Il liutaio è uno di quegli antichi mestieri di nicchia che si tramanda di padre in figlio. Grandi furono le antiche famiglie di liutai. Forse non è del tutto in via d'estinzione in quanto Cremona ha ancora prestigiose scuole di Liuteria, frequentate da allievi provenienti da ogni parte del mondo. Ma certamente non è un'arte alla portata di chiunque. La sottoscritta ha visitato un paio di antiche botteghe artigiane di liutai di provincia, immerse in atmosfere fuori dal tempo, atmosfere ben descritte dal regista Claude Sautet nel film "Un cuore in inverno". La personalità del liutaio è quella di un individuo riservato, ad un tempo umile e nobile; la sua ingegnosità mai tronfia né altezzosa. Parla poco e fa molto.
Strumenti di estrema sensibilità, il violino, la viola, il violoncello sono i componenti più importanti della grande famiglia degli archi, grazie ai quali si possono ottenere delicate sfumature di fraseggio e di intensità musicale. Suono limpido e freddo il primo, suono più caldo il secondo, suono grave e profondo il terzo. Il liutaio trascorre gran parte delle sue giornate circondato da lime,sgorbie, scalpelli, dime, assi, listarelle, ciocchi di abete rossi del Trentino e di aceri. Ma anche di vernici, resine vegetali, minerali, olii essenziali che sa amalgamare in modo personale fino a trovare giuste formule ed efficaci preparati con la meticolosità di un antico speziale. Dato che "una buona vernice, oltre ad abbellire lo strumento, deve lasciare vibrare il suono, in un certo senso accompagnarlo", come ebbe a spiegarmi un antico liutaio di Induno Olona in provincia di Varese. "Una cattiva vernice invece lo opprime".
Componente principale delle vernici per strumenti ad arco è la radice di robbia, rizoma pigmentifero di una pianta africana già conosciuta ed impiegata dal leggendario Antonio Stradivari. L'alchimia delle vernici e la sua preparazione è uno dei grandi segreti artigianali dei liutai italiani.
I violini raggiunsero la loro forma definitiva e insuperata nelle mani delle famiglie Amati, Stradivari , Guarneri, Bergonzi durante il XVII e XVIII secolo.
L'ALI di Cremona è l'Associazione Liutaria Italiani, con scopi esclusivamente di assistenza culturale e tecnica dei propri iscritti.
Vedere gli strumenti ancora fiammanti e lustri di vernice fresca, esposti ad asciugare, è comprendere che basta la loro presenza per arredare stanze di botteghe artigiane sempre calde, accoglienti che profumano di antico, per le quali siamo stati (e ancora siamo) famosi nel mondo.
Certamente le scuole di liuteria sono utili in quanto accorciano il percorso della ricerca individuale, ma se l'allievo è davvero bravo sa che pur seguendo i dettami della scuola, deve poi distaccarsene ed esplorare da solo, altrimenti il suo prodotto diventerà uguale a quello di molti altri. "Occorre sperimentare, patirci sopra..." mi disse l'antico liutaio.
Già, patirci sopra, passione: termini che fanno pensare ad una dedizione totale ed esclusiva non esente da qualche sofferenza e travaglio. Ma gli inevitabili ostacoli e sofferenze vengono largamente ricompensati dalla nascita di autentici gioielli. L'antico liutaio non ama concedere interviste e pur avendo clienti prestigiosi italiani e stranieri tra i più virtuosi musicisti del violino, è capace di dire con modestia "ma di questo importante Maestro per favore non ne scriva; tengo molto alla sua amicizia e alla sua stima e non voglio nascondermi dietro al suo nome per farmi bello o magari per farmi pubblicità".
Di grazia, in questi tempi di volgare bovarismo chi è capace di essere tanto discreto, modesto e riservato?
Per fare un buon violino occorrono come minimo due mesi lavorando alacremente dalle 10 alle 12 ore al giorno. Per una viola anche di più. Per un violoncello occorrono oltre tre mesi. Possiamo dunque dire che il liutaio è il mestiere (o arte) della lentezza creativa, in contrasto con la rapidità e chiassosità dei tempi attuali. Ed è a tutt'oggi erede di un periodo in cui arte e mestiere erano intimamente e indissolubilmente legati.
Non tutti i maestri liutai devono necessariamente essere esecutori di strumenti ad archi. Tuttavia chi sa suonare acquisisce una sensibilità in più che può mettere a frutto nel suo lavoro.
E' stato il caso del liutaio da me incontrato che nelle ore libere dal lavoro si dilettava a suonare uno dei suoi violini. Averlo ascoltato mentre eseguiva il famoso Trillo del Diavolo di Tartini è stata un'esperienza che suscita fremiti arcani, forse perché il suono del violino è così somigliante alla voce umana. O forse perché il Diavolo, le streghe e il violino sono miti romantici che hanno a lungo colpito l'immaginazione popolare. E del resto sia Tartini che Paganini sono stati posseduti dal daimon (demone) del loro virtuosimo. E che dire dei tzigani e del violino, connubio perfetto in odore di zolfo?
Fatto si è che muoiono i grandi violinisti ma restano le loro leggende imprigionate tra il piano armonico, le corde e gli archetti.
Ai giovani talenti musicali il compito di rinnovarle e resuscitarle. Ai bravi liutai, il compito di preservarle. I liutai, catturati nella loro gestualità in preda al sacro fuoco della loro arte, hanno ispirato anche molti celebri dipinti ed incisioni (in alto a calori un dipinto di Stradivari mentre crea).
Più poeticamente melanconici invece i due ritratti di Giacomo e Leandrino Bisiach, celebre famiglia di liutai milanesi (il cui capostipite fu Leandro senior) nelle incisioni in bianco e nero di Benvenuto Disertori.
Hesperia
37 commenti:
Ripasserò nel pomeriggio per leggere, ma da titolo e foto assaporo già tutta la poetica che starà racchiusa in questo post, che mi aggrada molto. Daltronde sono nato nella terra dei violini!
A dopo.
Già Cremona, terra della liuteria e del grande Stradivari, latinizzato non a caso in "Stradivarius".
Un ringraziamento per aver parlato di un'antica e nobile arte che riguarda un po' il mio ceppo familiare. I miei bisnonni erano liutai e un tempo era una professione, o meglio un mestiere, stimatissimo e molto ben remunerato. Tant'è vero che i mei antenati ci mantenevano la loro numerosa famiglia. Credo però che la forza di questa tradizione risieda proprio nel fatto di poterla tramandare di padre in figlio (con annessi botteghe e utensili) e che allo stato attuale questo non sia più possibile.
In fondo l'automazione del lavoro ha distrutto e messo ai margini questo alto artigianato.
Grazie a te Antonio. Ho avuto il privilegio di incontrare da vicino uno di questi rari personaggi e ho potuto apprezzarne l'operosità silenziosa, la riservatezza, la pacatezza ma soprattutto la consapevolezza di svolgere un mestiere basato sulla ricerca della quasi perfezione.
Bello poter svolgere un'attività in una bottega artigiana dietro casa propria. E pensare che non molto tempo fa il tessuto lavorativo del nostro Paese era questo.
"Suono limpido e freddo il primo", il violino.
E così mi fai tornare col pensiero a Marcello, di quando gli consigliai l'ascolto dell'Inverno - di Antonio Vivaldi. E mi fai tornare alla celestiale violinista di questo post, rammentandomi anche che stasera intonerà le sue magie al violino, in una chiesa per la Festa delle Donne.
Hesperia e Antonio,
curiosa e nello stesso tempo commovente la bella testimonanza storica di Antonio. Sarei però curioso di sapere se Antonio è di Cremona o di Induno Olona, quel paese del varesotto (che conosco) che citi nel post.
Bel post Hesperia, su un argomento importante e non toccato da nessuno di noi ancora:
non solo LA Musica...con tutte le maiuscole al posto giusto, ma l'arte di costruire strumenti a mano, capolavori e gioielli d'artigianato in pratica, in cui ogni elemento è fondamentale e va calibrato, anche in vista dell'efficacia sonora finale.
Cremona voglio sperare non lascerà estinguere questa arte...che rende possibile un'altra arte, la musica.
Ma in questo caso, vedrai, non accadrà.
Sicuro la Liuteria non è alla portata di chiunque, servono talento e tecnica.
Sì anche io sono stato in visita a Cremona, perchè ...ho una passione in genere per la musica, l'audio e tutto ciò che lo riguarda.
Non sto uscendo dal tema, ma voglio segnalare che da quelle parti ha anche sede la maggiore azienda artigianale italiana di Audio Hi-end (a mio avviso la maggiore), la Norma dell'Ing. Rossi:
http://www.normaudio.com/
Gli strumenti ad arco per tradizione un tempo si diucevano facenti parte tutti alla "famiglia delle viole".
La definizione nasce tra Medioevo e Rinascimento (ovviamente, pensando al picco di civiltà:-), quando con il termine viole/vielle e simili varianti lessicali si indicavano tutti gli strumenti suonati tramite l'utilizzo di un archetto.
Poi si distinsero due gruppi: le viole da gamba e le viole da braccio....
con successive modifiche fino all'invenzione di tutti gli altri archi...
dal post:
"Per fare un buon violino occorrono come minimo 2 mesi lavorando alacremente dalle 10 alle 12 ore al giorno. ....Possiamo dunque dire che il liutaio è il mestiere (o arte) della lentezza creativa, in contrasto con la rapidità e chiassosità dei tempi attuali.
Ed è a tutt'oggi erede di un periodo in cui arte e mestiere erano intimamente e indissolubilmente legati."
Già, un tempo le cose si facevano con fatica e sforzo, passione e precisione, dando ad ogni cosa il suo tempo.
Oggi siamo nell'epoca del 'tutto e subito' e spesso fatto male (non in questo ambito, mi sto lamentando dei ritmi del lavoro, delle richieste della società consumistica-capitalistica).
E il liutaio era ed è un mestiere di arte e tecnica, come in origine la parola voleva significare. Indicava anche l'artista, sì, ma anche la tecnica, si trattava della percezione di un'abilità (vera) in cui entrambi gli aspetti erano connessi.
altra azienda italiana artigianale (elettroniche ma principalmente diffusori) che si ispira al mondo descritto in questo post, è la Sonus Faber (con la linea Guarneri, Stradivari):
http://www.sonusfaber.com/
Un mucchio di belle suggestioni nei vostri commenti.
Josh grazie dei links che sono costretta ad aprire con grande...lentezza perché sono in viaggio con un pc a chiavetta.
Verissimo quando parli di fusione tra tecnica, arte, mestiere perfettamente concomitanti.
Tutto e subito, voglia di realizzare grandi profitti, chiassosità, ridondanza, sono l'esatto contrario delle atmosfere qui descritte nelle botteghe artigiane. Qui emerge la voglia di saper fare bene e al meglio il proprio mestiere.
Importante la distinzione di viola da gamba e viola da braccio, prima di arrivare successivamente alla nozione generica di "archi". Ci vorrebbe il Sauro che è un musicologo, nel merito. E' ovvio che anche gli strumenti subiscano mutazioni nelle epoche storiche.
A proposito Josh, Benvenuto Disertori l'incisore delle due stampe qui in basso, era anche un musicologo.
Marshall, sì è sempre bellissimo l'assolo di violino da ascoltare ne "L'inverno" delle 4 stagioni vivaldiane.
Per quanto riguarda le attuali scuole di liuteria cremonese, mi mancano vere testimonianze nel merito di quel che si insegna oggi, perché i due lietai da me incontrati hanno imparato il mestiere dal altre botteghe artigiane. Un tempo era così che avveniva la cooptazione. Le botteghe e gli atelier erano vere e proprie "scuole dal vivo", dove l'arte e il mestiere si tramandava.
Poi l'allievo, se voleva emergere, doveva aggiungervi un tocco, uno stile e una cifra proprii.
Ora poi con la mondializzazione pare che abbiamo viole e violini made in Taiwan :-).
Per quanto stimi la volontà e la precisione dei giapponesi, ma pensare alle famiglie cremonesi citate e sapere che ogni anno intere legioni di giapponesi sbrachino a Cremona a imparare a fare i liutai, mi fa pensare un po' a una certa Cavalleria rusticana vista in tv, dove compare Turiddu era un coreano, invece del siciliano dell'opera di Mascagni :-)
Niente di tutto questo, sono senese Marshall.
Il mio antenato non era uno di quelli che escono dalle scuole che sfornano allievi tutti uguali e fatti in serie con lo stampino. Non aveva certo bisogno di misurare o pesare gli elementi per comporre un violino. Lui il legno, o meglio i legni li tastava, li pizzicava e capiva come e quando doveva intagliare.
Lo stesso dicasi per le vernici, dove aveva inventato un bel colore ambrato.
Qualche refuso di cui chiedo venia: "sbarchino a Cremona" e non sbrachino.
Interessante il feeling per il legno che aveva tuo nonno, Antonio. "Lui i legni li tastava, li pizzicava...".
Tutto ciò mi fa pensare all'abilità di certe brave cuoche/cuochi che non hanno bisogno di pesare la pasta, e di misurare gli ingredienti delle salse che preparano.
E' tutta una questione di attitudine e di essere talmente avvezzi al mestiere, da farlo quasi ad occhi chiusi.
Approfitto della presenza di Antonio per chiedergli quale fosse il legno preferito per fabbricare i violini. Se è vero che è il pioppo. Quando lo appresi restai abbastanza sbigottito: un legno così tenero, di un albero così comune, così diffuso lungo i fossi del cremonese! Conosco il pioppo per essere la pianta che dà la maggior resa quanto a produzione di cellulosa per la fabricazione della carta, ma che poi fosse usato anche per fabbricare violini mi sembrò una notizia appunto bizzarra.
Coincidenza di eventi
Ad Uno Mattina di oggi, due virtuosi siciliani del violino e della viola hanno reinterpretato con i loro strumenti due famosi brani, uno classico, di Johann Sebastian Bach, e l'altro moderno di Michael Jackson.
I due brani faranno parte di uno spettacolo musicale che i due porteranno in giro per l'Italia. Guarda caso, e quasi per un'ironia della sorte, lo spettacolo si intitola le OTTO STAGIONI.
Per voce di uno dei due, lo spettacolo è stato intitolato così in chiave ironica, l'ironia della sorte per me è derivata dal fatto che proprio ieri sera avevo citato le QUATTRO STAGIONI.
Buona giornata.
p.s.
nel cercare chi fossero i due musicisti, mi sono imbattuto nel liutaio Fabio Piagentini. A qualcuno dice qualcosa?
Premetto che non faccio il liutaio di mestiere e che mi baso solo su generiche informazioni ricevute. In merito ai legni, lo ha giaà scritto Hesperia, l'abete rosso della Val di Fiemme e anche l'acero montano. In alcune zone del Trentino l'abete si alleva apposta. Il pioppo, il faggio e il salice sono considerati legni meno nobili.
Nello spessore (chiamato filetto) del violino, ci sono tre strati di altri legni come l'ebano e il ciliegio. E' tutto quel che so.
Antonio,
grazie per il chiarimento.
Il dubbio m'era nato perchè in una puntata di Bell'Italia - il programma di Rai3 sulle bellezze d'Italia, che andava in onda alle ore 13 del sabato - fecero un programma sui violini di Cremona, il cui legno usato ricordavo fosse il pioppo.
Nella parte finale di questo filmato fanno vedere il laboratorio del liutaio Piagentini, con lui all'opera.
Sereno Variabile a Lucca
Ho qualche cognizione di liuteria da un vecchio amico liutaio Scrollavezza,che oltre ad interessarsi agli archi era anche un assiduo frequentatore di cenacoli letterari e artistici,per questo ho anche apprezzato il post.
Non so ora,ma fino a pochi anni fa la scuola di Cremona era ancora ben operante.Credo ci fosse Accardo ad insegnare.Poi ho perso notizie.
Quanto ai violini,non posso dimenticare una passeggiata nel quartiere ebraico di Odessa,dove si sentiva il loro suono eccheggiare da varie finestre verso il tramonto.Un'impressione indimenticabile,a rimarcare la grande scuola di violinisti di questa città.
Indimenticabile come l'esecuzione di Heifetz del concerto di Brahms,inarrivabile ancora oggi,a mio avviso.
Johnny, quante frecce hai nel tuo arco! Ti intendi di gemme preziose, di liuteria, di poesia...
Bella la tua testimonianza di Odesssa.
Marshall, putroppo viaggio attualmente con un pc a chiavetta e non posso vedere il filmato del liutaio di Lucca. Lo visionerò appena a casa.
Strano!
Avevo lasciato un commento, il n.25, ma è apparso solo per qualche istante e poi è sparito, e ora non si vede più.
Marsh, il tuo commento è comparso nella mia posta di gmail, ma non nel modulo. Non so come mai. Ora comunque te lo copiaincollo:
"Josh,
io invece li ho aperti i due siti:Normaudio e Sonus Faber,
ed ho scoperto d'avere qualcosa delle loro produzioni".
Però non si vede il link dei due siti, perciò se vuoi puoi riscriverli.
Hesperia,
Ecco i link dei due siti che avevo aperto:
Normaudio
e
Sonus Faber,
e per me, che sono un cremonese di nascita, è con una punta d'orgoglio l'aver scoperto che a Cremona esistono anche due aziende dell'alta tecnologia di quel calibro. E che quindi Cremona non è solo le Tre T e qulle specialità dolciarie e culinarie che ho descritto nel post Bianca Maria Visconti.
E quindi, grazie Josh per avermele fatte conoscere. Tra l'altro credo d'avere in casa qualcuno dei loro componenti, ma non mi ero mai interessato circa la loro provenienza.
Josh,
e il commento sopra valga anche come scuse per non aver ancora risposto al tuo commento del mio post precedente, in cui si parla della prova scientifica dell'esistemza di Dio. Non ci sono stato più con la mente per rispondere ad un commento così profondo e documentato.
@Hesperia: quoto il tuo messaggio, e lo riporto perchè è in alto, in alto...è passato qualche giorno...
H: "Ora poi con la mondializzazione pare che abbiamo viole e violini made in Taiwan :-)."
Fidati, è vero, ci sono e mi hanno confermato....Ci sono scuole costruzione strumenti estere e specie in oriente, e vanno sia da una passione autentica...sia alla cianfrusaglia..:-(
Insomma si rischia di imbattersi nel violone mondialista
H: "Per quanto stimi la volontà e la precisione dei giapponesi, ma pensare alle famiglie cremonesi citate e sapere che ogni anno intere legioni di giapponesi sbrachino a Cremona a imparare a fare i liutai, mi fa pensare un po' a una certa Cavalleria rusticana vista in tv, dove compare Turiddu era un coreano, invece del siciliano dell'opera di Mascagni :-)"
aggiungo che finchè è Giappone ci sono grandi appassionati di musica lirica, anche di jazz, e di audio v. oltre a soprani, tenori di fama,
sono tra i maggiori costruttori non di cianfrusaglie, ma dei migliori apparecchi per riproduzione audio, i famosi e costissimi Accuphase.
Diversa è la Cina, la Corea con le sue produzioni....
Ma tentiamo di difendere il nostro secolare buono! stratificatosi in secoli di maestria.
@Marshall: è la terza volta che ti rispondo ma la piattaforma blog non mi prende il commento e non lo pubblica.
Ti telefono! facciamo prima:-))
riproverò ma non ho più tempo di litigare con blogspot...:-)
Josh,
non ti crucciare.
Che spariscano dei commenti, a me è ormai capitato varie volte.
Quello che mi ha fatto in... di più è avvenuto sotto Natale, proprio in quel post con l'indovinello, quando c'era da indovinare autore, titolo del quadro e nome del museo nel quale era conservato. L'avevo quasi scoperto in quel museo di Madrid e ne avevo linkato l'immagine. Ero riuscito a vedere commento e quadro, ma poi sparì tutto subito. Non ci ho più riprovato. Da allora, quando scrivo un commento lungo o complicato me lo salvo col copia incolla da altre parti, come è il caso di questo.
Ciao.
p.s.
a proposito del quadro sulla Natività, l'idea me l'aveva fornita Marcello.
@Marshall:
Norma (elettroniche hi end) è vicino Cremona, Sonus Faber no, ma quest'ultima l'avevo citata per la sua famosa linea di diffusori ispirati ai liutai.
cito un tuo passaggio "Tra l'altro credo d'avere in casa qualcuno dei loro componenti, ma non mi ero mai interessato circa la loro provenienza."
Sonus Faber è parecchio costosa, Norma non ha una distribuzione capillare: o si va da loro, o al Top Audio, o in pochi negozi hi end-mito, per es. Sergio Pozzi, ma non si tratta di ditte che si trovano presso la grande distribuzione, o nei negozi di elettrodomestici. Insomma per es. Norma bisogna cercarsela apposta, è di grande qualità artigianale comunque, spesso maggiore di marchi blasonati esteri e iperpubblicizzati.
Io anche me ne trovo in casa, Norma intendo, tra l'altro prossimamente aggiornerò qualche componente, ma insomma non si tratta di cose che si trovano in casa senza saperlo:-), serve poi una messa a punto del set up abbastanza professionale (cavi, pre-phono, alimentazione, finali mono...), e un esborso che ci si ricorda abbastanza bene, anche se hanno un rapporto qualità-prezzo vantaggioso rispetto a marchi di pari fascia.
Per quanto riguarda l'altro commento...nei discorsi tuoi e di Marcello sull'esistenza di Dio, vi ho rimandato alla fonte 'religiosa', poi si sa ognuno ha sue opinioni in questo che derivano da esperienze diverse e convinzioni, a parte i limiti al sapere dell'aldilà che non è permesso all'uomo infrangere. Se il divino fosse dimostrabile scientificamente, svanirebbe ogni significato della parola 'fede', che ha a che fare con cose che non si vedono e non si dimostrano: l'affidarsi' al divino diverrebbe mera operazione matematica di realtà note, perciò non avverrà mai.
@Hesperia: a proposito dei violini made in Taiwan è ricomparso il link:
http://www.lienviolins.com.tw/?gclid=COjm5vqVhqgCFUlkfAod9Tsatg
Grazie Josh per l’invito fattomi e da me accolto con vivo piacere e grazie ad Hesperia per l’instancabile opera che fa nel coltivare e gestire questo delizioso Giardino, ove si passeggia tra profumi, suoni e viste incantevoli.
Cammin facendo ho trovato in questa fiorente Giardino, l’ aiuola dedicata a questo post con molta competenza, approfondimento e giusta ammirazione al modo e al mondo del lavoro dei liutai che, con passione e amore creano quei meravigliosi strumenti musicali, senza dei quali non potremmo ascoltare musiche celestiali. Onore al merito all’opera svolta dei liutai certosini, che sono vanto della nostra nazione, la quale ha sempre meno gente valorosa e valori di cui vantarsi.
Grazie Cabiria per il sincero apprezzamento. Voler conservare arti e mestieri in via di estinzione sul web è un po' come incidere sulle cortecce degli alberi (un lavoro effimero e in fondo impossibile), ma insomma noi ci proviamo. Ed è vero che questi liutai certosini sono il vanto e la gloriosa tradizione della nostra nazione.
Questo post c’introduce in un’epoca in cui ogni lavoro artigianale veniva scelto con passione, vocazione ed eseguito come un vero e proprio rito religioso, dalle cui mani venivano fuori vere e proprie opere d’arte. Infatti, quel che vale ancora oggi per i liutai, forse in modo più eccelso, valeva anche per gli altri mestieri artigianali, come ad esempio gli ebanisti, i calzolai, (non ciabattini) che creavano a mano scarpe comode con materiale di primissima qualità, dalle forme confacenti alle esigenze dei clienti, i vetrai, i fabbri che creavano col ferro vere opere artistiche, i decoratori, i vasai, gli stagnini e in tanti altri mestieri ormai scomparsi del tutto, o quasi. Tutti forgiavano a mano, ciascuno nel proprio ambito, oggetti che erano vere opere artistiche. Proprio per questo in tempi antichi la loro classe sociale apparteneva a quella degli artisti.
Vero. Anche i mastri vetrai con le loro magnifiche vetrate con la legatura a piombo. Pensiamo solo alle vetrate delle cattedrali. Il nostro Paese è stata una vera e propria fucina di maestranze. Speriamo si riprenda a forgiare e a creare.
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