Il Giardino delle Esperidi sonnecchia nel bel mezzo di un gelido inverno che si preannuncia duro e lungo. Eppure anche l'inverno ha una sua limpida magia e ha avuto i suoi sublimi cantori visionari. Grandissimi e ineguagliati fra tutti, i poeti russi, come Aleksandr Blok e Boris Pasternak. Non potendoli ospitare tutti e due per motivi di spazio, scelgo una trilogia invernale del primo. Blok è il poeta simbolista delle lunghe distese invernali, della Bellissima Dama Bianca, regina incontrastata delle nevi nella Steppa - un miraggio, una sorta di Fata Morgana dei lunghi e solitari inverni russi. Questi poeti amavano recitare i loro versi al riparo delle calde bettole e taverne, e la loro poesia, nelle gelide ore invernali, veniva ascoltata direttamente dagli umili, dalla gente del popolo, chiamata a parteciparvi. Per questo ne "Il Dottor Zivago" c'è un passo in cui il poeta-romanziere Pasternak fa dire a un suo personaggio che nessuno ama tanto la poesia quanto il popolo russo. Se ammirerò di notte la tormenta
Se ammirerò di notte la tormenta,
m'infiammerò senza potermi spegnere.
A me l'azzurra notte ha bisbigliato,
ciò che è negli occhi tuoi, ragazza bella.Una fiaba vellosa ha bisbigliato
ed un prato incantanto mi ha predetto
sul tuo conto parecchi sogni alati
sul tuo conto, mia amica misteriosa.
M' intreccerò come una ragnatela
di neve, i baci sono lunghi sogni
Sento il tuo cuore di cigno,
discerno l'ardente cuore della primavera.
L'Orsa Maggiore mi ha profetizzato,
e anche una strega, creatura del gelo,
che dentro agli occhi tuoi, ragazza bella,
sulla tua fronte c'è l'azzurra notte.
La mia luna è in un maestoso zènit
La mia luna è in un maestoso zènit.
Mi inebrierò di libertà notturna
e là mi avvolgerò in argentei fili,
in un eccesso di felicità.
Movendo incontro a un'ardente abulia
e a nient'altro che all'Alba futura,
annuisco all'azzurra largura
e mi tuffo nello scuro argento!...
Sulle piazze dell'afosa capitale
uomini ciechi cingottano:
- Che c'è sopra la terra? Un pallone.
Che c'è sotto la luna? un aerostato.
Ed io per il deserto inargentato
corro bruciando dal delirio,
e nelle pieghe d'una pianeta azzurro cupo
ho nascosto la mia Diletta Stella.

Tu mi vestirai d'argento
Tu mi vestirai d'argento,
e alla mia morte la luna spunterà - Pierrot celeste,
sorgerà il rosso pagliaccio ai quattro venti.

La morta luna è senza scampo muta,
non ha svelato nulla a nessuno.
Chiederà soltanto alla mia amica
a che scopo un tempo io l'abbia amata.
In questo sogno furioso a occhi aperti
mi capovolgerò col viso morto.
E il pagliaccio spaventerà la civetta,
tinnendo di sonagli sotto il monte...
Lo so: vecchio è il suo aspetto grinzoso
e impudico nella nudezza terrena.
Ma si leva l'ebrietà funesta
verso i cieli, l'altura, la purezza. - Aleksandr Blok - traduzione di Angelo Maria Ripellino -
Il terzo dipinto in basso d' ispirazione simbolista è di Domingo Motta "Il ritorno del Pierrot".
Hesperia




