Un breve post di clima natalizio
non può non soffermarsi su un evento,
e rifuggire dalla noiosissima tragi-cronaca delle eurofregature a scoppio continuo di questi giorni.
Georges De La Tour è il personaggio, abbastanza misterioso per le scarse notizie sul suo conto, le cui opere sono in mostra stavolta a Milano, a Palazzo Marino , Sala Alessi, in collaborazione con Eni e il Louvre fino all'8 gennaio.
L'operazione è curata da Valeria Merlini e Daniela Storti.
In particolare, molto adatte al clima del periodo, da segnalare 2 opere di fondamentale importanza: "L'Adorazione dei Pastori" (datata intorno al 1644) per la prima volta in Italia, sopra
e, sotto, "San Giuseppe Falegname" (1640 circa).
Georges De La Tour è considerato un maestoso esempio della pittura francese barocca seicentesca, è stato definito anche il "Caravaggio francese".
Nato a Vic-sur-Seille nel 1593, vissuto a Lunéville, dopo la sua scomparsa venne pressochè dimenticato, tra carenze documentarie, confusioni museali e collezionistiche, e deprezzamento del barocco fino a quasi tutto il 1800 inoltrato.
Lo studioso Hermann Voss nel 1915 iniziò la ricomposizione della vicenda artistica di Georges, districandosi tra repertori museali, false attribuzioni.
Allo stato attuale degli studi, non ci sono testimonianze sufficienti ad avallare l'ipotesi di un viaggio di formazione di Georges in Italia.
Anche senza questa esperienza, il "caravaggismo" divenne fenomeno internazionale, e giunse comunque in Francia. E' evidente che Georges dall'esperienza di Caravaggio e successori (il caravaggismo di Georges è senza dubbio condizionato dall'olandese Hendrick Terbrugghen e dalla scuola caravaggesca di Utrecht) fece propri la fenomenologia della luce, i giochi d'ombra, le penombre, il luminismo, le figure che si stagliano dal buio rivelando le proprie volumetrie, e coniugò questa parte d'ispirazione alla pittura fiamminga, e a quella sorta di realismo magico d'interni intimo e sacrale.
La vita di Georges de La Tour, l'apporto culturale della regione della Lorena e gli eventi dell'Europa d'allora sono trattati nella mostra (ingresso libero), abbinati a notazioni sulla tecnica pittorica.
Per "L'Adorazione dei Pastori" si possono notare più aspetti: come tipico dell'epoca, si suppone che l'opera fosse stata commissionata dagli abitanti di Lunéville in omaggio al governatore e ai maggiorenti locali, forse raffigurati fisicamente nel dipinto come era uso.
Ma il il dipinto va oltre il genere, se si mettono a fuoco alcuni particolari:
tutto di La Tour è il consueto studio della luce, dei punti luce, dell'atmosfera; la donna in rosso è Maria, San Giuseppe regge la candela che illumina il quadro, il bambino completamente addormentato sembra emanare luce ("La Luce che illumina il mondo" cfr. S. Giovanni 8:12, ma anche Gv 1:4-5, 9-12; 5:36-37; 12:46-50 "Gesù parlò loro di nuovo, dicendo: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita»).
Un pastore ha accanto a sè un agnello, raffigurato molto vicino al Bambino: l'Agnello, come il Rosso della veste mariana sono prefigurazioni della Passione, del sangue versato. La luce riveste ogni elemento di un alone intimo, ma insieme solenne, sacro: il quotidiano permane, ma è reso trascendente, che è uno degli stessi misteri dell'Incarnazione.
Gesù Bambino, centro del quadro è rappresentato in maniera particolare: piccolissimo, completamente avvolto, anzi fasciato e non semplicemente "in fasce", con gli occhi chiusi, segreto mistico, vittima prefigurata per donare la salvezza, simmetrico all'agnello.
Riesce difficile pensare che il pittore non avesse presente anche questo passo simbolico dell'incipit del Vangelo di S. Giovanni (1: 9-14)
"9 La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. 11 È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.
14 E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre."
Da un punto di vista tematico-stilistico, il tema dell'Adorazione dei Pastori al Messia-Bambino ambientata di notte è una visione tipicamente italiana seicentesca, a partire dall'interpretazione dei caravaggisti italiani e dei Carracci, anche se la scena domestica e raccolta, l'interpretazione della luce come elemento quasi narrativo, plastico e introspettivo appartiene completamente alla tradizione della cultura francese-fiamminga.
Per quanto riguarda il secondo dipinto, "San Giuseppe Falegname", Gesù bambino un po' più cresciuto qui regge la luce, e sembra emanarla, in un alone che sa ancora di realismo magico, di soprannaturale che ha fatto breccia nel quotidiano. S. Giuseppe Falegname, qui molto anziano e provato, sta lavorando il legno, preannuncio ancora una volta della Passione, dell'altro Legno (la Croce) a cui Cristo sarà appeso.
Lo svolgimento del tema anche in questo caso appartiene a repertori di ascendenza tematica e formale nordico-fiamminga (il Santo anziano, il Messia-Bambino, gli interni illuminati a contrasto a lume di candela), ma entrambi i dipinti hanno una potenza espressiva visionaria.
Nell'Augurio di recuperare tutti uno sguardo "sgranato" sulla realtà, e penetrante più dimensioni,
colgo l'occasione
per un Augurio di Felice Natale e Sereno 2012
a tutti!
Josh