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Una vita difficile" con un Sordi in stato di grazia e Lea Massari fu uno straordinario affresco dell'Italia del dopoguerra, dagli entusiasmi della ricostruzione alla sua rapida involuzione. Perché non replicarlo? E ancora, "I mostri", "Profumo di donna" "Anima persa". O magari il gotico italiano "Fantasma d'amore", con l' indimenticabile Romy Schneider e un intenso Mastroianni.
Dino Risi aveva quel che manca a molti registi di film comico-brillanti della nostra povera (ma non più bella) produzione cinematografica: irriverenza, un pizzico di cattiveria, di cinismo e un sarcasmo graffiante. E' stato l'artefice di quella commedia satirica che applica il "
castigat ridendo mores". E cosa ancor più pregevole, co
munque fosse schierato politicamente, non ci ha mai preso a ceffoni ideologici, né lanciato messaggi taumaturgici e salvifici o pistolotti moraleggianti nei suoi film. Eppure la precisione quasi sociologica dell'Italia del boom (che si fa
s-boom), di cui Gassman ne "
Il sorpasso" (qui in alcune scene), incarna tutti i difetti (l'euforia artificiale, la presunzione, l'arroganza, l'irreponsabilità infantile) c'è tutta, ma la si desume indirettamente. Con leggerezza casuale e senza intenti aprioristicamente didascalici. Ricordiamo che "
Il sorpasso" (cliccare titolo per vedere
trailer) è stato il primo
road movie della storia
del cinema, un genere inaugurato, non dagli Americani come si è sempre pensato, ma proprio da lui, Risi. Lo ammise lo stesso Dennis Hopper in "Easy Rider"che se ne ispirò. L'Aurelia
spider in cui stavano alla guida Gassman e Trintignant mentre attraversano la Penisola in preda all'euforia è già leggenda ineguagliata.
"I mostri" inaugura quel genere a episodi di cui il regista sarà maestro insuperato: 20
sketch sulle mostruosità dell'Italia in un panorama sociale grottesco e grandguignolesco. Esilarante Gassman nell'episodio "La Musa" dove fa la caricatura dell'intellettuale omosex che raccomanda un suo pupillo, per scopi non propriamente letterari. E pure Tognazzi, inchiodato davanti alla Tv nell'episodio "L'oppio dei popoli", non si accorge che la moglie riceve l'amante in casa, nella stanza attigua. In equilibrio tra il patetico e l'umorismo nero, "
Profumo di donna" tratto dal romanzo di Giovanni Arpino
Il buio e il miele dove il solito Gassman (suo attore di culto per le sue straordinarie capacità d' improvvisazione, al di là d'ogni pur buona sceneggiatura) nel ruolo di un capitano cieco in preda al male oscuro, riscopre l'amore per la vita grazie all'amicizia di un giovane e di una ragazza disinteressata. E sempre da Arpino anche "
Anima persa" con la Deneuve,
thriller psicologico non privo di tensione.La vena umbratile di Risi la si
vide soprattutto nell'ultima parte della sua produzione con "
Fantasma d'amore" tra p
arapsicologia e ambiguità spiritistiche con una misteriosa atmosfera gotica, grazie a una Pavia immersa nella nebbia. Infine "
Tolgo il disturbo", per me tra i suoi più belli, dove il nostro impareggiabile Vittorio Gassman recita, sospeso tra ironia e malinconia, il ruolo di un anziano signore reduce dal manicomio che tornando a casa, trova l'ostilità di tutti , tranne che della nipotina Rosa.
Per concludere, vogliamo menzionare la fulminante battuta di questo grande Maestro quando ottenne il Leone d'Oro alla Carriera al Festival del Cinema di Venezia del 2002 allorché gli chiesero che ne pensasse dei film di Nanni Moretti. "Quando li si guarda, vien voglia di dirgli: "Spostati più in là che voglio vedere il film".