Anton Van Dyck, giovane ma emergente talento della pittura fiamminga, arrivato a Palermo su invito del vicerè, chiede udienza a una pittrice ultranovantenne dalla fama leggendaria, Sofonisba Anguissola.
E' l'introduzione del libro di Daniela Pizzagalli: La signora della pittura.
Ai tempi di Sofonisba (1532 - 1625) spostarsi era disagevole, oltre che molto pericoloso: il mar Tirreno, che lei ebbe a solcare più volte per recarsi in Spagna, per poi trasferirsi a Palermo, quindi a Pisa e a Genova, era infestato da pirati e saraceni. Ma di lei, pittrice ritrattista tra le più acclamate del tempo, che ha lasciato tracce di vita in quelle località, oggi se n'è quasi persa la memoria. Come si vedrà, era in grado di rivaleggiare alla pari con i più celebrati ritrattisti delle corti reali.
Era nata a Cremona, seconda città del Ducato di Milano per ricchezza e popolazione, e anche lì, come nel resto della Penisola, era in pieno fervore lo spirito rinnovatore del Rinascimento. Suo padre, il nobile decaduto Amilcare Anguissola, faceva parte della corporazione dei fabbricieri del Duomo e del complesso abbaziale della Chiesa di San Sigismondo, la quale aveva preso il posto della preesistente Cappella nella quale furono celebrate le nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza nel 1441 (vedi post Bianca Maria Visconti). All'epoca della prima adolescenza di Sofonisba, nel 1545, oltre 60 pittori erano costantemente all'opera per affrescare gli interni della Chiesa, e suo padre la portava quasi sempre con se nei suoi giri d'ispezionamento dei lavori. E fu così che, intrattenendosi a parlare di arte con loro, Sofonisba acquisì la passione per la pittura, apprendendone i primi rudimenti. Manifestata la sua passione, il padre la mandò così a scuola di pittura presso l'abitazione laboratorio di Bernardino Campi (nella foto qui a lato, assieme alla giovane Sofonisba, ritratti dalla stessa, quindi autoritratto nel ritratto). La sua consacrazione a celebrità avvenne in seguito ad una visita di Giorgio Vasari a casa Anguissola, che rimase stupefatto dalla perfezione di un quadro della ragazza: un affettuoso ritratto di famiglia (foto sotto), con al centro il padre e di lato Minerva, una delle sue cinque sorelle, e il fratello Asdrubale, il più piccolo dei sette. Alla sua consacrazione di eccellente ritrattista ha contribuito anche l'inventiva promozionale del padre. Per tale scopo mandò anche a Michelangelo un plico di disegni fatti dalla figlia, affinchè li esaminasse e desse una sua autorevole opinione: ne fu ben impressionato al punto che uno di quei disegni finì anni dopo nelle mani di uno dei soggetti di quei disegni: Cosimo I de' Medici.
Diventata celebre, Amilcare Anguissola allargò gli orizzonti della sua "iniziativa" promozionale, finchè vennero a conoscenza di sua figlia alla Corte Spagnola, e la richiesero per insegnare pittura alla giovane moglie di Filippo II, che aveva espresso il desiderio d'imparare a disegnare e dipingere. Filippo II, prossimo alle terze nozze, era subentrato al padre Carlo V, che aveva abdicato per passare il resto dei suoi giorni chiuso in un monastero. Dalla prima moglie, Maria di Portogallo, aveva avuto un figlio, Carlo, candidato per essere il futuro re di Spagna, ciò che invece non si realizzò.
E' l'introduzione del libro di Daniela Pizzagalli: La signora della pittura.
Ai tempi di Sofonisba (1532 - 1625) spostarsi era disagevole, oltre che molto pericoloso: il mar Tirreno, che lei ebbe a solcare più volte per recarsi in Spagna, per poi trasferirsi a Palermo, quindi a Pisa e a Genova, era infestato da pirati e saraceni. Ma di lei, pittrice ritrattista tra le più acclamate del tempo, che ha lasciato tracce di vita in quelle località, oggi se n'è quasi persa la memoria. Come si vedrà, era in grado di rivaleggiare alla pari con i più celebrati ritrattisti delle corti reali.
Era nata a Cremona, seconda città del Ducato di Milano per ricchezza e popolazione, e anche lì, come nel resto della Penisola, era in pieno fervore lo spirito rinnovatore del Rinascimento. Suo padre, il nobile decaduto Amilcare Anguissola, faceva parte della corporazione dei fabbricieri del Duomo e del complesso abbaziale della Chiesa di San Sigismondo, la quale aveva preso il posto della preesistente Cappella nella quale furono celebrate le nozze tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza nel 1441 (vedi post Bianca Maria Visconti). All'epoca della prima adolescenza di Sofonisba, nel 1545, oltre 60 pittori erano costantemente all'opera per affrescare gli interni della Chiesa, e suo padre la portava quasi sempre con se nei suoi giri d'ispezionamento dei lavori. E fu così che, intrattenendosi a parlare di arte con loro, Sofonisba acquisì la passione per la pittura, apprendendone i primi rudimenti. Manifestata la sua passione, il padre la mandò così a scuola di pittura presso l'abitazione laboratorio di Bernardino Campi (nella foto qui a lato, assieme alla giovane Sofonisba, ritratti dalla stessa, quindi autoritratto nel ritratto). La sua consacrazione a celebrità avvenne in seguito ad una visita di Giorgio Vasari a casa Anguissola, che rimase stupefatto dalla perfezione di un quadro della ragazza: un affettuoso ritratto di famiglia (foto sotto), con al centro il padre e di lato Minerva, una delle sue cinque sorelle, e il fratello Asdrubale, il più piccolo dei sette. Alla sua consacrazione di eccellente ritrattista ha contribuito anche l'inventiva promozionale del padre. Per tale scopo mandò anche a Michelangelo un plico di disegni fatti dalla figlia, affinchè li esaminasse e desse una sua autorevole opinione: ne fu ben impressionato al punto che uno di quei disegni finì anni dopo nelle mani di uno dei soggetti di quei disegni: Cosimo I de' Medici.
Diventata celebre, Amilcare Anguissola allargò gli orizzonti della sua "iniziativa" promozionale, finchè vennero a conoscenza di sua figlia alla Corte Spagnola, e la richiesero per insegnare pittura alla giovane moglie di Filippo II, che aveva espresso il desiderio d'imparare a disegnare e dipingere. Filippo II, prossimo alle terze nozze, era subentrato al padre Carlo V, che aveva abdicato per passare il resto dei suoi giorni chiuso in un monastero. Dalla prima moglie, Maria di Portogallo, aveva avuto un figlio, Carlo, candidato per essere il futuro re di Spagna, ciò che invece non si realizzò.
Sofonisba partì da Cremona forse alla fine dell'inverno del 1558-59, quando a Milano si stava festeggiando un grandioso carnevale, ampiamente acclamato dalle cronache del tempo, voluto dal nuovo governatore spagnolo per celebrare la sua fresca nomina. L'Anguissola forse non immaginava che nella sua città natia non vi avrebbe più fatto ritorno. Fece così tappa nella città dei Navigli, ospite del governatore duca di Sessa. Il Palazzo ducale sorgeva a fianco del Duomo, nel cuore pulsante della città. Entrando nella quale, sicuramente da Porta Romana, si sarà stupita alla vista della maestose Mura Spagnole, la più grande opera civile realizzata in Europa nel XVI secolo, alla quale stavano dando i ritocchi finali. Nella capitale del Ducato si fermò poco, forse per qualche mese, e nel periodo più esaltante della fase conclusiva del Rinascimento milanese.
L'aspetto complessivo di Milano si era consolidato nelle sue connotazioni attuali fin da quando, nel 1546, fu nominato governatore Ferrante Gonzaga, figlio di Isabella d'Este, la gentildonna più celebre del Rinascimento.
L'aspetto complessivo di Milano si era consolidato nelle sue connotazioni attuali fin da quando, nel 1546, fu nominato governatore Ferrante Gonzaga, figlio di Isabella d'Este, la gentildonna più celebre del Rinascimento.
Nei 18 anni della sua permanenza a Milano, 1482-1500, Leonardo da Vinci aveva lasciato impronte idelebili del suo passaggio in capolavori artistici e in somme opere di ingegneria civile e militare. Abbozzi, disegni, progetti di esse si trovano nelle TAVOLE DI LEONARDO DA VINCI che Francesco Melzi aveva ereditato in Francia da Leonardo, e riportate in Italia, a Milano. A quelle tavole fu molto interessata anche Sofonisba "che proprio dai disegni leonardeschi teorizzò quel naturalismo, quella registrazione degli aspetti più quotidiani della realtà, così vicini all'estetica dell'Anguissola" che si riscontrano nelle sue opere. Una conferma della sua capacità di riprodurre nei quadri l'introspezione psicologica cui sottoponeva i personaggi dei suoi ritratti, la vedremo due anni dopo, quando, nel 1561, Sofonisba farà dono a Papa Pio IV di un suo quadro, ricevendone entusiastici complimenti. Il papa milanese, fratello di Gian Giacomo De Medici, detto Il Medeghino e zio di San Carlo Borromeo, era salito al soglio pontificio nel 1559, anno della sua permanenza nella capitale del Ducato, e , sempre in quell'anno, Carlo Borromeo era diventato arcivescovo di Milano. Quando ciò avveniva, Sofonisba era già in Spagna: era il dicembre del 1559. Imbarcatasi a Genova, o forse a Savona, dopo 8 giorni di navigazione Sofonisba e il suo seguito giunsero nel porto di Barcellona; da lì presero la strada alla volta dell'interno della Spagna. Madrid, scelta in quegli anni a capitale del regno da Filippo II, in alternativa alla più blasonata Toledo, non era ancora pronta per accogliere la nuova Regina che sarebbe arrivata da lì a poco da Parigi, col suo numeroso seguito. Sarebbe stata nel frattempo accolta a Guadalajara, dove si diresse anche il gruppetto di Sofonisba.
La nuova regina, Isabella (foto), o Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II di Francia, e Caterina de Medici, in un primo tempo era stata designata quale moglie per Carlo, suo coetaneo e figlio di Filippo II, avuto dalla prima moglie, Maria di Portogallo. Secondo quel progetto iniziale Filippo II avrebbe quindi dovuto diventare suocero e non marito di Isabella, ma quel piano era totalmente svanito quando Carlo aveva dato chiari segni di squilibrio. E quando re Filippo rimase vedovo per la seconda volta, decise di sposare lui la giovane Isabella (che alla partenza da Parigi aveva solo 13 anni), per questioni politiche e per assicurarsi una prole più sana. Carlo per non diventare di pericolo a qualcuno, fu poi rinchiuso in una prigione da suo padre, nella quale il giovane si lasciò morire d'inedia.
La nuova regina, Isabella (foto), o Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II di Francia, e Caterina de Medici, in un primo tempo era stata designata quale moglie per Carlo, suo coetaneo e figlio di Filippo II, avuto dalla prima moglie, Maria di Portogallo. Secondo quel progetto iniziale Filippo II avrebbe quindi dovuto diventare suocero e non marito di Isabella, ma quel piano era totalmente svanito quando Carlo aveva dato chiari segni di squilibrio. E quando re Filippo rimase vedovo per la seconda volta, decise di sposare lui la giovane Isabella (che alla partenza da Parigi aveva solo 13 anni), per questioni politiche e per assicurarsi una prole più sana. Carlo per non diventare di pericolo a qualcuno, fu poi rinchiuso in una prigione da suo padre, nella quale il giovane si lasciò morire d'inedia.
(segue)
Il dramma di Carlo, Isabella e Filippo è ben descritto nell'opera di Verdi, Don Carlo.
Qui la prima parte dell'opera, col tenore Salvatore Licitra nella parte di Carlo, nella rappresentazione del 25 ottobre 2010 presso la Los Angeles Opera. Ma l'aria più bella, secondo i miei gusti, è "Ella giammai m'amò", nella quale re Filippo II confesserà di non essere mai stato amato da Isabella. L'aria qui riproposta è interpretata dal basso Ferruccio Furlanetto, lo stesso che ha cantato a Los Angeles in coppia con Licitra, ma nella versione scaligera del 7 dicembre 2008.
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Qui la prima parte dell'opera, col tenore Salvatore Licitra nella parte di Carlo, nella rappresentazione del 25 ottobre 2010 presso la Los Angeles Opera. Ma l'aria più bella, secondo i miei gusti, è "Ella giammai m'amò", nella quale re Filippo II confesserà di non essere mai stato amato da Isabella. L'aria qui riproposta è interpretata dal basso Ferruccio Furlanetto, lo stesso che ha cantato a Los Angeles in coppia con Licitra, ma nella versione scaligera del 7 dicembre 2008.
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Naviglio, cuore di Milano (nella foto n.14 si può vedere com'era il ponte di Porta Romana)
20 commenti:
oh ma guarda...di nuovo Cremona.
Dovremo farci un giro uno di questi giorni.
C'è da dire che in famiglia Anguissola, tra Asdrubale, Minerva e Sofonisba, certo nomi iper-classici, il gusto per l'onomatopea era diffuso:-)
interessante post - affresco storico
Non sono tante le donne pittrici di grido di quell'epoca e bene hai fatto Marsh a ricordare Sofonisba e la sua vicenda storico-artistica. Mi viene in mente Artemisia Gentileschi che è un esempio tra i più noti a cui Anna Banti ha ispirato anche un romanzo (Artemisia). E' certamente più facile trovare donne pittrici in epoca in epoca moderna che allora.
Poi apro tutti i links ma vedo che ce n'è uno anche della Nessie, che non è specificamente né storico né legato alle arti, ma politico. Cmq lei ringrazia :-)
Chiedo venia se vedrete un commento OT dell'altro blog di Nessie, che mi si è incrociato con questo. L'ho subito bannato.
Josh,
devi sapere che Amilcare Anguissola aveva una grande predilezione per il mondo dei classici, e da lì aveva attinto i nomi per quasi tutti i suoi figli, anzi figlie. Figlie femmine, perchè di maschi ne ebbe uno solo; e per fortuna arrivò, perchè altrimenti avrebbe insistito fino ad un suo arrivo. E la moglie, nonostante i numerosi parti (sette, quelli documentati), visse anch'essa fino alla soglia dei novantanni. E novant'anni, per quei tempi era un traguardo praticamente irragiungibile.
Che ne dici? Sarà stata l'aria e l'alimentazione più sana? Perchè di soldi in quella famiglia ne entravano ben pochi.
Josh,
a proposito, se vai a Cremona, salutamela; è da parecchio che manco, al contrario di alcuni miei familiari che ci vanno molto spesso, l'ultima volta fu in occasione della Festa del Torrone raccontata in questo post.
A riproposito, in questo tuo post, ci sono tutti quadri del Bronzino?
Domanda stupida la mia, perchè essendo il post dedicato alla mostra del Bronzino, quei quadri non possono che essere suoi (e lo scrivi anche in calce al post). La mia curiosità è venuta dal fatto che nei primi quattro quadri vi ho visto parecchio dello stile riscontrabile in certi ritratti di principi e principesse, re, regine e nobili ritratti dall'Anguissola.
Prima di tutto, complimenti anche ad Hesperia che ha citato l'altra fantasmagorica pittrice: Artemisia Gentileschi è stata un altra donna genio della sua epoca, un'artista enorme.
Ah: Marshall su Artemisia è stato anche fatto un film, dal titolo "Artemisia- passione estrema" di Agnes Merlet con Valentina Cervi nella parte di Artemisia.
Il libro di Anna Banti è scritto molto bene! Del resto la Banti era la moglie dell'ottimo Roberto Longhi, le sue pagine sono indimenticabili, ed erano tra le altre cose anche i redattori di una delle mie riviste preferite, "Paragone".
Marshall, sì avevo indovinato la passione per i classici di papà Anguissola, se no non si spiegherebbero le sue scelte letterarie classiche ma anche un po' stravaganti per i nomi delle figlie e del figlio. :-)
90 anni sono un bel traguardo, può essere per le condizioni di vita d'allora, e pure allora non era una cosa così comune, tutt'altro. Davvero difficile risalire al perchè della longevità.
sì in quel post sul Bronzino i quadri messi lì sono tutti suoi.
Le affinità con l'Anguissola sono dovuti al fatto delle regole comuni di genere. La ritrattistica aveva regole piuttosto fisse, moduli da imparare e da ri-realizzare, insomma delle vie obbligate, assolutamente i ritratti non erano a mano libera, bisoganva obbedire a regole precise.
Il genio originale del pittore, pur all'interno della regola, si rivelava poi col tempo, magari attraverso giochi di luce, piccoli particolari della composizione, ma che non dovevano uscire dalle regole d'oro prefissate alla pittura del genere.
Hesperia,
se non sbaglio Artemisia è anche la nick di una blogger? Leggendo il libro, o qualcuno dei tanti siti consultati, ricordandomi di questo fatto quel nome m'era subito balzato all'occhio.
A propsito del post di Nessie che ho linkato come top post, tu hai provato a leggerlo?
Sarà pure infarcito di politica, specie l'inizio, ma il resto del post è tutto un accorato grido d'allarme e di richiamo affinchè si tutelino e si conservino le nostre radici storiche culturali e, con esse, si tutelino e si salvaguardino i nostri "infiniti" tesori d'arte; e il caso di Sofonisba Anguissola, quasi dimenticata, potrebbe entrare nel novero dei tesori d'arte da tutelare.
Josh,
scrivi: "Le affinità con l'Anguissola sono dovuti al fatto delle regole comuni di genere. La ritrattistica aveva regole piuttosto fisse, moduli da imparare e da ri-realizzare, insomma delle vie obbligate, assolutamente i ritratti non erano a mano libera, bisoganva obbedire a regole precise."
Di questi concetti da te espressi li ho letti per parecchi esempi nel libro della Pizzagalli, specie quando ha parlato del citato Campi, di Paolo Lomazzo, del Figino, di Rembrandt, ma soprattutto con tre spagnoli, con i quali ha avuto anche accesi diverbi per discordanze d'opinione. Ma di questi tre sarò costretto a parlarne in un successivo post.
Josh,
la tua osservazione sui nomi mi ha incuriosito, ed ecco allora cosa leggo sul nome Sofonisba.
Devo premettere che Amilcare nello scegliere i nomi seguiva la tradizione di famiglia che privilegiava i nomi dei cartaginesi Barca.
Annibale era appunto il nonno dell'Anguissola, e così si sarebbe dovuta chiamare lei, per perpetuare il nome del nonno, essendo la primogenita. Ma essendo femmina, Amilcare ripiegò sul nome dell'eroica figlia di Asdrubale, suicida per non cadere preda dei romani vittoriosi.
Oh mio candido amico, ma certo che ho provato a leggerlo quel post, visto che l'ha scritto il mio "doppio" lacustre :-)
Sì, Josh quel romanzo l'ho letto e il film della Merlet con Valentina Cervi nel ruolo di Artemisia, l'ho visto.
Marsh, è evidente che i blogger scopiazzano dove possono e si ispirano a personaggi intriganti del passato.
Per la cronaca l'artemisia è una pianta officinale e medica che cura molti disturbi.
Quanto a Sofonisba, non vorrei sbagliare ma è un nome di una nobile cartaginese come Amilcare, del resto.
Post ben documentato e interessante.
Tempo fa,durante un mio viaggio in Sicilia vidi a Paternò la Madonna dell'Itria,una pala d'altare veramernte pregervole e dalla stranissima iconografia (credo unica),una madonna sopra una bara.
Cosa che mi colpì,tanto da interessarmi maggiormente di quanto avessi fatto prima a questa pittrice.
Proseguendo il mio viaggio,quando giunsi a Palermo e consultando alcune guide,venni a sapere che Sofonisba era qui sepolta,nella chiesa di San Giorgio.
La lapide reca la seguente scritta che vi posto a corredo del post:
SOPHONISBAE UXORI AB ANGUISSOLAE
COMITIBUS DUCENTI ORIGINEM PARENTUM
NOBILITATE FORMA EXTRAORDINARIISQUE
NATURAE DOTIBUS IN ILLUSTRES MUNDI MULIE
RES RELATAE AC IN EXPRIMENDIS HOMINUM
IMAGINIBUS ADEO INSIGNI, UT PAREM AETATIS SUAE
NEMINEM HABUISSE SIT AESTIMATA HORATIUS
LOMELLINUS INGENTI AFFECTUS MAERORE DECUS
HOC EXTREMUS ET SI TANTAE MULIERI EXIGUUM
MORTALIBUS VERO MAXIMUM DICAVIT 1632.
Considero però sempre Artemisia la maggior rappresentante della pittura italiana.
Jonny doe,
grazie per la tua bella testimonianza su questa nobile citta di Paternò, che gran parte della gente più anziana ricorda (purtroppo) solamente per aver dato i natali al bancarottiere Sindona, e quindi è abituata ad associarla solamente a fatti malavitosi. Nel caso mio, poi, avrei un avvenimento altamente positivo da raccontare, ciò che non faccio per non dover entrare in ambito riservato.
Tornando in argomento, hai anticipato parte di ciò che vorrei scrivere nel seguito del post, tra cui delle nozze di Sofonisba col barone paternese Don Fabrizio de Moncada.
Curiosità:
quando lessi questa parte della biografia di Sofonisba, rimasi incuriosito dal nome del marito, perchè non avrebbe nulla del siciliano. A parte il nome, che è molto diffuso qui in Lombardia, lo è anche il cognome Moncada, soprattutto nelle provincie di Pavia e di Cremona.
Passando ad Artemisia Gentileschi, vedo che ne siete tutti molto innamorati: tu, Hesperia e Josh. Confesso invece la mia lacuna in merito; vuoto che cercherò di colmare leggendo di lei, e andando più nel dettaglio.
Che bel sito questo blog, ricco di belle pagine di cultura, di arte, di storia, di poesia e di tutto quanto serve a sollevar lo spirito afflitto da incalzanti notizie catastrofiche globali e guai nazionali. E’ veramente un Giardino delizioso, ove si apprendono tante belle storie che molti libri scolastici trascurano e omettono di far conoscere, almeno approssimativamente. Complimenti all’ideatrice e proprietaria del blog, che ce le porge con grazia e competenza e con dovizia dei particolari. Interessante la storia Sofonisba Anguissola, che mi rileggerò più attentamente per approfondire la conoscenza di quest’artista.
Grazie a nome di tutti cara Cabiria che abbiamo già trovato nel Loch di Nessie. Lo scopo di questo blog è proprio quello di fare dimenticare "l'urlo e il furore il cui significato è Nulla" (Shakespeare) che ci aggredisce sempre di più in questi apocalittici tempi. Un saluto
Cabiria,
grazie.
Ho letto il tuo commento del 18 maggio sul post I nuovi mostri, di Josh, e mi sono ricordato di questo.
E ho visto che mi ha già preceduto Hesperia col commento e col ringraziamento.
Salve, ho trovato questo blog molto interessante. Ho inoltre notato che in alcuni commenti viene citata Paternò, la mia città natale e dove ancora risiedo. Beh, in una delle nostre chiese si trova la madonna dell'itria opera di Sofonisba. Ho l'onore di poter vedere quella pala d'altare molto di frequente e vi posso assicurare che è estremamente interessante sia dal punto di vista artistico ma anche dal punto di vista biografico della pittrice, poiché è un omaggio della pittrice al suo marito defunto non potendo cerimoniare il funerale dato che il corpo andò disperso (ecco perché la bara, simboleggia la bara del marito). Purtroppo del suo periodo siciliano rimane ben poco delle sue opere, anzi l'unica riconosciuta è proprio questa pala d'altare che si trova quì a Paternò. Pensate che in questa piccola cittadina (che al suo tempo fu un principato) Sofonisba passò ben 5 anni della propria vita e proprio quì, nel palazzo Moncada che ancora oggi esiste, si sarà occupata moltissimo alla pittura e alla produzione di opere. Resta ancora il dubbio di dove siano andate a finire tutte le opere di quel periodo.
Salve, ho trovato questo blog molto interessante
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