danze cool-slow stasera, che per quello è sempre il momento giusto. Bisogna riscaldare questo grigio meteorologico.
Grazie del commento. Interessante la tua chiave di lettura. Oltre a quello che giustamente dici di Burchiello, a me colpì contemporaneamente la differenza di registro adoperata qui nelle immagini da Beato Angelico, di solito più mistico, astratto, 'rinascimentale' e geometrizzante.
Diciamo pure che c'è tanta gente che quei 2 manderebbero..un po' a quel paese, ecco. E avvengono cose anche oggi che, al di là degli schieramenti, sono da rigettare.
In questo componimento in particolare, Burchiello è meno iperbolico e naif del solito, e si staglia invece il desiderio condivisibile di una maggiore dirittura morale.
Un saluto per adesso, a presto.
Sono d'accordo anch'io col commento di Sympa: ogni epoca ha il suo controcanto. Cecco Angiolieri e il suo "S'io fossi foco", I Carmina burana, lo stesso Boccaccio. In Francia, c'era François Villon un'autentica "pecora nera" a cui attinse in seguito Arthur Rimbaud.
Tornando alla morale capovolta, ci sarebbe da fare l'elenco nel nostro Paese dove ormai questo pessimo costume è diventata prassi. Vuoi scommettere che quel Pipitone della clinica S. Rita farà la vittima e si sentirà un "benefattore dell'umanità" incompreso?
OT: Symp, come mai Guzzanti ti ha bannato?
Cara Hesperia,
sono l'uomo più pacifico di questo mondo, ma si vede che la mia prosa fa male, a mia stessa insaputa. Ingiustamente, ingiustamente, i motivi risultano misteriosi anche per me, che ci sia un problema di donne? Boh! Ma, adesso, per una non voluta colpa mia, d'ora in poi ci vorranno le impronte digitali per entrare il quel sito.
Non vi entrerò più, e, se dovessi andare in crisi di astinenza e avessi voglia di parlare di politica, vorrà dire che qualche volta verrò da te, o Hesperia.
Per intanto mi godo l'aura dolce, i profumi, le bellezze, l'incanto raffinato del Giardino!
E vennero su dall'Erebo le anime dei morti:
giovani spose e fanciulli vecchi che molto soffrirono,
e tenere vergini provate dal dolore precoce,
e schiere d'uomini trafitti da aste di bronzo,
morti sul campo, con le armi rosse di sangue;
a torme s'affollavano intorno alla fossa,
chi di qua, chi di là, con urla sovrumane;
ed io fui preso da pallida paura.
La terra dei morti (XI, vv . 37-44) ( Odissea, trad. Quasimodo)
"ma il desiderio di te, ma il pensiero, o sereno Odisseo,
tuo, l'amor tuo mi privò della vita ch'è miele soave".
Tanto diceva; ma io, io voleva, ondeggiando nel cuore,
stringere l'anima a me della dolce mia madre già morta:
feci tre slanci, chè il cuore voleva che a me la stringessi;
e dalle mani tre volte volò, come un'ombra od un sogno,
via. Nel mio cuore sorgeva ogni volta spasimo acuto...
L'incontro con la madre (XI, vv. 203-209) (Odissea, trad. Pascoli)
Com'é che un tempo mi piaceva questo genere,dissacrante, da Cecco Angiolieri, ed ora non piu'?
Forse perché non c'é piu' niente da dissacrare?
Forse é giunta l'ora di rimettere del sacro nei nostri giorni. Mettere amore e cura verso i bambini, amore e rispetto verso gli anziani, amore e coccole nel sesso, poesia nei nostri gesti prosaici quotidiani.
Uh,uh! Mi sembra di aver parlato come un predicatore delle praterie! :-D
Pero' ci penso davvero..
Bravo Josh di aver sollevato questo tema!
Egle, anch'io seguo la tua linea. Da giovani siamo tutti "dissacratori". Oggi in effetti è rimasto ben poco da dissacrare, dato che viviamo già in tempi di barbarie e di iconoclastia permanente. E comunque nella figura retorica dell'universo rovesciato del Burchiello, c'è un intento visibilmente moralizzatore. Josh, sul Beato Angelico, potresti farci una volta o l'altra un post sulla sua pittura. MI piace anche Bosch che citi nel tuo pezzo.
Re a Sympa: non è che non ci dorma se Guzzanti ha fatto mettere nome cognome e numero di telefono (cell. compreso) nel suo sito. Evidentemente non è obbligatorio registrarsi. Eppoi, via, la blogosfera è grande e alle rivoluzioni internettiane io sono di quelli che non ci ha mai creduto.
"Forse é giunta l'ora di rimettere del sacro nei nostri giorni. Mettere amore e cura verso i bambini, amore e rispetto verso gli anziani, amore e coccole nel sesso, poesia nei nostri gesti prosaici quotidiani."
Egle pensa, sospetta, teme e si rammarica che il trasgressivo, il ribellismo, lo scandalismo, il pansessualismo, il permissivismo dei comportamenti, siano diventati la norma, siano diventati la cultura dominante, mentre l'antica cultura dominante, gli antichi valori siano diventati valori conculcati, minoritari e c'è, quindi, paradossalmente, bisogno di una reazione ribelle dell'antico contro il moderno.
I sentimenti e le idee di Egle conquistano per buon senso e per assenza di cattiveria.
Le cose, però, sono più complicate, il passato non ritorna e il moderno corrotto è solo apparentemente moderno e spesso, non sempre, è figlio proprio di quell'antico immaginato e idealizzato come buono.
Sympa,
non hai anche tu la sensazione che il "trasgressivo" sia conformista?
Che l'uomo libero, il libero pensatore sia altra cosa rispetto a coloro i quali ci vengono proposti dai media come "provocatori"?
Sto malignamente pensando ad un Daniele Luttazzi con le sue...coprofilie..
Che ironia nel Burchiello e nell'Angiolieri! E, come dice Hesperia, l'intento é moralizzatore.
Cara Egle. alla base di qualsiasi autore satirico e trasgressivo c'è sempre un istinto e una foga moralizzatrice, dalla letteratura greco-latina fino ai nostri giorni, solo che la distanza nel tempo e il filtro della memoria ci rendono più simpatici e accettabili quelli del passato e antipatici quelli contemporanei. Angiolieri e Burchiello, per i loro contemporanei, erano e corrispondevano al nostro Luttazzi!!
Spiacente Symp, la storia della letteratura italiana, non può essere giudicata coi parametri moderni. Specie se mediatici, laddove i media non esistevano proprio, ma c'erano le corti delle signorie. Sono semplificazioni quelle di dire che per i loro contemporanei Burchiello e Angiolieri erano i Luttazzi odierni, che francamente lasciano il tempo che trovano. E che non aiutano.
Allora di questo passo dovremmo dire che la nobildonna Simonetta Cattaneo Vespucci che ispirò il Botticelli nella Nascita di Venere (di cui ho l'avatar) era l'antesignana di Claudia Schiffer. Ma che senso avrebbe?
Il passato, sia letterario che di altro di tipo, è sempre giudicato, in fondo in fondo con parametri moderni, perché chi emette il giudizio, il soggetto che emette il predicato del giudizio è sempre collocato in un tempo-spazio che è contemporaneo. Ma, a parte il sofisma filosofico, si può stabilire un'analogia, tra la satira, la produzione bassa, trasgressiva, grottesca del passato e il mondo moderno? Io rispondo sostanzialmente sì. Al di sotto, come ho già detto, c'è la stessa logica, la stessa volontà dissacratoria, lo stesso attacco contro la corruzione dei costumi, una specie di antipolitica. Ripeto che questo atteggiamento c'è ed è sostanzialmente uguale nel tempo. Non ho detto che ciò sia la cosa giusta, ma, come già detto, nel mio primo post, questo atteggiamento ha pregi e difetti. La mia è una affermazione atarattica.
Mutatis mutandis, il paragone si può fare. E Claudia Schiffer, cara Hesperia, non è Venere, solo perché non ha trovato o non ha ispirato il suo Botticelli, non perché non abbia o non avesse i numeri fisici della bellezza.
Beh, se ragionassimo come te, non esisterebbero storici, filologi e archeologi che tentano di ricostruire con molta umiltà il passato. E' evidente che la tua è una forzatura ideologica di cui senti spasmodicamente il bisogno da quando non puoi più buttarla direttamente in politica. Non dico che la Schiffer non sia bella. Dico che la Bellezza di una top model non può, per sua natura, attraversare i secoli come quella fissata in un dipinto. Una top model che sfila per la moda, è per l'appunto, legata agli stereotipi delle mode. Perciò rientra nel Bello Effimero. E tra qualche anno nessuno si ricorderà più di lei. Mi pare che i dipinti di Botticelli, durino un po' di più di una beauté da passerella.
In verità, cara Hesperia, non so chi fra noi due soffra di più o di meno di "spasmi" torcenti verso la politica; io ti assicuro, ma più te lo assicuro e più tu ti convincerai dell'opposto, che dietro quello che io ho detto non c'è alcuna passione ideologica, perciò mi taccio, consolato, mentre ti scrivo, dalla melodia sovrana e triste dell'Adagio di Albinoni!!
Ma no Symp, non farmi il permaloso. E' che le equazioni troppo esemplificative ( Angiolieri-BUrchiello/Luttazzi) non mi vanno troppo a genio. Sarà che non sopporto la satira che si fa in tv, pecoreccia e sguaiata.
E nemmeno lo scarabeo stercoraro Luttazzi.
Hesperia, stasera non ci azzecchi, io mi ritrovo in una combinazione rara e felice e, dopo avere ascoltato l'Albinoni in versione classica, adesso, proprio adesso, la sto ascoltando in versione moderna da una cantante dalla bella voce e dalla femminilità passionale prorompente.
http://www.youtube.com/watch?v=pLzgEyFOC58
Diciamo che madre natura è stata particolarmente generosa e prodiga con questa donna, Lara Fabian, dandole una voce bella, capace di modulazioni profonde e allo stesso tempo estese, e poi, e perché no, dotandola di un fisico e di una femminilità prorompente, io, prima di stasera, non l'avevo mai vista né sentita, ma non mi intendo di musica leggera. Diciamo che la sua interpretazione riesce a sollevare, grazie alla sua passionalità e alla potenza della voce, la melodia di Albinoni, di per sé eccessivamente triste.
Lara Fabian é piu' conosciuta qui da me in Québec dove ogni tanto viene a cantare. É di origine italiana, comunque.
Tornando ai dissacratori, siccome non c'é niente da dissacrare, ché tutto é già stato dissacrato, colui che continua a pretendere di farlo é noioso come le parolacce che, ripetute all'infinito perdono l'impatto violento che si proponevano.
Non è che le Esperidi, Egle ed Hesperia, da ninfe si stanno trasformando in Erinni contro i'atarassico e sereno Sympatros, che preferisce parlare di Albinoni e della bella Lara Fabian, che come ci informa Egle in Canada è conosciuta ed è pure di origine italiana.
Adagio di Albinoni ( cantato da Lara Fabian ) ovvero la fenomenologia della tristezza.
L'immagine infinita della tristezza, nella forma melodica, mediata da una voce femminile profonda e intensa, tristezza assoluta e senza confini e, per questo, capace di generare un piacere grande, come solo le cose infinite, immisurabili sanno dare, perché appunto sono metafora e rappresentano la tensione dell'uomo, ma forse dell'Universo intero, verso un desiderio sconfinato e assoluto, non raggiungible e perciò motivo e causa di sconsolata tristezza, anche se gradita, come probabilmente direbbe Leopardi, sconsolata, che ha, però, stranamente una grande magia, un grande potere di consolazione.
Olè, son tornato.
Grazie Egle dei commenti. La tua definizione del 'predicatore delle praterie' è divertente e ironica, ma guarda un po' ci coglie, più di quanto immagini:)
Hesperia, una volta o l'altra su Bosch vero e proprio e Beato Angelico, presi singolarmente, potremmo scrivere parecchio.
Sympatros dici "Le cose, però, sono più complicate, il passato non ritorna e il moderno corrotto è solo apparentemente moderno e spesso, non sempre, è figlio proprio di quell'antico immaginato e idealizzato come buono." a riguardo delle cose di Egle.
Un desiderio di moralità non è solo volto al passato o al conservatorismo in genere, o a conservare cose 'sottovuoto' idealizzandole. In ambito etico diciamo esiste un'anima, esisteva prima ed esiste ora: è bene sia riscoperta, con tutta la sua naturale etica di ...pulizia ed ecologia di valori e azione.
Siamo stati pensati a 'immagine e somiglianza': invece, quanto le azioni e i pensieri ..maldirezionati...hanno sfigurato e offeso quell'imago Dei che portiamo impressa. Il proposito è non abbruttirla più.
Sympa, mi sembra che Hesperia ti abbia risposto in modo non ideologico.
Claudia Schiffer non è accostabile a Simonetta Cattaneo Vespucci, a parte che poi preferivo Linda Evangelista tra le top models:))
Nè Angiolieri e Burchiello a Luttazzi: Luttazzi in più non è un poeta.
Angiolieri e Burchiello compongono comunque poesia, anche se provocatoria e iperbolica. Luttazzi proprio no.
E anche l'Adagio di Albinoni è meglio nella sua forma originaria.
Diciamo che al link ciò che ancora è bello dell'adagio è ..sempre l'Adagio, anche se 'ammodernato': lo spartito però è quello.
Gli 'spartiti' di Luttazzi invece non sono i testi e le modulazioni del buon Angiolieri.
Diciamo, caro Josh, diciamo che i nostri linguaggi camminano su due piani differenti e perciò non si incontrano; la mia intenzione era portarvi su un altro piano di linguaggio, ma non è possibile e, quindi, non c'incontriamo e non fa niente, non è la fine del mondo. Io resto sul mio piano e voi sul vostro. Con due linee fisiche parallele, che mai s'incontrano, si percorrono grandi distanze, specie con i treni ad alta velocità
Arrivo un po' in ritardo, ma sono stata via...caro Josh, vedo che sei un amante della poesia:-)
Molto interessante anche questo tuo post, sul Burchiello, testimone che poco "é cambiato sotto il sole". La natura umana é quella che é, anche se la tecnologia, ha fatto passi da gigante, in questi ultimi due secoli.
Detto questo, a me non spiace la satira dissacrante, a patto che sia fatta con intelligenza e senza alcuna volgarità.
Purtroppo, c'è poco, ma ci sono spunti nuovi, per esempio, come la nuova "religione" della perfezione fisica e i suoi "ministri", i chirurghi plastici.
Ogni società ha vezzi, credenze, abitudini da poter mettere alla berlina, solo bisogna coglierli e avere le capacità di rielaborarli sotto forma di satira.
Quello che manca veramente oggi, é questo genere di "menestrelli", abbiamo solo una manica di raccomandati, che chiamano satira, quello che altro non é, che insulto o volgare dileggio.
Peccato perchè é un modo molto intelligente, di raccontare vizi e virtù della società, facendo sorridere...
Non poco, in una società, dove ridere é diventato sempre più raro.
Ciao Are
La satira (dal lat. Satura) si è sempre fatta da tempi memorabili (Aristofane, Giovenale). Ma se le figure retoriche come il mondo rovesciato, il paradosso, l'iperbole ecc. ce le portiamo dietro anche oggi nella prosa, gli interpreti mi sembrano ben diversi nei modi e nelle forme espressive.
Come ha già detto Josh, questi componevano in versi.
Mi sembra giusto quel che ha sottolineato Aretusa. Un conto è sorridere o anche ridere, un altro conto è la risataccia sguaiata e il pecoroccio di piazza di qualche Vaffa day.
O anche le risatine preregistrate in tv.
"Un conto è sorridere o anche ridere, un altro conto è la risataccia sguaiata e il pecoroccio di piazza di qualche Vaffa day."
Interessante e, inconsapevolmente, molto azzeccato questo crescendo di Demetra: sorridere, ridere, risataccia sguaiata. La graduazione progressivamente intensa e forte, connota giustappunto la differenza fra umorismo, intrattenimento, parodia bonaria e satira, dissacrazione, ribellione, sarcasmo. Al di sotto di tutto ciò c'è sempre aggressività, solo che nell'umorismo, nella ironia, le unghie graffiano in modo civilmente consentito, anzi spesso non graffiano proprio. Invece nella satira vera, nella trasgressione, nella invettiva, nel sarcasmo, nella ribellione, l'aggressione è allo stato puro, le unghie si vedono e fanno male. "S'i fosse morte, andarei a mi' padre;" diceva Cecco, scherzava ma non troppo, comunque ciò che generava non era certamente sorriso..
Per esempio, nel brano del post, assistiamo piuttosto a una descrizione con intenti moralizzatori.
C'è anche da dire che ciò che era un'iperbole, un impossibile o appunto un adynaton, un tempo,
nella vita d'oggi pare pienamente realizzato come tristemente possibile.
@Demetra: nel post di Carducci poco sotto, avevo aggiunto 2 post in risposta a te su metrica, rima, forma, poesia, funzione del poeta in età moderna.
"Per esempio, nel brano del post, assistiamo piuttosto a una descrizione con intenti moralizzatori."
Josh, facciamo finta per assurdo che ci troviamo lontano dalla nostra epoca e che qualcuno ci racconti che, all'inizio del duemila, nelle piazze d'Italia, c'era un comico che le riempiva, facendo battutacce, sarcasmo scurrile, da cui scaturivano risate "sguaiate" e lo storico che ci racconta queste cose vuole pure trovare una spiegazione, una logica al di sotto questo fenomeno grottesco e trovi nell'intento di moralizzazione la molla, perché quel comico attaccava un mondo alla rovescia, arretrosito come il Burchiello, un mondo nel cui democratico Parlamento c'erano fior di ladroni, di pregiudicati e di inquisiti, un mondo alla rovescia, Josh, indipendetemente se quel comico avesse ragione o torto, non ti pare che l'intento moralizzatore, alla maniera di Burchiello, fosse presente? Tra l'altro, la storia darà torto al povero Burchiello, perché i medici diventeranno signori di Firenze e i mercatanti del mondo alla rovescia diventeranno banchieri e direi anche cavalieri. Così andava il mondo e così andrà il mondo!
Infatti vedi l'ipotesi validissima ed eterna dipinta da Beato Angelico per certi loschi figuri, dove finiranno... Perchè, al di là del trascorrere delle concezioni delle età, nonostante il trasformarsi delle fedi in un sincretismo da indefinita anima mundi, il Giudizio ci sarà, carissimo:))
il Giudizio ci sarà, carissimo:))
E sì, caro Josh, Er giorno der giudizzio...... verrà, verrà
Quattro angioloni cole tromme in bocca
se metteranno uno pe cantone
a sonà: poi co tanto de vocione
cominceranno a dí: " Fora a chi tocca".
Allora vierà su una filastrocca
de schertri da la terra a pecorone,
pe ripijà figura de perzone,
come purcini attorno de la biocca.
E sta biocca saà Dio benedetto,
che ne farà du’ parte, bianca e nera:
una pe annà in cantina, una sur tetto.
All’urtimo uscirà ’na sonajera
d’angioli, e, come si s’annassi a letto
smorzeranno li lumi, e bona sera
Il Belli ti si addice.
:)
Grazie Josh. Avevo letto le tue puntuali precisazini nel post sottostante. E ti ho anche messo un breve commento.
Grazie a te, Demetra, per la pazienza di leggere tutte le mie...prolusioni:)
Mi collego al bel post di Aretusa, e a un'espressione usata da lei qui, già che siamo in ambito letteratura e parola poetica.
Il nostro detto 'niente di nuovo sotto il sole'
deriva dal più illustre 'Nihil sub sole novum',
in realtà compare come espressione caratteristica nella Bibbia, Qoeleth (Ecclesiaste)1:10, e nei primi capp.
Il libro, con alcuni suoi passaggi molto forti, non è del tutto estraneo al nostro post, molto differente dagli altri libri biblici, sconcertante.
Racconta nel III a.C. la disillusione di una vita lontana da Dio, per esempio Salomone e i suoi tradimenti possono esserne un paradigma. Il libro lascia trasparire
una sorta di santo nichilismo (che non è quello nietzschiano nè il qualunquismo/relativismo)in cui si mette in evidenza la stupidità e la disillusione della vita presente e terrena con la sua finitudine e arroganza, rispetto a una vita vissuta in pienezza in comunione con Dio.
Termina così, in modo che di nuovo ci ricollega alla visione di Beato Angelico, Eccl. 12:13-14 "13 Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto.
14 Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male."
Il Muscetta-Ponchiroli (Poesia del Quattrocento e del Cinquecento, Giulio Einaudi Editore, 1959) attribuisce stranamente il sonetto a Filippo Brunelleschi. Peraltro, il sito mirabile.web indica come autore il Burchiello (ed in effetti il sonetto è il numero CCLXVI dei Sonetti del Burchiello, del Bellincioni e d’altri poeti fiorentini alla burchiellesca, 1757).
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