lunedì 7 giugno 2010

De Marchi, Pianelli e la loro città

Quando parlo di Milano, in maniera entusiastica, come di una delle più belle città del mondo, c'è sempre qualcuno che alfine mi contraddice, dicendomi: "Ma da quanto tempo manchi da Milano? Io non la vedo poi così bella".

In effetti, quando penso a com'era corso Buenos Aires, negli anni '70, rispetto ad oggi, un pò di ragioni forse le hanno. Il Corso era chiamato la vetrina dei milanesi, quando ancora non era scoppiato il boom dei supermercati. A quell'epoca dominava ancora incontrastata La Rinascente, quotata da decenni, e per tanti anni successivi ancora, alla borsa valori di Milano: era uno dei titoli più solidi e più sicuri.

In quegli anni '70 percorrevo il corso in lungo e in largo, passando incantato da una vetrina all'altra in cerca di novità, che in periferia, e nei paesi limitrofi non erano ancora arrivate. Era anche il tempo in cui facevo parte della claque, e, spesse volte, solo o in gruppo percorrevamo a piedi tutto il corso, passando dai portici di Porta Venezia, poi in corso Venezia, e quindi al Duomo, passando per San Babila: com'era bella Milano! Risale a quegli anni il mio grande innamoramento per la città. Poi, come mi dissero, la calata degli incivili aveva rovinato Corso Buenos Aires. Era diventato bivacco di ambulanti provenienti da ogni dove; l'avevano trasformata in emporio a cielo aperto, senza che le autorità fossero in grado o avessero il potere o la voglia di por fine allo stato di degrado. Di tale sorta di sfacelo me ne accorsi una domenica di fine anni '90, quando tentai, con la famiglia, di rifare quel fantastico percorso. Tentativo vano e andato a vuoto: marciapiedi occupati da lenzuolate distese, con esposte le loro mercanzie, per lo più i soliti occhiali, binocoli, cappellini, magliette. E i passanti, e i passeggiatori del Corso costretti a fare lo slalom tra quelle lenzuolate; e guai a chi le sfiorava, anche soltanto per una semplice distrazione con un piede; sarebbe equivalso ad un affronto da lavare col sangue delle parolacce, o anche peggio. Ma chi erano gl'invadenti? Noi che volevamo passeggiare come sempre fatto, o loro che avevano invaso i marciapiedi impedendoci di camminare? Da quel giorno non siamo più andati a passeggio per il Corso. Son passati almeno dodici anni da quell'episodio, e chissà se ora la situazione è migliorata?

Comunque sia, credo che Milano sia bella a prescindere da tutto questo, oltre che ad avere la pecca delle polveri sottili, che in taluni giorni ammorbano la città; e tutto questo, oggi più di ieri. Ma se poi la paragono a Londra, città che credevo più avanti di Milano in vari campi, o almeno per quanto riguarda la vivibilità, grazie al meticoloso e particolareggiato post di Nessie, Lost in London , scopro che invece è seconda a Milano in vari punti. Le esperienze di viaggio di Nessie, racchiuse in quel post, mi hanno fatto molto ricredere su quelli che credevo punti di forza di Londra rispetto a Milano; tanto da farmi ritenere che la città meneghina non abbia nulla da invidiare alle altre grandi metropoli del mondo. Tutto il mondo è paese, e nessuna città può fare tanto meglio più di altre in tema di vivibilità, viabilità, mezzi collettivi di trasporto: è sempre quel resoconto di Nessie, che mi porta a tale considerazione. Anche in tema di ruota panoramica , la grande attrazione londinese, il divario sembra sia stato colmato, o lì per esserlo. E' anche a seguito di tali considerazioni che mi azzardo, con maggior vigore, col dire che Milano è una delle città più belle del mondo, a prescindere. Al prescindere da che cosa, potrebbe essere il tema di qualche altro post.

Emilio De Marchi, lo scrittore che ho riscoperto di recente, mi ha fatto crescere l'innamoramento per Milano. Nel suo romanzo più famoso, Demetrio Pianelli, fa una descrizione particolareggiata della sua Milano, citando col loro vero nome locali, luoghi, vie, piazze, chiese. Parla delle vie del centro e di periferia (quella che però oggi fa parte del centro città); indugia su chiese, campanili e i suoni delle loro campane, sui tetti di Milano; descrive i navigli, all'epoca ancora a cielo aperto; declama i gatti di Milano e il cane di Cesarino, passato poi al fratello Demetrio. Una delle zone nevralgiche di Milano, richiamata in più riprese nel romanzo, è il Carrobio (scritto così, come ha fatto De Marchi nel romanzo).

Sono molti gli spunti di riflessione che si possono trarre dal romanzo. Si pensi soltanto al vecchio dazio, che De Marchi cita spesso nel romanzo e che sarà oggetto di un mio prossimo post. Meditavo su questi vari spunti, quando m'imbattei in un punto del romanzo che mi fece trasalire, facendomi abbandonare di botto ogni altra idea. Penso che Emilio De Marchi fosse andato anch'egli alla ricerca di una prova scientifica dell'esistenza di Dio. Trascrivo il brano, dal Demetrio Pianelli (parte quarta, Capitolo 2), che lo farebbe supporre. In tale brano par di intravvedere un suo nascosto desiderio di ricercare tale prova. L'approccio lo fa per mezzo di Marco, il celebre professor Fagiano di Sinigallia, il mago, come osava autodefinirsi lui, e assistente della medium Anita d'Arazzo, impareggiabile sonnambula. Rivolto a Paolino delle Cascine, andato là per un consulto, nel momento del commiato, nell'atto di presentare al cliente tutte le "attrezzature scientifiche" di cui il gabinetto della medium dispone, gli dice:
"La tavola psicografica segna col semplice contatto della mano in cinque minuti tutte le risposte che si desiderano. E' uno dei più forti argomenti per dimostrare l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima. Profondi filosofi, speculatori metafisici e benefattori dell'umanità hanno scoperto che la terra e il cielo sono popolati di spiriti buoni e di spiriti mali..., di spiriti superiori e di spiriti inferiori e quando un soggetto, previa una calda aspirazione al Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, invita nel raccoglimento del suo pensiero con sommissione uno di questi spiriti o l'anima eterna di un caro estinto, sia ombra di grande illustre o vuoi poeta o condottiero di eserciti o anima di parente sepolto..."..."lo spirito tratto dalla simpatia e dalla coercizione non può a meno..."
e qui s'interrompe il dialogo, Marco saluta Paolino delle Cascine, dopo averlo accompagnato alla porta.
Di quanto poi avviene, mi attengo al silenzio, per non togliere il piacere delle tante sorprese a quanti vorranno leggere il romanzo.

Dal brano si potrebbe ipotizzare che forse De Marchi, nel corso della sua vita, sia andato anche lui in cerca di una prova scientifica dell'esistenza di Dio. Un piccolo/piccolo tentativo è stato fatto da commentatori di questo e altri blog (vedere questo esempio).


De Marchi era nato a Milano, ma aveva fatto di Paderno Dugnano la sua città d'elezione. Vi si trasferiva sempre, negli ultimi due mesi delle vacanze estive, per il suo clima più mite rispetto a Milano. A Paderno Dugnano, nella parte est del suo bel quadrilatero, racchiuso tra via IV Novembre, via Roma, via Gramsci e proseguimento di via Grandi c'è la villa De Marchi - Tavecchio (vedi foto). Tutta la zona racchiusa nel quadrilatero ha avuto sviluppi e cambiamenti notevoli negli ultimi trent'anni. Via Gramsci, dove è situata la villa dello scrittore, è stata fino ad una trentina d'anni fa una strada intercomunale stretta e pericolosa; era parte di una carrozzabile, alternativa della più famosa Strada Comasina, che ha antiche origini Romane e preromane. La strada partiva idealmente dalla casa di Alessandro Manzoni a Brusuglio, per poi passare da Cusano (Milanino) e da lì, a Paderno, passava davanti la casa del De Marchi. Attraversate le quattro frazioni in linea di Paderno, Dugnano, Incirano, Palazzolo, si arrivava a Bovisio Masciago, dopo essere transitati da Varedo, nella cui frazione Valera, in località ancor oggi relativamente amena, Gaetana Agnesi da Milano vi si era trasferita oltre 100 anni prima, per attendere ai suoi studi di matematica e analisi in piena tranquillità.

Il visibile sforzo compiuto dalla comunità padernese nel corso degli ultimi trent'anni, per migliorare l'aspetto cittadino, ha ricreato di sana pianta il centro città, salvando però da demolizione il bello dell'antico, tra cui la casa del De Marchi, come risulta dalle foto pubblicate. Quel centro storico ricreato, dalla maggior parte dei padernesi è indicato come il quadrilatero di Paderno Dugnano. Al lato opposto del quadrilatero, rispetto alla casa dello scrittore, vi è la stazione ferroviaria, e vi scorre una ferrovia, la quale sta assumendo via via sempre maggior importanza. La linea che vi transita è presa d'assalto nelle ore di punta o in occasione di grandi eventi milanesi. Essa va a confluire nel Passante Ferroviario, che in quaranta minuti porta i passeggeri a Rogoredo, al capo opposto di Milano. Là, in località Melegnano e Chiaravalle, Emilio De Marchi vi aveva creato ambientazioni per il suo Demetrio Pianelli.

All'interno del quadrilatero di Paderno Dugnano scorre, a cielo aperto, il Seveso, fiume che ha avuto molta importanza nella storia di Milano; una storia che s'intreccia con quella dei navigli. Il corso cittadino del fiume è parecchio migliorato, rispetto a quegli anni '70-'80, anche se Legambiente ne denuncia il costante stato di degrado.
Nell'ultima foto vi è la tomba di Emilio De Marchi, che si trova nel cimitero di Paderno Dugnano, e non in quello di Maggianico di Lecco, come scritto nell'enciclopedia on-line Wikipedia. A Maggianico di Lecco vi andava solamente talvolta in vacanza. A Paderno aveva casa, e, nei mesi di agosto e settembre di ogni anno, ultimi due mesi di vacanze estive, vi andava ad abitare.

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Foto: in alto, scorcio del Carrobio di Milano. Dal sito Milano blogosfere
Le altre foto sono dell'autore.
Aggiornamento

32 commenti:

Nessie ha detto...

Grazie mille per la citazione del post, caro Marsh, che ho fatto per puro e semplice divertimento. Inoltre, nonostante non vivrei a Milano é (come in nessuna metropoli, perché mi ritengo una provinciale) ammetto che è una città che ha un suo indubitabile fascino che colpì anche Stendhal, il quale si fece ribattezzare Arrigo il Milanese(il suo vero nome era Henri Beyle).
A La Rinascente sul terrazzo che si affaccia sulle guglie e i pinnacoli dello splendido Duomo, ho pranzato di recente. E la vista della Madunina è uno spettacolo.

Non ho letto il romanzo di De Marchi che citi, e ammetto di conoscere poco anche questo autore. Forse più come critico che come narratore. Vedo che hai una predisposizione per la "milanità" letteraria, visto che hai fatto dei post sui Verri, l'accademia dei Pugni, il Beccaria e sullo stesso Manzoni.
Spero anche in un tuo prossimo post per quest'autunno su Brera e i pittori dell'impressionismo lombardo, come il Morbelli.
O magari, visto che ti occupi di teatro, anche su Giovanni Testori, di cui ho visto una pièce bellissima in dialetto milanese.

di mammi ha detto...

Marshall
hai citato ben 4 miei posts ! la cosa mi fa piacere e nello stesso tempo mi mette un po' in imbarazzo per tanto onore.
Sono stato a Milano solo per lavoro e quindi con tempi talmente stretti che permettevano solo una fugace conoscenza della città, per di più, odiando i mezzi di trasporto di massa, sempre in auto che, se concede una maggiore libertà di movimento, impedisce a chi guida di poter ammirare pienamente il panorama.
Quindi i tuoi post sono una vera manna per me specie quando parli dei navigli, che magari ho costeggiato senza dare loro, a quel tempo, l’importanza che meritavano ed apprezzandoli, oggi, attraverso le tue foto e le tue descrizioni.
Purtroppo le città, tutte le città sono cambiate, anche quelle di provincia, oggi regna, anche in pieno centro, squallore e degrado. Certe strade, ormai , assomigliano sempre più alle kasbah mediorientali.
Hai citato le ruote di Milano e di Londra che, a mio giudizio, sono alquanto posticcie, perché la “vera” ruota panoramica, per antonomasia, è quella del Prater di Vienna.
Indimenticabile il film “Il terzo uomo” con la splendida interpretazione di Orson Welles e la celebre frase, da lui stesso introdotta nel copione: “In Italia per trent’anni sotto i Borgia hanno avuto guerra, terrore, assassini ed un bagno di sangue ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci ed il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto fraterno amore, cinquecento anni di democrazia e pace, e cosa hanno prodotto? L’orologio a cucu.”
Grazie per questo post, caro Marshall, mi hai fatto rivalutare Milano.
Ciao
Marcello

marshall ha detto...

Nessie,
se hai scritto cose giuste - e non ne ho dubbi, dopo le tue perfette dimostrazioni, a seguito di quell'animata discussione con la commentatrice pseudo londinese - il tuo post mi ha illuminato sul fatto che Milano non è seconda a Londra, anzi...
Per quanto riguarda quel tuo pranzo, vedo che anche tu ne hai provato l'ebrezza. E che ebrezza, vero?
L'avevo provata anch'io in quegli anni '70. Solo che eran pranzi di lavoro e non c'era granchè tempo per starci a tergiversare o fare elucubrazioni; ma le guglie del Duomo ti sembrava toccarle con mano. Eravamo ai piani alti del ristorante, e ti veniva la tentazione (assai pericolosa) di sporgerti un poco per toccarle.
Un'esperienza unica, che almeno una volta nella vita ogni persona dovrebbe poter provare!!

dionisio ha detto...

Milano è una mia repressa passione perché è sempre stata la città della cultura, dove dimorano le maggiori case editrici, dove hanno luogo le manifestazioni artistiche e musicali più importanti, e poi è una metropoli internazionale sotto tutti i punti di vista. Dico "repressa" perché, quand'ero giovane, quando dovevo decidere a quale attività dedicarmi per vivere (giornalismo, fotografia, pittura, letteratura) mi ponevo il problema se scegliere di trasferirmi a Milano o se restare a Genova. Alla fine ho deciso di restare a Genova per via del clima molto diverso e perché vi ho trovato molto presto le ragioni per restarvi (quelle del cuore, mia moglie e mio figlio). Ma sono stato tante volte a Milano e continuo a tornarci: non mi perdo mai le mostre più belle, che visito non nei "momenti "caldi" (per evitarmi le code e i pienoni, che non sopporto) ma nei giorni della settimana meno impegnativi, da lunedì a mercoledì.
Per inciso, se devi comprare dei libri o CD musicali, a Milano trovi una scelta che a Genova te la sogni. Da questo punto di vista, anche Bologna offre molto di più di Genova. E a Bologna ho visto mostre bellissime (ne ricordo una di Giorgio Morandi di parecchi anni fa: straordinaria).

di Mammi ha detto...

Marshall
La “possibile” prova scientifica dell’esistenza di Dio è dovuta a dei riscontri di fisica teorica e sperimentale, che indirizzano verso una visione panteistica e non antropomorfica della divinità. Certamente finché la scienza non sarà in grado di dare risposte certe alla domanda: “com’ è cominciato il tutto”, ci si arrampica sugli specchi. Patetici i tentativi degli atei di professione tipo odifreddi e hack che fanno parte di un’associazione che propugna tesi ateistiche così dogmatiche da farne una religione dell’assurdo, fino a chiedere allo stato il riconoscimento del 8x1000! Una fluttuazione quantistica e casuale del “nulla” avrebbe, secondo loro, creato l ’universo.
Ammesso e non concesso che questa sia stata la strada, non spiegano perché se c’è stato un effetto non ci debba essere anche la causa che l’ha provocato. E poi si autodefiniscono “scienziati”, ma quali scienziati: il vero scienziato non può essere condizionato da dogmi e non chiude le porte alla conoscenza qualunque essa sia!
Per ora bisogna accontentarsi: o credere o non credere oppure non saper decidere se credere o non credere in attesa di avere una maggior conoscenza. Io preferisco, come sai, l’ultima ipotesi.
Ciao
Marcello

dionisio ha detto...

Marcello, la tua nota è fuori tema, ma immagino che rientri in una questione dibattuta tra te e Marshall. Non so se hai visto "Il settimo sigillo" di Bergman (film che rimane tra i miei preferiti). Il cavaliere - il protagonista del film, quello che gioca a scacchi con la morte per guadagnare qualche ora di vita in più - ad un certo momento dice: "Io voglio la conoscenza, non la fede, non supposizioni, la conoscenza. Voglio che Dio tenda la sua mano verso di me, si riveli e mi parli". E la morte risponde: "Ma egli rimane zitto". Poi, lungo l'itinerario del ritorno, il cavaliere riesce a sottrarre alla morte la famigliola felice del saltimbanco (che si accompagna per qualche tempo a lui nel suo viaggio) perché ha visto tra i due coniugi e nel trasporto che essi mostrano verso il loro bambino un riflesso di quell'amore attraverso il quale Dio mostra il suo volto agli uomini, il volto dell'amore del padre per i propri figli. E, avendo preservato quella piccola cosa preziosa dall'ala nera della morte, compiendo a sua volta un gesto d'amore, ritrova il suo stesso volto in quello dei suoi simili (prima aveva detto " Il mio cuore è vuoto e non mi riconosco nei miei simili"). Così può accettare la morte a cuor leggero perché ritiene che, nonostante tutto, il senso della vita risieda nell'amore.
E' un po' poco, dici? Noi siamo ombre che vagano nelle tenebre verso un orizzonte buio. Non sappiamo altro, non possiamo avere nessuna certezza. Ma basta un riflesso di quell'amore da cui dovrebbe essere scaturita l'umanità e il mondo intero, per illuminare il nostro cammino. Non ci è dato altro che questo.
(Chiedo scusa, oggi ho la vena apocalittica...)

marshall ha detto...

Dionisio,
in separata sede, ho già spiegato ad Hesperia e Marcello il motivo per cui questo periodo è per me abbastanza tirato (a parte il caldo, scoppiato quasi all'improvviso, che a Milano sembra assai più tosto che altrove, che mi stronca), ragion per cui, te lo confesso, non ho ancora avuto modo di leggere il tuo post su
William Faulkner.
Ma vi è anche un'altra ragione: mi dicono che "sono rimasto" un tipo molto "romantico" e quel titolo, che parla di quello scrittore come del cantore delle lacerazioni del cuore, penso che alla fine mi faccia sorgere qualche lacrimuccia.

Ma quanto, è per dire a te e all'amico Di Mammi, che prima di leggere e rispondere ai vostri graditi commenti, oggi, approfittando anche di una temperatura un poco più mite dei giorni scorsi, mi sento in vena di "affrontare" la lettura del post su quel "grande" scrittore americano.

A dopo.

Josh ha detto...

Ciao Marshall:-) che post particolareggiato! Vedo che Demetrio Pianelli ha sortito successi....

Non frequento neanche io Milano da un po'...o meglio, non vado così spesso come nni fa, da quando ho troppi vincoli familiari. Ma è cambiata anche lei sì. Certo la tua Milano del post è anche la Milano di Emilio de Marchi, una città-anima di un libro-di una stagione letteraria, un Personaggio quasi, una categoria del sentire. La si può percorrere anche così, che è anche meglio!

Io Milano negli anni 70 non l'ho vista perchè ero alle elementari, ma già dagli 80 sì..ed è vero che è cambiata.
Idem Londra. Sissì della ruota panoramica farei a meno in ogni città del mondo:-)

Sarcastycon3 ha detto...

Dionisio
È vero mi sono un po'allargato, ma d'altronde, Marshall
cita proprio Pianelli alla ricerca di una prova dell'esistenza di Dio, inoltre i link che riporta, a fine post, sono tutti su questo argomento, che, come hai intuito, è stato da noi ampiamente dibattuto.

Il Settimo sigillo insieme al Terzo uomo sono i film che più mi hanno colpito, tieni presente che non amo particolarmente il cinema e non vorrei essere troppo autoreferenziale ma 2 anni fa, in occasione del cinquantenario del Settimo sigillo, scrissi un breve post.

Per rispondere alla tua ultima parte cito Brian Greene, apprezzato fisico teorico della teoria delle superstringhe, quanto dice nella parte finale del suo libro "L'universo elegante"
".... Tutti in qualche modo, cerchiamo la verità ,tutti ansiosi di sapere perché siamo qui. Tutti insieme stiamo scalando la montagna delle grandi spiegazioni e ogni generazione, ben salda sulle spalle di quella precedente, cerca coraggiosamente di raggiungere la cima. Non sappiamo dire se i nostri discendenti vedranno mai il mondo da lassù e osserveranno l’immenso, elegante universo con infinita chiarezza…..”
”….E mentre ci stupiamo della nuova visione del cosmo, del nuovo modo di testimoniare la sua coerenza, stiamo facendo la nostra parte, contribuendo anche noi all’ascesa del genere umano verso le stelle.”

Non direi che si stia camminando al buio, ma direi che si stia camminando verso un obbiettivo, un percorso accidentato, pieno di ostacoli, con grandi vittorie ma anche con cocenti sconfitte: questa è la ns. strada.
Ciao
Marcello

Josh ha detto...

Sulla prova dell'esistenza di Dio quoto Dionisio. La prova non la si avrà. :-) E' scritto così, e non funziona per "prove".
Eppoi io sono sempre apocalittico, anzi lo sono sempre di più progressivamente:-)) quindi non faccio testo.

Si può avere, talvolta, una testimonianza interiore, da saper cogliere non con l'intelletto e non con il raziocinio...può diventare una certezza, ma non dimostrabile, o almeno non in maniera umana-materiale come si intende normalmente.

Il passaggio del romanzo di De Marchi col prof Fagiano di Sinigallia, il mago, assistente della medium Anita d'Arazzo, sonnambula.....cita in fondo alcune teorie in voga all'epoca sugli esperimenti della pre-psicanalisi: ipnotismo, la clinica Salpetriere, Mesmer, i testi di Ch. Richet, G. Seppilli, P. Souriau....

Si studiava l'ipnotismo, il sonnambulismo, gli stati alterati della psiche per approdare a un mondo altro, c'era una suggestione che univa scienza e misticismo: era l'ultimo positivismo che voleva travalicare i limiti dell'uomo....
Comparivano le prime raccolte di letteratura medica modernamente organizzate sull'isteria....da parte dei medici.
In letteratura invece, basti pensare all'Horlà di Maupassant o all'episodio del Dott. du Boulbon in Proust.

De Marchi lo sa, ma la sua visione rimane ..classica-lombarda, con la Provvidenza di sempre:-) Ma volle registrare con la sua ironia bonaria questa temperie storica culturale, e un po' di colore, perchè nella sua epoca si agitavano questi fermenti.

Diciamo anche che questa branca della scienza all'epoca mescolava reale attesa scientifica con ...qualcosa di circense, talvolta :-)
C'è una gentile ironia da parte di De Marchi nel descrivere non solo l'episodio...ma tutta la temperie ideale di quel mondo e di quell'epoca, il desiderio di scoprire delle 'verità' attraverso lo scientismo e la convinzione della totale misurabilità del mondo (questo e quell'altro).
infatti:
"La tavola psicografica segna col semplice contatto della mano in cinque minuti tutte le risposte che si desiderano. E' uno dei più forti argomenti per dimostrare l'esistenza di Dio e l'immortalità dell'anima. Profondi filosofi, speculatori metafisici e benefattori dell'umanità hanno scoperto che la terra e il cielo sono popolati di spiriti buoni e di spiriti mali..., di spiriti superiori e di spiriti inferiori e quando un soggetto, previa una calda aspirazione al Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, invita nel raccoglimento del suo pensiero con sommissione uno di questi spiriti o l'anima eterna di un caro estinto, sia ombra di grande illustre o vuoi poeta o condottiero di eserciti o anima di parente sepolto...".

nella cit. c'è di tutto: San Paolo..Dante...Shakespeare...il Credo Cattolico e molto sensazionalismo:-)

Josh ha detto...

@Dionisio: di questi tempi, anche a Bologna sono cambiate molto. Certo a Milano ci sono sempre grandi mostre, c'è facilità di reperire libri e dischi rari.
A Bo, di libri se ne trovano ancora, anche di rari....ma tacerei sui prezzi: a quel punto conviene ebay o simili.
E per quanto riguarda i dischi a Bologna c'è davvero poco, a parte le consuete robe di massa: li prendo ormai tramite web o mailorder....

di Mammi ha detto...

Josh
mi aspettavo questa tua risposta, perchè è un argomento che abbiamo ampiamente sviscerato,rimanendo, ovviamente, ciascuno sulle proprie posizioni...
Non è questa la sede per illustrare cosa sia la teoria delle superstringhe, detta anche teoria del tutto, resta cmq una teoria anche se discussa.Tutte le teorie sono fatte per essere messe in discussione è così che progredisce la scienza, non ci si può arroccare sui dogmi.

ciao
Marcello

Josh ha detto...

muahauah ciao Marcello:-)
In realtà stavo scrivendo pensando al passaggio di Marshall estratto dal libro, e pensando anche all'argomentazione incentrata sull'amore-donazione di Dionisio dal VII Sigillo che mi è piaciuta molto: non avevo ancora letto il tuo commento.
Sì mi ricordo la teoria delle stringhe (unicamente perchè me ne parlasti tu, e ne lessi da te)...
No non volevo esser dogmatico...era la risposta a quei passaggi.
Solo... se è per gratia non è per scientia....lo sappiamo già che la pensiamo diversamente e penso tali resteremo, a meno che...:)

marshall ha detto...

Dionisio,
affinchè non ti sfugga il mio recentissimo commento al tuo ultimo post, lo copioincollo anche qua.

Dionisio,
pericolo scampato.
La lacrimuccia che pensavo mi sarebbe scappata nel leggere questo post, non c'è stata. In compenso, la presentazione che fai, mi ha reso molto simpatico lo scrittore, tanto che questa estate leggerò qualcosa di lui. Ho pensato a L'urlo e il Furore, molto simile, nel titolo, a Furore di Steinbeck, un romanzo che Nessie recensì molto bene nel suo blog, e del quale me ne procurai la copia, senza peraltro averla ancora letta. Per nciso, pare che il tema della Grande Depressione stia tornando d'attualità, nella realtà della vita.

C'è quel passo, del tuo post, che mi ha reso particolarmente simpatico Faulkner, dove scrivi:

"Addirittura certa critica americana, quella più politically correct, cerca di ridurlo al ruolo edificante e consolatorio del difensore dei vinti della storia americana, il Sud piegato e asservito agli yankee del Nord a seguito della Guerra di Secessione, la nobiltà sudista decaduta e votata all’autodistruzione, i neri, gli indiani e i poveri bianchi condannarti all’emarginazione, alla frustrazione esistenziale, alla rivolta e alla violenza. Ma i temi che egli affronta e il suo modo di trattarli non si prestano a letture ideologicamente edificanti. Il suo atteggiamento è di umana compassione ma anche di lucidità priva di moralismi, talvolta non ignara d’una arguzia capace di stigmatizzare senza indulgenza le ipocrisie e le storture a cui gli esseri umani spesso si riducono. Da grande scrittore qual è, sa frugare nel cuore dell’uomo con sguardo limpido e asciutto..."

Quello del politically correct è un tema affrontato spesso da questa rete di blogger. Per noi, quelli che assumono atteggiamenti politicamente corretti, ma che lo fanno con atteggiamento da falsi, oltre che grandi ipocriti sono anche gran ridicoli.
E credo che su ciò converga il pensiero di molti (se non tutti) bloggers di questo gruppo.

dionisio ha detto...

Ah, grazie Marshall del tuo commento sul mio post dedicato a Faulkner! Vuoi proprio cominciare la sua conoscenza da "L'urlo e il furore?" Se hai notato io e Hesperia ne abbiamo parlato, nei commenti, da cui emerge che si tratta proprio del suo libro più ermetico (scritto nel suo periodo più sperimentale, diciamo). Io consiglio, almeno per accostarlo, "Scendi Mosè" (un volume che comprende due romanzi brevi "Il fuoco e il focolare" e "L'orso", e altri racconti) molto più godibile e che rappresenta una summa delle sue possibilità espressive, quella drammatica o tragica e quella umoristica. Tra l'altro si trova negli Oscar Mondadori, e quindi il prezzo è modesto. Un altro bellissimo e godibilissimo libro suo, esempio magnifico di quella sua prosa fluviale (e impostato più sul versante umoristico che tragico), è "Il borgo" con l'ottima traduzione di Cesare Pavese, ma lo pubblica Adelphi per un prezzo elevato (mi pare di ricordare non meno di 20 euro). Insomma, vedi tu.

Anch'io, disgraziatamente, non conosco De Marchi (devo aver letto qualcosa di suo in qualche antologia, ma non ricordo più nulla). Vedrò di procurarmi il "Demetrio Pianelli".

A proposito, Marshall, la tua posta email da quand'è che non la apri? C'è qualcosa per te.

Hesperia ha detto...

E' vero Marsh, quelle guglie del Duomo sembra quasi di toccarle dalla terrazza. In ogni caso Milano mantiene sempre vie molto chic con negozi e boutiques esclusive come via Montenapoleone.
E per chi ama il jazz ci sono impareggiabili orchestrine al Capolinea sui Navigli, dove suonano molto bene sia i professionisti che gli amatori.

sarcastycon3 ha detto...

Marshall
ti ho linkato http://sarcastycon3.wordpress.com/2010/06/09/992/
se vuoi lo faccio anche su acqueductus
ciao
Sarc.

Marshall ha detto...

Scusate se mi dedico prima alle risposte brevi, ma in questo momento non ho molto tempo.

Sarcastycon, al secolo Marcello, fai pure.
Ne hai piene facoltà. aspetto di leggermi anche su Aquaeductus, il blog rimasto un pò orfano.

Se hai qualche problema con neretti e link, lo faccio io che ne ho anche le chiavi d'accesso.

Ciao,
bella e istruttiva quella "tua" storia sul muro della Stalingrado d'Italia!!

E approfitto di questa divagazione per ringraziare Eleonora (Elly) per un articolo che ha pubblicato sul suo blog, avente a che fare con le grandi ipocrisie di questo momento.

marshall ha detto...

Di Mammi,

è vero, ho citato ben 4 tuoi post. E sono quelli a cui ho pensato in quel momento, per essere inseriti come post correlati. Il post l'ho scritto di getto giovedì scorso mattina, poichè nel weekend sarei stato impegnato. Ricorderai che ti scrissi, chiedendo il tuo parere sul fatto che avrei voluto rinunciare a scrivere fino a settembre inoltrato, a causa di impegni oberanti. E tu mi hai spronato a desistere e continuare. In fondo, mi hai detto, quanti articoli devi scrivere al mese? Ed ecco il bel risultato: quanti post ho pubblicato, dopo quel proposito? Senza contare, poi, a quell'altro, che avrei già in cantiere per domani.

Non ti devi poi stupire se ho pescato quei quattro post dai tuoi blog: ormai sia tu che Nessie, Hesperia, Josh, Aretusa, ora anche Dionisio, come tanti altri che non sto ad elencare, avete un tale ricco repertorio, il quale spazia in tanti campi, e che tra l'altro conosco a memoria, da essere ormai la fonte primaria di riferimento per le mie ricerche.

Per quanto riguarda la tua scarsa conoscenza di Milano, legata al fatto che la giravi in macchina, concordo con te: per conoscerla bene, devi girarla con i mezzi pubblici e a piedi. La mia fortuna è stata che all'inizio della carriera di venditore non avevo ancora la patente di guida (ho cominciato a fare il viaggiatore a vent'anni, appena diplomato in elettronica industriale) e quindi per un anno e mezzo sono andato avanti a pulman, tram, metrò, treni, autostop, ecc. In tal modo imparai a conoscere assai bene le varie città che visitavo: Milano, Pavia e il pavese, Lodi e il lodigiano.

Per quanto riguarda la ruota panoramica, concordo con te sul fatto che la migliore sia quela del Prater di Vienna. L'ho vista in piena opera durante una movimentata puntata del commissario Rex.

Di grande ispirazione quella frase pronunciata da Orson Welles. E scusa se me ne approprierò in qualche eventuale post.

Ciao.

marshall ha detto...

Dionisio,
ti confido un segreto.
Se leggi sopra, al commento per Di Mammi, scoprirai che a vent'anni decisi di fare il venditore, nonostante avessi studiato elettronica, che era stata la mia grande passione da ragazzo. E cosa vendevo? Carta da stampa. E a chi si vende la carta da stampa? Alle case editrici e alle tipografie.
Eccoti svelato il mio segreto: ho sempre avuto una grande passione per la carta grezza e stampata. I libri stampati, hanno per me un odore, un profumo unico. Ne ho collezionati molti, anche se pochi son riuscito a leggerne. Comunque li ho almeno sfogliati.

marshall ha detto...

A proposito, Josh,
in un post precedente ti sei quasi lamentato perchè avevo ancora da rispondere a tre o quattro tuoi commenti. L'aver letto il libro (e che libro corposo) che m'hai consigliato penso sia stata la miglior risposta. Comunque, il maggior beneficio da questa conoscenza l'ho avuto io. Grazie.

Dionisio di Francescantonio ha detto...

Non ci credo che hai letto pochi libri, Marshall. Tutto indica che hai vaste letture alle spalle. E' vero che non riusciamo mai a leggere quanto vorremmo. Io credo di avere qualche centinaio di libri nella mia biblioteca che non ho ancora letto (e ho un gran senso di colpa per questo). Ma è anche vero che intorno c'è la vita e bisogna anche partecipare, ogni tanto, non chiudersi nei libri come veri e propri topi di biblioteca.
Quando leggo Borges mi pare, dalle citazioni che fa, che abbia letto tutto, anche i testi più lontani nel tempo e nello spazio. E mi chiedo, come ha fatto? Poi recentemente ho letto una sua intervista in cui diceva che lui aveva rinunciato a vivere per leggere e scrivere.

Dionisio ha detto...

Acc., anche qui m'hanno rinnovato il meccanismo d'ingresso e, da vero tecnobarbaro quale sono, ho sbagliato qualcosa ed è comparso nome patronimico e ancora un po' anche il soprannome che avevo da bambino. Da Nessie è successa la stessa cosa e sono comparso invece come Anonimo. Da qualche giorno il mio PC non mi riconosce più. Mi verrà una crisi d'identità.

marshall ha detto...

Dionisio,
non ti preoccupare. Ormai tutti noi sappiamo tutto di te. Pensa invece alla gaffe che avevo fatto io, pensando che Dionisio fosse la tua nikname, presa in prestito dal famoso tiranno di Siracusa!

marshall ha detto...

Scusate se passo di Palo in frasca, e tralascio sempre di rispondere a Di Mammi e Josh, ma d'altronde le risposte a loro due sono molto impegnative, non possono essere banali, e con il caldo che fa, qui a Milano, non è facile concentrarsi; mentre ciò che devo dire a

Dionisio,
è molto semplice.
Ho avuto la costanza di cercare Anselmo d'Aosta, che m'hai consigliato: sapevo d'averlo, ma non l'avevo mai aperto; era ancora incellofanato. Fa parte della serie Radici Cristiane d'Europa, edito dalla San Paolo.

Leggendo la cronologia (nascita ad Asta nel 1033, Fondazione dell'abbazia del Bec nel 1034, ecc.) mi son reso conto della "grandiosità" del pur minuto libricino di appena 100 pagine.

All'interno c'è quella elaborazione dell'Epistola de Incarnatione Verbi, che credo confaccia alla nostra discussione. Durante questo weekend ne leggerò alcuni frammenti.

Josh ha detto...

@Marshall: sono contento che abbia letto il libro! :-) Ero sicuro fosse nelle tue corde. Abbiamo tanti autori del passato semi-dimenticati...certo l'età del romanzo ottocentesco non vede l'Italia brillare con decine e decine di autori come altre nazioni, patrie del romanzo per elezione, ma da noi nelle varie specificità locali d'allora ci sono piccole gemme, con moduli narrativi originali, e con scelte di linguaggio molto personali che val la pena riscoprire. La colpa di alcune lacune che abbiamo tutti è anche dei programmi scolastici (anche liceali e a volte universitari) antologici che tagliano troppo, e le scoperte si fanno solo dopo anni e anni di studi specifici.

marshall ha detto...

Josh,
m'hai detto che esiste già una versione cinematografica del Demetrio Pianelli, ma son passati quasi cinquant'anni da quella versione, e prima o poi lo rifaranno.
Che ne pensi dei seguenti interpreti:
Angelina Jolie nella parte di Beatrice Chiesa (la bella pigotta),
Russell Crowe nella parte di Demetrio Pianelli.

A chi facciamo fare Cesarino Pianelli e Paolino delle Cascine?

Josh ha detto...

mmmh:-) Devo dirti: non sono affatto un ammiratore del cinema americano recente, troppo rutilante, effettacci...

Per un testo italiano così milanese e connotato vorrei solo attori italiani: e qui casca l'asino....:-) L'assetto del cinema attuale USA non lo vedo adatto al nostro testo intimista, con la sua storia di 'inetti' a vivere,
questo romanzo è fatto anche di piccole cose, notazioni locali: ci vorrebbero solo maestranze italiane o quasi. Solo che le maestranze italiane recenti mi piacciono poco. L'avrebbero dovuto girare negli anni 70 in Italia. Per me da un certo punto degli 80 in poi si salva poco del cinema italiano....Ricordi il mio ultimo post di critiche agli attori e star system recente poco più sotto?

Di sicuro NO ad Angelina Jolie: non mi piace come attrice, e in fondo nemmeno come donna. "la bella pigotta" la vedo già troppo sottile per lei. Sarebbe stata bene Marina Malfatti giovane,...oggi? bah...Giovanna Mezzogiorno? qualche anno fa anche Giuliana De Sio. Paola Pitagora da giovane....Molto bene anche Dominique Sanda anni fa...Donne cioè affascinanti sì, ma con qualcosa di inafferrabile, sempre con "un'alterità" rispetto a te, per questo personaggio.

Russel Crowe è già un attore migliore della Jolie che mi proponi, ma la sua connotazione spesso eroica e strabordante non la vedo adatta per Demetrio, in fondo un "vinto", un saturniano, uno che rinuncia, non è adatto a lui. Crowe è troppo un omaccio, un istintivo istintuale, per andare a perdere tutto su tutti i fronti come nella parte di Demetrio.
Nel romanzo la sua perdita è grande: pagare i debiti del fratello, tirare avanti per salvargli la famiglia, poi la bella pigotta s'innamora di un altro, Demetrio viene anche trasferito sul lavoro lui, e la famiglia che ha aiutato se ne va: come dire rimane cornuto e mazziato dopo avere dato tutto se stesso! eh no Crowe no, anche da sconfitto Crowe è solo per sconfitte scenografiche: la sconfitta di Demetrio è immensa per lui, è il "sacrificio non riconosciuto", ma è un dramma interiore, all'esterno nemmeno si vede, serve un attore introspettivo. Umberto Orsini giovane un tempo, forse. Oggi Luigi Lo Cascio forse.
Ma nessuno con aria di orso palestrato invincibile con mascella larga da vincente come Crowe. Poi Crowe-Demetrio non lo vedo proprio come perdente, e Beatrice che sposa un altro dopo che Demetrio si è sacrificato per pagare i debiti di lei e della famiglia del fratello: Crowe quella faccia lì non la sa fare.

Per Cesarino Pianelli è più difficile: anni fa...Lino Capolicchio....; anche Jean Sorel giovane. Oggi non saprei.

La regia? -punto fondamentale- forse Mauro Bolognini (nei 70), con un colore lussureggiante, 800esco, come i quadri contemporanei al romanzo.

No non penso rifaranno il film: i temi che vanno di moda oggi sono altri. La trama del romanzo è semplice, la maggior parte dei fatti avvengono all'interno dell'animo dei protagonisti. Oggi un testo del genere non sarebbe capito, la gente è troppo maligna e attaccata a se stessa per intendere gli slanci, le rinunce e la delusione di Demetrio, nessuno si identificherebbe con lui.

marshall ha detto...

Josh,
ti ringraziom per la pronta risposta, che dopo andrò a rileggere. Però, penso dovrai convenire con me che la parte della bella pigotta ben si addice alla Angelina Jolie. Anche Beatrice Chiesa in Pianelli aveva una piccola nidiata di figli. Sul fatto che vorresti solo attori milanesi, chi più di me ti potrebbe dar ragione? La "vera" milanesità si acquisisce solo dopo gran tempo. E qui avrei un aneddoto meraviglioso, che però rimando a dopo, prima che perdo il filo di quello che devo dire a quella "nostra" affezionata lettrice, la quale legge, ma raramente ci commenta. Nel commento a tale lettrice devo implicare Sarcastycon.

A dopo.

Josh ha detto...

scusami Marsh, ma su Angelina Jolie ti ho già risposto più sopra, indicandoti scelte alternative di attori e attrici per il Demetrio Pianelli film ideale. NON voglio la Jolie.

Aggiungo anche Laura Antonelli com'era nei'70 per Visconti e Patroni Griffi com alternativa.
La Jolie fosse per me non lavorerebbe al cinema, ma come sponsor di canotti, imbarcazioni varie gonfiabili da piccolo cabotaggio, o protesi dentarie.

marshall ha detto...

Ed eccomi, dunque, a quella affezionata lettrice, Lunatika.

Poichè s'è parlato di Anselmo d'Aosta e di quel libricino sulla sua vita che andrò a leggere, Sarcastycon, ad ennesima riprova che non è solo un meraviglioso vignettista satirico, mi ha scritto una mail, che mi permetto qui di pubblicare. Comprende una branca del pensiero del grande Santo d'origini valdostane, diventato arcivescovo di Canterbury nel 1093.

Non mi spingo molto oltre, con la biografia del Santo, non avendone ancora acquisito sufficienti elementi.

Eccomi dunque al copia incolla della mail di Sarcastycon, che è in tema col post:

Mario
La prova ontologica è una dimostrazione a priori: ossia si “prova” l'esistenza di Dio prima di ogni altra cosa e non a posteriori come la maggior parte delle “prove” basate su considerazioni sul creato.( ad esempio il “consentium gentis”)

L’argomentazione è: l’idea di ciò di cui non si può pensare nulla di piú grande (quo maius cogitari nequit), presente nella mente dell’uomo, comporta la necessità logica dell’esistenza di un Essere che corrisponda a questa idea.

la dimostrazione (simile concettualmente alle dimostrazioni per assurdo della geometria)

l'esistenza é un attributo dell'essenza (logica), una perfezione nell'ordine dell'essere (ontologica)

penso "al maggiore" senza l'esistenza

ma "senza" l'esistenza non sarebbe più "colui di cui non si può pensare il maggiore", mancadogli appunto qualcosa, ovvero l'esistenza
dunque devo pensarlo con l'esistenza
ovvero devo pensarlo realmente esistente
dunque "il maggiore esiste" esiste


Proslogion,:”....E questo ente esiste in modo cosí vero che non può neppure essere pensato non esistente. Infatti si può pensare che esista qualche cosa che non può essere pensato non esistente; e questo è maggiore di ciò che può essere pensato non esistente. Perciò, se ciò di cui non si può pensare il maggiore può essere pensato non esistente, esso non sarà piú ciò di cui non si può pensare il maggiore, il che è contraddittorio. Dunque ciò di cui non si può pensare il maggiore esiste in modo cosí vero, che non può neppure essere pensato non esistente.....”

E' un bel sillogismo ma non mi convince
ciao
Marcello
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Poichè Lunatika è una cantante rock con tanto di sua band, ma è anche dedita da tempo alle questioni spirituali, in quanto canta da tempo anche nelle chiese, mi permetto di consigliarle di iniziare fin d'ora a dedicarsi unpò di più alle questioni dell'anima e dello spirito. Ne troverà sicuro giovamento nel proseguo della vita.

marshall ha detto...

Josh,
come sei drastico!
La mia scelta per la bella Jolie è dovuta al fatto che mentre leggevo le pagine del romanzo che rigurdavano Beatrice Chiesa in Pianelli, cercavo di immaginarne le sembianze, e la mia scelta cadeva irrimediabilmente su di lei. Questione di gusti.
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A proposito, l'aneddoto di cui sopra ha a che fare anche con Celentano, il milanese venuto dalle Puglie. Però prima t'invito a guardare la vignetta di Sarcastycon
Nostradrianus