mercoledì 9 gennaio 2013

Impressioni di Gennaio


Più volte, in principio d'anno, dall'apertura del blog abbiamo dedicato qualche post intenso al tema.
In breve, anche se di altro argomento, ma di emotività simile, si può fare un passaggio qui , o diversamente qui
o qui
(sopra, Achille Tominetti, "Sole d'Inverno")

Gennaio ispira sempre.
Le feste cattoliche sono appena trascorse, e con esse abbiamo rivissuto ricordi personali e ci siamo ricollegati a miti di cui anche noi in qualche modo siamo parte. Il freddo, ora più ora meno, ci porta ad una forma di concentrazione, un po' la stessa che vive la Natura,
mentre i simboli ci ricordano prima la "secchezza" del Capricorno, ma presto anche i voli pindarici e gli slanci in avanti dell'Acquario.

Il nome "Gennaio" deriva da quello del dio latino-romano Giano (Ianuarius), preposto alle porte, ai ponti, e ad ogni forma di mutamento simbolico e attraversamento: in questo, Gennaio/Ianuarius era un po' la chiave di volta, aprendo le porte al nuovo anno.
Qui altre notazioni, per altri paesi e culture.


(Achille Tominetti, "Neve")

Nonostante la situazione che oggettivamente vediamo,
ancora rimane il desiderio di cambiamento, di novità, in tutti (anche lo stesso post sulla Fenice di Hesperia, in fondo, è una dichiarazione di rinnovamento vitale incoercibile), perchè Gennaio rappresenta sempre un inizio.
Un po' ...un lunedì, una nuova fase, con uno dei cieli (astronomicamente parlando) più belli dell'anno sullo sfondo: le giornate sono già più lunghe e luminose,
proprio quando sembrava che il buio, la notte, le pesanti simbologie autunnali e mortuarie avessero coperto tutto, la magia della Natura inverte l'abisso, e di nuovo la luce, come giusto, riprende il suo posto.
Quando ancora la nostra "civiltà" si lasciava ammaestrare e leggeva ogni cosa in chiave mitica, la simbologia di Gennaio era insieme una speranza e un insegnamento: quanto più nera e profonda poteva essere la notte, la vita greve e pesante, presto la luce avrebbe vinto ancora,
che rimane l'augurio più vero che mi sento di fare a chiunque scriva o passi di qui (qualunque valore sensato voglia dare alla parola "luce": sacro, magico, mitico, teologico).

Non si può allora non estrapolare dal nostro passato qualche poesia, arte della concentrazione per antonomasia:



Gennaio
Nevica: l'aria brulica di bianco;
la terra è bianca, neve sopra neve;
gemono gli olmi a un lungo mugghio stanco,
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera;
passano bimbi; un balbettio di pianto;
passa una madre; passa una preghiera!

(Giovanni Pascoli)




DI GENNAIO, DI NOTTE

Di gennaio, di notte
quando lungo le sue vene lo spazio
trepida per un vento inesauribile, ravviva
negli alberi speranze ancora vane
e li sveglia a una vita ancora incerta,
troppo remota oltre le cime
ed oltre le radici;
nei giorni incerti ai crocevia del tempo
nelle ore dopo la passione quando
anche il dolore ha fine
e l'anima si tiene appena
che non frani nel suo vuoto
e si chiede stupita più che ansiosa
s'è quella l'agonia ch'è in ogni inizio
o il termine, il termine di tutto,
e accade che qualcuno
per certezza, per afferrarsi a un segno
mormori il suo tra il nome dei suoi cari
ed è strano come murare lapidi
su case per memoria d'un passaggio,
d'una sosta nel transitare eterno,
viso di molto amata un tempo
che tra pagina e pagina del libro
sfogliato senza termine degli anni
hai la pace che dà l'essere fiochi
e spenti sotto la crudele patina
qualcuno soffia nelle tue fattezze,
t'eccita, ti richiama al mio tormento
quale fosti d'età in età, puerile,
puerile sotto nuvole di marzo,
giovinetta sgusciata da anni informi
tra infanzia e pubertà, donna nel vento.
Frattanto siamo divenuti grigi.
Esco, guardo addossato ai muri alti
la mia patria ventosa e montuosa,
prendo fiato, poi seguo la
via crucis.

(Mario Luzi, da Quaderno gotico, 1947)



I mesi dell'anno
(A. Silvio Novaro)
Gennaio mette ai monti la parrucca
Febbraio grandi e piccoli imbacucca;
Marzo libera il sol di prigionia,
April  di bei colori  gli orna la via;
Maggio vive fra musiche di uccelli,
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli;
Luglio falcia le messi al solleone,
Agosto, afoso, ansando le ripone;
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Ottobre di vendemmia empie le tina;
Novembre ammucchia aride foglie in terra;
Dicembre ammazza l'anno e lo sotterra.



(Arcimboldo, "Inverno")


GENNAIO

Fiochi albori rasentano la strada,
rigido è il biancospino ai tetti ameni
delle ville deserte, un'eco solo
della lor vita rompono i latrati
la pace della notte: ecco, una lampada,
che nessuno ha sospeso, arde, scintilla
a un ignoto balcone.
E dai palazzi strascica nel lume
di luna una lontana
brigata, un soffio di scirocco porta
rumore di fontane
da una valle scoscesa tra gli ulivi.
Frammenti di bei giorni illuminati
e di prati portati via dal vento
risorgono indecisi. Sarà giorno...
Altre luci più rosa già al crepuscolo
son prossime, a me care
anime nel fruscio
degli alberi sorridono in segreto.





54 commenti:

Hesperia ha detto...

Oltre che i links che hai messo c'è anche questo mio vecchio del 28 dicembre 2008 dal titolo "Poesie di un giardino d'inverno: Alexandr Bloch"

http://esperidi.blogspot.it/2008/12/poesie-di-un-giardino-dinverno.html

Bellissime poesie, suggestivi dipinti. Mi è tanto cara e tenera la filastrocca di Angelo Silvio Novaro che conoscevo fin da piccola.
Sempre godibili Pascoli e Luzi.

Hesperia ha detto...

Non conoscevo quella di Parronchi che trovo molto bella.

Gennaio lo preferisco a Dicembre per via della luce e io sono solstiziale. Tuttavia mi sembra di essere ancora nel bel mezzo del faticoso sentiero in mezzo alla neve, come la donna di Segantini con la slitta e la legna, anche se di neve non ce n'è.

Josh ha detto...

ah sì, me lo ricordo il tuo post su
Alexandr Bloch, ma sul momento non mi era venuto in mente....suggestivo

per i dipinti: se Arcimboldo ci andava in automatico,
Tominetti l'ho scelto stavolta, perchè così poco noto....

ecco un suo breve profilo

http://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Tominetti

Josh ha detto...

Parronchi è un altro intellettuale/poeta semidimenticato, per quanto vicino a noi.

un profilo

http://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Parronchi

in fondo la sua poedia è la migliore del mucchio, stavolta

molto bella la parte finale del componimento

"Frammenti di bei giorni illuminati
e di prati portati via dal vento
risorgono indecisi. Sarà giorno...
Altre luci più rosa già al crepuscolo
son prossime, a me care
anime nel fruscio
degli alberi sorridono in segreto."

Josh ha detto...

@Hesperia
"Gennaio lo preferisco a Dicembre per via della luce e io sono solstiziale. Tuttavia mi sembra di essere ancora nel bel mezzo del faticoso sentiero in mezzo alla neve, come la donna di Segantini con la slitta e la legna, anche se di neve non ce n'è."

Gennaio e Dicembre a me piacciono entrambi; ma come stato d'animo la pesantezza capricorno per me si fa ancora sentire:-)
aggiungici saturno in scorpione e la cronaca...mbeh....

Ma spero che qualcosa all'orizzonte si muova...forse più che altro nella vita spirituale, nell'interiorità, mentre il mondo esterno continua nella sua follia

qui ci sareebbe bisogno di cambiamenti radicali, mica solo di ...Ianuarius

Josh ha detto...

sulle poesie:

la prima di Pascoli è quasi scontata, non una delle sue vette.

quella di Novaro è al confine con la filastrocca, con la figurazione infantile.

quella di Luzi è senz'altro drammatica, come spesso le sue.

Molto riusciti i versi

"...quando lungo le sue vene lo spazio
trepida per un vento inesauribile, ravviva
negli alberi speranze ancora vane
e li sveglia a una vita ancora incerta,
troppo remota oltre le cime
ed oltre le radici; nei giorni incerti ai crocevia del tempo..."

Luzi qui sviluppa quell' "attraversamento" della porta/Ianua di Ianuarius/Gennaio
(crocevia del tempo....inizio o termine...)

"...s'è quella l'agonia ch'è in ogni inizio
o il termine, il termine di tutto, e accade che qualcuno
per certezza, per afferrarsi a un segno..."

fino alla sua drammaturgia del tempo:

"...ed è strano come murare lapidi
su case per memoria d'un passaggio,
d'una sosta nel transitare eterno..."

Più positiva senz'altro quella di Parronchi.

Hesperia ha detto...

MOlto bello il dipinto di Tominetti e l'Arcimboldo è il padre antesignano dei surrealisti.

Sì certo, Pascoli ha fatto di meglio.

A me da piccola piaceva "Orfano" (Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca/senti una zana dondola pian piano/ un bimbo piange il picciol dito in bocca/ canta una vecchia il mento sulla mano/

La vecchia canta intorno al tuo lettino/ di rose e gigli è tutto un bel giardino/ nel bel giardino il bimbo si addormenta/ la neve fiocca lenta, lenta, lenta...

Sa un po' di filastrocca, ma è un po' triste.

Che altro aggiungere di Luzi? Che quell'anno in cui si faceva il suo nome per un meritato Nobel per la poesia, è toccato al guittone Dario Fo. Ormai Nobel e Oscar sono premi da marketing. Lo sai Josh che ho visitato Semproniano, il villaggio toscano della madre di Luzi a cui lui era molto affezionato?

Josh ha detto...

L'Arcimboldo antesignano dei surrealisti è una bellissima chiave di lettura.

Ha per me poi anche un livello di lettura "magico": queste cose inanimate, opportunamente messe assieme, che poi prendono vita e raffigurano altro.

Quasi alchemico in senso lato, da questo punto di vista.

Lì con quei rametti secchi rende bene l'idea del capricorno :-))

Josh ha detto...

Pascoli è uno dei miei poeti preferiti...ma passando il tempo e gli anni di lettura, inizio a vedere altre cose che normalmente negli studi letterari si sorvolano.

E' sempre triste.

Ottimo linguista, grande poeta, cfr. i temi del fanciullino e del nido....
però io che ero stato scettico a volte su certe applicazioni della psicanalisi sui testi letterari, e talvolta per la psicologia dell'arte,
devo ammettere, rispetto alle griglie interpretative di queste discipline, che quella di Pascoli per quanto alta è una poesia fondamentalmente ossessiva.

Raffigura continuamente la perdita, la distruzione spietata della famiglia, il lutto, l'esser privati di qualcuno, l'esser "orbati", riallestendo di continuo lo scenario appunto della perdita.
A volte la sua è una scrittura che va intesa come riparazione impossibile.

alla lunga, come lettori....può stancare. Dipende in che stato d'animo siamo. Finchè ci si riconosce, si attraversa uno stato d'animo simile può esser catartico, ma il suo continuo ricreare la scenda del trauma può essere molto pesante.

Josh ha detto...

Ancora su Pascoli, nella tua "Orfano"
già dal titolo è evidente lo scenario da perdita del nucleo familiare....e la costante poetica dell'esclusione dalla pienezza della vita.

-il bimbo piange/canta una vecchia

(manca l'età di mezzo perchè il bimbo è senza genitori) c.v.d sui caratteri ossessivi e l'esclusione sempiterna dalla pienezza...quando poi se ne sono lette, ancorchè amate, centinaia sue, alla lunga uff...

io voglio credere che dai traumi, dai lutti, anche irreparabili,
anche se le cicatrici restano,
si possa uscire,
perchè credo nel potere del cambiamento, nella guarigione, nella rigenerazione e nell'amore.

La nostra anima ha questo potere.

:-)

Nessie ha detto...

Infatti per ricordare quella poesia, ricordo che da bambina mi piaceva la musicalità del verso, l'uso della rima, le immagini di "rose e gigli", ma poi mi faceva una gran tristezza. Così chiedevo in giro: "Perché non c'è la sua mamma con lui? " , "Perché c'è una nonna?".
Beh, ma poi la stessa tematica della perdita del nucleo familiare c'è in X agosto, e pure ne "La cavalla storna". E perfino nella natura con quel povero uccellino solitario che è "L'assiuolo" e quel chiù, così desolato che si perde nella natura.

Josh ha detto...

aggiungo che il "chiù" è anche in assonanza con "più",
quindi un mai più, un nevermore....
un perenne rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere e invece non è stato, o non è...più. C'è della malattia in questo riallestimento perenne della perdita....

la conosco a fondo quella sensazione, ne fa poesia,
ma non fa bene a chi legge alla lunga.

Grazie delle belle osservazioni,
Poi ripasso a dire di Luzi:-)
Ho aggiunto nel post il link al tuo Bloch

Hesperia ha detto...

"Io voglio credere che dai traumi, dai lutti, anche irreparabili,
anche se le cicatrici restano,
si possa uscire,
perchè credo nel potere del cambiamento, nella guarigione, nella rigenerazione e nell'amore.

La nostra anima ha questo potere"

Anch'io la penso così. E alla lunga non so perché ma Pascoli mi rifiutavo di leggerlo. Penso anche a L'Aquilone. Nasce ariosa e sembra quasi di sentire il profumo dell'erba fresca e delle viole. Poi però alla fine, c'è una madre che pettina adagio il bimbo morto "per non fargli male".

Un po' questo tema c'è anche nel Carducci (Pianto antico, Funere Mersit acerbo), ma in lui c'è la rabbia, la ribellione e pure uno spirito pugnace e battagliero.

johnny doe ha detto...

Fior di neve

Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.

(Umberto Saba)

Sympatros ha detto...

Le due tristezze…. l'eterno gennaio delle anime tristi.


Direi che c'è una tristezza di tipo pascoliano…. una tristezza legata col piacere, con una forma di sensualità compiaciuta, autolesionisitca ed edonistica nello stesso tempo. Una tristezza che non va sfuggita, né superata.. il trauma va accarezzato e trasformato in mito e in culto.. non si puo', non si vuole uscire dal trauma… il trauma deve essere la vita, il tempo deve fermarsi con esso e in esso. Il nido protegge e difende. Il nido è calore di sensazioni o ricordo di esse. L'approccio alla tristezza non è di tipo intellettuale, ma sensitivo…. Pascoli è poeta di sensazioni, di microsensazioni, le sensazioni del fanciullino. E' decadente come l'altro contemporaneo dilettante di sensazioni, il D'Annunzio.. uno vitalista, l'altro intimista..
Differente è la tristezza di Leopardi. Non ha obbiettivi edonistici, diventa riflessiva, intellettuale, filosofica…. è un gennaio razionale gelido, immagine del senso della vita… "non ha la vita un frutto inutile miseria". Montale almeno anche a gennaio vede il giallo dei limoni, splendenti di luce bellissima nel freddo della vita.

La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta
il tedio dell’inverno sulle case,
la luce si fa avara – amara l’anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.

GL ha detto...

@Josh,

ti saluto e ti ricambio l’augurio che ci hai fatto. In più una frase pertinente con il tuo post e che mi piace molto. E’ una frase in bianco e nero, una grafica:

“Come sarebbe monotona la neve se Dio non avesse creato i corvi!” - Jules Renard, Diario.

Josh ha detto...

Johnny...beh Saba ha pagine proprio notevoli.

Sympatros, sempre pertinente...
Pascoli m'è sempre piaciuto ma ultimamente mi infastidisce alla lettura.

Dici "non si vuole uscire dal trauma"...è esattamente così, nel suo caso.
Penso di avere superato quella fase e il suo riportarmi indietro, a quando m'immedesimavo con molte sue pagine, oggi mi disturba.

Molto reale l'aspetto delle microsensazioni, centellinate da lui come tutti gli ossessivi...

Josh ha detto...

GL ricambio...che gentile.
Bella la frase. Per i corvi ...però adesso per un po' speriamo bastino così (mi riferisco alla vita reale, con tutti i suoi contrasti nell'atmosfera d'oggi là fuori). Voglia di Bianco e positivo.

Mi fa piacere che hai colto nella simbologia sfiorata dal post una valenza più importante

Josh ha detto...

@Hesperia

"Che altro aggiungere di Luzi? Che quell'anno in cui si faceva il suo nome per un meritato Nobel per la poesia, è toccato al guittone Dario Fo. Ormai Nobel e Oscar sono premi da marketing."

Mario Luzi è stato una personalità complessa da scoprire. Una cura infinitesimale nella scelta delle parole, e una coscienza attenta.

I premi (come altre oscure e immotivate dinamiche del mondo della cosiddetta 'cultura')sono ormai un mistero buffo, se non tragico.

ah beh ma di premi ne abbiamo visti tanti del tutto immotivati di recente.
Nobel per la Pace a Obama. bah.
S'è visto in Libia (e mica solo lì).

Sugli Oscar recenti stenderei un velo.

ma anche su altri premi, negli ultimi mesi una miriade a Monti, Draghi, Napolitano, Trichet, Juncker, roba da toccarsi là sotto con motivazione antisfiga guarda...


Josh ha detto...

@Hesperia

"Lo sai che ho visitato Semproniano, il villaggio toscano della madre di Luzi a cui lui era molto affezionato?"

non lo sapevo mica. Anche se conosco parecchi paesi toscani, lì vicino Grosseto non sono molto pratico.

Ma di solito sono luoghi suggestivi in sè, la Toscana è talmente bella....
al di là del fatto che i poeti rivivono in maniera visionaria i luoghi, e spesso il ripassare sempre dalla propria origine fa scaturire la poesia più autentica.

Poesia originaria versus poesia degli sradicati senza tetto nè legge nè patria, di oggi....
la poesia di domani sarà ...poesia espropriata di sè.
O ci siamo già?

Sympatros ha detto...

Però l'equilibrio ci vuole…. dopo avere impietosamente svelato, l'aspetto morboso della tristezza pascoliana e messone in evidenza la libido nascosta… non bisogna infierire e demitizzare del tutto un poeta che è stato un mito gettonato gettonassimo nella scuola primaria italiana per tutta la metà del secolo scorso. Di Pascoli si potrebbe dire che è un poeta dicti studiosus, un poeta filologo raffinatissimo… la semplicità delle sue poesie è apparente, capace di piegare le parole e i suoni, che assumono nella loro apparente semplicità una carica allusiva densa, misteriosa e complessa. Tutto diventa allusione e simbolo di un mondo oscuro fatto di sensazioni e turbamenti. Conoscitore delle lingue classiche come pochi, di molto superiore in questo del suo maestro Carducci.

Josh ha detto...

Sympatros non lo volevasi smitizzare...era più riguardo a un suo contenuto ricorrente che avevo da dire, ora che provavamo ad essere meno depressi e trasmutare in nero in bianco:-)

In vari post è uscito Pascoli, e gli abbiamo reso merito.
Magnifico anche il suo latino.
Certo che era un dottissimo filologo e mago della parola e del suono.

GL ha detto...

@Josh,

a parte la norma di associare il bianco con il bene e il nero con il male (sempre relativo, in Cina il bianco è segno di lutto), personalmente il nero mi da un senso di tranquillità, conforto e speranza. Sempre tenendo conto (credo che tu sai bene come conoscitore della pittura) che effetto vero di un colore dipende dal rapporto con altri colori e la forma del oggetto colorato. Ultima volta che ho visto due corvi in una palude sbiancata di neve (anni e anni fa) mi è sembrato una apparizione miracolosa, altro che "Quoth the raven, "Nevermore".

johnny doe ha detto...

Purtroppo ho il dubbioo che non sia tantto la semplicità che per certi versi penalizza Pascoli,ma il linguaggio,diventato in molti casi una filastrocca non voluta a distanza di tempo.
Lui poco c'entra,quello era l'italiano,il linguaggio poetico a disposizione,nonostante Pascoli abbia fatto di tutto per rinnovarlo.
E' un discorso che già facemmo a proposito dell'estenuato petrarchismo che ha caratterizzato il linguaggio poetico italiano fino alle soglie del novecento.Avesse vinto Dante,sarebbe andata diversamente.

Josh ha detto...

GL....

ma sì, lo so che in Oriente le valenze sono scambiate. Anche in India il bianco è il colore del lutto.

Ora però non confondiamo le acque: nel post sopra ho parlato di luce, di tenebra, di abisso, e nuova luce.....è chiaro che c'era una simbologia spirituale di rinascita,
e non di bianco e nero.

Mi sono vestito completamente di nero per anni e anni, fin dai primi anni 80 e a volte lo faccio ancora. Se lo lego a qualcosa anche di oscuro ...siamo nel 2013...penso di poterlo ormai fare:-))


sui Corvi...al di là di Edgar Allan Poe, e del cinema, i corvi oggettivamente sono bruttini e sgraziati, con una voce irritante. Ma tutta la famiglia dei corvidi (gazze comprese) è particolarmente violenta, mangiano anche i propri simili, sono carnivori e questo me li differenzia molto da altri volatili più aggraziati e simpatici.

ma se sei attratto dal bianco e nero, guarda mo' qui:-))

http://www.ideazampa.com/wp-content/uploads/dalmata.jpg

Josh ha detto...

caro Johnny...mi consenta....

Pascoli di semplicità non ha nulla, anche quando si immedesima nel fanciullino, perchè lo fa comunque da adulto consapevole e ipercolto.

Bisogna capire come si vuole intendere il termine, ma non lo trovo semplice. Una eventuale ricerca sulle sue fonti, o sui codici attraversati (dai greci ai contemporanei), l'uso anche solo della memoria acustica nel verso, forse farebbe intendere le miriadi di complicazioni dei suoi testi.

La ricerca lessicale, fonica, onomatopeica (ma anhe metrica) è tutto fuorchè semplice in Pascoli. Il suo procedere poi per accumuli di segnali, echi, atmosfere traumatiche suggerite è da stratega della parola, non da semplice.

In questo è un artista assoluto del linguaggio, anche del linguaggio del tutto improbabile (i termini presi dalla botanica, fatti usire dal loro ambito e riutilizzati, dal sublime d'en bas, dalle...tamerici).

Hesperia ha detto...

E' così, Josh, in Pascoli la semplicità apparente non è mai reale. Poi come ricordava Sympatros è stato un latinista, un grecista e un dotto filologo. Se passi da Castelvecchio-Pascoli a visitare la sua splendida magione-museo nella Garfagnana, colpisce anche la pignoleria dei tre tavoli della stanza-studio su cui lavorava: uno per l'Italiano, uno per il greco e un altro per il latino, con ancora tutti i bligliettini e i taccuini degli appunti.

Di detta casa ne parlai in questo post sui Luoghi del Genio, se ben ricordi:

http://esperidi.blogspot.it/2012/05/i-luoghi-del-genio.html

a proposito del quale, aggiungo che Semproniano (un borgo bellissimo, ma come dici, la Toscana è tutta bella) Luzi scrisse la poesia "Le allegre comari di Semproniano" dedicata a quella mania tutta italica delle donne di vivere all'aria aperta su muretti, panchine e corti mentre sferuzzavano o facevano l'uncinetto.

GL ha detto...

@Josh
In Oriente le valenze sono scambiate non per caso (non è un incidente) e neanche per controoccidente. Si sa che il simbolo è ambivalente, per esempio Lucifero era "portatore di luce". Anche per il corvo è cosi.

Le cose create sono tutte belle senza nessun eccezione (sono proprio belle, non al di là del bello e del brutto). Siamo noi che gli umanizziamo buttando le nostre magagne inconsce. A me i corvi mi sembrano bellissimi, perfino le iene (non quelle televisive), soltanto per i serpenti ho pregiudizi. Ho paura di loro, ma conosco persone che gli sembrano belli, e non hanno paura.

I miei commenti non mettono in dubbio neanche una virgola del tuo post.

Josh ha detto...

Hesperia..una curiosità

Oggi il paese di Luzi si chiama Semproniano come dici, ma prima degli anni 60 era Samprugnano

la poesia dev'essere "Le meste comari di Samprugnano"

insomma le comari erano meste a Samprugnano, ma allegre a Windsor

questa:

"Le meste comari di Samprugnano"

Si cercano negli occhi
la ragione oscura di trovarsi qui
fiori tratti all'autunno, la forza della natura
nel tepore che fa rosa i volti,
pe' diti spolti
guardano le età trascorse, il solco
d'antichi lavori e di semente senza frutto
per l'aie e i campi sereni
dove un giorno tenendosi per mano
correvano odorando ne' fieni.

Tutto già è così strano
lontano come se fluisse al di là
della vita, in un'altra infinita
dolcezza d'esistere, più vicine
al sole. Perde
calore in cielo l'aereo tremore,
a intervalli cadono le messi ne' campi gialli,
esse salendo a Dio
saranno nelle sue mani come un fiore
in quelle d'una giovinetta che le ha belle.
(tratta da "la Barca" del 35)

Josh ha detto...

Sì mi ricordo il tuo post esperide sui luoghi, solo che
era davvero un periodaccio e così non ho commentato un granchè.

Alla fine l'ho poi visitata Castelvecchio-Pascoli: bella la casa museo e ricordo i tre tavoli per le 3 lingue (in realtà la scelta per me proveniva da un ottimo senso pratico)


Hesperia ha detto...

Sì, le comari erano "meste". E quelle di Windsor, allegre. E io ho fatto un collage, sbagliando.
Comunque la poesia di Luzi è quella, ma non mi pare poi così mesta :-)

Josh ha detto...

ah ah :-)
a Windsor NON si sta meglio che a Samprugnano!

viva la roba di casa nostra...autarchia!

si scherza ovviamente

molto bella anche quella poesia di Luzi, sì.

le donne all'aperto.
era una bella dimensione quella dei paesi in cui si stava sempre all'aperto, quando nelle borgate la porta di casa a piano terra che dava in cucina
poteva stare un po' aperta e un po' chiusa davanti all'aia,
e si passava nella bella stagione tanto tempo fuori.

La cronaca di oggi sconsiglia di tenere la porta di casa aperta anche nei paesetti,
sconsiglia abitazioni a pian terreno,
visti i furti con pestaggi ad anziani che vivevano in case di campagna in queste settimane, morti di botte per 30 euro circa.

Josh ha detto...

@GL

non vorrei ora andare a parare in temi lontani dal post....come succede spesso quando ci mettiamo a parlare tu ed io

però prendo questa tua frase

"Si sa che il simbolo è ambivalente, per esempio Lucifero era "portatore di luce"

il simbolo è ambivalente ma bisogna fare opera di disambiguazione

dipende che "luce"...era anche l'ingannatore, e l'angelo di tenebra che si traveste da principe di luce. Un falso, in pratica.

E nei detti Lucifero si voleva rappresentare come 'stella del mattino' in una sorta di linguaggio binario orwelliano che gioca a tramutare le cose nel proprio contrario.

Lucifero non era certo il Cristo_Stella del mattino (come detto In Apocalisse 22:16 Gesù si definisce la “lucente stella del mattino”) o S. Pietro sulla seconda nascita spirituale di ognuno di noi:
quella in cui Cristo, [2 Pt 1: 19], "nasce come stella del mattino nei nostri cuori"

c'è luce e luce...

GL ha detto...

Josh, senza voler andare ancor più lontano ho anche io un "però":

Però Lucifero si chiamava cosi prima della caduta, poi cambio il nome.

Ti saluto con una poesia eretica gioachimita:

La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
Sospirammo
ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
era tempo...
E la neve venne,
venne verso sera.
Essa
giù dall'alto dei cieli
volava
a seconda del vento.
e nel volo
oscillava.
A falde sottili come lamine.
fragili,
era confusa di sé stessa.
La prendevamo delicatamente nelle mani
e stupivamo:
dunque, era quella la neve?
Ma la neve ci rassicurava:
Verrà, io lo so,
verrà la neve vera.
Non vi turbate
mi scioglierò,
non inquietatevi
subito... .
Dopo sette giorni
venne la neve nuova.
Non venne
precipitò.
Cadeva cosi fitta, da non potere
tenere aperti gli occhi.
a tutta forza
vorticava in cerchio, mugliando.
Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perché tutti dicessero concordi:
si, è lei, la neve
vera. Che non dura un sol giorno,
o due.
Ma disperò di sé, non resistette
e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani
si scioglieva
sotto
i piedi...
E noi inquieti, ansiosi
sempre più spesso
scrutavamo l'orizzonte: quando
quella vera verrà?
Perché era tempo,
era tempo...
E un mattino,
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso aperta la porta,
meravigliati, la calpestammo.
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
fittissimamente di sé sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva
nel baccano dell'alba
fra il rombo delle macchine e lo sbuffare
dei cavalli
e sotto i piedi non si scioglieva.
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L'aspettavamo.
Era venuta.

(Evgenij Evtušenko)



johnny doe ha detto...

Consenta anche a me cavalier Josh....la semplicità (apparente,certo),non era l'argomento del mio intervento...ma comunque, nonostante il calarsi ipercolto nella poetica del fanciullino,non vedo certo che la poesia pascoliana sia poi così complicata.Ricca di sensazioni,di certe sensazioni,certo...ma é altra cosa.

Che Pascoli poi sia conoscitore della metrica,fonetica,un gran linguista,e pure poeta vero,non lo metto in dubbio..non era una critica a lui o alla sua forma poetica,, ma all'italiano lingua che aveva a disposizione che non era granchè...lo strumento su cui doveva lavorare,non certo una langue esaltante...

Se devo dirla tutta,diciamocelo,la poetica del fanciullino non è poi gran cosa....almeno per i miei gusti...ma capisco che ognuno prova sensazioni diverse di fronte ad un testo poetico;quelle intimiste evocate da Pascoli non sono le mie.
Se poi penso al Baudelaire,di settantanni prima,sembra di settantanni dopo....
Insomma,non sono un fan pascoliano.

GL ha detto...

Josh, lascia perdere le acque perfide della teologia e senti questa bellissima musica di neve:

http://www.youtube.com/watch?v=y3YWGgwLmo4

Autore, Gheorghij Svirìdov, è ultimo compositore russo che ha chiuso la musica “seria” russa con l’opera “La Tormenta di Neve” (Метель) illustrando il racconto omonimo di Pushkin. Opera si apre con il brano “Troica” (è il link che ho portato, una corsa in slitta in mezzo alla neve), sono altri 8 brani, uno più bello dei altri, un valzer, una cerimonia nuziale, una marcia militare ecc. Più bello, meglio più raffinato, è il brano nostalgico “Romanza” che è il congedo con la grande musica russa.

Il racconto di Pushkin si apre con questa poesia di Zhukòvskij come dedica:

I cavalli galoppano sui cumuli, calpestano la neve fonda...
Ecco che in disparte il tempio del Signore si scorge solitario.
A un tratto s'alza la tormenta intorno;
la neve si rovescia a fiocchi;
un corvo nero sibila con l'ala,
rotea sulla slitta;
il gemito profetico annuncia la tristezza!
I cavalli frettolosi
guardan vigili nell'oscura lontananza,
sollevando le criniere...

Maria Luisa ha detto...

Bellissimo argomento.Ho sempre amato l'inverno fotse perchè ne ho avuto l"imprinting" essendo nata in Febbraio.Ad esso sono legati i ricordi più belli della mia infanzia e mi da semore un senso di protezione e sicurezza. Vorrei ricirdarlo con questa antica lirica irlandese:Una storia per voi:
il cervo bramisce,
neve in inverno
l'estate è finita.

Il vento è gelato,
basso sta il sole,
breve il suo corso;
il mare in tempesta.
Si arrossa la felce,
perdute le forme;
l'oca selvatica
riprende il suo grido.

Il gelo ha stretto
le ali degli uccelli,
regno di ghiaccio.
Questa è la mia storia.

Maria Luisa ha detto...

Bellissimo argomento.Ho sempre amato l'inverno fotse perchè ne ho avuto l"imprinting" essendo nata in Febbraio.Ad esso sono legati i ricordi più belli della mia infanzia e mi da semore un senso di protezione e sicurezza. Vorrei ricirdarlo con questa antica lirica irlandese:Una storia per voi:
il cervo bramisce,
neve in inverno
l'estate è finita.

Il vento è gelato,
basso sta il sole,
breve il suo corso;
il mare in tempesta.
Si arrossa la felce,
perdute le forme;
l'oca selvatica
riprende il suo grido.

Il gelo ha stretto
le ali degli uccelli,
regno di ghiaccio.
Questa è la mia storia.

Josh ha detto...

grazie a tutti comunque per i commenti e le proposte....avete messo davvero pezzi memorabili.

GL, bella immagine e davvero notevole la musica di Svirìdov. Anche la poesia di Zhukòvskij ha un potente immaginario, me la segno (su carta:-) tra le mie scartoffie). L'est sa essere talvolta mitico e mistico, è una sua caratteristica innegabile.

Josh ha detto...

Maria Luisa bentornata su questi schermi:-)

L'Irlanda è un altro di quei territori mitici, pieni di tradizioni che (talvolta) han saputo mantenere a dispetto del mondo moderno,
cfr. per es. il suo celtismo sempre rinascente, l'importanza del dialetto originario.

La natura magica, sempre mutevole, un po' panteista, sembra essere al centro della lirica, con un intento corale (i vari elementi coordinati: il vento, il mare, il sole, la felce, l'oca selvatica, il cervo...)

bella!

GL ha detto...

Josh sono molto contento che ti ha piaciuto tovarisha Sviridova. E’ veramente un genio poco conosciuto fuori del suo paese. Ecco il link dove puoi sentire (se vuoi) tutta “La Tormenta di Neve”:

https://www.youtube.com/watch?v=57KCUHNkk5A&playnext=1&list=PL20AFBBA826803494&feature=results_main

Visto che a te, oltre la musica classica, piace anche il jazz, ecco un brano moderno e classico insieme (rumba), un capolavoro moderno:

http://www.youtube.com/watch?v=GcfK_YH-MBo

Per gustarlo veramente e per capire chi è lui veramente, visto che sei anche religioso e cristiano, vedi questo brano del tovarisha in questione:

http://www.youtube.com/watch?v=JFTnj9zPDR8

Josh ha detto...

grazie di cuore GL.

senti..una domanda. Dal tuo modo di scrivere a volte ho pensato fossi straniero, magari sbaglio.
Ma se sì, sei russo, o di origine slava?

Lo chiedo anche perchè vedo che conosci approfonditamente cose di cui noi qui sappiamo poco.

Josh ha detto...

magnifici pezzi, comunque GL:

certo, il terzo, "L'Icona" ha una solennità particolare, grande musica.

Josh ha detto...

Aggiungo che:

il titolo del post "Impressioni di..."
m'è venuto in mente
perchè sotto le feste ho ripreso ad ascoltare certo progressive italiano,
tra cui "Impressioni di Settembre"
della PFM.

Qui.

http://www.youtube.com/watch?v=OzbDUbu1lMM

GL ha detto...

Josh, che sono straniero è abbastanza evidente, il mio italiano è terrificante, e chiedo scusa, specialmente a voi, amici di blog, innamoratissimi con italiano e Italia. Da dove sonno è meglio non saperlo perché potete essere influenzati in modo sbagliato da quel che dico o propongo. E' appunto questo il poco valore che ha l'anonimato, tutto il resto è soltanto porcheria.

Per quanto riguarda le mie conoscenze, credo che la ragione sta nella mio fiuto, come per dire, da poliziotto o di donnaiolo. Ho un intuizione momentanea causale per una cosa o una persona che vale la penna di fermarsi per scrutarla fino al fondo, e mi fermo, non lascio perdere come fanno maggioranza. Basta che mi colpisce una battuta in un intervista qualsiasi (giornale, TV) e mi interesso profondamente per la persona e quel che ha scritto. Spesso parto da una frase per leggere tutto dallo personaggio sconosciuto, o lasciato da parte con indifferenza, e non mi sbaglio mai. Poi la maggioranza del informazione lo prendo dal vivo conversando con le persone (è lo stile del Cartesio). Per esempio è molto diverso di parlare con un russo doc intorno ai autori russi. E' molto diverso mangiare il cinese in Cina e la pizza o il caffè in Italia.

Josh ha detto...

figurati GL, hai una cultura vasta e sfaccettata, non c'è nulla di cui scusarsi....
e poi parli/scrivi italiano molto meglio di tanti nostri connazionali, fidati:-)

eeeh ma potevi dirlo quel è la tua terra natale, in tranquillità.
Qui non si "condanna" nessun paese, anche quelli di cui non approviamo la politica, perchè poi ognuno è una persona diversa, e fa testo a sè, da qualunque parte del mondo provenga.

GL ha detto...

Si è vero quello che dici, ma non completamente, perché il rapporto tra persone è condizionato anche da processi inconsci e pregiudizi. In democrazia si sente fino alla nausea l'espressione: "io non ho pregiudizi", senza rendersi conto che l'esspressione in questione è in se stesso un pregiudizio, il più madornale che sia.

Immagini per esempio che io sono un negro marocchino che guadagno da vivere vendendo "in nero" borse firmate false, e qualcuno di voi si sente razza pura ariana biancha, vota Lega Nord o Forza Nuova, odia i neri e non accetta neanche come espressione snob "la luce nera". Siamo ancora lontani per sentire pienamente illuminazione nobile che emana il nero. Adesso non sto parlo soltanto dal punto di vista simbolico, coloristico, corvi-stico, vestiti-stico, kalijuga-istico ecc., ma anche del colore della pelle, dono sacro e generoso del sole lucente. Tutti questi concetti sono collegati da un unico filo, credo che tu sai che il termine indiano (sanscrito) "varna" ha significato di colore e nello stesso tempo di classe sociale. E i ultimi nella classe sociale indù sono i "intoccabili", i più disprezzati, che sono nerissimi di pelle, e come professione ereditata nei millenni hanno la pulizia delle fogne, appunto la pratica quotidiana del nigredo.

Josh ha detto...

la fai molto complicata.

Non credo sia un dramma, anche per la persona di colore del Marocco dire "Io vengo dal Marocco".

;-)

Io invece da Bologna. I nonni anche da FI, da Fe, da Ge.
Il resto per me non c'entra. Fai tu.

GL ha detto...

Si che è una dramma, sei cosi sicuro che la maggioranza dei marocchini che vivono in Italia, se avessero la possibilità direbbero che vengo dall'ABCB nr. 3423, e sono centrocampista di Bologna. Il problema etnico, come spesso mischiato con il problema religioso, sono una miscela micidiale, risolvibile soltanto con la Terza Neve. Neanche il Comunismo, nato appunto per risolvere il problema etnico-religioso, non è riuscito a combinare nulla, anzi ha esasperato ancor di più il problema. Il risultato più clamoroso: Bosnia.

Josh ha detto...

sì va bbè:

io ho chiesto no un trattato antropologico,
ma GL, TU di dove sei?
:-)

GL ha detto...

http://albengacorsara.it/wp-content/uploads/2011/04/da-Flatlandia-Logo.jpg

http://www.adelphi.it/libro/9788845900419

Josh ha detto...

Hey GL:-)

hai visto cosa dice di Flatlandia?

ESAURITO !

maa....
nel senso della disponibilità del libro, o nel senso di:
_"come stai?"
_"guarda... sto Esaurito! ..."

ah ah :-)

GL ha detto...

Josh, non ho capito bene il tuo commento. Posso dire che io non mi son esaurito ancora, altrimenti non commentavo nel tuo blog. Vedi questa bella frase dal libro in questione, Dante e Virgilio nel versione geometrico:

"Guarda laggiù" disse la mia guida " nella Flatlandia tu hai vissuto, nella Linelandia tu hai avuto una visione; con me ti sei innalzato alle altezze della Spacelandia; ora per completare il quadro della tua esperienza, ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell' esistenza, nel reame di Pointlandia, nell'abisso dell' Adimensionale".

Adesso vado a commentare nella tema di Marshall (veramente un buon ragazzo, anche adoratore di Dante), perché lì vedo 0 commenti. Il lavoro e lo sforzo dei altri deve essere considerato, almeno.

Josh ha detto...

beh GL

"Il lavoro e lo sforzo dei altri deve essere considerato, almeno."

varrebbe anche verso di noi, visto che Marshall i nostri post nemmeno li commenta.

E Chiudo.