Quando si parla di Boris Vian e della sua breve ma intensa meteora, non si può ignorare la difficoltà di trovarsi davanti un poliedro dalle troppe facce, poiché dalla matematica, alla narrativa, dal teatro alla poesia dalla musica alla regia e all'impresariato, Vian si è proiettato lungo le direzioni più bizzarre, con un gusto della novità che sempre diventava una febbre. E alle prese con un fenomeno del genere, era fatale che gli stessi interpreti più volenterosi, fossero costantemente esposti al rischio di confondere nella sua dimensione operativa il superfluo con i motivi profondi ed essenziali. Si aggiunga il gusto della beffa che l'induceva ad abusare della sua vena creativa per allontanare il fantasma inquietante che ogni tanto si affacciava nella sua fantasia lanciandolo in avventure mozzafiato: Vian era malato di cuore sin dalla nascita e visse tutta la vita con la consapevolezza che la morte potesse arrivare da un momento all'altro. Un destino da poeta maledetto, ma è un destino sempre rifiutato in cui il dramma finisce sempre con un sorriso, una burla, una beffa. Beffa che Vian cerca di istituzionalizzare con un certificato dove c'era scritto "Membro d'onore dell'Accademia di Patafisica", in omaggio ad Alfred Jarry. La Patafisica per quest'ultimo era una parodia della Scienza.
Nato casualmente il 10 marzo 1920 a Ville d'Avray sulla porta di una clinica ostetrica che era chiusa per uno sciopero contro il calo delle nascite, nacque piuttosto con la camicia. A scuola “va benino ma neppure benissimo”, prende il diploma superiore con una votazione media, ma decide di iscriversi alla scuola superiore per le arti e i mestieri che in realtà equivale alla nostra facoltà di ingegneria meccanica, ed è così che si reca poco più che diciottenne a Parigi, dove in poco tempo esplodono tutti i suoi vari talenti: in tutte le cose in cui Vian si tuffa con tutto sé stesso, riesce ad ottenere un successo strabiliante.
Nel 1938 cominciò a studiare la trombetta a rosolio, “raggiungendo immediatamente il livello di Luis Armstrong, ma la abbandonò subito per non privare il poveretto della pagnotta”, avvantaggiato dai soliti pregiudizi razziali. Assieme al fratello Alain che suona che suona in una banda di jazz piuttosto importante, inizia ad occuparsi della programmazione musicale del
Tabou, un locale notturno di St. Germain dove si suona ovviamente musica
jazz e dove Vian inventa spettacoli di cabaret, serate a tema e ben presto diventa un punto di incontro di diversi esponenti dell'esistenzialismo francese e degli intellettuali bohémiens dell'epoca. Su questo periodo intenso e frenetico scrive un libro che verrà pubblicato postumo "
Manuale di St. Germain des Près", dove lui e la sua tromba che chiamerà scherzosamente "Trompinette" (in francese
tromper significa ingannare) sono i numi tutelari.
L'incontro tra il filosofo e la “locomotiva dei divertimenti di Saint-Germain” ebbe luogo nella primavera del 1946.
Boris Vian viene presentato a Simone de Beauvoir il 12 marzo assieme alla moglie Michelle, mentre Sartre è in America: trova che Boris si ascolta, è una persona interessante e in più coltiva con troppa compiacenza i paradossi; al mattino Simone, parla già di amicizia eterna.
Quando Sartre ritorna, considera Boris enigmatico mentre la moglie Michelle di una bellezza così evidente che ne diventerà l'amante. Da allora Vian, trascina tutti i suoi amici a coagularsi attorno a Sartre nelle notti di Saint-Germain, divenendo il “monaco sulfureo del
Jazz e Saint-Germain des-Prés è il suo profeta” recita una poesia di Prevért dedicata a Boris Vian.
L'Esistenzialismo delle “
caves ” nella sua essenza, era una sorta di deformazione selvaggia dei costumi primitivi estratti dalla ganga millenaria in cui essi sonnecchiavano fino all'avvenimento del Tabou, che li liberò per un uso privato e fu superato dagli avvenimenti.
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Boris Vian e la sua trompinette |
Il
Tabou diventa il regno di Vian e del
jazz , e la più celebre delle “
caves ” di Saint-Germain che meglio si adattava, alla nuova filosofia alla moda. Diventa il luogo dove festeggiare i riti dionisiaci dell'euforia della Liberazione dalla guerra con vino, danze, amore e Coca-Cola, una bevanda allora rara e clandestina.
Fu proprio l'amicizia tra Vian e Sartre a trasformare la
Rive Gauche in
Saint-Germain , conferendo al quartiere dell'intelligenza l'aspetto dei continuati baccanali della Liberazione.
Saint-Germani des Prés a volo d'uccello, era un posto come tutti gli altri, qualche albero e dei davanzali dove le zitelle e gli innamorati disponevano le briciole dell'ultimo pasto. Era un posto in cui, se i primi cristiani si limitavano a cantare le lodi del Signore, a Saint-Germain des Prés invece le si danzavano.
Pur diventandone amico, Vian si prende beffe di Sartre e de Beauvoir, dei loro atteggiamenti e degli esistenzialisti: fu proprio la coppia di filosofi ad ispirargli “
La schiuma dei giorni ” il romanzo che ancora oggi viene considerato come il suo capolavoro, scritto tra il 1944 e il 1945. È un romanzo carico di surrealismo, con una gioia di vivere e di musica, che traboccano e vengon fuori sin dalla breve premessa in cui Vian enuncia una sorta di dettame estetico ed esistenziale nel quale afferma che “l'essenziale nella vita è dare giudizi a priori su tutto, poiché sembra che le masse stiano sempre dalla parte del torto, mentre gli individui hanno sempre ragione”.
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Boris Vian e Juliette Gréco ai tempi del Tabou |
È un romanzo dolce e pirotecnico colmo di invenzioni che fanno ridere e piangere, ma allo stesso tempo è una feroce denuncia del conformismo dell'epoca. Il più "arrachecoeurant" (letteralmente:
strappacuorente) di tutti i romanzi" lo definirà Queneau.
La storia parte da questa Parigi in cui Vian si muove con gran disinvoltura, una Parigi magica e che contribuisce a far sentire tale.
Protagonista del romanzo è Colin, un giovane riccastro colto e annoiato, innamorato perdutamente di una ragazza tenera di nome Chloé e con un amico Chick, a cui presta un pozzo di soldi o meglio di dobloncioni per collezionare tutte le opere del filosofo Jean Sol Partre.
Ma
La schiuma dei giorni (L'Ecume des jours) anche se sostenuto da Raymond Queneau che lo candida al prestigioso premio della Pleiade non si rivelò un successo come da Vian sperato, e non riuscì a vendere più di 1500 copie.
A pochi mesi dall'uscita de
La schiuma dei giorni, si presenta a Vian la sua grande occasione: incontra Jean d'Hallouin un piccolo editore tutt'altro che ricco, titolare dell'Edition du Scorpion, il quale gli parla del suo ambiziosissimo progetto: metter su una collana dedicata alla letteratura
noir americana che in Francia aveva ottenuto un enorme successo, ma il problema è che non sa come fare per pagare i diritti di quei grandi autori. Del resto Vian fu egregio traduttore di Raymond Chandler.
Vian propone di scrivergli lui stesso, in soli quindici giorni un libro scabroso, dalle tinte forti e in più gli promette che sarebbe stato migliore di un vero romanzo americano.
Gli venne la brillante idea di inventarsi un falso nome e di travestirsi in uno scrittore di noir americano: nacque
Vernon Sullivan scrittore negro censurato in America a causa del razzismo e della violenza
hard boiled ed il romanzo “
Sputerò sulle vostre tombe ” (J'irai cracher sur vos tombes) , – un libro che si legge tutto d'un fiato e che coniuga molto bene la critica sociale alle mode e costumi del tempo – che ha come protagonista Lee Anderson “un negro dalla pelle bianca” che vuol vendicare l'assassinio del fratello, ebbe un successo clamoroso e suscitò enorme scandalo poiché presentava una trama con una miscela esplosiva fatta di auto veloci, alcol fino alla nausea, sesso facile senza limiti e musica di chitarre, una musica giunta alle soglie del
rock . Per dirla alla Vian, “la storia è interamente vera, perché l'ho immaginata dall'inizio alla fine”.
Nel giro di pochi giorni
Sputerò sulle vostre tombe divenne un best seller ma il sorriso sul volto del nuovo talento non durò per molto perché il romanzo venne censurato e Vian condannato per offesa alla morale. Venne distrutto dalla critica per essersi rifugiato dietro lo pseudonimo di Vernon Sullivan, critica che non aveva esitato a formulare paragoni con la violenza di Henry Miller e a identificare gli esistenzialisti – speculando sulla narrativa erotica – come persone perverse e il sesso come epigono del credo esistenzialista, coprendo di ridicolo il movimento che tante fatiche aveva fatto.
Il romanzo nonostante gli entusiasmi, mosse le acque torbide dello scandalo e un certo Daniel Parker iniziò una crociata morale contro, azionando la rugginosa macchina della giustizia, che a quattro anni dall'apparizione del romanzo ritenuto veicolo di arditezza pornografica, condannò l'autore in maschera di traduttore e l'editore Jean d'Halluin a centomila franchi di multa.
Vian affrontò la giustizia degli umani e accettò il tutto con la sua solita ironia, si divertì anche a sottolineare la banalità di certe critiche che contro, gli erano state mosse. La critica militante, da allora manifestò nei suoi confronti un'attenzione distratta vicina al rigore punitivo, ma Vian restò abilmente nell'ombra così da poter sfruttare “il privilegio di non esser preso sul serio”.
Nel frattempo, era divenuto Satrapo del collegio di Patafisica , la scienza delle soluzioni immaginarie, una farneticazione di Alfred Jarry secondo il quale, basta una piroetta verbale, perché il paesaggio cambi improvvisamente e ci si trovi in tutt'altra terra. Secondo Vian “ la Patafisica spiega il rifiuto di ciò che è serio e di ciò che non lo è perché per essa sono esattamente la stessa cosa”. Boris Vian prenderà da questo serissimo divertimento che è la Patafisica i tratti salienti, le sembianze e il genio del primo patafisico per vocazione e autonoma decisione, il dottor Faustroll, alias Alfred Jarry, e proprio Jarry diventa il metro di paragone per comprendere il “rigore dell'assurdo” di Vian.
Scrisse nel 1951
Lo strappacuore (L'Arrachecoeur)
a cui aveva dedicato quattro anni, un romanzo diverso, difficile, raffinato ma a causa dello snobismo nei suoi confronti da parte della critica, non vendette molto. La trama del romanzo spiega, è la storia di un amore materno spinto all'eccesso. È il modo tutto personale di Vian, di fare i conti con il suo passato, nel quale vorrebbe sbarazzarsi di un'infanzia oppressa da una madre asfissiante. E a lui parlare di queste cose fa molto bene: gli consente altresì di fare il punto sulle proprie idee in materia di educazione. Sapeva che si trattava di un testo difficile e che lo sfondo potesse sembrare “costruito”, ma tiene a sottolineare di come sia buffo delle volte, che quando si scrivono fandonie si è credibili, mentre quando si fa sul serio, la gente pensa che la si stia prendendo in giro.
Subito dopo decide di smettere di scrivere ma non prima di aver dato alla luce capolavori come
Le formiche il più termitante fra i racconti di guerra e
Autunno a Pechino . Di libri ne scrive 10 in tutto.
Da quel momento si getta a capofitto sulle canzoni e ne diviene autore-compositore e cantante, e sull'attività musicale in genere.
Diventa direttore della compagnia filarmonica Philips, della Fontana e della Barclay, si occupa della colonna sonora di diversi film di successo e collabora alle riviste musicali più importanti come Jazz Hot. Cede poi i diritti cinematografici di
Sputerò sulle vostre tombe , ma gli viene negata la possibilità di scrivere lui stesso la sceneggiatura del film.
In Italia molti scoprono l'esistenza di Boris Vian con notevole ritardo, grazie ad una canzone cantata da Ivano Fossati,
Il disertore, (
Le Déserteur) una canzone che mette i brividi ogni volta che la si ascolta e che riesce a raccontare con semplicità l'orrore della guerra e il punto di vista razionale di lui, contro la sua irrazionalità.
La scrisse durante la guerra francese in Algeria, e fu ovviamente censurata provocandogli non pochi problemi: il nome di Boris Vian ancora una volta fa scandalo. La copertina del disco riportava il divieto di trasmissione; successivamente fu anche interpretata da Joan Baez, ma diventa una versione melensa e "pacifista"; meglio quella dell'autore, assai più graffiante. Ma non fu l'unica canzone. Amava scherzare con le parole, e abbandonarsi a
calembours e a giochi allitterativi
, insieme all'amico Queneau, autore di "Zazie dans le métro". Ecco dunque la graziosa e divertente "
J'suis snob", nella quale dice che da morto vuole essere vestito da Dior.
L'epilogo della sua vita, tra una burla e l'altra, ha un risvolto simile a quello di Mercuzio, il giocherellone di Romeo e Giulietta di Shakespeare che muore scherzando.