Prima di commentare questo articolo del Corriere, lo pubblico testualmente. Giudicate un po' voi a cosa siamo ridotti, alla modifica e alla revisione e perfino all'estinzione della letteratura per l'infanzia. Alla fine di Perrault, dei fratelli Grimm, di Afanasjev, della grande fiaba di magia, siamo ridotti a dover rinunciare alla fiaba popolare e di folclore su cui fece ampia ricerca anche il nostro Italo Calvino nella sua famosa raccolta di fiabe popolari italiane. Alla derisione della grande fiaba romantica d'autore di Hans Cristian Andersen. In nome di cosa? Della paura che i bambini possano essere avviati a diventare normalmente eterosessuali e ad agire e comportarsi secondo natura una volta diventati adulti.
Tre opuscoli pubblicati dal dipartimento per le Pari opportunità e destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori sconsigliano di leggere le fiabe ai bambini: tendono a promuovere un solo modello, quello della famiglia tradizionale, e impediscono identificazioni diverse. La collana ha lo scopo di combattere il bullismo e la discriminazione, e al suo interno si trovano anche capitoli contro l’omofobia.
Per secoli le fiabe hanno fatto il loro onorato servizio per divertire, appassionare, distrarre, a volte anche consolare i bambini: ma ora è finita, Grimm e Andersen se ne devono andare in pensione, come anche le molto amate riscritture cinematografiche delle loro belle fiabe, firmate Walt Disney. Al bando Biancaneve, la Bella addormentata, il Principe rospo e tutte quelle storie che parlano di principi azzurri e principesse in cerca di un eroe che ammazzi il drago, colpevoli di indurre le bambine a cercare poi - invano - per tutta la vita un uomo che assomigli a quel perfetto prototipo e i bambini a convincersi di dover usare spada e coltello per far colpo sulle fidanzate.
Fin qui, nulla da dire sul contenuto dei tre volumetti ideati dal Dipartimento delle Pari opportunità e destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. Peccato per la rottamazione delle fiabe, che hanno incantato tante generazioni, piccole catarsi - secondo gli studiosi - per le grandi paure dei bambini; tuttavia, se l'eliminazione dalle favole di principi e principesse può servire a far crescere ragazzi e ragazze senza vani sogni capaci di rovinare loro la vita, ben venga la ghigliottina letteraria su questi personaggi nocivi, certamente nutriti a zuccherose brioche invece che a umile pane nero.
Scorrendo i consigli delle Pari opportunità, accanto a indicazioni intelligenti e benvenute per combattere il bullismo e insegnare il massimo rispetto per chi in qualche modo è diverso, si scopre però che principi e principesse hanno ben più gravi responsabilità di quella di istillare sogni balordi: insegnano, cioè, che per formare una famiglia, gli uomini si sposano con le donne e mai viene loro in mente di accennare alla possibilità che un uomo sposi un uomo oppure una donna un'altra donna. Queste ammuffite storie d'altri tempi raccontano, infatti, sempre e soltanto di cavalieri che dopo la partita di caccia tornano a casa dalla dolce sposina che culla il bambino cantando una ninna nanna.
Per le Pari opportunità è, dunque, davvero ora di finirla con la bigotta famiglia tradizionale. Aria nuova ci vuole, specialmente per i bambini. Avanti allora con esempi più moderni, di coppie omosessuali, con genitori uno e due. E basta anche con giochi e passatempi tradizionalmente maschili o femminili: bisogna decidersi a mescolare le carte insegnando il calcio alle bambine e lasciando le bambole in mano ai loro amichetti. Le macchinine meglio regalarle alle femminucce e i servizietti da cucina, invece, ai maschi (il che, al tempo di Masterchef e della recente mania per il food avrebbe anche un senso).
Ironia a parte, le raccomandazioni per gli insegnanti hanno l'aria di essere una corsa in avanti un po' troppo precipitosa. Con uno scopo che sembra, chissà, abbastanza preciso: preparare, cioè, il terreno (tra bambini e ragazzi e, quindi, nelle famiglie) al matrimonio omosessuale. Il che può essere una scelta, da farsi, però, piuttosto, per così dire, a viso aperto, non nel modo un po' strisciante, all'insegna della correttezza politica per bimbi, cui fanno pensare le istruzioni dei tre libretti.
Corriere della Sera 15 febbraio 2014
Il Commento
Il progetto di queste élites è a dir poco immondo perché vorrebbero esercitare violenza non solo con la loro contro-pedagogia e diseducazione servendosi della scuola e delle pubbliche istituzioni prese in ostaggio da circolari "europee", ma pretendono cancellare le radici storiche dei racconti di magia (fairy tales), dei racconti della tradizione popolare (folk tales), così radicati nell'immaginario collettivo dei popoli fin dagli albori della civiltà. Di quella tradizione orale popolare che poi si va facendo via via scrittura.
La letteratura per l'infanzia, contrariamente a quel che si crede, è destinata agli esseri umani tout court a partire dalla loro nascita accompagnandoli nel corso della vita. Pertanto, non è necessariamente ed esclusivamente destinata ai bambini, anche se poi questi ne sono i principali lettori e ascoltatori. Madri e padri trasmettono miti, fiabe, favole di animali, racconti ai loro figli creando quell' empatia e quell'affettività, necessari all'apprendimento e alla formazione psicologica e culturale dei più piccoli, preparandone il terreno come farebbe ogni buon agricoltore . Bene lo ha descritto Bruno Bettelheim nel suo saggio "Il mondo incantato" di cui riporto questo brano:
Per imparare a destreggiarsi nella vita e superare quelle che per lui sono realtà sconcertanti, il bambino ha bisogno di conoscere se stesso e il complesso mondo in cui vive. Gli occorrono un'educazione morale e idee sul modo di dare ordine e coerenza alla dimensione interiore. Cosa può giovargli più che una fiaba, che ne cattura l'attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua attenzione? Sia essa Cappuccetto rosso, Cenerentola o Barbablù, la fiaba popolare, anche se anacronistica, trasmette messaggi sempre attuali e conserva un significato profondo per conscio, subconscio e inconscio. Si adegua perfettamente alla mentalità infantile, al suo tumultuoso contenuto di aspirazioni, angosce, frustrazioni, e parla lo stesso linguaggio non realistico dei bambini. Tratta di problemi umani universali, offrendo esempi di soluzione alle difficoltà. E' atemporale e i personaggi dei suoi scenari fantastici sono figure archetipiche che incarnano le contraddittorie tendenze del bambino e i diversi aspetti del mondo. Le situazioni fiabesche, rispettando la visione magica infantile delle cose, esorcizzando incubi inconsci, placando inquietudini, aiutando a superare insicurezze e crisi esistenziali, insegnando ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita.
Le più celebri fiabe di Perrault sono universalmente note e parte indelebile della nostra cultura e del patrimonio tradizionale e popolare; i riferimenti a esse in altre opere d'arte e in altri contesti sono semplicemente incalcolabili, così come sono numerosissime le trasposizioni in opere liriche, teatrali, cinematografiche, musicali, cartoni animati e così via. Si possono ricordare in particolare oltre alla nota Cenerentola, Pollicino, La Bella Addormentata, Il gatto con gli stivali, e la stupenda Pelle d'Asino con i suoi tre indimenticabili abiti di sole, di luna e di stelle.
Con un'ambientazione più oscura e tenebrosa, fatta di fitte foreste popolate da streghe, goblin, troll e lupi in cui accadono anche cruenti fatti di sangue, così come voleva la tradizione popolare tipica tedesca, sono invece le fiabe dei Fratelli Grimm. Una delle motivazioni che spinsero i Grimm a trascrivere le fiabe, retaggio culturale comune dei popoli di lingua tedesca, fu il desiderio di favorire la nascita di un' identità germanica.
E comunque Biancaneve, I 4 musicanti di Brema, Il Pifferaio di Hamelin, il Principe Ranocchio, Raperonzolo (Rapunzel), Hansel e Gretel e la loro indimenticabile casetta di marzapane col tetto in cioccolato, restano impresse per sempre nell'immaginario popolare trascendendo i confini germanici per diventare patrimonio di tutti. All'inizio del XIX secolo la Germania era frammentata in centinaia di principati e piccole nazioni, unificate solo dalla lingua tedesca.
I signori di Bruxelles che stanno imponendo certi scempi pedagogici dovrebbero sapere che fiabe popolari e racconti di magia servono a costruire la lingua. L'articolo riportato dal Corriere mostra pertanto ignoranza sesquipedale in materia di fiabe.
I signori di Bruxelles che stanno imponendo certi scempi pedagogici dovrebbero sapere che fiabe popolari e racconti di magia servono a costruire la lingua. L'articolo riportato dal Corriere mostra pertanto ignoranza sesquipedale in materia di fiabe.
E che dire del "favoloso" Andersen e della sua Sirenetta che è diventata il simbolo della Danimarca stessa? "I vestiti nuovi dell'Imperatore" è una fiaba allegorica e morale ("Il re è nudo" visto con gli occhi della verità che solo un bambino può avere, mentre i ciambellani e i cortigiani si ostinavano ad adularne gli abiti), Scarpette rosse" (fiaba certamente un po' crudele) coniuga il macabro col sublime e ne fecero un film indimenticabile a firma Powell e Pressburger, "L'usignolo" (fiaba tanto amata da Oscar Wilde) è una reprimenda contro il meccanicismo e il progresso che uccide la vera poesia e la vera musica.
Il fascino delle Scarpette Rosse |
La Regina delle Nevi fiaba alla quale dedicai già un apposito post, ci lascia impresse nelle memoria, atmosfere rarefatte di sortilegio, di meraviglia, con tanta voglia di scoprire paesaggi incantevoli come la Norvegia, la Lapponia, la Finlandia. Tutti ricorderanno l'incontro fatto di fascinazione tra il piccolo Kay e la Regina delle Nevi, bella e altera sulla sua slitta, avvolta nella suo candido manto di pelliccia e manicotto, coi suoi occhi azzurini come il riflesso della neve sotto le luci del Nord. Una sorta di Bella Dama delle pianure innevate (già presente anche nella grande tradizione popolare russa), il cui bacio glaciale è fatale al piccolo che viene rapito e separato dai suoi affetti familiari. Bellezza, fascino e algore, non si oppongono tra loro e rappresentano stilemi letterari resi già abilmente fruibili ad un pubblico giovanissimo.
La principessa Vassilissa di Afanasjev |
C'era una volta un Re e una Regina, c'era una volta un Principe e una Principessa... In un castello vivevano... Cammina, cammina... strada facendo, e vissero felici e contenti, sono tutte le formule magiche che servono a spalancare al bambino quel mondo incantato di cui ha bisogno per diventare a sua volta creativo. Il mondo della fiaba e della favola dev'essere un mondo sospeso e atemporale... Inutile volerlo attualizzare alla luce di surrettizie problematiche "di genere" e di "ruoli sessuali", che non interessano minimamente al bambino. Pertanto, non permettiamone la sua distruzione prima ancora che si affacci alla vita e impari a scoprirla.
Hesperia
Hesperia