Si scappa da qui
E (nel migliore dei casi) si arriva qui
Nella beatissima convinzione che si tratti di qualcosa anche lontanamente simile. Che ci vuoi fare? E' il progresso. Ma la fuga continua...
Fuga (forma musicale)
Die Kunst der Fuege (L'arte della fuga)
J.S.Bach
Fuga y Mysterio
Astor Piazzolla
martedì 29 aprile 2008
La fuga
Pubblicato da Drago Draghi alle 20:56 38 commenti
mercoledì 23 aprile 2008
Animalia
Nel Giardino delle Esperidi si puo' intravedere un cigno..
Ci si puo' immaginare il canto degli uccellini e un movimento rapido delle foglie,
a causa del passaggio di qualche animaletto.
Egle ama molto gli animali, senza essere animalista.
Il Canada é un Paradiso per gli animali, perché le sterminate foreste o le terre a Nord, preservano la natura e il loro habitat naturale.
Anche nei pressi delle case della piccole città, puoi essere visitato da scoiattoli, marmotte,
puzzole, orsetti lavatori, e talvolta da cervi e orignali.
A qualcuno é capitata qualche disavventura con degli orsi..
Lontre e castori si possono incontrare vicino ai corsi d'acqua.
La gente ama sopratutto gli uccelli e mette casette di tutti i tipi all'esterno delle abitazioni in modo da poterli nutrire e dar loro sollievo.
Qui le anatre si sollazzano nei numerosi laghi e puoi vedere gruppi di tacchini selvatici
passeggiare ai bordi delle strade.In autunno si assiste alla partenza in massa delle anatre per i Paesi piu' caldi.
Piu' a Nord ci sono isole abitate soltanto da uccelli di specie rare e tutta la fauna é curata e osservata da un organismo governamentale che spende parecchio e che finanzia la ricerca e lo studio delle specie.
Pero'...
Ci sono i cacciatori.
Quelli che cacciano per bisogno e tradizione come gli autoctoni e quelli che lo fanno per piacer loro.E sono molti, e se ne vantano perché l'arte venatoria é uno di quei baluardi maschili ai quali l'homo americanus non sa rinunciare. Anche se oggi ci son anche donne che ci provano, tanto per imitare ancora una volta l'uomo e non sentirsi da meno.
Ci sono anche i cacciatori di foche e, malgrado non si faccia piu' da tempo la caccia a colpi di bastone dei piccoli di foca, la caccia alle foche continua e l'opinione pubblica é indignata per la "diffamazione" degli europei che accusano i canadesi.
Poi ci sono altri controsensi in questo Paradiso della natura.
Guai a disturbare i vicini con un cane troppo abbaiante, japeux, é meglio fargli tagliare le corde vocali e via. Non vedrai mai un cane senza guinzaglio e non puoi vederlo mai in un negozio o in un centro commerciale.
Purtroppo non li puoi portare neanche nei Parchi..
I gatti che rovinano i divani e le tende sono opportunamente degriffati in modo da non
fare piu' danni.
Gli scoiattoli sono considerati alla stregua dei topi..guai a dar loro da mangiare e sopratutto a farli avvicinare alla tua casa! Potrebbero introdursi dai camini e rosicchiare a destra e a manca.
Ma poi vai nei Parchi Nazionali e sono cosi' belli, selvaggi e al tempo stesso curati, con laghi, foreste,sentieri e rifugi e ti riconcilii con questo Paese.
Le guardie forestali sono gentili e tutto é ben spiegato, anche le tracce degli orsi e cosa fare nel
caso in cui...
Postato da Egle
Pubblicato da unedame alle 05:38 32 commenti
Etichette: Natura
venerdì 18 aprile 2008
Lalique c'est chic
Nell’ambito delle arti decorative, dove i mutamenti di gusto e di stile avvengono lentamente e dove è più complesso e difficile l’apprendimento tecnico, non sono molte le figure che hanno saputo travalicare i confini, espressivi e stilistici, di un determinato movimento o di una determinata tecnica.
A questa esigua schiera di artisti geniali appartiene René Lalique, designer dall’inestinguibile fantasia, orafo di fine originalità (creò gioielli per artisti di gran fama, come Sarah Bernhardt) e infine fecondo vetraio.
Ancora oggi sono molto ricercati gli oggetti e i gioielli realizzati dal grande designer, e hanno raggiunto quotazioni elevatissime sul mercato antiquario.
I gioielli di Lalique sono fra le creazioni più raffinate ed affascinanti dell’Art Noveau: collane, bracciali, spille, pendenti, pettini da capelli sono quasi tutti esemplari unici firmati personalmente dal maestro.
Nel corso della sua lunga attività come orafo, Lalique non smise mai di sperimentare nuovi metodi di lavorazione, riuscì a lavorare il metallo come un ricamo, applicò lo smalto su ogni tipo di superficie per dare ancor più risalto alle sue creazione, e si oppose all’abuso dei diamanti come uniche pietre dure da utilizzare in gioielleria.
I suoi pezzi sono un trionfo di bellezza, di armonia, di sensualità, di grande appariscenza, ma che non scadono mai nel “Kitsch”.
Come per i metalli Lalique sperimentò lo sperimentabile, le tecniche che impiegò abbracciano quasi tutta la storia del vetro, dall’antica fusione a cera persa, alla soffiatura a canna, ai grandi blocchi di materiale vetroso al vetro soffiato a stampo con i suoi affascinanti effetti semi-lucidi, fino al raffinato demi-cristal, prodotto esclusivamente dalla fabbrica Lalique fino al 1945.
Dal punto di vista estetico si allontanò dalle sfavillanti creazioni di Daum, Tiffany ed Emile Gallé, proprie di quel periodo, per dare ai suoi pezzi l’impronta del suo indiscusso e raffinato gusto personale.
Lalique rivelò in tutto il suo algido splendore la bellezza del vetro puro.
Fu maestro del vetro incolore, creatore “di un soffio impalpabile, la brezza gelata della notte polare” come lo definì Guillaume Janneau nel suo libro Modern Glass.
Lalique è il testimone di un epoca in cui la ricerca del bello, l’ originalità e la cura dei particolari e dell’esecuzione, erano presenti anche in piccoli oggetti di ogni giorno, come una boccetta di profumo o un pettine per capelli.
Oggi la produzione di massa ha appiattito tutto e la bellezza è stata soppiantata dalla griffe o dal valore. Nella mentalità comune, la bellezza di un anello non è data dal design originale o raffinato ma dalla grandezza della pietra preziosa. Fino ad arrivare al paradosso di pagare centinaia di euro un jeans strappato e sporco di vernice perché di D&G.
Spilla da corsetto Museu Calouste Gulbenkian, Portugal.
Bonbonnière-Museo D'Orsay
Pettine da capelli
sabato 12 aprile 2008
Quelle cime per sempre inaccessibili
"La voce nella tempesta" di William Wyler poiché rispetta alcune atmosfere del romanzo. Non ne possiede, l'intensità né la profondità, ma ce ne permette una suggestione in alcuni elementi portanti. Ad esempio, nella scelta di un superbo Laurence Olivier: un Heathcliff perfettamente credibile e somigliante, dallo sguardo duro, lupino, tagliente eppure stranamente malinconico. Un cuore di tenebre, un lupo tradito dal suo stesso odio e desiderio di vendetta che alla fine lo distruggerà. E tuttavia, capace di irradiarsi di fronte all'amore per Cathy. Vidi quel film da bambina con mia madre, e ne rimasi ad un tempo, affascinata e impaurita. Da adulta volli leggere e approfondire il romanzo su cui sono stati versati fiumi di inchiostro. Meno convincente invece è Merle Oberon forse troppo morbida e civettuola per essere la vera Cathy del romanzo - personaggio in preda all'argento vivo.
Pubblicato da Hesperia alle 22:16 38 commenti
Etichette: letteratura e multimedialità
martedì 8 aprile 2008
Il cerimoniale nel primo Barocco
Nel precedente post sul bon ton, Egle mi ha fornito lo spunto per illustrarne sommariamente l'origine. Prendo dunque a pretesto una bella versione dell'Orfeo di Monteverdi curata dal Maestro N. Harnoncourt, ormai piu' di vent'anni fa, per mostrare come dalla ricerca filologica del suono si giunga inevitabilmente e riscoprire tutto un linguaggio di simboli ormai pressoche' incomprensibili all'uomo moderno, che preferisce al mito d'Orfeo quello di Faust.
Dal mio Parnasso amato
In questo lieto e fortunato giorno
Ma tu gentil cantor
Lasciate che i monti
Pubblicato da Drago Draghi alle 18:29 11 commenti