Insolitamente il Giardino, di norma avvitato su questioni più di nicchia, non si sottrae a commentare uno dei fenomeni dell'ultimo anno di nuovo e controverso pop e di costume.
Di Lana del Rey si parla molto sul web, anche a sproposito, perchè da internet ebbe la sua prima notorietà quando come Lizzy Grant (Elizabeth Woolridge Grant è il suo vero nome, nata a New York nel 1986, di origini scozzesi, ha studiato Filosofia e Metafisica dai Gesuiti alla Fordham) provava a farsi conoscere,
affiancando poco più che in età scolare esibizioni live ai primi demo, un album online poi ritirato ...
Circolano anche una profluvie di brani scritti da lei, alcuni di qualità buona, ancora non incisi ma eseguiti dal vivo negli anni passati, prima della fama, sotto il nome di May Jailer, Sparkle Rope Jump Queen, e Lizzy Grant, altri invece finiti poi nelle incisioni ufficiali.
Cantautrice e oggi anche modella (spot HM, Jaguar), ispirata dal cinema, dalla stessa ariosità delle colonne sonore cinematografiche, dal pop anni '50 e '60, dal ritratto di un'America nostalgica, kitsch e a volte malata, che mescola b movies, tragico, sensualità e ...moda,
ha ricevuto notorietà con l'album "Born to die".
Sono in disaccordo con chi trova anche in Lana del Rey e nel suo bon ton glamour qualcosa degli... "Illuminati", contenuti e simbologie para-sataniche e disturbanti, del resto palesi in Lady Gaga e in certo pop plasticoso trash USA. Idee venute in giro per il (bel) brano in questione.
Il video di "Born to Die" sopra, visionario senza dubbio, è ambientato nel Palazzo di Fontainebleau. Il luogo contribuisce a sottolineare in qualche modo il lusso, la preziosità, e la corona in testa a Lana è grigio-mortuario, del resto è in una chiesa vuota metafora dell'ultima destinazione, dell'aldilà: tutto il girato in realtà è una metafora, il pezzo "Born to die" è da situarsi quando l'anima è già dall'altra parte, e a un certo punto la ragazza si incammina per corridoi finchè le si aprono le porte del cielo mentre alcuni frammenti ci mostrano l'ultima notte della sua vita, il fidanzato, l'ultima corsa in auto con un tremendo incidente.
C'è il tema dell'amore e della perdita, nel testo (come in molte sue composizioni): la protagonista muore in un incidente stradale e il video la mostra camminare in una sorta di limbo, con i cancelli/porte del cielo, tuttavia l'anima è ancora alla ricerca di amore, di calore, di frammenti di vita cui si aggrappa disperatamente....(a me ha ricordato in qualcosa, nel montaggio, l'incidente...un film, "L'Amante"/Les Choses de la Vie di Claude Sautet del 1970, con Romy Schneider, quanto il finale tra le fiamme e i rottami "Rebecca la prima moglie" di Hitchcock). In realtà il pezzo è dedicato al fidanzato di Lana, scomparso prematuramente un paio d'anni fa.
parte del testo
Feet don't fail me now
Take me to the finish line
Oh my heart, it breaks every step that I take
But I'm hoping at the gates,
They'll tell me that you're mine
Walking through the city streets
Is it by mistake or design?
I feel so alone on the Friday nights
Can you make it feel like home, if I tell you you're mine
It's like I told you honey
Don't make me sad, don't make me cry
Sometimes love is not enough and the road gets tough
I don't know why
Keep making me laugh,
Let's go get high
The road is long, we carry on
Try to have fun in the meantime
Come and take a walk on the wild side
Let me kiss you hard in the pouring rain
You like your girls insane
Choose your last words
This is the last time
Cause you and I, we were born to die...
Ancora dall'album è estratta la cadenzata "Blue Jeans":
Poi ancora "Video Games", "Radio", la malinconica "Carmen", la dolceamara "Million Dollar Man" che è un'altra storia di degradazione e perdita di sè:
"It isn't that hard boy, to like you or even love you
I will follow you down down down,....
You're screwed up, you're brilliant,
You look like a million dollar man,
So why is my heart broke?"
L'abisso sembra essere sempre a un passo...
Le brevi storie di vite bruciate nei suoi pezzi sono rese con pennellate, gesti, brevi frammenti che raccontano un'esistenza spesso a rischio.
Lei stessa -dice- affrontò l'alcolismo da adolescente e un bagaglio di esperienze e considerazioni elaborò anche dopo, quando vivendo in una roulotte si occupò di servizi sociali, affiancando senza tetto, tossicodipendenti e alcolisti in riabilitazione.
Qui Lucky Ones
Qui la sua Blue Velvet
Lynchiano è talvolta anche il mondo di Lana del Rey,
uno strano connubio di innocenza e perversione, glam e introspezione. A volte invece sembra quasi essere la figlia, o la nipote.... del mondo dipinto da film critici e nostalgici insieme, come "Il Grande Freddo" di Lawrence Kasdan, "Il Declino dell'Impero Americano" di Denys Arcand, o "L'Ultimo Spettacolo" di Peter Bogdanovich, "Cinque Pezzi Facili" di Bob Rafelson, senza tralasciare "Lolita", ovviamente.
Ancora sono presenti influenze leggibili da Nancy Sinatra, alle chitarre tremolanti di certo culto dell'America underground degli anni che furono, condito dai testi (insieme alle musiche, in linea di massima scritti dalla stessa Del Rey) che mostrano un'identità autoriale piuttosto tormentata.
Ride
"Ride" rappresenta un'America libera a cavallo tra anni '60 e '70, ancora in parte ingenua, un altrove, un locus amoenus del loro immaginario. E' anche la grande frontiera americana, una vita "free" che si risolve inevitabilmente in non-costruzione, il sogno di un tempo che ora non sembra bastare nè esistere più.
Musica ariosa, da viaggio, da road movie. Un po' "Easy Rider", ma anche la rilettura recente di quel mondo per esempio mitizzato dalla recente serie tv "Sons of Anarchy". C'è sempre un'impostazione vocale personale e il consueto recitare sottolineando le parole, fino all'esplosione finale del pezzo.
I hear the birds on the summer breeze, I drive fast
I am alone in the night
Been trying hard not to get in trouble, but I
I've got a war in my mind
I just ride.....
Per l'irresolutezza interiore, si corre, e ci si illude di sfuggire a se stessi...così il viaggio di transfughi nei luoghi di un'America mitizzata e in fondo non più esistente diventa metafora dell'anima in cerca di un nuovo mondo che forse è un altrove,
non è più un luogo, non può più esserlo, rimane, forse, una conquista interiore.
L'ideale e la sua morte, insieme.
Ancora American, o la provocatoria e trascinante Cola (..."my pussy tastes like Pepsi Cola, my eyes are wide like cherry pies/ I got a taste for men who're older, It's always been so it's no surprise/ Ah he's in the sky with diamonds And it's making me crazy/ All he wants to do is party with his pretty baby ....Come on baby, let's ride ...We can escape to the great sunshine...")
La prima cosa che salta agli occhi, ma non è questo il motivo per cui le dedichiamo un post....è una ...sventola! senza dubbio, la cui priorità artistica sono (diversamente da ciò che si potrebbe pensare) i ...testi!
Vero...e in questo passaggio fanno capolino gli studi letterari-filosofici della Del Rey, e la sua intenzione di lavorare con le parole come compositrice e sceneggiatrice. Anche la sua musica è in fondo un mettere in scena, allestire e interpretare storie.
Insolito lo stato d'animo che generano le sue composizioni...felicità, ansia di liberazione e un'angoscia sottile, uno stato d'animo che pare sempre dire Le passé m'effraie, l'avenir me fait peur...
La fragilità interiore, un senso di rischio e di perdita che spazia fino all'aldilà davanti a un presente esploso è forse il modo per capire il mondo della Del Rey, ma anche il perchè del suo cantato imbronciato, caratterizzato da un vellutato registro medio-basso.
Gli arrangiamenti sono a volte jazzati, retrò, la malinconia serpeggia nei ritmi rallentati e languidi sotto uno sfondo dorato e patinato, che non riesce a nascondere il culto di ciò che è perduto, un'infinita nostalgia...spesso questi sono i leitmotiv delle narrazioni anche metricamente ricercate (piene di enjambement, per esempio) di Lana del Rey.
Se le vocalists e autrici mitiche del mondo gotico tra pop e rock underground sono e sono state Siouxsie, Monica Richards, Eva O, Gitane Demone , X Mal Deutschland (e molte altre),
a cui di recente si sono aggiunte le giovani Chelsea Wolfe, gli Esben + the Witch, le Austra, Fever Ray,
una verità sul presente l'ha colta Zola Jesus: "...Everyone is goth now. It blows my mind...."
Lana del Rey non fa parte stilisticamente del mondo 'gotico', nè di produzioni indipendenti o sperimentali dalle sonorità estreme come lei stessa ammette,
ma ha un immaginario in cui amore e morte sono presenti a piene mani, a volte esibiti in maniera bruciante, a volte a contrasto sotto la patina lussuosa hollywoodiana.
L'idea sulla contemporanea sostenuta da Zola Jesus è che parte dell'eredità gotica in origine proveniente dalla musica alternativa del postpunk-darkwave dai fine '70 finora, sia stata introiettata come consapevolezza comune anche da chi non ne faceva parte.
In questa accezione in qualche modo è vero, "Everyone is goth now".
C'è un senso di oscurità, angoscia ed esistenzialismo che pervade le arti degli ultimi decenni. Non potrebbe essere altrimenti dato le trasformazioni in nero del mondo contemporaneo. A parte le ...mode.
E' sempre più difficile creare arte o anche uno spettacolo di pura evasione in un mondo frantumato e percepito senza avvenire (o dall'avvenire sinistro come quello del NWO) come quello di oggi.
Cosa poteva nascere in periodi come questi, in cui l'umanità si percepisce senza futuro?
Il genere di Lana del Rey, tutt'uno tra forma e contenuto, è stato denominato Hollywood Sadcore ...aura estetizzante e preziosa, pop patinato e cantautorato confessionale, unito ai miti di cartapesta di Hollywood, per testi poetici dallo spessore esistenziale alquanto disillusi e a contrasto.
Si è cioè oltrepassato il fondale del teatro, rotta la scena, cadute le maschere dei miti di cartapesta e celluloide. Ma sopravvive ancora una fiamma, una passione a guidare un'anima.
Per chi si ostina ad affermare che tutta l'operazione trasformazione della ragazzina Lizzy Grant nella diva Lana del Rey sia studiata solo a tavolino, i probabili ritocchi dal chirurgo, e che sia una cantante di plastica ...rispondono però i brani stessi, che componeva anche prima dell'arrivo dello showbiz, con contenuti, melodie, metrica di qualche valore: non pochi pezzi dell'allora Lizzy erano già ben realizzati ed eseguiti live, come il dettato frastagliato della complicata "Yayo" nel 2008; invece qui sotto, riedita nella Paradise Edition (uno dei suoi brani migliori in assoluto) in cui ha solo una produzione e pulizia del suono più azzeccata:
Sotto "Born to die" live acoustic (una delle versioni più conturbanti)
Qui "Blue Jeans" live a Radio Monte Carlo
Qui live ITunes Festival
Sul web, su di lei, si assiste a commenti di folle adoranti, come a stroncature ricolme di un odio viscerale e gratuito abbastanza incomprensibile, in fondo è pop di qualche qualità, un genere in parte nuovo che unisce contemporaneità e argute citazioni memoriali, con riguardo particolare alla composizione e alle parole, rispetto alle pessime uscite di pop ancora più riciclato che sono in giro.
Di nuovo in uscita, non contenuti nei lavori suddetti del 2011 e 2012,
"Young and Beautiful" per la colonna sonora del "Grande Gatsby" secondo Baz Luhrmann,
e "Chelsea Hotel n.2" cover illustre da Leonard Cohen.
Più delle signorine da superclassifica dance, diversamente dal revival soul tragico di Amy Winehouse, diversa ancora dalla drammaturgia travolgente di Adele, se il web ci ha consegnato le false rivoluzioni, sinistri indirizzi mentali e taroccherie varie,
almeno ci ha fatto anche conoscere la sensibilità dell'animo e perchè no, l'avvenenza e fragilità di Lana del Rey.
Speriamo che il suo 'Born to Die' non suoni come l'epitaffio, l'ultimo flebile canto riflessivo e autoreferenziale dell'agonizzante Civiltà Occidentale, attaccata ormai su tutti fronti. Se letta in questa chiave, è ancora più inquietante.
Feet don't fail me now
Take me to the finish line
Oh my heart, it breaks every step that I take
But I'm hoping at the gates,
They'll tell me that you're mine...
il suo sito
Josh