mercoledì 27 febbraio 2008

Ontologia del giardino










Da sempre simbolo della femminilità, il giardino è luogo di sentimenti, di segreti, di care memorie. Vi è nell'infanzia di ogni individuo il lontano ricordo di un giardino da cui non si vorrebbe uscire, poiché varcare i suoi confini rassicuranti vuole dire diventare dolorosamente adulti. La cognizione del dolore e l'esodo verso un mondo che avrebbe riservato all'uomo un'esistenza di fatica e alla donna le doglie del parto, inizia con la cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva. Ma la mitologia e ontologia del giardino ha radici ancor più lontane nel tempo.I Campi Elisi degli antichi Greci, contrapposti al Tartaro, rappresentano il luogo ideale nel quale vivere beati senza affanno. Nel Giardino delle Esperidi le mele sono d'oro come nelle fiabe. Più di recente, è con il Cristianesimo che sboccia la grande metafora per cui l'anima umana è un giardino, soggetto a intima cura da parte di Dio. Molti sono i poeti e gli scrittori con il culto del giardino - culto che ben si sposa con le humanae litterae. Goethe piantò, seminò e realizzò giardini e parchi, e realizzandoli li visse poeticamente nel profondo del suo cuore. Ci offre la sua testimonianza di esperto agrimensore ne "Le affinità elettive". Il poeta Robert Browining e sua moglie Elizabeth Barrett selezionarono bulbi di stupendi narcisi e giacinti , che prendono a tuttoggi il loro nome. Hermann Hesse ha scritto un trattatello dal titolo "In giardino". Friedrich Schiller fu il teorico del giardinaggio come arte che chiamò "educazione estetica che dà libertà per mezzo della libertà". E' interessante a questo proposito la tesi di Rosario Assunto (il primo filosofo estetologo che ha approfondito nella nostra epoca le tematiche del giardino) e il concetto di libertà libertaria da lui avversato. A proposito di ciò scrisse "la libertà libertaria pretende chi vuole siano i frequentatori di giardini autorizzati a comportarsi come loro aggrada, senza riguardo per gli altri: perchè la libertà libertaria apre la strada al totalitarismo, conducendo essa alla sopraffazione, nel migliore caso, dei più numerosi o più forti nei confronti delle minoranza..." ("Ontologia e teleologia del Giardino") . Ecco perchè il parco aperto a chiunque e senza alcun discernimento circa orari e sorveglianza finisce per essere area di bivacco, con aiuole calpestate, cartacce, lattine, siringhe ecc. e si colloca oggettivamente "lontano dal giardino". Ed ecco perchè nel nostro paese che è ricco di giardini e ville, prevale sempre più l'idea dei fondi-ambiente sullo stile del National Trust britannico, con un ingresso a pagamento per la manutenzione degli stessi. E a proposito di National Trust, a Sissinghurst , nel cuore del Kent è possibile visitare "il giardino bianco" di Vita Sackville-West (foto a sinistra). La torre del Castello di Sissinghurst divenne lo studio della scrittrice, amica di Virginia Wolf, mentre il White Garden, inaugurato secondo la moda monocromatica da molti imitata, divenne meta di memorabili garden party (Da Winston Churchill alla regina Madre; ai poeti Auden, Yeats e Ivy Compton-Burnett). Incuranti dei bombardamenti della II Guerra mondiale, Vita e il marito Harold intensificarono le architetture del giardino; si procedette ad alberare il viale dei Tigli, le rose antiche (rigorosamente bianche ) e rampicanti vennero usate come elementi ornamentali ai piedi degli alberi da frutta (meli, mandorli, ciliegi). Come bianchi furono gli asfodeli, i gladioli, i gigli, i biancospini e i filadelfi. Il Castello con il torrione e il "white garden" continuano ad essere mèta di numerosi visitatori.
E il nostro paese?
A Ravello ci sono incantevoli ville e giardini prospicenti il mare da alti dirupi (Villa Cimbrone, Villa Rufolo, Villa Sangro ) che furono già mete e pellegrinaggi di artisti (Wagner, Toscanini, Verdi), principi, aristocratici e personalità del modo politico e del cinema. Le ville della Lucchesia, invece, non godono della manutenzione che dovrebbero. Poi ci sono le ville venete sul Brenta che sono curatissime, e i giardini e parchi del Lago Maggiore, tra cui il giardino botanico dell' Isola Bella, proprietà dei Borromeo (foto piccola a destra).
Manca però in Italia una cultura del giardino come nei paesi nordici (in particolare tedeschi e anglosassoni) . Ma anche figure professionali (già presenti nella vicina Svizzera) come l'architetto dei giardini (a metà strada tra l'architetto e l'agronomo) .
Il giardino fu rifugio degli ordini monastici durante le invasioni barbariche (hortus conclusus medievale). L'hortus conclusus è il giardino segreto e fantastico all'interno del chiostro che offre riparo e preclude il male. Bernardo di Chiaravalle commentando il Cantico dei Cantici descrive il giardino come un continuo gioco tra amante e amato, tra creatura e creatore. Il romanzo "Candide" di Voltaire si conclude coi due protagonisti (Candido e Pangloss) che di fronte al caos del mondo, ai massacri alle varie peripezie subite e alle guerre civili, concludono con " noi bisogna che lavoriamo il nostro orto".


Hesperia

59 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Hesperia,
che bella sorpresa! Mi piace questo viaggio intorno ai giardini. Manca in Italia, una mappa ricognitiva seria di questi luoghi incantevoli. Ce n'è davvero tanto bisogno.
Demetra

Lo PseudoSauro ha detto...

Non volevi dire "Elegia del giardino"? Adesso leggo.

Lo PseudoSauro ha detto...

Siamo sempre nel simbolismo, vedo. Per il giardino dovrebbe valere lo stesso discorso fatto per la musica di Bach. Non a caso e' proprio durante l'epoca barocca che questa scienza raggiunse l'apice. Ormai siamo alle foreste incolte che, se pur "natura", denunciano il disinteresse umano e la sua rinuncia a farne luoghi abitati.

Non molto tempo fa ho trascorso una bellissima giornata proprio in uno dei parchi da te descritti. :-)

Anonimo ha detto...

che bel pezzo Hesperia. Ce ne vorrebbe un bel po' di questa ecologia mentale:) Ora lo rileggo.

Egle ha detto...

Che bell'argomento cara Hesperia!
Noi eravamo famosi per i nostri giardini, molti dei quali tu hai rocordato, ed eravamo copiati...il giardino all'italiana..i labirinti, la simmetria...
Oggi viviamo di quello che ci hanno lasciato i ricchi del tempo.
Siamo stati veramente cacciati dall'eden.Pensare che le nostre condizioni climatiche ci permettono praticamente tutto.

Purtroppo non ho visitato il giardino bianco di Vita S.W., l'ho solo immaginato...
Ho visitato parecchi giardini italiani, anche antichi come quello che rimane a Capri dei giardini di Tiberio e ricordo bene quello di Villa Melzi che mi impressiono' particolarmente da bambina, oltre naturalmente a quelli dei vari altri laghi.

Ma ora mi viene in mente il "giardino segreto" che ognuno di noi conserva e cura gelosamente. Il giardino segreto di Anaïs Nan, il nostro angolo privato, l'unico in cui nessuno puo' entrare.
E un ricordo sfumato di quando da bambina passavo delle settimane settembrine presso i miei padrini nel canavese, che avevano una grande casa con due giardini.
Entrambi belli e trascurati e le ragnatele invadevano le siepi e le erbacce cancellavano le tracce dei sentieri. Al fondo del secondo giardino, a cui si accedeva da una grande porta, c'era una torretta diroccata su cui mi arrampicavo di nascosto perché era proibito salirci, ma da cui vedevo le campagne oltre il muro.

Hesperia ha detto...

Grazie Demetra e benvenuta nel blog. Ovvero, nel Giardino, di cui vedo che hai sentito l'irresistibile richiamo. Ovviamente il testo di Estetica di Rosario Assunto che mi hai dato, ha ispirato questa ricerca. Ma anche Rudolf Borchardt ne "Il giardiniere appassionato", un testo tra il botanico e il goethiano. Ciao.

Hesperia ha detto...

Dimmi o sauro, per caso il giardino da te citato era questo qua? Segui il link:
http://www.lagomaggiore.net/old/uk/attractions/villataranto.asp
:-)

No, no il culto, anzi la cultura del giardino nasce ben prima del Barocco. Risale come ho spiegato, al Medioevo e alle abbazie. Poi ebbe sviluppi diversi nel Rinacimento (l'uso dei fontanili e ovviamente del Barocco e Neoclasssicismo. Ma in un post non potevo evidentemente farne un trattato. Dimenticavo quelli della Reggenza francese (Versailles) e degli Asburgo a Vienna (Schoenbrunn, che è un vero incanto).

Hesperia ha detto...

Egle, io invece ne ricordo uno incantevole ligure dalla mia madrina, la signora Elsa, che mi tenne a battesimo. Era tutto terrazzato che degradava tra uliveti e aranceti e limoneti fino al mare e costeggiato da muretti a secco. E quando a primavera si riempiva di biancospini, margherite, fiori d'angelo, meli e peri in fiore, pareva uno sposalizio della natura. Nei momenti bui della vita sono ricordi di luce indelebile. Hai cliccato anche l'altro link su Sissighurst? I fiori bianchi sono i miei preferiti.

Anonimo ha detto...

Il 'giardiniere' separa e ordina uno spazio dalla morfologia del terreno circostante, e nel piegare la natura al proprio intento ripete un rito edenico e demiurgico, ricrea un paradiso terrestre (pardes in ebr. antico è appunto 'giardino'). Un Eden effimero il nostro, come ogni cosa creata dall'uomo, ma capace di ripetere nella sua finitezza ordinata l'eco di più vasti spazi e concetti.Se ne accorse anche Bacone in uno degli Essays del 1625 "Of gardens", cui lega la componente mistica al tema del locus amoenus in letteratura. In Italia, la decadenza del modello estetico degli horti delle ville romane, la scomparsa dei boschetti scenografici e ninfei (nemora tonsilia) dei palazzi imperiali, la riduzione del verziere del castello o dell'orto monastico favorirono sempre più le letture figurali del giardino in letteratura e nelle arti, luogo d'incontro amoroso o intimità religiosa (che è poi la stessa cosa, cambia l'oggetto dell'amore)aperta a riflessioni su amore, vita e morte.Il ciclo stagionale che possiamo ripercorrere nelle fioriture, la gerarchia simbolica dei fiori, dalla rosa alla viola, la compresenza anche negli horti per uso medico di vegetali salvifici e letali poteva trasformare il quadro simbolico del giardino in più emblemi.Dalla pax naturae al locus voluptatis, dal rinnovarsi in sempiterno dell'et in Arcadia Ego, con variazioni di angelica solitudo e l'ansia dell'ubi consistam nei trattati medievali, come l'Hortus Deliciarum, fino al Chretien de Troyes di Erec et Enide, al Petrarca del De vita solitaria..il Giardino fa parte di noi:)

Hesperia ha detto...

Ho scritto "ontologia", perchè mi sono rifatta al testo filosofico di Assunto e perchè l'ontologia è quella branca della metafisica che studia l'essere in quanto tale.
Josh, come tutte le opere della natura dove l'uomo interviene per modificarle a suo estro e piacimento, il giardino è natura che si fa arte e arte che si fa natura, in un'interazione che fluttua e cambia attraverso le epoche. Qui c'è un breve excursus del suo farsi storico-architettonico, nelle varie epoche.
http://www.arteantiquaria.it/RESTAURO%20&%20DINTORNI/giardino_medievale.htm

Lo PseudoSauro ha detto...

Allora siamo quasi dei paragnosti. :-)

Non ho scritto che "nasce" nel barocco o esperide fanciulla. :-)

Lo sai che Berlusconi e' un esperto botanico?

Nel mio piccolo mi dedico anch'io a mettere ordine tra le sterpaglie di un monte qui vicino, insieme a un paio di volenterosi, ma il mio e' un lavoro di bassissima manovalanza, niente a che vedere con Linneo o Bacone.

Quel pelandrone del drago e' tornato in letargo?

Hesperia ha detto...

L'ho sentito una sera e c'era da scompisciarsi dalle risate, perché non la finiva più di tirarsela :-) In realtà Berlusconi, dispone di belle équipe di giardinieri qualificati che fanno quei lavori che lui non potrebbe mai improvvisarsi di fare.
Fai bene a fare un po' il guardiaboschi. Le attività fisiche sono un po' degli scacciapensieri.

Egle, visto che sei piemontese, allora forse avrai visitato a Stresa la Villa Pallavicino, dove ci sono dei pavoni ornamentali lasciati liberi sulle magnolie: uno spettacolo.
http://www.thais.it/itinerari/grandigiardini/schede_it/0005.htm

Lo PseudoSauro ha detto...

Anche qui c'erano i pavoni.

http://www.villapallavicini.net/

Ma sulla manutenzione dei parchi...

Nessie ha detto...

C'è solo una sillaba di differenza fra Pallavicino e Pallavicini, curioso. Quella di Pegli l'ho visitata quando frequentavo ancora le elementari. E ricordo quando ho attraversato il ponticello dove c'è la pagoda, che c'erano spruzzi e giochi d'acqua che zampillavano inaspettatamente.

Anonimo ha detto...

Grazie Hesperia del link da arte antiquaria. Non conoscevo il sito, conoscevo alcuni testi, e alcuni giardini. Il giardino, la sua funzione e simbologia nelle epoche e storia della cultura continuerà, magari nei prox. giorni, evitando naturalmente quanto da te e dal sito già spiegato bene.

Egle ha detto...

Hesperia, si' ci sono stata a Stresa, ma tanti anni fa.
Credo di aver visto tutte le ville sui laghi del nord, e le Certose.
Anche a me piace giardinare e mi piace il giardino affollato all'inglese, pieno di boschetti e angoli sorprendenti.
Qui in Canada il giardino curato si trova sul davanti delle case, di modo che la gente che passeggia possa ammirare i fiori e gli arrangiamenti floreali. Anche se non si sta sul davanti, ma sul retro.
Maniaci dell'ordine e della pulizia, le erbacce sono sterminate e i prati devono essere tosati in maniera simmetrica, con delle belle linee uguali.
É un'attività alquanto faticosa se fatta bene..ma quanto soddisfacente!

Drago Draghi ha detto...

Invece eccolo qui, o obsoleto e presuntuoso animale.

Certo e' che leggere Josh mi mette a disagio. Piu' lo leggo e piu' mi sento una bestia.

Allora l' "ontologia" non era un refuso... mi sento sempre piu' a disagio. Magari torno a dormire. :-)

Tra Pallavicino e Pallavicini, puo' darsi non ci sia alcuna differenza, considerato che nel passato i cognomi venivano declinati indifferentemente al singolare e al plurale. Credo che la Pallavicini che ha sposato Durazzo sia della stessa famiglia.

E certo che il lavoro di campagna fa bene. Anche in Siberia facevano cosi' :-) Fortunatamente la mia natura mi consente di disboscare senza dover ricorrere al lanciafiamme, il che e' un bel risparmio.

Anonimo ha detto...

Drago dici saresti obsoleto e presuntuoso, ma perchè?
E perchè leggere Josh ti metterebbe a disagio? mah. Hai scritto interessanti post. Anzi hai una dote che non ho: la capacità di sintesi (quando vuoi:))
Il giardino dell'infanzia, quello privato, dei ricordi descritto anche da Egle e Hesperia, per me è quello che era della nonna in Toscana, mi sembrava un incanto, ora è la casa vacanze, non troppo lontano da qui. Era/è un giardino su terreno irregolare intorno a una casa su una collina, con una parte sul retro a pendio dove c'è da combattere con le terrazze, e scalette dividono i settori; sul davanti c'è il vialetto con 2 filari di cipressi che divide il tutto in 2 settori speculari. Mantengo la struttura che aveva, ho idee di qualche cambiamento ad effetto ogni tanto sui fiori o piccole piante, ma chiamo una ditta per gli alberi più importanti, non vorrei fare errori nella potatura, e la struttura rimarrà sempre quella originaria. D'inverno è particolarmente brullo dati i climi, è a quasi 1000 m: in qs. giorni incredibilmente si sono già viste gemme di ortensie sull'arbusto semi secco; rose sono state potate a suo tempo; gli iris sembrano molto dormienti; le bouganville dormono; nella zona del boschetto sono stato costretto dal Comune a fare tagliare in breve un noce troppo grande che scardinava la scalinata e rischiava di cadere addosso a una costruzione e un pero secolare (entrambi di prima del 1830). che ansia, un pezzo di storia che se ne va. Lì vicino il prato si è riempito di crochi spontanei ma è una magra consolazione...

Hesperia ha detto...

Egle, in Olanda ho visto dei pittoreschi orti costruiti sulle terrazze d'abitazione. Erano bellissimi e coltivati a piselli, pomodori, verdure e verzure d'ogni tipo mescolati ovviamente a fiori e a piante aromatiche e officinali. Mi dicono che sia un'usanza tipicamente olandese. Un'altra cosa che mi sempre particolarmente colpito, sono i giardini pensili di Venezia, costruiti in verticale. Lì di verde ce n'è poco per ovvie ragioni, ma quando dall'alto si vede questo verde straripare dalle terrazze è davvero pittoresco. Credo, se non vado errando, che la moda dei giardini pensili risalisse addiirttura ai Fenici. Belli, i tuoi ricordi del Canavesano.

Hesperia ha detto...

Drago, ho fatto una scoperta davvero stupefacente. A S.Margherita c'è un giardino nell'abbazia di S. Gerolamo della Cervara, di cui ora ti do il link:
http://www.thais.it/itinerari/grandigiardini/schede_it/0025.htm

Una parte di questo giardino è suddiviso nell'orto dei Semplici (si chiamano così tutti gli orti con le erbe officinali) e un'altra lo sai come si chiama?
Meraviglia delle meraviglie...l'orto delle Esperidi, poiché contiene frutteti e agrumeti. Visiterai questo giardino sul mare?

Hesperia ha detto...

Josh, dov'è questo posto? Sulla Garfagnana o sull'Amiata? Ci sono luoghi della Toscana che sono un po' freddini e il sole tarda ad arrivare.
Curioso come i nonni siano stati i custodi di giardini, orti e memorie trasmesse ai nipoti.Anch'io ricordo perfettamente le simmetrie dell'orto di mia nonna. Togli ad un anziano un pezzo di terra, e quello poveretto, non possiederà più nulla. Io credo che non ci sia nulla di peggio di povero vecchio prigioniero di una metropoli incementata e senza terra. Forte è il valore simbolico e intrinseco della terra. Spesso si vedono dei vecchietti arrancare carichi di dolori, eppure contenti di strappare erbacce dalla loro prosetta di insalata. IN fondo, spargere sementi un una zolla, è un po' riaprire la speranza a una nuova vita.
Dimenticavo di ricordare la stupenda masseria di Garibaldi a Caprera, tra pini marittimi, lauri, oleandri, lecci e corbezzoli in un tripudio di colori. L'Eroe si era creato una sorta di piccola comunità autoctona provvista di tutto (mucche da mungere comprese). La stanza da letto dove è morto si affaccia sul mare dove si può vedere la Corsica da lontano.
Quando nei libri di storia si leggeva che tra una battalgia e l'altra garibaldi di ritirava nella sua amata Caprera, pareva quasi fosse un umile pensionato. E invece, la masseria garibaldina è un luogo meraviglioso che attira molti visitatori.

Anonimo ha detto...

Verso il 1280 la diffusione europea del Roman de la Rose (G. e Lorris e J. de Meun) testimonia dietro il racconto dell’iniziazione amorosa, la polisemia del luogo-giardino. Il Poeta entra nel Giardino del Piacere per cogliere la Rosa dell’Amore. Ci riesce grazie a Venere, dopo aver combattuto con le metafore dei moti dell’animo Bel-Accueil, Ranger, Honte, Peur, Jalousie,…Il trionfo nel giardino del Poeta avviene dopo la sfida allegorica, 20 anni prima di un analogo excessus mentis del pellegrino dantesco che percepisce l’essenza della Rosa dei Beati in Paradiso. La Commedia (1304-1321)ancora si muove tra 2 polarità-giardino: la Selva del Peccato e la Rosa dei Beati unico luogo dove è possibile la Visio Dei, ma solo nel Giardino del Paradiso Terrestre (Purg. XXVIII-XXX) l’homo viator dantesco recupera la sua umanità autentica (perduta con il Peccato e la Caduta) e può percepire con Beatrice la Grazia santificante della Teologia. C’è un modello del Roman de la Rose e del suo Giardino nella Commedia, la rosa salvifica dantesca ha parentela col modello francese, se si accetta con parte della critica che il Fiore sia di Dante. L’insolito è che il ‘vergier’ è percepibile anche nella narrativa 300esca: il Decameron di Boccaccio. Di solito si oppone il realismo di B. alla mistica di Dante e Petrarca, ma nelle novelle di B. il giardino ha ancora funzione allegorica-ontologica. E’ il locus amoenus in cui la brigata dei novellatori si unisce per sfuggire alla peste, giardino di Boccaccio in cui si riconosce per tradizione Poggio Gherardi, nel paesaggio di Fiesole. L’elemento è presente anche nelle ‘Porretane’ di Sabadino degli Arienti (1492) ancora in subordine alla dialettica vita-morte.La peste del 1348 in Boccaccio è vinta dalla voce delle persone che raccontano, lo squallore di Firenze nella peste è ‘redento’ dalla suadente visione del giardino del ‘palagio’ dove prende sede la ‘brigata’ (III, Introd.) ‘dipinto tutto forse di 1000 varietà di fiori, chiuso dintorno di verdissimi e vivi aranci e di cedri’. Spazio che ricorda il Roman de la Rose ripreso da Boccaccio anche nell’Amorosa Visione, nella Teseida e nella Comedia delle Ninfe Fiorentine. A differenza del link, simili echeggiamenti mistici-allegorici non lasciano nemmeno il giardino idealizzato del 1400 e successivi a lungo(ma sarà un altro post), perchè la geometria 400centesca dei giardini non è solo 'laicizzazione', ma caricamento di un plusvalore simbolico-esoterico nella geometria e solo apparente razionalizzazione dei nuovi giardini.

Anonimo ha detto...

x Hesperia: è tra il Passo della Futa e Passo della Raticosa, prov. di Firenze, sulla statale che poi prosegue per Fi che passa per il Mugello, ci sono anche belle pinete. Sono molto legato a quella casa. Hai ragione sulla prigionia delle metropoli di cemento e non solo per gli anziani. Anche in città non vivo più in centro, ma sui colli, basta rumore, basta effluvi puteolenti.Il contatto con la natura manca in città, è quasi abolito, è una vita ormai innaturale quella moderna, lontani dal verde e dagli animali. Poi certo oggi in città non c'è sicurezza tra traffico e malviventi, sui colli nemmeno per i furti continui, e tra i monti nemmeno per le case d'un tempo a cui si accede da pianterreno direttamente in cucina o in sala, ci vorrebbe la scorta.

Hesperia ha detto...

Certo Josh. In un giardino, al riparo della peste. Possiedo una collection littéraire du Moyen Age dove sono riportate poesie e allegorie intorno al Roman de la Rose. E spesso anche la forma a pentagono per i fontanili (o addirittura a ottagono) è una simbolizzazione della rosa.
Quanto ai romanzi che hanno per cornice dei bei giardini, ce ne sono quasi un'infinità.
"Le affinità elettive" di Goethe comincia così:
"Edoardo - chiameremo con questo nome un ricco barone nel fiore dell'età virile - aveva trascorso la più bella ora d'un pomeriggio d'aprile nel suo frutteto per innestrare su tronchi giovani certe marze che aveva da poco ricevuto".
POi Proust in "Du coté de chez Swann". Giorgio Bassani ne "I giardini dei Finzi Contini", dove per il protagonista Giorgio, aveva la valenza di un mondo fatto di eleganza da cui lui si sentiva escluso. E gli esempi si sprecano...

Nessie ha detto...

Refuso: ho scritto "innestrare" invece che "innestare".
La Toscana, in certi angoli è quasi interamente un "giardino naturale" dipinto amorevolmente dall'uomo. Credo che sarebbe interesse per qualsiasi forza politica inventariare e monitorare amorevolmente ville, giardini, parchi pubblici e soccorrerli con adeguate ristrutturazioni e abbellimenti. ovviamente, sotto la voce dei "Beni culturali" e non sotto quella generica di "ambiente". E' un patrimonio che oltretutto frutterebbe molto dal punto di vista del gettito e dell'incremento turistico.
OT: Josh, poi vieni a leggere e a commentare il mio ultimo post sul Lochness, perché mi interessa sentire la tua.

Lo PseudoSauro ha detto...

Josh: credo che quell'imitazione malriuscita di Gerione l'avesse con il sottoscritto. Non c'e' piu' rispetto al giorno d'oggi. :-)

Non lo sopravvalutare che non lo merita. Non fa che dormire e fumare tutto il giorno.

Via, non fare il modesto, che la cultura si vede e un po' di narcisismo non e' poi un gran difetto. :-)

Anonimo ha detto...

Nessie, verrò sul Loch ma non so se saprò aggiungere all'argomento in corso. Sarebbe un dovere per ogni forza politica monitorare ville e parchi e soccorrerli ma sembra siamo lontani. Le spese dei Comuni, almeno in Emilia e Toscana che conosco per vita quotidiana, da un pezzo non sono per beni culturali, nemmeno per l'ambiente: dalle nostre costosissime ici e tasse comunali varie poco va al territorio, e si vedono costruire rotonde ogni 50 m. in mezzo a ogni strada anche senza incrocio, e coop a ogni angolo; le zone che ora risistemano dopo la tav sono tutte uguali, con ponticelli rifiniti in plastica gialla e blu e parchi postmoderni con finiture in plastica, orridi ponti in cemento con separè il legno grezzo con i vetri con i gabbiani neri dipinti in serigrafia, anche vicino a zone di pregio; essendo poi la tassazione esosa per tutti, anche il turismo ne risente, perchè viaggiare in Italia costa, i servizi sono pochi, e le manutenzioni dei beni scarse. Se poi ci dovessimo augurare che mettessero mano a ville e giardini affiderebbero restauri ad architetti amanti della Land Art o chissà quale esotismo o a grandi nomi della Sperimentazione o del Feng Shui.

Hesperia ha detto...

La fissazione per le rotonde e per le aiuole spartitraffico pervade ormai tutta Italia e ce ne sono molte anche qui in Lombardia.
Quanto alla Land Art e alle cosiddette "installazioni" sono un altro segno di quelle brutture dei tempi che hanno francamente rotto. Ora si riempiono tutti la bocca del termine "installazioni". Ma hai visto a Venezia cosa ne hanno fatto dei Giardini della Biennale? uno squallore unico.
D'altro canto, rinunciare a valorizzare le bellezze che abbiamo significa inevitabilmente perderle. Perché il verde non ammette deroghe e va di continuo curato

Anonimo ha detto...

ma Drago, non sai che il narcisismo è una piaga psicosociale?:) spero di non averla, ma nessuno ce l'ha qui, a parte il sindacalista, era per fornire altri elementi a post già ben fatti e bibliografie già pronte, quando le ho in mente s'intende.:)

Hesperia, le installazioni non le ho mai sopportate, per me sono ammassi totemici del nulla. A Venezia vanno in onda scempi da un bel pezzo, non solo ai Giardini. Il verde va curato, per esempio nei parchi pubblici storici di Firenze e Bologna ci sono alberi ammalati da anni (se non più di 1 decennio) e non mi pare che nessuno si sia preso la briga di curarli bene. Anni fa a Bo alcuni alberi dei Giardini Margherita (non è sto gran giardino, ma quello c'è, luogo sconsigliato anche al mattino presto e dopo le 18 per gli incontri che si possono fare)gli ippocastani si ammalarono di un morbo orientale, così dissero, e se se ne sono persi; altri invece hanno sempre l'aria macilenta. Tanti saranno i motivi, ma tra una cosa e l'altra le cose pare si debbano sempre rovinare. Le ville e i giardini rimasti privati hanno più possibilità con l'aiuto di capitali privati, banche e università, anche se poi tanti privati oggi hanno ancora somme tali per permettersi certe residenze per sè e giardini monumentali annessi. Poi a volte si aggiunge questo:

http://iltirreno.repubblica.it/dettaglio/Un-vampiro-uccide-i-pini:-sara-strage/1382401?edizione=EdRegionale

Hesperia ha detto...

Ho visto il "vampiro" che succhia la linfa dei pini :-) Succede qualcosa del genere anche nei filari di cipressetti carducciani a Bolgheri, luogo incantato che certo conoscerai. Il doppio filare costeggia la tenuta dei della Gherardesca, ma spesso non vengono sfoltiti né sfrondati per tempo e così si ammalano.

Alberto De Reviziis ha detto...

Un buonasera all'amministrazione di questo interessante blog.
Personalmente amo i giardini, specialmente quelli alla "giapponese".
Vi leggerò volentieri, nel frattempo mi permetto di segnalarvi il mio blog, un blog che parla di tappeti: http://tappetorientale.blogspot.com/ a questo proposito sono disponibile allo scambio link.
In attesa di una vostra cortese risposta vi saluto.

Alberto

Anonimo ha detto...

Hesperia, ho trovato uno scorcio paesaggistico bellissimo dell'Isola Bella, col suo giardino barocco. Anche l'Isola Madre ha un orto botanico notevole con rododendri alti come magnolie. Ecco il link:
http://www.accademiageograficamondiale.com/italia/articoli/IsoleBorromee.pdf
Ciao.
Demetra

Hesperia ha detto...

Spiacente, ma non sono interessata ai tappeti orientali. Sono allergica a tappeti e moquette. Grazie.

Demetra, sono davvero straordinariamente gigantesche le piante di rododendri e di camelie sul lago Maggiore. Dicono che sia a causa del terriccio carico di torba che le rende davvero speciali e uniche, nella loro sontuosità. Grazie per lo scorcio paesaggistico a tutto campo con la corona dei monti intorno.

Anonimo ha detto...

Hesperia, ho trovato una poesia che mi sembra molto adatta al clima di questo blog e di questo post:

Specchio

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
e tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.

(Salvatore Quasimodo)

Ciao, Demetra

Anonimo ha detto...

La poesia è bellissima. Il libro citato da Hesperia di Rudolf Borchardt "Il giardiniere appassionato" in fondo intercetta anche la sensibilità di una parte della poesia italiana da D'Annunzio a Gozzano, i Crepuscolari, a Govoni, a Palazzeschi...

Anonimo ha detto...

Dunque, m'ero fermato sulla soglia del 1400: da allora ad ora sono almeno 2 cortocircuiti, uno letteratura e giardino, l'altro giardino all'italiana e all'inglese...Il 1400 fonda giardini secondo l’ordine architettonico dei Rei Rusticae Scriptores romani. Francesco Colonna nell’Hypnerotomachia Poliphili pone il tema del giardino come un luogo in cui il protagonista è smarrito in un’altra silva. L’itinerarium che porta Poliphilo alla sapienza è un ritorno alla luce dopo il vagare nel labirinto-mente, viaggio iniziatico e neoplatonico, in giardini e architetture di una ‘prisca sapientia’, tra piramidi, are, obelischi. L’hortus è labirinto di memoria in questo caso, e rito di passaggio, non lontano dalla ‘conoscenza filosofica per res et signa’ dei percorsi fisici e reali che Marsilio Ficino disegna per i ‘Platonici’ negli spazi coltivati delle Ville medicee (cioè di Careggi e Poggio a Cajano), in cui la quiete del Signore rinascimentale si legava alla mistica dei percorsi salvifici suggeriti da fiori, erme, statue mitologiche personificazioni di verità arcane (Amore, Fortuna, le Grazie..). Per l’organizzazione fisica del giardino tra fine 400 e avanzato 500 escono veri e propri manuali, Alberti “De re aedificatoria”, “La Descrizione del zardin viola” di Arienti; “L’Elysium ad divam Isabellam” di Giulio Cesare Bordoni; “Pulcher visus” di Scipione Baldi; “Cosmopoeia” di Agostino Steuco da Gubbio; “La Villa” di Bartolomeo Taegio, in cui oltre a dare norme di organizzazione, non si è lontani dalla poetica dell’incanto, un rapporto di scambio tra manuali di giardinaggio e letteratura, che si ritrova nei poemi cavallereschi, in cui il paesaggio è addomesticato in spontaneità e geometria, ordine e disordine controllati. Cfr. l’orto di Medusa nel Boiardo (Innamoramento di Orlando, I, XII), I giardini di Alcina e Logistilla in Ariosto (Orlando Furioso, VI,21-22 e X, 61-63), e quelli di Tasso per la maga Armida (Gerusalemme Liberata, X61-63 e XVI,9-17). In questa epoca il giardino non è inteso come un ricamo marginale, ma simbolo di tutta l’estetica. Il bello, rispetto all’umano, è luogo di armonia ideale (come nel “De Hortis Hesperidum” di Pontano del 1501, o il Regno di Venere delle Stanze di Poliziano) e la letteratura omaggia i fasti degli Este (Sabadino degli Arienti in “De triumphis religionis”) e di Caterina Cornaro(Pietro Bembo negli “Asolani”): l’inventio della fabula sembra coincidere con l’inventio del giardinaggio del Vignola (Horti farnesiani di Caprarola, Villa Giulia a Roma), Pirro Ligorio(Villa d’Este a Tivoli), Ammannati (Boboli).

Anonimo ha detto...

Le ‘meraviglie’ dei giardini manieristi si complicano nell’arte barocca(fontane, giochi d’acqua, complessi meccanismi idraulici, labirinti, aiuole di fiori rari) sia nei giardini sia nella letteratura dell’epoca. Le invenzioni scenografiche maggiori come ricorda Drago sono in pieno 1600, per es. nelle ville Romane Borghese, Ludovisi e Pamphili e il modello, ovviamente, dei Giardini Vaticani. Trattano di questo il “Vivaio di Boboli” di Gabriello Chiabrera, gli “Orti Vaticani” (in pieno 1630) di Claudio Achillini; si diffondono in Europa i trattati di Giovan Battista Ferrari “Hesperides”, de Giovan Battista Falda “Li giardini di Roma” verso la fine del secolo.
Gli ideali arcadici invece fioriscono già dal 1690 (l’idea del Bosco Parrasio, e forme letterarie didascaliche) ma il topos del giardino non svetta più in letteratura nell’Italia del 1700. La complicazione ulteriore dei giardini geometrici all’italiana avviene in Francia, con Andrè le Notre, arch. di Versailles e diffonde la moda rococò con aggiunta di pavillons, berceaux, bosquets. I nuovi artifici riletti li ritroviamo in parte nella Reggia Borbonica di Caserta. Incomincia però in Europa il declinare del giardino formale, tracciato dall’architetto col compasso, verso la fine del 1700, in favore del giardino pittoresco, emotivo, all’insegna del giardino casuale, il landscape garden all’inglese. Le fonti del giardino all’inglese sono molte: gli archetipi poetici Tudor e Stuart; la Faery Queenie (1590) di Edmund Spenser, il Paradise Lost di John Milton. I poemi, e la trattatistica di giardinaggio che li accompagna hanno vari modelli, tra il ‘Giardino di Adone’ e la pittoresca casualità studiata di origine orientale. L’idea del nuovo giardino si sposta al gioco d’ombre della meditazione, all’irregolarità di prati e macchie d’alberi, la scena del passeggiatore solitario-ruminante psichico che traccia cerchi nell’aria su meditazioni dei cicli della natura e delle stagioni della vita. La poetica del giardino all’inglese è sancita dalla History of the Modern Taste in Gardening di Horace Walpole del 1771. Tracce ci sono in The Garden of Cyrus di Thomas Brown del 1658, The Elements of Architecture di Henry Wotton, che consigliava giardini irregolari e molto variati, e William Temple in Garden of Epicurus del 1685. La divulgazione di Dissertation on Oriental Gardening di William Chambers, e il favore al giardino all’inglese, o giardino romantico, dell’Encyclopedie di Diderot, spiegano la difesa del giardino all’inglese nella Nouvelle Heloise di Rousseau, gli Unconnected Thoughts of Gardening di William Shenstone,…Le affinità di Goethe sono del 1809. In Italia invece non si cede subito al giardino all’inglese e mai completamente. Le prime notazioni italiane sul giardino all’inglese arrivano quasi 1 secolo dopo, nel Giornale del Viaggio d’Inghilterra (1788) di Carlo Castone della Torre Rezzonico, che tenta di importarlo, dopo che un periodo Maria Carolina di Borbone pensò di realizzarne alla Reggia di Caserta. Se ne riparla qui grazie a Pindemonte nella ‘Dissertazione su i Giardin Inglesi e il merito in ciò dell’Italia’, finchè si sconfina in pieno 1800 (Dell’arte dei giardini inglesi di Ercole Silva)

Hesperia ha detto...

Demetra, che bella sorpresa, questa poesia. Pensa che oggi mi gustavo la lettura sotto un vecchio melo già gemmato e mi ripetevo proprio tra di me "ed ecco sul tronco si rompono gemme...". E' una poesia propiziatoria. E' incredibile come da un vecchio legno salti fuori la vita. Il prato era già tutto punteggiato di non-ti-scordar-di-me e di primule. Meno male che sta finendo il vecchio inverno, e con lui, la mia brutta influenza :-)

Hesperia ha detto...

Josh, anche Antonia Pozzi aveva tante descrizioni naturalistiche di piante e fiori. nelle sue poesie. Per non dire di Camillo Sbarbaro che è un autentico "erbario" vivente esembra quasi di sentire i profumi della sua terra. Infatti era proprio un amatore di piante officinali, anche nella vita e famoso è il suo "erbario".

Borchardt è edito da Adelphi ed ha anche bellissime tavole dipinte.
Vedo che sei una miniera enciclopedica di informazioni circa le architetture dei giardini :-)

Hesperia ha detto...

Dimenticavo Josh, il giardino de La Primavera di Botticelli è stato attribuito alla tenuta avita della nobile Simonetta Cattaneo Vespucci, la dama che ispirò Botticelli per la famosa Venere. Un promontorio sul mare non lontano da Portovenere, che secondo le antiche mappe si chiamava "punta Cattaneo". Lì, come vedi prevale l'agrumeto.

Drago Draghi ha detto...

X Josh

Allora mi rimangio il narcisismo, anche se tra giardini e laghi Narciso ce lo vedrei bene.

Sono ammirato da cotanta scienza.
Naturalmente le "installazioni" fanno un po' schifo anche al sottoscritto. Con una denominazione cosi' "industriale" non potrebbe essere diversamente anche fossero meraviglie. E' interessante il notare come gli artefici di tutte queste bellezze, almeno fino a meta' Seicento, fossero totalmente immersi nel sapere del loro tempo, tanto da padroneggiare ognuna di quelle che per noi sono ormai discipline distinte, con grande maestria. Naturalmente io sarei piu' propenso a considerare questo fatto come una estrema propaggine della Scholastica, piuttosto che un parto del Secolo dei Lumi. O magari, il nuovo approccio "scientifico" innestato su quello piu' antico, destinato a perdere irrimediabilmente la sua unita' a mano a mano che la specializzazione cresce. Certo e' palese la mancanza di unita' che vige ormai nel pensiero occidentale. Ad osservare l'arte del passato ci sfuggono infiniti piani di lettura che certo erano molto evidenti agli antichi. La nostra osservazione "moderna" ci da quasi sempre l'impressione che manchi un pezzo di qualcosa.

Hesperia ha detto...

Anch'io sarei più propensa a vedere in queste architetture la prevalenza della Scolastica. Se non altro per la forte ritualizzazione e simbolizzazione che le accompagna. Sta di fatto che quelli erano tempi in cui non c'era scissione tra le due culture: quella umanistica e quella scientifica, le quali si intrecciavano con mutuo beneficio.

Anonimo ha detto...

Visto che li avete ricordati, i poeti, ecco qualche verso evocativo di piante e fiori

"Cè qualcosa di nuovo
oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono nate intorno le viole.
Sono nate nella selva del convento
dei cappuccini tra le morte foglie
che al ceppo della quercia agita il vento". (Pascoli - L'aquilone)

Demetra

Anonimo ha detto...

I limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto tra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. (Montale).
E ancora:
"Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, fruscio di serpi".
Demetra

Anonimo ha detto...

x Hesperia, vedrai che con un altro po' di aria buona, l'influenza se ne va e lascia spazio alla primavera, comunque Aprile non ti scoprire...Sbarbaro mi è sempre piaciuto. L'eniclopedismo è merito di passioni familiari e biblioteca di famiglia, sono state anche le Esperidi di casa e le passioni alchemiche:)o forse è solo fuga da un quotidiano talvolta asfissiante...e dalle prove della vita.

x Demetra: Pascoli e Montale fanno un "trattamento" tutto loro alla simbologia delle piante. P. con il suo psicologismo (i saggi di Barberi Squarotti su di lui)trasforma la natura anche in modo inquietante:'l'aratro in mezzo alla maggese' per la solitudine, ma anche la putrefazione, la paura della sessualità nel gelsomino notturno, le fragole rosse...; M. ha certo 'il girasole impazzito di luce', 'd'alti Eldoradi malchiuse porte', ma anche 'i cocci aguzzi di bottiglia', 'orto non era ma reliquario', 'fuggi tu che puoi dalla rete', e il 'sangue raggrumato sui rami, sui frutti' di un Cristo che salva ancora, ma non viene capito e accolto nella modernità, o l'inquietante natura di 'voce giunta con le folaghe', o felicità raggiunta... (vado a memoria, non prendo ora i tutti i Voll.)

x Drago: la Cultura nella Scolastica era unitaria.L'unità di tutte le discipline, viste come 'Capitoli' del Gran Libro Universale viene scompaginato nel Secolo dei Lumi, perchè si vuole dire che i Lumi prima di tutto debbano negare Mitologia e Teologia, viste entrambe come ...bugie...Così è proprio da lì, dai Lumi, che inizia a peggiorare la dispersione disciplinare, non per la scienza, ma per lo scientismo ateo(e anticlericale) che si perde l'unità anche della conoscenza; si aggiunge sapere sperimentale, si aggiungono 'nozioni', ma anche si smarrisce il Senso, lo scopo, la finalità. E' per quello che l'osservazione 'moderna', rotta l'unitarietà, è monca, proprio come dici tu, sembra mancare un pezzo...

Anonimo ha detto...

Prima delle suggestioni dei poeti italiani del giardino simbolista, nouveau, liberty e '900 si vede questa rottura di significati. Il giardino continua ad essere protagonista di libri poetiche e trattati in Uk, Francia e Germania. In Italia meno: la provincia italiana 800esca aveva un’elite nobiliare che non sempre poteva ricreare i trionfi dei landlords inglesi arricchiti dal Colonialismo, dalla Compagnia delle Indie, (meno fondi e meno scambi con l’Oriente qui: non abbiamo mai avuto vere colonie anche se poi oggi dobbiamo costruirgli le autostrade); erano improbabili nell’Italia 800esca le architetture dei giardini inglesi. La filosofia della natura da Schiller, a Goethe a Schelling che riscopriva il Sublime Naturale (paesaggi del Wilhelm Meister e Faust, che anche Hesperia cita) mancava in Italia che vedeva il giardino moderno all’inglese come moda selvaggio-oriental-anglofila, senza un trattato nostro, né echi letterari nostri del nuovo giardino. I passi di giardini anglo-cimiteriali in Foscolo e Pindemonte del 1° ‘800 non condizionano una società e un uso, anzi paiono adattamento dei Night Thoughts di Edward Young (1746) e la Elegy Wrote in a Century Churchyard di Thomas Gray di 60anni prima…
E’ l’800 francese a fare scuola in Europa per la letteratura dei giardini: Salammbo di Flaubert e i Miserabili di Hugo del 1862. Salammbo offre anche un omaggio all’antico hortus, con la ricostruzione dei Giardini di Cartagine. Nei Miserabili il Giardino è simbolo di fratellanza dell’Armonia opposta alla follia della lotta di classe impazzita.
Sulla natura filosofica del giardino ancora Zola in "La colpa dell’Abate Mouret" dà un esempio di disgregazione: una vita contraddittoria tra mistica e amore carnale finisce in modo provocatorio con una morte tra i fiori.
Sulla Corruzione dell’Idea e i tempi la chiave di lettura di Drago corrisponde anche alle metamorfosi del Giardino. Nel nostro 800 le pagine sui giardini sono poche: i Promessi Sposi sulla vigna in rovina di Renzo in cui il lavoro si contrappone alla guerra, ma è sempre una cacciata dall’Eden. O Piccolo Mondo Antico di Fogazzaro nel Giardino in Valsolda (al cap II) dove ogni fiore è correlato oggettivo del sentire del protagonista (una tesi simbolista, che riprende un’illustre tradizione). Ottime pagine, ma non metafore totali di tutto il testo come nei francesi dell’800. In Leopardi cambia il punto di vista: la natura matrigna, il Giardino come Esilio (Zibaldone 4175-4177), la prova che ‘tutto è male’, l’Armonia della natura sembra apparente, la rosa è offesa dal sole, il giglio è succhiato con violenza dall’ape, avviene la desacralizzazione del Giardino. Leopardi si mostra inattuale nel rapporto dell’800 romantico con il Giardino e sembra più vicino ai teorici del negativo, della natura come Sofferenza, vicino al pensiero libertino e nichilista della natura malvagia, figlia di un Dio nascosto manicheo e sadico. L’800 francese trova più tardi, verso la fine del secolo, la malattia del Giardino come vano estetismo e narcisismo con Huysmans in A rebours, e lo stesso Flaubert con mutamento di rotta nel Bouvard e Pecuchet.

Anonimo ha detto...

Il 900, e concludo, oltre a quello che avete ottimamente citato, riprende il giardino, in una letteratura iper-raffinata, erede del simbolismo, e diviene transfert della memoria d’infanzia, retrospezione dell’illusione, della felicità, presente già nel Giardino dei Ciliegi di Checov, e ritorna in questa forma nella Recherche. Fino dal Jean Santeuil sembra di essere in un giardino Liberty. In Andrè Gide c’è il sollievo di perdersi nel labirinto di vegetazione come nel labirinto delle proprie sensazioni, sollievo da un’urbanizzazione alienante. D’Annunzio rende omaggi al tema nelle Elegie Romane, nel Poema Paradisiaco, e nelle pagine descrittive su Villa d’Este, Villa Medici, Capodimonte sia come incanto, sia come rilettura simbolica di spazi privati e storici della nazione, il Giardino ritorna hortus conclusus, si piega a nuove metamorfosi simboliche: hortus larvarum, hortus animae (ancora nel Fuoco), o suggestioni paniche in Alcyone…Dietro allo Scrittore, c’è già l’architetto del Vittoriale, che unisce mistica francescana, decadentismo, componente neorinascimentale. Montale rivede tutto il campionario di piante e giardino dalla poetica dell’attraversamento della letteratura precedente, ma assume nuove funzioni, sottraendo ogni valore di Eden al tema, in una società in cui non si sfugge nemmeno all’enigma di se stessi. Il 900 offrirebbe ottimi collegamenti ancora, uno importante l’ha fatto Hesperia con Bassani: l’altro è il giardino lasciato a se stesso nel Gattopardo, sintomo di un’epoca o profezia, in cui “Le rose Paul Neyron, le cui piantine aveva egli stesso acquistato a Parigi, erano degenerate”…
:)

Hesperia ha detto...

Demetra, hai un singolare "pollice poetico". Ce ne sono tante di poesie montaliane sui limoni, la veccia (quella violetta, un po' rampicante) , l'agave ecc. A me piace moltissimo "L'agave sullo scoglio", ad esempio.

Eppoi , sempre a proposito di limoni, "El limonero làngido suspende" di Antonio Machado. Sembra proprio di vedere un patio di Siviglia con vegetazione lussureggiante in stile un po' arabesco. Frutti d'oro che si rispecchiano in un fontanile.

Hesperia ha detto...

Josh, dopo i tuoi puntuali excursus enciclopedici sulla concezione architettonica dei giardini nelle varie epoche e civiltà dell'uomo, penso che resti ben poco da dire.
Possiamo forse aggiungere che i giardini sono sempre stati un forte segno di status symbol presso la nobiltà e presso quella borghesia che ne ha ereditato stili, stilemi e modus vivendi (si veda anche gli Agnelli, ad esempio).
Vorrei ricordare un romanzo della contemporaneità dello scrittore polacco Jerzy Kosinski dal titolo "Presenze", da cui è stato tratto un bellissimo film di Hal Ashby dal titolo "Oltre il giardino" (1979), sceneggiato dallo stesso Kosinski con un indimenticabile Peter Sellers, nel ruolo di un giardiniere sempliciotto e ingenuo, che compie l'itinerario opposto a quello del "Candido". Esce dal giardino per imbattersi nel mondo e nelle varie peripezie, dove con la sua filosofia elementare, riuscirà a diventare consulente del Presidente degli Stati Uniti. Il candore e la sua eterna fanciullezza lo preserveranno dalle crudeltà umane. "Oltre il giardino" è un film che mi è piaciuto molto.

OT: spero che Aretusa sia tornata dalla sua vacanza. Are, dove sei?

Hesperia ha detto...

PS: Il nome del giardiniere di quel film era Chance Gardner. E cioè , "giardiniere per caso". Jerzy Kosinski muore suicida negli Usa, dopo una vita di grandi successi letterari. Fu l'ultimo film di Peter Sellers che ne fece un'interpretazione davvero intensa. Una sorta di "idiot savant" , bravissimo nel suo mestiere e null'altro.

Anonimo ha detto...

ho visto 'Oltre il giardino', bello. Di tutt'altro segno, ci sono almeno anche 'Il giardino di gesso' di Ronald Neame, (un drammone, ma con passaggi sottili e poi c'è una parte bella per Deborah Kerr)
e ovviamente 'I misteri del giardino di Compton House' di Peter Greenaway, i primi che ho in mente.

Hesperia ha detto...

Peter Greenaway lo trovo un po' freddino e non mi piace. Ho visto anch'io "I misteri dei Giardini di Compton House" e mi ha lasciato un po' così. E a teatro "Il giardino dei ciliegi" di Cecov rifatto da Streheler con due bravissime Giulia Lazzarini e Valentina Cortese. Avevano portato in scena, un vero ciliegio fiorito.

Per associazione con la parole "giardino" anche il film "IL re dei Giardini di Marvin" di Bob Rafelson con Jack Nicholson. Non ottenne successo nel mercato americano e piacque solo in quello europeo.

Anonimo ha detto...

Considerato che si parla di giardini e che siamo nel mese di marzo, eccoci al cantore dei giardini, il nostro caro Lucio che non poteva mancare con questa qua:

http://www.youtube.com/watch?v=6Z-i0HwgOZA&feature=related

i giardini di marzo si vestono di mille colori...

Demetra

Aretusa ha detto...

Bellissimo post e molto in sintonia con i miei gusti:-)
Adoro tutto ciò che é "verde", i fiori, gli alberi, le piante.
Quando faccio un viaggio, non manco mai di visitare giardini famosi, e orti botanici.
Trovo che la natura quando incontra l'estro umano, produce vere opere d'arte.
Ho visto che avete già citatio l'Isola Bella, con Palazzo Borromeo e i suoi splendidi giardini, un luogo assolutamente da visitare.
Insieme ad altre favolose ville sul lago Maggiore (Villa Taranto e Villa Pallavicini) e sul lago di Como (Villa d'Este, Villa Carlotta).
In Liguria vale la pena andare sul monte di Portofino a "La Cervara" e a Villa Durazzo Pallavicini a Pegli.
Da non dimenticare anche gli spettacolari giardini della reggia di Versailles.
Ciao Are

Hesperia ha detto...

Li abbiamo tutti già citati nei numerosi commenti, Are, grazie :-) vedo che abbiamo gli stessi gusti.
E grazie anche a Demetra per le note battistiane sui giardini di marzo, una delle mie canzoni preferite :-)

Aretusa ha detto...

:-) si abbiamo gusti molto affini...purtroppo, sono molto incasinata, e non sono riuscita a leggere tutti i commenti.
Ciao Are

marshall ha detto...

Hesperia,
Le Affinità Elettive ce l'ho in scansia da almeno vent'anni, ma non l'ho ancora letto: lo immaginavo un romanzo melenso. Ma qui scopro che Goethe è stato un eccellente agrimensore: arte nella quale si dimostra grande intenditore. Questo fatto mi ha incuriosito; appena avrò tempo, mi riprometto di leggerlo.

p.s.
se t'interessa c'è un altro refusetto: è nella frase "Ed ecco perchè NEL nostro paese..."

Ciao.

Anonimo ha detto...

CIAO A TUTTI!!VORREI CHIEDERVI UN AIUTO...STO PROVANDO A FARE UNA TESINA SUL GIRDINO E PARLEREI ESATTAMENTE DI QUELLO DI CUI HA PARLATO HESPERIA MA QUALCUNO POTREBBE DIRMI A QUALE AUTORE DELLA LETTERATURA ITALIANA POTREI RIFERIRMI?C'è QUALCUNO CHE HA TRATTATO QUESTO PUNTO?è POSSIBILE CHE SIA STATO LEOPARDI?GRAZIE A TUTTI!ALICE!

Hesperia ha detto...

Letteratura italiana: molti poeti, tra i quali Aldo Palazzeschi, Corrado Govoni, Sergio Corazzini.

Scrittori Stranieri: Goethe ne "Le affinità elettive". Proust in "La strada di Swann". Cercare anche Vita Sackville West e il Giardino Bianco di Sissinghurst nel Kent.
Libri di filosofia: Ontologia del giardino di Rosario Assunto. Auguri!