Figura fin troppo negletta nella memoria recente della nostra pittura,
Alfredo Protti (Bologna, 1882-1949) inizia nella sua città, all'Accademia delle Belle Arti, come allievo di Domenico Ferri, e compagno dei pittori Cesarini e Valeri.
L'artista dichiarerà in seguito di esser divenuto pittore di fama, all'epoca, grazie al lavoro intenso presso le gallerie italiane ed estere, e non tanto sotto l'egida dei suoi maestri.
Fin da principio, il Nostro aderisce a vari movimenti di rinnovamento culturale e pittorico, dalla costante antiaccademica e scapigliata fino ad assorbire l'humus delle avanguardie europee, Secessione compresa.
Ma è anche vero che ne fu parte, senza spingersi mai all'estremo sperimentale di queste correnti, e senza infrangere mai il paradigma della visione godibile.
Fu con i secessionisti bolognesi, con Corsi, Pizzirani, Fioresi, Romagnoli. Pur all'interno dei modi secessionisti, si rinvengono in Protti reminiscenze pittoriche ancora da Sargent, Whistler, Klimt, Renoir, Matisse.
Se si è soliti datare l'esordio al 1905, con il dipinto "Ritratto di fattorino", presto Protti si dedica ad approfondire il tema prediletto:
la figura femminile, solitamente colta in interni dall'ambientazione intima, in un alone di luce e particolari domestici, con la costante di una sensualità accesa.
La pennellata è agile e sfumata, l'atmosfera curata e controllata tra sapienti luminismi, c'è talvolta un velo di malinconia, ma manca l'idealizzazione della figura femminile grazie a un tocco di realismo che contribuisce ad avvicinare la donna allo spettatore, in tutta la sua fisicità.
Le donne di Protti sono diverse dalle donne allegoriche del Simbolismo e del Divisionismo, e simboleggiano piuttosto il nuovo femminile che vuole conquistare la società moderna.

La sua pittura riscosse successo,
risultando un insieme di tradizione e innovazione, nonostante il tema erotico affrontato quasi spudoratamente:
la maestria, oltre alla tecnica, oltre alla scelta della tipologia particolare di visione, risiedeva anche nel non infrangere il buon gusto, pur nella proposizione piuttosto diretta, per l'epoca, dei soggetti.
Lo sguardo è erotico, a volte sognante, a volte semplicemente sensuale. A volte la sensualità è più suggerita, a volte palese.
Un erotismo, quello di Protti, più pervaso dalla gioia dei sensi tipica della gaudente Bologna, senza però arrivare alla teorizzazione e ipostatizzazione della "part maudite", per dirla alla Georges Bataille, non particolarmente fosco nè decadente.
Per Ragghianti, Protti era una delle figure chiave della Bologna del Novecento, che contribuirono ad aggiornare la sensibilità del nostro paese.
Contemporaneo di Boccioni, Severini e Morandi, Protti seguì una carriera indipendente dai movimenti d'avanguardia più di rottura del suo tempo, mantenendosi lontano dal Futurismo, e dalla pittura Metafisica.
Dai primi anni del Novecento espone frequentemente, ed è premiato alle mostre dell'Associazione Francesco Francia e al Premio Curlandese delle Belle Arti. Prende parte a mostre italiane ed internazionali: dal 1908 è a Milano all'Esposizione Nazionale di Belle Arti della Permanente (e di nuovo, nel 1910 e nel 1912), alla Biennale di Venezia (1909-1926), dal 1913 al 1915 alle Esposizioni Internazionali della Secessione a Roma, e ancora a Napoli e alla Quadriennale di Torino.
La fama nella sua epoca gli arride tanto che le sue opere sono note a Parigi, a Buenos Aires, a San Francisco, a Monaco, a Pittsburgh, a Barcellona e Zurigo. Vincerà anche la Cattedra di Pittura dell'Accademia a Ravenna nel 1920, e a Bologna nel 1931 per l'Accademia di Belle Arti, poi la Cattedra di Figura del Liceo Artistico nel 1940.
Col tempo, verso la fine degli anni 20, inizia un calo di popolarità, ma anche un suo distaccarsi dell'incipiente arte di regime, che sarà distante dal suo modo di sentire.
Nel corso degli anni, Protti rimane comunque fedele allo stile 'emiliano', è compreso dalla borghesia internazionale, che vi trova, accanto a suggerimenti della Secessione, anche che la rottura con il passato non giunge mai nel suo caso all'inconciliabilità con la tradizione, dal momento che permangono nei suoi dipinti elementi di evidente Naturalismo e Post-Impressionismo, ma anche influssi del 1700, di temi e spunti della pittura francese, una sorta di eredità aggiornata anche da Fragonard e Boucher.
Solo tra gli anni 30 e 40 Protti abbandona il nudo femminile, per optare per paesaggi, nature morte, e temi questa volta più vicini alla raffigurazione di una vita familiare come vista dall'interno, mentre la costante rimane l'accentuarsi della sua interpretazione intimista del reale.
(sotto, Autoritratto con la moglie)
70 opere di Protti sono l'argomento della mostra a lui dedicata a Bologna, Palazzo d'Accursio, curata da Alessandra Sandrolini, in collaborazione col MAMbo (Museo Arte Moderna Bologna).
Aperta al pubblico con ingresso libero dal 20 dicembre 2012 al 4 febbraio 2013.
associazione bologna per le arti
Catalogo: Grafiche dell’Artiere
(sotto, la targa presso il palazzo in cui visse, in Via Mazzini 2/3)
Palazzo D’Accursio
Sala d’Ercole, Manica Lunga, Sala Farnese
Piazza Maggiore 6, Bologna
Ingresso libero
nello stesso periodo, accadeva a Bologna...Artefiera
Josh