Una breve rassegna di poesie e immagini su Inverno e Neve,
anche se poi molti di noi ...ne hanno già avuto abbastanza ...
Fr. 338 Voigt
Zeus fa piovere dal cielo grande tempesta,
(Alceo)
Carmina I, 9
Vides ut alta stet niue candidum
Soracte, nec iam sustineant onus
siluae laborantes, geluque
flumina constiterint acuto?
Dissolue frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte diuis cetera, qui simul
strauere uentos aequore feruido
deproeliantis, nec cupressi
nec ueteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras fuge quaerere et
quem Fors dierum cumque dabit lucro
appone, nec dulcis amores
sperne puer neque tu choreas,
donec uirenti canities abest
morosa. Nunc et Campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intimo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.
(Orazio)
trad.:
Vedi come il Soratte si innalza candido per l'alta neve, e come ormai i boschi affaticati non sopportano il peso della neve, ed i fiumi si siano congelati per il gelo pungente? Scaccia il freddo ponendo con abbondanza legna sul focolare e con maggior generosità versa, Taliarco, vino di quattro anni dall'anfora sabina: lascia il resto agli dei che, appena hanno abbattuto i venti che combattono sul mare ribollente, nè i cipressi nè i frassini secolari si muovono più. Non ti chiedere cosa accadrà domani e segna a tuo guadagno tutti i giorni che ti darà la sorte e non disprezzare, ragazzo, i dolci amori e le danze, finchè è lontana da te che sei nel fiore l'acida vecchiaia. Ora si ricerchino all'ora stabilita il Campo Marzio, le piazze ed i leggeri sussurri sul far della notte, ora si ricerchino il riso gradito che dal riposto angolo svela la ragazza nascosta, ed il pegno strappato da un braccio o da un dito che non fa resistenza.
Neve
Neve che turbini in alto e avvolgi
le cose di un tacito manto.
Neve che cadi dall'alto e noi copri
coprici ancora, all'infinito: imbianca
la città con le case, con le chiese,
il porto con le navi,
le distese dei prati.....
(Umberto Saba)
(a fianco, Giuseppe De Nittis "Effetto di Neve";
sotto Gustave Courbet "La Volpe")
L'uccellino del freddo
Viene il freddo. Giri per dirlo
tu, sgricciolo, intorno le siepi;
e sentire fai nel tuo zirlo
lo strido di gelo che crepi.
Il tuo trillo sembra la brina
che sgrigiola, il vetro che incrina...
trr trr trr terit tirit...
Viene il verno. Nella tua voce
c'è il verno tutt'arido e tecco.
Tu somigli un guscio di noce,
che ruzzola con rumor secco.
T'ha insegnato il breve tuo trillo
con l'elitre tremule il grillo...
trr trr trr terit tirit...
Nel tuo verso suona scrio scrio,
con piccoli crepiti e stiocchi,
il segreto scricchiolettio
di quella catasta di ciocchi.
Uno scricchiolettio ti parve
d'udirvi cercando le larve...
trr trr trr terit tirit...
Tutto, intorno, screpola rotto.
Tu frulli ad un tetto, ad un vetro.
Così rompere odi lì sotto,
così screpolare lì dietro.
Oh! lì dentro vedi una vecchia
che fiacca la stipa e la grecchia...
trr trr trr terit tirit...
Vedi il lume, vedi la vampa.
Tu frulli dal vetro alla fratta.
Ecco un tizzo soffia, una stiampa
già croscia, una scorza già scatta.
Ecco nella grigia casetta
l'allegra fiammata scoppietta...
trr trr trr terit tirit...
Fuori, in terra, frusciano foglie
cadute. Nell'Alpe lontana
ce n'è un mucchio grande che accoglie
la verde tua palla di lana.
Nido verde tra foglie morte,
che fanno, ad un soffio più forte...
trr trr trr terit tirit...
(Giovanni Pascoli)
(Camille Pissarro, "Strada Innevata")
Antico inverno
Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
cercavano il miglio di uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole:
un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
(Salvatore Quasimodo)
(A sinistra, Sisley "Strada a Louveciennes")
Aggiungo una delle mie versioni preferite di "Ebben? N'Andrò Lontana" per la voce di una delle mie beniamine, Renata Tebaldi,
tratta dalla "Wally" di Alfredo Catalani (composizione 1889-1891), su libretto di Luigi Illica (fonte letteraria "Die Geier-Wally" di Wilhelmine Von Hillem).
Qui un'altra sua magistrale versione del 1969.
Ebben? N'andrò lontana..
Come va l'eco della pia campana,
Là fra la neve bianca...
Là fra le nubi d'ôr;
Laddove la speranza
È rimpianto, è dolor!
O della madre mia casa gioconda
La Wally ne andrà da te
Lontana assai
E forse a te più non farà ritorno,
Nè più la rivedrai...Mai più, mai più!
Ne andrò sola e lontana,
Come l'eco della pia campana,
Là fra la neve bianca
N'andrò,
N'andrò sola e lontana
E fra le nubi d'ôr!
Josh
23 commenti:
Belle le poesie, e bellissimi i dipinti di Pissarro e Sisley.
In particolare quella del Pascoli sullo scricciolo, che ha il dono di del sublime nel quotidiano.
Volendo ce ne sono molte altre poesie della neve (Rilke, Pasternak, Blok, Esenin, Achmatova). Ma questo pezzo di Russia che spiffera blizzard e burian in Italia, diciamolo pure, che un po' ci fa paura per via delle scorte di gas e di combustibile.
Lì a Bologna come siete messi? Vedo che la Romagna è molto colpita. In questi frangenti invidio davvero tanto i bambini che lo prendono per un bel gioco, senza preoccuparsi di tutto quel che c'è dietro. I bambini, i poeti e gli artisti, naturalmente. Ciao!
Dimenticavo il grande Bruegel il Vecchio. L'altra sera ho visto (o meglio, rivisto) Andreij Roubliov di Tarkovskij le cui scene ricordavano non poco i dipinti di Bruegel. Grandissimo film, di grande respiro spirituale!
Pissaro e Sisley sono sempre un'avventura per gli occhi.
Qualche anno fa infatti si tenne anche una mostra dal titolo “Gli Impressionisti (n.d.r. e dintorni) e la neve”...
indubbiamente le loro pennellatine si sposano benissimo alla raffigurazione della neve, già tutta frammentata di suo, con un effetto di “grana” nel dipinto, quasi tridimensionale.
C'è qualcosa qui:
http://www.artesuarte.it/articolo.php?id=176
Sulle poesie:
Pascoli è sempre stato uno dei miei poeti preferiti :-)
Si vedono in questi giorni gli uccelli affaticati sulla neve e senza cibo.
C'è una nota di realismo in questa sua poesia, ma come sempre ha più livelli di lettura.
Da notare il lessico curatissimo come sempre, la scelta del sermo humilis,
le onomatopee, il ritmo interno alle parole.
Un genio della parola, sostanza e forma.
La poesia nel post è dai "Canti di Castelvecchio", ma mantiene alcune caratteristiche delle "Myricae",cioè il programma riassunto dal verso della quarta egloga di Virgilio:
Arbusta iuvant humilesque myricae.
http://www.clio.unige.it/utopia2/Egloga_IV.htm
a proposito, splendido anche il latino del Pascoli.
Notare nella poesia di Pascoli, per dare l'idea del rumore del muoversi dell'animale, del fremere,
la preminenza del suono r,
la liquida rotata, unito a consonanti (frrr-trrr)
anche solo nel primo gruppo di versi:
freddo Giri per dirlo
sgricciolo intorno
sentire zirlo
strido crepi
trillo sembra brina
sgrigiola vetro incrina
trr trr trr terit tirit...
c'è poi tutta una drammaturgia del punto di vista dell'uccellino:
gira qui, va là, vede la vecchia, capitombola su e giù:
il racconto è svolto seguendo la dialettica dello sguardo dell'uccellino
cfr. verso la fine ...il "nido", verde qui, gli scriccioli lo costruiscono con muschio, foglie e rami
"Nell'Alpe lontana
ce n'è un mucchio grande che accoglie
la verde tua palla di lana.
Nido verde tra foglie morte,
che fanno, ad un soffio più forte..."
anche in questa poesia Pascoli inserisce il tema del nido, casa-rifugio sicuro
famiglia, calore (e la sua mancanza traumatica dello stesso, per le sue tragedie familiari)
e l'unheimlich solito suo: c'è morte comunque intorno...("nido verde tra foglie morte")
un'altra grande metafora.
Ho voluto inserire anche un po' di poesia classica greca e latina, offrendo la traduzione. Finora nel Giardino non l'avevamo fatto, allora perchè no? A me la poesia greca e latina è sempre piaciuta da impazzire, ed è la base vera di tutta quella successiva.
Il componimento di Alceo
è un po' il typos della scena invernale, raccontata mediante la giustapposzione di scene, un po' come un montaggio cinematografico. Genere di poesia conviviale, ma di convito aristocratico.
La poesia di Orazio che segue (detta comunemente “L'Ode del Soratte”) cita paro paro la poesia di Alceo ai vv.:
Vides ut alta stet niue candidum
Soracte, nec iam sustineant onus
siluae laborantes, geluque
flumina constiterint acuto?
Dissolue frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Come dici, ce ne sono molte altre poesie della neve...
Un po' di poesie sulla neve le abbiamo messe sia tu sia io negli inverni passati, e ho pensato di trattenerne qualcuna per i prossimi inverni:-))
Naturalmente la Russia e tutto l'Est ne sono pieni.
L'abbiam sentito bene il freddo siberiano.
Certo che anche la stretta sulle scorte di gas ....C'era una politica economica estera sensata per gli approvvigionamenti di gas & co: da Russia e Libia...
ma a quanto pare Putin è molto avversato dagli Usa e i suoi amici e alleati sono visti di malocchio da quella gallina starnazzante della Clinton e dagli USA. Gli USA temono di perdere il controllo sull'Italia (oggi sono stati rassicurati eh) , agli USA piace tenerci alla fame e al freddo quando possono;
e la Libia pure ci hanno detto che non andava bene il rapporto di scambi con Gheddafi, delle 2 meglio lasciarci senza gas: così hanno rimosso Gheddafi, non democratico, e abbiamo dovuto partecipare obtorto collo,
per mettere su là un regime di Al Qaeda fondamentalista islamico, ancora meno democratico, teocratico, che qualcosa ci darà pure, le briciole, ma il grosso delle risorse le dà alla Francia del nanoleone...
secondo gli Usa così la “democrasserie” è salva.
E se riescono ad espropriarci anche ENI e FINMECCANica, lo trovano ancora più demoKratico.
Del resto Monti piace a Obbbama.
E a Obama Monti piace anche di più, dopo che coi nostri soldi ha appianato il buco dei derivati dell'americana Morgan Stanley per ben 2450 miliardi.
per cui non la vedo bene per le forniture gas, ci restano i venti dell'est e le poesie russe.
Su come siamo messi a neve a Bologna:
è colpita come la Romagna, solo che rai 3 regionale (che manda i servizi locali a rai 1 e rai 2) parla sempre di Romagna e non molto di Bologna, ha sempre fatto così.
da 2 mercoledì fa a ora è sceso 1 metro di neve, oggi venerdì si e no se ne sono aggiunti 15 -20 cm.
Strade liberate in ritardo mostruoso, alcune vie dopo giorni e giorni.
I marciepdi sono ancora in buona parte inagibili, del resto il comune NON li pulisce.
Per Bologna dai un'occhiata al post su Svulazen:
http://svulazen.blogspot.com/2012/02/paga-privato-paga-due-volte-e-taci.html
Qui ce la siamo passata comunque male perchè non è stato pulito quasi nulla, e quel poco in ritardo, e come cittadini proprietari di case, abbiamo l'obbligo, pena 500 euro di multa a nevicata, di pulirci ciascuno davanti casa propria, ma anche la via comunale davanti alla proprietà.
Dev'essere il "merito" di cui va cianciando la nuova schiatta governativa.
E così se la neve è molta e da soli non ce la si fa, abbiamo pagato anche uno spazzaneve privato, dividendolo con altri condomini.
Questo accade grazie alle "liberalizzazioni": lo stato, in questo caso il comune non effettua più molti servizi, e se uno li vuole se li paga privatamente. Solo che anche se il Comune non eroga i servizi, non abbassa le tasse, tutt'altro, e multa pure.
In soldoni: Lo stesso tratto prospiciente la proprietà, anche se comunale, diventa tuo se devi spalare la neve,
ma d'estate col sole, se metti 2 sedie, è di nuovo del comune di Bologna e a quel punto ti possono ri-multare per occupazione del suolo pubblico. Roba da Duma del Soviet raccontata da Kafka.
Bruegel è stato un pittore straordinario,
che mescolava al realismo un'idea magica, con l'effetto di togliere come un velo sulle cose,
svealre qualcosa di inquietante che era lì nel quadro ma anche come se giacesse dall'altra parte della realtà rappresentata,
e non capivi bene dove fosse l'elemento perturbante.
So di studi Bruegel e il cinema, oltre al caso che citi.
Non a caso, immagini di Bruegel sono state usate anche da Dario Argento...
p.s.
A me piace molto anche la breve
"Antico Inverno" di Quasimodo.
per chi fosse interessato,
oltre alle 2 versioni di "Ebben n'andrò lontana" della Tebaldi nel post,
_segnalo le versioni anche della Dimitrova:
http://www.youtube.com/watch?v=g6ItS9ztL-w
_della Callas:
http://www.youtube.com/watch?v=kYUYbCksbjk
_della Caballet:
http://www.youtube.com/watch?v=hP7wfjSRs0s&feature=related
Mi viene in mente anche quest'altra di Pascoli:
Lenta la neve fiocca fiocca fiocca
sento una zana dondola pian piano
un bimbo piange, il picciol dito in bocca
canta una vecchia il mento sulla mano.
La vecchia canta intorno al tuo lettino
di rose e gigli è tutto un bel giardino,
Nel bel giardino il bimbo si addormenta,
La neve fiocca lenta lenta lenta.
però cito a memoria e non ricordo più il titolo.
La Tebaldi ha davvero una voce da usignolo e in certe opere la preferisco alla grande Callas. La Wally è un'opera che conosco poco ed è poco rappresentata; l'aria l'ascolterò a casa, perché ora sono fuori e viaggio a lentissima connnessione.
Sì, bella anche la poesia di Quasimodo.
Lisa la poesia che hai scritto si intitola "Orfano" e da bambina quando alla scuola elementare me la facevano leggere e imparare, so che mi faceva una tristezza infinita.
Ciao Lisa, grazie del commento:
come ti ha detto Hesperia, la poesia si chiama Orfano, anche se ha la forma di una delle ninne nanne del Pascoli.
2 note:
la zana è la culla; notare i parallelismi tra il bimbo e la vecchia:
bimbo piange/vecchia canta,
bimbo-dito in bocca/vecchia-mento sulla mano.
Con l'affetto anche d'inverno fioriscono rose e gigli.
Ma mancano i genitori del bimbo: quindi il bimbo non ha la madre o il padre/la vecchia non più la figlia o il figlio
così l'alone di fiaba che comunque il ritmo della poesia crea, e qualche nota (i fiori) magica, è un po' lo schermo incantato in aperto conflitto contro il trauma della perdita (sia della nonna sia del bambino).
Hesperia, a me la Tebaldi piaceva moltissimo:-)
delle 3 versioni che ho messo dopo, mi piace molto anche quella della Caballè (ovviamente dopo Tebaldi e Callas)
:-)
La Wally ha bei momenti, questo è uno di quelli...
NEVICATA
Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,
non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d’amor la canzon ilare e di gioventù.
Da la torre di piazza roche per l’aere le ore
gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.
Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.
Vi siete dimenticati Carducci. Versi che andrebbero letti con la pausa nell'emistichio e gli ictus su dattili e spondei barbari.
A proposito di Orazio e di Alceo, per l'estetica classica era un merito e non c'era niente di scandaloso nel riprendere e "scopiazzare"…. la mimesis, l'imitazione era alla base dell'arte. L'artista, come il demiurgo platonico, guardava il bello storicamente realizzato e lo imitava. Poi è venuto il romanticismo e ha favorito una proliferazione di "geni" alcuni buoni, molti atteggiati e squinternati; non bisognava più imitare, ma rompere. E piano piano così rientrava il dionisiaco nell'estetica e nella vita e si diffondeva nell'arte, nel costume e nelle mode. Il rock è una delle manifestazioni più eloquenti del dionisiaco, in versione non aristocratica, ma democratica. Niente armonia, misura, equilibrio, ma dissonanza totale, contrasti a dismisura, esaltazione del corporeo, movimenti scomposti e esagerati… l'estasi ricercata non nell'apollinea bellezza, ma con sbrigativi mezzi inebrianti, alcol e droga. Povero Carducci, chi l'avrebbe mai pensato? Ma la vita va....
La prima strofa alcaica dell'ode a Taliarco di Orazio mi ha colpito sempre e molto per il significante fonico sotteso al normale significato… per esempio l'immobilità e il fermarsi della vita e del movimento sotto il peso del gelo e della neve viene garantito in maniera subliminale. Certo Orazio non l'ha fatto in modo cosciente… viene garantito dal verbo stare.. anzi dalla sua componente etimologica primordiale "st" … Il Soratte "stet" sta immobile sotto l'alta neve.. il Soratte si piglia l'aggettivo della neve e diventa candidum e la neve per osmosi assume l'aggettivo del Soratte e diventa alta. E ancora... gli alberi con fatica su-st ineant il peso…. e i fiumi const iterint dal gelo. Tutti verbi imparentati direttamente o indirettamente col verbo stare, stare fermo stare immobile, immagine del fermarsi della vita….. Ma ad animare il tutto ci pensa la seconda strofa… metti legna accendi il fuoco accendi i riscaldamenti, fatti una bella bevuta e non ci pensare, lascia agli dei le altre cose. Un contenuto dionisiaco, imbrigliato però in un forma sopraffina, equilibrata e misurata da una visione classica dell'arte e della vita… Orazio si ubriacava con stile!
grazie Sympatros dei commenti, appropriati e precisi.
Non ho dimenticato Carducci, ma non volevo appesantire il post, ho messo solo qualcosa delle poesie che avevo in mente.
interessante la tua disamina tra apolinneo e dionisiaco, Carducci e rock-rima barbara:-))
P.S:
Magistrale e acuta la tua analisi di Orazio:-)
mi fa piacere che l'abbia scritta, ti sei superato stavolta, hai messo in evidenza i dettagli più entusiasmanti della poesia, struttura, scelte lessicali comprese.
Oh, ho preso i complimenti di Josh…. mi sento bene!
MA scendiamo dall'empireo classico
http://www.youtube.com/watch?v=5yO9_kRn7BY
E i russi non sono né classici e né romantici… sono mistici… eccovi una poesia di Ivanov
Van le slitte. La neve è come un lume;
nuvole vanno come bianche renne
nel paradiso tremulo di penne
e dorme la boscaglia come un nume.
Rintoccan le campane d'oltrefiume,
i campi un sonno dormono perenne.
Destino inevitabile e solenne:
nessun giaciglio m'offre le sue piume.
Ma nel vetro fumoso d'una lente
Io vedo in un ricovero clemente
La famiglia in un lume d'idromele.
E un desiderio l'anima mi strugge:
cerco il fuoco e non vedo che le vele
d'una slitta tra gli alberi che fugge.
Trad. Poggioli
ottime selezioni Sympatros.
I russi come dici sono mistici prima di tutto: lo si vede spesso nel loro cinema, anche, come nella letteratura o nella musica.
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