Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi...
Una bella canzone si riconosce dall'attacco, un eccellente libro dal suo incipit. Lo avrete riconosciuto in molti, questo sublime racconto di Dostoevskij "Le notti bianche". Lo stile è alto, rarefatto, come le notti sulla Neva. E la storia è suddivisa in quattro notti, dove il protagonista è un giovane Sognatore senza nome. Un sognatore che dopo aver immaginato mirabolanti avventure lette sui romanzi di Walter Scott, vive una storia d'amore con una fanciulla di nome Naste'nka. La quale però è innamorata di un altro che l'ha lasciata. I due diventano grandi amici. Lui il nostro Sognatore l'aiuta a scrivere una lettera all'amato lontano. Ma poi...
Ma continuamo con ordine...
Si vedrà da queste pagine se sarò io o un altro l’eroe della mia vita.
Per principiarla dal principio, debbo ricordare che nacqui (come mi fu detto e credo) di venerdì, a mezzanotte in punto. Fu rilevato che nell’istante che l’orologio cominciava a battere le ore io cominciai a vagire.
Dalla infermiera di mia madre e da alcune rispettabili vicine, alle quali stetti vivamente a cuore parecchi mesi prima che fosse possibile la nostra conoscenza personale, fu dichiarato, in considerazione del giorno e dell’ora della mia nascita, primo: che sarei stato sfortunato; secondo: che avrei goduto il privilegio di vedere spiriti e fantasmi; giacché questi due doni toccavano inevitabilmente, com’esse credevano, a quegli sciagurati infanti dell’uno o dell’altro sesso, che avevano la malaugurata idea di nascere verso le ore piccole di una notte di venerdì...
E questo indovinate che cos'è? Lo lessi alla biblioteca scolastica in tenera età alle scuole elementari e mi rimase impresso nella memoria. Si tratta di David Copperfield di Dickens.
D'estate, mia madre e mia zia mi inviavano durante certi pomeriggi caldi, dalle suorine a imparare a ricamare. Nel ricamo ero una vera schiappa, in compenso la suora allietava quei meriggi solatii leggendo a voce alta i romanzi della gioventù, come li si chiamava allora. E mi ricordai del piccolo Lord Fauntleroy che appoggiava la sua testina bionda sul cuscino di seta gialla. Di un vecchio nonno burbero che non voleva riconoscerlo come nipotino, ma che poi gli si affezionò. Il mio lavoro col cucito non cresceva, in compenso sapevo riassumere perfettamente il libro letto. E capii fin da allora che cresceva con me un'irrimediabile dipendenza da racconti che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Chi amo? Su, rifletti, forza. A me è proibito il sogno di un amore con questo naso al piede, che almen di un quarto d'ora ovunque mi precede. Allora per chi amo? Ma questo va da sé. Amo, ma è inevitabile, la più bella che c'è."
Ah, che meraviglia, il personaggio di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, così forte, così coraggioso, armato di cappa e spada, ma anche così fragile nei sentimenti, così raffinato e sensibile nello scrivere ineffabili lettere d'amore! Eppoi quel suo amore sfortunato per la cugina Rossana, mi commuoveva fino alle lacrime. Ovviamente, nella mia ingenuità pensavo con la fantasia d' intervenire nella trama modificando il destino dei personaggi: Rossana, ma perché non ti sei mai accorta dell'amore del povero sventurato Cyrano? Cyrano, perché ti sei messo al servizio "epistolare" di Cristiano e non ti sei dichiarato direttamente alla tua bella cugina?
E c'era spazio anche per le avventure marine in "Ventimila leghe sotto i mari" o nella giungla indiana con gli strangolatori Tugs dei libri di Salgari. Ma ad atterrirmi era quel forsennato del capitano Achab, un vero ossesso irascibile. Perché era così insistente nel voler cacciare
Moby Dick, la povera balena bianca?
Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa esattamente quanti - avendo in tasca poco denaro, o forse non avendone affatto, e non avendo nulla di particolare che mi trattenesse a terra, pensai di andarmene un poco per mare, a vedere la parte del mondo coperta dalle acque. E' il sistema che uso per scacciare la tristezza...
Solo più tardi, avanti nel tempo, intravidi in quell'inspiegabile fanatismo del capitano Achab verso il cetaceo bianco come la morte, una sorta di proiezione della mentalità americana, in corsa verso il suo Armageddon. Non importa rimetterci la propria vita, importa uccidere il mostro. E Achab per una strana fatalità rimase arpionato con il suo Leviatano in un abbraccio simbiotico e simbolico. Ma le buone letture sono come frutti che non cessano di nutrirci per tutta la vita.
Per lo scrittore, per il romanziere, la narrazione è la costruzione di un sogno vivido e ininterrotto. Dall'inizio alla fine. E la sua più grande aspirazione è trascinare e sedurre il lettore in questa poetica della reverie coinvolgendolo nella trama, nel climax, creandogli l'identificazione con questo o quel personaggio. O anche ostilità verso altri personaggi negativi e malvagi. In molti casi, la lettura è una vera e propria vita parallela. Un infinito intrattenimento di gran lunga superiore a quelli impostici dall'attuale società. Il sogno può essere impossibile come quello del grande tycoon Gatsby, per Daisy, ragazza frivola della gioventù dorata americana, che gli sfuggì sposando un uomo ricco. Eppure Gatsby, realizza l'American Dream, quello di poter arricchire in fretta, troppo in fretta, lasciando morti sul campo con la sua automobile simbolo del suo status raggiunto, pur di conquistarsi una rispettabilità. Così dopo la rapida ascesa, arriva fatale, la caduta. L'ultima meditazione sulla sua brillante meteora fu affidata a Nick, il vicino di casa:
E mentre meditavo sull'antico mondo sconosciuto, pensai allo stupore di Gatsby la prima volta che individuò la luce verde all'estremità del molo di Daisy. Aveva fatto molta strada per giungere a questo prato azzurro e il suo sogno doveva essergli sembrato così vicino da non poter più sfuggire. Non sapeva che il sogno era già alle sue spalle, in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte. Gatsby credeva nella luce verde, il futuro orgiastico che anno per anno indietreggia davanti a noi. C'é sfuggito allora, ma non importa: domani andremo più in fretta, allungheremo di più le braccia ... e una bella mattina...Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato (Francis Scott Fitzgerald)
Uno dei più bei finali della storia della letteratura "Il Grande Gatsby", non c'è che dire.
Ma torniamo al giovane Sognatore iniziale di Dostoevskij. Non riuscirà a conquistare la fanciulla Nasten'ka. La lettera che scriverà per la ragazza, farà tornare l'amato. Un giorno sulla Neva, mentre Nasten'ka e il Sognatore passeggiavano lungo il ponte, lei rivede il suo amore e si stacca dal giovane per tornare da lui. Così il Sognatore viene risospinto crudelmente proprio in quel sogno da cui voleva evadere per vivere (come tutti) la realtà di un amore vero. Ma non se ne risentirà e trarrà da questa ferita un'occasione per impreziosire la sua vita, una lezione di una moralità leggendaria :
Non pensare, Nasten'ka, che io ricordi la mia umiliazione, né che voglia oscurare la tua serena e calma felicità con una nube scura.Non pensare che voglia rattristare il tuo cuore con amari rimproveri, che voglia addolorarlo con un rimorso segreto, che voglia renderlo melanconico nel momento della beatitudine, che voglia strappare uno solo di quei teneri fiori che tu hai intrecciato tra i tuoi riccioli neri quando, insieme a lui, sei andata all'altare... Oh! mai, mai! Che il tuo cielo sia sereno, che il tuo sorriso sia luminoso e calmo! Sii benedetta per quell'attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore, solo, riconoscente! Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?.
Come potremmo definire questo finale di una così struggente tenerezza? Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire e che ci avvince dall'inizio alla fine.
Hesperia